Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: J Stark    30/05/2021    1 recensioni
Cosa succederebbe se inaspettatamente ti ritrovassi nel mondo dell'Attacco dei Giganti? Conoscendo la storia agiresti per cambiare gli eventi o lasceresti che facciano il loro corso? Assisteresti da spettatrice/spettatore alla morte dei tanti personaggi o cercheresti a tutti i costi di salvarli?
Ti invito a scoprirlo unendoti all'avventura di Carol, la protagonista di questa storia.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Salve a tutti, il presente capitolo tratterà un tema molto delicato quindi mi scuso in anticipo qualora possa urtare la sensibilità di qualche lettore/lettrice. Ciò non era in programma originariamente ma è stato un cambiamento “in corso d’opera”, ho già provveduto a modificare gli avvertimenti della storia.
Vi attendo a fine capitolo per ulteriori note,
Buona lettura!
 


                                                                                                     8



 
Carol aveva compiuto i primi, metaforici passi nel mondo dell’Attacco dei Giganti circa due anni prima, quando Isayama aveva appena pubblicato lo sconvolgente capitolo 113.

Si può dire che la scoperta di quell’universo giunse come una calda carezza nel pieno di quello che decisamente si era rivelato essere l’inverno più freddo della sua vita.

Non perché le temperature fossero particolarmente basse, di fatto il gelo aveva iniziato a calare su di lei da tempo.
Addirittura molto prima di quella diagnosi che Carol avrebbe voluto definire come una secchiata di acqua ghiacciata, come un fulmine a ciel sereno.

Ma la verità era che se l’aspettava.

Anzi si sentiva come se in un certo senso fosse stata lei stessa ad attirarla, nella speranza che le accadesse qualcosa che la disincagliasse dalla stasi melmosa in cui si era arenata la sua esistenza.

Da tempo le sembrava di sopravvivere più che vivere, incapace di adattarsi ad un mondo in cui vagava come una reietta, arrancando tra un esame e l’altro in una facoltà universitaria che non aveva scelto ma in cui il destino l’aveva parcheggiata.
Lei che sognava di studiare psicologia fin dalle elementari ma non era riuscita ad entrare da nessuna parte, vedendosi chiudere dolorosamente ogni porta in faccia.

Dopo quel colpo male incassato ogni cosa perse sapore, profumo ed un filtro grigio e apatico si frappose tra lei ed il mondo.

Era diventata scostante persino con i genitori e ricercava sempre più spesso la solitudine della propria stanza, rifuggendo anche la compagnia degli amici che presto infatti cessarono di contattarla.

Si stava lentamente spegnendo come la fiamma di una candela in un ambiente privo di ossigeno.

Stava appassendo sotto lo sguardo impotente dei suoi cari.

Per questo, quando in quel pomeriggio settembrino scaldato dagli ultimi tepori estivi il suo ginecologo le comunicò che aveva un tumore ovarico al secondo stadio, il mondo non le crollò addosso.

Accettò invece con incredibile passività quella notizia, riconoscendola come la necessaria conseguenza del proprio essersi arresa e del non avere più uno scopo.

Quando lo raccontò ai genitori il padre quasi si sentì mancare e la madre si mise a piangere.
Ma ciò che più sconcertò entrambi fu l’impassibilità con cui la figlia aveva riferito l’accaduto, come se fosse un rapporto militare conciso e distaccato. Erano terrorizzati che lei non volesse farsi curare ma fortunatamente Carol per quanto indolente non oppose resistenza.

Da quel momento iniziarono le innumerevoli visite ed il rimbalzo continuo tra uno specialista e l’altro per decidere il percorso terapeutico più adatto.
Fortunatamente dagli esami sembrava che il carcinoma fosse limitato all’ovaio sinistro, senza intaccamento delle stazioni linfonodali o metastasi.
Con l’intervento, che prevedeva la rimozione della massa tumorale e la successiva chemioterapia, le probabilità di sopravvivenza si assestavano intorno all’80%.
I medici e la psicologa che le era stata assegnata si prodigavano a rassicurarla che un futuro concepimento naturale rimaneva possibile, poiché l’ovaio destro e la rispettiva tuba sarebbero stati risparmiati. Carol li ringraziò per le competenze che stavano mettendo a sua disposizione, tuttavia non si dimostrò particolarmente rallegrata da quella notizia.
Ovviamente ciò impensierì ulteriormente i medici, i quali proprio non si spiegavano come una giovane ragazza potesse reagire con simile stoicismo ad una situazione del genere.

La verità era che lei in quel momento non sapeva come rapportarsi col fatto che la sua capacità di avere figli potesse essere messa a rischio.
Non aveva mai pensato a sé stessa come madre e non si trovava a proprio agio con i bambini, né aveva manifestato la volontà di averne di propri.
Quello che sapeva per certo era che non voleva assolutamente sentirsi obbligata da parte della società a rimanere incinta.
Perché per quanto il mondo si vantasse della propria modernità ed avanguardia, su certi temi dimostrava di essere ancora molto arretrato. Sempre più spesso subdolamente si continuava a perpetrare l’idea che lo scopo primo della donna fosse quello di procreare e badare alla famiglia, spingendola a sentirsi in colpa o inferiore se ciò non poteva accadere o peggio, se essa non poneva il desiderio di diventare madre in cima alle proprie priorità.

E Carol odiava piegarsi al volere altrui.

In Ottobre si sottopose all’intervento la cui convalescenza non fu nulla in confronto a ciò che venne dopo; le chemio la misero a durissima prova, permettendo alla depressione che già da tempo la ghermiva di stringere ancora di più le sue spire attorno al corpo ed alla mente di Carol.
Non perse i capelli che tuttavia si indebolirono e sfibrarono notevolmente diventando quasi paglia, ma la nausea e la spossatezza si fecero compagne costanti delle sue giornate, costringendola a letto per settimane.
I suoi genitori furono sempre al suo fianco, sostenendola con amore immenso per tutto il calvario e mai come in quei momenti lei si rese conto di quanto fossero fantastici.

Ma nonostante ciò il vedersi così debole e fragile la intristì ancora di più, fino a farle perdere la motivazione ad andare avanti, a guarire.

La sera del 31 Dicembre scorrendo distrattamente la bacheca di Facebook, Carol vide che una pagina da lei seguita aveva pubblicato l’immagine di un anime che la incuriosì molto.

Raffigurava tre ragazzini in uniforme militare che con sguardo serio e determinato battevano il pugno destro sul petto, alle loro spalle sullo sfondo azzurro cielo si stagliava uno stemma con due ali incrociate.

La didascalia recitava semplicemente
“Shinzou wo Sasageyo, Offrite i vostri cuori”

Digitò immediatamente su Google la frase in questione e le si aprì un mondo nuovo, singolare, accattivante, nel quale voleva assolutamente immergersi.

Fu così che mise in play il pilot dell’Attacco dei Giganti, il primo anime che guardava dopo tanto tempo.

E quella stessa notte la sua vita ebbe una svolta decisiva.

Nello straziato urlo di Eren, in quel “Combatti, combatti!” gridato prima a Mikasa nella baita sulla montagna e poi all’umanità intera nell’inferno di Trost, Carol ritrovò tutta la determinazione ed il desiderio di vittoria che lei stessa conservava nel cuore e che aveva dimenticato.

“Combatti, devi combattere”

Un monito che le risuonò forte nell’animo come il rintocco di mille campane incitandola a non mollare.

“Se ti arrendi, morirai, ma se ti batti vivrai”

A spingere forte i piedi sul fondo abissale in cui si era lasciata sprofondare e darsi la spinta necessaria a risalire, a riaffiorare in superficie e respirare finalmente a pieni polmoni.

“Se non combatti non potrai mai vincere!”

Con le lacrime agli occhi in quella notte di fine anno decise di rialzarsi più forte che mai e di volare alto.

E più passavano i giorni, più si addentrava in quella storia mozzafiato, più ogni personaggio aveva qualche insegnamento prezioso da regalarle.

Soprattutto riguardo al sacrificio.

Ognuno di loro le mostrò in modo diverso come spesso, in virtù di un bene più grande o semplicemente di fronte ad una situazione che per quanto difficile si deve accettare, bisogna avere il coraggio di dire addio.

All’orgoglio.

Ai sogni.

All’odio.

Ai propri cari.

Alla libertà.

Alla propria vita.

Capì che colui che incarnava maggiormente questo concetto e che a dispetto delle apparenze il cuore l'aveva offerto più di tutti, era Levi.

Nella furia che lo animava, nella sofferta scelta di lasciare andare Erwin, in quell'ultima disperata promessa di vendetta a cui si aggrappava, Carol avvertì tutta la tragicità e la profondità di questo straordinario personaggio.

Il tenebroso Capitano le entrò fin da subito nel cuore e non se ne andò più.

La lampante chiarezza di questi insegnamenti la spinse a riprendere in mano la propria vita facendo pace con le disillusioni ed il passato, ripartendo da lì per trovare un nuovo scopo, un nuovo sogno.

Quando mesi dopo gli esami indicarono che il tumore era totalmente scomparso gridò di gioia per quella seconda possibilità che le era stata concessa e di cui in ritardo aveva capito l’importanza, promettendo a sé stessa di renderla meravigliosa.

Ed ora a distanza di due anni, mentre si librava veloce nelle foreste di Paradis con la spilla argentea appuntata sul petto, sentiva che le ali le aveva messe davvero ed aveva finalmente iniziato a volare.
 
 
 

 
Rieccomi, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia dissuasi dal proseguire con la lettura di questa storia. Ammetto di averlo riesaminato e modificato più volte perché non ne ero mai pienamente soddisfatta e non lo sono tuttora. Potrà sembrare più riflessivo e statico rispetto ai precedenti ma sentivo la necessità di approfondire meglio il personaggio di Carol dandole un background che, per quanto pesante, potesse veicolarne la grinta e la forza d’animo. E non meno importante volevo provare a dare risalto al valore dell’Attacco dei Giganti, che ritengo sia un’opera con un grande potere edificante per nulla inferiore a famosi classici letterari.
Come sempre i vostri giudizi sono ben accetti,
Grazie per l’attenzione e alla prossima!
 
   
 
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