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Autore: Valetomlavy    01/06/2021    3 recensioni
In giappone, quando un oggetto in ceramica si rompe, lo si ripara con l'oro, perchè un vaso rotto può divenire ancora più bello di quanto non lo fosse in origine.
tante storie indipendenti, per un finale comune, tante crepe si insinueranno per creare un nuovo vaso...sarà meglio di prima?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ranma/akane
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
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La passione  che in quei giorni era apparsa con sfacciataggine e cinismo era la stessa che li aveva sempre contraddistinti. La passione per le arti marziali, la passione negli scontri -viste le  loro personalità- e la passione che scaturiva in quegli episodi di gelosia. Era sempre la medesima che aveva portato un avvicinamento, seppur minimo, tra i due.

Da quella notte sul tetto le liti non erano cessate ma il modo di fare pace era più dolce, si baciavano e si accarezzavano, sempre con il pudore che li aveva contraddisti fin dall’inizio della loro storia, anche ogni qual volta la tensione esplodeva.
Ogni sera si era stabilito un dolce rituale in cui Ranma, dopo aver dato la buonanotte ad Akane, la congedava con un bacio fugace sulle labbra. Nascosti dalla famiglia, ovviamente, lui si arrampicava sulla finestra, baciava la fidanzata e poi rientrava nella sua stanza come se non fosse successo nulla.

Nei giorni a venire il tragitto verso la scuola era stato piuttosto tranquillo, la sola novità era vedere che  Ranma non saliva più sulla ringhiera ma affiancava Akane per strada.
Questi impercettibili cambiamenti non erano passati inosservati.

Ukyo era una persona scrupolosa, dalle maniere né rumorose né teatrali, e quella mattina aveva notato che c’era qualcosa di diverso fra Ranma ed Akane, anche se non riusciva a capire cosa.
Li aveva spiati all’ingresso della scuola, nascosta dietro il tronco di un albero, ancora per tutta la durata delle lezioni e, adesso che era arrivata l’ora di pranzo, continuava a guardarli da lontano.
Credendo di non essere visto, Ranma si era avvicinato con una certa sicurezza al lobo della sua fidanzata e le aveva sussurrato qualcosa che aveva fatto arrossire Akane intensamente.
Ukyo aveva sentito come uno spillo al centro del petto. Per quanto si sforzasse di non odiare Akane, era impossibile non provare un certo risentimento nei suoi confronti. Era l’unica che aveva fatto in modo che Ranma la toccasse di sua spontanea volontà. “Perché?” sussurrò.

Senza dubbio era successo qualcosa, era come se avessero accorciato le distanze. Ultimamente poi erano sempre insieme, anche più di quanto non lo fossero prima.
“Ehi, non dimenticare che dobbiamo parlare, alla fine delle lezioni aspettami…” disse Ranma con voce ferma, esigente e priva di ogni insicurezza ad un'Akane che si intratteneva a parlare con le amiche.
Finite le lezioni, Ukyo li aveva nuovamente seguiti. Non appena aveva notato che si stavano dirigendo nel magazzino della palestra, si era fermata sull’ultimo scalino e, piegando le gambe, si era accovacciata per spiarli dalla fessura. Li vide mentre erano vicinissimi e si bisbigliavano all’orecchio.

“Cosa si staranno dicendo?” Non riesco a sentire nulla! E perché si nascondono? Che avranno da dirsi!” Si torturava fra sé e sé.
Sarebbe voluta entrare, ma invece rimaneva immobile.

Poi, improvvisamente, vide Akane che faceva oscillare dolcemente il braccio e Ranma avere uno spasmo all’istante. Pensò che lui si sentisse a disagio e che si sarebbe allontanato, invece le prese la mano e intrecciò le dita a quelle di lei.
Ukyo sapeva che, anche se lui si rifiutava di scegliere sostenendo che l’amore non gli interessava e che il suo unico obiettivo erano le arti marziali, in realtà aveva già -forse inconsapevolmente- scelto. C’era preferenza sempre più chiara verso una delle sue quattro fidanzate: Akane.

Così, sopraffatta, entrò nella stanza gridando: “Ran-chan! Che stavate facendo tutti soli chiusi qui dentro?”,  lo afferrò e lo abbracciò con forza, scansando un’Akane quasi incredula.
“U-chan…io… be’ stavo solo… io… lei… ieri abbiamo litigato e quindi io…” balbettò.
“Ma che ci fai qui?” Si riprese poi, curioso e un anche po’ infastidito.

Akane, stufa di tutto ciò, si sistemò l’orlo dell’abito e ne lisciò le pieghe, si alzò e disse con apparente calma: “Ukyo, stavamo solo parlando e comunque non sono affari tuoi!”
La ragazza con la spatola la guardò in malo modo, per poi girarsi verso Ranma e stringerlo sempre più forte:“Ran-chan ti volevo invitare a pranzo! È tanto che non vieni nel mio locale! Dai, ti preparerò un pranzetto degno del nostro amore”.
Ranma rimase zitto e immobile.

“Non mi va molto di andare con U-chan, però il pranzo è gratis… e lei ci rimarrebbe male… è mia amica e non mi va di farla stare male per un cosa così sciocca” pensò fra sé e sé mentre le due ragazze si fissavano con astio in attesa del responso.
“Ranma, che vuoi fare?” Domandò Akane incrociando le braccia al petto. “Vieni con me o vai da lei?” Aggiunse ostentando falsa disinvoltura.
In cuor suo, il ragazzo stava affrontando un tumulto di emozioni: era sempre più confuso sul da farsi, non voleva ferire nessuna delle due.
“Ukyo veramente io…” esordì quasi sottovoce, alla fine di dieci interminabili minuti.

“Ran-chan, tu me lo devi! Sei il mio fidanzato, lo sai! Mi trascuri e non è giusto!” Urlò isterica la ragazza rendendosi conto che il codinato stava per scegliere Akane. Aveva notato un guizzo fugace degli occhi di lui, uno sguardo quasi rassicurante che si era posato, leggero come una farfalla, sul volto di lei e aveva incontrato le sue iridi castane, addolcendole subito. Stava prendendo forma la sua più grande paura, non poteva accadere.
Visibilmente sconvolta dalla situazione, aggiunse: “Ricorda sempre che Ran-chan è il mio fidanzato e se vive con te è solo perché è obbligato!”
“Giusto?” Chiese poi, quasi ridendo, in direzione del ragazzo.

 “Be’… io cioè…obbligato no, io … sì, ma io…” iniziò il solito balbettio confuso.
“Visto? “Si intromise Ukyo prima di far finire il ragazzo.

“Come ti permetti di parlami così? E tu! Chi vorrebbe mai stare con uno stupido idiota!” Li aggredì Akane ferita dall’ennesima prova di insicurezza di Ranma, come se tutto quello che stava nascendo fra loro, seppur con fatica, non esistesse più e anzi se ne vergognasse di fronte alle altre.

“Non dire così solo perché sei gelosa! Dovresti essere lusingata di essere una delle mie fidanzate!” Urlò Ranma.

“Peccato che io non ci tenga a far parte del tuo harem! Puoi fare quello che vuoi con chi vuoi! Non me ne frega niente! E tutto quello che ti ho detto prima…Dimenticalo!”

“Pervertito"

“Maschiaccio”

“Baka”

“Vita Larga”

“Donnaiolo”

Ukyo osservava entrambi: il mondo sarebbe potuto crollare, ma loro due avrebbero continuato a discutere fino alla fine. Tuttavia, notò qualcosa di diverso, un sorriso quasi beffardo fra i due, poi Ranma rispose:

“Oh davvero? Io non credo proprio e lo sai bene anche tu che per me sei sempre stata l’unica!”

Akane avvampò e sorrise, dimenticando improvvisamente il perché della lite.
Ranma si ricordò della presenza di Ukyo e la fissò dispiaciuto.
Cercò in vano di dire qualcosa alla sua amica di infanzia ma le parole gli morirono in gola.
In quel momento scattò qualcosa nel cervello della ragazza delle okonomiyaki, come se la sua mente si fosse all’improvviso riempita di ricordi e pensieri che si erano uniti come in un puzzle. Era sempre stata lei a storpiare la realtà. Ogni volta che Ranma salvava Akane, non era per obbligo ma c’era reale preoccupazione nei suoi occhi. Ogni volta che ostentava una finta indifferenza, in realtà era davvero geloso di lei, come quando aveva creduto che si fosse fidanzata con Ryoga. Ogni volta che fingeva di non guardarla, in realtà sapeva di non poter nemmeno sopportare la vista di Akane assieme ad un altro ragazzo. Ogni volta… tutte le volte.



Così scappò via e fu in quel momento che Ukyo seppe.



 
   
 
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