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Autore: IndianaJones25    04/06/2021    2 recensioni
Indiana Jones si trova coinvolto in quella che è destinata a diventare la più celebre delle sue avventure: la conquista dell’Arca dell’Alleanza, il mitico artefatto biblico di cui gli esseri umani sono andati alla ricerca per oltre tremila anni. Tutto questo, però, non sarà soltanto una semplice impresa in competizione con i nazisti e con Belloq, il grande rivale di sempre: per Indiana Jones, infatti, significa dover finalmente fare i conti con il passato e chiudere un cerchio rimasto aperto per dieci anni, riannodando il legame perduto con Marion Ravenwood…
Una storia scritta in occasione del quarantesimo anniversario dell’uscita nei cinema del film “I predatori dell’Arca perduta” e della prima apparizione di Indiana Jones, 12 giugno 1981.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henry Walton Jones Jr., Marcus Brody, Marion Ravenwood, René Emile Belloq, Sallah el-Kahir
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO IV
IL POTERE DELL’ARCA

    Geheimhaven, Mare Egeo

   Le mani legate dietro la schiena, scortato da quattro soldati che gli tenevano i mitra puntati addosso, Indy fu costretto a camminare in coda al corteo. Dal suo punto di vista poteva vedere Marion, che avanzava a breve distanza dall’Arca. Il colonnello Dietrich procedeva poco discosto, lanciando continue occhiate nervose all’Arca, avvolta in un panno blu. Belloq, con un sorrisetto trionfante stampato sul viso, apriva la processione, come un antico sacerdote diretto al tempio di Salomone. Indy fremeva dalla voglia di liberarsi per andargli ad assestare un ceffone.
   Eppure, non poteva nemmeno negare che René non fosse stato capace di dargli una lezione con i fiocchi. Lo aveva sfidato impunemente, mettendosi davanti al suo lanciamissili armato e puntato. Non aveva avuto timore della morte, perché sapeva benissimo che, in fondo, lui e Indiana Jones la pensavano allo stesso modo.
   «Noi siamo solo di passaggio nella storia, Jones. Questa è la storia» gli aveva detto, con tono beffardo, indicando l’Arca dell’Alleanza. «Faccia come crede.»
   E Indy, a quel punto, aveva capito la verità. Per quanto amasse Marion, per quanto desiderasse soltanto salvarla, non avrebbe potuto sacrificare un oggetto tanto antico e importante sull’altare del loro amore. Il loro amore… chissà poi se si amavano davvero? Chi avrebbe potuto dire, invece, che la loro non fosse stata soltanto un’avventura?
   Quali che fossero i reali sentimenti che li univano l’uno all’altra, comunque, doveva riconoscere che c’erano cose molto più grandi. L’Arca, per esempio. L’Arca apparteneva all’intera umanità, e lui non si sarebbe potuto rivelare tanto egoista da distruggerla. Sarebbe stato un gesto meschino e imperdonabile.
   L’uomo vestito di nero, il medesimo agente della Gestapo con cui si era scontrato in Nepal quando si era ricongiunto con Marion, si fece avanti; con un cenno, indicò ai soldati di scorta di allontanarsi di qualche passo. Gli si affiancò e continuarono la strada insieme. L’uomo sudava in abbondanza sotto il pastrano pesante. Di quando in quando, si sfilava il cappello per asciugarsi la pelata arrossata con un fazzoletto.
   «Forse non se lo ricorda, professor Jones, ma io e lei ci siamo già incontrati, tempo fa» disse finalmente il tedesco, parlando con voce sottile. «Arnold Ernst Toht» si presentò, come se si stessero incontrando nel corso di una qualche cerimonia ufficiale.
   «Mi ricordo di lei» si scoprì a grugnire Indy. «In Palestina, una decina di anni fa.»
   «Lei ha buona memoria, professore» si complimentò l’agente delle Gestapo. «Ci fu un po’ di trambusto, in quell’occasione.»
   «Già…» sbottò Indy, impallidendo. Vecchi ricordi di cui avrebbe preferito scordarsi, e di cui non aveva mai smesso di vergognarsi, tornarono a riaffiorare alla sua memoria.
   «E vuol sapere una cosa buffa, herr Jones?» continuò Toht.
   Jones grugnì di nuovo. Non era certo di volerla conoscere. Il tedesco, comunque, interpretò il suo verso come un assenso a proseguire.
   «Quando lei combinò tutto quel trambusto, i documenti scritti dal professor Ravenwood riguardo la ricerca dell’Arca rimasero abbandonati sopra un tavolo. Visto che a nessuno pareva più importarne, me ne impadronii immediatamente. Se, oggi, siamo giunti a questo grande risultato, lo si deve soltanto a lei e alla sua vocazione a mettersi nei pasticci.» La sua voce sottile assunse un tono beffardo. «La Germania ha un debito di riconoscenza nei suoi confronti, professore.»
   Indy sospirò, fissando l’Arca. Dove darsene atto: possedeva una vera arte, nel combinare guai. Anche a distanza di un decennio, riusciva ad avviare le situazioni più disastrose.
   «Buffo, non trova?» lo incitò Toht. Doveva provarci un grande gusto, nel mettere a disagio le persone.
   «Una vera barzelletta» sbottò Indy, in tono piatto.
   La gola che stavano attraversando si aprì in uno slargo circolare, circondato da pareti di roccia. Vi erano già stati sistemati proiettori e cineprese per poter immortalare il momento in cui l’Arca sarebbe stata aperta, rivelando i suoi misteriosi segreti. All’estremità opposta, al di sopra di una piattaforma naturale, era stato innalzato un padiglione.
   «A questo punto credo di doverla salutare, professore» quasi si scusò Toht.
   «Non penso che sentirò la mancanza della sua compagnia» lo rassicurò Indy. Un paio di soldati, avvicinatosi, lo spinsero contro un palo e ve lo legarono saldamente.
   «Temo che, la prossima volta che ci incontreremo, sarà quando dovrò dare l’ordine di aprire il fuoco al suo plotone di esecuzione» gli rammentò Toht, fingendosi rammaricato. Fece una risatina stridula e si allontanò.
   Sbuffando, Indy osservò ciò che stava avvenendo attorno a lui.
   L’Arca venne condotta all’interno del padiglione, sotto la supervisione di Belloq. Il colonnello, intanto, impartiva ordini ai suoi uomini affinché si accertassero che tutto fosse pronto e funzionante. Toht, snervato dalla calura, si cercò un riparo ombroso all’interno di un anfratto.
   Lo sguardo dell’archeologo incontrò quello di Marion. Era sfinita, ma trovò ugualmente la forza di sorridergli con dolcezza, quando si accorse che la stava guardando. Quel sorriso rasserenò Indy. Non era arrabbiata. Non ce l’aveva con lui per aver abbassato il lanciamissili. Del resto, era la figlia di Abner Ravenwood, e conosceva più che bene il valore dell’Arca dell’Alleanza.
   A distrarre entrambi fu René, uscito di nuovo dalla tenda. Si avvicinò a Marion e le parlò brevemente, sussurrando qualcosa. Da ciò che aveva potuto vedere al suo arrivo nella base, Marion aveva già rifiutato una volta i suoi favori a quel bastardo di un francese. Ma, a quanto pareva, Belloq non si era ancora arreso del tutto, con lei.
   La mano della ragazza sfuggì alla stretta del soldato che l’aveva presa in consegna e schiaffeggiò il volto di René. Il suo sorrisetto si congelò, mentre Indy non riuscì a trattenere una sonora risata. Belloq, udendola, si voltò e lo fulminò con lo sguardo; Marion, afferrata a forza dai militari, venne trascinata verso il palo a cui era legato Jones. In un battibaleno, si trovarono immobilizzati schiena a schiena.
   «Sei stata fantastica» si congratulò Indy.
   Le loro mani erano vicinissime e poterono sfiorarsi. Un brivido li attraversò entrambi a quel contatto.
   «Anche tu con quel cannone sei stato meraviglioso, te lo giuro» replicò lei. «Come sempre, d’altra parte.»
   Jones ridacchiò. Il ricordo della dolcissima notte precedente gli fece cogliere il doppio senso di quella battuta. Poi, però, si rabbuiò per un momento, fissando nel vuoto.
   «Forse avrei fatto meglio a usarlo…»
   Marion lasciò andare una risata argentina. Nonostante la situazione drammatica in cui si trovavano, era capace di divertirsi e di sdrammatizzare. Era per questo motivo che lui la amava e non avrebbe potuto amare un’altra che non fosse lei.
   «Se avessi distrutto l’Arca, papà sarebbe schizzato fuori dalla tomba e sarebbe venuto a tirarti le orecchie, puoi scommetterci!» disse, allegra.
   Anche Indy, malgrado tutto, fu costretto a ridere. Anzi, rise così di gusto che il soldato che era stato lasciato di guardia si allontanò di qualche passo, ritenendo poco saggio restare troppo vicino a quei due folli, che se la spassavano in quel modo pur sapendo di essere stati condannati a morte.

 
* * *

   «Indiana Jones» disse Belloq, avvicinandosi. «Non riesco proprio a capire come abbia fatto a seguirci su quest’isola.» Il suo tono era sinceramente stupefatto.
   Ormai era il tramonto e il cielo, sopra la gola, si era tinto di rosa. Indy e Marion, legati in quella posizione scomoda da ore, cominciavano a non poterne più. Erano stanchi, sudati e assetati. Nessuno dei due, però, si era lasciato sfuggire un solo lamento.
   «Mi sono aggrappato al periscopio» rivelò Indy, senza guardarlo.
   «E che cosa avrebbe fatto, se il sommergibile si fosse inabissato a maggiore profondità?»
   Lo sguardo di Jones, puntato al terreno, si alzò di scatto, deciso a dare una risposta tagliente. Sussultò e, qualsiasi cosa avesse pensato di dire, gli morì in bocca. Belloq si era tolto i suoi abiti e li aveva sostituiti con una tunica da antico sacerdote ebraico, con tanto di pettorale costellato di pietre preziose.
   «Che razza di pagliacciata sarebbe, questa?» lo sbeffeggiò. «Ti ha per caso dato di volta il cervello?»
   Uno sguardo indecifrabile attraversò il viso di Belloq.
   «Io, adesso, non sono più un semplice archeologo come lei, Jones. Io sono un emissario di Dio, venuto a portare la sua Rivelazione su tutta la Terra. Non capisce l’importanza di questo momento? Stiamo per dare avvio a un nuovo avvento messianico. Oggi avrà il suo principio una nuova era, e noi tutti ne saremo testimoni. Per anni, io e lei abbiamo cercato di ricostruire la storia tramite i suoi frammenti. D’ora in avanti, potremo raccontare di averla vista plasmarsi dinnanzi ai nostro occhi.»
   «Balle!» sbottò Jones, incapace di trattenersi. «Sei proprio pazzo, se pensi che possa succedere davvero qualcosa, nel scoperchiare quella roba! Mi domando come sia possibile che a nessuno sia mai venuto in mente di chiuderti in manicomio, fino a oggi.»
   Il francese, che parlando si era piegato leggermente verso di lui, tornò a raddrizzarsi. Scosse il capo, in segno di compatimento.
   «La sua mancanza di fede, Indiana Jones, determinerà la sua rovina» commentò, a voce bassa. «Non ho mai visto un uomo tanto testardo e incapace di guardare oltre il suo naso. Che peccato. E dire che, un tempo, avevo rispetto per lei. La stimavo, come collega e come uomo.»
   Un sogghigno sarcastico attraversò il volto di Jones. I suoi occhi mandarono bagliori sinistri.
   «Intendi alludere a quando mi hai abbandonato nella foresta a morire di tifo?» disse, con accento duro.
   Belloq lo ignorò. Il suo sguardo, adesso, era rivolto a Marion, che si era voltata per quanto glielo consentivano i lacci e lo stava guardando con odio.
   «Il colonnello Dietrich, quando ha annusato il pericolo della distruzione dell’Arca, sarebbe stato disposto a lasciarvi andare» comunicò. «Ma ha cambiato idea. La sentenza è la morte, per entrambi.»
   «Bastardo…» ringhiò Indy.
   Si scoprì a sudare freddo. Non aveva mai avuto timore della morte, non per se stesso, almeno. L’aveva affrontata a viso aperto e l’aveva sfidata tante di quelle volte da non provarne più paura. Sapeva più che bene che, dopo esserle sfuggito a lungo, prima o poi gli sarebbe dovuto succedere di affrontarla per davvero, inevitabilmente. Era la vita che si era scelto, e non aveva rimpianti. Ma era per Marion che si sentiva agghiacciare. Il solo pensiero di saperla in piedi, di fronte a un plotone d’esecuzione, gli toglieva il fiato… non era giusto. Non era così che sarebbe dovuta finire…
   Come se gli avesse letto nel pensiero, Belloq si affrettò a dire: «Mi sono opposto.»
   L’americano alzò si di lui lo sguardo corrucciato.
   «Tu hai fatto cosa?» borbottò, incredulo.
   «Mi sono opposto alla vostra esecuzione» ripeté Belloq. «E…» esitò un istante, cercando le parole più adatte. «Non ho potuto fare niente per lei, Jones. Ha provocato troppi danni perché i nazisti le concedano la grazia. Ma per quanto riguarda la ragazza… verrà con me. Sarà in salvo.»
   «Non verrò da nessuna parte, invece!» urlò Marion, agitandosi. «Io resto con Indy! Quello che accadrà a lui, accadrà anche a me! Non lo abbandonerò! Preferisco morire, piuttosto che vivere senza di lui!»
   Lo stomaco di Indy, udendo quelle parole, fece una vera e propria capriola. Ma non avrebbe permesso che Marion sacrificasse la propria esistenza per lui.
   «Tesoro, aspetta, stai calma…» cercò di richiamarla.
   «No, non sto calma!» disse Marion, aspra e dura. La sua mano si strinse attorno a quella di Indy, con forza, quasi con violenza. «Accada quello che accada, io non andrò con questo animale! Io resterò con te, Indy!»
   Gli occhi dell’archeologo pizzicarono. Le lacrime minacciarono di scorrergli sul viso sudato e sozzo di polvere. Le ricacciò indietro con uno sforzo tremendo. Avrebbe voluto dire mille parole. Avrebbe voluto avere le mani libere per poterla tenere tra le braccia, per non lasciarla più andare…
   Lo sguardo di René Belloq, invece, si fece di ghiaccio.
   «Stando così le cose, non abbiamo assolutamente più nulla da dirci» commentò. «Indiana Jones, adieu
   Si voltò e si allontanò per l’ultima volta dal suo rivale di sempre.

 
* * *

   Secondo le istruzioni, l’Arca venne condotta dinnanzi a Belloq, che mormorò un’antica formula ebraica.
   Infine, venne il grande momento. Il coperchio venne rimosso.
   Ma ciò che ne uscì fu polvere, soltanto polvere.
   Un fallimento totale. Un fallimento che venne sottolineato dallo sguardo rabbioso di Dietrich, da quello sorpreso di Belloq e dalla risata stridula e divertita di Toht. Una risata che, però, si tramutò presto in un urlo di puro e agghiacciato terrore quando, infine, l’Arca rivelò la sua vera potenza.
   Fu un lampo. Indy rammentò ciò che si erano detti lui e il vecchio Imam, quando il saggio amico di Sallah gli aveva raccomandato di tenere a mente il comandamento biblico che imponeva di non guardare mai la potenza divina contenuta nell’Arca dell’Alleanza. Una potenza distruttiva, che avrebbe ucciso qualsiasi incauto che avesse osato disattendere quell’ordine.
   «Non guardare, Marion» sussurrò. «Qualsiasi cosa accada, tieni gli occhi ben chiusi!»
   D’improvviso tutto avvampò. Fu un turbine, un delirio di fiamme, un vento incandescente. E grida di panico e di indicibile terrore, e odore di carne bruciata. Anche Indy e Marion gridarono, ma i loro occhi restarono saldamente chiusi, si rifiutarono di assistere a quello spettacolo di morte.
   Indiana Jones, come mosso da una forza superiore, aveva messo da parte qualsiasi convinzione scientifica e si era rifugiato nella leggenda e nel timore superstizioso di cui era solito farsi beffe. Questo salvò lui e Marion da una morte terribile.
   Nel volgere di pochi istanti soltanto, fu tutto finito.
   Scoprì di avere le mani libere. Le corde si erano bruciate. Si voltò vero di lei, che aveva ancora gli occhi serrati, pieni di lacrime che le inumidivano le gote a causa dello sforzo di non aprirli.
   «Marion» la chiamò, scuotendola.
   Lei aprì gli occhi, lo fissò. Si abbracciarono, si baciarono.
   L’Arca dell’Alleanza, placata, rifulgeva nell’oscurità della notte.
   
 
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