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Autore: Myriru    26/05/2021    4 recensioni
Ispirato al secondo racconto del ciclo "Lady Oscar – Le storie gotiche: Il figlio del generale Jarjayes?!"
Dal testo:
«Il mio nome è Maurice. La mamma mi ha detto di venire qui da voi, padre, e di chiedervi se potete prendervi cura di me. Ha detto che voi avreste capito... sono state le sue ultime parole prima di morire »
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Madame Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Se aveva imparato qualcosa in quei ultimi dieci anni era che il potere poteva far perdere la testa.
Letteralmente.
Era strano, sentiva una sensazione di vuoto nel petto che non provava da molto, da quando sua sorella era... scosse il capo. Fece un respiro profondo e strinse le redini del cavallo tra le mani, costringendo il cavallo a riprendere il suo cammino per le strade della città.
Parigi era completamente diversa, o forse era solo la sua mente che cercava di nascondere ai suoi occhi l'orrore che quella città aveva ancora, quello stesso orrore che c'era durante il regno di Louis XVI e che Robespierre aveva rovinosamente fatto accrescere invece di distruggere.
Fece una smorfia.
Aveva sempre creduto in quell'uomo, ancora non si capacitava di come fosse davvero cambiato, ma lo era davvero? O era sempre stato così e aveva celato al mondo la sua vera natura?
Scosse di nuovo il capo, controllando che nella tasca interna della divisa ci fosse la lettera, l'ultima, che il padre gli aveva dato prima di morire. 
Trovala. Lei non è morta, lo sappiamo bene entrambi, vero? 
Quando la governate, dieci anni prima, gli aveva confessato che Oscar era ancora viva non volle crederle, ma fu una questione di secondi. Perché se n'era andata? Perché non gli aveva detto addio o lasciato una lettera? Perché era riuscita a scappare e come?
Erano troppi gli interrogativi.
Maurice alzò il capo, era una bella giornata di sole, non dovrebbe avere pensieri così cupi, pensò tra se e se. Eppure non ci riusciva, ci pensava giorno e notte, anche quando era di ronda e si allenava con i suoi compagni. Era diventato anche lui un soldato, come lo era stato anche lei e ora faceva parte della Guardia Nazionale Francese. Era stato proprio uno dei soldati che aveva attaccato la Bastiglia il 14 luglio, un certo Alain De Soisson, a convincerlo ad entrare nella milizia, dopo aver ovviamente raggiunto l'età giusta per potervi entrare. Era stato un'incontro assurdo il loro, quasi come se fosse stato il destino a scegliere per loro. In più, per assurdo, il suo arruolarsi in quel reggimento gli permetteva sì di proteggere il proprio paese e quindi il governo, ma anche di essere dalla parte del popolo.
Solo pochi anni prima gli sembrava un sogno, era bello che tutto questo fosse cambiato.
Ora non era più un giovane adolescente, aveva 23 anni. Era un uomo e il mondo stava cambiando con lui.
«Se solo tu potessi vederlo... cosa sono diventato... se tu fossi al mio fianco... troverei la forza necessaria... »
Mormorò guardando le persone felici camminare per le strade della città. Sospirò di nuovo.
«Sempre pensieroso vero Jarjayes? »
Disse Alain guardando il ragazzo e Maurice accennò un piccolo sorriso.
«Lo immaginavo, dovresti trovarti una donna »
«Ho già una donna, Alain »
Era vero, aveva incontrato la giovane Estelle durante una ronda, nel mercato che si teneva ogni giorno alla bancarella della frutta. Era minuta, occhi color nocciola e capelli scuri, dai lineamenti delicati e la pelle leggermente ambrata e aveva fatto subito battere il suo cuore. Si erano visti spesso, Maurice cercava sempre una buona scusa per potersi avvicinare a lei e il padre di lei gli aveva concesso subito la sua mano, per la gioia di entrambi. Si sarebbero sposati tra poco, nella sua prossima licenza.
«Allora dovresti passare più tempo con lei! »
Risero insieme, fermandosi poi nei pressi della caserma e scesero dai propri cavalli.
«Sono distrutto »
«Eppure non hai fatto nulla! »
«Lo so, un po' mi manca il casino dei realisti! Quelli sì che mi prosciugavano tutte le energie! »
I realisti erano i congiuratori della repubblica e auspicavano sempre il ritorno dei Borbone sul trono di Francia. Inutile dire che ogni loro complotto finiva sempre in un buco nell'acqua.
«Quei palloni gonfiati... »
«Mm? Guarda Alain, quello non è il tuo amico giornalista? »
«Che? Oh! Salve giornalista! Cosa ci fai qui? »
Maurice fece qualche passo indietro. L'uomo si avvicinò a loro due con passo svelto, sembrava davvero agitato.
«Alain! Sono felice di averti incontrato prima che tornassi in caserma! »
«Ehi ehi... è successo qualcosa? Cos'è quest'affanno? »
«Sono tornati! »
«Chi... OH! Davvero?! »
«Sì! Sono a casa mia. Se vuoi puoi venirli a salutare »
«Con molto piacere! Maurice, ti ricordi di quei due miei amici di cui ti avevo parlato? »
Alain ora stava guardando Maurice. Eccome se li ricordava, Alain gli parlava spesso di loro, se non sempre, e poteva dire di conoscere quei due sconosciuti da sempre e ricordava anche lo sconforto di Alain quando loro erano dovuti andare via dalla Francia durante il Terrore senza dirgli nulla. Ci era rimasto malissimo, non aveva mai visto Alain così giù di morale.
«C-Certo Alain, me li ricordo bene »
«Credo sia arrivato il momento delle presentazioni allora! Andiamo? »
«Con piacere! »
I due soldati sistemarono i loro cavalli nella stalla e Alain avvisò il colonnello che quel pomeriggio sarebbe stato occupato per faccende familiari - era il comandante, non poteva abbandonare senza dire nulla il proprio reggimento - e si avviarono verso la casa del giornalista che, sorprendente, non era molto lontano dalla caserma. Maurice osservò il quartiere, sembrava tutto così tranquillo e gli mise il buonumore.
«Sono felice che siano tornati! Diamine... quand'è stata l'ultima volta che li abbiamo visti, Bernard? »
«Tre anni fa, quando iniziarono a perseguitare i nobili. Era troppo pericoloso restare per loro »
«Ringraziando il signore, o chiunque ci sia lì sopra, la situazione è migliorata! »
Maurice non disse nulla, un po' si sentì in imbarazzo e di troppo.
Quando furono arrivati davanti alla porta della casa del giornalista, Maurice sentì in sottofondo il parlottare di tre persone, forse anche di più: riconobbe la voce di due donne e una maschile.
"Perché il cuore mi batte così forte in petto?"
Pensò il giovane quando finalmente i tre entrarono nel piccolo appartamento.
«Alain! Che bello, sei riuscito a trovarlo Bernard! »
«Come potevo non venire a trovare i miei cari amici?! Anche se non dimentico certo il vostro abbandono! Almeno una lettera potevate lasciarla! »
«Hai ragione Alain e credimi, ci dispiace davvero tanto! Ma è stato tutto cos- »
«Sto scherzando André! Non potrei mai avercela con voi! »
Maurice alzò il capo quasi di stacco, nessuno sembrava aver notato la sua presenza. Alain ora stava abbracciando un uomo e le loro risate gli riempivano le orecchie.
«È così bello rivederti Alain, ci sei mancato tantissimo »
«Mi siete mancati anche voi amici. Ma vorrei presentarvi una persona! »
Ora lo sguardo di tutti si posò su di lui. Gli occhi di Maurice incontrarono quelli della donna seduta al tavolo con un bambino accanto a lei, con il capo posato sulle gambe. Quegli occhi, gli stessi che aveva ereditato anche lui da suo padre. Gli stessi che ora si riempivano di lacrime nel poter rivedere qualcuno che ormai credeva perso. I capelli biondi, lunghi e mossi legati sulla nuca, l'abbigliamento maschile.
«O-Oscar... A-André... voi... »
Il bambino alzò il capo dalle cosce della madre e lei si alzò lentamente, raggiungendo il fratello che, senza parole, non riusciva a muovere un muscolo. Le sue guance erano inondate di lacrime e Oscar gliele asciugò con una carezza, sorridendogli anche lei commossa.
«Ciao... »
Spostò una ciocca di capelli dal suo viso, le sue mani tremavano.
«Perché... sei andata via? Perché non... ci hai fatto sapere più nulla? T-Ti ho... cercato per tutto questo tempo e... ora sei qui... come se non fosse successo nulla »
«Lo so... mi dispiace... mi dispiace così tanto... »
Oscar lo abbracciò forte e lui fece lo stesso con le lacrime che gli offuscavano la vista. Aveva quasi dimenticato il suo profumo di rosa, negli anni non era cambiato affatto e il calore del suo abbraccio gli stava riscaldando il cuore. Aveva sognato innumerevoli volte di poterla riabbracciare e ora era realtà. Come diavolo era possibile? Stava forse solo sognando? No, era troppo reale per essere vero, il suo cuore non avrebbe retto un dolore simile.
«Ho avuto... così tanta paura... di averti persa davvero... nostro padre è »
«Mi dispiace Maurice... mi dispiace... »
«Credo di... aver perso un piccolo passaggio »
Il tono confuso di Alain fece ridere tutti, strappò un sorriso anche a Maurice.
«Alain, Maurice è mio fratello! Davvero non lo sapevi? »
Disse Oscar abbracciando ancora il ragazzo e Alain sembrò realizzare la cosa solo dopo pochi istanti.
«Oh... OH! MA OVVIO! TU NON PORTI IL COGNOME CONDÉ1! Idiota Alain, sei un'idiota! »
«Oh Mio Dio Alain! »
Lo rimproverò Rosalie trattenendo una risata e Alain posò la mano sulla faccia e Oscar alzò gli occhi al cielo. Anche André si avvicinò a loro e neppure lui era cambiato, solo i segni del tempo sui loro visi gli facevano capire che erano passati tanti anni dal loro ultimo incontro.
«Sono felice che tu stia bene, Maurice »
«André... sono felice anche io di vedervi. Non sapete quanto questo significhi per me. Vi ho creduti morti! Ma la governante... aveva detto che voi eravate salvi e io... non sapevo cosa pensare! »
«È vero, mia nonna è stata l'unica persona a sapere della nostra fuga »
Disse André guardando Oscar e lei annuì. Lo sguardo di lei si incupì, notò Maurice.
«Io... il palazzo era andato a fuoco e... la servitù... »
«È stato André ad avvertirci dell'arrivo dei rivoluzionari, purtroppo non tutti sono riusciti a scappare in tempo e, alcune volte penso a cosa sarebbe successo se quella sera non avessi chiesto ad André di venire a palazzo »
Fece una pausa scrollando le spalle, il ricordo di quella sera la sconvolgeva ancora.
«Per fortuna... sono riuscita a raccogliere del denaro e dei vestiti prima di partire e quando noi eravamo lontani ho visto il cancello del palazzo cadere come se fosse fatto di carta. Siamo tornati a palazzo Jarjayes solo per prendere la roba di André e abbiamo raggiunto subito Parigi. Rosalie e Bernard ci hanno accolto e non vi saremo mai grati abbastanza »
«Non dirlo neanche per scherzo, Oscar. Lo abbiamo fatto con piacere »
La voce di Rosalie arrivò come un sussurro alle sue orecchie, Maurice guardò prima Oscar poi André.
«Ci siamo nascosti a Parigi per qualche mese, sperando di passare inosservati e quando finalmente potevamo ritenerci fuori pericolo, è iniziata di nuovo la caccia ai nobili e... siamo andati via. Ora che siamo di nuovo qui, non andremo più via »
Il loro racconto spiegava perché non era stata trovata traccia di Oscar nel palazzo ma la collana? E i suoi vestiti sporchi di sangue?
«M-Ma... perché il duca ha trovato la tua collana? »
Oscar aggrottò le sopracciglia.
«Oh... ecco allora dov'era finita... si sarà sganciata nella fretta »
«E i tuoi vestiti... erano sporchi di sangue... »
«A questo non so darti alcuna spiegazione... »
«Eravamo tutti così... preoccupati per te... il duca era quasi impazzito! »
«Lo so... Alain mi ha detto tutto »
André circondò con il braccio le sue spalle e le baciò la tempia sinistra, per consolarla ma l'espressione di Oscar non cambiò, un piccolo sorriso amaro le incurvava le labbra.
Il duca era morto il giorno dopo l'incendio del Palazzo Condé, lo avevano scoperto grazie ad un soldato che aveva bussato alla porta di Palazzo Jarjayes.
«Come fate a conoscervi? »
Chiese finalmente Maurice guardando Alain in viso e l'uomo sorrise.
«Il caro "duca" si è fatto arrestare una volta, è stata quella la prima volta in cui l'ho vista. Se ti riferisci ad André, beh... eravamo compagni di bevute per un periodo! »
André alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo mentre Oscar si avvicinò di nuovo al bambino e lo prese tra le braccia. All'inizio lui sembrava dimenarsi tra le braccia della donna ma rideva egli cingeva il collo con le braccia.
«Tesoro... voglio farti conoscere una persona »
Bisbigliò Oscar al piccolo che ora stava guardando Maurice con occhi curiosi. Grandi occhi verdi, come...
«Ma... voi... »
«Quando Alain ci ha informati della morte del duca, Oscar era a pezzi. Ma, allo stesso tempo quella notizia ci rendeva liberi da qualsiasi ostacolo per noi. Quando finalmente fu firmata la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino... ci sposammo »
Spiegò André con un sorriso sulle labbra e i suoi occhi non si staccarono dal bambino che Oscar aveva in braccio, timido e forse impaurito.
«Quindi lui... è »
La voce di Maurice si spezzò, non sapeva cosa dire.
«Saluta tuo zio, Nicolas.... »
«C-Ciao... »
La vocina debole del bambino gli fece sciogliere il cuore, si era fatto piccolo tra le braccia della madre e Oscar lo guardò con amore.
«Cosa c'è? Sei timido oggi? È il fratello della mamma »
Disse André facendogli una carezza sul capo, spostandogli i capelli biondi dalla fronte.
«Quanti anni ha? »
«Quatto »
«Quatto? »
Ripeté Maurice con un sorriso e d'improvviso si ricordò della lettera.
«Oscar io... devo darti una cosa »
Oscar guardò incuriosita il fratello e fece scendere il bambino che, in men che non si dica, corse vicino a François, il figlioletto di Rosalie e Bernard suo coetaneo.
Maurice aprì appena la giacca della divisa e cacciò la lettera, nascosta in una tasca interna, con mano tremante.
«L'ho sempre avuta con me, non me ne sono mai liberato perché ho sempre sperato di poterti incontrare davvero un giorno. Mi sembra ancora assurdo che oggi sia accaduto ma... questa è... per te. L'ha scritta nostro padre, prima di morire »
Oscar si irrigidì appena e prese la lettera dalle mani del fratello, esitò però ad aprirla.
«Gli ho promesso che ti avrei trovata »
Sussurrò Maurice e Oscar fece un sospiro. Era un semplice foglio, con poche righe.

" Cara Oscar,

Credo di non avere scuse per quello che ti ho fatto, per come ti ho trattato in tutti questi anni. Forse lo so perché sei voluta andare via da noi e lo comprendo, lo accetto. 
Probabilmente queste parole non cambieranno nulla, i miei peccati sono troppi per essere espiati. Ma vorrei che tu sapessi che mi hai reso l'uomo più felice su questa terra, e che non
potrei essere più orgoglioso di te per le scelte che hai fatto in questi ultimi anni, che vanno contro i miei ideali di una vita.

Ti sei dimostrata più uomo di me, ma non mi meraviglio affatto.
Spero che la tua nuova vita sia meravigliosa e libera, perché è quello che meriti.

Con amore,
Tuo padre "

«Ahahah... assurdo, vero? Non avrei mai creduto che potesse scrivere una cosa simile »
Disse Oscar chiudendo la lettera e guardando il fratello negli occhi ma una lacrima tradì la sua compostezza. La mano di André si posò sulla sua spalla e Oscar posò il capo nell'incavo del suo collo e sorrise, nascondendo il viso ai suoi amici.
«Alla fine... sei sempre stata tu... il figlio del generale Jarjayes »
Mormorò André baciandole il capo e Oscar rise, guardando poi Maurice negli occhi.

____

Salve a tutti.
Siamo arrivati alla fine di questa storia. Che strano, ogni volta che termino una storia mi sembra che sia finita un'epoca. È una sensazione molto strana, bella ma allo stesso tempo provo un po' di nostalgia.
Non so quando tornerò a scrivere su questo fandom, al momento non ho alcuna idea per una futura storia, ma conto di poterlo fare presto.
Spero che questo racconto vi sia piaciuto, e che il finale non abbia deluso nessuno ♡
Alla prossima,
Myriru 

 

1= il primo incontro di Oscar e Alain, in questa storia ovviamente, avviene durante o scioglimento degli Stati Generali, quando il duca venne arrestato per aver disubbidito al re nel capitolo 28. Ovviamente per il "bene" della storia ho fatto in modo che Alain non conoscesse il vero cognome di Oscar.

   
 
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