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Autore: Corydona    12/05/2021    0 recensioni
Come in una partita a scacchi, due fazioni si ritrovano schierate l'una contro l'altra, pronte a dichiararsi una guerra che entrambe non vorrebbero. Da un lato gli Autunno, la cui potenza sembra inarrestabile, dall'altra i Primavera-Inverno, che possono contare su un'influenza senza eguali.
Una situazione di apparente stasi: apparente, perché nell'ombra i sovrani cadono e le successioni al trono sembrano più complicate del previsto. La guerra sarà dichiarata? Termineranno i regicidi? Quale delle due parti avrà la meglio?
Un'antica profezia annuncia la disfatta degli Autunno: si realizzerà? O rimarranno solo vaneggiamenti di un passato caduto nell'oblio?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Selenia '
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Le luci della nuova alba erano ancora lontane dall'affacciarsi all'orizzonte. Il buio soffocava il porto di Copne, con l'aria frizzantina della notte che pungeva la pelle del viso lasciata scoperta. L'odore di salsedine era disgustoso, Melissa faticava a trattenere una smorfia di disappunto. Scoccò un'occhiata di biasimo alla sorella, che invece sorrideva sbieca con lo sguardo rivolto alla via, ancora deserta, da cui entro pochi minuti sarebbero sbucati i soldati e i loro prigionieri.

«La Lugupe allora è dei nostri?» sussurrò Raissa alla figura incappucciata.

Melissa annuì. «Sì, ha accettato la nostra proposta. Per lei, però, ho dovuto anche liberare Nicola Lotnevi. So che non era nei piani, ma in futuro potrebbe essere un alleato valido.»

La maggiore delle Autunno tacque, attendendo la reazione della minore. Aveva mentito, non solo sulla ragione per cui aveva sottratto il principe di Cmune al suo destino, ma anche su una futura alleanza con lui; o meglio, non aveva specificato chi altro avrebbe riguardato.

Il suono della risacca accompagnava i suoi pensieri, mentre sul pontile tutto taceva. Non era stato necessario avvertire nessuno che la nave dei De Ghiacci avrebbe lasciato il porto. Il conto per aver ormeggiato il vascello era già stato saldato e gli uomini della scorta di Bianca e Roberto erano stati uccisi da quelli di Raissa. Allo stesso modo, mentre le due parlavano, alcuni assassini scelti si stavano sbarazzando dell'intero equipaggio senza lasciare traccia della loro presenza nella locanda lì vicino.

Melissa rimpianse di non essere stata inviata a sbrigare quella faccenda: sporcarsi le mani non era un problema per lei, capiva l'esigenza del segreto. Quel mistero con cui le persone scomparivano contribuiva ad alimentare le dicerie su lei e la sorella; soprattutto sul conto di Raissa. E, di conseguenza, ingigantiva il timore nei loro confronti.

«Un Lotnevi riconoscente per la propria vita ci permetterà di attraversare lo Cmune con più discrezione» commentò lei dopo aver rimuginato tra sé. «Non mi piace quando cambiamo i nostri piani tanto rapidamente, ma questa è una buona mossa.»

E non è l'unica che ho fatto a tua insaputa.

«Anche tu hai cambiato i piani» sussurrò la maggiore. «Sai come la penso, non mi fido né di lui né di lei. Milena potrebbe tradirci da un momento all'altro. Il Copne può essere strategico, ma richiede un impegno diverso. Dobbiamo mettere qui qualcuno di nostra fiducia a controllare che la Cordi non prenda iniziative.»

«Lo so... per questo sto pensando se inviare in incognito qualcuno dalla nostra corte. Non abbiamo abbastanza spie e quelle in grado di ingannarla sono già impegnate.»

Melissa sospirò, guardando la navi disposte in ordine. Uno dei soldati, con il volto coperto e la foglia spezzata sul petto che riluceva alla luce della luna, riemerse dal sottocoperta della nave dei De Ghiacci. Si avvicinò alle Autunno, alle quali rivolse un profondo inchino e, senza proferire una parola, consegnò una stoffa lunga e scura alla minore delle sorelle, che la afferrò e la nascose in una tasca del mantello.

«Abbiamo il comando della nave?» domandò Raissa, autoritaria.

L'uomo annuì.

«Bene, va' a controllare se nella stiva c'è il rifornimento di cibo che ci ha promesso Milena. Se non c'è, torna qui.»

Il soldato voltò le spalle e ripercorse i propri passi per obbedire agli ordini della principessa.

Melissa lo guardò con un'espressione indecifrabile sul viso. «La pozione per renderli muti sta funzionando» constatò.

«Un soldato muto non pone obiezioni agli ordini» cantilenò l'altra, ripetendo una nenia che aveva udito un numero infinito di volte. «Su questo nostra madre aveva ragione, ma tagliare la lingua a tutti è uno spreco di tempo ed energie. L'alchimia nasconde meravigliosi segreti che possono esserci utili.»

La maggiore non trovò nulla da ribattere: aveva constatato con i propri occhi i benefici delle formule alchemiche. Ricordava ancora con un brivido il momento in cui lei e Raissa le avevano trovate nella biblioteca del loro palazzo reale, nel Ruxuna. Per alcuni giorni ne avevano confabulato lontano da sguardi indiscreti, poi avevano deciso di prendere in mano la questione e parlarne ad Amelia e Ruggero, chiedendo loro spiegazioni.

Il re, allora, si era deciso a raccontare alle figlie che lui da giovane era stato iniziato ai misteri dell'alchimia da sua madre, la regina Violante. La donna, che era stata costretta a rinunciare al trono in favore del figlio e della moglie, aveva continuato a vivere nella reggia del Ruxuna per alcuni anni, salvo poi prendere la decisione di allontanarsi da quella corte che l'aveva messa da parte alla prima occasione.

Se sapessi dov'è le chiederei aiuto, di essere istruita... è scomparsa nel nulla, senza lasciare traccia.

Violante Autunno era a conoscenza dei più profondi misteri dell'alchimia, e forse anche della magia: alcuni dei manoscritti che aveva lasciato nella biblioteca erano densi di scritte che si rincorrevano l'una sull'altra, in una lingua che alle due ambiziose sorelle era sembrata indecifrabile. Solo un anno dopo avevano scoperto che si trattava dell'antico ruxunico. Da quel giorno era iniziato il loro incessante lavoro di studio sui testi dell'anziana parente, i primi esperimenti di magia che avevano coinvolto anche Deianira.

Deianira...

Melissa si lasciò sfuggire un sospiro al pensiero della minore: era rincuorata che lei non fosse insieme a loro, che non vivesse e che non vedesse con i propri occhi quello che le due erano in grado di fare. Aveva provato a far cambiare loro idea sugli usi della magia, che doveva essere volta al benessere del popolo e non asservita alla sete di conquista...

Ed era stato allora che qualcosa si era spezzato: l'armonia tra le Autunno si era incrinata.
Raissa si era avvicinata a Deianira e le aveva dato uno schiaffo sul viso, con tanta veemenza da farla cadere a terra.

Da allora ho giurato che l'avrei protetta a ogni costo, che avrei anche ucciso perché non osasse più toccarla. Non importa che lei creda che tutto ora sia tornato come prima. Non lo sarà mai.

Si distrasse dai suoi pensieri, proprio mentre da una via secondaria apparvero i soldati, con al seguito i prigionieri. Roberto camminava impettito, a spalle larghe e con aria di sfida. Sembrava non preoccuparsi della contingenza che lo vedeva in svantaggio rispetto alle nemiche, e che volesse sfidarle apertamente con quello scherno dipinto sul volto. Melissa concluse che si atteggiava da uomo indomabile solo per rincuorare la sorella, ma Bianca De Ghiacci, nonostante lo sbigottimento iniziale della sera prima, pareva subire il rovesciamento della situazione.

Forse sta solo meditando su come agire.

L'unica davvero terrorizzata era Menta Gredasu, che si guardava intorno intimorita, come se uno dei soldati potesse estrarre la spada da un momento all'altro e trafiggerla.

«Lei resta qui» ordinò Raissa indicandola agli uomini. Due di loro strattonarono la giovane, in modo che rimanesse vicina alle sorelle Autunno, mentre gli altri proseguivano, guidando i prigionieri imbavagliati sulla nave.

Melissa infisse i propri occhi di miele in quelli cristallini di Bianca, che la guardava carica di rancore. La De Ghiacci era spettinata, con i capelli solitamente lucenti resi opachi dalla polvere, da setosi si erano fatti più simili alla consistenza della cenere e anche lei, dietro quel portamento di chi non vuole sottomettersi, celava la consapevolezza che quel viaggio verso il Pecama avrebbe segnato una sconfitta per la sua famiglia e per il suo regno.

Raissa attese che i nuovi arrivati fossero a bordo, prima di congedare con un ghigno la sorella. «Ci vedremo appena avrò concluso con loro. Hai bisogno di una scorta?»

La maggiore scosse la testa incappucciata. «Non servirà.»

«Allora loro vengono con me» stabilì la mediana, accennando ai due uomini che erano rimasti ai fianchi di Menta, che per tutto il tempo aveva continuato a tremare come una foglia.

Pochi minuti dopo, la nave ritirò gli ormeggi e le due nobili rimasero a guardare fino a quando il legno non fu lontano dalla terraferma, divenuto un punto che galleggiava sull'acqua. Allora Melissa sciolse le corde ai polsi della prigioniera, che si sfregò le mani, poi le tolse la stoffa che le copriva la bocca.

«So che ora ti aspetti delle spiegazioni» disse l'Autunno. «Ma la prima cosa da fare ora è andarcene da qui.»

Menta annuì, ancora confusa. Melissa le sistemò il cappuccio del mantello, in modo che anche il suo volto fosse coperto, poi le mise qualcosa in una tasca.

«Non guardare. Non so se posso parlarne.»

«Non ne puoi mai parlare» ribatté in un soffio la Gredasu, sconfortata.

«Mi dispiace, ma la situazione non è per niente semplice.»

La principessa fece strada tra le vie ancora buie del porto e ben presto le due figure scure si inoltrarono in aperta campagna, camminando sulle vie in terra battuta del Copne che assomigliavano più a sentieri abbozzati che a vere e proprie strade. Non scambiarono una parola, mentre il panorama intorno a loro iniziava a tingersi delle prime luci dell'alba, rivelando ai loro occhi sterminate coltivazioni di alberi da frutta, intervallate da campi da pascolo o lasciati al riposo. Il vento mattutino soffiava dolcemente, accarezzando le vesti di entrambe e ricordando loro quel segreto di cui non avevano mai fatto parola con nessuno.

«Dove mi stai portando?» chiese Menta a un tratto. Non sapeva riconoscere quel luogo, era giunta nel Copne in una carrozza coperta.

Melissa sospirò. «Nel Defi. Purtroppo... devo consegnarti ad Alcina. Sappiamo che ti sta cercando e quando Raissa ha saputo che eri con i De Ghiacci...»
 

Non voglio lasciarti nelle sue mani, ma ho già fatto di testa mia troppe volte, negli ultimi giorni.

«Potrebbe uccidermi» disse l'altra. «Non ti importa di questo? Ero fuggita dal Defi proprio per evitare che...»

«Non ho altra scelta!» esclamò Melissa. «Non puoi mettere in discussione le mie azioni, perché l'unica che deve risponderne sono io. Lo so cosa stai pensando e, credimi, cercherò di fare tutto quello che potrò. Sarò con te, qualsiasi cosa Alcina decida di fare. E proverò a fermarla, se...»

Non completò la frase. Il suo unico punto debole, che non fosse Deianira, era oggetto di un accordo politico tra le due persone che più detestava sul suolo di Selenia: sua sorella e la regina di Defi. Non avrebbe mai permesso alla sovrana Primavera di uccidere Menta, piuttosto avrebbe rischiato in prima persona la rappresaglia di Raissa. Sapeva di muoversi come un equilibrista su un filo sottile, che ogni sua azione avrebbe avuto conseguenze imprevedibili, tanto lo erano le due donne. Tuttavia, era sempre stata abile a cavarsela; e quel caso non avrebbe fatto eccezione.

«Un mercenario è venuto a cercarti a casa mia» mormorò Menta a un tratto. «Era convinto che tu fossi da quelle parti.»

Melissa non si scompose. «Arturo Gruisi, immagino.»

«Sì, credo che si chiami così. Hai detto a qualcuno dove eri?»

L'Autunno scosse la testa. «Pensavi che Raissa ti cercasse per punirti?»

«Quindi lei non sa niente di... di noi?» La voce di Menta tremò. Parlarne, anche se in maniera tanto velata, era ammettere che ci fosse un segreto che nessuno avrebbe dovuto scoprire.

«Nessuno lo saprà mai.»

 

   
 
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