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Autore: Dira_    30/08/2009    15 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ringrazio infinitamente chi mi ha recensito, anche solo con un piccolo incoraggiamento! Questo, prima di tutto. Secondo, passo a rispondere alle recensioni. Terzo, date un’occhiata alle note in fondo capitolo, se vi va.
@Hel_Selbstmord: Ciao! Dovrai spiegarmi l’origine del tuo nick, che mi intriga molto. Sa di mitologia norrena, uhm. Ti ringrazio per i complimenti, che mi hanno davvero fatto piacere. Sentirsi definire da una persona poco affascinata dal Potterverse che la tua fiction è una tra le migliori lette è… wow! :)
@Ombra: Ciao! Beh, vedremo qui se per Rosie è meglio un’acromantula o un lucertolone. Io, con la mia aracnofobia, preferisco quest’ultimo. XD Il misterioso amante Lily? Uhm, tu ce la vedi? Chi vivrà, vedrà. XD Comunque l’arcano verrà svelato nel prossimo capitolo.
@Cloto: Ah, sono assolutamente d’accordo! Di schifezze scritte con i piedi, ce ne sono fin troppe! (leggiti Poisonus Bites, archivio di critica, e fatti due risate). Specie nel Potterverse. 
1)Oh, insomma pensate tutti che sia Lily la fortunata?! XD Beh, vedremo se nel prossimo capitolo avrete ragione o meno. 2) Su Scorpius e Rose, credimi, dovremmo sudare, sono due testoni. Voglio dire, lei è figlia di Ron ‘Non mi accorgo di un tubo’ Weasley. 3) Il legame tra Albus e Tom, sì, non è trai più ‘lineari’, ma ha le sue buone ragioni. Ah, per l’ultima cosa. Doppelgaengen è un termine tedesco che letteralmente può essere tradotto con ‘doppio che se ne va’. Nella cultura tedesca può essere vista anche come un ‘doppio’, il concetto di ‘gemello malvagio/gemello buono’? una cosa simile. È un po’ complicato spiegarlo, ed io faccio schifo, quindi se ti interessa ti rimando alla definizione di wikipedia qui . 
@JakieBlack: Ciao! Come al solito fai un’analisi puntuale e perfetta del capitolo. Ti adoro, davvero! XD Sulla rivalità tra Case, ho pensato che fosse bello per una volta che le disparità smettessero di essere così velenose, anche se vedrai che non sono del tutto scomparse. Ma possono farlo solo gli studenti. Piazzare Scorpius a Grifondoro non è stata una scelta casuale, tanto per fare scena. ;P Poi vedrai. Grazie ancora per la recensione!
 
 
 
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Capitolo VII
 
 



 
 
 
 
 
 
Show me what it's for.  Make me understand it.
I've been crawling in the dark looking for the answer.
Is there something more than what I've been handed?
I've been crawling in the dark looking for the answer.
(Crawling in the dark, Hoobastank)
 
 
 
L’essere fissò Rose, mentre, pietrificata, non si muoveva di un millimetro.
Dove è?” chiese sibilando. L’accento era terribile e Rose fece fatica a capire cosa le stesse chiedendo. Che era evidente le stesse chiedendo qualcosa.
Non riusciva a ragionare. Quel… mostro… era alto come due se stesse. E aveva due lunghe zanne da cui gocciolava un liquido verdastro. Veleno, forse.
Abbassò lo sguardo e le venne da vomitare. Al posto delle gambe aveva un lungo tronco serpentino che terminava con una coda sfumante nel verde pallido, che frustava a terra impaziente.
Voleva scappare, ma non riusciva a muoversi. Era come se tutto il suo corpo pesasse come piombo. Aprì bocca per inghiottire aria.
Panico. Terrore.

Dove è?” chiese ancora il Naga, scoprendo le zanne.
Rose urlò. E pochi secondi dopo si sentì afferrare per un braccio e strattonare indietro.
“CORRI IDIOTA!” le urlò qualcuno.

Solo dopo un centinaio di metri, in cui le gambe le si muovevano per inerzia, si accorse che Malfoy la stava trascinando via. Correvano come se ne andasse della loro stessa vita.
E probabilmente era così.
Si concentrò solo nell’azione, solo nel fuggire via il più lontano possibile. Dopo un po’, non seppe quantificare quanto, si fermarono, ansanti. Rose si appoggiò al tronco di un albero, inghiottendo aria a boccate. Scorpius era piegato sulle ginocchia, la camicia macchiata di sudore. La fissò. Ci mise qualche attimo prima di riuscire a parlare. Ansimava troppo forte.
“… Cosa … diavolo… era…?” sillabò. “Hagrid… è … impazzito? Dannato… mezzo-gigante.” esalò infine, in un’imitazione del padre che però Rose non criticò. Se non avesse visto la Gazzetta quella mattina avrebbe chiesto lei stessa l’espulsione di quel pazzo di Hagrid dalla scuola.
“Non l’ha…” inspirò, lasciandosi scivolare a terra. “Non ce l’ha portato il professore. Quello è un Naga. È.. indiano. È…” chiuse gli occhi. Dio, ma l’avevano seminato?
Scorpius sembrò chiedersi la stessa cosa perché comincio a guardarsi intorno, con la bacchetta sguainata.

Nonostante tutto non poté non pensare che fosse quasi… interessante, con quell’espressione tesa e maschia.
Maschia? Merlino. Stupidi ormoni adolescenti.
“E come ci è finito qui se è indiano?” ringhiò distogliendola da pensieri ben poco consoni alla situazione.
“Una delegazione è venuta in visita… dal suo paese.” La voce le stava tornando, e con essa la razionalità. Ma decise che per il momento non si sarebbe alzata in piedi. Stava troppo bene abbracciata a quel tronco, grazie. “Hanno fatto tappa ad Edimburgo… e si sono persi.”
“Quello non si era perso.” Sibilò il ragazzo, avvicinandosi a lei. “Quello era qui per un motivo. Edimburgo è a miglia da qui. Non può aver camminato…” fece una pausa, seguita da una smorfia disgustata. “… strisciato, pardon, fin qui.”

Rose guardò in alto, il sole che si nascondeva tra le fronde degli alberi. La foresta era immersa in un silenzio pacifico, sereno. Era quasi incredibile credere che quell’incontro terrificante fosse accaduto davvero.
La foresta nasconde molti segreti…
L’aveva sentito dire da suo padre una volta, quando bambina, gli aveva chiesto di raccontargli l’ennesima avventura del fantastico trio.
“Weasley! La vuoi finire di guardare il cielo e vuoi deciderti a darmi delle risposte?” sbottò Malfoy riportandola alla triste realtà. Cioè che era distrutta dalla fatica e probabilmente a pochi passi da una creatura terrificante con denti avvelenati grossi quanto quelli di un Basilisco.
Grazie Malfoy.
“L’ho letto oggi sul giornale, Scorpius, non ne so tanto più di te.” Si rialzò con fatica, sentendo la caviglia urlare. Probabile che se la fosse storta in quella corsa forsennata. “Dobbiamo tornare dal professor Hagrid e dirgli che quel … coso… è in giro a piede libero. Qualcun altro potrebbe incontrarlo.” Fece per azzardare qualche passo, prima di emettere un lamento, e fermarsi.
“Che c’è?” si informò Scorpius, avvicinandolesi. “Ti fa male da qualche parte?”

“La caviglia. Credo di essermela storta mentre correvo. Tutte quelle radici…” mugugnò. Il ragazzo annuì, prima di chinarsi e abbassarle il calzettone dell’uniforme. Rose, nonostante la situazione critica, si sentì avvampare come una scolaretta.
“Che cavolo fai Malfoy?”
“Controllo che non sia rotta, Weasley.” Replicò scocciato. “Sai, dovremmo correre nel caso che quella bestiaccia ci raggiunga.”
Rose deglutì. “E tu come fai a sapere se è rotta o meno?” trovò comunque la forza di ribattere Scorpius alzò gli occhi, fissandola. Sembrava incerto se essere divertito o esasperato.

“Gioco a Quidditch. Hai idea di quante fratture ho visto in vita mia?”
Touchè.

Rose non replicò stavolta, lasciandosi esaminare. Incredibile come avesse le mani fresche anche dopo una corsa del genere.
“No, è solo slogata.” Sospirò “Ma camminare in queste condizioni non puoi.”
“Okay, allora tu torna indietro, io…”
Tu verrai con me. Non torno indietro da solo, Weasley.” Disse sbrigativo e quando provò a protestare la guardò irritato. “Ti ho fatto il favore di salvarti la vita prima, tu fammi il favore di non metterla a rischio adesso.”

“Non mi hai salvato la vita!”
Oh, sì che l’hai fatto maledizione.

Scorpius scosse la testa. “Ingrata e Weasley. Ancora mi chiedo perché mi ostini a rivolgerti la parola.”
“Va’ al diavolo.” Mugugnò, facendolo sorridere. “Allora cosa facciamo?”
“Facciamo che ci facciamo salvare il culo. In fondo siamo sotto la responsabilità del corpo insegnanti, no?” alzò la bacchetta da cui si sprigionarono scintille rosse che finirono ad esplodere in cielo.
“Segnale di pericolo.” Spiegò strizzandole l’occhio.
Diavolo, non ci avevo pensato.
Si sentì profondamente scema.

“Verranno a prenderci, dobbiamo solo star fermi e guardarci attorno. Fortuna che da qui si ha una bella panoramica.” Si arrampicò su un agglomerato roccioso, tenendo la bacchetta ben salda in pugno. Quando fu sicuro che ci fosse posto per entrambi l’aiutò a arrampicarsi.
“Perché ci siamo arrampicati qui?” chiese dopo un po’.
“Perché due occhi sono meglio di due. E quella bestiaccia sarà grossa, ma hai mai visto un serpente arrampicarsi su un sasso?”
… Non è del tutto idiota, devo ammetterlo.
“Non tornerà…” mormorò Rose, sedendosi con una smorfia. “Non era né me né te che cercava.”
“Cercava qualcuno?” chiese l’altro attento. “E chi?”
“Non lo so. Ma continuava a ripetere ‘dov’è?’”

“Spero allora che non gli venga voglia di chiedercelo di nuovo.” Si allentò ulteriormente la cravatta, sbuffando. “Io con i rettili non ho un buon rapporto. Non ci piacciamo a vicenda, è evidente.”
Rose lo guardò stupita, prima di mettersi a ridacchiare.
Okay, questa era buona.

“Scorpius?”
“Mmh?” Non distolse neanche lo sguardo, continuando a monitorare il bosco. Avrebbe potuto andarsene, scappare a cercare aiuto o semplicemente mollarla lì. Ma non l’aveva fatto.
“Sei un vero Grifondoro, lo sai?” mormorò. Si sentì scema: avrebbe dovuto ringraziarlo per averle salvato la pelle, e invece le era uscita quella frase senza senso.

“I soli a pensarlo siete tu e quello straccio sudicio e bislacco…” replicò beffardo. Ma Rose fu quasi sicura di leggervi sorpresa, e piacere, nella sua espressione.
“Tu non lo pensi?”
Si strinse nelle spalle. “A volte.”
“Dovresti farlo più spesso.” Esitò. Gli sorrise. “Mi hai salvato la vita. Grazie.”  Riuscì finalmente a dire, soddisfatta.

Stavolta fu sicura di vederlo sorridere di autentico piacere.
Scusa papà. Ma sono una Grifondoro. Sono onesta.
Se solo fosse stata onestà, certo.
 
 
****
 

Thomas stava finendo di ricopiare nella propria pergamena la lista completa di tutti le creature avvistate. Erano più di cinquanta. Potevano ritenersi soddisfatti.
Al era seduto sotto un albero, con la testa appoggiata su una radice: si erano fermati in una piccola radura baciata dal sole settembrino per fare il punto della situazione e riposarsi.
Lasciò filtrare la luce dalle dita socchiuse, sbuffando appena.
“Pensi che vinceremo?”
“Temo proprio di sì.” Ironizzò Tom con un sorrisetto. Al ridacchiò.

Ora era tutto apposto.
Prima… non tanto. Erano rimasti silenziosi e in imbarazzo per un bel pezzo, prima che l’avvistamento delle tracce di un unicorno li distraesse.
Era stato… strano.
Thomas, certo, amava le freddure. Però quella battuta era stata…
Al non sapeva definirla bene, ma sapeva come si era sentito: incredibilmente… ansioso.
… Gay.
Non ci aveva mai pensato. Certo, non era improbabile.
Si sentì arrossire e fu sollevato dal costatare che il cugino era totalmente assorto nel ricopiare.
Non l’ho mai visto parlare con una ragazza, se non con Rosie ogni tanto. O Lils, ma solo perché lo assilla lei. E poi non ha mai invitato nessuna ad Hogsmeade. Eppure non avrebbe problemi.
Thomas era magnetico. C’era qualcosa in lui che spingeva la gente a guardarlo, a considerare la sua opinione, a stimarlo.  E poi non si scomponeva mai.
Fece un sorrisetto, tirandosi a sedere: per questo era stato strano, prima. Si era agitato.
Era la prima volta che l’aveva messo in difficoltà.
In un certo senso era stato soddisfacente.
Comunque, anche se fosse stato gay. Beh. Non gliene sarebbe importato.
Tom è Tom. Fosse anche giallo e con la coda.
Non gli sarebbe importato, no, anche se in quel momento aveva sentito come un cucchiaio che gli scavava la pancia. Essì. Proprio quella, la sensazione.
Come panico, ma simile al magone che gli prendeva poco prima della riconsegna di un compito.
“Uno zellino per i tuoi pensieri.” Disse Tom, sorprendendolo. Gli fece un mezzo sorriso, alzando lo sguardo, quando non sentì risposta. “Avido. Vuoi un galeone?”
Al scosse la testa, sentendosi il cuore in gola. Realizzò in quel momento quanto gli volesse bene. Quanto fosse fortunato ad avere la sua amicizia. Tom non la offriva spesso, anzi, tolti Zabini e Nott, con cui comunque aveva un rapporto più blando, non l’aveva proprio offerta a nessuno.
Era una bella sensazione, essere il primo.
Non lo sono stato neanche quando sono nato. C’è sempre stato prima Jamie.
“Mi sei mancato quest’estate…” disse di slancio. L’altro inarcò un sopracciglio.
“Pensavi a questo?” Replicò senza troppo sentimento. Era fatto così, non bisognava arrabbiarsi. Però non poté evitare di sentirsi deluso.
“Anche. E a chi sarà il nuovo professore di Trasfigurazione.” Mentì. “Loki ha detto che Vitius ha già una rosa di candidati.”
“Nott ne sa più del reparto degli Indicibili.” Commentò finendo di appuntare l’ultimo animale, un vermicolo che si era arrampicato sulla spalla di Al cadendo da un ramo.

“Già. Però c’è da dire che deve trovarlo in fretta. Domani dovremmo avere Trasfigurazione. Due ore. Non che mi spiacerebbe passarle a non far niente.”
“Io andrò in biblioteca.” Fece spallucce. Al sospirò.

“Sei peggio di zia Herm. Neanche Rosie è così secchiona!”
“Non sono affatto secchione.” Replicò con sufficienza, alzandosi. “Semplicemente, stasera prevedo trenta centimetri sulla rivolta dei Goblin.”
“Cazzo, Ruf.” Esalò Al scornato. “Tre ore. Abbattimi.”
“Mi dispiace, non conosco pietà.” Si spazzolò il mantello da residui di foglie e terra. “Andiamo.”

Camminarono per un po’, ognuno preso dai propri pensieri. A Tom il cugino piaceva anche perché era qualcuno con cui stare in silenzio. Non cercava di ciarlare ogni tre per due, terrorizzato da non sapere cosa dire. A volte semplicemente si poteva non dire.
Albus era cresciuto nel baccano di un fratello iperattivo e di una sorellina in cerca di perenne uditorio. Sapeva quindi gustarsi il rumore dei propri pensieri.
Tom improvvisamente sentì qualcosa che non andava. Non capì subito. Allora tese le orecchie. E comprese.
Non c’erano rumori. O meglio, c’erano i loro passi, il fogliame che frusciava… ma nient’altro.
Niente uccelli, niente cespugli mossi da animali furtivi. Niente di niente. Al sembrava non essersi accorto di nulla.  
Lasciò passare qualche altro attimo, prima di fermarsi. L’altro fece lo stesso, perplesso.
“Che c’è?”

“Ascolta.”
“… Ehm. Cosa?”
“Appunto.” Lo guardò. “Non si sente nulla.”
Al rimase un attimo in silenzio, poi deglutì. “Cazzo.” Disse semplicemente.

Apprezzava il cugino anche per la prontezza con cui si uniformava al suo pensiero.
“… Ma siamo ancora nell’area protetta dall’incantesimo, giusto?”
“Sì. Ma credo che qualcosa si sia introdotto…”
“Cazzo, non dire così che mi spaventi!”
“Cosa dovrei dire? Ci dovrebbe essere un incantesimo che respinge le creature più pericolose, ma pare che non funzioni?”
“Meno agghiacciante.” Borbottò Al tirando fuori la bacchetta. “Che ne dici di darcela a gambe verso l’uscita?”
“Direi che è una buona idea. Fermo!” lo prese per un braccio, mentre stava per mettersi a correre, sufficientemente suggestionato. “Se ti agiti, qualsiasi cosa ci sia, se c’è, capirà che sappiamo che è qui.”
“Ma potrebbe essere solo una nostra impressione no?” tentò “Meglio…”
“Nostra e del resto della foresta?”

Al non ribatté ma annuì semplicemente, prendendo a camminargli a fianco, con la bacchetta ben stretta nel pugno. Non era un coraggioso lui, affatto.
O sarei finito a Grifondoro come Jam e Lily.
Si sentiva teso come una corda di violino e aveva solo voglia di scappare il più lontano possibile.
“Tom, cosa credi…”
Non riuscì a finire la frase, perché sentì come una gigantesca spinta, violentissima, colpirgli la schiena. Per un attimo, ironia a parte, gli sembrò quasi di volare, prima di impattare duramente contro il suolo, fortunatamente erboso e pieno di foglie marce, un paio di metri più in là.

Stordito, gli ci volle qualche attimo per mettersi in ginocchio e voltarsi per controllare cosa l’avesse colpito. Rimase senza fiato quando vide cosa ora era affianco al cugino.
Un orrendo uomo-serpente, alto quasi due metri, vestito di una corazza di ossa e…
Dio, aveva due zanne grosse quanto due mazze da battitore.

Sentì la mente bianca. Pura paura.
L’essere afferrò Tom per un braccio facendo sibilare una lingua serpentina, nerastra. Vide Tom impallidire e cercare di alzare la bacchetta.
Il mostro gli colpì la mano, facendolo urlare di dolore, mentre la bacchetta volava via lontana.
“TOM!” trovò la forza di gridare, alzandosi in piedi.
“VA VIA! VATTENE!” urlò di rimando il ragazzo, mentre la bestia rimaneva stranamente immobile. Semplicemente, lo guardava. Ma tenendolo saldamente per un braccio. Per liberarsi avrebbe dovuto strapparselo, probabilmente. “VA’ A CHIAMARE AIUTO AL!”

Scappò. Non riuscì a fare altro se non girare i tacchi e correre via.
Una parte di lui gli stava urlando di rimanere, cercare di fermare quel mostro, salvare Tom. Ma i suoi piedi non gli obbedivano. Era come se mente e fisico facessero stato a sé.
 
Tom vide Al scappare via, e provò sollievo. Prima di rendersi conto che era un po’ fuori luogo. Guardò in faccia la creatura, e represse un conato di vomito quando sentì una zaffata di marcio soffiargli addosso.
“Tu…” sibilò la creatura. “Ora. Corri.” Scandì lentamente, per avere la certezza di essere capito. E lo lasciò. Tom rimase fermo, incredulo.
Mi ha chiesto di scappare?
L’essere ghignò. “Caccia.”
E capì. Il gatto col topo.

Con la coda squamosa gli porse qualcosa. La sua bacchetta. Dopo una breve esitazione la prese. “Non sono una preda…” mormorò, trovandosi piuttosto temerario. L’altro non sembrò neanche averlo ascoltato. Squadernò le fauci da cui gocciolò una sostanza vischiosa. Era acido, a giudicare da come corrose il fogliame sottostante.
E Tom stavolta diede retta all’istinto. Fuggì.
 

****

 
“Ragazzi! Eccovi qua!” esclamò il buon mezzo-gigante, arrivando con un festoso Odino, figlio di Thor il cane, non il dio. “Che v’è successo?”
Rose sospirò di sollievo, quando l’omone la prese per le braccia e la tirò giù come se non pesasse niente. “Professore, c’è un Naga nella Foresta!”

Scorpius scese da solo, nonostante l’aiuto fosse stato offerto anche a lui. “Un enorme uomo-serpente velenoso. Sa. Abbastanza spaventoso.” Sibilò con sospetto. Rose gli rifilò un’occhiataccia. Che testardo!
Va bene che Hagrid tende ad avere un’opinione un tantino miope sulla pericolosità di certe creature, ma da qui a piazzare un guerriero assetato di sangue nella Foresta Proibita…
Hagrid corrugò le folte sopracciglia. “Un uomo-serpente? Ma non ci sono robe del genere nella foresta, ragazzi!”
“Beh, Weasley ci ha sbattuto contro. E le assicuro che era molto reale. Ora, vuol fare qualcosa?”

“Scorpius!” sbottò Rose esasperata.
Anche se avrei dovuto usare il cognome, per quanto sembra posseduto dall’arroganza della sua famiglia!
Il ragazzo non replicò, anche se non abbandonò l’aria riottosa. Rose fece un profondo respiro, prima di continuare. “Oggi sul giornale c’era scritto che sei Naga, in vacanza, si sono persi vicino ad Edimburgo. Potrebbe essere uno di quelli.”
Hagrid si rabbuiò. Se non altro, la caratteristica che lo rendeva tanto amato presso gli studenti era la fiducia che accordava loro. “Uhm, d’accordo. Vado a controllare.” Diede una carezza ruvida al grosso cane. “Voi andate con Odie. Vi riporterà alla capanna. Ormai sono tornati quasi tutti, a parte voi due e…” esitò, poi scosse il testone. “Andate.”
“E chi, professore?” chiese Rose, con un orribile presentimento. “Chi?”
“Albus e Thomas.” La guardò impallidire, e si affrettò ad aggiungere. “Ma ci sta Grop in giro, sai. Per monitorare le cose. Li troverà prima di me, e se quel coso sta dando loro fastidio vedrai che ci dirà di lasciarli perdere.” Le sorrise. “E’ in gamba, sai, il mio fratellino.”
Entrambi evitarono di fargli notare che il ‘fratellino’ aveva l’abitudine di giocare a ‘sradica l’albero’ e che gli schianti si sentivano di solito fino alla Torre di Grifondoro.

Rose vide che Scorpius si stava mordendo la lingua. Letteralmente.  
“Su, andate. E non vi preoccupate, che li ritroviamo subito. Magari son già tornati!”
Quando Hagrid si fu allontanato, Rose guardò la propria caviglia.

Diavolo, continua a farmi male.
“Vuoi che provi a …”
“Senza offesa, ma preferisco zoppicare che trovarmi senza un pezzo di gamba.”
“Esagerata. Comunque come conti di camminare?” le chiese con un sorriso beffardo, scostandosi perché Odie tentava di leccargli una mano.

“Conto di appoggiarmi a te.” Sibilò, arrossendo e notando con orrore che Scorpius se n’era accorto. “Niente commenti o ti infilo la bacchetta su per il naso.”
“Sei sempre deliziosa. Avanti, prova ad appoggiarti con il tuo dolce pe- Non tutto! Rischi di azzoppare me, Weasley!” si finse dolorante.
“Malfoy!” lo minacciò con un ringhio.
“Sì. E’ il mio cognome.” confermò con un sorriso. Rose lo guardò male, poi lanciò un’occhiata verso la foresta. Si morse un labbro.
Al… dimmi che sei fuori di qui.
“Credi che…” esitò. Avrebbe detto qualcosa di cretino?
Stranamente Scorpius scosse appena la testa, guardando nella sua stessa direzione. Serio.
È incredibile come cambia facilmente stato d’animo.
“Dursley non è un cretino, ed entrambi sono Serpeverde. Conosco il genere. Saranno già tornati al campo-base con una pergamena di quaranta centimetri.”
“Ma se…”
Se l’hanno incontrato… beh, in certi casi l’unica cosa da fare è scappare il più lontano possibile. Auto-conservazione. Me l’ha insegnata mio padre. È nel decalogo del perfetto Serpeverde. Molto utile.”

“E tu? Prima non sei scappato. Dov’è la tua auto-conservazione?” lo canzonò, grata.
Scorpius sospirò teatrale. “Grifondoro. Capisci perché mio padre è tanto disperato adesso?”
Rose ridacchiò, e non trovò più così disdicevole appoggiarsi un po’ di più a lui.
 
 
 
****
 

Tom si sentiva mancare il fiato. Ma non si fermava. Non poteva fermarsi.
Si era liberato del mantello centinaia di metri prima, dato che gli impacciava i movimenti. Correva, in preda al puro istinto.
Sentiva i sibili della bestia dietro di sé. Che fosse suggestione o meno non ne aveva idea.
Stava correndo al massimo delle sue forze, gli occhi gli bruciavano, i polmoni sembravano scoppiargli. Decisamente non era atletico.

Decisamente non aveva una resistenza inumana.
Si fermò solo quando cadde, inciampando su una radice sporgente o un sasso, non sapeva.
Crollò a terra, rotolando per parecchi metri di un pendio ben poco dolce.
Atterrò di schiena, sentendo come se tutta l’aria gli fosse uscita di colpo dai polmoni.
Rimase immobile per qualche secondo, stordito.
Poi capì che sarebbe stato quello ad ucciderlo. La paura.
Si rialzò lentamente. Fortunatamente la caduta non aveva avuto conseguenze. Si controllò le caviglie, e provò a mettersi in piedi. Si guardò attorno.
Nessuno in vista.
No, non mi ha lasciato perdere. Forse mi ha dato un vantaggio.
Gli venne quasi da ridere all’idea che la bestia fosse stata in qualche modo sportiva.
Inspirò ed espirò un paio di volte, finché sentì il cuore rallentare i battiti.
Doveva fare il punto della situazione. Doveva razionalizzare.
È l’unico modo che ho per tirarmi fuori da questa situazione.
Non era ferito, punto primo. E cosa più importante: aveva ancora la sua bacchetta.
Anche se non aveva idea di dove si trovasse.
Si guardò attorno, muovendo cauti passi, frugando con lo sguardo ogni cespuglio, ogni minimo angolo. Si trovava sotto un lieve dirupo, che digradava bruscamente fino a terminare con alberi fitti, da cui era difficile intravedere qualcosa.
Poteva trovarsi ovunque. Non aveva nessun punto di riferimento e correndo aveva sentito l’ululato dell’incantesimo. Era quindi uscito dalla barriera protetta dalla magia.
Perfetto. Siamo io, il Naga e una mezza dozzina di altre creature mortifere.
Il Naga… sì, non c’erano dubbi. Era lo stesso essere che aveva visto nella Gazzetta di quella mattina.
Impossibile dire come ci fosse finito, nella Foresta Proibita, a miglia da Edimburgo.
Ma non era questo il punto.
Il punto è che stava cacciando lui.
Serrò la presa sulla bacchetta. Era terrorizzato, certo, ma c’era una parte di lui che era irrazionalmente furiosa.
Io non sono una preda.
Gli uscì dalle viscere, quella frase. Forte, chiara.
Era folle quello che stava per fare. Sì, da pazzi. Ma anche razionalmente, non aveva nessuna speranza di fuggire in eterno da quel Naga: era veloce, era grosso, era un guerriero, come avevano letto quella mattina.
Pensare di batterlo sul suo stesso terreno, credere di potersi nascondere finché qualcuno – non ben precisato – fosse venuto a salvarlo era ancora più idiota.
Si era perso in mezzo ad una foresta che si estendeva per chilometri, a lui sconosciuta. E più si sarebbe addentrato più i pericoli sarebbero aumentati.
Doveva fermarsi. E capire.
Perché me? Perché non ha inseguito Al? Ha un istinto animale. E gli animali attaccano sempre la preda più debole.
Puntò la bacchetta di fronte a sé.
“Vieni fuori. Sono stanco di scappare.” Pronunciò con voce ferma. La mano che reggeva la bacchetta pregava di tremare, ma Tom glielo impedì.

La paura, era la paura che aveva spinto quella bestia a giocare con lui.
Sentì un fruscio. Tese i sensi e ripeté. “Vieni fuori! Vuoi me? Sono qui! Non scappo più. È chiaro? Non scappo più!” urlò furioso.
Questo mi farà diventare membro onorario dei Grifondoro.
Pensò con amara ironia.
Sentì un sibilo e si sentì scaraventato contro un albero. Serrò la presa sul manico della bacchetta, che fortunatamente non gli sfuggì dalle mani.
Il Naga si palesò, con un orrendo ghigno. Sembrava soddisfatto.
“… Combattere?” Chiese stentato.
Tom inspirò bruscamente. Respirare, era quello il segreto.
“Non credo di avere molta scelta.” rispose di rimando. Poi non gli diede tempo o nessun vantaggio. “Stupeficium!” Gridò. La luce rossa partì dalla bacchetta. Ma il Naga rimase in piedi.

Tom sgranò gli occhi.
L’incantesimo. Cosa…
Sentì un suono sgradevole, come se qualcuno raschiasse su una lavagna. Il Naga stava ridendo. “Le tue inutili… magie… sono più… resistente.”
Grandioso. Era immune agli incantesimi. O forse quella sua pelle squamosa, come quella dei draghi, era dannatamente resistente.

Probabile.
“Ora… a me…” Non gli diede tempo. Con la gigantesca coda sferzò nel terreno, colpendogli le gambe. Crollò a terra, una seconda volta. Stavolta sentì un dolore acuto al gomito. Tentò di rialzarsi ma un secondo colpo di coda lo spinse di nuovo al suolo.
Il Naga torreggiava sopra di lui.
“Debole… così debole… possibile?” sembrava divertirsi un mondo.

Bastardo malato di etica guerriera. Ti diverti? Vediamo se ti diverti con questo.
Recido!” urlò alzando la bacchetta al cielo. L’incantesimo sfrecciò trai rami degli alberi. Il Naga capì cosa stava succedendo solo quando sentì un ramo, o meglio, una fronda, piombargli in testa. Crollò al suolo, mentre Tom scattò in piedi.
Ma l’aveva sottovalutato. Lo capì quando con quella sua dannata coda si rimise in piedi e gli circondò il braccio, stringendo con forza. Udì uno schiocco e un dolore lancinante. Lasciò cadere la bacchetta, piegandosi in due.
“Piccolo… sciocco…” lo sollevò da terra, tenendolo per il polso fratturato. Tom sentì il dolore esplodere in milioni di schegge. Urlò.

“Mostrami… mostrami quello che sei…” sibilò, scuotendolo. Tom serrò i denti per il dolore.
Cosa voleva? Cosa diavolo voleva quel mostro da lui?
Non gli diede tregua. Lo sbatté contro un albero, premendocelo contro.
Tom tossì.
“Mostrami…”
Cosa? Cosa dannato bastardo? Come so gridare? Come crepo?!
Non riusciva neanche a parlare, tanto era il dolore e la paura. Impotente, ecco cos’era.

Uno stupido ragazzino impotente.
Sentì la collera montargli dentro come un mare impetuoso. Partirgli dallo stomaco, esplodere, irradiarsi negli arti, fino alla punta delle dita.
Per la prima volta odiò.
Nessuno, nessuno poteva permettersi di farlo sentire così.
Nessuno.
A posteriori capì di aver agito come in preda ad una forza sconosciuta. Afferrò il Naga per la selva di collane che portava al collo. Strinse.
Muori.
Vide il ghigno del Naga spegnersi, e la faccia aggrottarsi mostruosamente. Vide il dolore nel suo volto mentre lanciava un urlo disumano, prima di lasciarlo andare.
Crollò al suolo, mentre il Naga si allontanava da lui, con le mani serrate sulla testa, come se un’emicrania spaventosa lo stesse lacerando.
Muori.
C’era solo quella parola nella sua testa. La ripeteva all’infinito, come una preghiera. Come un ordine. Non riusciva a smettere.
Poi sentì come se qualcosa di enorme gli fosse atterrato accanto. Il rimbombo, la terra scuotersi. Vide una gigantesca ombra afferrare il Naga per la coda e sbatterlo al suolo. Sentì un ruggito.
Arriva la cavalleria… - pensò stancamente.
Poi il buio lo inghiottì.
 
 
 
****
 
 
Note:
E poi non dite che non vi do l’azione… :P
Comunque, ecco una piccola precisazione sulle età dei nostri eroi e l’anno che frequentano, visti i casini che ho fatto nei precedenti capitoli.
Adesso siamo nel 2022. Anno scolastico 2022-2023.
7° anno (17-18 anni): James/ Gemelli Scamandro/ Roxanne.
6° anno (16-17 anni): Thomas/Albus/Rose/Scorpius/Michel/Loki/Dominique (a Beaux-Batons).
4° anno (14 anni): Lily/Hugo.
1° anno (11 anni a Beaux-Batons): Louis.
Teddy ne ha ventiquattro invece, mentre Victoire ne ha ventidue.
Tutte le età sono state estrapolate da HP Wiki e la pagina di HP di Wikipedia in italiano. Per alcune ho un po’ abbozzato dato che non c’erano riferimenti precisi nella timeline.

Gli altri cugini, come Fred Jr, Molly e Lucy (le figlie di Percy), li ho già fatti diplomare oppure sono bambini. In fondo non si vede da nessuna parte le date di nascita. Licenza scrittoria. U_U
Per chi volesse vederla, ecco Roxanne: Roxanne . Essendo figlia di Angelina, di colore sia nel libro che nel film, l’ho voluta immaginare così.
 
  
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