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Autore: Nao Yoshikawa    28/05/2021    21 recensioni
Hogwarts, anno 1943.
Draco Malfoy crede di essere diverso dagli altri, immune al carisma e al fascino di Tom Riddle, ma tale convinzione in realtà durerà poco. Di Tom Riddle, d'altro canto, in pochi sanno davvero qualcosa e nessuno è mai stato in grado di andare oltre la sua perfetta apparenza.
Draco lo detesta ma allo stesso tempo vuole essere come lui. Non può certo immaginare cosa Tom sia destinato a diventare.
"Insonnia? O forse stava tramando qualcosa. Sì, era la cosa più plausibile. Draco trattenne il respiro ed entrò, conscio del fatto che avrebbero discusso (o per meglio dire, lui avrebbe discusso da solo e Tom lo avrebbe ignorato con dignità e classe, come al solito).
«Dove andremo a finire se nemmeno il Prefetto rispetta le regole della scuola?» esordì, osservandolo a braccia conserte.
Tom alzò piano lo sguardo.
«Malfoy, mi sembrava di essere stato chiaro. Cosa ci fai fuori dal tuo letto a quest’ora?»
«E tu allora? Te ne stai qui a fare il bello e dannato davanti al fuoco?» domandò ancora."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Tom O. Riddle
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Quod devotio

Fiducia

Tom lo stava guardando negli occhi senza parlare. Questo aveva messo a disagio Draco, il quale si era subito pentito della sua idea. Ma non aveva pensato ad una scusa abbastanza plausibile per cambiare discorso, non aveva pensato e basta. Così aveva fatto ciò che sapeva fare meglio: nascondere tutto dietro una facciata di arroganza e sarcasmo.
«Allora, quanto vogliamo rimanere a guardarci negli occhi prima che tu mi dia una risposta?» domandò sforzandosi di apparire naturale.
Tom sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri. Distese la schiena, osservandolo.
«Hai cambiato in fretta idea sul mio conto.»
«Io non ho cambiato idea su niente» rispose prontamente, aspettandosi una frase del genere. «Non sopporto che tu debba essere così popolare. Ed è inutile che te ne vai in giro con quell’aria di superiorità, si vede lontano un miglio che ti piace essere ammirato, essere in qualche modo speciale.»
«A chi non piacerebbe? Ma temo di doverti dare una cattiva notizia: nessuno può essere tale e quale a me. Io sono io, tu sei tu.»
Tom si alzò, prendendo i suoi libri. Draco aveva l’impressione che quelle parole avessero un’accezione negativa. Doveva rimanere lì a farsi umiliare di più?
«Tuttavia» continuò il Prefetto. «Sicuramente starmi accanto ti darebbe il prestigio che meriti. Io ho tanti seguaci, se così possiamo chiamarli, ma nessuno è come te.»
«Perché? Io cosa ho di così speciale?» domandò curioso, con le guance arrossate.
Tom sorrise, ma non rispose a quella domanda, piuttosto continuò ad infierire.
«Se vuoi starmi accanto, dovresti avere un atteggiamento un po’ più amichevole.»
Se pensava che adesso si sarebbe comportato da amico, si sbagliava di grosso. Forse però poteva fingere.
«Aspetta un momento» rifletté Draco. «Tu cosa ottieni da tutto ciò? Non mi sembri una di quelle persone che fa qualcosa senza volere nulla in cambio.»
E a giudicare dal suo sguardo, Draco doveva aver indovinato. Tom si avvicinò, aveva la brutta abitudine di accorciare fin troppo le distanze.
«Credo che un giorno tu mi sarai utile» sussurrò.
Utile a cosa? Draco se lo chiese per qualche istante, ma poi si disse che non poteva essere nulla di così importante.
«Va bene» dichiarò. «Ma chiariamo una cosa fondamentale: questo non mi rende fedele o devoto a te. O chissà altro. Voglio dire, non sei nessuno di speciale.»
Credeva di offenderlo, invece Tom sorrise e gli porse la mano.
Draco gliela strinse, guardandolo negli occhi. Sfortuna, inquietudine, dubbi… che bruciasse tutto, oramai non aveva importanza.
 
Da quel giorno effettivamente le cose cambiarono e anche in maniera abbastanza veloce. Anche solo camminare accanto a Tom portava i suoi lati positivi. Tutti li guardavano, domandandosi quando quei due fossero divenuti amici. Certo, Tom era gentile con tutti ed era bravo a circondarsi di gente che lo adorava, ma era palese a chiunque che fosse sempre un passo più avanti. Con Draco invece sembravano quasi uguali. E Malfoy, dal canto suo, si godeva la fama e gli sguardi curiosi, confusi e carichi di ammirazione. Ma stargli accanto aveva anche i suoi lati negativi. Poiché a scuola erano in molti coloro che non lo avevano in simpatia (quelli che lo ritenevano un semplice ragazzino viziato), erano in tanti a credere che fosse solo un opportunista e che stesse in compagnia di Riddle sono per accrescere la sua fama. Questo nessuno aveva il coraggio di dirlo ad alta voce, ma dalle loro espressione era chiaro. A Draco però non importava molto, dopotutto era la verità. Inoltre, stando accanto a Tom, iniziava a capire perché fosse così popolare e benvoluto.
Si rendeva effettivamente amabile e gentile, sempre pronto ad aiutare il prossimo. C’era una piccola cerchia di studenti che gli correva sempre dietro, che cercava la sua ammirazione e attenzione. Tom sembrava molto soddisfatto, gli piaceva avere il potere, il controllo e adorava sentirsi unico e speciale. E in questo effettivamente erano uguali, anche se Draco si rendeva conto di non avere nemmeno la metà del suo carisma, ma almeno osservandolo poteva imparare.
E in effetti anche i suoi voti stavano iniziando a migliorare, perché Tom – che aveva scoperto essere un perfezionista – aveva insistito per dargli ripetizioni in pozioni.
«Non ci capisco granché» sbuffò Draco. «Perché devo studiare questa roba? E poi tu sei il preferito di tutti, non puoi mettere semplicemente una buona parola?»
«La mia buona parola è inutile se non ci metti un po’ di impegno. Non mi sono mai piaciuti gli scansafatiche.»
Alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Nel primo pomeriggio c’era molta tranquillità e vista le giornate soleggiate nonostante l’autunno inoltrato, i due si erano sistemati vicini ad un albero. Vari gruppetti stavano a debita distanza, guardando ogni tanto i due e parlando a bassa voce. Ovviamente parlavano di loro.
«Vedi? Funziona. Da quando ti frequento tutti mi rispettano di più» gongolò Draco. «Certo, non capisco perché non possa essere così a priori. Voglio dire, io sono io…»
L’attenzione di Malfoy fu catturata da uno studente più giovane: Rubeus Hagrid era per metà gigante e ciò era evidente. Aveva un grande amore per la natura e gli animali e nonostante la stazza imponente non faceva male a nessuno. Draco lo sapeva, motivo per cui gli ricordava costantemente il suo ribrezzo per i mezzosangue o per qualsiasi cosa che uscisse fuori dal concetto di “Perfezione”.
«Ehi, feccia!» lo chiamò, velenoso. «Quale strano animale hai rapito stavolta? Ti consiglio di stare attento, qualche volta verrai cacciato via. Ma d’altronde è naturale, quelli come te non dovrebbe stare qui.»
«Lasciami in pace, Malfoy» si lamentò Hagrid.
Tom si scostò i capelli dal viso, con la schiena poggiata all’albero.
«Ha ragione, lascialo in pace.»
«Che cosa?! Tu dovresti dare ragione a me!»
«È proprio per questo che nessuno ha fiducia o stima di te. Sei troppo diretto, dici tutto quello che pensi.»
«Ciò è forse un male? Dovrei forse cambiare ciò in cui credo?» protestò.
Tom sollevò lo sguardo.
«Non è necessario. La gente è stupida, crede a ciò che vuole credere, non è difficile prenderla in giro.»
Allora le impressioni di Draco erano state giuste fin dal principio. Non è che Tom fosse necessariamente buono di cuore o che amasse essere gentile o disponibile… ma a che scopo tutto ciò?
«Immagino che sia vero. Ma è davvero difficile fingere. Io non ho un grande apprezzamento per i Sanguesporco o simili. La mia famiglia ovviamente discende da una linea di Purosangue. E la tua invece?»
Draco si morse la lingua subito dopo. Sapeva benissimo che Tom fosse orfano, ma in quel momento lo aveva dimenticato. Tom divenne  serio e, da come se ne stava rigido, doveva essere molto piccato.
«Scusa, mi ero dimenticato della tua… situazione» Draco non sapeva per cosa essere più sorpreso, se per essere stato così stupido o perché si era ritrovato a chiedere scusa. Lui! Comunque pensò che fosse meglio cambiare discorso. «Ad ogni modo perché fai tutto questo? Voglio dire, fingere di essere diverso da come appari e… il resto.»
Tom si rilassò appena, quella domanda lo faceva sentire più a suo agio.
«Sai, nella vita c’è chi è destinato a fare grandi cose e chi invece no. Io appartengo  alla prima categoria, ma bisogna cominciare dalla base.»
«Ah, capisco. Vuoi forse diventare, non so… Ministro della Magia o qualcosa del genere?»
«No, le mie ambizioni mirano a qualcosa più in alto» disse Tom guardando il cielo. «Forse un giorno te lo spiegherò, se ti mostrerai degno della mia fiducia.»
«Ora stai di nuovo straparlando» lo rimbeccò Draco. Quello che sarebbe accaduto nel futuro di Tom non lo riguardava. Solo perché adesso si ritrovavano insieme, non voleva dire che quel rapporto fosse destinato a durare. Draco si conosceva, sapeva di avere la tendenza ad annoiarsi presto. Ma d’altro canto, per Tom era facile mantenere vivo il suo interesse, con quel suo modo di fare misterioso e piuttosto criptico.
«Ad ogni modo… io di te non so niente» disse all’improvviso. In realtà in pochi sapevano più di quanto Tom lasciasse trapelare.
«Di me sai ciò che ti basta sapere. Sono un orfano, Silente anni fa venne da me a dirmi dell’esistenza di Hogwarts e… lì scoprii di essere speciale. Questo ovviamente lo sapevo già, io non ero come gli altri bambini, ovviamente. E adesso eccomi qui. Nemmeno io di te so molto.»
Era proprio abile a cambiare discorso. Da come parlava, sembrava proprio che le loro esistenza fossero l’una l’opposto dell’altra.
«Anche nel mio caso non c’è molto da dire. Sono figlio unico e ho sempre avuto ciò volevo.»
«Quindi sei un ragazzino viziato.»
«E tu un ragazzino orfano.»
I due si guardarono. Tom non rideva quasi mai e quando lo faceva erano risate sommesse, molto trattenute. Quello fu uno di quei casi.
«Non c’è niente da ridere» disse Draco arrossendo.
«Invece sì. Per te deve essere stato un grave colpo dover ammettere che tutti preferiscono l’orfano venuto dal nulla piuttosto che a te.»
«D’accordo, sai cosa? Mi hai stancato, io me ne vado.»
Anche se si conoscevano da poco, Tom sapeva come prenderlo, come irritarlo e dalla sua irritazione sembrava trarre divertimento.
«Ma come, te ne vai di già? Ricorda che ho il potere di farti punire.»
«Riddle, chiudi il becco!» gli diede le spalle, mentre arrossiva. Draco non permetteva mai a nessuno di trattarlo in questo modo (o almeno ci provava) e Tom non permetteva mai a nessuno di prendersi certe confidenze. Quindi si poteva dire che fossero pari.
 
Draco si chiese successivamente come mai Tom fosse così restio a parlare della sua famiglia. Certo, in quanto orfano, forse nemmeno lui ne sapeva chissà quanto, ma aveva l’impressione che il motivo fosse diverso. Non era tristezza quella nei suoi occhi, quanto più rabbia, delusione, disgusto… che fosse un Mezzosangue? Draco era il primo a disprezzare chi non fosse completamente puro, ma non sapeva quanto la sua opinione su Tom sarebbe cambiata. E poi non aveva nemmeno il coraggio di domandarglielo. Non solo non erano fatti suoi, ma Riddle gli aveva fatto capire molto bene, anche con una semplice espressione. Così la loro conoscenza andava avanti e Draco iniziava a vedere i primi risultati. In quanto amico di Riddle, erano in molti coloro che si erano avvicinati a lui, probabilmente tutti incuriositi dalla sua relazione con Tom. Draco si mostrava gentile e affabile, cosa per lui difficile, ma in effetti funzionava davvero. Quei poveri idioti credevano davvero che fosse cambiato e migliorato, ma dopotutto che importava? Essere guardato con ammirazione era così soddisfacente, sentirsi potente era una sensazione impagabile.
Anche se in realtà non tutti credevano a quel cambiamento. Mirtilla Warren, che per tanto tempo era stata vittima dei soprusi di Malfoy (non solo, ma soprattutto i suoi), era particolarmente sospettosa. Draco lo sapeva, motivo per cui cercava di ignorarla, quando le capitava di incontrarla. Quel giorno d’inverno Mirtilla, i libri stretti al petto e i tondi occhiali poggiati sul naso, lo urtò mentre gli passava accanto. Draco avrebbe voluto insultarla, ma stava imparando a trattenersi. Fu invece Mirtilla a stuzzicarlo.
«Guarda dove vai!» esclamò.
«Stai parlando con me?» chiese Draco fingendosi ingenuo. Erano davanti agli altri studenti, quindi voleva rimanere tranquillo il più possibile. A Mirtilla invece non importava poi granché del parere altrui.
«Sì, Malfoy, con te. Che succede? Hai finito di tirarmi i capelli o insultarmi? La compagnia di Riddle ti ha forse reso un bravo ragazzo?»
Nonostante la bassa statura e nonostante agli altri fosse lei quella ad apparire ridicola, Mirtilla era sicura di sé. Era invece Draco quello in difficoltà.
«Io non capisco di che parli, ti lamenti perché non ti tormento più?» domandò a bassa voce.
Oh, come avrebbe voluto zittirla per davvero!
«Tu non mi prendi certo in giro, eh! L’ho capito quello che stai cercando di fare. Sei sempre stato invidioso di lui e adesso cerchi di imitarlo. Ma ho una brutta notizia per te: sei e rimarrai sempre la sua brutta copia.»
Era troppo da sopportare. Non sarebbe stato lì a farsi umiliare come un idiota.
«Tu, piccola e insolente Mezzosangue…!» sollevò un braccio, probabilmente per colpirla. O almeno, quella sarebbe stata la sua intenzione, ma il Prefetto aveva occhi per tutti.
«Malfoy!» lo chiamò, severo. «La violenza è proibita in questa scuola, hai davvero bisogno che te lo ricordi?»
Draco si fermò con la mano a mezz’aria, Mirtilla aveva strizzato gli occhi e alcuni studenti erano immobili, in attesa.
Aveva quasi perso il controllo, come al suo solito. Abbassò la mano e strinse un pugno.
«No, Riddle. Sei stato chiaro. Io non volevo di certo picchiarla, non mi permetterei mai» sibilò.
 
«Io non ci posso credere, non posso credere che mi sono quasi fatto fregare! Ma la colpa non è mia, sono orgoglioso e nessuno può prendermi in giro. Ma chi si crede di essere quella… quella?»
Draco stava camminando a passo nervoso per il corridoio e si stava sforzando di mantenere un tono di voce basso, mentre Tom gli andava dietro.
«Davvero, Draco? Pensi sia la stessa cosa che si chiedono gli altri quando sei tu a prenderti gioco di loro.»
«Io oramai non prendo in giro più nessuno, sto fingendo di essere un bravo ragazzo» si lamentò. «Beh, almeno il tuo intervento è stato inutile, rischiavo davvero di picchiare quell’insulsa Mezzosangue. Beh, adesso me ne posso andare.»
«Dov’è che vorresti andare?» Tom gli si parò davanti.
«Non saprei, ci tieni così a tanto saperlo?»
Tom sorrise.
«Tu adesso vai dal preside.»
«Io… eh? Aspetta, non vorrai punirmi davvero? Tu non puoi farlo!»
«Davvero?» chiese Tom indicandosi il distintivo. «Credo di essere ancora io quello che ha più autorità tra i due.»
Draco sollevò un dito, non rendendosi conto di avere un’espressione da idiota.
«Vorrai scherzare?»
«Io non scherzo mai, Malfoy» concluse con un irresistibile sorriso.
 
Non riusciva a credere che Tom lo avesse fatto punire per davvero. Credeva che fossero amici.
No, che cosa stupida, chiaramente non erano amici, quella era tutta una messa in scena. Il preside non lo aveva punito troppo duramente, Tom aveva un po’ edulcorato il tutto dicendo che ci fosse semplicemente stato un litigio (almeno aveva fatto qualcosa di utile). Ma era comunque finito con il passare la serata a pulire i trofei. Lui, un Malfoy che si ritrovava a pulire, che si era fatto mettere in punizione. Oh, se suo padre avesse saputo, non sarebbe stato gentile.
«Idiota di un Prefetto dei miei stivali» si lamentò strofinando con forza. «Almeno dovrebbe fingere meglio. Chi farebbe punire un suo amico? E senza contare il fatto… che ho ragione io! Nessuno può trattarmi in questo modo, specie una Mezzosangue… ah!» il trofeo che stava lucidando cadde a terra, provocando un forte rumore. La maggior parte degli studenti dovevano star dormendo, ma Draco sapeva che con la fortuna che aveva, se avesse provato a svignarsela, sarebbe stato beccato in due secondi. Chissà cosa stava facendo Tom, se stava già risposando o… chissà altro?
Stanco, Draco decise che una piccola pausa non avrebbe fatto male a nessuno e decise di sfidare la sfortuna. Hogwarts sarebbe stata perfettamente tranquilla la notte se non fosse stato per i fantasmi che ogni tanto saltavano fuori, facendolo imprecare mentalmente.
Nonostante si frequentassero oramai da un po’, Draco non aveva ancora avuto modo di scoprire i segreti più oscuri di Tom. Oramai era chiaro che  quest’ultimo non amasse rivelare troppo di se stesso. A volte Tom spariva per delle ore e ciò per Draco iniziava ad essere frustrante.
Non erano fatti suoi, ma aveva la netta impressione che Tom stesse combinando qualcosa anche adesso. Camminando un po’ teso per il timore di fine di nuovo nei guai, Draco non sapeva esattamente cosa avesse in mente. Tom glielo aveva ripetuto più di una volta, a immischiarsi in affari che non lo riguardavano si sarebbe cacciato nei guai.
Draco non spiccava certo per il suo coraggio, ma in quel momento non sentiva di avere particolarmente paura. Al contrario, sentiva l’adrenalina scorrergli nelle vene.
Che male poteva fargli Tom, che in fondo era soltanto una persona come lui?
Ma fino a che punto?
«Cazzo!» imprecò ad alta voce. Tom sapeva essere anche più silenzioso di un fantasma, quindi era anche in grado di farlo spaventare maggiormente.
«Draco, vedo che non impari mai la lezione. Non solo sei stato messo in punizione, ma te ne vai anche in giro di notte, imprecando» gli apparve davanti, osservandolo.
Almeno su una cosa Draco aveva avuto ragione, Tom aveva appena combinato qualcosa.
«Tu, brutto… guarda che ero venuto qui a cercare te» sibilò, puntandogli il dito contro. «Come hai osato mettermi nei guai?»
«Nei guai ti ci metti anche senza il mio aiuto» Tom afferrò la sua mano, abbassandola. «E inoltre non posso certo fare favoritismi, perderei di credibilità.»
Draco rabbrividì al contatto delle loro mani. Aveva sempre pensato stupidamente che Tom fosse gelido, invece era caldo proprio come lui.
«Riddle, cosa stai combinando?» domandò, non riuscendo a nascondere la preoccupazione. Ma non sapeva esattamente per chi o cosa fosse preoccupato.
«Noi fingiamo di essere amici, ma non siamo amici. Non sono tenuto a dirti niente» Tom lasciò la sua mano.
«Dirò a tutti che stai tramando qualcosa» disse e improvvisamente provò inquietudine, la stessa che aveva provato prima di conoscerlo meglio e che credeva fosse oramai sparita.
«Fai pure, non ti crederà nessuno.  Quello che faccio non ti riguarda.»
«E io non capisco perché ti ostini a non darmi fiducia!» Draco non si rese nemmeno conto di quello che stava dicendo. Forse era proprio quello a disturbarlo, la totale mancanza di fiducia di Tom nei suoi confronti. Ma d’altronde nemmeno lui si fidava o almeno di ciò era convinto. In realtà c’erano tante cose che non capivano.
Udirono entrambi dei passi in lontananza.
«Non sarebbe una buona cosa per un Prefetto cacciarsi nei guai» sussurrò, avvicinandosi a lui. Draco cercò di spingerlo via.
«Giuro che sto per gridare.»
Aveva il cuore che gli batteva veloce. Tom non era mai stato così vicino e ciò che provava era sia l’impulso di allontanarlo che di spingerlo su di te.
«E io giuro che se lo fai potresti pentirtene.»
Draco aveva paura. Non sapeva esattamente di cosa, ma doveva almeno fingere di non averne.
«Non puoi farmi niente» aprì la bocca e cercò di gridare, ma Tom fu più veloce e premette le labbra sulle sue in un bacio che non era gentile, né delicato né tantomeno dolce. Rimase fermo su di lui, sentendo immediatamente il suo corpo sciogliersi, come se avesse perso ogni forza.
Su questa cosa in particolare Draco si era sbagliato: Tom poteva fare molto su di lui.
 
   
 
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