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Autore: GReina    17/05/2021    2 recensioni
[sakuatsu]
La vita di Atsumu ha raggiunto una perfetta routine quotidiana insieme a Kiyoomi fin quando un uomo non bussa in casa loro con una notizia: Atsumu ha due figli di quattro anni e dovrà prendersi cura di loro.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 12

In pochi avrebbero accettato di lavorare da un giorno all’altro a tre ore di distanza da casa di andata e tre di ritorno di sabato mattina. Quando Kobayashi si presentò in casa loro gli dissero subito che non lo avrebbero mai ringraziato abbastanza e subito capirono perché Isako avesse scelto lui. Lasciarono ancora i bambini con Eri ed Ichiro ed usarono il resto della giornata per discutere della situazione con l’avvocato. Gli spiegarono i loro dubbi e infine affermarono di voler prendersi cura loro dei bambini. A quel punto, chiesero all’uomo quali sarebbero state le implicazioni.
“Devo essere sincero con voi.” rispose quello “Quando hanno aperto il testamento i signori Suzuki si sono detti decisi a combattere per ottenere l’affidamento. Scordatevi che questo si possa risolvere solo con qualche amichevole stretta di mano. Impugneranno il testamento, cercheranno di fare di tutto per ottenere la custodia.”
“Ma cosa potrebbero fare?” chiese Kiyoomi “Atsumu è il padre biologico e loro madre ha chiaramente passato l’affidamento a lui con la sua morte.”
“È vero, ma possono ancora tentare di convincere il giudice e gli assistenti sociali di essere più adatti di voi per crescerli. D’altronde Isako e i gemelli hanno sempre vissuto in casa loro, mentre Miya-san non è mai stato presente.”
“Solo perché non sapevo di loro.” specificò Atsumu risentito e l’avvocato annuì.
“Questo andrà a vostro vantaggio, ma temo non sia l’unica cosa a cui i signori Suzuki possano aggrapparsi.” i giocatori attesero che continuasse e quando non lo fece Kiyoomi lo incitò:
“Parli pure francamente, Kobayashi-san.”
“Lo farò, allora.” sospirò “Mi sembra di capire che ve la siate cavata bene in questi giorni. Avete iscritto i bambini all’asilo e non c’è stato nessun genere di emergenza. Kamiko e Akihiko sembrano felici e in salute. Quindi, le uniche cose che mi vengono in mente sono il vostro lavoro e la relazione omosessuale.” entrambi si irrigidirono. L’avvocato fece una pausa, ma poi continuò.
“Mi avete chiesto di essere franco, quindi ecco qui: possiamo risolvere qualsiasi ostacolo, ma alla fine tutto dipenderà dal giudice e potremmo fare poco se avrà qualche pregiudizio. Potremmo chiedere la sua sostituzione per il caso, ma a quel punto dovremmo provare concretamente che è omofobo, e non sarà facile.” Atsumu deglutì.
“Cosa suggerisce di fare?”
“Purtroppo non c’è molto che possiate fare. Vi ho avvertiti solo in modo tale che siate pronti. Ad ogni modo quando arriveremo davanti al giudice saranno presenti alcuni testimoni e se le nostre argomentazioni saranno impeccabili non avrà scelta che darvi l’affidamento. La situazione sarebbe delicata per qualsiasi coppia etero, ma per voi lo sarà ancora di più.” entrambi annuirono prendendo atto della cosa.
“Saremo impeccabili, allora.” Atsumu si voltò verso Kiyoomi che aveva parlato deciso e sicuro. La sera prima avevano discusso a lungo sulla possibilità di rimanere per sempre con i bambini, quindi Atsumu – con vergogna – aveva anche confessato i suoi dubbi a Sakusa: “Mi hai detto che ci saremmo stati dentro insieme, ma devo sapere che ne sei convinto al cento percento.” lo schiacciatore aveva immediatamente capito che si stava riferendo alla sua misofobia, ma subito aveva riso e aveva iniziato a prenderlo in giro. Alla fine aveva risposto: “Sono figli miei quanto tuoi, ricordi?”.
“Per il lavoro, invece?” Atsumu tornò a concentrarsi sull’avvocato “Cosa intendeva quando ha detto che potrebbe essere un problema?”
“È facilmente risolvibile.” premesse subito l’uomo “Come membri della V-League dovrete partire spesso, ma basterà presentare un elenco di parenti e persone fidate a cui poter lasciare i bambini quando sarete costretti. Mi avete detto che oggi Akihiko e Kamiko sono con i genitori di Sakusa-san.” annuirono “C’è qualcun altro che potrebbe occuparsi di loro in caso di bisogno?” così presero ad elencare: Motoya, Osamu e Suna, occasionali babysitter suggerite dai loro compagni di squadra con figli e infine Miya Izumi che – Atsumu avrebbe potuto metterci la mano sul fuoco – si sarebbe trasferita a Tokyo non appena avesse saputo dei nipotini.
“Che altro dobbiamo aspettarci?” chiesa ancora Atsumu.
“La vostra situazione economica è persino migliore di quella dei signori Suzuki. Avete entrambi un contratto lavorativo ed una relazione stabile. Questo è molto gradito agli assistenti sociali. A parte ciò che vi ho già detto non dovrebbero esserci problemi, ma nella peggiore delle ipotesi potrebbero tentare di far dichiarare Isako instabile al momento della morte e quindi nulla la sua volontà testamentaria.”
“Farebbero questo alla loro stessa figlia?” disse schifato l’alzatore.
“Dobbiamo pensare al peggio.” fu la risposta dell’avvocato “In quel caso sarà più difficile ottenere l’affidamento, ma non impossibile.”
“Quindi ora come ci muoviamo?” chiese Kiyoomi.
“Vi chiedo qualche giorno per raccogliere informazioni. Dobbiamo prepararci bene per quando finiremo in tribunale. In questi casi è sempre bene giocare d’astuzia e dare il minor tempo possibile agli avversari per raccogliere materiale contro di voi. Suggerisco di non avvertire ancora i signori Suzuki di questo cambio di piani. La pratica che Miya-san dovrebbe firmare non è ancora pronta e in più fortunatamente i signori Suzuki sono all’antica. Riceveranno la loro parte di scartoffie via posta invece che per e-mail, il che ci dà del tempo.” a quel punto si alzarono e – ringraziando ancora una volta l’uomo per la propria disponibilità – lo accompagnarono alla porta. Fu dopo che Atsumu gli ebbe stretto la mano che Kiyoomi parlò ancora:
“Sia sincero: la mia misofobia potrebbe penalizzarci?” Kobayashi esitò appena un attimo prima di annuire.
“È una possibilità, sì. Ma basterà convincere il giudice che questo non le impedirà di essere un buon padre o di intervenire in caso di emergenza qualora fosse costretto a sporcarsi.” lo schiacciatore deglutì, poi annuì.
“Sei ancora convinto che io non mi debba scusare per essere così?” chiese mesto Kiyoomi ad Atsumu quando la porta si fu chiusa alle spalle dell’ospite. Il biondo si voltò verso il compagno e lo guardò con rimprovero.
“Sì, ne sono ancora convinto, Omi.” rispose “Hai già dimenticato come si sono comportati i bambini dopo il tuo attacco di panico?” sorrise “Andrà tutto bene! Ci siamo dentro insieme, ricordi?” Sakusa sorrise ed annuì, infine lo baciò.
“Avresti mai immaginato che saremmo finiti a questo punto?”
“Adottare dei bambini?” chiese il corvino “No, per tutta la vita ho creduto che non avrei mai potuto diventare padre. Ma rimanere con Kami ed Aki? Ho immaginato di poterlo volere sin da quando li ho visti la prima volta.” gli occhi di Atsumu si fecero lucidi e sorrise felice. Quei gemelli erano loro figli, e avrebbero combattuto per questo.
 
Com’è ovvio, i giorni immediatamente successivi furono frenetici e pieni di ansie. Il cellulare di Atsumu non faceva altro che ricevere notifiche, e ad ognuna di esse sia lui che Kiyoomi saltavano sul posto con il cuore a mille con la speranza o la paura che fosse Kobayashi con buone o cattive notizie.
“Perché non abbiamo dato il tuo indirizzo e-mail??” si lamentò il biondo con il compagno quando appurò che – ancora – la notifica appena ricevuta apparteneva alla chat di gruppo con Bokuto e Hinata e non aveva niente a che fare con il loro caso. Sakusa rispose con uno brontolio: probabilmente si stava facendo la stessa domanda.
Non ricevettero notizie dall’uomo fino a tre giorni più tardi. Erano le sette del mattino ed Atsumu e Kiyoomi erano intenti a preparare la colazione per i gemellini che da lì a poco si sarebbero dovuti svegliare per andare all’asilo quando la loro quiete venne rotta dal trillo del telefono. Come faceva da giorni, ormai, il biondo lanciò uno sguardo preoccupato ed eccitato insieme verso l’altro, poi afferrò il cellulare e sbloccò lo schermo.
“È un’e-mail di Kobayashi.” disse ansioso. Il cuore iniziò a battergli a mille e per poco non rimpianse le inutili notifiche dei suoi migliori amici.
“Cosa dice??” chiese Kiyoomi quando Atsumu si limitò a deglutire e a non parlare dopo aver letto il testo.
“I documenti da firmare sono pronti. Tra poco i bambini dovranno tornare a Hyogo dai loro nonni.” apprendere di avere così tanto poco tempo per prepararsi alla battaglia aveva già di per sé reso la scena drammatica, e peggiorò esponenzialmente quando la voce rotta e ferita di Akihiko li raggiunse dalle loro spalle:
“Non ci volete più qui…” gli adulti si voltarono di scatto solo per trovarli entrambi sconvolti e ad un passo dalle lacrime all’ingresso della cucina.
“No…” riuscì solo a sospirare il biondo tentando di far capire loro che non era come sembrava, ma Kamiko decise che non lo voleva ascoltare.
“Non ci volete bene! Volete mandarci via!!” dopodiché afferrò per mano il fratello per chiudersi in camera loro. I giocatori li inseguirono, ma arrivarono tardi e trovarono la porta chiusa.
“Perché diamine abbiamo lasciato la chiave nella serratura!?” chiese incazzato Atsumu a Kiyoomi mentre batteva inutilmente sulla porta.
“Atsumu, adesso calmati.” cercò di dire il corvino.
“Calmarmi?? Come faccio a calmarmi!? Kami, Aki! Aprite!!” continuò a battere “Parliamo, non è come sembra! Non vogliamo mandarvi via!”
“Atsumu.”
“Kami! Apri questa porta!!”
“Atsumu!!” Kiyoomi fu costretto ad afferrarlo per le spalle e a voltarlo di forza per far sì che si fermasse.
“Andare nel panico non ci porterà a nulla! Dovresti saperlo meglio di me.” il biondo compì un paio di respiri profondi, infine annuì verso l’altro e questi lo lasciò andare.
“La stanza è insonorizzata,” gli ricordò Kiyoomi “e non abbiamo altre chiavi. Va’ a cercare qualcosa con cui smontare la porta dai cardini nello sgabuzzino.”
“Sì!” esclamò subito Atsumu e corse via. Stava per aprire la cassetta degli attrezzi quando dall’altra stanza sentì chiaramente una chiave che girava nella serratura ed una porta aprirsi. Tornò verso la ex-palestra solo per ritrovarsi davanti i gemelli già vestiti e pronti per la scuola.
“Non vogliamo parlare con voi!” esclamò ancora Kami guidando suo fratello verso l’ingresso.
“Kami, aspetta!” urlò Atsumu.
“Non voglio, non voglio!!” urlò di rimando la bambina “Voi ci rimanderete da loro!”
“Non vorremmo, ma non è così semplice!” Atsumu era talmente spaventato all’idea di perdere la loro fiducia che non riusciva a ragionare. Kamiko si portò le mani alle orecchie e tenendosele strette iniziò a scuotere la testa a destra e a sinistra con impeto.
“Non voglio parlarti! Non voglio parlarti!” il biondo si chinò per arrivare alla sua altezza e provò a stapparle le orecchie per tentare di spiegarle, ma quella iniziò a urlare, così Atsumu dovette rinunciare. Kiyoomi lo raggiunse con un ginocchio a terra e gli mise una mano sulla spalla. L’alzatore si voltò disperato verso di lui che gli sorrise incoraggiante.
“Lascia che si calmi. Parleremo a entrambi quando andremo a riprenderli all’ora di pranzo.” Atsumu annuì poco convinto, ma i bambini minacciavano una crisi di urla se solo provavano a rivolgere loro la parola, quindi non ebbero altra scelta.
Quindici minuti più tardi Kiyoomi stava accostando proprio davanti l’ingresso dell’asilo. I bambini gli diedero il tempo appena di fermarsi che schizzarono fuori dal veicolo. I giocatori seguirono con gli occhi il loro tragitto fino all’ingresso della scuola dove la maestra li accolse insieme ai loro compagni, poi insieme sospirarono e ripartirono alla volta della palestra dei Black Jackals.
Come sempre, nonostante la grande matassa intricata di pensieri che aveva in testa, Atsumu diede il massimo e così fece Kiyoomi. Fu una mattinata molto lunga per entrambi, ma infine la squadra venne congedata e loro poterono correre svelti verso i bambini nella speranza che adesso sarebbero stati più inclini a discutere.
Parcheggiarono nel primo posto libero che trovarono per poi fare gli ultimi metri che li separavano dall’asilo a piedi. Lì, attesero che la campanella suonasse e che i cancelli dell’edificio venissero aperti. Subito, una marea di bambini urlanti e felici si riversò in cortile e poi tra le braccia dei propri genitori. Kamiko e Akihiko seguivano decisamente meno entusiasti. Atsumu sospirò triste, ma si disse che presto avrebbero chiarito e sarebbero tornati a sorridere, quindi non si diede per vinto.
“Kami, Aki… com’è andata oggi a scuola?” la bambina lo guardò di traverso e non rispose mentre Aki non si degnava neanche di guardarlo. Atsumu si voltò verso il proprio compagno che lo incoraggiò con lo sguardo; sorrise impercettibilmente e iniziò a fare strada verso la macchina insieme ai suoi due taciturni figli.
“Adesso dammi la mano, Kami. Dobbiamo attraversare.” il suo tono questa volta non ammise repliche, così la piccola lo guardò ancora male, ma afferrò la mano che gli veniva porta. Atsumu sospirò soddisfatto.
“Anche tu, Aki.” sentì dire a Kiyoomi. L’alzatore si voltò verso di loro in tempo per vedere il bambino scuotere la testa deciso con le mani strette tra di loro e vicine al petto.
“No!” esclamò. Poi corse verso la sorella poco lontana e le afferrò la mano libera. Il cuore di Atsumu si chiuse in una morsa e lo stesso – poteva esserne sicuro – fece quello di Kiyoomi che fu costretto a ritirare la mano sguantata per rimetterla in tasca.
“Tenetevi stretti.” raccomandò Atsumu, dopodiché attraversarono e salirono in auto.
Kiyoomi li portò d’istinto verso la loro pasticceria di fiducia ed i bambini, certo, non protestarono. Parcheggiarono nel box lasciato sempre libero dietro Onigiri Miya, ma prima di lasciare che i piccoli avessero il loro dolce Atsumu si accovacciò e decise di chiarire una volta per tutte.
“Non abbiamo nessuna intenzione di mandarvi via.” bastò quella frase per convincere i gemellini ad ascoltarlo. “Dipendesse da noi vi terremmo per sempre. Capito?” il biondo non aveva dubbi che i suoi figli fossero intelligenti; il padre di Kiyoomi aveva ragione, i quattro sono l’età che più stupisce.
“Io e Omi vi vogliamo davvero tanto, tanto bene, ma anche i vostri nonni ve ne vogliono.” i bambini non commentarono, ma se l’inizio di quel discorso aveva fatto in modo che i piccoli bronci sui loro volti iniziassero a diminuire, quell’ultima frase li fece tornare al punto di partenza.
“Sono solo scuse!” accusò Kamiko. Atsumu sorrise.
“No, piccola. Questi sono problemi da grandi. Sia noi che i vostri nonni vorremmo tanto vivere con voi, ma non possiamo farlo entrambi, capite?”
“Ma noi vogliamo rimanere qui!!” intervenne per la prima volta Akihiko. Ad Atsumu vennero gli occhi lucidi e un sorriso gli fiorì spontaneo sul viso senza che riuscisse a fermarlo.
“È questo che volete?” chiese per conferma alternando lo sguardo dall’uno all’altra. Aveva avuto intenzione di chiedergli lui stesso dove preferissero vivere seguendo il suggerimento di Ichiro, ma sentirselo dire spontaneamente era mille volte meglio. Entrambi i bambini annuirono esclamando anche a voce:
“Sì!” il biondo sospirò felice, poi arrivò la voce di Kiyoomi attutita dalla mascherina.
“Avete capito cosa vuol dire, piccoli? Se decidete di rimanere qui con noi potrete vedere poco spesso i vostri nonni.”
“Vogliamo rimanere con voi!” fece ancora Kamiko. Ad Atsumu venne da ridere per l’aria con cui l’aveva fatto, come se fosse esasperata con loro perché non capivano qualcosa di così semplice. Il biondo si rimise in piedi e sorrise all’indirizzo di Kiyoomi che – sotto la mascherina – ricambiò con calore. A quella vista l’alzatore non resistette, quindi gli abbassò la protezione e lo baciò sulla bocca. Il corvino sorrise labbra su labbra prima di sollevare una mano ed accarezzare il proprio compagno, poi entrambi si voltarono verso i più piccoli che trovarono a sorridere radiosi verso di loro.
“È sempre così felici che vi voglio vedere!” esclamò Atsumu mentre si abbassava per abbracciarli “E adesso dango per tutti!” raggiunsero il bordo della strada e lì Kamiko afferrò subito la mano di Atsumu che immediatamente gliela strinse felice.
“Questa volta me la dai la mano, Aki?” chiese invece il corvino al maschietto. Questi indugiò imbarazzato, ma poi scosse la testa.
“Non hai i guanti, Omi!” poi mostrò le sue manine sporche di terra. Atsumu sentì il proprio cuore sciogliersi alla realizzazione del perché davanti all’asilo gli avesse negato quel contatto.
“Afferra la mia allora, Aki.” disse l’alzatore qualche secondo dopo quando capì che Kiyoomi era troppo commosso per riuscire a parlare. Attraversarono la strada e poi l’ingresso della pasticceria. Atsumu aiutò Akihiko e Kamiko a lavarsi le mani, così finalmente entrambi poterono abbracciare Kiyoomi che rispose felice alla loro stretta spontanea. Stavano infine mangiando degli onigiri al locale di Osamu da qualche minuto quando Kami ruppe il silenzio:
“Papà?”
“Dimmi, tesoro.” sorrise il biondo.
“Quindi ci hai chiesto di restare con te?” Atsumu corrucciò gli occhi, ma alla fine annuì.
“Sì, piccola. Ci stai ripensando?” lei subito scosse il capo.
“Però la mamma mi ha detto di dirti una cosa se ci chiedevi di restare.” entrambi gli adulti si fecero attenti, quindi Kamiko arrossì, poi continuò con gli occhi lucidi:
“Quando ci ha salutati per l’ultima volta mi ha detto di nascondere il suo cellulare e di darlo solo a te se ci chiedevi di restare con te.”
“Il cellulare della mamma?” Kamiko annuì “E dov’è adesso?”
“A casa dei nonni. L’ho nascosto bene.” seppur ansioso e curioso fino allo stremo, Atsumu si impose di sorridere tranquillo.
“Va bene, tesoro. Se è importante lo andremo a prendere, d’accordo?” la piccola annuì e più felice di prima tornò a mangiare la propria polpetta di riso. L’alzatore sospirò piano, ma bastò guardare un attimo verso Sakusa perché si calmasse.
“Idee su come recuperarlo?” gli chiese. Il corvino si voltò verso i bambini prima di rispondere:
“Troveremo un modo.”
   
 
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