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Autore: Dalybook04    19/05/2021    1 recensioni
Il vasto impero dei Vargas un tempo si estendeva su metà del globo. L'intero Westeros, da Grande Inverno al mare, era proprietà di un unico uomo.
Romolo Augusto Vargas. Un re che, con le sue forze e la sua intelligenza, era riuscito ad assogettare tutto il mondo conosciuto, ad eccezione giusto della sconfinata Essos.
Un uomo che poi era stato brutalmente ucciso dal suo stesso amante, insieme a tutta la sua famiglia.
Tutta la sua famiglia, tranne due bambini, che furono portati via, lontano, dove neanche il loro nonno grande e forte era riuscito ad avventurarsi.
Ora il maggiore dei due fratelli si ritrovava sulle sue spalle di giovane uomo appena sedicenne il compito di riprendersi ciò che era suo. E per farlo doveva fare dei sacrifici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buontonno! Scusate tantissimo per il ritardo, ma sono state settimane intense a scuola e mi è passato di mente il fatto che avrei dovuto aggiornare. 4000 parole mi sembrano un buon modo di farmi perdonare però.
Enjoy!

Lovino non riusciva a dormire. Sospirò, esasperato, si tolse il braccio di suo marito dalla vita, si allontanò da lui, si girò e si alzò. Si infilò una tunica a caso e uscì dalla tenda per prendere un po' d'aria, sperando di riuscire camminando a stancarsi abbastanza da addormentarsi.
Silenziosamente strisciò tra le tende, per non svegliare nessuno, fino a ritrovarsi fuori dall'accampamento, con l'erba fino alla vita. La rugiada gli sfiorò le gambe nude, bagnandogli leggermente la pelle.
Raggiunse la spiaggia e sospirò. Da lì, da quel mare, il mattino dopo sarebbero dovuti arrivare i suoi alleati. Il suo primo contatto dopo dieci anni con casa sua.
Si strinse nella veste leggera per ripararsi dal vento e si avvicinò ulteriormente al mare. Puntò lo sguardo all'orizzonte.
La vista dell'oceano lo rilassava sempre. Tutta quell'immensità gli ricordava quanto fosse un puntino, e tutto quello che facesse insignificante, e al tempo stesso gli ricordava casa. Certo, la capitale non era vicino al mare, ma ci andavano spesso, ed era da quello stesso mare che era scappato. E poi il rumore costante delle onde lo calmava: una cosa regolare e continua in mezzo a un mondo incasinato e discontinuo. Sospirò ancora, immergendo i piedi nell'acqua salata.
Quando sentì due braccia avvolgerlo da dietro per poco non gli venne un infarto, ma sentendo la voce di suo marito nell'orecchio si rilassò.
-tutto bene, mi amor?
Annuì, appoggiandosi a lui e posando le mani sulle sue braccia. Si trattenne dall'insultarlo, non voleva svegliare tutti -non riuscivo a dormire.
Antonio lo baciò sulla spalla -mhmh- lo baciò sul collo -ti piace, vero? Il mare intendo. È da quando siamo arrivati che continui a osservarlo.
Lovino annuì, con un piccolo sorriso -mi ricorda quando ero bambino.
Antonio lo baciò di nuovo sul collo -dovevi essere adorabile da piccolo.
Lovino roteò gli occhi -no, non credo- si girò tra le sue braccia e immerse una mano tra i suoi capelli, tirandoselo contro per baciarlo sulle labbra -ero uno stronzetto viziato.
Il sorriso di suo marito splendette alla luce della luna -eri?
Lovino gli diede un pugno sulla spalla -coglione.
La sua risata coprì il rumore delle onde, ma non gli diede fastidio. Si lasciò abbracciare, socchiudendo gli occhi e rilassandosi sotto il suo tocco.
-dovrebbero arrivare domani- mormorò. Non serviva specificare il soggetto.
Antonio annuì -sì- lo baciò tra i capelli -sei nervoso, mio sole e stelle?
Si morse il labbro -non è nervosismo... non proprio. Sono emozionato, credo. Sono anni che non vedo qualcuno che viene da casa.
Casa. Quattro lettere, un mondo racchiuso in quattro punti cardinali.
-e...?
-e?
-c'è altro, vero?- quel bastardo era un po' troppo bravo a conoscere la gente. In due settimane lo capiva già meglio della maggior parte delle persone, e la cosa era fastidiosa.
Sospirò -è... sono anni che sogno il mio ritorno a casa, che penso al trono di mio nonno. E ora che stiamo facendo i primi passi per raggiungerlo...- non riuscì a continuare.
-hai paura- concluse Antonio.
Lovino rimase in silenzio per un po', senza il coraggio di spezzare il silenzio. Ci pensò suo marito.
-non ti preoccupare. La strada è lunga, non voglio illuderti, ma ti riporterò a casa. Ho giurato di renderti felice, no?
Il ragazzo grugnì. Poi sospirò -è che... non sono neanche così sicuro di volerci tornare, a casa.
Antonio aggrottò la fronte -in che senso?
-solo...- prese a giocherellare con le sue dita, nervoso. Sospirò -governare non è semplice, e soprattutto non è semplice governare mezzo mondo. E non so se voglio, o posso, sostenere una responsabilità simile. Feli non ricorda bene, ma io più o meno sì... a volte sogno il nonno, e sono i miei incubi peggiori. Lui... non stava molto... bene, ecco. Era stressato, e credo che lo stress lo abbia fatto... crollare- l'ultima parola fu poco più di un sussurro. Non ne aveva mai parlato a nessuno -e sono ancora incazzato per la sua morte, non ti credere. Ho solo dei ricordi vaghi e degli strascichi di sogni, ma ogni volta che mi sveglio dicendo il suo nome non riesco a non chiedermi se non abbiano fatto bene. E non voglio diventare come forse era lui, costretto ad allontanare le persone che ama, schiacciato da un potere troppo grande per una persona sola. Odio le battaglie, le guerre...- la sua voce si spezzò. Ricacciò le lacrime -e odio l'idea che qualcuno soffra o muoia per me. E se dovesse succedere qualcosa a Feli per colpa mia... cazzo. Vorrei... sì insomma, qui sono felice, credo. Ho mio fratello, te e delle persone che sembrano buone. Non... forse è una cosa infantile, ma mi piacerebbe un mondo dove tutti possono passare il loro tempo così, ad arrabbiarsi per le cavolate e a guardare il mare- sospirò, stringendolo -a volte non capisco se voglio il trono o sento di doverlo volere, ecco.
-oh, Lovi...- lo baciò sulla testa, cullandolo. Il ragazzo sentì le palpebre farsi pesanti -sei così... così puro e dolce. Mi dispiace spezzarti il cuore, ma un mondo così... no, non penso sia possibile.
-lo so benissimo, bastardo.
-ma, se avrai il trono, potrai provare a costruirlo.
Lovino inarcò un sopracciglio, per quanto il sonno glielo permettesse -tramite una dittatura?
-dittatura? No no. Un dittatore è qualcuno non amato dal popolo, ma ti adoreranno tutti, come potrebbero non farlo? Sei così adorabile e buono.
Lovino scosse la testa -no. I dittatori spesso sono adorati... ma dittatori rimangono- trattenne uno sbadiglio.
Antonio sorrise intenerito -ma le persone non li percepiscono come tali- lo baciò sulla fronte -ora non ci pensare, amore mio- lo prese in braccio a mo' di sposa, e Lovino non ebbe la forza di mandarlo a fanculo. Si appoggiò alla sua spalla, chiudendo gli occhi. Dal dondolio leggero, intuì che suo marito lo stava riportando a letto.
Lovino forse avrebbe protestato dicendo che voleva stare ancora in spiaggia, ma ormai era andato, e stava per crollare definitivamente. Mentre lasciava scivolare via la sua coscienza, sperò di fare dei bei sogni.

Feliciano si era aspettato di più, sinceramente. Pensava ci sarebbero state decine di navi enormi, con vele gigantesche finemente decorate, soldati ovunque, armature eleganti...
Invece la nave era una, e neanche tanto grossa, con solo una vela.
"Be'" pensò "in effetti se sono qui di nascosto non avrebbero potuto portare chissà quante navi... però peccato, speravo in un'entrata in scena più figa".
Sospirò -fratellone, possiamo andare?
Lovino, che stava osservando la scena, scosse la testa -aspetta.
Quella mattina, suo fratello lo aveva trascinato via non appena le navi erano state in vista. Dove? Su una piccola collina lì vicino, insieme a tutti i lupi.
-si può sapere che vuoi fare?
Lovino gli rivolse un sorriso furbo -vuoi fare la tua porca figura o no? Sali su un lupo, sbrigati- e, senza aspettarlo, salì sul suo lupo solito, quello più grande e maestoso. Feliciano roteò gli occhi divertito e salì sul lupo più vicino, uno di medie dimensioni. Venezia, ancora troppo piccola per reggere il suo peso, lo raggiunse e gli strusciò il muso contro la mano, alla ricerca di coccole. Ridacchiò e le accarezzò la testolina, facendola scondinzolare.
Intanto, giù in spiaggia, Antonio stava sbrigando i convenevoli. Dopo varie manovre, i suoi alleati erano scesi in spiaggia, e mentre alcuni uomini si occupavano della nave il capotribù si avvicinò ai suoi ospiti con un sorriso.
-benvenuti!- chinò la testa. Quelli lo guardarono, confusi. Trattenne un risolino, e il resto lo sussurrò -dovreste abbassare anche voi la nuca, sarebbe una mancanza di rispetto altrimenti. A me non importa molto di queste tradizioni, ma gli altri ci tengono molto...
Quelli sgranarono gli occhi e obbedirono. Allora il capotribù sollevò il capo e si concesse qualche secondo per osservarli. Uno era un biondo vestito elegantemente, il più basso del gruppo, con la pelle un po' più scura degli altri (ma comunque molto chiara), gli occhi azzurri e una smorfia di fastidio alla vista di come la sabbia stesse imbrattando le sue scarpe. Il secondo era un ragazzino, ma era impressionante. Di qualche centimetro più alto di Antonio, non doveva avere più di sedici anni, eppure sembrava già un guerriero esperto, ed era più muscoloso di parecchi suoi soldati; nonostante fosse il più giovane era anche il più serio, e si guardava intorno un po' curioso e un po' guardingo. Il terzo, infine, era pallido come la neve (anche se Antonio l'aveva vista molto di rado), con i capelli del medesimo colore e gli occhi rossi, e aveva un sorrisetto irriverente sulla bocca. Tuttavia era sull'attenti, con una mano vicino alla spada che portava al fianco.
Sorrise maggiormente -ottimo! Vi do il benvenuto a Essos, spero che la nostra alleanza sarà proficua per tutti.
Il biondo muscoloso annuì -lo speriamo anche noi, e vi ringraziamo per l'ospitalità.
Annuì -è un onore- si girò verso il suo popolo -ora, mio marito dovrebbe essere qui intorno...
Si sentì un ululato così potente da far tremare la terra. Antonio si trattenne dal roteare gli occhi, divertito.
Quattordici metalupi scesero lungo una collina lì vicino, e in meno di dieci secondi furono al loro fianco. Uno spettacolo a dir poco impressionante. Sul lupo più grosso, Lovino rivolse un sorriso freddo ai loro ospiti -ciao.
Venezia e Roma ringhiarono ai tre delegati, ma Lovino schioccò le dita, e quelle tacquero.
-scusatele- guardò il ragazzo più giovane mentre parlava, quello che più somigliava al nonno, con aria tutt'altro che dispiaciuta -percepiscono il sangue del traditore.
Il ragazzo, a onor del vero, non sembrò intimorito. Inarcò un sopracciglio -e il sangue del pazzo non lo percepiscono?
-del pazzo che ha conquistato mezzo mondo? Non dà loro fastidio, tutt'altro- scese dal lupo, elegantemente, atterrando in piedi, e affiancò suo marito, che gli prese delicatamente la mano -scusate il ritardo- e, di nuovo, non sembrava dispiaciuto. Antonio trattenne un sorriso, quel lato del suo compagno non gli dispiaceva per niente. Puntò lo sguardo su Feliciano, anche lui sceso dal suo lupo, che stava osservando anche lui il ragazzo biondo, ma con tutto tranne che astio.
"Se il mio Lovi non fosse impegnato a guardare male quel ragazzo" pensò con ironia "probabilmente starebbe facendo una bella lavata di capo a Feli"
Feliciano che, tanto per la cronaca, stava squadrando da capo a piedi, su e giù, il bel teutonico, con un labbro premuto tra i denti e un sorrisino compiaciuto.
Qui finisce male.
L'albino, tra tutti, sembrava il più divertito. Scoppiò a ridere -che inizio promettente!

Fu un inizio promettente davvero. Dopo un breve pranzo e un rapido giro di presentazioni, cominciarono le trattative.
Lovino, a dirla tutta, non ascoltò quasi niente di tutta quella roba noiosa, impegnato piuttosto ad accarezzare la sua Roma e a intrecciarle il pelo in delle treccine, per poi scioglierle. Feliciano, invece, passò il suo tempo ad osservare Ludwig, affascinato.
Da bambini erano amici, e questo se lo ricordava bene. Amici... forse anche un po' di più. Poi c'era stata la guerra e per anni non si erano rivisti, ma quella nuova versione del teutonico non gli dispiaceva per niente, anzi... si morse il labbro, era diventato davvero bello. Doveva provarci, decisamente.
Quando il sole cominciò a tramontare, si offrì di accompagnare i loro ospiti alla loro tenda. Suo fratello lo incenerì con lo sguardo.
-non ci pensare nea...
-fantastico, grazie Feli!- lo interruppe Antonio, con un ampio sorriso. Lovino incenerì suo marito con lo sguardo, ma prima che potesse dire qualsiasi altra cosa Feliciano uscì, seguito dagli altri tre.
-la tenda del capo è al centro- spiegò -in modo che tutti possano vederlo e che lui possa vedere tutti. Ma, per tradizione, gli incontri con persone al di fuori della tribù si tengono fuori dal villaggio, in una tenda a parte, nel punto dove si è richiesta l'udienza. Nel vostro caso, come avete visto, nella spiaggia, proprio dove siete arrivati.
Ludwig annuì, interessato. Feliciano non guardò gli altri due, non gli interessavano granché.
-la vostra tenda sarà vicino a quella di Antonio, comunque, perché simbolicamente siete sotto la sua ala protettiva o qualcosa del genere.
-e... non poteva accompagnarci lui?- intervenne Gilbert. Feliciano scrollò le spalle.
-conoscendo mio fratello, avranno da discutere di alcune cose- si girò verso di loro e fece l'occhiolino, camminando all'indietro -se sentiste delle urla non vi preoccupate, o è mio fratello che fa l'isterico o stanno facendo sesso. Di solito le due cose si accompagnano- si girò, dando loro le spalle. Guardò di sbieco Ludwig, curioso -vi infastidisce la questione del loro matrimonio?
Sentì la risata di Gilbert alle proprie spalle -sinceramente? Buon per loro! Non dev'essere male avere qualcuno di così bello al proprio fianco, no?
L'altro biondo, Francis, scrollò le spalle -non sono un fan dei matrimoni in generale, quindi la cosa non mi tocca più di tanto- sembrò perdersi nei propri pensieri, con espressione abbattuta. Feliciano si girò verso Ludwig, curioso -e voi? Che ne pensate?- si morse il labbro, voleva una risposta. Il biondo sembrò a disagio, alzò le spalle.
-perché dovrebbe infastidirmi? Sono affari loro quello che fanno a letto.
Feliciano sorrise, con una risatina -be', a molti sembra importare fin troppo. Non tanto qui, ma a casa dicevano che fosse una cosa orribile, anche se non capisco perché. Lovino è così contento.
Ludwig scrollò nuovamente le spalle, leggermente rosso -non ho mai capito perché tutto questo accanimento... non mi pare che si chieda a due sposi che combina nel letto nuziale.
Feliciano aumentò il sorriso. Non poteva sperare di meglio. Rise -esattamente!- si fermò e indicò la tenda davanti a sé -questa è la tenda di Antonio e di mio fratello- ne indicò una lì affianco, un po' più bassa -questa è la vostra.
-tu dove dormi?- intervenne Gilbert, che proprio non ce la faceva a dare del voi a quel ragazzino, non quando lo aveva visto alto meno di un metro, a girare per un palazzo così enorme sulle sue gambette grassocce, con la sua cucciola di cane al fianco. Almeno... Gilbert aveva pensato fosse una cagnolina. Scrutando la lupa che camminava al loro fianco, si rese conto di quanto fosse stato stupido.
Feliciano indicò una piccola tenda davanti alla loro -lì.
-i lupi dove dormono?- si interessò Ludwig -devono essere costosi da mantenere.
Feliciano scosse la testa, ridacchiando -sono creature libere. Qui hanno tutto lo spazio che vogliono per cacciare, si procurano da sé il cibo. Alcuni dormono con me, altri preferiscono dormire nell'erba. Al richiamo di mio fratello però rispondono sempre- spettinò la testolina della sua Venezia, che gli mostrò i denti. Ludwig inizialmente si allarmò, poi si rese conto che era il suo modo di sorridere -tranne Venezia. Lei risponde a me, ma all'occorrenza anche a Lovi- sorrise a Ludwig -volete accarezzarla? Da piccolo adoravate i cani, o sbaglio?
Il ragazzo sembrò spaventato. Scosse la testa -uhm, sì... cioé sì, mi piacciono i cani, ma i vostri animali... uhm...- deglutì -temo di non stare loro molto simpatico.
Francis afferrò l'amico per un braccio e fece cenno di entrare nella loro tenda. Un po' riluttante, Gilbert obbedì.
Feliciano si intenerì e scosse la testa -ma no, figuratevi. La mia Venezia è dolcissima, vi assicuro che non vi morderebbe mai, a meno che non sia provocata, s'intende- gli prese la mano, con un sorriso dolce -quindi? Vi va? Posso tenervi la mano se vi fa stare più tranquillo.
La pelle di Ludwig era fredda, notò. Al solo pensiero di sentire quelle dita rincorrersi lungo la sua schiena, scendendo lentamente, Feliciano ebbe un brivido, il quale si fiondò giù dalla sua colonna vertebrale, scaldandogli il ventre. Quando lo vide annuire, con le guance adorabilmente rosse, portò le loro mani sul pelo della lupacchiotta, che ubbidiente si fece accarezzare. Gli sorrise -visto? Non c'è da aver paura- le fece qualche grattino sotto al mento -i lupi sembrano tanto spaventosi, ma in realtà sono buonissimi. Mi ricordano un po' mio fratello, a essere onesti.
Ludwig grugnì -lui invece mi odia proprio.
Feliciano ridacchiò -mi sa proprio di sì- fece scorrere il palmo sul pelo della cucciola, fino ad appoggiarlo sul dorso della mano dell'altro. Intrecciò dita con le sue, scrutandolo -anche voi sembrate spaventoso, sapete? Però credo che, come Venezia, sotto sotto siate molto dolce- gli si avvicinò, stringendogli la mano. Aveva un profumo buonissimo... -o mi sbaglio?
Ludwig arrossì maggiormente, e distolse lo sguardo -io, uhm...- allontanò la mano -credo di... dover andare.
Feliciano cercò di non mostrarsi troppo deluso. Poi si disse che ne aveva tutto il diritto. Sforzò un sorriso e fece un passo indietro -certo. Immagino siate stanco per il viaggio- Ludwig annuì -certo. Mi congedo- però una vittoria voleva prendersela. Annullò la distanza tra loro, si mise in punta di piedi e gli stampò un bacio sulla guancia, e il resto della frase fu poco più di un sussurro -ci vediamo a cena...
E se ne andò, beandosi del suo viso rosso.

-se quel bastardo crucco traditore faccia da cazzo non si stacca da mio fratello lo faccio sbranare dai cani- sibilò Lovino a cena, fissando con odio uno dei loro alleati dall'altra parte del tavolo. Antonio ridacchiò e lo strinse a sé.
-penso che sia tuo fratello a stargli appiccicato, mio sole e stelle.
-dettagli. Lui non lo sta allontanando. Io lo uccido.
-su, amore, stanno facendo amicizia.
Lovino lo incenerì con lo sguardo, ma almeno aveva smesso di guardare male il teutonico -amicizia? Amicizia?! Quello vuole violentare il mio fratellino!
Antonio si sporse a guardare i due -no, sono abbastanza sicuro che sia il contrario.
Lovino gli diede un pugno sulla spalla -coglione.
-io li trovo carini.
-tu sei un idiota.
Meglio distrarlo prima di rischiare un incidente diplomatico, pensò Antonio. Fece scivolare una mano dietro alla nuca di suo marito e se lo tirò contro per baciarlo a bocca aperta.
Lovino protestò a mezza voce, ma dopo qualche secondo si lasciò andare, alzando gli occhi al cielo.
-sei il capo qui- gli disse allontanandolo da sé -non possiamo appartarci come due adolescenti.
Antonio abbozzò un sorriso -chi ha parlato di appartarci?
-non scoperemo davanti a tutti.
-non ho mai parlato di fare l'amore, amore.
-se mi ficchi la lingua in gola così o volevi assaggiare i miei polmoni o hai in mente altro, non pensare che non lo sappia- lo baciò a stampo, con una mano sulla sua coscia -o ancora volevi distrarmi dal bastardo violentatore di fratelli minori.
Antonio gli sorrise -amo la tua intelligenza.
-seh, perché a te manca- si allontanò da lui e tornò a guardare male il... -dove cazzo sono finiti?!

Feliciano non aveva aspettato altro che una distrazione. Non appena Lovino aveva distolto lo sguardo, aveva afferrato Ludwig per mano e gli aveva chiesto di parlare in privato, trascinandolo lontano, verso la sua tenda, senza neanche aspettare una risposta.
Venezia li seguì, scodinzolando.
-di cosa mi volevate parlare?
Feliciano si sedette sul suo letto, accarezzando la sua lupetta -possiamo darci del tu?
Ludwig sembrò a disagio -certo, come preferit... come preferisci.
Feliciano sospirò e gli strinse la mano -volevo fare chiarezza su alcune... cose.
-dimmi.
-ecco... ti... ti ricordi quando eravamo bambini? Durante la guerra?
Un bacio. C'era stato un bacio dolce come una nuvola, delicato come un fiore, il primo per entrambi, tanti anni addietro. Feliciano non aveva mai smesso di pensarci. Per quanto ne dicesse, quello che c'era stato tra loro gli era rimasto nel cuore come un coltello di ghiaccio nel petto, e ora che ce l'aveva davanti, ora che l'aveva rivisto dopo tanti anni quando si era rassegnato a non rivederlo più, voleva capire se quel bacio avesse significato qualcosa anche per lui, voleva sapere se il suo cuore era spezzato o se invece la sua attesa aveva un senso.
Gli strinse la mano e lo invitò a sedersi al suo fianco -io non ho dimenticato niente. E mi chiedevo se anche tu...
E fu un istante. Le guance di Ludwig si scaldarono e Feliciano capì, in un istante, che c'era speranza. Le labbra di Ludwig si tesero, si scontrarono, si ritirarono per poi tornare un poco più rosse e ancora più invitanti e poi si schiusero per farne uscire un sospiro che fece traboccare il cuore di Feliciano di gioia -sì. Sì, ricordo anch'io. Per quanto ci abbia provato, non sono riuscito a dimenticare neanche un istante.
Feliciano gli si avvicinò leggermente -avresti voluto dimenticarmi- gli sussurrò -per andare avanti? O perché sono la progenie del pazzo? O perché consideri immorale ciò che senti?
-perché mi sentivo in colpa- replicò. Feliciano sentì una mano sul fianco e si impose di non tremare -e perché mi distrai. Non riesco a lavorare per bene se penso a te e a quanto sei...- si interruppe.
Feliciano gli sorrise -non si vive per lavorare. Le distrazioni fanno bene- allacciò le braccia intorno al suo collo e se lo avvicinò, era a un soffio dalle sue labbra, si sentì prendere fuoco -considero un onore essere rimasto nei tuoi pensieri così a lungo.
Avrebbe voluto dire tante cose. Avrebbe voluto chiedergli tante cose, farsi raccontare per filo e per segno come fosse cambiata casa sua, casa loro, chiedergli se ci fossero state altre persone e come avesse cercato di dimenticarlo, per poi raccontargli tante, tantissime cose, e confrontare i modi in cui avevano provato a dimenticarsi a vicenda e come avessero fallito. Avrebbe voluto dire qualche frase a effetto, ma non ebbe il tempo. Perché, sulla "e" di "tempo" quel filo che li aveva attirati l'uno all'altro fin da bambini li spinse l'uno verso l'altro e finalmente si baciarono, sentendo le rispettive guance bruciare e lo stomaco esplodere.
Partì come quello che si erano dati da bambini. Iniziò così  e per pochi secondi lo rimase, un semplice bacio a stampo, puro e casto. Poi Feliciano schiuse le labbra e da lì la situazione cambiò drasticamente. Fatto sta che in trenta secondi si ritrovarono completamente addosso all'altro, con le labbra che, malinconiche dopo non essersi sentite per anni, si incontrarono e si scontrarono incessantemente. Feliciano era seduto sulle sue gambe, con le mani tra i capelli biondi dell'altro e le sue mani sulle proprie cosce e forse sarebbero dovuti tornare dagli altri prima che suo fratello facesse una scenata, ma poi Ludwig gli morse il labbro e tutto perse di significato.
L'unico motivo per cui si allontanarono era perché qualcuno passò affianco alla tenda e Ludwig si staccò, forse per paura di venire beccati. Feliciano cercò di non mostrarsi troppo irritato, in fondo erano nella tenda, chi avrebbe dovuto vederli?, ma poi si rese conto che non era qualcuno, ma l'intero villaggio che se ne stava tornando nelle proprie tende. Sgranò gli occhi.
-oh, dev'essere finita la cena- scese dalle sue gambe e lo scrutò, cercando di intuire i suoi pensieri. Ludwig sembrava qualcuno sull'orlo del panico -uhm... tutto a posto?
-sì- si alzò in piedi -sì, è tutto perfetto- espirò profodamente -credo di... di dover andare. Mio fratello sarà preoccupato e non voglio che il tuo...- lasciò in sospeso il resto della frase. Scosse ma testa -devo andare. Scusa, vorrei...- di nuovo in sospeso -vado. Sì, tolgo il disturbo.
Feliciano si posò le dita sulle labbra, che ancora formicolavano per il bacio. Si alzò in piedi e lo trattenne per la giacca, mettendosi in punta di piedi per baciarlo nuovamente, con più calma.
-stanotte- gli sussurrò, accarezzandogli la guancia leggermente velata di barba -se vuoi puoi venire qui, mentre tutti dormono- Ludwig lo baciò, interrompendolo a metà.
-se non è un problema...
Feliciano sorrise, intenerito -se te l'ho chiesto non è un problema- lo baciò ancora, poi si allontanò -allora a dopo.
-a... a dopo- e uscì, un po' barcollante, dalla tenda.
Feliciano si buttò sul letto, nascondendo il viso nel cuscino. Dondolò le gambe in aria, contento. Aveva ancora il sapore di Ludwig in bocca. Chiuse gli occhi, non vedeva l'ora che arrivasse quella notte.
Quel momento di pace adolescenziale fu interrotta dall'arrivo di una furia.
-tu ora mi dici che cazzo avete fatto tu e il crucco- Feliciano si sentì tirare su da suo fratello, furioso. Antonio, alle spalle di suo marito, abbozzò un sorriso di scuse.
-l'ho trattenuto il più possibile.
-io e te facciamo i conti dopo. Ora fuori dai coglioni, c'è bisogno di una riunione tra fratelli.
Antonio rise e gli stampò un bacio sulla tempia prima di andarsene -vado dagli ospiti, se mi cerchi sono con loro, querido.
-sì sì, sticazzi- quando fu uscito, Lovino si sedette accanto al fratello e gli strinse la mano -lo sai che se t'ha messo le mani addosso basta dirlo e lo rispedisco a Westeros a calci in culo, vero?
-ci siamo baciati!- lo abbracciò di slancio, contentissimo. Lovino sbuffò.
-tu eri consenziente?
-sì! È stato bellissimo!
-ma che palle, ora non ho più la scusa per picchiarlo.
Feliciano rise -non picchiare il mio uomo- su quel punto era serio. Lovino alzò gli occhi al cielo.
-come ti pare. Dai, racconta, si vede che non vedi l'ora.
Feliciano si lasciò sfuggire una risatina e si mise a raccontare, entusiasta -l'ho portato qui perché volevo chiedergli se si ricordasse di quanto eravamo bambini e...
-ancora quel bacio?- Lovino sospirò, irritato -ci sei stato da cani. Gli conviene ricordarselo.
-sì che se lo ricordava! E... e abbiamo parlato per un po' ed eravamo vicini, vicinissimi, e poi mi ha baciato ed è stato stupendo!
-sembri una ragazzina- commentò Lovino -ma a stampo o...
Feliciano si morse il labbro inferiore -all'inizio...- ammise -poi... ecco...
-ah, ecco perché sei così contento. Basta che non gli dai il culo subito.
-perché no?
Lovino lo incenerì con lo sguardo -perché l'hai appena conosciuto.
-veramente no. E poi tu e Antonio...
-io e Antonio siamo sposati. È diverso.
-sì, perché io Ludwig lo conosco da anni.
Lovino sbuffò -eravate bambini. La gente cambia in tanti anni.
-se anche facessi l'amore con lui, a te che te ne frega scusa?
-sei mio fratello, certo che mi frega. Puoi fare quel che vuoi, ti sto solo dicendo di stare attento a non darti al primo che passa solo perché hai gli ormoni a mille. Non mi va di vederti con il cuore spezzato.
-ma lo amo.
Lovino alzò gli occhi al cielo -hai quattordici anni ed è la tua prima esperienza. Non andare troppo di corsa, mh?
-anche Antonio è la tua prima esperienza, ma non mi pare che tu ti stia contenendo.
Lo sguardo di Lovino si fece gelido -io e Antonio siamo sposati, e se l'ho sposato è anche per te, perché voglio farti tornare a casa.
-scusa tanto se non voglio andare con uno sconosciuto per una guerra del cazzo ma voglio vivere la prima volta con una persona che amo!
Lovino sembrò fare un concreto sforzo per non dargli un pugno. Si alzò, lasciandogli la mano -è per questo che ti sto dicendo di avere pazienza e non darti al primo che passa.
Feliciano sentì la rabbia svanire. Ebbe voglia di darsi un pugno da solo -fratellone...
-vado nella mia tenda. Se mi cerchi sono lì- e uscì, senza dargli tempo di scusarsi. Feliciano sospirò.
-sono un coglione- e dirlo ad alta voce lo fece sentire un po' meglio.

   
 
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