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Autore: runami_ lu99    31/05/2021    4 recensioni
STORIA AD OC (ISCRIZIONI CHIUSE)
Fiore è nel caos da 500 anni, un perfido sovrano con un oscuro segreto mantiene il controllo su di esso con la violenza e la sottomissione, ma un gruppo di maghi riuniti dal destino riuscirà a riportare il regno alla bellezza di un tempo?
[Dal prologo]
"Se tu che stai leggendo queste righe, credi che il bene trionfi sempre sul male, ti conviene cambiare storia, perché questa non è una favola e quindi non esiste un lieto fine"
[Dal 34° capitolo]
"Il fischio dell'arma che fendeva l'aria vibrò nelle orecchie di 78 facendogli venire i brividi, e per un attimo quel sibilo gli sembrò come parole sussurrate provenienti da un'oscura creatura che di terreno non aveva nulla. Il medico abbassò lo sguardo soffermandosi sulla lama e, come a volersi beffare di lui, questa emise un tenue e lontano bagliore rossastro al di sotto dello strato di bende, proprio un attimo prima che il corpo del nemico venisse nettamente tranciato a metà."
[Dal 35° capitolo]
"I colori caldi del tramonto che prima brillavano in tutta fierezza, parvero spegnersi di colpo quando vennero in contrasto con le sue iridi gelide come il ghiaccio."
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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VENTOTTESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: PROTEGGERE, PROTEGGERSI






A Milah si gelava il sangue nelle vene, i suoi occhi eterocromatici percorrevano tutta la parete accanto a lei, percependo solamente sofferenza e paura nello sguardo delle persone rinchiuse dentro a quelle vasche. Era una Dragon Slayer del ghiaccio, sapeva resistere bene alle temperature basse, eppure ebbe un brivido di freddo che le percorse il corpo da capo a piedi. I corridoi erano completamente vuoti, l'allarme che avevano fatto scattare stava ancora suonando imperterrito provocandole un certo fastidio all'udito. Scosse la testa leggermente rintronata mentre mandava in frantumi l'ennesimo cilindro di vetro. Aveva già liberato non so quante persone da quelle prigioni eppure sembrava che quelle strutture non finissero mai, più avanzava, più altre spuntavano dal nulla. Si fermò per un attimo a riprendere fiato mentre alcuni prigionieri si dirigevano verso l'uscita. Si ritrovò per caso a pensare a Velvet: se avevano messo anche lei dentro a una di quelle vasche c'era il rischio che fosse messa allo stesso modo. Strinse i denti preoccupata e un nuovo brivido di freddo la trapassò. Cominciò a pensare che forse sarebbe stato meglio andare insieme agli altri, sarebbe sicuramente stata d'aiuto.
–Grazie– mormorò una voce alle sue spalle, lei si voltò di scatto colta di sorpresa: un uomo di mezza età nudo, si era inchinato davanti a lei appoggiando la testa sul pavimento.
–Grazie di cuore, non dimenticherò mai questo giorno– ripeté cominciando a singhiozzare: calde lacrime gli rigarono il viso seguendo quei solchi ormai visibili causati dall'età, per poi infrangersi sul pavimento con un suono cristallino.
–Vorrei sapere il nome della nostra salvatrice– disse alzando leggermente la testa per guardarla negli occhi, lei accennò un sorriso e lo aiuto a rialzarsi.
–Non sono sola, la nostra gilda al completo sta combattendo, anche se è troppo presto per cantare vittoria, ma se usciremo vivi da questo posto allora dovrai ringraziare tutta Phoenix's Ashes– rispose, lui fece un cenno con la testa.
–Phoenix's Ashes? Una gilda? Non se ne vedono da centinaia di anni– ribatté lui sbalordito. Lei si voltò di schiena, lasciò scivolare il cappotto lungo le spalle mettendo in mostra il simbolo impresso tra le scapole che sembrava brillare di un intenso color indaco. L'uomo rimase come incantato: non poteva credere ai suoi occhi, aveva sempre pensato che sarebbe morto senza mai vedere l'alba di un nuovo giorno, di un domani diverso rispetto a quello che aveva sempre vissuto, aveva perso tutte le speranze da quando era stato rinchiuso dentro quel posto, però ora quel marchio splendeva come la luce più intensa dell'alba di un futuro radioso. Milah si ritirò su il cappotto quando con il suo udito fine udì dei passi.
–Oh ma che cosa commovente... da voltastomaco– parlò una voce maschile poco più avanti, la Dragon Slayer aggrottò le sopracciglia voltandosi sull'attenti, ma rimase spiazzata subito dopo: il ragazzo che aveva parlato era incredibilmente basso, difficilmente superava il metro e venti, i capelli erano neri e legati in un piccolo ciuffo che si apriva sulla testa, gli occhi grigi e socchiusi, mentre in viso aveva un espressione imbronciata, con guance gonfie e labbro inferiore sporgente, indossava un camice bianco anche se data la dimensione sembrava più un accappatoio per bambini. Milah arrossì di colpo.
–Che carino– disse pensando ad alta voce, subito dopo l'avversario cominciò ad agitare i piccoli pugni in aria con fare arrabbiato.
–Non sono carino! Sono il temibile David!– esclamò alzandosi in punta di piedi, Milah si coprì la bocca con una mano.
–Troppo carino– disse nuovamente.
–E va bene lo hai voluto tu– sibilò mettendosi in posizione di combattimento, Milah lo guardò con occhi imploranti e scosse la testa.
–Ti prego no, non voglio combattere contro un bambino– affermò, a quelle parole David si infuriò ancora di più.
–Ho trent'anni maledizione! Adesso la paghi!– gridò, in seguito cominciò a muovere le dita nel vuoto lasciando una scia luminosa sospesa in aria.
–Solid Script: blow!– la scritta apparve di un colore grigio chiaro e da questa cominciò a soffiare un forte vento che costrinse Milah a pararsi con un braccio.
–Mi sono fatta distrarre dal suo aspetto, ma anche se ha una magia molto comune è anche molto potente– si voltò verso il signore ancora alle sue spalle.
–Scappa, esci di qui, lo tengo occupato io– gli ordino, questo rimase immobile per qualche secondo con occhi persi e sguardo impaurito prima di alzarsi e correre via. La maga si guardò attorno e arretrò di qualche passo: doveva guadagnare tempo per permettere a quel signore di allontanarsi.
Ice Dragon's Shield– sui suoi avambracci si formò uno scudo che utilizzò come paravento per avvicinarsi al nemico.
Ice Dragon's Freezing Claw!– degli artigli affilati si allungarono dalla punta delle sue dita e con una potente morsa mandò in frantumi la scritta, in seguitò colpì David con lo scudo del braccio destro spingendolo indietro e con il sinistro gli lasciò cinque graffi sul torace lacerando il camice bianco che si tinse lentamente di rosso. David gemette di dolore prima di contrattaccare con un piccolo razzo. Milah fece sparire lo scudo e il proiettile la colpì in pieno creando una piccola esplosione. Una cortina di fumo nero si espanse tutto attorno impedendo ai due di vedere, ma la Dragon Slayer non aveva bisogno di occhi per sapere dove andare. Scattò di lato fuoriuscendo dalla nube e intercettò David ferendolo con i suoi artigli in mezzo al petto, poi intraprese uno scontro ravvicinato, ma il nemico non sembrava della stessa idea e creò un'altra scritta uguale alla prima: "Blow", questa cominciò a soffiare un forte vento spedendola lontano. Milah si guardò indietro constatando che il signore di mezza età era abbastanza lontano, posò le mani a terra.
Ice Dragon's Wall!– dal terreno si sollevò un muro di ghiaccio che utilizzò per proteggersi dal vento, poi più velocemente possibile corse via dando le spalle al nemico, questo fece sparire la scritta e guardò l'avversaria allontanarsi, poi si mise a ridere di gusto.
–Non ci credo, prima ti prendi gioco di me e poi scappi, codarda che non sei altro fatti sotto e affrontami!– gridò, con la sua magia creò un mezzo di trasporto assomigliante ad un auto cominciando a seguirla. Milah si voltò indietro e strinse i denti: era veloce. Si fermò per un istante voltandosi e scattando verso l'avversario che rimase spiazzato dal cambiamento repentino.
Ice Dragon's Zero Blade!– nella sua mano apparve una lama ghiacciata che impugnò saldamente poi cercò di colpire David con un movimento orizzontale allo stomaco. Questo indietreggiò schivando l'attacco per pochi millimetri, non se lo aspettava. Milah tornò a correre lontano da lui, il più distante possibile, David cominciò a tempestarla di proiettili esplosivi che lei non tentò di schivare e nemmeno di parare, infatti dopo pochi muniti si ritrovò stesa a terra coperta di sangue e graffi in ogni parte del corpo. Non volle demordere e si alzò barcollante riprendendo la sua corsa.
–Hai la pellaccia dura, ma se continui a scappare non risolverai niente– disse lui inseguendola. David non riusciva a capire, l'avversaria aveva cambiato repentinamente il suo modo di combattere, ora era solo una toccata e fuga: lo attaccava giusto tanto quanto serviva per fermarlo qualche secondo per poi scappare, perché? Milah si voltò indietro studiando il nemico e accelerò il passo: mancava poco. Le ferite le bruciavano e le gambe non avrebbero retto ancora per molto, ma non poteva fermarsi per nessun motivo, non ancora.
–Codarda, questo è un combattimento a senso unico, è meglio che tu ti arrenda subito se non vuoi finire polverizzata– le gridò, ma lei non rispose, era troppo impegnata a correre. Alzò lo sguardo scorgendo in lontananza delle figure indistinte, assottigliò gli occhi cercando di capire chi fossero, quando sentì un sibilo provenire da dietro. Si girò verso il nemico che aveva creato a mezz'aria la scritta: "Thunder".
–Con questa sarai K.O– affermò David ridendo, la ragazza tornò a guardare davanti a se riuscendo finalmente a distinguere delle persone ammassate tra di loro che si spingevano a vicenda, solo per poter passare dall'unica porta che conduceva all'uscita: erano i prigionieri che aveva liberato, questo voleva dire che era tornata al punto di partenza. Sorrise non appena apprese la notizia.
–Solid Script: Thunder!– il nemico scagliò un fulmine potente verso le schiena della Dragon Slayer, che però questa volta decise che era arrivato il momento di contrattaccare, di scatto si voltò inspirando a pieni polmoni: il petto le faceva male a causa del fiato corto, le gambe le sentiva pesanti e rigide come se due pezzi di ferro avessero preso il loro posto e il suo intero corpo non smetteva di tremare per lo sforzo, ma questo non bastava a fermarla.
Ice Dragon's Roar!– una bufera di pezzi di ghiaccio appuntiti e frastagliati si scontrò con il fulmine di David creando una gigantesca esplosione, una nuvola di vapore si espanse nel corridoio sparendo subito dopo. Le persone che stavano cercando di uscire di lì si voltarono attirate dal trambusto e rimasero a guardare sbigottite.
–Cos'è hai cambiato di nuovo strategia? Devo ammettere che sei imprevedibile, prima mi ferisci in uno scontro ravvicinato, poi invece di pararti o di schivare decidi di prendere i miei colpi in pieno, in seguito scappi ed infine contrattacchi, cos'hai in mente? Perché ti devo confessare che se la tua intenzione era quella di confondermi, allora ci sei riuscita alla grande– disse David scendendo dalla sua piccola automobile.
–Sai si rimane confusi da certi comportamenti solo quando non si sa quali siano i motivi legati ad essi- rispose lei accennando un ghigno.
–E tu un motivo ce l'hai– ribatté il nemico, Milah allargò il sorriso e lo penetrò con i suoi occhi eterocromatici.
–Sbagliato... Ce l'avevo– lo corresse, David la guardò stranito, poi si guardò attorno vedendo tutte le vasche vuote e notò le persone alle sue spalle, sobbalzò quando finalmente realizzò il motivo di quei comportamenti così strani.
–Tu... stavi cercando di proteggere tutti– affermò lui incredulo.
–Esattamente, inizialmente ho intrapreso un combattimento corpo a corpo per far fuggire quel signore, poi ho provato a tornare indietro per non coinvolgere i prigionieri che ancora non avevo liberato dalle vasche, non mi sono parata ne ho contrattaccato per lo stesso motivo, ma ora siamo qui, abbastanza lontani dalle persone rinchiuse per permettermi di usare la mia forza come si deve, mentre coloro che sono dietro di me non devono preoccuparsi perché proteggerò anche loro, sono sicura che mi basterà un solo attacco per sconfiggerti– affermò lei, a quelle parole David cominciò a ridere di gusto.
–Che insolente, voglio proprio vedere come farai, avrai anche protetto tutti, ma non cambia il fatto che sei scappata e che tu ti sia fatta colpire più volte, sei debole, proprio come mi avevano riferito, hai accusato i danni e ora hai la strada sbarrata, dietro di te c'è solo un muro con una porta troppo piccola per far uscire tutti in tempo, mentre davanti ci sono io, ormai sei come un topo in trappola– ribatté lui scrivendo nell'aria la parola "Explosion" pronto per l'attacco finale, al suo comando una colonna di fumo e fuoco fuoriuscì dalla scritta travolgendo lo spazio che divideva i due avversari.
–Io non sono un topo...– Milah portò le braccia avanti con i palmi rivolti verso di lui.
–... io, sono un drago– dalle sue mani esplose un raggio tanto potente da far crepare anche le ultime vasche vuote li attorno, questo si allungò scontrandosi con l'esplosione di David, ma l'attacco del ragazzo venne spazzato via e si dissolse nell'aria lasciando la sua guardia completamente scoperta. Lui spalancò gli occhi cercando di indietreggiare quando il raggio gelido lo investì.
–Mi sbagliavo, tu sei su tutt'altro livello– sussurrò prima che l'attacco della ragazza facesse crescere sul suo corpo delle enormi stalagmiti di ghiaccio che lo sollevarono a metri da terra tenendolo sospeso per aria, incosciente e completamente sconfitto. Milah respirò affannosamente mentre si teneva dolorante la schiena, fece una smorfia voltandosi verso i prigionieri, allungò una mano indicandoli uno ad uno.
–Non dite a nessuno che ho combattuto contro un bambino– disse, poi si girò di nuovo guardando la sua opera, afferrò un pezzo di vetro lì vicino e incise qualcosa sul ghiaccio.
–Theos Velona ha i giorni contati– sibilò lasciando a terra l'arnese.


 
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Alèk venne placcato con violenza da qualcosa di più duro dell'acciaio, lo aveva capito dal contraccolpo che aveva ricevuto allo sterno quando erano entrati in contatto poco prima, la sua presa sembrava la morsa di una bestia selvaggia, tanto potente che le sue costole parevano spezzarsi come rametti secchi. Gemette mentre veniva catapultato lontano dai suoi compagni, vide Priscilla gridare a gran voce il suo nome, preoccupata e sorpresa.
–Non preoccupatevi per me, andate avanti!– aveva gridato queste parole con un mezzo sorriso, per trasmettere sicurezza e fiducia. Ora invece si ritrovava in mezzo ad altre centinaia di vasche completamente rotte, non vi era nessuno all'interno di esse, questo voleva dire che poteva scatenarsi senza preoccuparsi delle conseguenze. Con le gambe spinse lontano quello strano essere che lo aveva portato a forza fin lì e si alzò in piedi scrutandolo: era un ammasso di muscoli, addirittura più grande e grosso di Alèk, il suo intero corpo era tappezzato di scaglie verde scuro, i suoi occhi erano dello stesso colore con la pupilla allungata, come quelli di un rettile, la testa era completamente calva, mentre la mascella squadrata metteva in mostra dei denti aguzzi che uscivano dalle labbra, non indossava alcun vestito se non un paio di slip neri con un cinturone da Wrestling dorato.
–Chi diavolo sei bestione?– domandò il fratello dei Black. Lo strano essere guardò Alèk mettendosi nelle posizioni più strane per mostrare la grandezza dei suoi muscoli da ogni angolazione, voltandosi e rivoltandosi più volte.
–Io sono Lyzerd, il campione, ammira il mio corpo– rispose vantandosi senza mai smettere di contrarre e rilassare i suoi muscoli, Alèk lo guardò con un misto di confusione e disgusto negli occhi.
–In questo momento preferirei cavarmi gli occhi che stare qui a vedere te mentre ti metti in bella mostra– rispose secco.
–E poi se devo dirti la verità non sei così grosso– continuò, Lyzerd si bloccò di colpo e si diresse verso di lui a passo svelto e con sguardo cupo, una volta che gli fu vicino lo guardò dall'alto dei suoi due metri e venti sovrastandolo con tutta la sua stazza, Alèk venne completamente coperto dalla sua ombra, ma nonostante questo rimase a fissarlo con aria di sfida e le braccia conserte.
–Sai, sei la seconda persona che mi guarda dall'alto in basso, solo che a differenza tua, l'altro se lo può permettere, tu mi fai solo incazzare– ribatté con un tic nervoso all'occhio.
–E quindi cosa hai intenzione di fare adesso? Sei così gracilino che non hai speranze contro di me– ribatté con un ghigno di superiorità.
–Mi basterà toglierti quel sorriso a suon di pugni– rispose il fratello dei Black preparandosi a combattere. Lyzerd corse contro di lui caricando a testa bassa come un toro impazzito, Alèk schivò all'ultimo spostandosi di lato, il nemico si voltò nuovamente facendo la stessa cosa, ma questa volta lo colpì in pieno prendendolo e sollevandolo per poi sbatterlo violentemente a terra. Alèk gemette di dolore quando la sua schiena impattò contro il suolo frantumandolo, il respiro gli mancò nei polmoni impedendogli di respirare per un tempo che per lui sembrava un eternità, Lyzerd non gli diede nemmeno il tempo di rialzarsi che cominciò a tempestarlo di pugni allo stomaco facendolo sprofondare sempre di più nel pavimento. Il ragazzo strinse i denti e con entrambe le mani bloccò gli arti avversari stringendoli e torcendoli per poi rialzarsi con fatica: era incredibile quanta forza fisica avesse quel tizio.
–Mh, pensavo peggio piccoletto, credo che mi divertirò un mondo a combattere con te– ammise Lyzerd sorridendo, poi ruotò le braccia in modo che Alèk lasciasse la presa e partì all'attacco cercando di afferrarlo per la gola, il fratello dei Black scattò a sinistra deviando il suo arto poi caricò un pugno indietro, con tutta la forza di cui era a disposizione colpì Lyzerd al petto. Un dolore allucinante gli pervase l'intero braccio come una scossa elettrica. Alèk arretrò gridando di dolore mentre sulle sue nocche apparivano già i primi lividi, mentre alcune strisce scarlatte gli colarono lungo tutto l'avambraccio concludendo la loro corsa sul gomito per poi gocciolare a terra, si tenne il polso non riuscendo più a muovere le dita: era come tirare un pugno ad un muro d'acciaio spesso cinque metri, strinse i denti. Lyzerd cominciò a ridere di gusto.
–Devi sapere che la mia magia consiste proprio in questo: posso coprire il mio corpo di scaglie più dure dell'acciaio, ma al tempo stesso affilate come coltelli, in pratica sono il mix perfetto tra attacco e difesa, per questo non riuscirai a battermi– disse, ma Alèk non gli diede ascolto, posò una mano a terra facendo diventare il suolo sotto i piedi di Lyzerd liquido, questo ci cadde dentro come un sasso e una volta sommerso tornò a indurirlo intrappolandolo completamente nel terreno, ma subito dopo questo cominciò a tremare e a creparsi superficialmente finché non venne fatto a pezzi esplodendo in una pioggia di detriti. Il nemico fuoriuscì dal cratere che si era formato, sotto lo sguardo disorientato di Alèk.
–È tutto inutile, qualsiasi cosa tu faccia non funzionerà mai contro di me– disse Lyzerd scagliandogli contro le sue squame, il ragazzo cercò di schivarle, ma queste lo trapassarono da parte a parte ferendolo con tagli profondi in tutto il corpo, il ragazzo si inginocchiò a terra.
–Merda!– imprecò, Lyzerd gli fu nuovamente addosso mitragliandolo con una tempesta di pugni accompagnati da altre scaglie affilate che si conficcarono nella sua carne: era troppo potente, in più quelle scaglie erano troppo dure da penetrare, non poteva neanche utilizzare la sua magia su di esse per riuscire a ferirlo, non era ancora in grado di cambiare la densità degli esseri viventi, quelle scaglie erano attaccate al suo corpo, ne facevano parte. Imprecò di nuovo trovandosi nei guai, afferrò nuovamente i pugni dell'avversario bloccandolo, non senza difficoltà, le dita di entrambi si intrecciarono tra di loro cominciando una nuova gara di forza fisica, ma i coltelli continuavano a ferirlo in ogni dove tranciando pezzi di pelle e facendo sgorgare il sangue a fiotti, come una pioggia di spade affilate. Lyzerd spinse sempre di più Alèk verso il terreno avvicinandosi con il viso al suo, un ghigno stampato in faccia.
–Credevo di potermi divertire, ma mi sbagliavo, non sai fare altro che fermare i miei pugni e neanche tanto bene se devo dire la verità, ma contro le mie scaglie non hai la minima possibilità di vittoria, hai i minuti contati piccoletto comincia a pregare!– disse stringendo la presa, Alèk socchiuse gli occhi per il dolore, mentre alcune gocce di sudore si mischiavano con il sangue percorrendogli tutto il viso: le sue mani sembravano volersi frantumare da un momento all'altro, sentiva la ossa incrinarsi e scricchiolare ogni secondo che passava, aveva assolutamente bisogno di inventarsi qualcosa, ma non aveva idea di che cosa. Solo allora si accorse di tutte le scaglie che lo circondavano, dopo averlo colpito cadevano a terra e rimanevano immobili e inermi, lanciò un occhiata al corpo del nemico il quale ad ogni squama scagliata un'altra si formava subito sotto di essa, ad una velocità spaventosa. Sorrise Alèk, un sorriso che lasciava intendere che aveva capito tutto, che ora sapeva cosa fare per sconfiggerlo, inspirò a pieni polmoni cominciando a spingere anch'esso per risollevarsi. Lyzerd rimase spiazzato dal cambiamento repentino del compagno e non si aspettò tutta quella forza da parte sua tanto che venne scaraventato via permettendo finalmente ad Alèk di rialzarsi, quest'ultimo si chinò verso le scaglie a terra toccandole con la mano. Il nemico si rialzò più infuriato che mai correndogli contro e utilizzando nuovamente le sue scaglie, sorrise sadico quando lo vide girato di schiena intento a fare altro: ora che era completamente scoperto lo avrebbe potuto uccidere in qualunque modo. Gli si avvicinò sempre di più mentre le sue squame erano ormai ad un passo dalla sua schiena, queste gli si conficcarono tra le scapole, ma il ragazzo non si mosse, tanto che Lyzerd credeva fosse già andato all'altro mondo quando in realtà Alèk si voltò all'ultimo secondo caricando indietro un pugno.
–Attaccare alle spalle è scorretto!– gridò colpendolo violentemente allo stomaco, qualcosa si spaccò con un sonoro "crac", mentre la mano del mago affondava nella pancia del nemico. Lyzerd venne scaraventato contro delle vasche abbattendole del tutto, Alèk si mise ritto in piedi con il fiatone e alcune gocce di colore verde si sciolsero al suolo direttamente dalla sua schiena. Il nemico si alzò dolorante tenendosi lo stomaco, guardò verso il basso, alcune scaglie stavano ricrescendo nel punto colpito, alzò lo sguardo vedendo il suo avversario in posizione di combattimento, due noccolieri verdi gli ricoprivano le mani.
–Come hai fatto?– chiese spiazzato.
–Non potrei mai cambiare la densità delle tue scaglie attaccate direttamente al tuo corpo, ma per quelle che lanci è tutta un'altra storia, dal momento che si staccano diventano inanimate, per questo possono avere solo una traiettoria retta quando le scagli, mentre per questi qua...– disse alzando i pugni e mostrando i noccolieri.
–... Questi sono stati fatti con le tue stesse squame, le ho fatte diventare liquide, poi le ho plasmate sulle mie mani e infine le ho indurite facendole diventare ancora più resistenti delle tue– concluse con un ghigno, Lyzerd ringhiò furioso.
–Questo non vuol dire niente!– esclamò ripartendo all'attacco con i pugni chiusi, gli arrivò di fronte allungando un arto per colpirlo in viso, Alèk si abbassò di scatto schivando il colpo, poi a destra di nuovo tenendo la guardia alta, arrivò sotto il suo naso e gli rifilò un montante dritto sul mento, il nemico indietreggiò ma prima che potesse fare qualcosa, il mago lo attaccò con un destro sulla guancia, Lyzerd sputò sangue al momento dell'impatto per poi sbattere a terra con tutto il suo peso. Alèk saltellò sulle punte sfidando l'avversario con un cenno della mano.
–Non eri forse tu il campione? Non ti farai abbattere da due pugni?– lo stuzzicò, il diretto interessato si rialzò in piedi pulendosi dal rivolo di sangue che gli scendeva dalla bocca sempre più furioso.
–Era da un pò che qualcuno non mi faceva sanguinare– sputò sprezzante.
–Dovrai farci l'abitudine allora perché tra poco gronderai– sibilò Alèk ripartendo alla carica, lo stesso fece Lyzerd, i rispettivi pugni in incontrarono cozzando tra di loro ed emettendo scintille luminose che esplosero in un piccolo fuoco d'artificio per poi consumarsi subito dopo. Lo scambio di colpi tra i due era violento e rapido, il sangue schizzava in ogni dove bagnando il pavimento candido di un rosso scarlatto. Alèk con i piedi piantati a terra muoveva solamente il busto per non farsi colpire, nel mentre teneva le braccia alzate e vicino al viso per deviare i colpi più deboli e trovare in seguito il modo per contrattaccare. Al contrario Lyzerd era solamente in modalità assalto, nessuna difesa, nessuna schivata o parata, lui si limitava a sganciare pugni su pugni ad una velocità spaventosa. L'ennesimo attacco andò a buon fine per Alèk e il campione indietreggiò esausto, gli occhi erano persi nel vuoto e schizzavano continuamente a destra e sinistra come se stesse ancora vedendo quei pugni fantasma che tanto lo stavano martoriando. Scosse la testa riprendendo un pò di lucidità e ripartì in direzione dell'avversario.
–Non posso perdere, non io, il campione, non contro un piccoletto come te!– gridò, il pugno caricato indietro stretto su se stesso come se dovesse afferrare qualcosa a costo della vita, questo si abbatté con una violenza inaudita sulla guancia dell'avversario il quale non lo aveva nemmeno visto arrivare, ma puntò i piedi per non perdere equilibrio e sforzando gli addominali resistette a quella forza mostruosa.
–Stai zitto e vai al tappeto!– Alèk contrattaccò: i noccolieri stavano per andare in frantumi, ma cercò di indurirli al massimo delle sue possibilità per quell'ultimo attacco, la pelle sulle nocche era tanto tirata e assottigliata che sarebbe bastato poco per strapparla, sotto di essa si intravedeva un alone bianco, mentre alcune strisce bluastre si gonfiavano di sangue, i suoi bicipiti si ingrandirono a dismisura pronti per riversare sulla faccia di quel tizio tutta la loro potenza e così fu. Il pugno di Alèk affondò nel viso Lyzerd deformandolo, il noccoliere della mano destra si spaccò esplodendo in una miriade di schegge verdi, il nemico rivoltò le pupille all'indietro lasciando solamente due sfere bianche al posto degli occhi e poi cadde a terra completamente incosciente e coperto di sangue. Alèk lasciò andare le braccia sui fianchi, dalla mano sinistra ormai libera dall'arma gocciolava un liquido verdastro. Alèk strinse i pugni prima di lanciare un ultimo grido di sfogo, come se fosse un ruggito di vittoria che si propagò all'interno della stanza. Guardò Lyzerd steso a terra con un sorrisetto sghembo.
–Round uno: lo spaccaossa vince contro il campione per Knockout– annunciò, poi si chinò sfilando dal corpo dell'avversario la cintura dorata della vittoria.
–Ora questa è mia–


 
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–Tecla spiegami, cosa sei venuta a fare quaggiù, non avevi detto che non volevi entrare– chiese Alex mentre insieme alla ragazza correva giù per le scale.
–Sì, ma poi ho visto tutte quelle persone coperte di tagli e non sono riuscita a starmene con le mani in mano, forse non potrò essere d'aiuto, ma almeno proverò a portare quei poveretti fuori da qui– rispose la ragazza dai capelli lilla, Alexis portò lo sguardo davanti a se intravedendo da lontano la fine della rampa di scale. Decine di persone erano ammassate per cercare di uscire e questo non sfuggì agli occhi delle due ragazze.
–Chissà che diavolo succede in questo posto– si chiese la sorella dei Black attraversando gli stipiti finali, si fece spazio tra i corpi nudi di quelle persone per poi sbucare in quella stanza gigantesca. Si fermarono entrambe guardando lo spettacolo raccapricciante che si presentò davanti a loro: sembrava un laboratorio per esperimenti umani, non trovavano neanche le parole per esprimersi tanto era inconcepibile, le prime vasche erano state fatte a pezzi, ma poco più in là molte di quelle erano ancora integre e con tutte quelle persone rilegate al loro interno. Si diressero entrambe in quella direzione, ma qualcuno attirò la loro attenzione, Alexis si voltò di scatto allarmata credendo di trovarsi davanti un nuovo nemico, ma al posto suo ritrovò un volto familiare.
–Milah!– esclamò felice di rivedere la compagna, non proprio sana, ma almeno era salva, dietro di lei alcune persone la stavano seguendo, sicuramente si trattava di coloro che prima erano intrappolati in quelle vasche cilindriche.
–Alex grazie a dio, menomale stai bene– disse la Dragon Slayer sospirando di sollievo.
–Sai qualcosa di Velvet?– chiese la sorella dei Black, Milah scosse la testa dispiaciuta.
–Purtroppo no, ma se si trova qua dentro non è difficile che sia stata imprigionata in uno di questi affari– rispose indicando le vasche, poi spostò lo sguardo puntandolo dietro le spalle della maga degli elementi: Tecla aveva lo sguardo fisso su quelle strutture cilindriche inquietanti, una mano era appoggiata sul vetro l'altra era stretta a pugno, gli occhi erano spalancati e alcune gocce di sudore freddo le scesero lungo la tempia, la bocca semiaperta in un espressione di stupore non emetteva alcun suono se non irregolari e pesanti respiri.
–Ma questi sono...– le parole le morirono in gola, come se una cinghia le stesse stringendo la carotide impedendole di respirare, guardò poi il computer accanto ad essa cominciando a studiare le varie scritte e i vari dati, più i secondi passavano e più si rendeva conto dell'orrenda verità che si celava dietro quel laboratorio, infine si voltò preoccupata verso le due ragazze.
–Dobbiamo trovare Velvet– disse, le compagne si guardarono e fecero un cenno con la testa, stavano per partire alla ricerca quando alcuni prigionieri si fecero avanti incuranti del fatto che fossero completamente nudi.
–Possiamo aiutarvi!– esclamò uno di loro: era un ragazzo piuttosto giovane, il suo corpo non era troppo delineato da grandi muscoli, ma solo da qualche accenno, i capelli erano bianchi a caschetto, una frangia gli copriva completamente gli occhi neri e profondi, aveva un piccolo anello dorato al naso, anch'esso aveva le braccia coperte di tagli ma solo fino a metà avambraccio.
–Mi chiamo Grehr, so usare la telepatia, possiamo contattare i vostri compagni se volete– disse.
–Si, in fretta anche– Tecla rispose prima di tutti. Dopo diversi tentativi di ricerca finalmente Grehr riuscì a contattare qualcuno, Milah, Alexis e Tecla posarono le mani sulle spalle del ragazzo aspettando una comunicazione.
–Sono riuscito a contattare solo lui, mi dispiace– si scusò il mago.
–Chiunque tu sia mi senti?– chiese la Dragon Slayer.
–Milah?– la voce di Tyson rispose nella loro testa come se fosse un afflusso di pensieri.
–Ty! Avete trovato Velvet?– domandò Alexis.
–Alex, ci sei anche tu, si l'abbiamo trovata io e Nicolash era dentro ad una di queste vasche del cazzo, non sappiamo cosa fare non risponde, non si muove, non fa niente di niente, è come se fosse...– si bloccò il ragazzo non volendo continuare oltre, il tono di voce preoccupato e infuriato al tempo stesso, ma qualcosa non andava, sembrava avesse il fiato pesante.
–Tyson dicci dove siete che vi raggiungiamo, spero non sia troppo tardi– disse Tecla.
–Vorrei farlo, il problema è che non lo so più– rispose Knightbuster, le ragazze si guardarono stranite.
–In che senso non lo sai, che cosa è successo?– domandò Milah, ci fu silenzio per qualche secondo.
–Nicolash...– pronunciò questo nome.
–Nicolash è fuori controllo!–







ANGOLO AUTRICE:
Eh si, lo so scusate ancora per il ritardo, ma almeno questa volta nessuno mi ha inviato messaggi! State imparando.
Comunque sia... sì, sono cattiva non ho detto praticamente niente di Velvet, di Casper nemmeno l'ombra e Noite e Demetra sono come scomparsi... però mi diverto un sacco a farvi dannare in questo modo! Muahaha.
Comunque si ecco a voi il nuovo capitolo spero vi sia piaciuto!! Fatemi sapere cosa ne pensate!! Prossimo aggiornamento 12/13 giugno! Alla prossima!!
Hola
Lu!
  
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