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Autore: Yurika2S    31/05/2021    0 recensioni
Quando il mondo reale e quello dei sogni entrano in contatto, tocca a delle ragazze coraggiose, essere in prima linea per combatterle. La routine di due di queste combattenti, verrà sconvolta da alcuni incontri. Tra cui uno con una bambina dai capelli bianco-argentati, la cui misteriosa scomparsa, riporterà a galla inquietanti verità e ricordi dolorosi.
«Il sonno della ragione genera mostri.», Francisco Goya (1797)
Genere: Fantasy, Science-fiction, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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「Contatto II」


 

Nella zona est rispetto al grattacielo di fronte al quale si furono separate, Yurika decise di sfruttare le sue abilità per raggiungere più velocemente la fonte del suo avvistamento. Sotto le suole dei suoi stivali si generò una particolare fluorescenza – che si sposava perfettamente con i colori del suo vestiario –. Tramite l'attrito con il terreno ciò le permise di accelerare la sua velocità di movimento, permettendole di essere nel punto esatto in meno di una manciata di minuti. Con il manico della sua arma stretta in entrambe le mani, la ragazza dai fluenti capelli neri guardò verso l'alto. La creatura sfiorava all'incirca i tre metri d’altezza: si trattava di una figura indefinita e paragonabile ad una sorta di golem, costituito però non di argilla, bensì di pura energia spirituale; il suo colore oscillava tra il bianco-argentato e l'azzurro. Vantava braccia possenti, spalle poste a media distanza e gambe robuste. Anche se le dava alle spalle erano visibili in trasparenza delle zone rosse fisse sulla parte anteriore della protuberanza tondeggiante, che poteva ricordare una testa. Quei puntini rossi definivano il suo comparto visivo – talvolta costituita da una singola zona, caratteristica in grado di renderlo equiparabile ad un ciclope, altre volte quando le zone diventano due o superiori in numero – la cui visione poteva dirsi di tipo stereoscopico, come quella presente negli esseri umani. Un altro particolare che poteva saltare all'occhio era una distinta zona scura a livello del fegato della figura, poiché quella specifica Anomalia era stata generata da un sentimento di frustrazione, legato ad un impossibilità ad agire o riuscire ad ottenere efficacemente qualcosa.

Consapevole del fatto che avrebbe dovuto per forza di cose farsi notare, in modo da ingaggiare battaglia con l'Akuryō in questione, la mora chiuse gli occhi radunando la sua concentrazione, dopodiché prese la rincorsa e sfruttando nuovamente l'attrito con il suolo passò rapidamente in mezzo alle gambe della creatura in scivolata. Non ebbe neppure bisogno di muovere le braccia, perché la punta della sua falce scalfisse l'arto inferiore destro della creatura. Un gruppo di scintille di vario colore, si distaccarono dall'area colpita. Si trattava di un identificativo del danno inflitto, paragonabile ad una piccola quantità di sangue perso da un taglio superficiale; pur non avendo una bocca né corde vocali, la creatura emise un verso simile ad un urlo grave, cominciano poi a guardarsi intorno per comprendere cosa gli avesse provocato quel dolore.


Yurika era entrata ora nel suo campo visivo e l'Akuryō senza perdere tempo alzò il possente braccio sinistro per tentare di colpire come un insetto, quella figura comparsa all'improvviso. Le iridi violette della ragazza tennero sotto controllo il movimento dell'arto e quando questo discese rapidamente verso il suolo, lei spiccò un salto che crepò il terreno sotto i suoi piedi, anche ciò fu dovuto all'energia fluorescente che era in grado di manipolare. Si trattava niente meno che del diciottesimo elemento della Tavola Periodica: il gas nobile Argon presente all'interno dell'atmosfera, per meno dell'un percento. Anche se scientificamente inaccurato, quando si trovava a combattere contro queste creature, all'interno del Piano Intermedio era in grado di concentrare le particelle presenti nell'aria a livello del suolo, surriscaldarle così da fondere parzialmente l'asfalto e modificare quindi la formazione di piccole porzioni del terreno. Danni che potevano essere riscontrati in seguito, tramite piccole discontinuità del manto stradale. Evitò dunque abilmente l'attacco vibrando a mezz'aria un fendente con la sua arma. La possente lama d'acciaio liberò un'onda d'urto luminescente, che tranciò di netto l'arto superiore sinistro dell'Akuryō. L'emanazione si rimise dritta grugnendo di dolore, mentre la mora si ritrovò nuovamente con i piedi per terra. I suo avversario presto sarebbe tornato all'attacco per vendicare la perdita subita.
 

La ragazza allora liberò un sospiro, rinsaldando la presa attorno alla propria arma.


«Non preoccuparti... la prossima mossa, sarà quella decisiva.»


Ci fu un momento di stallo in cui la Chimera parve stordita. Questo perché il dardo scoccato poc'anzi nella sua direzione che la creatura si era adoperata per evitare, aveva causato una piccola serie di esplosioni nelle sue vicinanze, reagendo alla sua sola presenza. Il susseguirsi di urti sonori violenti furono abbastanza da rendere la creatura incapace di comprendere l'esatta posizione del suo nemico, Akiko ne approfittò per spostarsi ed avvicinarsi alla ragazzina ed all'animaletto che la piccola aveva tra le sue braccia.

«Coraggio. È il momento giusto per fuggire! Va' a nasconderti dietro un edificio lontano da qui. Sistemerò quella bestiaccia e ti riporterò a casa in men che non si dica.»


La ragazzina delle elementari annuì e sorrise nei confronti della misteriosa ragazza.


«D'accordo, grazie tante Onēsan!»
 

Akiko osservò la ragazzina correre via e sparire dietro un gruppo di palazzi non molto distanti- Una volta assicuratasi che fosse al sicuro tornò a prestare lo sguardo verso la Chimera, la quale aveva cominciato a riprendere coscienza dei suoi dintorni. La bionda fece battere la balestra sulla sua spalla destra, liberando un leggero sospiro.


«Molto bene! È giunta l'ora di ripulire l'area.»


La ragazza caricò con un'altra freccia alla sua balestra e si mise a correre per circumnavigare l'essere, mente quest’ultima si mise subito ad inseguirla con l'intento di farne il suo spuntino. Pur combattendole da qualche tempo, Akiko non aveva la minima idea di cosa accedesse ai malcapitati che finivano nelle grinfie di quelle bestiacce e di certo non voleva sperimentarlo sulla propria pelle. La ragazza corse a semi-cerchio, mentre la Chimera si gettò verso di lei in linea retta, ciò le avrebbe garantito una linea di tiro perfetta, non appena si fosse trovata sulla di congiunzione della traiettoria percorsa dalla bestia. Intanto la luce verdastra rappresentativa della sua energia, si stava accumulando ancora verso la punta di piombo della sua freccia, così come le vampe si stavano formando tra le fauci del mostro. In una corsa al fotofinish, le fiamme vennero liberate nei confronti della giovane, mentre lei premette il grilletto con qualche istante di differita. Il dardo dalla punta luminosa sfrecciò dritta verso le fiamme che subito dopo, andò a schivare gettandosi alla sua sinistra, rotolando al suolo per poi mettersi in guardia a pancia in giù, afferrando un altro dardo dalla faretra. Akiko attese in guardia il risultato della sua mossa: il mostro dalla testa leonina emise un forte ruggito di lamento prima di esplodere in mille scintille colorate decretando la fine della battaglia.
 

L'alone d'energia magica aveva avvolto l'oggetto, proteggendolo dall’azione di corruzione del fuoco che avrebbe finito per deteriorarla; andando a segno tra le fauci ancora roventi della belva, la punta di piombo aveva provveduto a sciogliersi avvelenandolo. L'esplosione venne causata dal tipo di freccia scagliata intrisa di una carica di mana maggiore rispetto al colpo precedente. Quell’effetto aveva anche l’intento di attirare Yurika dall’altra parte, segnalandole che aveva concluso il suo intervento.
 

Intanto la bambina rimase a sbirciare tutta l'azione nascosta dietro un palazzo, a qualche metro di distanza rimanendo a dir poco sbalordita. Gli occhietti azzurri si colmarono di meraviglia ed un sorriso traboccante di eccitazione le affiorò sulle labbra.
 

«Tamaya〜!» - esultò come era abitudine nipponica, durante gli eventi di fuochi d'artificio. Dopodiché sollevò per aria la piccola volpe dal pelo bianco cominciando a ridacchiare e saltellare in preda all'euforia - «Ahahahaha! C'è l'ha fatta, c'è l'ha proprio fatta! Incredibile non trovi anche tu Shiroki? Dev'essere una di loro, ne sono sicura! Uno di quegli eroi che aspettavo!»

La ragazzina continuò ad esultare, girando su sé stessa e tenendo la volpe per le zampine anteriori. Intanto l’animaletto subiva la sua gioia, emettendo qualche guaito acuto quasi volesse unirsi ai festeggiamenti. La bambina però non era l'unica persona a star osservando l'azione da debita distanza. Su di un lampione alle spalle dell'edificio dove si era rifugiata infatti, stazionava in piedi una figura femminile: dai capelli castano scuri tenuti fermi alla nuca, con un'ampia pinza avente l’effige di una farfalla, la sua figura era avvolta in un tradizionale kimono cremisi, ornato da farfalle di un blu tendente al nero, Obi di una tonalità più tenue sul rosato tenuto fissato da una cintura semi-rigida, ai piedi indossava calzini corti bianchi e sandali di legno. Sul fianco sinistro portava un fodero assicurato tramite una cordicella, facile da sciogliere, contenente la propria katana.

 

«Tamaya〜!!» - esultò ancora la bimba.


Di fronte a quella scena festosa assolutamente esagerata, la ragazza fece scattare in alto con il pollice della mano sinistra la lama della spada, avendo già la destra pronta sull'impugnatura, cominciando lentamente a sguainarla, con la stessa lentezza con cui un sorriso a trentadue denti, si fece pian piano spazio sul suo volto.


«Ka〜gi〜ya〜!» - pronunciò un’altra espressione tipica, connessa a quella esternata dalla bambina, scandendo ed allungando le sillabe in modo infantile per attirare la sua attenzione.

Difatti sentendo una voce alle sue spalle, la piccola si irrigidì e deglutì. La volpe puntò il muso verso l'alto come ad indicarle dove guardare e lei seguendone i movimenti, si voltò lentamente. I tratti della piccola si sconvolsero per la paura, quando incontrò con lo sguardo la figura che l’osservava dall'alto. Le pupille castano ambrate della spadaccina sembrarono luccicare di piacere di fronte a quella reazione.


«Ah... Ah...»
 

«Ti ho trovato... Bianconiglio.»

 


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