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Autore: klakkyefp    21/05/2021    0 recensioni
ultimo anno per draco malfoy e sesto per t/n caruso una ragazza esuberante ma anche timida.
dopo la guerra draco sembra veramente cambiato, in tutto e per tutto, tranne per il fascino che però sembra essere carpito solamente da t/n, che innamorata di lui da diversi anni, cercherà di aiutare.
non è una fanfiction come tutte, draco non ama sin da subito la protagonista ma la trova solo come un'amica nuova su cui fare affidamento, si confiderà con lei più di chiunque altro, si sfogherà e crollerà per i suoi errori.
il loro amore, o affetto per una persona speciale come preferisce specificare draco , crescerà di giorno in giorno facendo nascere qualcosa di unico, qualcosa di periodico.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Blaise/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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POV’S DRACO Mi ero per caso perso qualcosa? Come mai quella ragazza aveva appena preso le mie difese? Sapevo anche difendermi da solo ma le sue parole mi rincuorarono. Finalmente avevo trovato oltre al Golden Trio e ai miei migliori amici, qualcuno che mi stimasse un minimo, sorrisi al solo pensiero di quello che era appena accaduto e mentre il professore indicava una ragazza dai capelli blu notte, iniziai a scarabocchiare l’inchiostro su una pergamena di scorta, ultimamente mi rilassava disegnare senza uno scopo specifico, ultimamente ero parecchio stressato e ultimamente passavo molto tempo isolato. ‹Molto bene Riley, a quanto vedo nei precedenti anni sei stata molto presente nella mia nuova materia, spero vivamente che anche per questo periodo ti impegnerai al massimo› la ragazza dai capelli corvini e ondulati sorrise mostrando lo smalto dei denti fin troppo bianco per essere naturale ‹certamente professor Weasley, farò del mio meglio› sbattè le ciglia folte e notai i suoi occhi da cerbiatta castani, pensai fosse carina, molto carina. Finita l’ora di lezione uscii lentamente dall’aula notando il suo fisico, era alta, quasi quanto me e assomigliava a una Veela con il suo fisico proporzionato e il mio cuore sobbalzò. Cercai di distogliere la mia attenzione dal suo viso dolce e rude contemporaneamente e continuai a camminare per i corridoi con passo più spedito. Per quanto le persone intorno a me potessero odiarmi mi ritenevo ancora fortunato, insomma avevo ancora alcuni amici su cui contare e i professori sembravano non avercela con me, la società era l’ultimo dei miei pensieri. Finite le ore mattutine passai l’intero pomeriggio a ripassare e trascrivere i miei appunti riguardo ai Maridi finchè le mani iniziarono a dolermi ‹maledetti Maridi, non potevate rimanere in fondo al lago nero invece di presentarvi a Silente? Così ora mi tocca studiarvi› sbuffai frustrato dopo l’ennesimo paragrafo. Quando finalmente finii notai si fossero fatte le diciotto e un quarto, c’era ancora tempo per scendere e subirmi la solita strillettera umana, presi dalla mia valigia modificata con la magia, un cavalletto e una tela, appoggiai il tutto di fianco a un vaso e mi maledii per la prima volta di esser stato smistato in Serpeverde, i nostri dormitori si trovavano nei sotterranei, ciò voleva dire niente finestre. Al Manor invece non c’era, almeno non più, un angolo dove non si potesse scorgere un filo di luce, preferivo di gran lunga dipingere paesaggi che vasi di fiori mezzi marci, ma non mi lamentai troppo e intinsi il pennello nella tempera. Smisi di pitturare solamente quando sentii vari colpi alla porta della mia nuova stanza solamente per me . Un buon punto che si poteva detrarre sul fatto di essere odiati da tutta la scuola era appunto una camera interamente privata, aveva provveduto personalmente la preside Mc.Gonagall per risolvere la questione e le ero veramente grato. Un'altra scossa alla porta mi fece voltare, e anche se a malincuore, mi alzai ‹finalmente cazzone, ce l’hai fatta!› dovevo immaginarmelo, solo lui poteva avere la briga di venire ad insultarmi in camera mia ‹sempre molto simpatico vero?› lui mi sorpassò entrando in camera e si sdraiò supino sul letto ‹sono solamente onesto› sorrisi sedendomi comodamente sulla poltrona verde acrilico e lo guardai mentre si sfregava le mani sul viso ‹ei che ti prende?› lo vidi sorridere mentre si copriva al meglio il viso ‹mi sono innamorato› ‹Pansy?› ipotizzai anche se avrei potuto scommetterci ‹si nota così tanto?› appoggiai il gomito sul bracciolo della sedia e lo fissai divertito. ‹Oh si, non fai che fissarla tutto il giorno e stuzzicarla anche solo per avere un minimo della sua attenzione› Blaise si alzò a sedere mentre si torturava malamente un labbro tra i denti ‹è bellissima e ha un animo così nobile, ha un sorriso stupendo per non parlare del suo fisico, sai Draco, la vorrei tanto stringere al mio petto e farla mia› lo guardai sorridendo, non capitava molto spesso vederlo così sciolto e onesto sui suoi sentimenti senza il suo solito sprizzo di ironia ‹sei molto dolce Blaise ma questa bellissima dichiarazione non dovresti farla a me, va da lei e dille ciò che provi› ‹lo farò, ma non oggi›. (...) ‹E quindi? Da quanto è che dipingi così bene?› io Pansy e Blaise eravamo appena tornati dalla sala grande camminando per i corridoi con fare svogliato, notai Blaise fissare di sottecchi la Parkinson e ripensai a quello che mi aveva rivelato quella stessa sera, era innamorato di lei da tanto tempo ma non aveva il coraggio di farsi avanti “stupidi innamorati”. ‹Oi Draco mi senti? Ti ho appena chiesto da quanto disegni› mi girai nella direzione di Pansy, non aveva mai visto una mia rappresentazione ma durante l’intera cena Blaise non aveva fatto altro che lusingare me e le mie fantastiche mani ‹non da tanto, ho iniziato quando Harry mi ha fatto tornare al Manor quest’estate› ripensai alla mia casa che di conseguenza mi rammentò mia madre Narcissa, da sola in quell’enorme maniero e triste per la scomparsa di mio padre Lucius. Strinsi i pugni al ricordo della sua fuga appena eravamo stati rilasciati dal ministero, aveva abbandonato volontariamente la mamma dopo tutto il macello che era accaduto alla nostra famiglia solo per colpa sua e non si era nemmeno degnato minimamente di chiederle scusa per tutto il dolore recatale, un formicolio improvviso ai palmi delle mani si diffuse e senza pensare ai miei amici mi avviai con passo spedito verso i sotterranei, la sala comune ed infine la mia stanza. Presi la bacchetta dalla mia toga e la puntai al soffitto, un attimo dopo era apparso davanti al mio viso un sacco da Kickboxing, uno sport babbano che mi aveva sempre affascinato, e un paio di guantoni della mia misura, mi tolsi immediatamente la camicia e le scarpe rimanendo con i miei pantaloni neri. Iniziai a colpire leggermente il sacco sbuffando ogni tanto per riprendere fiato “Sei inutile, non riuscirai mai a soddisfare le richieste del Signore Oscuro” Pugno “Perché te ci sei riuscito vero padre?” Un altro pugno “Come osi rivolgerti così a me, sono tuo padre cazzo” Il viso mi bruciava al solo pensiero della sua mano sulla mia guancia dopo lo schiaffo, così continuai a dare pugni con fare più perseverante “Non sono il tuo fottuto burattino okay? Lasciami in pace” Continuai a tempestare il sacco di colpi, uno dietro l’altro, il fiatone aumentava sempre di più ma io non riuscivo a smettere, ero troppo arrabbiato per calmarmi “Se non farai quello che ti ha detto morirà anche tua madre e tu non lo vuoi vero?” “Stai bleffando” “Ti piacerebbe, mi ha convocato quest’oggi il Lord e me lo ha riferito personalmente” Mi aveva risposto con un atteggiamento sottile e presuntuoso, quasi incivile e questo mi diede la carica di aumentare nuovamente la velocità dei miei colpi “Non te ne frega niente di lei vero? L’hai sposata solo per imposizione” “Lo sai benissimo che io non ho mai amato nessuno…” Si girò per andarsene, solo all’ultimo ruotando leggermente il capo e rivolgendomi un leggero sguardo mi disse le ultime parole, quelle peggiori che avrei voluto sentire da lui “…Nemmeno a te” Diedi un ultimo pugno e disperato mi accasciai al suolo trascinandomi debolmente contro la parete più vicina, bloccai le ginocchia al petto che iniziò a tremare scosso dal mio pianto. Come aveva trovato la forza di abbandonarci dopo tutto quello che avevamo fatto per lui? Come mai non voleva bene alla sua famiglia? Mi alzai con le gambe doloranti e mi stesi sul letto ancora scosso da perseveranti tremolii su tutto il corpo, sfinito mi addormentai.
   
 
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