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Autore: cioco_93    21/05/2021    1 recensioni
L'amore arriva quando meno te l'aspetti, anche quando la persona che scegli era l'ultima che avresti mai pensato di amare, ed era quello che era successo a Damon ed Elena. Due ragazzi, un amore che sapeva di eterno e poi una chiamata, che ha messo la parola fine a tutto, senza un reale motivo. Dieci anni dopo Elena scoprirà che non è facile dimenticare chi ti ha spezzato il cuore e che l’odio è pur sempre un sentimento, che può facilmente tornare a esser ciò che ti fa sentire viva. In una FF ispirata all'universo di Suits, tra cause legali e passione, una nuova storia Delena.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2. Timing review

6 ottobre 2008, casa Salvatore, Mystic Falls

Se c’era una cosa che Elena odiava profondamente era la fisica. Non la capiva, non la comprendeva, e questo la portava a non riuscirla nemmeno a memorizzare, tanto da prendere D al primo compito di quel trimestre.
Era stata una vera e propria stangata e aveva velocemente capito di aver bisogno di una mano.
Non poteva rovinarsi la media solo per quella stupida materia.
Per questo quel pomeriggio aveva represso il suo orgoglio e si trovava davanti alla porta della stanza di Damon.
Era un rapporto strano il loro. Non si odiavano, ma non erano nemmeno amici, nonostante fossero praticamente cresciuti insieme a causa della stretta amicizia delle loro famiglie. Forse era il fatto che lui aveva due anni in più, che frequentava gente diversa, oppure era il semplicemente che per anni non avevano fatto che punzecchiarsi a vicende senza reale motivo e a loro andava bene così, ma il pensare di chiedergli aiuto era davvero una condizione disperata.
Nonostante però l’iniziale esitazione alla fine Elena bussò a quella porta e finalmente fece capolino nella stanza.
- Hej ragazzina – la salutò Damon confuso dalla presenza della mora.
- La smetterai primo o poi di chiamarmi così.? – replicò la ragazza nell’immediato con toni scocciati iniziando a vagare per la camera. Quel soprannome la faceva sentire così piccola rispetto a lui.
- Ne riparleremo quando avrai quanto meno superato i 18 – rispose divertito il ragazzo – piuttosto, cosa ti porta da me.? – le domandò poi curioso. Era davvero strano vederla gironzolare nel suo piccolo covo.
- Potrei aver bisogno di un favore e puoi facilmente intuire quanto per me si tratti di una cosa seria e importante se sono arrivata a chiedere aiuto a te. A quanto pare sei uno delle poche persone che conosco esperto in materia – spiegò Elena sedendosi su quell’enorme lettone dove il moro era ancora bellamente sdraiato con una qualche lettura in mano.
- Si Elena, sono disposto a darti qualche nozione principale sul sesso in modo che tu sia pronta per la tua prima volta con Donovan – la prese in giro lui senza pensarci neanche un secondo.
- Certo che sono idiota ad aver sperato che per una volta potessi fare il serio. E comunque Matt e io non stiamo insieme – rispose rabbuiata lei alzandosi velocemente, intenta ovviamente ad uscire da quella camera.
- Eddai che scherzavo – la richiamò lui scendendo con una velocità incredibile dal letto e fermandola per un polso – Ti darò ripetizioni di fisica – aggiunse poi addolcendo i toni e lasciando la ragazza decisamente basita.
- Come facevi a saperlo.? – domandò Elena curiosa.
- Andiamo, forse non saremo migliori amici ma ti ascolto quando parli, anche quando ti sfoghi in cucina con mio fratello e ti dimentichi che io sia nella vostra stessa stanza  - le spiegò semplicemente lui.
- Bhè…Grazie…- rispose spaesata lei non sapendo bene cosa dire. Non pensava che Damon “la vedesse”.
- Facciamo mercoledì dopo scuola. Così non salti nessun allenamento delle cheerleader e avrai il week end libero – le disse semplicemente lui spiazzandola di nuovo. Era incredibile come sapesse anche i suoi appuntamenti della settimana.
- Sarò qui alle 16 – affermò a quel punto sorridente la mora – ma sappi che dovrai avere pazienza, non la capisco proprio la fisica – aggiunse poi imbarazzata.
- Hai più cervello tu di molte persone del mio anno. La capirai, hai solo bisogno dell’insegnate giusto – concluse Damon con il suo solito ghigno, e dopo l’accenno di un ennesimo sorriso a modi ringraziamento, finalmente Elena uscì dalla stanza.

Presente

- Elena tutto bene.? Sembra che tu abbia visto un fantasma – mi chiese Lexi notando il mio stato di totale shock.
- Credo che sia la descrizione più azzeccata – riuscì a sbiascicare, senza mai distogliere però lo sguardo da quelle due pozze di cielo, che anche dopo 10 anni avevano ancora la capacità di perforarmi l’anima.
Mi ci volle qualche buon secondo prima di ritornare in me, e capire soprattutto che dovevo immediatamente andarmene da lì, dato che Damon aveva deciso di venire nella nostra direzione.
Che coraggio.
- Grazie Lexi per il tour e le info… direi che però adesso ho bisogno del bagno – affermai frettolosa rivolgendomi con il sorriso più ansiogeno che mi potesse riuscire alla ragazza, e senza che potessi ricevere una replica scappai, letteralmente, nel bagno delle donne.
Non poteva essere vero. NON POTEVA ESSERE VERO.
Dieci anni di completo nulla. Non un messaggio, una chiamata o che ne so, una lettera. Niente di niente…Non si era neanche degnato di venire al funerale. Sapevo unicamente che fosse vivo, o in caso contrario Stefan mi avrebbe comunque avvisato. Nonostante tutto l’avrebbe fatto, ma non era mai successo, quindi crederlo vivo e vegeto da qualche parte nel mondo era logico, ma non poteva esser lì. Non a New York, non nel mio nuovo studio.
- A che diamine di gioco sta giocando il destino con me.? – mi domandai fissando il mio volto pallido allo specchio, quando intravidi il soggetto del mio dilemma dal riflesso.
- È il bagno delle donne, direi che qui non ci puoi stare – affermai più aspra che mai.
- Bhe sei tu che sei scappata qui – commentò semplicemente lui con un’alzata di spalle, come se mi stesse facendo una delle sue solite battute, come se ci fossimo parlati 5 minuti prima, ma decisamente quella non era la realtà.
- Ti prego Damon, vattene – lo supplicai sull’orlo di una crisi isterica.
- Per adesso – rispose serio lui, per poi girarsi, uscire e lasciarmi di nuovo sola a ricompormi da quello che si era appena rivelato il peggior primo giorno di lavoro della storia.

La mattina miracolosamente continuò senza altri incontri del terzo tipo.
Come previsto, prima di pranzo arrivarono gli scatoloni che mi ero fatta spedire dal mio studio di Philadelphia, e tra una chiamata di un cliente e l’altro per cose fortunatamente sbrigative, per le 15 in punto riuscì a sistemare il mio nuovo ufficio tra documenti e oggetti personali.
Ero ancora decisamente scossa, ma non potevo permettermi che il mio lavoro fosse influenzato da Damon Salvatore, anche se le domande erano tante.
Quando aveva scelto legge.? Dove aveva studiato.? Come ci era finito a Londra.? Ma soprattutto: perché il fato mi odiava così tanto da farci ritrovare nello stesso identico studio.? Gli ultimi anni erano stati tutto tranne che facili, e non intendo solo per gli studi. Emotivamente avevo subito più traumi di quanti avessi mai immaginato di sopravvivere, ma ero ancora in piedi, ma anche questo non me lo meritavo.
- Elena disturbo.? – domandò d’un tratto Hayley entrando nella mia stanza, destandomi dai miei pensieri.
- Assolutamente no, stavo solo sistemando dei file sul computer – risposi tornando sul pianeta terra.
- Non sono solita dirlo, ma vai a casa. Oggi è pur sempre stato il tuo primo giorno, e domani ho bisogno di te al massimo della concentrazione. Meeting alle 10.00 in sala grande – m’informò cordiale.
- Perfetto, a domani allora – ribattei tranquillamente, e appena si allontanò dal mio ufficio, chiusi immediatamente il mio computer.
Dovevo assolutamente tornare a casa, chiamare le ragazze e attuare un piano di sopravvivenza a quell’assurda situazione.
Non appena fui in ascensore presi il telefono e scrissi sulla nostra chat di gruppo: “Non m’importa se avete piani per stasera. CANCELLATELI. Ho decisamente bisogno di voi appena staccate dal lavoro”.
Ovviamente le risposte preoccupate delle mie amiche non tardarono ad arrivare, confermandomi la loro presenza e chiedendomi cosa diamine fosse successo, ma non risposi immediatamente, prima dovevo fare una chiamata.
- Ti prego non mi odiare – rispose immediatamente la persona dall’altra parte del telefono.
- Cosa vuol dire non mi odiare.? Tu lo sapevi.?? – domandi incredula tre toni sopra le righe.
- Non proprio, giuro – cercò di giustificarsi il mio interlocutore – è venuto a casa per Natale, cose che non succedeva da anni, e ci ha informati che era diventato socio Junior di un’importante studio legale a Manhattan e che quindi ci saremmo visti più spesso ora che tornava a vivere negli States. Ho scoperto che fosse il tuo stesso studio solo due giorni fa, per caso, e non ho avuto il coraggio di dirtelo prima che iniziassi. Lo sai benissimo che la Saltzman Mashall è un’opportunità di lavoro incredibile, non volevo che ci rinunciassi per lui – mi spiegò a seguire.
- Stefan… io non so cosa dire. Forse hai ragione, avrei rischiato di tirarmi indietro su un’opportunità unica, però trovarmelo davanti così… è stato veramente orribile – sospirai pesantemente. Il mio migliore amico non aveva colpe, lo sapevo bene, ma quella mattinata era stata davvero devastante, e sfogarmi su di lui mi sembrava la cosa più logica inizialmente.
- Vi siete parlati.? – chiese preoccupato.
- No… o più che altro, lui mi ha inseguita e ha provato a rivolgermi parola, ma l’ho pregato di andarsene. Non ero pronta, e non credo che lo sarò per tempo – replicai sconsolata.

All’alba delle 19.00, Caroline e Bonnie erano entrambe sedute sul mio divano con un bicchiere di vino in mano ad ascoltare la mia assurda giornata ed assimilare la notizia che avrei lavorato nello stesso studio di Damon. Erano sconvolte, ed ammetto che erano anni che non sentivo Caroline insultare qualcuno così tanto senza prendere fiato per più di 15 minuti di fila. Per la precisione erano passati 10 anni da quando non vedo una scena del genere, ma incredibilmente il soggetto era sempre lo stesso.
- Bhè ma tu che intenzioni hai.? Non lascerai il lavoro vero.?? – domandò d’un tratto la bionda fermando i suoi insulti.
- Certo che no. Amo il mio lavoro, e finalmente ho l’occasione di esser stata scelta per uno dei migliori studi sulla faccia della terra, col cavolo che ci rinuncio per quello stronzo… però sarà dura vederlo tutti i giorni in ufficio – affermai sconsolata, rivolta verso la ragazza, quando notai che Bonnie non aveva ancora spiaccicato mezzo commento, cosa che destò parecchio la mia attenzione. Sapevo che anche la mia amica era rimasta ferita da Damon, era il suo migliore amico, ma c’era qualcosa che non ci stava dicendo. Me lo sentivo.
- Bonnie tutto bene.? – domandai a quel punto preoccupata.
- Io sapevo che fosse in città – ammise spiazzando me e Caroline a tale affermazione.
- Parli con lui e non ci hai mai detto niente.?? – ribatté immediatamente la bionda alzando la voce.
- Certo che no, sapevo solo che stesse venendo qui a New York, ma per carità divina, stiamo parlando di una delle più grandi metropoli del mondo, non pensavo di incrociarlo per strada, figuriamoci che lavorasse per lo studio di Elena – specificò subito la mora.
- Spiegati meglio allora – la spronai sospetta. C’era dell’altro, ne ero certa.
- Avete presente Richard Stevens.? – domandò la donna cercando il nostro assenso.
- Il tuo superiore che ti tratta come se fossi sua figlia, perché la sua abita in Europa e tu glie la ricordi tanto.? – sottolineò la bionda.
- Esattamente lui. A fine novembre mi disse che era emozionato perché sua figlia stava tornando da Londra per venire ad abitare a New York, perché il ragazzo di lei aveva ottenuto un importante lavoro qui in città – iniziò a raccontare la mia amica ed era facile intendere quale fosse il finale della storia – avevo visto tante volte le foto della ragazza, ma quel giorno mi mostrò lo scatto di lei e il ragazzo mentre tenevano il cartellone “stiamo tornando a casa” e fu impossibile non riconoscerlo – concluse abbassando lo sguardo dispiaciuta.
- Era Damon… - sussurrai sentendo una stilettata al cuore. Non che non me lo potessi aspettare. La nostra storia era finita dieci anni prima, e anche io avevo frequentato diversi ragazzi negli anni, ma questo non voleva dire che non mi facesse soffrire. Negli anni avevo imparato a evitare di pensare a Damon, ma le poche volte che lo facevo cercavo di pensarlo misero e infelice, come punizione del male che mi aveva fatto.
- Non è tutto però Elena – richiamò la mia attenzione Bonnie con toni preoccupati.
- Cosa ci può esser di più.? – replicai con toni oramai isterici.
- Lui le ha chiesto di sposarlo – rispose atona e alla prima stilettata al cuore, se ne aggiunsero altre mille.

La mattina seguente, mentre percorrevo in ascensore il tragitto tra lo 0 e il 45° piano tentai solo ed esclusivamente di controllare la mia respirazione, in modo da poter sembrare la persona più calma e serena del mondo una volta varcate le porte dello studio.
Peccato che era esattamente il contrario di come mi sentissi.
Ero furiosa e ferita, anche se in verità non ne avevo nemmeno il diritto. Avevo passato gli ultimi dieci anni a trasformare tutto il mio immenso amore per Damon in odio, e ci ero riuscita, quindi perché diamine la notizia che fosse vicino alle nozze mi aveva così sconvolto.?
- Buongiorno splendore, ti senti meglio oggi.?? – mi accolse sorridente Lexi non appena mi intravide fuori dall’ascensore.
- Perché stavo male ieri.?? – domandai spaesata dalla sua domanda.
- Bhè, durante la nostra chiacchierata a una certa sei impallidita e scappata, per non parlare della tua faccia mentre fuggivi da questo studio ieri pomeriggio. Sembrava volessi dare l’anima da un secondo all’altro – mi spiegò facendomi arrossire. Effettivamente l’aver rivisto Damon mi aveva decisamente sconvolta, ma avevo sperato di averlo mascherato meglio.
- Ieri per l’ansia del primo giorno ho bevuto troppi caffè, si vede che mi hanno fatto un brutto effetto – inventai su due piedi. Lexi mi aveva davvero dato un’ottima impressione, ma non avevo la ben che minima voglia al momento di fare un viaggio nel mio passato e raccontarle di Damon.
- Onesto – replicò la ragazza con una semplice alzata di spalle – comunque la tua riunione inizia tra 15 minuti come ben sai, ma mi sono premurata di lasciarti i fascicoli del caso che tratterete sulla tua scrivania, così saprai a cosa esser pronta – aggiunse sorridente.
- Se non fossi troppo giovane, direi che hanno preso ispirazione da te per il personaggio di Donna – le risposi ridente a modi ringraziamento e mi diressi verso il mio ufficio iniziando a sfogliare i documenti.
Si trattava di un noto filantropo, Eric Cage, cliente direttamente dello studio, che voleva indurre una  causa a una nota azienda di costruzioni, la Toris Enterprise, di cui però lui stesso era benefattore. Tutto questo era alquanto anomalo.
Posai velocemente le mie cose alla scrivania e senza esitazione mi diressi nella sala riunioni, ma tutto questo si rivelò decisamente un errore.
- Buongiorno – disse una voce che a quanto pare non avevo per niente dimenticato.
Non l’avevo notato entrando, presa dalla lettura della biografia di Cage, ma infondo alla sala, con il suo sorriso smagliante, c’era esattamente l’unica persona che non volevo incrociare: Damon.
Persi come al solito un battito, ma non mi scomposi, e dopo una prima occhiata d’indifferenza, tornai ai miei documenti.
- Come stai.? – domandò a seguire, come se non avesse capito il mio chiaro intendo di ignorarlo.
- Siamo presi dal mutismo selettivo stamane – continuò a parlare cercando di irritarmi – non vorrei dirtelo, ma lavoriamo per lo stesso studio, prima o poi mi dovrai parlare – aggiunse cercando di spronare una conversazione.
- Quel momento non è oggi – replicai severa continuando a evitare il suo sguardo, quando finalmente Rick e Hayley entrarono nella stanza.
- Oh perfetto, siete già qui – affermò la donna sorridente sedendosi con eleganza a capo dell’enorme tavolo che padroneggiava la stanza.
- Buongiorno ragazzi, accomodatevi pure – disse Rick scegliendo la sedia affianco a Hayley.
Entrambi ovviamente eseguimmo la richiesta e ci ritrovammo a sedere esattamente una di fronte all’altro.
- Partiamo dal presupposto che Cage non è solo uno dei nostri migliori clienti, ma anche un amico di questo studio, quindi voglio che il caso che ci ha sottoposto sia trattato con la massima attenzione, precisione, e soprattutto che venga vinto – iniziò a spiegare Alaric con la massima serietà.
- Perché ha deciso di far causa a un’azienda di cui è affigliato.? – chiese immediatamente Damon.
- Eric è un filantropo. Era miliardario ancora prima di nascere, e crescendo e lavorando non ha fatto altro che aumentare il proprio conto in banca, ma si è sempre reso cosciente di esser una persona fortuna – partì a spiegare Hayley – per questo motivo, oltre alla classica beneficienza, da anni aiuta a finanziare aziende in via di sviluppo, soprattutto quando ad amministrarle sono giovani imprenditori – continuò.
- La Toris Enterprise è stata fondata nel 1960, Cage la segue dal 2000, non credo fosse un’azienda in via di sviluppo – feci notare perplessa.
- Vero, ma vuole il caso che l’azienda in questione rischiò la banca rotta a fine anni 90, perché nessuno voleva mettere soldi in nuove tecnologie che riguardavano l’utilizzo dell’energie rinnovabili. Cage credeva nel progetto, per questo motivo decise di supportarli aiutandoli con cospicui fondi, a patto che negli anni avessero mantenuto l’intraprendenza nell’utilizzo di idee innovative – rispose dettagliatamente Rick.
- Cos’è cambiato.? Di quel che so la Toris Enterprise continua con questa politica ed è stata certificata più e più volte per questo – replicò perplesso il moro.
- Eric è una persona di cuore. Finanzia i giovani o chi propone idee creative e ambientaliste senza batter ciglio, ma allo stesso tempo pretende la più totale trasparenza su come vengano sfruttati i suoi soldi e che le aziende che aiuta siano corrette nei confronti dei lavoratori e dei consumatori. Negli ultimi tre anni ha notato delle irregolarità in alcuni versamenti, fatte a persone terze rispetto a chi era registrato alla Toris Enterprise – riprese parola Hayley passandoci dei documenti a Damon e me.
- Sono persone terze, vero, ma si tratta di mogli, figli, madri, ecc di persone che lavorano li – notai stranita.
- Di persone che lavoravano lì. La maggior parte di loro sono morte oppure ferite in maniera irreversibile negli ultimi 3 anni – specificò Alaric.
- Stanno decisamente insabbiando qualcosa – commentò con toni seri e taglienti Damon.
- Eric sarà qui venerdì mattina. Capite di cosa diamine si tratta e raccogliete tutte le prove e testimonianze possibili per poter tirare su un caso – proclamò Hayley.
- Qui rischiamo una Class action – le fece notare il ragazzo.
- E Class action sia. È il vostro primo vero grosso caso per lo studio. Stiamo riponendo in voi la nostra più totale fiducia. Mostrateci che non siamo stati degli idioti ad assumervi – rispose Alaric con toni di sfida alzandosi dalla sedia e uscì dalla sala, seguito immediatamente da Hayley. Fu solo in quel momento che mi giunse alla mente cosa era appena successo.
- Mi sa che dovrai rivedere le tue tempistiche per rivolgermi parola – mi beffeggiò il moro con un sorriso vittorioso.
Damon e io avremmo dovuto lavorare insieme.
Merda.


Buongiorno belle gente.!
Eccomi qui con il secondo capitolo della storia.
Finalmente Damon entra in gioco e con lui ovviamente un bel po' di scompiglio. Vi avviso che il suo personaggio, per quanto cercherò di renderlo ovviamente il più fedele possibile al nostro solito Damon, avrà dei lati più maturi (a volte) e diversi dalla classica testa calda che ben conosciamo, ma stiamo pur sempre parlando di un Damon che è un avvocato, e che la sua "storia d'amore" con Elena l'ha già vissuta dieci anni prima. Nei flash back sarà molto più il Damon che conosciamo, nel presente ovviamente sarà quello che si definisce "una persona nella fase dopo". Dio, non so se mi sono spiegata ahahha
Comunque, ho iniziato a presentarvi anche il personaggio di Stefan, che nella storia è il migliore amico di Elena, ma su di lui ci sarà un focus più avanti.
I flashback seguiranno più o meno un andamento lineare (e dico più o meno perché potrebbero esserci delle eccezioni) nelle quali a ritroso conoscerete il passato dei nostri Delena.
Detto ciò, gli animi inizieranno a scaldarsi ufficialmente dal prossimo capitolo, ore che ufficialmente Elena e Damon non solo lavorano per lo stesso studio, ma lei sarà la sua associata per questo primo grosso caso.
Spero di avervi interessata.
Grazie mille a Ciao_7_ per esser tornata subito a leggermim e commentarmi.
Spero di ricevere vostre recensioni per sapere se la storia vi piace e v'intriga, giuro che io mi sto divertendo un sacco a scriverla.
Un grosso bacio
A.

 
  
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