Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Moby9090    23/05/2021    1 recensioni
Confusa dai mille pensieri, si mise finalmente a letto, dove, riosservando le sue gambe nude, pensò a come sarebbero state senza quell’infinità di lividi.
‘Dormi Mikasa’
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SOPRAVVIVERE

 

 

- “Visto che non mi rispondi, lo farò io per te. Tu credi che, togliendo quel babbeo ogni volta dalle braccia della morte, un giorno, quando forse tutto questo sarà finito, vi sposerete, avrete dei figli e farete l’amore ogni notte come qualsiasi uomo e donna su questa terra…” –

Mikasa strinse i denti, diventando paonazza per quelle parole così indelicate.

 – “Ma il tuo “uomo” non è uno qualsiasi, lui è un fottuto gigante, che tra l’altro ha pochi anni di vita davanti a sé, e sempre che non si faccia uccidere prima.” – Levi fece un giro attorno a lei, poi continuò: - “Tuttavia, se le cose andassero per il verso giusto, sei sicura che ti vedrebbe come una donna? E non come la sua sorellina protettiva, che cerca continuamente di salvarlo da qualsiasi pericolo? Dovresti cominciare a pensare un po’ più a te stessa, per una buona volta! Al Corpo di Ricerca, al giuramento fatto! Ai tuoi doveri…” – disse il Capitano poggiandole una mano forte sulla spalla.  – “Tu sei una delle guerriere più forti che io conosca, Ackerman! Non dimenticarlo mai.” -.

Mikasa non seppe cosa fu, ma ebbe l’esigenza di abbracciarlo. Agli occhi dei più, quello sarebbe apparso un gesto sconveniente, ma in quel momento, aveva la necessità di stringere qualcuno. Al diavolo la sua fredda maschera, al diavolo i ruoli. Ormai, aveva già toccato il fondo con l’ultimo pianto, e l’unico ad averla vista, era stato proprio lui, il suo Capitano.

E Levi, l'aveva lasciata fare, l’aveva accolta e sorretta. Incredulo, ma fermo e dritto. Gli occhi sbarrati per l’inaspettato contatto, il respiro pesante. Non sapeva dove poggiare le mani, ma la sentiva addosso, tremante e piangente, sicuro che sarebbero state le ultime lacrime di quella maledetta giornata. E poi, l’aveva avvertito, il suo morbido seno poggiarsi leggero sul suo petto. Non avrebbe dovuto, si disse, fare quel pensiero. Eppure, perché non si muoveva? Da quando era diventato così accondiscendente a tali debolezze? Forse un abbraccio ristoratore serviva anche a lui?

Dopo qualche secondo, Mikasa si staccò, asciugando le guance bagnate dalle sue lacrime. Si allontanò, ancora incredula per quel contatto, riprese la sua giacca e uscì da quell’ufficio, quasi come se stesse scappando da un nemico pericoloso.

Levi rimase impalato a fissare la porta che si chiudeva: sentiva che qualcosa di sbagliato stava nascendo dentro di lui, ma cosa?

 

***

Mikasa raggiunse di corsa il dormitorio femminile, aveva le guance totalmente arrossate ed il respiro corto. Il Capitano Levi le aveva fatto un complimento? Doveva odiarlo? Doveva andarne fiera? Non le importava. Era felice, nervosa, elettrica, euforica. Avrebbe potuto spaccare il mondo da un momento all’altro se solo avesse voluto.

Entrò nella sua camera e si gettò sul letto, sorrise, rise di gioia. Si tirò su, e poi si rimise giù. Si sentiva come una bambina che aveva appena ricevuto il suo regalo di compleanno.

‘Eren, grazie. Capitano Levi, grazie’

 

***

Nei giorni seguenti, il Corpo di Ricerca aveva già cominciato a pianificare le operazioni che sarebbero state eseguite a Marley. Certo, questa volta non ci sarebbe stato il Capitano Erwin Smith a guidarli nel loro cammino, ma di sicuro Hanjie Zoe non si sarebbe rivelata da meno.

I componenti del 104° avevano accolto la notizia con una strana calma: dopo diversi anni di vita militare, erano abituati a ricevere sorprese o improvvisi cambi di programma durante le loro missioni. Poi, se il mittente di tali novità era un certo Jeager, le cose si facevano serie, e l’unica scelta era quella di adempiere ai propri doveri.

Le nuove reclute invece, erano in fibrillazione. Non solo avrebbero combattuto al di fuori delle mura, ma l’avrebbero fatto addirittura in un nuovo stato. Così diverso dal loro, ancora così sconosciuto e sinistro. Inoltre, gli era stato comunicato che era consentito uccidere altri esseri umani in caso di pericolo. Eh già, i nemici non erano più giganti puri o anomali, ma dei comunissimi esseri umani come loro.

***

Il tramonto si era fatto spazio in una di quelle tante giornate in attesa della folle lotta che avrebbe innescato il loro compagno di avventure militari. Era bello il cielo fiammante e carico di vita, con quelle sfumature di rosso, arancione e giallo.  

Un tempo le aveva osservate con i compagni della sua vecchia squadra speciale, ma adesso si ritrovava lì, solo, e con qualche anno in più, ad osservare un altro giorno che volgeva al termine. Quanti altri tramonti avrebbe scrutato con i suoi occhi, quante altre sfumature avrebbe carpito e poi, una volta calata la notte, quante altre stelle avrebbe contato?

Levi ricordò che quando era piccolo e viveva nella città sotterranea, aveva desiderato ardentemente di poter osservare il cielo, le nuvole, e tutto ciò che lo avrebbe sovrastato una volta salito in superficie. Viveva ardentemente per scoprire come fosse il mondo lì sopra e anche un po’ per vendicare sua madre.

Le aveva voluto bene, anche perché era riuscita a mettere al mondo un figlio senza l’aiuto di nessuno, facendolo sopravvivere come meglio poteva. Durante gli anni della sua adolescenza e prima giovinezza aveva fatto diverse cose: aveva lottato, aveva rubato, aveva seminato il panico alle sue spalle… Aveva condotto insomma uno stile di vita totalmente opposto a quello che svolgeva adesso, in un corpo militare ufficiale, con delle grandi responsabilità addosso e anche con una fama del tutto rispettabile.

Kenny aveva certamente plasmato in lui la figura del combattente, ma qualcun altro aveva tolto quello stesso dalla melma in cui si ritrovava sepolto. Aveva capito che forse qualcosa di buono c'era in quell’essere ribelle, che forse i suoi occhi blu notte sempre vacui e tristi un giorno avrebbero potuto ardere, e anche per nobili motivi. Erwin era stata la sua ancora di salvezza, e mai avrebbe smesso di ringraziarlo.

Ma il destino aveva continuato a scegliere per lui la strada della disperazione. Si era salvato, si era evoluto, era cresciuto, ma in fondo, chi nasce quadrato non può morire tondo. Di tutti i destini che il fato aveva scelto, gli era capitato proprio quello del capitano del Corpo di Ricerca. Un misto di speranza e sofferenza, due elementi che correvano veloci, ma su due strade parallele, ovviamente.

Decise di scendere dal tetto del castello del Corpo di Ricerca per rientrare dentro e raggiungere la sua stanza. Si era fatto tardi. Salì le scale che lo avrebbero portato al suo piccolo abitacolo e voltò il corridoio alla sua destra. Si sorprese quando trovò la sua collega Hanjie ad aspettarlo dinanzi alla sua camera: la donna aveva in mano una bottiglia e due bicchierini.

La osservò stranito. Non era la prima volta che si presentava alla sua porta per bere insieme, ma dalla morte di Erwin non era mai più successo. Di solito erano loro tre che smezzavano qualche bicchierino durante la notte, magari facendo qualche confessione, architettando qualche piano o sparlando di qualcuno in particolare.

Sarebbe stato lo stesso in due?

-“Che diavolo vuoi quattrocchi di merda?”- sbuffò il moro poggiandosi al muro com’era solito fare.

Lei gli sorrise teneramente indicando la sua stanza.

‘Dio, spero solo non abbia cattive intenzioni’

-“Hey Levi, credo sia proprio la sera giusta per una bella sbronza!”- il moro alzò gli occhi al cielo, poi la brunetta continuò: -“So che il nostro grande Capitano ha bisogno di riposare, ma domani è domenica, quindi…”- fece lei speranzosa.

L’uomo non le rispose. Si diresse verso la sua stanza, prese le chiavi, e aprì la porta. L’abitacolo era immacolato, minuziosamente pulito ed ordinato. Mentre toglieva la giacca, le fece segno di accomodarsi su una delle due poltrone al fianco di un tavolino vicino alla finestra. Hanjie vi poggiò la bottiglia e i bicchierini notando che su di esso vi era un piccolo vaso, con all’interno un fiore di colore viola. Immaginò il nanetto mentre raccoglieva quel fiore: era davvero capace di un gesto simile? Si mise le mani alla bocca ridendo di gusto.

-“Dimmi Hanjie, sei già ubriaca? O sei in astinenza da giganti?” – chiese lui prendendola in giro.

La donna scoppiò a ridere di nuovo, mentre si gettava dispettosamente sul letto del capitano.

-“Hey non cominciare a fare la deficiente! Togliti di lì, i tuoi vestiti sono luridi e puzzolenti!” - protestò Levi.

-“Ho fatto la doccia prima di venire qui, e i miei abiti sono lindi e pinti”- lei gli fece una linguaccia, poi balzò giù dal letto. Si voltò verso il tavolino, afferrò la bottiglia e cominciò a versare il liquido alcolico nei bicchieri. Ne porse uno al moro e poi alzò il suo:

-“Comincio col dirti che il qui presente Comandante Hanjie domani indirà una giornata di riposo per il Corpo. Poi, brindo a noi due, ormai una coppia di fatto, almeno lavorativamente parlando. Infine, questo potrebbe essere il nostro ultimo brindisi, per cui, alla nostra salute Levi! Uuh!” – dopo quel mezzo urletto Hanjie buttò giù il contenuto del suo bicchiere, mentre il collega rimase interdetto per qualche secondo.

Decise infine di accompagnarla, in quanto non voleva dover assistere ad ulteriori spettacoli, visto che la vedeva più rincoglionita del solito. Si mise una mano alla testa. Che matta!

Dopo che ebbero terminato quel breve cicchetto, la donna si mise a sedere su una sedia. Levi aveva l’impressione che avrebbe cominciato un lungo monologo, probabilmente si sarebbe addormentata e avrebbe dovuto prima svegliarla e poi prenderla a calci in culo per rispedirla in camera sua. Che donna pesante. Invece, a dispetto di quanto aveva immaginata, fu molto concisa:

-“Dimmi tre cose che vorresti fare se dovessi sopravvivere, Levi”- chiese Hanjie, assumendo uno sguardo indagatore.

-“Non saprei, non ho troppe pretese…”- rispose lui, accomodandosi sull’altra sedia.

-“Allora penserò io a queste tre cose! E tu penserai a tre cose che dovrei fare io!”- fece lei sorridendogli.

L’uomo incrociò le braccia al petto. Nemmeno Eren in fase preadolescenziale avrebbe mai proposto una sciocchezza simile. Poi, la incitò a parlare.

Hanjie sistemò gli occhiali, schiarì la voce e accavallò le gambe.

‘Questa serata sta davvero degenerando’ pensò lui.

Levi osservò quasi schifato tutti i suoi movimenti, era certo che qualcosa di imbarazzante sarebbe uscito da quella fottuta bocca.

-“La prima cosa che dovresti fare, secondo il mio parere personale, è trovarti una fidanzata”- fece lei ambigua.

-“Sto per cacciarti”- sbottò Levi.

-“Secondo, farti una benedetta scopata! Scaricheresti la tensione accumulata in tutti questi anni” - il moro la fulminò con gli occhi, ma le permise di continuare.

-“Terzo, dovresti diventare padre e formare una famiglia.”-

Famiglia? Partner? Scopata? Levi si ammutolì per qualche minuto. Dopo un po’ sospirò rumorosamente.

-“Hey Hanjie, se sopravviverai, auguro lo stesso a te. Te lo meriti.”-

La brunetta si zittì, tornando seria. Nessuno dei due seppe dire altro. Si erano augurati di sopravvivere, quindi, in altre parole, avevano ammesso di volersi bene a vicenda.

Mentre osservava Hanjie uscire meccanicamente dalla sua stanza, forse ancora un po’ scossa da quello scambio inaspettato, ripensò a quelle tre parole che la collega gli aveva rivolto.

Gli tornarono alla mente delle immagini: una giovane donna addormentata su di una poltrona, una guerriera indomabile e infine, delle lacrime salate che scorrevano rumorosamente.

‘Mikasa’

 

NDA

Buonasera a tutti! Dopo un bel mesetto di assenza, mi è tornata l’ispirazione (ops). Spero vivamente che il capitolo vi piaccia. È successo ancora troppo poco, ma spero che queste righe vi abbiano incuriosito. Un primo contatto, delle belle parole e alcuni momenti di riflessione. Per qualsiasi cosa, non esitate a contattarmi. Aspetto le vostre recensioni. Grazie anche a chi legge solamente.

Un bacio, Moby9090

  
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