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Autore: EleWar    11/05/2021    10 recensioni
Una voce femminile fuori campo:
“Eccoli lì, quei due idioti! Si vede lontano un miglio che sono innamorati, ma io voglio Ryo Saeba, e sarà mio ad ogni costo!”
L'ennesimo caso per i nostri due amati sweeper, ma stavolta dove si nasconderà il pericolo? Riuscirà questa coppia di innamorati sgangherati e senza speranza a risolvere tutti i problemi che si troveranno ad affrontare?
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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E così vediamo cosa succede fra i due sweeper dopo essersi chiusi in camera…
Grazie infinite per l’accoglienza che avete riservato a questa storiellina, che sembra piacervi un po’. Le vostre rec mi riempiono di gioia ^___________^
Buona lettura!
Eleonora



Cap. 4 C’è un uomo fra di noi
 
 
I due sweeper erano rimasti immobili e come in ascolto per attimi che parvero eterni, ma quando non percepirono più quella strana presenza leggermente inquietante, entrambi si rilassarono, sciogliendo così la tensione accumulata.
 
Ryo a quel punto si voltò a guardare la socia che, ad occhi spalancati nel buio, si chiedeva come mai ancora il socio non si decidesse di toglierle la mano dalla bocca.
Ebbe così un pensiero folle e fulminante insieme, e cioè quello di baciargli l’interno della mano; mosse quindi leggermente le labbra e le dischiuse, in un gesto deliberato: voleva che lui capisse che quello era un vero e proprio bacio, e non una casualità.
 
Lui sentendo il dolce tepore delle sue labbra, fu preso da un turbamento stordente, ed in preda ad una profonda emozione ritrasse lentamente la mano, sempre senza smettere di guardarla.
Anche lei lo fissava intensamente, ma restarono in silenzio, anche quando la bocca di Kaori era ormai libera e avrebbe potuto parlare.
Ryo, dal canto suo, impossibilitato a dire alcunché, continuava ancora a sentire il calore di quelle labbra proibite impresso nel palmo, e per un attimo pensò che non aveva mai provato contatto più intimo e sublime con nessuna delle donne avute.
 
Poco dopo la ragazza ruppe gli indugi, ma stavolta bisbigliando, e gli chiese:
 
“Vuoi spiegarmi cosa succede?”
 
Ryo si riscosse, finalmente, e sedendosi sul letto accanto a lei si passò una mano fra i capelli, tradendo una profonda frustrazione.
Kaori si impensierì: se il partner era così agitato, la cosa era seria per forza.
Attese paziente che lui parlasse.
Infine, traendo un gran sospiro, il socio parlò:
 
“Da dove cominciare?” ma era una domanda retorica; cercò di raccogliere le idee e poi buttò lì di getto:
 
“Kaori, Kelly è un uomo!”
 
Silenzio.
 
Poi Kaori scoppiò a ridere come un’ossessa, e ricadde indietro sul letto, torcendosi dalle risate.
Lui dapprima la guardò stranito, poi prese ad intimarle di tacere, e anzi si buttò su di lei con l’intenzione di ritapparle la bocca, perché non aveva nessunissima intenzione di farsi sentire dalla cliente.
 
“Zitta, stai zitta!” ordinava.
 
Ma lei si divincolava e a stento riusciva ad infilare due parole in croce, soffocata dal gran ridere:
 
“Hahahaha, ma che stai dicendo? Ahahahaha, sei forse impazzito? Ahahhaha, Ryo, ahhahaha, Ryo!”
 
“Smettila! Non c’è niente da ridere!” e poi: “Vuoi smetterla? È una cosa seria questa! Vuoi starmi a sentire?” e nel mentre cercava di bloccarla nel suo contorcersi, ma lei gli sgusciava da sotto le mani come un’anguilla ridanciana, e lui non riusciva né a farla smettere di ridere, né a farla tacere.
 
Quasi rimpianse quando, fino a poco prima, la partner era mezza in catalessi; a giudicare dall’energia ritrovata, qualunque cosa avesse ingerito in precedenza, aveva già terminato il suo effetto.
 
Tutto quell’agitarsi dei due, però, distesi sul letto, ben presto fece nascere strani pensieri nella mente di ognuno, e piano piano si acquietarono, spaventati da ciò che avrebbero potuto finire per fare, e che poco o nulla c’entrava con le risate.
 
Tornarono seri quasi all’improvviso e, con aria colpevole, si separarono.
Si misero a sedere a gambe incrociate, uno davanti all’altra, e Ryo evitò di abbassare lo sguardo su quelle nude della compagna.
 
Questa volta fu Kaori a riprendere il discorso, lei che, colpita dall’assurdità dell’affermazione del socio, si era fatta prendere la mano ed era scoppiata in quel modo:
 
“Scusa… ho capito bene?”
 
“Sì… ho detto che Kelly è un uomo!” rispose compito Ryo, e per un attimo Kaori pensò che era buffo ed estremamente adorabile quando faceva quella faccia da bambino saputello.
Le venne da sorridere.
 
“Ricominci?” intimò lui.
 
“Ma no, no! Ridevo per la tua faccia buffa!” precisò.
 
“Ah” sbottò, imbronciandosi, l’uomo.
 
“Su dai, non fare l’offeso. Vuoi spiegarmi cos’è questa storia?” l’incoraggiò Kaori “E comunque dovrai convenire con me che ha dell’incredibile quello che mi hai appena detto. Immagino che l’avrai vista bene, Kelly, e mi sembra tutto tranne che un uomo. Perfino tu le morivi dietro sbavando!”
 
“Quello era prima” rispose laconicamente lo sweeper.
 
“Prima di cosa?” stava quasi per spazientirsi la collega.
 
“Prima che lo vedessi!” borbottò a disagio.
 
“Insomma Ryo, vuoi essere più preciso? Ti devo cavar fuori le parole con le pinze! Riesci a fare una frase un po’ più lunga???” finì per dire Kaori esasperata, sull’orlo di una crisi di nervi.
 
“E va bene. Ti racconto tutto dall’inizio, ma promettimi che non mi aggredirai né prenderai a martellate!” e nel dirlo la guardò con aria minacciosa.
 
La socia alzò le mani in segno di resa e annuì.
 
“Bene” disse Ryo più tranquillo “Dunque il fatto è che … è che… quando prima di cena mi hai chiesto di andare a chiamare Kelly che si stava facendo un bagno, io non ho capito più niente …” e verificò la reazione della socia che, imperscrutabile, lo stava ascoltando “ … e sono entrato di filato nella stanza, deciso a saltarle addosso. Figurati che era pure nuda!” e per un attimo parve perdere il filo del discorso, però poi un leggero colpetto di tosse della ragazza, lo richiamò immediatamente all’ordine “Dicevo che era completamente nuda ma… ma…” inaspettatamente cominciò a balbettare.
 
Kaori, che iniziava già a deconcentrarsi perché troppo annoiata da quella lunga tiritera, trattenne a stento uno sbadiglio, allora Ryo, piccato dal disinteresse dimostratogli dalla compagna – che, appunto, sapeva molto bene come lui si comportasse con le clienti e quindi non c’era niente per cui stupirsi – per richiamare la sua attenzione quasi urlò:
 
“Era in piedi davanti al water e faceva la pipì!!!”
 
Finalmente, con quest’ultima frase, riuscì a riaccendere l’interesse della donna che gli sedeva di fronte; la vide sgranare tanto di occhi e spalancare la bocca attonita.
Questo diede la stura alla parlantina di Ryo, perché prese a dire:
 
“Ma non capisci che grave errore ho fatto? Non mi sono accorto che era un uomo! Il mio mokkori power ha fatto cilecca, mi ha tratto in inganno. Io credevo che fosse la sventola più sventola che avessi mai visto, e sembrava anche ben disposta, sembrava… sembrava che alla fine ci sarebbe stata. Il suo temperamento, la sua sensualità...! L’avresti detto che era un uomo? No? L’avresti detto? No, perché anche tu hai creduto che fosse una donna bellissima, vero? E invece no! Sotto, sotto Kaori, è come me! Ci pensi?”
 
“Guarda che ci ha provato anche con me…” buttò lì la socia.
 
“… quel seno, quel sedere a cui manca il dono della parola, quelle labbra…” continuavano i vaneggiamenti dell’uomo.
 
“Ho detto che ci ha provato anche con me…” reiterò la ragazza, alzando il tono della voce e leggermente infastidita che lui non la stesse ascoltando.
 
“Cos-cosa hai detto?” esclamò il socio all’improvviso.
 
“Che Kelly ci ha provato in un paio di occasioni anche con me, e la prima volta te ne saresti anche accorto, se non fossi stato così tanto preso ad irrorare di bava il pavimento del Cat’s Eye. E non provare a dire che è perché sono un mezzo uomo o un travestito, che ti uccido seduta stante. Tra l’altro direi che se qui c’è un travestito, quello non sono io!”
 
“E quindi? Non ti sconvolge che la cliente in realtà sia un uomo?” chiese stupitissimo Ryo, non dando peso alle rivelazioni che gli aveva appena fatto la partner.
 
“E perché mai? Piuttosto non capisco perché la cosa ti sconvolga tanto, visto che sei abituato a frequentare certa gente nei tuoi locali!” sbottò esasperata, alzandosi dal letto “Forse perché il tuo amichetto ti ha tratto in inganno?” chiese sarcasticamente, ormai in piedi; e poi: “Non spetta a noi giudicare. Lei, lui, o chiunque sia, ci ha assoldato per scomparire dalla circolazione, e noi abbiamo dato la nostra parola che l’avremmo aiutata; non possiamo tirarci indietro. E poi sono soldi, quelli, quindi…”
 
“Aspetta, aspetta un momento” le chiese lui allarmato “Ma dove staresti andando, adesso?”
 
“Mi sembra ovvio, a dormire!”
 
“Ma sei impazzita? Quella è un uomo, e l’hai detto tu che ci ha provato con te… e poi vorresti andare a dormire così conciata?” e la indicò con dito tremante.
 
Kaori si guardò addosso e poi fissò i suoi occhi increduli su di lui:
 
“Così come? Cosa vuoi che mi metta, uno scafandro? Saranno quaranta gradi anche stanotte!”
 
“Tra l’altro, quella non era una mia maglietta?” chiese lo sweeper.
 
Era, perché tu non la mettevi mai e allora l’ho presa per me, ma se vuoi te la ridò” e inaspettatamente fece il gesto di sfilarsela, afferrandola dai lembi inferiori; ma Ryo saltò su a bloccarla: forse lei si era completamente dimenticata di non avere niente sotto, e ci mancava solo che si denudasse davanti a lui.
 
“No, no, tienila pure!” l’assicurò, con la fronte imperlata di sudore.
 
“Eh?” Kaori non si capacitava dello strano comportamento del socio, ma nuovamente le salì uno sbadiglio e passandosi una mano fra i corti capelli, arruffandoseli, fece per avvicinarsi alla porta, con l’intenzione di uscire.
 
“Dove vai?”
 
“Te l’ho detto! A. Dormire” scandì.
 
“Non puoi”.
 
“Come non posso? E cosa vorresti che facessi, che vegliassi fino a domani?” domandò con irritazione.
 
“Non puoi andartene a dormire, con Kelly in camera, con te!”
 
“Ti ho già detto che è innocua! È vero, ci ha provato un paio di volte, ma non erano avances esplicite, e poi magari scherzava… figurati se vuole me sul serio” e prese a ridacchiare in preda alla vergogna.
 
“Infatti vuole me!” concluse Ryo, mettendo fine alle risatine della collega.
 
“Cioè?”
 
“Ti ha drogato, Kaori! Ti ha dato un sonnifero perché tu te ne restassi buona buona mentre lei ci provava con me. Ho lasciato di sotto Kelly con una scusa ad aspettarmi, e mi sono precipitato da te per poterti parlare, ma non ti svegliavi e allora ti ho preso di forza e portato fin qui, chiudendo poi la porta a chiave. Però eri ancora sotto l’effetto della droga, e ci ho messo un sacco a ridestarti. Mi dispiace se ti ho fatto male schiaffeggiandoti…” concluse.
 
Kaori si fece improvvisamente seria e triste insieme.
Veramente si era fatta fregare come una stupida; di sicuro Kelly le aveva sciolto del sonnifero nel famoso tè dal sapore speziato, e lei c’era caduta come una pera cotta.
Che razza di sweeper era, se non si accorgeva che qualcuno la stava drogando?
Certo non poteva aspettarsi che proprio la cliente di turno, che chiedeva il loro aiuto, provasse a fregarla in quel modo.
Ed era andata bene per quella volta, perché, apparentemente, la tipa voleva solo spassarsela con Ryo, almeno così si augurava.
Ma se al contrario la signorina Maryu fosse stata animata da intenzioni malvagie, Kaori sarebbe stata inservibile come alleata di Ryo, non avrebbe potuto guardargli le spalle, e la nemica avrebbe avuto la via spianata.
Abbassò lo sguardo, sconfitta:
 
“Mi dispiace Ryo, sono una buona a nulla!”
 
Ryo a quelle parole sentì il cuore contrarsi e poi espandersi in un moto di affetto.
Kaori sembrava così indifesa, così vulnerabile, in quel momento, che avrebbe tanto voluto correre da lei e stringerla fra le braccia, assicurandole che non era successo niente d’irreparabile, che non si dispiacesse per nulla.
 
Si avvicinò, invece, lentamente, e allungando una mano a toccarle una spalla, le disse dolcemente:
 
“Avanti socia, non prendertela, capita a tutti di venir fregati. Guarda me!” concluse sorridendo, e a quel punto la ragazza rialzò gli occhi, carichi di passione e speranza: veramente lui non ce l’aveva con lei, non la considerava una schiappa, per essersi fatta giocare in quel modo stupido dal nemico?
 
“Un sonnifero…” mormorò la ragazza.
 
“Già” confermò l’uomo allegramente.
 
“Eppure… eppure…” e portandosi una mano alle labbra a sfiorarsele “ho fatto un sogno strano…” e arrossì.
 
Ryo dal canto suo riprese a sudare freddo; quella lunga notte estiva sembrava non dovesse finire mai.
 
Ma poi Kaori si riscosse e, in piedi davanti alla porta, guardò nuovamente il suo socio:
 
“Ascolta, sento che mi sta tornando il sonno e domani abbiamo una giornatina impegnativa, io devo dormire. Ti saluto”.
 
E fece per afferrare il pomello della porta.
 
“Aspetta!” Ryo le bloccò il braccio “Non andare!”
 
“Oh, avanti Ryo! Sii serio! Cosa vuoi che mi faccia Kelly mentre dormo? Una visita notturna?” e lo guardò con l’aria da presa in giro.
 
“Be’… no… cioè… sì…” si confuse.
 
“Visto? Okay, allora vado…”
 
“E se dovesse tornare? L’hai sentita anche tu, prima,quando ha provato ad entrare. Quello vuole me!” finì per dire Ryo terrorizzato.
 
“E tu la respingerai! Sei così bravo in questo!” gli rifilò lei.
 
Ryo trasalì, come fosse stato realmente colpito da una stilettata.
Provò un improvviso dolore in mezzo al cuore, perché quelle parole erano più vere del vero.
Sì, lui era bravo a respingere, ma una donna soltanto, cioè solo colei che al contrario più desiderava al mondo.
E lei che non sapeva quanto il socio l’amasse, conosceva invece benissimo quanto male facesse essere rifiutata da lui.
 
Kaori si accorse subito di averlo ferito enormemente, e si stupì perché non si aspettava che lui se la prendesse così tanto, in fondo non aveva detto niente di così campato per aria, ed era sicura che lui avrebbe ribattuto con un’altra rispostaccia delle sue, che li avrebbe fatti bisticciare come al solito, e nulla più.
Quindi si addolcì, e gli ripeté:
 
“Dai Ryo, fammi andare a dormire… ne ho bisogno!”
 
Il cambio di voce parve sciogliere l’uomo, a cui sfuggì detto:
 
“Resta, resta qui con me!” e appena se ne accorse s’imbarazzò per essersi lasciato andare in quel modo.
 
Kaori tacque, imbarazzata al par suo, ma si affrettò a scacciare dalla mente i mille piacevoli pensieri romantici che già le stavano facendo perdere la ragione.
 
Ryo le aveva fatto quella proposta solamente perché temeva che Kelly si sarebbe approfittato della partner, se avessero dormito insieme nella stanza degli ospiti, e soprattutto perché non voleva che lei lo andasse a trovare in camera sua, tentando un approccio come aveva intenzione di fare.
Nulla di più.
Kaori era, e sarebbe sempre stata, la sua collega, il suo scudo e, in quel caso, anche la scusa per non rimanere da solo con quella creatura ambigua; allo stesso tempo Ryo voleva preservarla da situazioni potenzialmente pericolose, o imbarazzanti, da buon fratello maggiore, e non perché fosse geloso di lei.
Punto.
Questa era la verità, e inghiottendo l’improvviso groppo che le era salito alla gola, la ragazza annuì, e fece per ritornare verso il letto, in preda alla rassegnazione e ad un leggero senso di disagio.
 
In realtà non era neanche la prima volta che finivano per dormire insieme, ma quando era successo, era sempre stato al termine di litigi e strepiti vari su chi dovesse o meno usare il letto, su a chi toccasse una coperta piuttosto che l’altra, e via discorrendo.
Forse era per scacciare l’imbarazzo di dividere un giaciglio come due semplici colleghi di lavoro, mentre, al contrario, sentivano di essere qualcosa di più, e cioè un uomo ed una donna che si piacevano parecchio e che provavano attrazione uno per l’altra.
 
Ma stavolta era diverso; vedere Ryo che si dimostrava accogliente ed ospitale, lasciandole facoltà di scegliere da che lato dormire ad esempio, o premurandosi che stesse comoda, anziché fare tante storie come al solito, non la faceva stare tranquilla per niente.
Non era da lui, e il fatto che tardasse a raggiungerla, non solo la metteva ulteriormente in difficoltà, ma le faceva capire che anche il partner, evidentemente, era in difficoltà e parecchio.
 
Si infilarono così sotto l’unico lenzuolo presente, ognuno sul lato esterno del letto, dandosi la schiena.
Ad occhi aperti entrambi trattenevano il respiro, attenti ai micro movimenti dell’altro; si sarebbero mai addormentati, agitati da tanta tensione?
 
Ad un certo punto Kaori squarciò quel silenzio pesante sussurrando, ma abbastanza chiaramente da essere capita senza ombra di dubbio:
 
“Cosa mi hai fatto prima?”
 
“Niente, perché?”
 
“Bugiardo!” commentò lei, ma non si mosse né aggiunse altro.
 
Ryo accusò il colpo e non disse altro.
 
Molto dopo, finalmente si addormentarono, vinti dalla stanchezza.
 
 
   
 
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