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Autore: SkyDream    24/05/2021    3 recensioni
[Raccolta][Ship!KageHina]
- Fa seguito alla storia "La presunta verità", ma può essere letta anche da sola.
.
Tobio ha accettato Lilà, la bambina brasiliana adottata da Shoyo, e decide di accoglierli entrambi nella propria vita e nella propria abitazione a Roma.
Ben presto, sia Tobio che Shoyo, si accorgeranno di come essere genitori non sia affatto semplice, ma anche di come venga ad entrambi spontaneo - in modi diversi - dimostrare il loro amore per quella bimba tutta ricci.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ A Million Dreams ~
Chapter 4
[KageHina][+ Lilà]


Il cielo di Roma è pieno di stelle piccolissime, ruotano in mezzo alla notte e accompagnano la luna e i suoi raggi che penetrano nelle stanze delle case mezze addormentate.
Una bambina, però, non dorme affatto. Si mette seduta sul suo letto e alza gli occhi verso quelle lucine brillanti.
Un sacco di volte ha immaginato di potersele mettere tra i capelli per poter brillare come le principesse dei suoi libri.
Sa che non potrà farlo, ma vuole comunque tentare di diventare davvero una principessa.
Poggia i piedi sul pavimento e scappa verso la porta, tira giù la maniglia e sgattaiola per il corridoio facendo attenzione a non inciampare sui suoi stessi giocattoli.
Arriva davanti la porta dei suoi due papà e tentenna. Non vuole svegliarli, ma ha davvero bisogno di loro.
Saltella su un piede, poi sull’altro. Shoshan le ha passato questa brutta abitudine e ora, ogni volta che è nervosa, sembra che debba fare pipì.
«Shoyo! Smettila di tirarmi calci!».
«Fatti un po’ più in là che a momenti cado dal letto!».
«Come fai ad essere così piccolo e occupare così tanto spazio?!».
Gli occhi di Lilà si illuminano di speranza, decide così di bussare sapendo di non disturbarli.
Dall’altro lato della porta si sentono delle frasi confuse che la invitano ad entrare: Shoyo e Tobio sono sdraiati a pancia in giù, tra i due cuscini giace un tablet malandato su cui si intravede il secondo tempo di una partita di pallavolo di chissà quale Paese sconosciuto ai più.
«Lilà, va tutto bene?» Shoyo è il primo a preoccuparsi, scatta seduto e poi abbassa un sopracciglio con aria pensierosa.
Lilà annuisce e mostra loro il libro che tiene tra le mani. Si arrampica sul letto e si accovaccia tra i suoi due papà, ha la faccia scura di chi sta per fare una dichiarazione un po’ scomoda.
«Shoshan, Toosan, domani devo andare all’asilo.» Annuncia con tono solenne, alza gli occhi per assicurarsi di avere tutta la loro attenzione.
«Certo che domani devi andare all’asilo, è lunedì.» Tobio lascia stare la partita e imita il suo ragazzo mettendosi seduto a sua volta. Lilà punta su di lui i suoi occhi magnetici verde smeraldo.
«Domani ci sarà la foto di classe con tutti i miei compagnetti e io voglio sedermi accanto Giorgio!» Ecco la pugnalata.
Tobio si piega in due come se gli avessero dato un pugno nello stomaco. Shoyo si strozza con la sua stessa saliva e si sforza di non imitare una foca con le convulsioni.
Il suo stomaco è decisamente una foca con le convulsioni.
«Lilà, amore mio, perché vuoi sederti accanto Giorgio? E’ un tuo compagnetto di giochi?» Shoyo tenta di salvare capra e cavoli, ovvero se stesso e il suo ragazzo ancora tramortito al suo fianco.
«No, Shoshan, voglio una foto con lui perché presto diventerà il mio fidanzato!».
Tobio smette ufficialmente di respirare, sente una mano di Shoyo sulla schiena.
Probabilmente si sta assicurando che sia ancora vivo.
«Non credo di aver capito bene, amore mio».
«Shoshan! Tu e Toosan mi dite sempre che si può amare chiunque purchè anche l’altro ci voglia bene. Giorgio gioca sempre con me e a volte mi da un po’ della sua merenda e io voglio fidanzarmi con lui, così tutti sapranno che ci vogliamo bene proprio come voi due!».
Tobio si riprende, alza la schiena e vede lo sguardo deciso di Lilà.
Se non fosse che non vi è alcun legame di sangue, non avrebbe dubbi e giurerebbe che quella sia davvero la figlia di Shoyo.
Il broncio corrucciato, le sopracciglia unite e gli occhi saettanti prima su un papà, poi sull’altro.
Persino i capelli riccissimi e indomabili sembrano gonfiarsi per poterle dare una parvenza di leonessa.
Shoyo glieli scompiglia con una mano e la carezza, le lascia un bacio sulla fronte e sorride nel constatare che quei ricciolini profumano ancora di shampoo all’albicocca.
Gli tornano in mente tutti gli istanti in cui temeva di non riuscire a garantirle una vita vera, in cui temeva di non poter avere più Tobio al suo fianco e di aver perso tutto.
Lilà invece e lì, di fronte a lui, con gli occhi identici a quelli di sua madre e mille sogni tra le mani.
«E’ okay, allora, se anche lui ti vuole bene potrai sederti accanto a lui.» Shoyo guarda Tobio e sorride, sente la mano dell’altro raggiungere la sua e stringerla.
Sono riusciti, senza neanche saperlo, ad insegnarle la cosa più importante.
L’amore senza vincoli né etichette.
«Ma io non sono venuta qui per chiederti di potermi sedere con lui, lo avrei fatto lo stesso, Shoshan!».
Una folata gelida si fa spazio dentro la camera e congela i due papà in un’espressione tra lo sconvolto e il colpo apoplettico.
«C-cosa?!».
Lilà ignora la domanda del suo papà e apre il libro di principesse che ha portato dalla sua cameretta, cerca con meticolosità una pagina in particolare e poi la indica con un ditino.
«Ecco! Domani voglio essere bella come una principessa e vorrei i capelli così!» Lilà si scioglie in un sorriso caldo e meraviglioso che – a sua volta – fa sciogliere anche i due papà che si riprendono dallo shock iniziale.
Questo prima di vedere l’immagine indicata dalla bambina.
La principessa che li saluta da quel foglio di carta ha dei bellissimi capelli lunghi e lisci raccolti in due trecce sulle spalle.
Cala il silenzio.
Stavolta è Tobio a prendere in mano le redini della situazione.
«Lilà, tu hai i capelli molto più belli di quelli della princ-».
La bambina torna a mettere il broncio.
«Toosan! Tu mi chiami bushu-chan*!».
«Ma perché i tuoi capelli sono carini come un cespuglio!» Tobio non è mai stato bravo nelle discussioni, men che meno in quelle con i marmocchi.
Peggio di peggio con una marmocchia in particolare.
«Toosan vuole dirti che per noi sei già una principessa e non hai bisogno di somigliare a lei.» Shoyo indica la ragazza sorridente che continua a fissarlo dal libro con sguardo colmo di pena nei suoi confronti.
«Nella foto dell’anno scorso non si vedeva la faccia di Chiara per colpa dei miei capelli troppo alti». La bambina solleva una mano per imitare i capelli gonfi che esplodo dalla testa.
Shoyo e Tobio si guardano arresi, fissano prima il libro e poi la loro bambina.
Annuiscono e con un solo sguardo decidono chi dei due debba alzarsi a preparare un caffè.
«E sia, non ti garantiamo però di riuscirci! Faremo il possibile, okay? Ora fila a dormire che domani mattina dobbiamo svegliarci presto se vuoi fare la principessa!».
Lilà si illumina e salta sul letto per poi fiondarsi tra i suoi due papà e riempirli di baci.
Shoyo ride e la tempesta di baci sulle guance piene dei suoi sorrisi, Tobio le carezza la schiena nel primordiale gesto d’affetto che le ha riservato ormai sei anni prima.
 
Shoyo socchiude la porta della cameretta e si assicura che la figlioletta si sia davvero messa a letto.
Si avvia in cucina e trova Tobio seduto sull’isola del piano cottura con una tazza fumante in mano e le gambe incrociate. Ha gli occhi fissi sullo schermo del tablet e sembra guardare con interesse qualcosa.
«A quanto sta la partita?» Shoyo si avvicina e allunga una mano per prendere il suo caffè, lancia un’occhiata fuggitiva allo schermo.
Si ferma.
Non vi sono pallavolisti né palloni volteggianti, una signora dai capelli riccissimi tiene una spazzola in mano e mostra ad un pubblico invisibile come stirare i capelli per poterli intrecciare.
Tobio sembra non aver neanche notato la sua presenza tanto è coinvolto dalla spiegazione.
Shoyo gli regala un bacio sulla guancia prima di sedersi al suo fianco e poggiare la testa sulla spalla solida del suo ragazzo.
«Ci ha proprio fregati.» Commenta mentre prende appunti mentali su come inumidire i singoli ricci.
«Mi avete fregato entrambi, idiota. Io sono quello che ci ha rimesso di più, ricordalo.» Parole e tono si accordano ben poco – come spesso succede a Tobio quando parla con lui – e lasciano trasparire un amore e una dolcezza senza confini.
«Assumiti le tue colpe, Toosan».
 
Sette giorni dopo.
Tobio è seduto sulla panchina della sua palestra, i giocatori della sua squadra corrono avanti e indietro per cominciare il riscaldamento prima di una partita.
Uno di loro si ferma, stringe gli occhi come a metterlo meglio a fuoco.
«Mister, tutto a posto?» chiede con un accento particolarmente pesante.
Tobio solleva gli occhi, non si è accorto del sorriso che gli ha illuminato il volto.
Annuisce e si affretta a fiondare il telefono dentro il borsone come se lo avessero beccato a rubare.
Si dimentica di bloccarlo, però, così dallo schermo è ancora visibile il messaggio che gli ha mandato Shoyo solo qualche minuto prima.
E’ la foto di una foto stampata, vi è parte della classe di Lilà seduta composta sulle sedioline dell’asilo. Tutti sorridono alla telecamera tranne una bambina dalle trecce gonfie e un po’ goffe che è impegnata a stringere in un abbraccio stritolante un bimbo dalle guance rosse d’imbarazzo. Lei ride con così tanta gioia da aver chiuso gli occhi senza sapere di essere davvero la più bella di tutti.
 
Tobio è riuscito a nascondere le sue emozioni, ma si è dimenticato di quella piccola lacrima incastrata tra le ciglia.
 

*Bushu-chan: Cespuglietto
   
 
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