Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    11/05/2021    1 recensioni
Un possente muro di nebbia divide due regni completamente diversi. Da una parte Arendelle, governata dai sovrani Anna e Hans e dai loro figli, non crede nell'esistenza della magia della quale solo pochi cantastorie possono raccontare attraverso miti e leggende. Dall'altra il popolo dei Northuldri che vive in armonia con la natura, governata dalla guardiana Elsa, unica in grado di controllarla grazie ai propri poteri. La nebbia che li divide, però, sarà costretta a dissolversi per mettere così a conoscenza entrambi i regni dei profondi segreti che una volta li univano e a causa dei quali sono stati costretti a separarsi...dimenticando uno dell'esistenza dell'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Fratelli di Hans, Hans, Kristoff
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 6
PLUMBEO

 
“Einar!” esclama Hans felice, accorrendo di fronte al figlio e posandogli una mano sulla spalla. Il giovane risponde al saluto con un inchino regale al padre e, dopo aver ignorato la madre, passa oltre entrando nel castello seguito dalla sorellina.

“Allora come stai?! Com’è andata?! Come è questo campo speciale? Ma ci possono andare solo i maschi?” lo bombarda di domande la piccola Leila saltellando energica vicino al fratello che, però, continua imperterrito il suo cammino.

“Perché non mi ha salutata? Che cosa gli ho fatto?” chiede Leila dispiaciuta, correndo dai genitori ed abbassando il capo in segno di profonda delusione.

“Me lo sto chiedendo anche io tesoro…” aggiunge Anna cingendo il collo della piccola con un braccio e rincasando.

“Vedrai che sarà solo stanco. Non ti preoccupare!” la tranquillizza dolcemente Hans seguendo le sue donne a passo svelto. Anna, però, sente che qualcosa non va e dentro di sé comincia a innervosirsi a causa di quel maledetto protocollo che le stava strappando amaramente ciò a cui teneva maggiormente.

La cena può essere una buona occasione per parlare e scambiarsi opinioni ma, nonostante l’euforia generale per il ritorno del principino, Einar continua a non parlare mangiando in silenzio la propria cena.

“Einar, perché non ci dici niente…abbiamo poco tempo per stare insieme!” si fa avanti Anna non sapendo, per la prima volta nella sua vita, come fare a rientrare in contatto con il figlio.

“Cara cognata, devi sapere che Einar sta imparando un atteggiamento militare e sicuramente gli hanno insegnato a non parlare a tavola. Il cibo è fonte importante di energia, da raccogliere con molta attenzione senza distrarsi nella comunicazione” interviene Vincent educatamente, tagliando la carne speziata accompagnata da verdurine fresche.

“Che assurdità… Vincent, io ho tutto il diritto di parlare con mio figlio quando lo ritengo opportuno!” balza in piedi Anna furente, sbattendo i pugni sul tavolo e allontanandosi dalla sala sotto lo sguardo attonito dei presenti. La reazione della regina era forse troppo esagerata, ma quello era l’ennesimo boccone amaro nauseabondo che trangugiava senza il minimo desiderio.

“Anna!” la chiama a gran voce Hans correndole dietro in un lungo corridoio.

“Perché ti comporti così?!” la blocca di scatto lui, afferrandole un braccio e obbligandola a guardarlo.

“Perché mi comporto così?! Sono io quella strana ora?! Hans! Non prendermi in giro! Hai visto anche tu Einar! Voglio sapere che cosa gli viene fatto in quel campo!” si altera lei liberandosi subito dalla presa del marito.

“Calmati Anna! È tutto ok! Vedrai che Einar si riprenderà subito… anche io avevo reagito così all’inizio” risponde Hans con dolcezza, chinando il capo e ricordando con dolore il proprio periodo di addestramento.

“Perché lo deve fare?! Riportiamolo qui! Non ha bisogno del campo per diventare un sovrano!” implora lei frustrata, pregando il marito di risolvere la situazione.

“Sai anche tu che non si può fare Anna. Lo farei subito te lo giuro, ma nemmeno io ho potere su questo” continua lui a malincuore, sempre più dispiaciuto di fronte alla sofferenza della moglie. Anna non rimbecca più e, nervosa, si appoggia con un tonfo alla parete, sospirando profondamente in segno di resa.

“Amore, sei troppo tesa…” sussurra lui dolcemente, avvicinandosi a lei e sfiorandole una guancia con delicatezza.

“Avresti bisogno di tranquillizzarti, prenderti del tempo per te e forse anche per noi. È da tanto che non facciamo l’amore…” aggiunge poi lui ormai a due centimetri dalle sue labbra, alzandole lentamente il volto cercando di accendere l’ardente scintilla che, forse, li avrebbe condotti a un letto.

Anna non sa perché ma sentire quelle parole, per la prima volta, le provoca delle emozioni contrastanti di attrazione repulsione. Non aveva mai rinunciato a una nottata di passione con Hans ma, questa volta, il suo stomaco le inviava dei brutti segnali che le intimavano di non ricascarci.

“Così magari resto ancora incinta? Vorresti un altro figlio? È questo ciò che desideri?” sbotta lei respingendo con forza la mano di lui.

“No! Io non ho assolutamente detto questo! Anna, non fraintendere!” si mortifica immediatamente lui, scosso dal passo falso che aveva compiuto in piena innocenza.

“Sì, perché alla fine solo il protocollo è importante. Ricordi come è venuta al mondo Leila?! Dopo le richieste incessanti dei tuoi fratelli che mi tartassavano di avere subito un secondo figlio, visto che per la discendenza avrebbe fatto bene?!” si sfoga lei, vomitando anche quel dettaglio riguardante il travagliato passato.

“Ti capisco, tesoro mio. Un figlio mi renderebbe felice, sempre! Perché nonostante le critiche dei miei fratelli, io amo Einar e Leila con tutto il mio cuore. Ora, però, non desidero un figlio. Desidero che tu sia felice, con me” confessa lui innamorato della fragilità della moglie, sperando di poterla risanare.

“Allora lascia che siamo noi a gestire la nostra vita! Non i tuoi fratelli, non il protocollo!” aggiunge Anna con le lacrime agli occhi, distruggendo le barriere e appoggiando la fronte al petto del marito che non esita a cingerla in un abbraccio. A quella richiesta Anna non riceve risposta proprio perché la vita in un castello, doveva rispettare delle prigionie ben peggiori di quanto si potesse immaginare.

È ormai notte fonda e tutto tace, avvolto dal silenzio assordante del buio. Anna corre nel vuoto e, ancora una volta, vede di fronte a sé una scena.
Due bambine sono intente a giocare. Lei non sa chi esse siano. È come se i suoi occhi vedessero tutto sfocato, succubi di chissà quale disfunzione.
Se con gli occhi non riesce a vedere, però, con altri sensi avverte la serenità delle due che corrono e giocano in uno spazio indefinito. Una delle due, apparentemente più alta, ha le mani su un pupazzo di neve. L’altra, più piccola, gira intorno alla compagna di giochi ridendo e alzando le braccia al cielo in segno di libertà. Anna sorride di fronte alla serena vignetta ma, all’improvviso, la maggiore si rannicchia a terra con la testa nascosta tra le proprie ginocchia. Le due non possono più toccarsi perché un mare di nebbia sembra dividerle. La più grande trema, non ha il coraggio di alzare il volto per rispondere all’inquietante sfida e, inerme, si dispera in un singhiozzo agghiacciante.

Anna si sveglia di soprassalto, con il batticuore e la fronte sudata. La regina si passa una mano sul viso, come a voler constatare di essersi appena risvegliata da un incubo. Tutto sembra tornato alla normalità ma, un pianto in sordina continua a richiamare la sua attenzione. Anna crede di sognare ancora, convinta di vivere di nuovo la storia delle due bambine ma quella voce sofferente sembra fin troppo reale. La regina decide allora di alzarsi e seguire la scia di quel pianto indefinito che pare condurla nel corridoio.

Anna percorre il luogo con attenzione, cercando di non svegliare nessuno ed è quando giunge davanti alla camera di Einar che capisce di vivere nella realtà. La madre apre la porta di scatto, raggiungendo il letto del bambino da cui proviene il pianto.

“Einar, che succede? Sono qui!” sussurra lei sedendosi sul letto e togliendo la coperta dal figlio, provando a toccarlo.

“No, mamma ti prego. Devo essere forte!” urla lui tremando, respingendo l’abbraccio della madre. È allora che Anna non ci vede più e, con un gesto brusco, solleva il figlio e lo stringe tra le proprie braccia, incastrando una mano nei capelli rossi di lui.

Einar si aggrappa alla maglia della mamma ma compie dei veri e propri scatti ogni volta che Anna gli tocca la schiena.

“Che cosa hai?” domanda allora lei, accortasi della sofferenza del principe che non riusciva a stare tranquillamente accoccolato. Anna sente la fronte del bambino scottare leggermente e, con la coda dell’occhio, gli intravede delle macchie scure sulla schiena.

Senza proferire parola, come ogni mamma avrebbe fatto, Anna gira il bambino e gli solleva l’indumento riscoprendogli la schiena magra. È allora che
Anna rimane inorridita, ammutolita e distrutta. La schiena di Einar aveva alcuni ematomi e tagli non curati che sanguinavano, rischiando di infettarsi.
La mamma si sente le ossa spezzate, sgretolate di fronte a una sofferenza inflitta ad un bambino che, per colpa della disciplina, aveva imparato a non lamentarsi mai tenendosi dentro delle ferite del genere.

Anna non sa cosa rispondere, cosa fare o dire. Si limita ad urlare il nome di Hans e di alcune domestiche, ordinando di portare fasce, ghiaccio e creme. Sfiora un livido plumbeo del suo piccolo e, colma di rabbia, sussurra:

“Che cosa ti stanno facendo?!”
  
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