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Autore: Memel    25/05/2021    17 recensioni
Ci sono storie che non possono essere cambiate, o aggiustate.
Non importa il numero di cancellature e riscritture, per quanto possiamo impegnarci il finale non cambia.
In questi casi la cosa migliore da fare è abbandonarle, accettare la sconfitta e ricominciare.
Ci sarà sempre una nuova pagina bianca ad attenderci, l’inizio di un nuovo capitolo, di una nuova storia.
~
Tratto dal prologo:
Fu soprattutto Bokuto ad attirare completamente la sua attenzione: imprimeva in ogni azione tutta la potenza che il suo corpo gli permetteva, e la sua passione traboccava da ogni sguardo ed esclamazione durante il gioco.
Sembrava davvero la persona più felice del mondo, intento a fare ciò che più amava e per cui era portato.
Era davvero al posto giusto, nel momento giusto.

[Characters Study / IC / OCxCanon + SideBokuAka]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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G I U G N O

水無月

 

 tracks n°9-10-11  
chapter pic

Nori 1 ; 2 ; 3

 

L’estate stava finalmente arrivando anche a Tokyo, pensò Nori, grata delle ultime giornate di sole dopo settimane di piogge e tediose nuvole, sfilandosi la divisa scolastica e appoggiandola sulla sedia della scrivania.

Le sembrava strano essere a casa quel pomeriggio: il club aveva sospeso gli allenamenti per un paio di giorni visto che i membri del terzo anno erano in gita scolastica, e dato che erano rimasti solo in quattro il coach aveva deciso di concedere loro qualche giornata di pausa. In fondo, dopo il torneo del Kanto conclusosi a inizio mese e le ultime amichevoli, avevano tutti bisogno di riposarsi un po’ prima di buttarsi a capofitto negli allenamenti pre-qualificazioni per l’Interhigh e i Nazionali.

Si lanciò sul letto, pregustando le ore di libertà e relax che la attendevano, quando sentì il cellulare vibrare.

“Mamma? Tutto bene?” rispose, stranita dal fatto che sua madre la chiamasse dal lavoro

“Nori sei già tornata a casa? Era oggi che mi avevi detto che non dovevi andare al club giusto?”

“Sì, perché?” 

Quella strana richiesta cominciò a insospettirla.

“Oh bene, perfetto! Senti, mi faresti un favore? Nello sgabuzzino vicino alla mia camera c’è uno scatolone con i miei vecchi attrezzi e materiali dei tempi dell’università. Se guardi bene dovresti trovare una sacca di tela con alcuni pennelli… me li porteresti per favore?”

“Intendi ora? A scuola da te?” 

Nori cominciò a farsi prendere dal panico, vedendo sfumare il suo pomeriggio libero.

“Sì, sono ancora in aula insegnanti e ne avrò fino a stasera, non riesco proprio a passare da casa prima. Dai, in fondo non hai impegni, no? Ti mando la posizione dell’istituto così non hai scuse per fare tardi! Ti aspetto qui pigrona!”

Nori sospirò, incassando la sconfitta, scorrendo le indicazioni che l’avrebbero portata alla Nekoma High.

 

*

 

Strinsi a me la tracolla a cui avevo legato la sacca di tela carica di pennelli, mentre mi avviavo verso la palestra dove mia madre mi aveva dato appuntamento. 

Avevo cercato di evitare una situazione simile da mesi, da quando una sera, poco dopo il nostro arrivo a Tokyo, mi aveva candidamente raccontato di come avesse accettato di diventare l’insegnante di riferimento del club di pallavolo della sua nuova scuola. 

L’idea che avrei potuto imbattermi in lei in quella cornice era fin troppo imbarazzante da poter accettare, così, quando Kaori aveva proposto a me e Yukie di dividerci le presenze alle amichevoli con le altre 3 squadre che facevano parte del Fukurodani Academy Group, mi ero subito offerta volontaria per coprire le partite contro la Shinzen, ed evitare così di incontrare il Nekoma. 

Ma sapevo che era solo questione di tempo e che non avrei potuto rinviare ancora per molto quel momento, e così infatti era successo.

Ero quasi arrivata a quella che mi era stata indicata come la palestra del club di pallavolo, quando intravidi un gruppo di ragazzi capeggiati da mia madre, che una volta accortasi della mia presenza cominciò a chiamarmi a gran voce, facendo voltare tutti i presenti nella mia direzione.

Cercai di raggiungerli, sforzandomi di nascondere il mio crescente imbarazzo, sperando di non inciampare proprio in quel momento, mentre sentivo addosso gli occhi di tutti.

“Per fortuna ce l’hai fatta! Ragazzi, lei è mia figlia, Shikako Nori, ed è stata così gentile da prestarsi come volontaria per aiutarvi a finire di imbiancare la palestra! Visto che vi siete offerti di finire i lavori entro oggi per poter riprendere al più presto gli allenamenti, ho pensato che due braccia e qualche pennello in più vi avrebbero fatto comodo!” esclamò lei, avvicinandosi per sfilarmi la sacca di tela che le avevo portato, per poi distribuire gli attrezzi ai presenti, che ancora non avevano smesso di fissarmi

Io rimasi immobile, sentendo il sangue gelarsi nelle vene: mi aveva incastrato ancora una volta e io ci ero cascata in pieno. Come avevo potuto essere così ingenua?!

“Shikako-sensei, la ringraziamo per il suo supporto, entro oggi riusciremo sicuramente a finire le ultime due facciate esterne così da poter riaprire il club già domattina” disse un ragazzo che riconobbi essere Kuroo Tetsuro, il capitano della squadra, di cui Bokuto mi aveva lungamente parlato in diverse occasioni

“Ottimo! Bene, vi lascio Nori, non strapazzatemela troppo mi raccomando!” concluse ridacchiando, prima di congedarsi e scomparire in direzione dell’edificio principale

La fulminai con lo sguardo, pensando tra me e me al modo in cui gli avrei fatto scontare questa infida trappola in cui mi aveva cacciata.

“Shikako-san! È un piacere conoscere finalmente un’altra persona con origini straniere! Sono Haiba Lev e sono per metà russo, tu sei mezza canadese vero? Come mai hai lo stesso cognome di tua madre Shikako-sensei?” disse un ragazzo alto, dagli occhi azzurri e dai lineamenti chiaramente non giapponesi

“Lev, è appena arrivata e hai già cominciata a importunarla?!” disse un ragazzo più basso, mollandogli una ginocchiata piuttosto potente negli stinchi

“Ma Yaku-san! Volevo solo essere amichevole!” 

“Così la farai scappare! Non sai parlare con le ragazze?!”

“Bè, a quanto pare neanche tu ci sai parlare visto che non hai mai avuto una fidanzata, o sbaglio?” disse Lev, rispondendogli per le rime

“Brutto id-“

“Su, su, ragazzi smettiamola di dare spettacolo, perché non andate a prendere i barattoli di vernice e il resto dei pennelli così iniziamo a darci da fare?” esclamò Kuroo, intromettendosi tra i due, nascondendo un velo di minaccia dietro un sorriso condiscendente 

“Shikako-san, se vuoi possiamo prestarti una tuta, altrimenti finirai per macchiarti i vestiti” proseguì, indicando con un cenno la palestra alle nostre spalle

Annuii, lasciandomi guidare verso gli spogliatoi.

“A proposito, sono Kuroo Tetsuro, ma forse questo lo sai già” disse, sfoderando un sorriso sornione

“In effetti sì, Bokuto non la smette mai di nominarti…” ammisi

“Bene, bene, la mia fama mi precede” replicò annuendo, sottolineando quanto la cosa gli facesse piacere 

“Ecco qua, dovrebbe essere della tua taglia. Ti aspettiamo fuori, raggiungici pure quando hai fatto” 

Lo guardai andarsene, ripensando a tutte le volte in cui lo avevo sentito nominare: da come me ne aveva parlava Bokuto mi ero fatta un’idea di Kuroo molto diversa, più simile ad un rivale spocchioso e irritante, oltre che forte, con cui quel baka non perdeva mai occasione per attaccare briga; ma dalle sue parole era trapelata anche una certa dose di confidenza e velata ammirazione, frutto di un’amicizia consolidata da anni, cosa che mi aveva confermato anche Akaashi. 

Eppure a vederlo così la prima impressione che avevo avuto di lui era quella di una persona che sapeva il fatto suo, sicura di sé e anche piuttosto matura.

Forse era Bokuto che semplicemente esasperava chiunque alla lunga, convenni sorridendo.

Mi infilai felpa e pantaloni, entrambi di un rosso acceso, e dopo essermi rimboccata le maniche raggiunsi il resto della squadra, decisa a darmi da fare per riuscire a tornare a casa il prima possibile e recuperare così le ore di riposo perdute. 

Li vidi già intenti a preparare la vernice e andai loro incontro, ma quando mi avvicinai un ragazzo con una strana cresta si immobilizzò nel vedermi e mi indicò, gli occhi sbarrati.

“Shikako-san! Così sembri proprio una manager del Nekoma!” esclamò, sembrando quasi sul punto di scoppiare a piangere

Un coro di approvazione si sollevò in risposta, mentre gli sguardi di tutti si fissavano nuovamente su di me, che in quel momento avrei volentieri voluto sotterrarmi.

“Ehm, ho fatto qualcosa di sbagliato?” chiesi, stupita da quelle strane reazioni

“Assolutamente no, è che… vedi, il Nekoma non ha una manager da anni e questa cosa ci ha sempre pesato un po’. Avere una presenza femminile come te in squadra, anche se solo per qualche ora, è strano ed emozionante allo stesso tempo per noi, ci devi scusare!” disse Kuroo, scrollando le spalle per cercare di alleggerire l’atmosfera, mentre un sorriso quasi divertito si faceva largo sul suo viso “Non fare caso a Yamamoto, lui in questo momento è il più agitato di tutti” aggiunse, accennando al ragazzo che prima mi aveva indicata con aria sconvolta 

“Oh capisco, beh se posso esservi utile fate pure affidamento su di me… per oggi intendo!” risposi, cercando di ringraziarli per le loro attenzioni mostrandomi almeno educata 

“Grazie Shikak-“

“Ah! Se per voi non è un problema chiamatemi pure Nori-san, così non vi confonderete con mia mamma” aggiunsi, cercando di smorzare un po’ la formalità dei loro modi 

“Grazie Nori-saaan!” mi risposero in coro

Sorrisi, pensando a come apparissero teneri e gentili dal vivo, quando ero ben consapevole di quanto mostruosamente bravi e temibili fossero in campo, essendomi sorbita i video di tutte le loro ultime partite grazie a Bokuto e Yukie.

 

*

 

La prima parete era finita, ed erano stati anche piuttosto veloci, pensò Nori, sedendosi qualche istante per riprendere fiato. 

Non era così in forma come pensava se dei lavoretti simili la sfinivano così facilmente: la verità era che dopo aver lasciato la sua vecchia squadra in Canada la sua pigrizia aveva rapidamente ripreso il sopravvento, rendendola reattiva al pari di un bradipo. 

E per fortuna si era iscritta al club di pallavolo! 

Stare dietro alla squadra, e dietro a Bokuto in modo particolare, era davvero un lavoro a tempo pieno. Mai avrebbe pensato che anche il ruolo di manager potesse essere stancante a modo suo.

Sentì il telefono vibrare e vide che Kotaro le aveva mandato un altro messaggio, l’ennesimo di quella giornata.

Era infatti da tutta la mattina che la inondava di email e foto. Non era una novità per lei essere tempestata da sue notifiche o dalle sue attenzioni in generale: nelle ultime settimane avevano passato sempre più tempo assieme, non solo durante gli allenamenti e le partite, ma anche fuori dal campo, visto che sia lui che Akaashi l’accompagnavano spesso durante le sue esplorazioni fotografiche della città o a provare qualche nuovo strano locale o bistrot con Yukie, appena erano liberi. 

Ma se doveva essere sincera con sé stessa, non poteva non ammettere di aver notato uno strano cambiamento nel comportamento di Bokuto negli ultimi tempi. 

Dopo la loro piccola avventura a Nara c’erano stati diversi momenti in cui aveva pensato che la stesse evitando o che ce l’avesse con lei, visto che quando si trovavano assieme le parlava a malapena ed evitava di incrociare il suo sguardo. 

Poi, di punto in bianco, era cambiato nuovamente, trasformandosi nell’essere più appiccicoso e bisognoso di attenzioni che avesse mai incontrato. Aveva anche preso l’abitudine di accompagnarla a casa per un pezzo di strada, anche se abitava in un quartiere completamente opposto al suo, con la scusa di parlarle degli schemi e degli ultimi miglioramenti della squadra. Non che le dispiacesse stare con lui, tutt’altro, ma erano le vagonate di messaggi e chiamate, anche nei momenti meno opportuni, che la preoccupavano.

Quando durante una pausa pranzo se l’era lasciato scappare con Akaashi lui l’aveva guardata con uno sguardo di piena comprensione, dicendole di farci l’abitudine e di scusare Bokuto per la sua totale mancanza di privacy e tatto. 

Alla fine ci aveva davvero fatto il callo, ma le cose erano peggiorate con l’avvicinarsi della gita per le classi del terzo anno: quando durante un allenamento Konoha gli aveva fatto notare che sia lei che Akaashi non avrebbero preso parte al viaggio visto che erano del secondo anno, Bokuto era come caduto dalle nuvole e aveva fatto una super scenata, culminata con lui che si chiudeva negli spogliatoi a deprimersi e lamentarsi, senza rivolgere più la parola a nessuno per il resto della giornata.

Sia lei che Keiji si erano convinti che avrebbe passato l’intera gita in modalità emo, e avevano entrambi tirato un sospiro di sollievo al pensiero che per una volta si sarebbero risparmiati quello spettacolo, pregustano i giorni di pace che li attendevano.

Ma quella stessa mattina Kotaro aveva distrutto ogni loro ingenua illusione, tempestando sia Nori che Akaashi di messaggi. Persino Yukie aveva scritto loro, dicendosi esasperata per il comportamento di Bokuto e preoccupata per i giorni assieme che li attendevano. Keiji l’aveva pregata di non ucciderlo nel sonno, visto che alla squadra serviva vivo per arrivare ai Nazionali, e Nori temette che fosse serio nel dirlo.

Guardò lo schermo sbuffando, e vedendo che era quasi scarico optò per rispondergli una volta tornata a casa. 

Poi si rialzò, notando due occhi felini fissarla.

“Oh, Lev-san giusto? Hai bisogno di me?”

“Ehm, Nori-san, visto che qui abbiamo finito sto raccogliendo i pennelli per andarli a lavare prima di iniziare la prossima parete” le rispose, abbassando lo sguardo, leggermente imbarazzato

“Certo, prendi anche il mio allora, grazie mille!” 

Vedendolo impacciato decise di accompagnarlo e di dargli una mano.

“A proposito, prima non sono riuscita a risponderti: sì sono metà canadese, anche se mio padre è di origini francesi... si è trasferito con la famiglia in Quebec quando era al liceo, e qualche anno dopo è andato a studiare a Vancouver… è lì che ha conosciuto mia madre, ed è lì che sono nata io qualche anno dopo. Per quanto riguarda il cognome… bè, devi saper che mio padre ha accettato di prendere quello di mia mamma quando si sono sposati, è stata una richiesta di mio nonno… a quanto pare aveva sempre sognato di avere un erede maschio” disse, voltandosi a guardarlo, sperando di non aver parlato troppo ed essere risultata pesante

“Oooh capisco!” le rispose, sorridendole entusiasta, soddisfatto dalla spiegazione esaustiva

Continuarono a parlare per un po’: lui le raccontò di come fosse cresciuto in Giappone e di quanto gli fosse sempre dispiaciuto non conoscere la lingua di sua madre; lei invece, di come da piccola avesse sempre passato le estati a Tokyo, di cui conservava dei bei ricordi, e di come avesse covato per anni il desiderio di trasferirvisi, prima o poi.

Una volta lavati i pennelli ritornarono dagli altri, intenti a diluire la vernice, pronti per iniziare l’ultima parete rimasta. 

Non appena Yaku intravide Lev chiacchierare con Nori sbuffò sonoramente, guardandolo torvo.

Anche Yamamoto sembrava non approvare e lanciò uno sguardo omicida in direzione del compagno di squadra.

“Nori-san! Spero che Lev non ti abbia disturbata!” disse Morisuke, senza smettere di scrutare con aria intimidatoria il ragazzo che torreggiava sopra di lui

“Oh nient’affatto, Yaku-senpai, ma grazie per esserti preoccupato!” 

Lui si immobilizzò, come se qualcuno gli avesse appena lanciato un secchio di acqua ghiacciata, boccheggiando e arrossendo visibilmente. Una reazione che scatenò le risate dei ragazzi, in modo particolare di Kuroo e Lev.

Nori non riusciva proprio a capire come una semplice parola potesse mandare tanto in brodo di giuggiole i ragazzi più grandi, ma era una tattica che la divertiva spesso usare, soprattutto per togliersi d’impiccio da alcune situazioni scomode.

“Ehi Kuroo, hai visto Kenma per caso? Gli avevo chiesto di andare a buttare i secchi di vernice vuoti ma è scomparso da un po’…” chiese Kai Nobuyuki, il vicecapitano della squadra, guardandosi attorno sovrappensiero

“Mmm penso di sapere dove si è andato a nascondere…”

Nori sentì il cellulare vibrare per l’ennesima volta, ma non fece in tempo a tirarlo fuori dalla tasca che vide lo schermo spegnersi davanti ai suoi occhi, la batteria ormai completamente scarica. 

“Per caso sapete dirmi dove posso mettere sotto carica il telefono per un po’?” 

Aveva assolutamente bisogno di usare il navigatore per ritornare a casa, visto che non conosceva affatto quella zona della capitale, e non voleva certo passare le ore successive a cercare sua madre per tutta la scuola dato che con ogni probabilità si sarebbe trattenuta a lavorare fino a tardi come al solito.

“Certo, puoi lasciarlo negli spogliatoi, sto proprio andando là se vuoi seguirmi” le propose Kuroo, facendole strada

 

*

 

Gli interni della palestra erano impregnati dell’intenso odore della vernice fresca appena stesa, tanto forte da coprire persino il persistente profumo di cera per pavimenti che rivestiva i parquet consumati del campo, osservai, mentre seguivo Kuroo dentro l’edificio.

“Sono contento che Shikako-sensei oggi non abbia potuto aiutarci, altrimenti non avremmo avuto modo di fare finalmente la tua conoscenza, Nori-san” disse ad un certo punto, voltandosi verso di me con un sorriso sghembo “Bokuto mi parla di te da mesi e sinceramente ero davvero curioso di vedere con i miei occhi la famosa nuova manager della Fukurodani. Non posso dire di non invidiarlo un po’, a questa squadra manca davvero un po’ di tocco femminile. È davvero un peccato che tu non abbia deciso di iscriverti qui… ma avremo modo di dimostrartelo meglio quando scenderemo in campo” concluse, aprendo la porta dello spogliatoio con uno scatto deciso

Lo guardai leggermente colpita: in quanto a sicurezza e a livelli di autostima, abituata alle uscite di Bokuto, non mi sarei aspettata nulla di meno dal capitano del Nekoma.

“Kenmaaa, ti avevo detto che se fossi scappato ancora ti avrei sequestrato la consolle. Su, dammela e torna di là a darci una mano o domani mattina non potremmo riaprire il club”

Guardai in basso, dove un ragazzo dai capelli a caschetto tinti di biondo ci guardava con aria scocciata, accovacciato contro la parete.

“Scommetto che puntavi a quello vero?” aggiunse Kuroo con un ghigno

“Non è vero”

“È vero”

“Non è vero”

“Lasciamo stare… dai, andiamo di là, ci manca ancora l’ultima parete, e non possiamo certo lasciar fare tutto il lavoro sporco a Nori-san!” 

Kenma sospirò, rialzandosi e allungandogli la consolle che nascondeva in tasca, per poi bloccarsi.

“Oh, aspetta. Fammi almeno salvare, ho finalmente sbloccato il finale segreto e ho quasi la batteria scarica”

Riuscii a scorgere lo schermo, da cui lampeggiava un gioco che mi sembrò di conoscere.

“Vuoi dire che hai finito tutte le route dei sette personaggi principali e sei arrivato al finale nascosto alternativo?!” esclamai, sinceramente stupita, riconoscendo finalmente il titolo con cui stava giocando e non riuscendo a trattenere la mia curiosità

Lui mi guardò con aria interdetta, sbarrando gli occhi per qualche secondo, per poi annuire impercettibilmente.

“Nori-san, a quanto pare parli la stessa lingua di Kenma! Non ti facevo un’appassionata!” esclamò Kuroo, leggermente colpito

“Bè, ho giusto qualche titolo di quella serie… mi piacciono i giochi di ruolo ma non me la cavo benissimo ad essere sincera” dissi, omettendo il fatto che fossi una vera schiappa, visto che mi bloccavo sempre a metà route e finivo puntualmente per perdere la pazienza e la voglia di continuare dopo pochi e falliti tentativi

Dopo aver lasciato il mio cellulare sotto carica, ritornammo dagli altri per finire l’ultima parte di lavoro rimasta prima che facesse buio. I ragazzi erano ancora stranamente pimpanti, mentre io non vedevo l’ora di farmi una bella doccia e lavarmi di dosso l’odore penetrante della vernice, ormai così forte da nausearmi quasi. 

Stavo anche morendo di fame, e mentre riflettevo su questo mi venne in mente che prima di arrivare al Nekoma avevo notato un konbini poco distante: avrei potuto farci un salto e prendere qualcosa al volo! Magari anche qualcosa per la squadra visto che ormai avevamo praticamente finito.

 

*

 

Nori appoggiò le buste cariche di snack e lattine a terra e si voltò per chiamare i ragazzi a raccolta, i quali, dopo aver realizzato cosa aveva fatto per loro, la guardarono con un misto di devozione, gratitudine e stupore che la fece arrossire. 

Avevano davvero disperatamente bisogno di una manager, si ritrovò a pensare.

“Nori-san ha comprato questo cibo per noi, lo ha fatto davvero!” esclamò Yamamoto, gli occhi lucidi e commossi

“Non sapevo cosa potesse piacervi così ho preso un po’ di tutto” disse lei, chinandosi per afferrare un umaibo al gusto takoyaki tra quelli rimasti

“E se facessimo una foto di gruppo? Chissà quando ci ricapita di avere una ragazza in squadra!”

“Ottima idea Inuoka-kun. Che ne dici, Nori-san?” le propose Kuroo

Lei annuì, in fondo non le costava nulla, e poi erano stati davvero gentili con lei, sarebbe stato scortese rifiutare, per quanto non fosse un’amante dei selfie. 

“È venuta benissimo, tutto merito di Nori-san!”

“Ovvio, non certo grazie a te e alla tua altezza da gigante!” 

“Non è colpa mia se sono così alto e spicco nelle foto, mi spiace che tu questo non lo possa capire Yaku-san”

“Prova a ripeterlo se ne hai il corag-“

“A chi la stai mandando Yamamoto?” 

“Voglio vedere la faccia di Tanaka quando riceverà la foto e penserà che abbiamo una nuova manager!!!”

“Ma non puoi vedere la sua faccia, che idiota…”

“Taci Kyaanmaaa! Almeno gli farò provare un po’ della stessa invidia che ho provato io quando ho visto Shimizu-san la scorsa volta!” 

Nori sorrise, pensando a come anche il Nekoma fosse una squadra piuttosto caotica dove non ci si annoiava mai: era abituata ad assistere a siparietti simili tutti i giorni, anche se nel suo caso il bambino di turno era principalmente uno, Bokuto. 

Stare lontana dalla Fukurodani e sperimentare quello che sarebbe potuto essere il suo destino se davvero avesse deciso di iscriversi alla Nekoma High, cosa che non aveva fatto per non dover convivere con sua madre anche a scuola, era stata per lei una sorta di rivelazione. 

Certo, non era una prospettiva così brutta e, da quanto aveva potuto vedere dalle registrazioni delle loro partite, il Nekoma era una squadra piuttosto forte e da non sottovalutare, però… c’era un però. 

Non le sembrava la stessa cosa, era come se essere lì stonasse con quello che sentiva essere il posto in cui voleva davvero stare e appartenere. 

Non lo aveva mai davvero ammesso a sé stessa ma le piaceva essere diventata manager del Fukurodani, la appassionava vedere la sua squadra, e soprattutto Bokuto, giocare tutti i giorni, e nonostante il carattere altalenante e a tratti infantile di Kotaro, l’entusiasmo e la passione che imprimeva in ogni cosa che faceva era lo spettacolo che la ripagava di tutta la pazienza che stargli accanto richiedeva. 

Nonché il motivo principale che l’aveva spinta ad accettare quel ruolo in primo luogo.

Inizialmente aveva pensato che dover convivere con una persona così diversa da lei, con un modo di fare abbastanza estremo e agli antipodi dal suo, sarebbe stato difficile e pesante. 

Invece, fatta eccezione per le prime settimane, non solo ci si era abituata ma aveva anche permesso che questo la cambiasse sempre di più, giorno dopo giorno. Vedere il suo capitano mettere sempre il 100% in tutto quello che faceva, da una schiacciata potente ad un complimento sincero verso un compagno di squadra, le aveva trasmesso la voglia di imitare questo suo atteggiamento: lei che cercava sempre il modo più semplice per affrontare le sue giornate e di cavarsela facendo il minimo indispensabile, ora provava, o almeno si sforzava, ad uscire dalla sua confort zone; lei che adorava dormire appena aveva del tempo libero a disposizione, ora si ritagliava dei momenti per leggere qualche libro, rivedere e studiare le partite delle squadre avversarie, o per uscire e perdersi tra i quartieri di Tokyo con la sua fidata fotocamera.

Erano passati solo 3 mesi eppure tante cose erano cambiate e stavano continuando a cambiare.

 

*

 

Aprii la porta di casa sfilandomi con sollievo le scarpe da ginnastica sporche di vernice, sognando una doccia bollente e di affondare finalmente tra le meritate coperte.

Dalla cucina arrivava un odore intenso e speziato, sicuramente nonna aveva preparato il suo famoso curry piccante.

“Sono a casa obaasan!”

“Bentornata cara, Midori è con te?”

“No, mamma ha detto che possiamo pure cenare perché è impegnata fino a tardi con alcune commissioni dopo scuola” le risposi, avvicinandomi ai fornelli e infilando un cucchiaio nella salsa scura che sobbolliva sul fuoco

“Mmm è buonissimo!”

“Non ho ancora messo su il riso, sarà pronto tra una ventina di minuti”

Ne approfittai per lavarmi e cambiarmi, e una volta in pigiama presi finalmente il telefono in mano e aprii i messaggi che fino a quel momento avevo evitato di leggere.

Bokuto me ne aveva inviati una caterva, ma ciò che mi insospettii di più furono alcune chiamate perse e un messaggio da parte di Yukie: aprii quest’ultimo e vidi che diceva solamente di richiamarla appena potevo.

Preoccupata lo feci, non sapendo cosa aspettarmi.

“Nori-chaaan! Finalmente! Ho provato a chiamarti, ma prima avevi il telefono spento e poi eri irraggiungibile… dov’eri finita?” esclamò Yukie, senza nascondere una punta di curiosità nel tono stranamente allarmato

“Ero in metro fino a mezz’ora fa, perché? È successo qualcosa?”

“Cosa non è successo vorrai dire! Tu ne sai niente di una certa foto che ti ritrae insieme alla squadra del Nekoma al completo? Cosa hai combinato?!” mi chiese, mettendo da parte ogni possibile preoccupazione per lasciare spazio al tono indagatore e malizioso che sfoderava spesso quando aveva bisogno di carpire qualche informazione importante

Cercai di non farmi prendere dal panico e pensai a come era potuta arrivare la mia foto nelle mani di Yukie e di…

“Bokuto è impazzito non appena l’ha vista, è venuto da me strepitando peggio del solito, dicendo che gliela aveva appena mandata Kuroo e che gli aveva anche scritto di come la divisa del Nekoma ti stesse meglio di quella della Fukurodani. Ho dovuto sequestragli il telefono ad un certo punto perché non la smetteva più di mandare messaggi a te e ad Akaashi, e gli insegnanti stavano cominciando a spazientirsi. L’hai combinata grossa stavolta Nori-chan!” aggiunse, ridacchiando, non nascondendo più il divertimento che in fondo quella strana situazione le suscitava

“M-ma se non ho fatto niente!” cercai di difendermi, per poi decidermi a raccontarle brevemente il motivo dietro a quell’assurdo malinteso

“Bè, sarà dura tentare di spiegarlo a Bokuto ma ci posso provare, vedrai che ora di domani mattina ti avrà già perdonata!”

La salutai al volo, visto che le sue compagne la stavano chiamando per andare a cena, e con un filo di voce mi scusai per il disturbo che le avevo arrecato inconsapevolmente. 

Lanciai il telefono sul cuscino, sbuffando spazientita: non sapevo se prendermela più con Kuroo per quella stupida provocazione, che non trovavo per nulla divertente, o con quell’idiota di Bokuto che se la prendeva subito per qualsiasi cosa.

Decisi che ci avrei pensato dopo e scesi a cena, maledicendo tra me e me il genere maschile.

 

*

 

Nori si gettò sul letto, massaggiandosi la pancia soddisfatta: almeno il cibo non delude mai, pensò, tornando con la mente al piccolo disastro in sospeso con Bokuto.

Da una parte voleva dormirci su e lasciare a Kotaro il tempo di dimenticare la cosa, conoscendolo avrebbe trovato presto il modo di distrarsi. 

Ma una parte di lei voleva anche rimediare in qualche modo a quella sciocca incomprensione, come se si sentisse un po’ in colpa per l’accaduto.

“Ma in colpa di che?” disse a voce alta, prendendo il primo cuscino a portata di mano e lanciandolo con foga sulla parete di fronte a lei

Si ricordò in quel momento che non aveva più letto i suoi messaggi, e allungandosi verso il comodino afferrò il telefono per scorrerli:

> Nori-chin, siamo appena stati a Gion e abbiamo incontrato alcune geishe! Konoha dice che sono solo delle turiste che hanno noleggiato un kimono e non delle vere geishe, ma secondo me lo ha detto perché non si sono volute fare una foto con lui!

> Nori-chan, abbiamo trovato il miglior nishin soba di Kyoto! Yukippe ne ha mangiato quattro ciotole intere e ha detto che ora le è venuta voglia di ramen! Abbiamo scommesso chi tra noi due riesce a mangiarne di più in 30 minuti!!!

> Nori-tan, siamo al Kiyomizudera! Washio non vuole farmi fare il tradizionale salto dalla terrazza del tempio, che, non so se lo sai, permette a chi lo fa di vedere esaudito il suo desiderio più grande! Yukippe dice che è vietato, ma in realtà ce l’ha con me perché prima l’ho battuta per un pelo! Vorrà dire che mi impegnerò per diventare il migliore asso del Paese senza l’aiuto di nessuna benedizione!

Nori lesse i messaggi uno dopo l’altro, mentre un sorriso sempre più ampio le spuntava in viso, fino a che si ritrovò a ridere immaginandosi le scene che Bokuto le aveva descritto.

Scorse rapidamente le immagini e le file di emoji che riempivano la chat, fino ad arrivare all’ultimo messaggio che le aveva inviato qualche ora prima.

> Nori-chan, Kuroo mi ha appena mandato una tua foto con la tuta del Nekoma!!! Non te ne vorrai mica andare?! Prometto che da settimana prossima cercherò di comportarmi meglio e non ti obbligherò più a rimanere in palestra fino a tardi! E non ti farò andare più al konbini ogni volta che mi viene fame durante gli allenamenti! E ti giuro che non ti farò più foto di nascosto e non giocherò più con i tuoi capelli! Lo prometto! Ma non puoi lasciare la Fukurodani! Non puoi abbandonarci… e se lo farai non ti parlerò più!

Il messaggio era poi accompagnato da tre righe di faccine che piangevano, a rimarcare la drammaticità della situazione.

Sempre il solito esagerato, pensò Nori sorridendo. 

Eppure, dietro a quelle sue continue ricerche di approvazione e attenzione lei non vedeva solo il suo lato più infantile e insicuro, ma anche una certa tenerezza e ingenuità, due delle ragioni per cui continuava a sopportare e tollerare i suoi attacchi da drama queen e a cercare di venire incontro alle sue richieste. Fino ad un certo punto ovviamente.

Guardò lo schermo tentennando: sapere che lui l’avesse pensata e si fosse depresso vedendo quella foto sotto sotto era piacevole, dovette ammettere a sé stessa. 

Ma non voleva tirare troppo la corda: torturare Bokuto era divertente ma non voleva rovinare la gita e la serata ai ragazzi del terzo anno, Yukie glielo avrebbe rinfacciato per settimane. 

Quindi, attinse all’ultima riserva di energia rimasta da quella giornata, che le sembrava ormai infinita, e si obbligò a rispondergli.

Guardò il soffitto soppesando le parole e continuando a cancellare quello che scriveva: lei che raramente perdeva la calma, che sembrava sapere sempre cosa dire, era rimasta a secco di parole. Una cosa che le capitava spesso quando c’era di mezzo Bokuto. 

Il suo comportamento imprevedibile e lunatico la scombussolava, mettendo a soqquadro il suo sangue freddo e quelle che credeva essere le sue certezze. 

Come un soffio di vento che si insinua nello spiraglio di una finestra socchiusa, fino a spalancarla, rovesciando e facendo volare via tutto ciò che trova sulla sua strada.

Alla fine optò per qualcosa di semplice, diretto, e soprattutto sincero.

> Baka, non vado da nessuna parte! Tu piuttosto pensa a divertirti, e non stressare troppo Yukie e gli altri!

Trattenendo il respiro aggiunse un’altra frase, obbligandosi a premere invio senza rileggere quanto aveva scritto, così da non dare spazio ad alcun ripensamento.

> In fondo oggi un po’ mi sei mancato. Ti aspetto. Buonanotte

Spense la luce e si infilò sotto le coperte, decisa a dormire e a smettere finalmente di pensare.

 

*

 

Yukie sentì il telefono di Bokuto vibrare nella tasca della felpa, e lo prese, incuriosita. Quando lesse il nome di Nori sullo schermo per poco non gli scivolò di mano.

“Che stai guardando?” la voce di Kaori la fece sussultare “Piuttosto, sei pronta per andare ai bagni? Tra poco è il nostro turno, i ragazzi hanno già finito”

“Uhm okay, arrivo” le rispose alzandosi, decisa a compiere una buona azione per quella volta

Nei corridoi incontrò Washio e Sarukui, freschi di onsen, avvolti negli yukata del ryokan.

“Bokuto? Penso che sia ancora in camera. Konoha ha provato a distrarlo e a farlo riprendere, ma da quando ha letto il messaggio di Kuroo non si è mosso dal futon… forse si è addormentato!” le rispose Saru

Yukie sbuffò, tentata dal fare retrofront e dimenticarsi di quello stupido, almeno per una sera. L’assenza di Akaashi si faceva sentire prepotentemente in questi momenti, pensò, mentre si dirigeva con aria rassegnata verso la camera di Kotaro.

“Yukie! Per fortuna sei arrivata! Mi dai il cambio?” 

Konoha non attese neanche una sua risposta e appena la vide entrare nella stanza se la diede a gambe levate, sorridendole grato.

“Yukippeee, sei venuta a dirmi che vuoi lasciare anche tu la Fukurodani?” biascicò Kotaro da sotto la pila di coperte in cui si era avvolto, che lo facevano assomigliare ad un burrito umano

“Baka, tirati su, Nori ti ha mandato un messaggio” gli disse lei sbrigativa, non avendo tempo per le solite moine che tirava fuori quando aveva bisogno di risollevargli il morale e farlo tornare in sé 

“Eh? Nori-chan?”

Lei per tutta risposta gli lanciò il telefono, centrandolo in pieno, per poi uscire dalla stanza, così da risparmiarsi ulteriori scenate, diretta verso il meritato bagno caldo che la aspettava, nonostante la forte curiosità di scoprire il contenuto del messaggio inviato da Shikako. Bè, poco importava, glielo avrebbe chiesto appena si fossero riviste, concluse con una scrollata di spalle raggiungendo Kaori.

Bokuto afferrò il telefono senza uscire dal bozzolo in cui si era avvolto e lesse il messaggio, temendo il peggio. 

Ma quando lo finì si costrinse a leggerlo altre cinque volte, così da essere sicuro di aver capito bene.

Gli aveva davvero scritto che le mancava? Nori-chan?

Agitò un pugno in aria, assaporando il momento di gloria, mentre sentiva le guance sempre più calde e il respiro mozzarsi in gola. 

Strano, non erano esattamente queste le emozioni che provava quando in campo i suoi colpi andavano a segno. 

Si emozionava, quello sì, ma non allo stesso modo in cui si sentiva ora.

Sentì la pancia contorcersi, una sensazione che non aveva mai provato prima di quel momento, ma che aveva già letto da qualche parte.

Preoccupato, compose il numero di Akaashi senza indugiare oltre.

“Akaashiiii!”

“Bokuto-san che è successo? Come mai mi hai chiamato a quest’ora?” 

La voce di Keiji suonò come un sussurro in confronto alla sua: lo aveva forse svegliato?

“Non mi sento molto bene, penso che la soba o il ramen di oggi fossero avariati!”

“Mmm? Che vuoi dire?” 

Akaashi faticava a seguirlo, e il fatto che lo avesse appena buttato giù dal letto non aiutava certo.

“Sì insomma, mi sento i brividi e ho le guance calde, forse ho la febbre! Ma soprattutto mi sento la pancia strana. È come in quegli shojo manga che leggono Komi e Konoha, ecco… mi sento le farfalle nello stomaco!” disse Bokuto, il tono di voce seriamente angosciato

“Ah.”

“Akaashi ci sei? Devo preoccuparmi? Pensi che forse c’erano dei bruchi nel cibo che ho mangiato?”

“Bokuto-san…” 

Questa volta Keiji si trovava davvero in difficoltà, perché di tutte le idiozie che Bokuto gli aveva confidato in quegli anni quella sicuramente finiva dritta nel podio.

“Allora!?”

Fissò lo schermo, non capendo se Kotaro si aspettasse davvero una risposta seria da lui, ma dal suo tono allarmato capì che voleva davvero un consiglio.

“Deve essere il clima di Kyoto, in fondo fa sempre un po’ più freddo rispetto a Tokyo. Sicuramente avrai preso un colpo d’aria” rispose, sentendolo subito calmarsi

Per ora aveva salvato la situazione evitando altri inutili isterismi, ma sapeva che era solo questione di tempo prima che le cose si sarebbero ingigantite, diventando così ingombranti da non poter essere più ignorate. 

Ma non era quello né il momento, né il modo adatto per prendere quell’argomento con Bokuto. 

Presto si sarebbero resi tutti conto, Kotaro compreso, di quello che stava succedendo. 

Molto presto.

 

 

 

 

- - -
 
N O T E
 

Grazie per essere arrivati fin qui!

Ringrazio sempre tutte le persone che mi stanno supportando nel corso dei capitoli, chi mi ha lasciato una parola di incoraggiamento, un consiglio, un’opinione, chi legge e basta e chi continuerà (spero) a farlo <3

Davvero grazie, io sono felicissima di sapere cosa ne pensate e di leggere il vostro punto di vista, anche critico, perché no? Tutte le opinioni sono valide e importanti <3

Detto questo dico solo che questo è un capitolo di transizione, a differenza del precedente più corposo, ma ugualmente importante, che anticipa un capitolo davvero di vitale importanza (ma diciamo che dal prossimo le cose si faranno serie per un po’ di capitoli, si arriverà al climax e poi alla seconda parte della storia!).

Questo è stato anche un capitolo Nekomacentric come avete potuto leggere XD, perché sentivo di voler dedicare a questa bellissima squadra almeno un capitolo e anche di staccare un po’ dalla Fukurodani. Spero di avergli reso giustizia e vi anticipo che alcuni personaggi ritorneranno presto.

Per quanto riguarda l’uscita di Bokuto sulle farfalle nello stomaco spero di non aver esagerato XD ma la trovo una cosa che sarebbe capace di dire non so XD Volevo che si avvicinasse alla consapevolezza di essersi preso una cotta in modo molto ingenuo e graduale, in ogni caso vi dirò di più nei prossimi capitoli!

Non l’ho scritto prima ma volevo dire che i capitoli sono già stati scritti da mesi, devono solo essere riletti e corretti grammaticalmente (e se qualcosa continua a scappare perdonatemi XD) ma posso assicurarvi che riuscirò a pubblicare abbastanza puntualmente ogni 2 settimane.

Grazie ancora e alla prossima!

Mel

   
 
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