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Autore: mattmary15    31/05/2021    0 recensioni
James Tiberius Kirk ha salvato il suo equipaggio con un gesto tanto eroico quanto disperato e ha battuto Khan al suo stesso gioco. Ora lo aspetta una buona convalescenza e il ritorno alla sua adorata Enterprise.
Probabilmente anche una medaglia e un picchetto d'onore. Questo almeno è quello che sperano Spock e Bones, gli amici sempre pronti a difenderlo. Sarà davvero così oppure una nuova avventura comincerà proprio dal punto in cui erano rimasti dopo l'ultima battaglia? La vita nello spazio non è facile, ma spingersi fin dove nessuno è mai stato prima si rivelerà piuttosto complicato. Jim, Spock e Bones dovranno andare oltre i loro limiti e, se possibile, riuscire a tornare indietro.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Ogni medaglia ha due facce - seconda parte -


Sulla plancia solo le luci di emergenza illuminavano le postazioni degli addetti ai comandi.

Saru, il secondo in comando sulla Discovery, continuava a toccarsi i gangli dietro alla nuca. I kelpiani percepivano il pericolo in quel modo. Era evidentemente agitato quando Burnham e Spock arrivarono in plancia.

“Che è successo?” Chiese la donna.

“Abbiamo saltato.” Rispose Saru e Spock guardò sua sorella in modo interrogativo.

“Che significa?”

“Dov’é il capitano?” Chiese lei a Saru facendo intendere a Spock che gli avrebbe spiegato in un secondo momento.

“L’ho chiamato. Sta arrivando. Per quanto ne so, ha autorizzato lui il salto.”

“Senza preavviso? E perché?” Saru scosse il capo.

“Non lo so.”

In quel momento le porte della plancia si aprirono e Lorca entrò di gran lena seguito a ruota da Kirk e McCoy. Spock si rese immediatamente conto che qualcosa non andava nel suo capitano.

“Saru,” disse Lorca prendendo posto sulla sedia di comando, “apra un canale generale.” Il comandante fece quanto richiesto. Lorca parlò all’equipaggio. “Signori, qui è il capitano. Abbiamo  dovuto effettuare un salto di emergenza. Non si rilevano danni alla nave. Siamo comunque in assetto di guerra. Tutti ai propri posti.” Spock non riuscì più a restare al suo posto.

“Che significa in assetto di guerra?” Lorca gli lanciò un’occhiata eloquente sull’impostazione rigidamente gerarchica della sua nave. Kirk gli si avvicinò.

“Spock, questa nave può teletrasportarsi. Tu lo sapevi?” Spock annuì.

“Non ti sembra che dovresti condividere almeno le informazioni professionali con me?”

“Non ho avuto modo di farlo.” Si difese il vulcaniano. “Lei non sembra disposto a parlare con me.” Kirk rimase per un attimo in silenzio poi reagì. 

“Può essere che abbia male interpretato il nostro rapporto,” accennò Jim, provocando in Spock una reazione di stizza, “e che abbia sbagliato. Ti chiedo scusa, Spock. Ti prego di condividere qualsiasi informazione che tu consideri non personale. La nave si é trovata costretta ad usare il teletrasporto. Ha navigato alla cieca. Non credo sappiano dove siamo.” Concluse indicando Lorca che parlava con Burnham e Saru.

“Questo è molto grave. Avevo personalmente esposto tutti i rischi della formula sul salto spaziale.”

“Guarda un po’? Non li ha fermati dal fare una simulazione. Il computer è andato fuori controllo e Lorca ha preferito reimpostare un altro salto piuttosto che spegnere tutto.”

“Sarebbe stato meglio.”

“Pare che la missione della nave sia perfezionare il motore a spore.”

“E la missione viene prima dell’equipaggio?” Jim lo guardò in malo modo ma a disagio.

“Non sono io il capitano della Discovery.”

“In altri tempi, non essere il capitano della nave non l’ha fermata dal fare la cosa giusta.” Gli disse Spock alludendo a come lo aveva contraddetto a bordo dell’Enterprise quando lo aveva costretto ad andare in soccorso di Pike.

“Allora mi hai biasimato.”

“Affatto. Mi sono sollevato dall’incarico.”

“Non l’ha fatto volentieri.”

“E neanche questo l’ha fermata.”

“Vuoi che tolga il comando a Lorca?” Spock scosse il capo.

“Vorrei che lo avesse fatto. Ad ogni modo, ora è tardi.” Jim storse le labbra. “Sta bene, capitano?”

“Non fai che chiedermelo.”

“Battito cardiaco e pressione non sono nella norma.”

McCoy che se n’era stato in disparte ad ascoltarli, intervenne.

“Ha avuto una crisi e, Dio mi perdoni, sono certo che gliel’abbia fatta venire questa nave infernale.”

Spock guardò prima Jim negli occhi e poi Leonard. Kirk avrebbe giurato che fosse sincera preoccupazione quella nello sguardo del comandante.

“Il salto non mi ha fatto bene ma è stata solo la momentanea assenza di gravità. È tutto ok.”

Il loro discorso fu interrotto da Burnham. Si rivolse a Spock.

“Lo so di chiederti molto, ma potresti rivedere i tuoi calcoli con Stamets? Siamo nei guai e dobbiamo uscirne il prima possibile. Un salto nella direzione gusta ci farebbe comodo.”

“Quanto siamo nei guai?” Chiese McCoy. Fu Lorca a rispondere.

“Abbastanza.” Disse lanciando l’ologramma della mappa dello spazio in cui si trovavano sullo schermo principale. 

“Maledizione!” Esclamò Jim. “Siamo finiti nella zona neutrale.”

“A ridosso dello spazio aereo Klingon.” Aggiunse Burnham.

“Posso fare i calcoli da capo,” intervenne Spock tornando alla prima domanda, “ma non risolveremo il problema. La formula é corretta. Non sono tuttavia in grado di stabilire come definire la costante.”

“Possiamo lavorarci insieme.” Azzardò Micheal.

“Fatelo.” Ordinò Lorca.

“Con tutto il rispetto,” rispose Spock portando le mani dietro la schiena, “io prendo ordini dal capitano Kirk.”

“Dimentica che è sulla mia nave, signor Spock.” Lorca si fece minaccioso. Il vulcaniano non sembrava convinto che l’osservazione fosse rilevante. Spock stava per replicare quando il braccio di Jim si alzò a dividerli, il palmo aperto della sua mano sul petto del suo comandante. Spock vide Jim fissare Lorca con lo stesso atteggiamento minaccioso con cui quegli si era posto ma la sua voce era gentile nella sua mente.

‘Per favore. Non mi piace questa storia. Sono quasi morto per fermare Marcus e adesso potremmo essere noi ad innescare la guerra tra i Klingon e la federazione.’

Le parole che gli uscirono di bocca furono, invece, meno gentili.

“Sta per caso dicendo che non siamo ospiti ma prigionieri sulla sua nave?” Lorca lo fronteggiò con un ghigno inquietante sul viso per un momento poi, con un gesto rapido, allargò le braccia.

“Mi avete frainteso. Credevo di poter contare incondizionatamente sul vostro supporto. E infatti ora glielo domando in modo più consono. Vuole aiutarmi ad uscire da questa scomoda situazione, capitano Kirk? Ha qualche suggerimento? Mi piacerebbe che unissimo le nostre capacità per uscirne tutti sani e salvi.” Jim guardò Spock ma non fece in tempo a rispondere perché Saru chiese il permesso di parlare.

“Capitano, mentre decidete il da farsi, dovremmo trasmettere alla federazione la nostra posizione.” Kirk intervenne per primo.

“Assolutamente no. Se lanciamo una trasmissione adesso, rischiamo che a captarla siano i Klingon.”

“Capitano Kirk,” Saru era evidentemente alterato, “in caso di anomalie di bordo, il comando della nave ne annota nel diario di bordo le cause e comunica la posizione della nave alla funzione di supporto della federazione.” 

“Questo dice il regolamento.” Asserì Spock unendo le mani dietro la schiena.

“Se è per questo, il regolamento vieta alle navi di sconfinare nella zona neutrale.” Rispose Kirk.

“Siamo finiti qui per cause indipendenti alla nostra volontà. Questo possiamo spiegarlo e verrà certamente compreso da chi dovrà valutare la violazione. Come giustificheremo il non aver comunicato deliberatamente la nostra posizione?” Saru fece un passo in avanti. Le sue lunghe braccia oscillarono dando l’impressione che stesse per sollevarle contro Jim nonostante tutti nella stanza sapevano che Saru apparteneva ad una delle razze più miti dell’universo. Jim non si fece intimidire però dimostrando ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la sua fama non era immotivata.

“E se la trasmissione viene intercettata e ci attaccano, come spiegherà la cattura dell’equipaggio e la perdita di materiale sensibile in mano al nemico?” Saru chinò la testa e Lorca ne approfittò.

“Lei che farebbe?” Chiese rivolgendosi direttamente a Kirk. Lui non ebbe esitazione.

“Spegnerei tutto.”

“Cosa?” Esclamò Burnham.

“Abbiamo bisogno di tempo per elaborare una strategia alternativa. Lei e Spock avete necessità di capire come fare a ‘saltare’ nella direzione giusta e noi di trovare un modo per tenere la nave e e l’equipaggio al sicuro. Se andiamo in silenzio radio e spegniamo i motori, sarà più difficile essere intercettati.”

“Andremo alla deriva!” Esclamò Saru. “A ridosso dello spazio aereo Klingon!”

“Non necessariamente.” Intervenne Spock. “Tra i supporti vitali della nave c’è anche il sistema di galleggiamento a phaser. Basterà regolare il galleggiamento della nave con quello. Non dovremmo perdere la posizione attuale.” Lorca guardò Saru e poi Burnham.

“Funzionerà?” Chiese loro.

“Funzionerà.” Rispose Micheal e Saru annuì.

“Spegnete tutti i supporti non vitali.” Ordinò Lorca. 

Bones era stato zitto per tutto il tempo e sbuffò.

“Come faremo a chiedere aiuto se non possiamo trasmettere?” Jim si voltò verso di lui e gli sorrise.

“Troveremo un modo. Lo troviamo sempre, no?” Poi tornò a guardare Spock. “Credi di poter trovare un modo per rispedirci a casa?”

“Posso tentare.”

“Allora andate.” Concluse Jim. ‘Per favore.’

Spock annuì e lasciò la plancia con Burnham.

 

Erano passate quattro ore dal momento in cui la Discovery era andata in silenzio radio. Un silenzio spiacevole era caduto nella plancia di comando e Lorca si era rifugiato nella sala tattica con Jim e McCoy.

“Il suo comandante è una spina nel fianco tanto quanto il mio!” Aveva esclamato Kirk per spezzare l’atmosfera pesante.

“Saru è in gamba ma non ama prendere decisioni anticonvenzionali.” Aveva risposo Lorca sorridendo e guardando l’interfono. Si aspettava notizie da Burnham ed era ormai impaziente.

“È bene avere vicino qualcuno che ragiona in modo differente. Aiuta ad allargare la prospettiva.” Gli rispose Jim.

“Mi risulta che anche se le allargano le prospettive, lei vada dritto per la  sua strada, Jim.” 

Quell’improvvisa confidenza non sfuggì a McCoy che volle intervenire.

“Un buon capitano tiene in conto le opinioni dei sui collaboratori.” Lorca gli sorrise con malizia.

“Un buon capitano sa che le decisioni spettano a lui.”

“Un buon capitano si assume la responsabilità delle azioni di tutti coloro che guida.” Lo corresse Bones.

“Il mio equipaggio esegue i miei ordini. È ovvio che la responsabilità delle loro azioni sia mia. Le ho dato l’impressione che non sia così?” Jim capì che si era creata una strana ostilità tra i due.

“La nave é sua, capitano Lorca, e sue sono le regole.” Disse per far capire ad entrambi che non c’era bisogno di continuare quella conversazione. 

Proprio in quel momento le porte della sala tattica si aprirono e Spock, Burnham, Stamets e Saru entrarono chiedendo il permesso.

“Avete fatto progressi?” Chiese Lorca, impaziente. Stamets rispose mostrando il proprio pad al suo capitano.

“In effetti sì. Almeno così crediamo.”

“Parlate. Cosa avete scoperto?”

“Il signor Spock è riuscito a isolare la costante della formula del salto spaziale.” Disse Stamets indicando il vulcaniano e Lorca vide Jim sorridere compiaciuto guardando il suo comandante. “Le spore sono organismi cellulari che popolano i warmhole spaziali. Era” disse prendendosi una pausa, “logico pensare che la costante dovesse relazionarsi alle spore. Così con Micheal abbiamo cercato tutti gli organismi che vi sono collegati e ne abbiamo trovato uno interessante. E’ una creatura che si ciba di queste spore. Le caccia ferocemente e le individua a grandissime distanze. Appartiene alla specie dei tardigradi. Se si riuscisse ad inviare le coordinate in cui ci si vuole spostare al cervello del tardigrado e gli si dessero le spore, lui potrebbe trasmettere al computer di bordo l’esatta posizione in cui saltare.” Lorca e Kirk si guardarono, poi il capitano della Discovery si rivolse direttamente a Burnham.

“Si può fare? Usare il cervello di un invertebrato?” Micheal invitò Spock a rispondere al posto suo.

“E’ la soluzione più logica. Se bisogna seguire una strada fatta di spore, nessuno può farlo meglio di un essere che ne fa la sua ragione di vita.” La risposta parve piacere molto a Lorca.

“Dove ne troviamo uno?” Stamets rispose rabbuiandosi.

“Quello che fa al caso nostro cresce e prospera in ambienti estremamente gelidi ma non c’è alcun pianeta, nella zona in cui ci troviamo, che risponda ai requisiti.”

“Quindi mi state dicendo che abbiamo la soluzione ma non possiamo adoperarla?”

“Ci sarebbe un modo,” intervenne Micheal, “anche se è rischioso.”

“Sono aperto ad ogni soluzione.” Le rispose Lorca senza esitare.

“Siamo molto vicini a Khitomer. E’ un pianeta su cui si traffica di tutto, specie rare comprese. Con una buona somma di denaro, potremmo comprare qualunque cosa. Probabilmente anche un tardigrado.” Saru si portò una mano ai gangli e dovette dire la sua.

“Seppure situato nella zona neutrale, Khitomer di fatto è un avamposto Klingon.”

“Questo perché la federazione non ha mai voluto chiarire le cose.” Sputò fuori Lorca. 

“Non è nostro compito cacciare i Klingon da Khitomer, signore.” Specificò Saru e Jim, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, mise entrambe le mani sul tavolo e parlò.

“No, non lo è, signor Saru. Però dobbiamo fare qualcosa. Tenente Stamets,” disse rivolgendosi all’ufficiale scientifico, “crede che una navetta di trasporto di quelle che si usano per caricare le merci sulle nostre navi potrebbe raggiungere Khitomer?” Stamets non dovette pensarci su.

“Con alcune modifiche, si.”

“Allora dovrebbe farle. Non possiamo galleggiare a lungo qui, né andare alla deriva. Dobbiamo trovare il modo di usare il teletrasporto della Discovery. Se dite che su Khitomer c’è la possibilità di trovare un tardigrado, dobbiamo provare.” Lorca annuì. Fu ancora Saru ad obiettare.

“Chiedo scusa se lo faccio notare, ma questo non è un piano. Si basa su tutta una serie di supposizioni che non possono trovare alcuna conferma empirica. Non sappiamo se su Khitomer ci sia un tardigrado, se chi lo possiede sia disposto a venderlo, se è compatibile con i sistemi informatici della Discovery.”

“Quale alternativa suggerisce, Saru?” Gli chiese allora Lorca.

“Inviare un sos alla federazione.” Lorca mise entrambe le mani sui fianchi.

“Le abbiamo già spiegato perché non è prudente.” Cominciò di nuovo ma fu Jim a interromperli.

“No, anche Saru ha ragione. Possiamo inviare un sos ma non da qui.” Disse Kirk puntando un dito sul tavolo di fronte a loro. “Possiamo inviarlo da Khitomer.” 

“Da Khitomer?” Chiese stupito Bones. Jim annuì sorridendo.

“E lo faremo in Klingon. Non se ne accorgeranno neppure, se viene trasmesso nella loro lingua.”

“Quindi lei ha un piano.” Asserì Lorca incrociando le braccia. Kirk annuì.

“Due squadre. Una raggiunge il mercato nero della capitale, l’altra la base radio più vicina.” 

Jim parlava con una sicurezza tale da dover apparire spavaldo a chi non lo conosceva bene. Spock, tuttavia, sembrava sollevato nel sentirlo parlare in quel modo e nel vederlo muoversi tanto a suo agio sul ponte di quella nave che non era l’Enterprise.

“Non vorrei sembrare pignola,” accennò Micheal, “ma abbiamo un problema che non é stato considerato.”

“Cioè?” Chiese il suo capitano.

“Abbiamo supposto di trovare un tardigrado al mercato nero di Khitomer ma, ammesso che lo troviamo, come lo portiamo via?”

“I tardigradi non sono molluschi?” Chiese Kirk. “Agiremo d’astuzia. In qualche modo faremo.” Stamets scosse il capo.

“Sono stato impreciso, temo. Il tardigrado di cui abbiamo bisogno non è di piccole dimensioni, capitano Kirk. Pesa circa novecento chili. Se è minuto.” La faccia di Jim si caricò di sconforto.

“Novecento chili? Come porteremo via un animale così?”

“Dovremo comprarlo, credo.” Rispose Spock. “Su Khitomer ogni cosa ha un prezzo.”

“I crediti non ci mancano, vero Capitano Lorca?” Chiese Kirk.

“No, ma temo ci serviranno a poco su un pianeta che è un avamposto Klingon. Se paghiamo con quelli capiranno che siamo della federazione. Ci servono i darsek.”

“E dove li prendiamo?” Chiese Bones che cominciava a innervosirsi. Guardò Jim ma, invece che vedere sul suo viso ancora quell’espressione affranta di poco prima, vide i suoi occhi illuminarsi.

“Amico mio, so esattamente dove li prenderemo. Anzi, sarai tu a prenderli per noi.”

“Come?”

“Bische clandestine. Tu sei il miglior giocatore di poker che conosca. Raccoglierai la cifra che ci serve in meno di un’ora!” Esclamò Jim.

“Allora abbiamo un piano!” Lorca sembrava entusiasta almeno quanto Kirk. 

“Sì. Io e Bones scenderemo su Khitomer per recuperare i darsek. Mentre lui gioca, io m’infiltro nella più vicina base radio e mando un messaggio criptato alla federazione. Poi raggiungiamo il mercato e troviamo il tardigrado.”

“Non è un po’ troppo lavoro per due persone sole?” Chiese Lorca. “Io verrò con voi. Non c’è modo che mi lasciate sulla Discovery mentre vi prendete tutta la gloria.”

Jim sorrise e Spock si schiarì la gola.

“Chiedo il permesso di partecipare alla missione, capitano Kirk.”

“Non lo trovo prudente. Lei non passerebbe inosservato.” Sottolineò Jim. 

“Insisto. Per nascondere le mie peculiarità fisiche basterà un cappuccio. Se dovete inviare un messaggio in Klingon, vi serve qualcuno che conosca la lingua e almeno tre accenti.”

Bones si avvicinò a Jim e gli parlò sottovoce.

“Portiamolo con noi. Non farglielo mai sapere ma mi sento più tranquillo se ci copre le spalle.”

“D’accordo.” Fece Jim. Burnham si avvicinò a suo fratello e gli toccò appena un gomito.

“Non è prudente per te. Su Khitomer commerciano specie rare e i vulcaniani sono diventati una delle specie più rare di tutte. Lascia che vada io. Conosco il klingon piuttosto bene.” Il commento non sfuggi a Kirk che si avvicinò ai due.

“Non avevo considerato questa implicazione dell’essere vulcaniano. Forse dovremmo dare ascolto a Burnham.” Jim capì dall’irrigidimento di tutto il fisico di Spock quanto lo avesse contrariato.

“Le considerazioni di Micheal sono appropriate ma non cambiano il quadro generale delle cose.” La discussione morì sul nascere quando Lorca ordinò a Burnham di unirsi a loro.

“Ecco fatto.” Commentò Spock in modo piccato. 

Saru rimase in silenzio mentre ognuno di loro tornava nei propri alloggi per prepararsi alla missione. La sensazione che sarebbe accaduto qualcosa di spiacevole non aveva smesso di tormentarlo.

 

Quando si ritrovarono sulla nave cargo senza le loro uniformi e con indosso abiti in grado di farli passare per mercanti di dilitio, Jim si sedette subito al posto del pilota.

“Guida lei, capitano Kirk?” Chiese Lorca sedendosi al suo fianco mentre Spock, Bones e Micheal prendevano posto nel retro.

“Guido io, se non le dispiace.” Fece Jim di rimando.

“Affatto.” Il biondo sorrise e avviò la navigazione del velivolo. Bones sospirò rumorosamente.

“Non ci schianteremo, Bones!” Esclamò Kirk.

“Stiamo per scendere su un pianeta Klingon senza supporto, in silenzio radio, senza soldi e senza un piano e tu pensi che io mi preoccupi di uno schianto?”

“Ce lo abbiamo un piano!” Esclamò Kirk simulando offesa.

“Vedo che oggi siamo più ottimisti del solito!” Al commento sarcastico del suo ufficiale medico, Jim rispose lanciando la navetta fuori dagli hangar della Discovery.

Allungarono la traiettoria di atterraggio giusto per evitare che qualcuno potesse intuire le coordinate della nave madre se avessero intercettato la loro rotta.

Nascosero la nave cargo in bella vista, in mezzo a decine di alte navette che erano parcheggiate appena fuori dal grande bazar di Khitomer. Scesero e si mescolarono immediatamente tra la folla.

Jim non smetteva di fissare Spock. Con un berretto nero calato fin su occhi e orecchie sembrava quasi umano. Un paio di volte il vulcaniano ricambiò il suo sguardo curioso con uno carico di preoccupazione, così smise.

Bones era, comunque, il più agitato di tutti. Ebbe cura di elencare più volte tutto quello che poteva andare storto, in una litania capace di angosciare il più ottimista tra loro che, per una volta, non era Jim.

Lorca aveva uno sguardo carico di anticipazione per, come lo aveva definito, l’eccitante lavoro che dovevano fare.

Raggiunsero una vera e propria bettola la cui insegna a neon indicava che lì si poteva bere e fare baldoria. Non attesero che McCoy ripetesse ancora una volta che tutta quella faccenda era una pessima idea.

“Sei il più forte giocatore di carte che conosco. Non dubitare di te stesso e andrà tutto bene.” Jim lo incoraggiò dandogli una sonora pacca sulla spalla.

“Dovevi mandare Sulu, lui sì che ha la faccia da poker!” Esclamò il dottore. Jim lo prese per un braccio e lo tirò a sé.

“Vinci se puoi. O perdi. In ogni caso l’unica cosa che conta è che non ti becchino a barare. Non ne usciremmo vivi.” Bones sollevò gli occhi al cielo.

“Sarei più tranquillo se venissi con me.”

“Ti lascio Spock.” Asserì Jim.

“E questo dovrebbe tranquillizzarmi?”

“Hai detto tu che ti sentivi più tranquillo a sapere che ti copre le spalle.”

“A sapere che ‘ti’ copre le spalle! Tu, da solo, in una base Klingon! Che ci può essere di peggio?”

“Grazie per la tua sconfinata fiducia. Comunque lei viene con me.” Disse Jim indicando Burnham che prendeva ordini da Lorca.

“E quando lo avete deciso?”

“Mentre pilotavamo la navetta.” Bones incrociò le braccia.

“Sbaglio o tu e mister capitan spietato siete abbastanza in sintonia?” Jim si ritrovò a ricordare l’episodio capitato durante la cena della sera prima e abbassò gli occhi.

“Che ci sarebbe di male?”

“Ricordati che hai un legame con qualcun altro,” gli disse con voce ferma il dottore, lanciando uno sguardo a Spock che se ne stava con le mani in tasca vicino alla porta del locale, “e non fare sciocchezze.”

“Che sciocchezze? E comunque non mi è concesso più neppure farmi nuovi amici?”

“Dipende che intendi con ‘farti nuovi amici’!” Esclamò Bones con il sorriso più ambiguo che aveva in repertorio. “Lui lo sa?”

“Che mi faccio nuovi amici?” Lo rimbeccò Jim ridendo.

“Che lo lasci qui deliberatamente.”

“È una missione. E anche se lui è sposato, resto ancora il suo capitano. Farà ciò che gli dico di fare.” Bones alzò di nuovo gli occhi al cielo.

“Cerca di non fare lo scemo con sua sorella.”

“Non ne ho l’intenzione.”

“E Lorca?”

“Cercherà il tardigrado, così non dovremo stare qui più del necessario.”

“Almeno non lo avrò intorno.”

“Perché non ti piace?” Bones scosse le spalle.

“È importante?”

“Sì, la tua opinione per me é importante.”

“Non l’hai tenuta in gran conto quando si è trattato di gestire il legame con quel diavolo dal sangue verde.”

“E tu me la farai scontare, vero?” Bones scosse le testa.

“È pure mio amico. Vi detesto per il male che vi fate.” Jim abbassò il capo e, per un momento, Bones gli rivide quell’espressione ferita che per tanto tempo aveva indossato durante la convalescenza.

“Non voglio fargliene e non gliene farò per quanto dipende da me. È libero di fare le sue scelte. Di certo ha i suoi motivi. Mi sforzerò di farmeli andare bene. É questo che fanno gli amici, no?”

“Sì, é questo che fanno. Sii prudente.” 

Leonard lo lasciò andare cercando di trovare il coraggio per portare a termine l’ingrato compito che gli avevano assegnato.

 

Spock era rimasto in disparte mentre Jim e Leonard parlavano tra loro. Per educazione, non si era avvicinato neppure a Micheal che sembrava stesse ricevendo gli ordini dal suo capitano.

Questo lo fece riflettere sul fatto che Jim non gliene aveva impartito alcuno. Si era offerto di partecipare alla missione senza che lui glielo avesse chiesto e si rese conto che era dai tempi della Jupiter che non affrontavano un pericolo sul campo insieme.

Non era come se lo immaginava. Non c’era sintonia tra loro. Jim lo teneva a distanza e le parole di McCoy gli ritornarono, prepotenti, alla mente.

‘E’ tutto troppo complicato per me. Però le faccio una domanda. Se Jim le avesse nascosto una moglie o un’amante, lei come si sarebbe sentito?’

Strinse e poi allargò i pugni nascosti nelle tasche del pesante giaccone non per nervosismo, si disse, ma per prepararsi ad agire.

Doveva provare a immaginare le emozioni di Jim, lui che ostentava con sicurezza il fatto di non averne? E anche ammesso che in realtà era più umano di quanto volesse riconoscere, questo era sufficiente a permettergli di capire cosa avesse significato per Jim sapere di T’Pring?

Si era soffermato talmente tanto sul cercare di capire quale logica avesse mosso lei nel desiderio di conoscere il suo capitano, che non aveva riflettuto abbastanza su come lui avesse reagito nel conoscere lei.

Fu Micheal ad interrompere il corso dei suoi pensieri.

“Spock, permetti una parola?” L’uomo annuì. “Devo accompagnare il capitano Kirk nella missione di invio del messaggio di soccorso. So che saresti stato più adatto di me a farlo, ma credono che tu sia di maggiore utilità a supporto del dottor McCoy. Credo sia vero. Se ci dovesse essere bisogno di combattere, sei più abile di me.”

“Lo sono anche nel parlare il klingon ma non è stato ritenuto rilevante.”

“Sei contrariato dalla decisione del capitano Kirk?” Chiese Burnham e Spock sollevò un sopracciglio.

“E’ stato un ordine di Kirk?” Micheal annuì.

“Non te ne ha parlato?” Spock riprese immediatamente il controllo.

“Non ce n’era alcun bisogno, in effetti.”

“Bene. Dunque c’è qualche consiglio che vuoi darmi?”

“Non staccare mai i tuoi occhi da lui.” Lei parve stupita.

“Intendi dire che è imprevedibile?”

“Intendo dire che è imprevedibile, temerario ed incline a pensare alla propria incolumità solo dopo aver pensato a tutto il resto. Ti sarei grato se lo proteggessi come faresti se fosse il tuo capitano.”

“Non avere dubbi su questo.” Micheal fece per allontanarsi quando si sentì tirare per un braccio.

“Torna sana e salva anche tu.”

“Lo farò. Piuttosto sta attento. Le bische clandestine sono insidiose anche quando non sono su pianeti controllati dai Klingon.”

“Terrò tutto sotto controllo.”

“Lo stesso farò io.”

Spock la osservò andare via con l’angosciante certezza che nessuno poteva controllare James Tiberius Kirk.

  
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