Dorothy
Dolly Sapeva
Un
cigolio sommesso. La donna che appare
davanti a me ha appena aperto la porta.
Con un cenno gentile, mi invita ad entrare.
Sembra una nonnina gentile. Ha lunghi capelli bianchi raccolti in una
crocchia
e occhiali da vista nel naso adunco.
I suoi occhi sono azzurri e colmi di esperienza.
Casa sua è molto luminosa.
Un grosso cagnone dorme beato sul tappeto, mentre un micio è
appallottolato sul
divano.
La casa è colma dell'odore tipico delle persona anziane.
- Lucy, via dal divano!- Esclama la vecchietta, e la gatta si
stiracchia un po'
per poi scendere con un balzo elegante, i muscoli visibili al di sotto
del
mantello rossiccio.
- Prego, si sieda. Gradisce del thè?-
- Oh, grazie signora. Sarebbe splendido.- Dico, convinto.
Poco tempo e la donna riemerge con un vassoio con teiera e tazzione
fumanti.
Ne afferro una e me la porto alle labbra, ma il thè
è bollente e lo ripongo nel
vassoio. Lo berrò dopo.
- Vogliamio cominciare?- Chiede la vecchia, sedendosi.
- Oh, sì. Certo, signora..?- Chiedo, impacciato, afferrando
il registratore.
La Gazzetta del Profeta mi pagherà bene quest'intervista.
Quante donne hanno
avuto una relazione con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato? Adesso che
è tutto
finito, poche persone vorranno guardare indietro, quando quel mostro
non era
ancora stato annientato da Harry Potter. Ma i curiosi non mancano mai.
- Oh, diamoci del "tu". Chiamami Dolly.-
Sorrido per lo strano nome. Lei sembra avermi letto nel pensiero.
- Tutto a suo tempo, mio caro...- Mi dice.
- Io sono Louis.- Mi presento.
- Louis... bel nome!- Esclama, vivace.
- Dolly? Perchè hai voluto proprio me tra tutti i
giornalisti che c'erano? So
che hai fatto un'esplicita richiesta e...-
- Avevi un faccia straordinariamente fidata!- Mi dice, sorridendo. - Ho
esaminato le facce di tutti, ed erano tutte così odiose e
villane! Non faccio
entrare in casa gente che non mi piace!-
"No, ma intanto hai intrapreso una relazione con il mago oscuro
più
pericoloso di tutti i tempi..." penso.
Mi schiarisco la gola.
- Dunque... Dolly. Tu affermi di avere avuto una relazione con
Tu-Sai-Chi,
alias Lord Voldemort?-
La donna mi fissa stordita.
- Oh, no. Io non ho mai avuto rapporti con Lord Voldemort, con
quell'uomo
maligno e crudele. Li ho avuti con il ragazzo Tom Riddle. E
c'è una bella
differenza!-
La guardo, attonito. E' ovvio che è una pazza. Ma
intervistando i pazzi mi ci
cavo da vivere, quindi...
- Vuoi narrarci questa storia, Dolly?-
Le sue mani tremano. Posa la
tazzina del thè,
sospirando. Poi sorride e mi guarda, annuendo.
- Sai, un tempo ero giovane e… massì, modestia a
parte, ero un gran pezzo di
gnocca! .-
Si alza e raggiunge il mobile in salotto. Afferra una cornice argentea,
contenente
il ritratto di una giovane dai lunghi capelli castano chiari, ed occhi
azzurri
e splendenti, un sorriso malinconico.
- Questa foto è stata scattata un anno prima della fine
della mia storia con
Tom. Ero muta a quel tempo...-
Strabuzzo gli occhi.
- Ma signora... mi risulta che lei sia stata una cantante!-
Lei mi guarda dolcemente.
- Oh, sì. Lo sono stata. Quante belle cose ho fatto... ma
dopo, tanto tempo
dopo aver conosciuto Tom. E comunque non chiamarmi signora... mi fa
sentire
vecchia!- Esclama. Poi scoppia a ridere.
- Ma signo... ehmm... Dolly, è stato lui a renderti muta?-
- Ma no! Io sono nata muta! In tutta la mia vita, fino a diciassette
anni, non
ho mai spiccicato parola. Ero muta "come un pesce", come dicono i
babbani!-
- E come ha conosciuto Voldemort?-
La sua espressione cambia e lei si rabbuia.
- Ti prego... non chiamarlo così davanti a me.-
- Mi scusi. E mi scusi anche per non riuscire a darlo del "tu". Non
ci sono abituato.-
Lei scorlla le spalle, sospirando. - Fa niente...-
- Allora... come ha conosciuto Tom?-
- è stato nel 1937 mi pare... sì, eravamo nel
treno per Hogwarts. Sai, io ero
circondata dalle amiche. Ero sì muta, ma sapevo far
divertire la gente, che tu
ci creda o no! Sono sempre stata circondata da amici e amiche. Ma mai
spasimanti. No, Tom è stato il primo e l'ultimo. E non
l'avrei definito
spasimante.
Comunque, eravamo sul treno. Io e Kate, la mia migliore amica, non
trovavamo
uno straccio di vagone libero. Ci siamo imbattuti in uno praticamente
vuoto,
salvo un ragazziono. Quello sarebbe stato il mio secondo anno a
Hogwarts, il
mio secondo anno nella casa di Grifondoro.
Questo ragazzino non ci guardò nemmeno per un istante. Io
comunicavo con la mia
amica tramite i gesti dell'alfabeto muto. Stavamo dicendo: "che tipo
strano, questo!" E altre sciocchezze del genere, quando lui si
è voltato e
ha sibilato: "guardate che capisco benissimo cosa state dicendo!"-
La vecchia si interrompe ridacchiando.
- Oh, sì. Allora io e Kate ci alzammo imbarazzitissime e ci
facemmo tutto il
vaggio fino ad Hogwarts in piedi! Puoi ben immaginare la stanchezza.
Comunque, non rividi quel ragazzino sino allo smistamento, quando
entrò a far
parte della casa di Serpeverde. A quel punto mi sono detta: "Ciao e
tanti
saluti."
Quella notte mi sono sentita schiava del mio mutismo... non so cosa mi
era
preso. Era la prima volta che desiderai ardentemente di saper
parlare... per
fare le mie scuse a quel ragazzino misterioso.-
Dolly si interrompe. I suoi occhi sono velati dal peso di quei ricordi.
- Lo rividi qualche mese dopo. Passeggiava nei corridoi. Allora
raccolsi il coraggio
e mi avvicinai per scusarmi. Ma lui era come... come se non si
ricordasse di
me, oppure non volesse le mie scuse. Non avevo idea del
perchè conoscesse
l'alfabeto muto, come non ho idea di tutte le cose che sapeva quando ci
siamo
detti addio.-
Stoppo il registratore.
- E' sicura di voler continuare?- Le chiedo.
Lei afferra un fazzoletto e si tampona gli occhi.
- Oh, sì.-
Riaccendo il registratore.
- Non accadde nulla fino al suo quinto anno. Io ne avevo sedici,
all'epoca. Ero
cotta di un ragazzo del mio stesso anno, di cui non rammento il nome.
Ma ahimè,
quando ha scoperto che ero muta, mi ha voltato le spalle.
Così, tutto a un
tratto... -
Una ragazza era accasciata a terra. Piangeva silenziosamente,
ma riversava
il quel silenzio che la teneva incatenata tutto il suo dolore e tutto
il suo
rammarico.
Un ragazzo passava di lì. Alto, magro, dai capelli scuri, e
la spilla di
prefetto portata accanto a quella di serpeverde.
Si fermò davanti alla giovane donna.
- Ehi... tutto bene?- La sua voce era fredda e distaccata.
La ragazza annuì.
- Come ti chiami?-
La giovane scosse la testa.
Tom ci mise del tempo prima di rammentarsi di quella ragazzina muta.
- Ah, sì. Mi ricordo di te. Sei quella che mi parlava dietro
nel treno,
giusto?- Domandò con voce divertita.
La ragazza sorrise suo malgrado.
- Vieni, su.- Tom le tese la mano pallida e affusolata che venne
afferrata da
quella calda della ragazza. L'aiutò a rimettersi in piedi.
- Vuoi dirmi il tuo nome?-
Lei annuì, e glielo disse a gesti.
- Dorothy Smith... Dorothy... che brutto nome!- Osservò Tom,
sprezzante.
La ragazza tremò per la rabbia. La sua mano partì
senza che lei potesse
fermarla e si abbattè nella guancia incavata del ragazzo,
con uno schiocco
sonoro.
Tom si portò una mano sulla guancia arrossata. Tuttavia non
aveva voglia di
vendicarsi. Quella ragazza muta... l'avrebbe potuta schiacciare come
uno
scarafaggio, come un insignificante microbo.
- Sai...- Riprese, come se niente fosse, - Sembri una bambola... una di
quelle
bambole delle ragazzine dell'orfanatrofio, alle quali io tagliavo la
testa. Ti
chiamerò Dolly... sì, da oggi in poi, per me,
sarai Dolly.-
Il racconto si interrompe. La vecchia mi fissa con i suoi
occhi acquosi e
profondi.
- Quindi...- Chiedo, stupefatto - Il suo nome è...-
- Dorothy Elizabeth Amber Smith, esatto.- Dice, sorridendo. - Non uso
più quel
nome da tantissimi anni. Dio mio, sono così tanti che non ho
tempo nè voglia di
rammentarli!
- Naturalmente è inutile dire che ero rimasta disgustata da
quel ragazzo, che prima
commentava il mio nome e poi me ne metteva uno lui stesso, come se
fossi stata
il suo gufo o il suo topo. Ne avevo abbastanza dei ragazzi...
sì, abbastanza,
direi, per tutta una vita. Lo rincontrai molte volte, naturalmente, ma
mai mi
chiamò Dolly in presenza di altre persone. O almeno
così credevo. Io non
ero una studentessa particolarmente brillante, potendo usare solo
determinati
tipi di magia. Non mi era possbile proninciare vocalmente le formule
magiche,
perciò mi gettavo nella teoria. perciò
non ero stata nominata prefetto.
Quando Tom mi beccava da sola, non esitava a togliere punti alla mia
casa. Puoi
bene immaginare la mia rabbia, dovuta soprattutto al fatto di non
potermi
difendere! Perchè le parole, a volte, feriscono
più dell'incanto di una
bacchetta.-
Il cielo era lmpido quel giorno. Gli alti cipressi si
specchiavano nel lago
nero, mentre un raggio di sole sepmbrava voler esplorare le sue
profondità.
Dorothy cammminava elegantemente, i lunghi capelli castani oneggianti
al vento,
che li sollevava per poi riadagiarli mollemente nella snella schiena.
Arrivò al
ponte che dava sul lago, e si sedette cercando di svelarne i segreti.
- Ehi, pesce!!- Squittì Anita Wilson, una studentessa di
Serpeverde.
Dorothy si voltò, fulminandola con lo sguardo.
Un'altra ragazza di cui non conosceva il nome, ma facente parte della
"banda" di Anita, mormorò: - E Tom davvero si sarebbe
invaghito di questa?-
Disse, mettendo quanto più disprezzo le era possibile
nell'ultima parola.
- Dice che sei la sua "Dolly"... puah!! E sì che lo facevo
un tipo
sveglio!-
Anita sorrise.
- Essia... non per molto! Perchè non torni nel tuo
habitat... pesce?-
E detto questo la spinse, forte. Dorothy barcollò e cadde
dal ponte. Si lasciò
subito avvolgere dalle braccia fredde dell'acqua (o erano quelle della
morte?)
Socchiuse gli occhi lentamente, mentre il verde paesaggio che le si
presentava
di fronte si ottenebrava.
Improvvisamente si sentì afferrare e avvolgere da un altro
paio di braccia, che
la tirarono su. Ma poco prima di raggiungere la superficie dell'acqua,
la
ragazza perse definitivamente i sensi.
- Ha rischiato davvero molto, Signora Smith! Volevo dire...
Signora Dolly!-
Esclamai.
Lei sorrise.
- Beh, ovviamente non ero ben vista da molte persone. I miei compagni
di casa
mi adoravano tanto quanto le giovani Serpeverde mi odiavano. Capisci,
Tom era
il ragazzo più corteggiato e più brillante della
scuola. Io, ai loro occhi, ero
solo una stupida sgualdrinella muta che si fingeva più di
quel che si poteva
permettere di fare.
Quella volta stavo annegando. E probabilmente sarei morta, se Tom non
mi avesse
soccorsa. Comunque non illuderti: niente respirazione bocca a bocca!-
Scoppio a ridere.
- Mi sono svegliata in infermeria. Tom se n'era già andato
da un pezzo, e...-
Quando Dorothy fu dimessa, venne accolta come un'eroina nella
sala comune di
Grifondore.
- Quella sgualdrinella...- Mormoravano le ragazze di Serpeverde: - E'
ingiusto
che Tom l'abbia salvata!-
E per quanto ingiusto potesse sembrare, era così.
- Aspetti, aspetti!- La interrompo.
- Colui che sarà Lord Voldemort l'avrebbe salvata da un
annegamento?- Ho gli
occhi grandi quanto due palline da golf, in questo momento.
Lei sorride come sempre.
- Lascia perdere Lord Voldemort, mio caro. Ti sto narrando le vicende
di una
povera fanciulla muta e di un ragazzo, un piccolo Leader. A scuola
erano
diventate molte le aggressioni ai figli di babbani. Io non temevo,
poichè ero
figlia di maghi, ma tutti quei poveri babbani mi facevano pena.-
Annuisco e lascio che continui.
- Bene... ci incontrammo spesso nei corridoi, e ogni volta cercavo di
ringraziarlo. Lui non mi ha mai, dico mai risposto. Infine, smisi di
tentare di
ringraziarlo, e lui per me divenne solo... un'ombra. Un'ombra come
tutti gli
altri. E questo finchè un giorno mi afferrò e mi
tirò violentemente dietro un
angolo...-
Dorothy si divincolava. Non le piaceva quel modo di fare.
- Sta ferma... ferma!- Urlò Tom.
Dorothy si bloccò, e rimase a fissarlo con le lacrime agli
occhi.
- Se pensi che ti stia trattando così perchè ho
paura dell'opinione degli altri
ti sbagli, sai? Io degli altri me ne sono sempre fregato.-
- Mi bloccò la nuca con una mano affusolata, poi
avvicinò il suo volto al
mio e mi baciò con foga. Io, non sapendo che fare, rimasi
completamente immobile.
La paura era pari alla sorpresa, e intanto pensavo: "fantastico,
è un
maniaco!"
Dorothy Smith sapeva di essere troppo diffidente. Ma era un
pregio\difetto
che non si rimproverava. Perciò pose le mani sul petto di
Tom e lo allontanò.
Poi si passò una mano sulle labbra, gli occhi spalancati e
l'espressione
sconvolta.
- Mi fai schifo perchè sei una Grifondoro...-
Disse Tom - Ma
d'altra parte mi piaci perchè,a differenza delle altre, tu
stai zitta!-
Dorothy pensava di zittirlo con un bel calcio, ma non fece nulla. Il
mutismo la
teneva incatenata ai suoi stessi occhi. Poteva parlare
utilizzando
quelli, anzichè ridicoli gesti, ed era certa che Tom avrebbe
capito ugualmente.
Però gli occhi hanno il dannato difetto di riflettere il
cuore, perciò il suo
sguardo, in quel momento, era lucente.
Tom la prese per mano e la condusse nel bagno femminile.
Dorothy si guardò intorno imbarazzata. Il ragazzo
iniziò a parlare in una
strana lingua, e subito qualcosa scattò nel lavandino.
Un passaggio. Tom la prese e la guidò sotto il lavandino,
attraverso quel
passaggio, finchè la povera ragazza non si
ritrovò in una gigantesca stanza, la
più stramba che avesse mai visto.
- Questa è una camera...-
- La camera dei segreti!- Esclamo, attonito.
- Esatto. Io l'ho vista. C'era Tom con me, perciò non temevo
nulla. Ma infondo
sapevo di tutte le aggressioni e della ragazza morta, e ne ero
terrorizzata. Ho
sempre saputo che c'era lui dietro a tutto questo.
Ora non so se dopo averti narrato questi fatti il ministero mi
spedirà ad
Azkaban, ma dovevo confidarli a qualcuno...-
"E perchè a me?" Penso. Ma infondo è una storia
avvincente.
Dorothy e Tom fecero l'amore lì per la
prima volta. La fanciulla
rabbrividiva al contatto con il pavimento freddo, ma c'era un corpo a
cui stringersi.
Fecero l'amore lentamente e dolcemente, mentre il tempo rapiva ogni
meraviglioso attimo.
Infine Dorothy si adagiò sul petto di Tom, sospirando
felicemente.
Mai avrebbe sperato di poter avere una relazione simile con un uomo.
Mai.
- Dolly... è il nostro segreto. Tu starai zitta. Chiaro?-
La fanciulla annuì.
- Tu sei la mia Dolly... la mia bambola...-
"Allora gioca con me in eterno..." pensò Dorothy, per poi
scivolare
in un sonno senza sogni.
Stoppo il registratore.
- No... signora Smith... Dorothy, Dolly, Elizabeth o Amber... Come
posso
crederle?-
Lei si sistemò gli occhiali, dopo di che scosse le spalle.
- Spetta a te credere o no a questa storia tanto assurda quanto
vera...-
- Lei ha fatto, mi perdoni, sesso con Voldemort?-
Dolly alza lo sguardo.
- No. Io ho fatto… come ha detto? Ah, sì, sesso
con Tom Riddle. E nemmeno una
volta sola, se proprio vuoi saperlo.
E' capitato spesso.-
Non riaccendo il registratore. Questa vecchia si sta prendendo gioco di
me.
- Facemmo l'amore tante volte... ogni volta mi chiamava "Dolly". Mai
Dorothy... mai. Tom sapeva che odiavo non poter parlare. Lui non
altrettanto,
almeno c'erano meno possibilità che spifferassi in giro il
suo segreto. Credo
che inizialmente fosse… come dire,
attratto da me. Mi stava prendendo in giro. Mi rendeva partecipe di un
segreto
spaventoso, sapendo che non avrei potuto dirlo e che comunque non
l’avrei fatto
perché a lui ci tenevo.
Ma
nonostante tutto, è stato il
periodo più bello della mia vita!
La
fict sarà composta da due
capitoli in totale. Ringraziamento alla eventuali (desiderate)
recensioni nel
prossimo capitolo. Grazie in anticipo.
Voldemort