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Autore: Bugs    25/05/2021    1 recensioni
«Sei libera. Libera di andare e fare ciò che ritieni giusto, ma non puoi costringermi a seguirti»
Selene lo guardò, poi con un filo di voce disse: «Io non posso lasciarti»
«Tu mi hai già lasciato»
«Ma sono tornata da te, questo non conta niente?»
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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CAPITOLO VENTRITREESIMO
La presidentessa del Club di Legilimanzia
Hogwarts, Maggio 1991
 
Tutto quello che Ted riusciva a pensare è che doveva correre, correre come non aveva mai corso in vita sua. La folla di studenti che si disperdevano dalla Sala Grande dopo la cena gli impediva di andare veloce quanto avrebbe voluto. Ted non riusciva a pensare, aveva la testa annebbiata dal panico. Si fece strada a forza tra la marea di Corvonero e Grifondoro che risalivano il castello verso le loro Sale Comuni.
-Sta’ attento!- Gli urlò dietro una ragazza contro cui Ted era andato a sbattere.
Lui, però, non la sentiva. Correva e correva cercando di non lasciarsi travolgere dalla folla di studenti. Giunse alla Sala d’Ingresso e imboccò il corridoio per la Sala Grande. I tavoli erano semivuoti e c’era un chiacchiericcio soffuso che si disperdeva nella stanza. Ted individuò al tavolo dei Serpeverde Sam McFletcher che inghiottiva grosse cucchiate di mousse al lampone mentre Leo Flint e Sylvester Moober si sbellicavano dalle risate accanto a lui.
-Avete visto Selene…?- Domandò Ted affaticato, aveva la faccia paonazza per lo sforzo.
Moober scoccò un’occhiata divertita a McFletcher, ma prima che potesse aggiungere qualcosa si intromise Leo Flint: -Bennett…- Disse, asciugandosi le lacrime dal troppo ridere -…la conosci la barzelletta sul Babbano e il Genio della Lampada?-
-Facciamo che me la racconti un’altra volta, ok? Dov’è Selene?-
-Ha cenato presto- Rispose McFletcher sputacchiando mousse per ogni dove -Sarà in Sala Comune-
Ted riprese la corsa, ma questa volta fu meno difficile perché i corridoi si stavano svuotando. Sentiva il volto andare a fuoco e il cuore battere all’impazzata. Arrivò di fronte alla Sala Comune di Serpeverde, dove una manciata di studenti stavano facendo la fila per rientrare. Afferrò la camicia di un ragazzino e gli strattonò la spalla -Chiamami Selene Selwyn, ora-.
Il ragazzino lo guardò tra lo scioccato e lo spaventato, poi entrò oltre la porta nascosta nella parete. Ted attese impaziente nel bel mezzo dei Sotterranei per quelle che gli sembrarono ore interminabili. Cosa le avrebbe detto? Calliope Nott cosa aveva visto? Aveva già spifferato tutto a Selene?  a Ted faceva male il petto, ma non sapeva se era per la corsa o per il panico.
La Sala Comune di Serpeverde si aprì e comparve Selene. Non indossava la divisa, ma un abito nero e una mantella di cotone rosso. Aveva il viso duro, durissimo, come scolpito nella pietra. La mascella era serrata e gli occhi lampeggiavano. Lo sguardo di Ted guizzò verso la sua mano destra: Selene impugnava la bacchetta come una mazza.
Per una frazione di secondo, Ted pensò che gliel’avrebbe sbattuta in testa. Così fece un movimento involontario: s’infilò la mano in tasca per afferrare il manico della propria di bacchetta. Il gesto non sfuggì a Selene e le sue pupille si dilatarono malevoli.
-Sul serio, Bennett?- Disse, glaciale -Sul serio?- I suoi freddi occhi neri erano fissi ed immobili su Ted, il disprezzo scolpito sul volto -Mi sembra evidente che hai frainteso il mio consiglio, quando ti ho detto di andare in Guferia-
-Lascia che ti spieghi…- Disse Ted con affanno. Si vergognò del suo tono implorante.
-Callie ha visto te e Roth che vi baciavate in Guferia, è vero?- Domandò Selene, mentre i suoi occhi si stringevano con astio.
Ted percepì il petto e le guance surriscaldarsi, prendere fuoco -Sì, ma…-
-Taci- Selene continuò ad osservarlo attraverso gli occhi socchiusi. Stringeva la bacchetta febbricitante.
Il caldo e pungente senso di vergogna si propagò dal torace e dalla faccia di Ted fino alle estremità del suo corpo. Selene non aveva alzato la voce, ma Ted avrebbe preferito sentirla urlare. La sua espressione ostile e ferita era peggio di qualsiasi altra reazione.
-Selene, abbassa la bacchetta- Disse Ted con una certa disperazione -Per favore-
-Non sta a te dettare le condizioni. Togli tu la mano dalla bacchetta, cosa hai intenzione di fare?- Un sorriso ironico le sfigurò la faccia -Vorresti colpirmi?-
Ted era mortificato -Certo che no- Rispose in fretta. Si sfilò la bacchetta dalla tasca e, molto lentamente, la posò sul pavimento. Fissò Selene direttamente negli occhi, chiedendosi cosa avrebbe fatto ora. Lo avrebbe affatturato? Lo avrebbe picchiato a mani nude o…peggio? Il cuore di Ted batteva molto forte. Un silenzio opprimente cadde in mezzo a loro due: era il silenzio più imbarazzante che Ted avesse mai provato. Si sentiva rimpicciolito, come se si fosse ristretto da quando Selene era uscita dalla Sala Comune di Serpeverde. Quando Ted non fu più in grado di sopportare quel silenzio, disse: -Non è come credi… io e Daisy…-
-Da quanto va avanti questa storia?- Lo interruppe lei bruscamente.
-Non c’è niente- Rispose Ted in modo coinciso. La voce gli uscì molto più risoluta di quanto potesse sperare -Niente- Ribadì -Quello che è successo oggi è stato un incidente-
-Sei inciampato sulla sua faccia, immagino- Osservò Selene con rabbia.
-È stato un errore, ti do la mia parola, devi credermi- La guardò negli occhi, sperando di poterle comunicare qualcosa che a parole non riusciva ad esprimere.
Selene ricambiò il suo sguardo per un attimo e poi sprezzante disse: -Legilimens!-
Selene lo aveva colpito prima ancora che Ted si fosse accorto che avesse sollevato la bacchetta. I Sotterranei ondeggiarono di fronte agli occhi di Ted e poi scomparvero. Numerose immagini stavano correndo attraverso la sua mente, così vivide da schermare ogni altra cosa intorno.
… Ted aveva undici anni e Domitilla si stava presentando a lui in uno degli scompartimenti dell’Espresso per Hogwarts, Ted era eccitato e le stringeva la mano cercando di mostrarsi più grande di quanto in realtà non fosse… era al tavolo dei Grifondoro mentre una bambina dai capelli biondi e il viso a cuore si sedeva tremante sotto il Cappello Parlante. Ted, senza sapere perché, si scopriva a desiderare che anche lei fosse smistata a Grifondoro… Lex quattordicenne lo stava prendendo in giro insinuando che avesse una cotta per Daisy Roth… Ted e Daisy erano nel corridoio del secondo piano, dopo la lezione del sesto anno di Incantesimi. Ted le stava chiedendo di andare insieme ad Hogsmeade, lei aveva detto sì… era il giorno di San Valentino e si tenevano la mano in uno dei tavoli di Madama Piediburro… stavano stesi sul pavimento del Bagno dei Prefetti, c’era caldo, caldissimo, e le bolle volavano ovunque. Daisy era in reggiseno e gli accarezzava il collo, il petto, l’addome, le sue dita scendevano giù, sempre più giù…
No, disse una voce dentro la testa di Ted, mentre il ricordo di Daisy nuda sotto di lui si avvicinava, non stai guardando questo, non lo stai guardando, ti prego non guardarlo.
…Ted stava impalato con una lumaca in mano mentre Daisy lo fissava sorridendo, lui sentiva la vergogna risalire viscida lungo la spina dorsale… Ted e Domitilla erano sulla Torre di Astronomia: -Potresti invitare Daisy alla tua festa di compleanno?- … la gonna color panna di Daisy sfarfallava in mezzo alla Stanza delle Necessità, il suono della sua risata era quello dei campanellini natalizi. Daisy buttava la testa all’indietro, mostrava il suo collo bianco, Ted avrebbe voluto baciarlo. Gli serviva una scusa per parlarci…Ted guardava Daisy nella penombra del castello -Non posso controllare il mio fascino- Le diceva... -Avresti dovuto- Sussurrava Daisy… e poi le sue labbra invasero il ricordo. Erano piene, piccole, umide. Ted non lo aveva fatto di proposito, ma per un attimo, un attimo rapidissimo, le aveva desiderate… Daisy lo stava baciando.
Selene, basta.
Ted sentì un dolore acuto alle ginocchia e ai palmi delle mani. Ora vedeva di nuovo i Sotterranei e si accorse di essere caduto sul pavimento di pietra. Guardò in alto, verso Selene: lei aveva abbassato la bacchetta.
-Selene, mi dispiace veramente. È stato solo un bacio, se potessi tornare indietro io…-
-Non hai niente di cui dispiacerti- Mormorò Selene.
Ted era ancora in ginocchio e un’ondata di inatteso sollievo lo invase.
-La colpa è mia- Continuò Selene -Sono io che ti ho permesso di ferirmi, di tradirmi. È evidente che ho sbagliato a fidarmi di te-
-Selene, no…- Disse Ted alzandosi dal pavimento e avvicinandosi a lei -Ascoltami, non è come credi…-
-Sei patetico- Replicò Selene rabbiosa, alzò di nuovo la punta della bacchetta -Non provare a toccarmi, o ad avvicinarti o anche solo a guardare nella mia direzione. Mi hai capita? Non ci si può fidare della gente come te- La sua bacchetta scattò in un gesto fulmineo e un raggio di luce giallo colpì Ted. La lingua gli si arricciò in bocca fino ad arrivargli in gola. Ted si portò le mani alle labbra assalito da un conato di vomito, ma la lingua si era già distesa nuovamente.
-Se provi a dire qualcosa sull’aquila- Lo avvertì Selene -Ti ritroverai soffocato dalla tua stessa lingua-  
Ted aveva la bocca secca, come se il suo corpo avesse smesso di produrre saliva -Non lo direi mai a nessuno- Riuscì a dire.
Selene rise forte, ironicamente -Non lo diresti mai a nessuno, certo. Immagino anche che non baceresti mai un’altra, vero?- La sua voce stava tremando nello sforzo di tenerla controllata. Selene respirò profondamente e parve calmarsi un pochino -Devo ringraziarti, Bennett- Aggiunse -Grazie, per avermi dimostrato quanto mi sbagliavo. Dunque, alla fine avevano ragione i miei amici e la mia famiglia: i Mezzibabbani sono solo feccia-
-Selene, no…- Ted si avvicinò.
-Un altro passo, Bennett- Sibilò Selene, con la bacchetta puntata contro il torace di Ted. I suoi occhi lo sfidavano a disubbidire -Un altro passo e ti amputo i genitali con un Incantesimo Tagliuzzante-
Si guardarono l’un l’altra e a Ted sembrò di essere tornato indietro nel tempo. O forse no, perché neanche quando Ted, l’anno prima, le aveva cucito le labbra dopo l’esame di Materializzazione, Selene lo aveva guardato con un odio così meschino.
-Sei uno schifoso Mezzobabbano infetto- Gli disse velenosa -Mi ripugni- Poi sparì oltre la porta della Sala Comune di Serpeverde.
Ted risalì il castello con l’aria di uno che aveva appena preso un Bolide in piena faccia. Quando varcò la porta della Sala Comune di Grifondoro, il chiacchiericcio degli studenti cessò all’istante. Sedute sul divano difronte al camino spento, Domitilla e Theresa lo guardavano rammaricate.
Una rabbia violenta lo invase -Sapete già tutto, immagino- Disse Ted.
Domitilla fece per scendere dal divano e raggiungerlo, ma lui stava già salendo le scale verso il dormitorio maschile. Trovò Elliot disteso sul letto, intento a leggere Mitiche Magie per Stregoni Stravaganti. Quando si accorse di Ted, abbassò il libro sotto il naso.
-Non mi va di parlarne- Mormorò Ted e crollò sul proprio letto. Si sentiva sfinito, svuotato. La sensazione era simile a quando aveva creduto di aver perso la sua bacchetta nel Lago Nero, solo peggio. Molto peggio.
-Allora non ne parliamo- Disse Elliot, e riprese la lettura.
La mattina dopo, con riluttanza Ted scese a fare colazione. Ad Hogwarts non si parlava d’altro della sua rottura con Selene e della sua storia segreta con Daisy. Le voci erano gonfiate e lontane dalla verità, ma Ted non si prese la briga di smentirle. Per la prima volta in vita sua, stava detestando Hogwarts con ogni cellula che aveva in corpo.
Quando un gruppetto di Tassorosso passò davanti al tavolo dei Grifondoro sghignazzando, addirittura Ted si ritrovò a contare i giorni che lo separavano dalla fine dei M.A.G.O. e dall’inizio dell’estate.
Dopo essersi versato una tazza di caffè, gettò uno sguardo al tavolo dei Serpeverde, ma Selene non c’era. Calliope Nott stava parlando fitto fitto con Viola Rammers quando gli lanciò un’occhiata carica di ribrezzo che lo fece vergognare a tal punto da sentirsi le orecchie in fiamme. Anche Rammers lo guardò. Il suo volto però non sembrava arrabbiato, piuttosto era compiaciuto e malignamente divertito.
Per tutto quel giorno e i tre giorni a seguire di Selene non si vide neanche l’ombra. Ted non sapeva se essere sollevato o dispiaciuto. Se da una parte era terrorizzato all’idea di come lei potesse guardarlo, dall’altra parte desiderava disperatamente vederla.
Quel venerdì, quando Charlie si unì agli allenamenti di Quidditch dopo Cura delle Creature Magiche, Ted dovette sopprimere il desiderio di domandargli se Selene si fosse presentata alla lezione del professor Kattelburn. Non volendo risultare patetico, si morse la lingua sfogando la sua frustrazione sui Bolidi. Fu un allenamento intenso.
Nella classifica Grifondoro e Corvonero erano quasi in parità e l’ultima partita del campionato avrebbe deciso le sorti del punteggio finale. Da due settimane Charlie aveva intensificato gli incontri da tre giorni a cinque giorni la settimana. Quella sera Ted cercò di godersi l’allenamento il più possibile. Quando si issò in aria sulla scopa chiuse i M.A.G.O. e Selene in un cassetto della sua testa e pensò solo al gioco, ai Bolidi e alla leggera e fresca brezza primaverile.
Il sabato e la domenica furono due giorni di studio intesi insieme a Elliot e Domitilla. Ted passò ogni secondo a sua disposizione in Biblioteca a preparare la Pozione Esplodente, l’ultimo compito di coppia assegnato alla classe da Piton.
Nonostante gli esami fossero imminenti, studiare si stava rivelando per la prima volta molto difficile per Ted. Faticava a rimanere concentrato e la sua testa vagava di continuo ai ricordi che Selene aveva visto. Ogni volta che ci ripensava, Ted provava una pungente nausea.
Quella domenica, rimase sveglio fino a tarda notte a controllare la Pozione Esplodente. Non aveva con sé né la copia di Pozioni Avanzate del Principe Mezzosangue né lo sguardo attento di Selene che lo fissava distillare l’estratto di corno di Ermupent. Durante quella notte solitaria trascorsa sul pavimento del magazzino del terzo piano, Ted si era sentito avvilito come mai in vita sua.
Il mattino seguente, di nuovo Selene non si presentò a colazione.  Ted entrò nell’aula di Difesa col cuore in gola. Si accomodò al suo posto accanto ad Elliot e attese che lei si palesasse. Quando Calliope Nott e Leo Flint oltrepassarono l’uscio dell’aula le viscere di Ted si contrassero. Trattenne il respiro, ma la sedia accanto a quella di Nott rimase vuota per tutte le due ore della lezione. Alla lezione successiva di Incantesimi Ted non sapeva più cosa pensare. Selene avrebbe evitato tutte le lezioni in comune con lui fino al M.A.G.O.? Era meglio lasciarle il suo spazio o affrontarla di petto? Ted non aveva idea di come comportarsi. Lui e Selene avevano discusso decine di volte durante quell’anno, ma mai lei si era comportata così. Mai lo aveva guardato con l’espressione ferita e umiliata che gli aveva rifilato nei Sotterranei. Ted avrebbe voluto tornare indietro nel tempo, avrebbe fatto qualsiasi cosa per tornare al momento in cui Daisy aveva avvicinato la propria faccia alla sua. Allora, avrebbe avuto la freddezza di fare un passo indietro e respingerla.
-Ted, vieni a pranzo?- Gli chiese Elliot mentre si infilavano nel corridoio -Mi ha detto Wasosky che oggi servono insalata russa e pollo arrosto-
-No, non ho molta fame- Rispose Ted meccanicamente -Ci vediamo più tardi-
Sempre più depresso e col senso di colpa che gli stringeva il cuore, Ted decise di trascorrere la pausa pranzo ad ultimare la Pozione Esplodente per Piton. Se davvero aveva distrutto la cose con Selene, il minimo era non farle abbassare la media con l’ultimo loro compito di coppia. La coscienza di Ted non avrebbe retto anche un Accettabile in Pozioni.
Quando entrò in aula, Lilith Drake si rizzò sulla sedia lanciando un’occhiata di perversa allegria a Viola Rammers. Ted ignorò le loro uscite velenose, si trascinò fino al suo banco e si lasciò cadere sullo sgabello. Era sfinito: la notte insonne, i continui pettegolezzi, i M.A.G.O. incombenti, l’ultima partita della stagione contro i Corvonero e poi, ovviamente, Selene.
Arrivò Julian Bol, trasportando il suo calderone e poco dopo anche Sylvester Moober. Ted controllò l’orologio al poso: mancava un minuto all’inizio della lezione e di Selene neanche l’ombra. Entrò Piton e nell’aula cadde il silenzio come se qualcuno avesse sparato un Incantesimo Silencio.
Mentre Piton sistemava un paio di carte alla cattedra, Ted vide con la coda dell’occhio Gil Green varcare la soglia dell’aula. Dietro di lei, Selene la seguiva.
Qualcosa dentro Ted vibrò mentre Selene si avvicinava al loro banco. I suoi capelli neri e lucidi si mossero e un odore pungente di gelsomino si propagò nell’aria. Ted desiderò nascondere la faccia nella curva tra la spalla e il collo di Selene e scomparire nel suo profumo.
-Come va, Selwyn?- Chiese Lilith Drake tutta uno zucchero -Ho saputo che sei stata poco bene in questi giorni-
-Molto meglio, grazie- Rispose lei educatamente. Posò la borsa dei libri accanto alla sedia e ne estrasse una piccola ampolla col tappo di sughero. Ted la osservò scrivere con cura sopra l’etichetta Pozione Esplodente/Selwyn-Bennett e richiudere il calamaio. Per qualche motivo, quel gesto fece incupire Ted ulteriormente.
-Al posto, al posto- Disse con aria svogliata il professor Piton.
Prima del test scritto su una pozione a sorpresa in programma per quel pomeriggio, Selene fu incaricata di raccogliere le pozioni eseguite dalle coppie. Quando fece svolazzare la propria bacchetta per incantare le ampolle dei compagni ignorò del tutto il calderone di Ted. Le fialette di vetro volarono sulle teste degli studenti come libellule colorate.
Quel giorno, il test fu eseguito nel più assoluto silenzio. Per Ted fu una fortuna che Piton avesse scelto proprio la Pozione Singhiozzante come argomento di verifica, perché la settimana precedente durante uno dei suoi ripassi Ted si era concentrato proprio sui suoi usi e ingredienti.
Posò la piuma quando ancora nell’aria si udiva il frusciare dei pennini sulle pergamene. Fingendo di ricontrollare le proprie risposte, Ted lanciò un’occhiata a Selene. La sua mano sinistra era a una manciata di centimetri dalla parte di banco di Ted. Lui avrebbe potuto sfiorarle il mignolo solo spostando il proprio polso di qualche millimetro. Avrebbe voluto vedere Selene in faccia, ma i capelli la nascondevano come fossero una tenda scura. Ted guardò Piton di sottocchio, sperando di non essere stato scoperto a spiare.
Selene terminò il compito, scrisse data e nome in cima al foglio e si alzò di scatto per consegnarlo a Piton. Il suo volto comparve. Una dolcezza prepotente invase Ted. Per un istante tutto (pavimento, soffitto, banchi, calderoni…) assunse la fluttuante e luminosa consistenza di un sogno. Ted sentii l’impulso di afferrarla per il polso e trascinarla via, lontano, costringerla a perdonarlo, torcerle il braccio dietro la schiena, baciarla contro il muro ed entrare in lei.
Selene afferrò la borsa e uscì dall’aula. Con il cuore in gola, Ted raccolse di fretta le proprie cose e le corse dietro, quasi lanciando il proprio compito sulla cattedra di Piton. Una volta nel corridoio dei Sotterranei, però, di Selene non c’era più traccia.
Ted si avvicinò alla parete che conduceva all’ingresso della Sala Comune di Serpeverde. Sollevò la mano. Non c’era alcuna ragione logica, ma Ted sapeva, ne era certo, che Selene era oltre quella parete di roccia, a meno di venti centimetri da lui, in attesa.
Ted era sul punto di bussare, quando una pungente vergogna lo assalì, quasi soffocandolo. Abbandonò il braccio lungo il fianco, fece due passi indietro, e sparì svoltando l’angolo.
  
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