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Autore: Fiore del deserto    29/05/2021    2 recensioni
Re Algol e la regina Lavandula hanno una seconda figlia, Lavernia, da sempre tenuta nascosta dai genitori in quanto ritenuta la figlia di Laduguer, dio della guerra e patrono di Dullahan. Dopo aver visto che fine ha fatto la primogenita di Algol, il dio obbliga il re di Dullahan a scegliere Lavernia come futura regina per riparare l’oltraggio del regno di cui è protettore, minacciandolo di togliergli tutta la sua potenza in battaglia e di maledire lui e il regno stesso con innumerevoli guerre con esito negativo. Messo alle strette, re Algol è costretto a chiedere a Jareth di sposare Lavernia per placare l’ira del dio, ma il re di Goblin ha appena chiesto la mano di Sarah. Ritrovatosi in un bivio tra i sentimenti e i doveri di re, Jareth deve fare una scelta.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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UNDERGROUND
 
Lavandula si rifiuta categoricamente di credere ad una sola parola pronunciata dal dio, spalancando gli occhi azzurri come per farli sparare via dalle orbite. Il suo volto pallido contrassegnato da un’eccessiva polvere da trucco, più pallida della bianchissima farina, dà spazio ad un intenso rossore segnato da una forte vergogna e la regina non perde tempo a manifestare il suo dissenso.  
«Oltraggioso! Ah, povera me! Povera me!» e se Lavandula riempie la sala con il suo delirio lagnoso, Lavernia fa decisamente peggio.
«Menzogne!» il suo azzardo nel voler andare contro Laduguer – il dio che nessuno osa contraddire – mette a tacere le lagne della madre, provocando frattanto lo sbigottimento dei presenti «Tutte infamanti menzogne!» ribadisce con graffiante arroganza «Non prestate ascolto. La mia antenata Lavynia non ha nulla a che fare con queste oscene diffamazioni...»
A questo punto, Laduguer le comanda imperiosamente di chiudere la bocca, offeso più che mai dalla presunzione della principessa.
«Lavernia!» la sua voce è come un pericoloso fulmine di una violenta tempesta «Tu non sei degna né del tuo sangue reale, né del tuo sangue divino!» è palese per tutti che l’ultimo aggettivo sia riferito al suo rapporto familiare con il dio stesso «La tua blasfema arroganza verrà vessata a dovere!»
Lavandula tenta di mettersi in mezzo, ma re Algol la blocca subitaneamente, stanco oramai delle continue umiliazioni subite per colpa della sua sconsideratezza. Il problema è che re Algol non ha ben chiaro fino a quanto si possa spingere l’ira di Laduguer.
«Algol!» lo richiama all’ordine il dio, facendolo rabbrividire – benché stia attento a non darlo a vedere «Ti ho affidato una figlia in modo che la destinassi per il suo ruolo di impeccabile regina, in modo da farla invidiare da tutto l’Underground... e mi ritrovo innanzi ad un’irriverente linguacciuta priva di rispetto e cervello! Questo disonore è inaccettabile!»
«Ne sono addolorato.» re Algol si mostra a tutti come un semplice individuo che prova timore, anche se continua a conservare la sua dignità. Jareth, dal canto suo, non riesce a non ammirarlo. Nonostante la sua posizione, il re di Dullahan ha la capacità di non perdere la propria onorabilità degna di un sovrano. Lavandula, nel frattempo, può solo limitarsi a correre in soccorso della figlia stringendola tra le braccia.
«Sommo Laduguer,» continua re Algol «ti imploro tuttavia di perdonare la sfrontatezza di Lavernia, considerando la sua giovane età. E anche i vaniloqui di mia moglie, dovuti alla sua fragilità nell’essere venuta al corrente della verità nei riguardi della nostra tanto venerata regina Lavynia, nonché sua antenata...»
«Silenzio!» impone il dio «Non vi sarà nessun perdono!» ma prima che possa pronunciare la sua punizione divina, Laduguer punta un dito contro Lavernia e, con l’ausilio della sua potente magia, le fa alzare la mano “incriminata”. In questo modo, Lavernia è costretta con la forza a mettere in pubblica mostra l’anello al dito. L’anello di Sarah. Tutta la sala si riempie di un eco intonato da uno stupore mischiato a scandalo, avendo visto la prova schiacciante inerente alle accuse di Lizarda.
Adesso non ci sono più dubbi e tutti sono al corrente del subdolo piano di Lavernia. Lizarda aveva detto la verità e anche se nessuno – all’infuori di lei e di Jareth – potevano essere al corrente del fatto che Lavernia avesse costretto Sarah a farne una sua schiava e a farle subire le peggiori angherie, rimaneva la prova essenziale che la principessa di Dullahan avesse pianificato la violazione del matrimonio tra Sarah e il re di Goblin.
«Sciagurata!» le urla contro Jareth alla vista dell’anello, bloccandosi non appena Laduguer si volta verso di lui.
«Ammetti, dunque, re di Goblin, di riconoscere questo gioiello?» sibila.
«Sì, Sommo Laduguer.» risponde Jareth cercando di darsi una calmata, anche se divorato dall’ira «È il dono che avevo dato a Sarah per chiederle la mano,» guarda re Algol e Lavernia con aria di sfida «prima che venissi costretto a sposare questa perfida vipera.»
«È così, Sommo Laduguer.» garantisce Sarah quando Laduguer le volge lo sguardo, chiedendole conferma con un solo sguardo.
Se re Algol non si permette di aggiungere una sola parola, accogliendo l’insulto di Jareth con la consapevolezza di meritarlo, Lavandula non sta ferma.
«Bugiarda!» Lavandula sottolinea con odio lo sprezzante termine «Bugiarda! Maledetta bugiarda! Maledetta umana! Hai rovinato la pace della mia casa e del mio regno una volta, non ti permetterò di farlo di nuovo!» si avventa contro Sarah come per colpirla con la mano, aperta come la zampa di una leonessa pronta a graffiare. Qualcuno le afferra il braccio, fermandola. È re Algol.
«Fermati.» gli basta poco per farsi ubbidire «Non è Sarah la rovina della nostra pace.»
«Ma cosa dici?» domanda Lavandula basita e tremante di rabbia, mentre Jareth si para istintivamente davanti a Sarah, pronto a proteggerla.
«Se Laryna e Lavernia sono andate incontro ad un simile destino, la colpa è solo nostra.» ammette re Algol alla moglie, davanti a tutti, non avendo ormai più niente da perdere. Successivamente si avvicina a Jareth e a Sarah, chinando il capo «Anche il sommo Laduguer ha deciso il nostro destino, io chiedo comunque a voi... di concedermi il vostro perdono.» tale richiesta spiazza sia la folla, sia Lavernia e sua madre, sia Lizarda, Sarah e Jareth.
Jareth non fa in tempo a parlare, poiché viene interrotto da Laduguer.
«Ora basta con queste stupidaggini!» il dio non vuole più perdere tempo, ha atteso anche troppo. Sarah sta per ribattere, vuole farsi avanti per cercare di difendere quantomeno re Algol, ma Lizarda la ferma. Le fa “no” con la testa, ma non perché impaziente di sapere quale sarà la punizione di Laduguer contro i sovrani di Dullahan e di Lavernia, ma perché non è saggio fare troppe richieste a Laduguer. In fin dei conti, è pur sempre un dio molto temuto e non è affatto saggio pretendere troppo da lui. A Sarah non resta che sgonfiare le spalle e accettare.
Dopo che Laduguer ha sfilato l’anello dal dito di Lavernia – naturalmente, sempre con l’uso della propria magia – e averlo fatto fluttuare fino a raggiungere le mani di Sarah, la quale chiude il gioiello dentro i palmi, il dio urla la sua maledizione.
 
Qualche giorno dopo
 
«Promettete di onorarvi, di amarvi, nella giusta e nell’ingiusta sorte, nel rispetto reciproco, fino al giungere della fine della vita?»
«Lo promettiamo, lo vogliamo.»
«Così, io unisco nel legame, come marito e moglie.»
Avvolta in un abito dal puro colore bianco, Silyn si getta dolcemente tra le braccia di Rastaban per donargli il primo bacio da moglie, mentre lui la abbraccia alla vita e ne accoglie il gesto come marito.
Hanno deciso di celebrare la loro unione proprio lì, nell’angolo più fiorito dei giardini del castello, circondati dalla fioritura più bella che potessero creare con la loro magia.
In prima fila ad applaudire per loro ci sono Jareth e Sarah, eleganti e ben presentati in quanto scelti come testimoni delle nozze dei due sposi.
Il giorno stesso che Lavernia era stata smascherata, Jareth aveva comunicato a Sarah del suo litigio con Rastaban e quest’ultima non aveva perduto tempo. Si era, infatti, precipitata dallo zio di Jareth e. brevemente parlando, gli aveva spiegato ogni cosa. Ora che era tutto chiaro, il povero Rastaban aveva chiesto a Jareth di perdonarlo, quasi maledicendosi per essere andato contro suo nipote. Inutile dire che Jareth non aveva bisogno che lo zio gli chiedesse perdono, in quanto nel suo cuore lo aveva già scusato da molto prima. Per sotterrare ogni ascia di guerra, i due si erano fatti un “regalo” reciproco. Rastaban, con l’amorevole approvazione di Silyn, aveva chiesto a Jareth e a Sarah di far loro da testimoni.
Jareth, invece, aveva fatto sì che lo zio e Silyn si sposassero nei giardini del castello, luogo assolutamente adatto per manifestare il loro amore attraverso la magnificenza che solo la natura è in grado di donare attraverso i suoi colori e i suoi profumi. In più, non aveva badato a spese per la cerimonia, d’altronde i soldi non erano un problema... visto che il tutto sarebbe stato pagato con i risarcimenti versati dai sovrani di Dullahan. Già, i sovrani di Dullahan? Che fine hanno fatto? si starà chiedendo il lettore.
Come appena detto, innanzitutto re Algol e la regina Lavandula dovevano pagare una smisurata somma di denaro per restituire le spese effettuate da Lavernia durante la sua permanenza a Goblin e, inoltre, dovevano risarcire Sarah per essere stata maltrattata da Lavernia. Una simile somma composta da tantissimi zeri avrebbe mandato i sovrani al lastrico, ma non potevano sottrarsi. Inoltre, non era solo questa la pena a cui dovevano andare incontro. Il lettore ricorderà senz’altro che Laduguer aveva lanciato loro una maledizione per punire la sfrontatezza di Lavernia.
Come una specie di legge del taglione, il dio aveva riservato loro una condanna alla pari di quella inferta a Lavynia – visto che Lavandula aveva passato l’esistenza a vantarsi del suo legame genealogico, adesso l’avrebbe seguita nel destino. Infatti, Laduguer aveva proclamato che tutti i discendenti di Lavynia – quindi, gli abitanti di Dullahan - sarebbero stati in eterna lotta contro tutti i regni. Ovviamente una notizia del genere era volata in poco tempo di regno in regno e nessun sovrano aveva la minima voglia di allearsi con Dullahan. Ironia della sorte, Lavandula aveva iniziato ad invecchiare acidamente proprio come Lavynia. Per concludere, non avendo propriamente imparato la lezione, Lavandula aveva costretto Lavernia a divenire una Chierica del Tempio Grigio, sperando che la sua devozione potesse in qualche modo placare l’ira del dio.
A re Algol, per finire definitivamente, era andata molto peggio: passava tutti i giorni della sua vita a restituire le somme impostogli al regno Goblin e... in compagnia delle continue ed incessanti lamentele di Lavandula.
Inoltre, Jareth non era rimasto indifferente di fronte a chi aveva deciso di seguire Lavernia durante la sua ingombrante presenza a Goblin: come provvedimento di fronte al loro atteggiamento da non prendere come esempio, Jareth aveva riversato i suoi rimedi contro i mariti di Cordula, Pevla e Amada, degradandoli e mandando a rotoli le loro carriere.  
Tornando alla cerimonia, anche se Jareth non aveva badato a spese, Rastaban e Silyn hanno deciso di eseguire un matrimonio composto da gente a loro sinceramente cara. Non c’era bisogno di circondarsi di troppi individui che, magari, di loro importava poco o nulla. C’erano anche Hoggle, Ludo, Didymus e Ambrogio alle nozze, così felici che tutto si fosse risolto per il meglio.
A richiesta degli invitati, Rastaban e Silyn avevano effettuato il loro primo ballo da marito e moglie e, a ballo concluso, tutti gli invitati potevano seguirli nella lenta danza.
Sarah, naturalmente, ha scelto Jareth come suo cavaliere ed entrambi si lasciano guidare dalle note dei musicisti e dalla magica atmosfera creatasi intorno a loro. Mentre è immersa tra le braccia del re di Goblin, gli occhi di Sarah incontrano la figura di Lizarda. Anche lei è stata invitata al matrimonio e le sfugge un sorrisetto nel vederla danzare insieme ad un impacciato, ma lusingato, signorotto di buona famiglia. Lizarda la saluta da lontano con la mano e sorridendole, mentre continua a danzare con il giovane signore.  
Che tra loro potesse nascere qualcosa, questo Sarah non lo sa. Sa solo che Jareth, mentre continua a danzare con lei, si avvicina al suo orecchio per sussurrarle qualcosa che le fa battere il cuore.
«Desideri che io possa amarti?»
«Per quanto tempo?» domanda Sarah, con il cuore che le batte forte.
«Solo per sempre.»
Solo per sempre. Non è poi tanto tempo. E il bacio di Sarah conferma l’accettazione di fronte ad un desiderio così dolce che solo il re di Goblin può donarle. Solo per sempre.
 
Fine
  
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