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Autore: Nuel    28/05/2021    3 recensioni
Bucky non è tranquillo da quando Zemo è rinchiuso al Raft o, forse, è la lontananza dal Barone a tormentarlo.
[BuckyxZemo] – [post "The Falcon and the Winter Soldier"]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, James ’Bucky’ Barnes
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Due domeniche dopo
 
La telefonata arriva quando Bucky ormai non la aspettava più. Sharon gli dà le coordinate e l’ora, gli ricorda che adesso le deve un favore.
    Bucky non si sorprende quando vede la pista di decollo in mezzo al nulla e l’aereo di Zemo in attesa. «Oeznik». Accompagna il saluto con un cenno del capo.
     Il maggiordomo imita il suo gesto. «Signor Barnes».
     Magari Bucky si sbaglia, ma gli pare che il tono di Oeznik sia meno impostato della volta precedente.
    Poi la scena sa di già visto. Un’auto nera arriva. Zemo scende. L’auto riparte. Bucky non ha visto chi fosse alla guida, ma forse è meglio così. Di certo non lo conosce.
     Zemo cammina verso di loro. La reclusione non ha scalfito il suo sorriso. «James!». Un brivido scende lungo la schiena di Bucky. «Farmi evadere sta diventando un’abitudine».
     Bucky distoglie lo sguardo. Non è fiero di quello che ha fatto, ma l’ha fatto perché era necessario.
     Zemo lo stringe in un abbraccio amichevole. «Non che non te ne sia grato, ma vorrei sapere perché», sussurra al suo orecchio. Il respiro caldo gli solletica la pelle. Bucky chiude gli occhi. C’è un profumo nell’alito di Zemo. Limone, forse?
     Non ha spiegazioni da dargli, comunque. Non ora. Non lì. Non finché non le avrà per se stesso. Salgono a bordo, l’aereo decolla, destinazione Riga, Lettonia, casa.
     Durante il viaggio, Bucky non parla. Non saprebbe cosa dire. Però sente gli occhi di Zemo su di sé. Vorrebbe capire come lo fanno sentire quegli occhi.
     «Immagino che la tua popolarità salirà alle stelle, in Wakanda», dice Zemo all’improvviso.
    Bucky guarda fuori dall’oblò. Il cielo è sereno, le nuvole sembrano una distesa di cotone sotto di loro. Forse precipitare non farebbe neppure male. L’aveva pensato pure della neve. «Non sono stato io a farti evadere. È stata Sharon», brontola a mezza voce.
     È sicuro che l’altro stia sorridendo quando gli risponde. «Allora dovrò farle recapitare a casa un mazzo di rose».
     Bucky respira a fondo e sgranchisce il pugno di vibranio. Anche lui potrebbe fargli male.
    Per il resto del viaggio non parlano. Oeznik li avvisa che manca poco all’arrivo. Informa il Barone che ha provveduto alle riparazioni necessarie nel suo appartamento e che frigo e dispensa sono stati riempiti.
     Zemo si sfrega le mani, soddisfatto. Per un momento i loro sguardi s’incontrano, coincidono, si dicono troppo.
    Prima di sera camminano per strade che Bucky riconosce. Il primo respiro nell’appartamento ha il sapore del ritorno. Questa volta Zemo non deve dirgli dove può dormire o quale sportello aprire per trovare qualcosa da mangiare. Si muovono a loro agio, ignorandosi a vicenda.
    Tengono una distanza di sicurezza che tende ad accorciarsi, compiono gesti diventati abitudini già dalla prima volta. Condividono lo spazio, l’aria, le stelle alle finestre scure.
     Zemo lo osserva e sorride, e Bucky non può fare a meno di accigliarsi e incassare la testa tra le spalle. È una strana convivenza fatta di non detti e di sguardi sfuggenti, di cose da capire.


[Parole: 500]
   
 
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