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Autore: loverrrr    06/06/2021    3 recensioni
Edward è un personal trainer mentre Bella ha una tolettatura per cani e quattro volte a settimane va in palestra per tenersi in forma... sono tutti umani e capitolo dopo capitolo scopriremo la storia di ognuno di loro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, James, Victoria | Coppie: Bella/Edward, James/Victoria
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Edward fissava il parcheggio con sguardo pensieroso. Sospirò e si passò una mano tra i capelli.
«Se solo avessi il suo numero» disse.
«Parli di Bella?» domandò James.
«Ieri era così spaventata. Dio James, non voglio pensare che qualcuno voglia farle del male, ma quando mi ha detto cosa le sta succedendo… come posso non pensarlo cazzo!»
«Comunque ho controllato anche cinque minuti fa e non ho visto nulla di strano» disse James.
«Grazie, sei un amico» disse Edward.
James gli diede una pacca sulla spalla e ripresero a lavorare: Edward doveva allenare un ragazzo, mentre James aveva alcune cose da sistemare al pc. Nel frattempo, Bella e Victoria erano uscite a prendere un caffè.
«Qualcuno qui fa progressi!» esclamò Victoria in tono malizioso.
Bella si sentì arrossire in viso. «Non dire fesserie, e comunque l’abbraccio di ieri pomeriggio è stato soltanto un crollo emotivo» precisò Bella sorseggiando un po’ di caffè. «Sai bene che non sto passando un buon momento.»
«Perdonami Bella, a volte non so quello che dico.»
«Tranquilla, piuttosto, come va con James?» chiese Bella curiosa.
«Siamo al punto di partenza: non ho ancora avuto il coraggio di farmi avanti e dubito che lo avrò.»
«Scusa, ma perché oggi non vai in palestra e gli chiedi se può allenarti?» le propose Bella.
L’amica scosse il capo. «Non ci penso proprio Bella! Se tu non ci vai, non ci vado nemmeno io» disse.
«Lo so scusami, sarei dovuta andare ma il frigo piange» continuò alzandosi di fretta «tra l’altro mi devo muovere prima che chiuda il supermercato.»
Si alzò anche l’amica. «Vado anch’io, devo finire alcune cose di lavoro che mi sono portata a casa. Lascia, offro io.»
«Grazie, allora la prossima volta tocca a me» disse Bella.
Le due si scambiarono un bacio sulla guancia e Bella andò al supermercato. 
Sospirò prima di scendere dalla macchina, preoccupata dal fatto che avrebbe potuto esserci qualcuno pronto a farle del male e per un’istante fu tentata di tornare a casa, ma non lo fece; entrò al supermercato dicendosi che la paura non poteva prendere il sopravvento sulla sua vita e che doveva essere serena poiché l’amica e Edward non l’avrebbero lasciata da sola.
Si avviò al banco dei surgelati e prese un pacco di gelato alla crema, poi alzò lo sguardo per cercare le patatine e le parve di vedere riflesso nel vetro, il volto di un ragazzo con indosso un paio di occhiali da sole scuri fissarla intensamente.
Si girò di scattò, ma non vide nessuno. Incominciò a tremare, il respiro si affannò e il cuore accelerò i battiti. Lasciò il cestino con la spesa e tornò a casa.
«E-ra lì Ed-ward, te lo giuro» singhiozzò.
Edward, dall’altra parte del telefono, strinse le mani a pugno dalla rabbia. 
“Bella, calma ehi” sussurrò “lo sai che ti credo, sta tranquilla.”
«H-o avu-ta cos-ì tant-a paur-a» confessò Bella singhiozzando.
“Vengo da te, dimmi dove abiti. Due minuti e sono lì” le disse.
«N-on vog-lio distur-barti e p-oi sta arri-vando la mi-a amic-a» singhiozzò Bella.
“Bella non pensarlo nemmeno. Puoi chiamarmi quando vuoi, anche di notte, di giorno, a qualsiasi ora. Io ci sono” sussurrò.
«O-h Ed-ward» disse tra i singhiozzi.
“Shhh Bella tranquilla, ci sono io” sussurrò e continuò a rassicurarla fino a quando non giunse la sua amica.
Gettò il telefono sul letto. Edward era talmente preoccupato che non riuscì a chiudere occhio. 
Si svegliò assonnato. Prese il telefono, andò nelle telefonate di ieri sera e mandò un messaggio a Bella: “Buongiorno, come stai?” La risposta non tardò ad arrivare: “Oggi sto meglio. Edward grazie per ieri sera e scusami se ti ho chiamato all’improvviso.” 
“Non devi nemmeno dirlo Bella, puoi chiamarmi quando vuoi. Di me puoi fidarti. Non sei sola” Edward inviò quel messaggio sperando che ella si rassicurasse leggendolo. 
Bella fu sorpresa della risposta di Edward, non se l’aspettava. Si alzò sorridendo e andò a fare colazione. L’amica aveva già preparato tutto. Viky aveva preferito restare a dormire lì.
«Mi fa piacere vedere che stai meglio» disse l’amica porgendole la tazza.
«Grazie per ieri Viky» disse Bella. 
Si sedette e iniziò a fare colazione.
«Anche tu avresti fatto lo stesso, sta tranquilla.» 
«È merito di Edward» disse Bella e le fece leggere i messaggi.
«Dunque fate progressi» disse l’amica.
«È stato solamente gentile, ieri dopotutto l’ho disturbato e avrà voluto accertarsi che stessi bene.»
Victoria si sbrigò a mangiare il toast e bevve tutto d’un sorso il caffè. «Uhm, devo andare prima che il capo mi uccida!» esclamò, alzandosi di fretta.
«Cavoli anch’io devo andare, mi aspettano due clienti e un fornitore» disse Bella.
«A dopo e non preoccuparti» disse l’amica in tono rassicurante poco prima di uscire.
Bella sospirò, finì rapidamente di fare colazione e corse alla tolettatura. Andava talmente di fretta che non notò una macchina parcheggiata proprio davanti al negozio.
Eric Yorkie, un ragazzo dai lineamenti asiatici, capelli neri e corti con indosso un paio di occhiali scuri per non farsi notare, era da giorni che seguiva Bella osservando ogni suo movimento. 
All’improvviso gli squillò il telefono ed egli dovette alzare il finestrino.
«Quante volte ti ho detto di non telefonarmi Ben!» lo redarguì seccato.
"Piuttosto, vedi di fare il tuo lavoro" bofonchiò l'amico in tono altrettanto seccato.
«Cosa vuoi?» domandò, seccato.
Eric odiava quando qualcuno lo disturbava nell’orario di lavoro.
“A che punto sei? E comunque ricorda che io ti pago.”
«Non mi pare di aver mai fatto storie e tu ricorda che sono un investigatore privato, ho bisogno di tempo» disse con lo sguardo sempre fisso verso la tolettatura.
"Tempo, tempo. Sempre tempo, cazzo!"
«Comunque non mi hai ancora spiegato perché sei così interessato a quella ragazza» puntualizzò Eric.
"Affari miei. Tu pensa solo a svolgere il tuo lavoro d'accordo?"
«Sì d'accordo» bofonchiò e chiuse la telefonata.
Bella intanto, ignara di essere osservata, continuava a lavorare con il pensiero rivolto a Edward; era stato davvero carino a inviarle quei messaggi, ma non si volle illudere che tra loro sarebbe potuto nascere qualcosa, lui era troppo carino e lei non aveva nulla a che vedere con la bionda e quelle oche delle sue amiche. Smise di pensarci e si dedicò al lavoro.
Le cinque arrivarono in un baleno, chiuse la tolettatura, passò da casa a prendere il borsone e si diresse in palestra, pronta ad allenarsi con Edward. Arrivò puntuale, ma non ebbe il coraggio di scendere dalla macchina e dall’ansia chiamò l'unica persona che sapeva l’avrebbe fatta sentire al sicuro: Edward.
"Ehi Bella..." sussurrò Edward.
La ragazza scoppiò immediatamente a piangere.
"Bella dove sei? Cosa succede?" sussurrò Edward.
«So-no da-vanti alla pa-lestra» singhiozzò.
Era terrorizzata e tutto per colpa di quella stramaledetta sensazione di essere osservata da qualcuno. Non sbagliava, Eric era di nuovo lì, così come quando Bella era appena arrivata alla tolettatura. Aveva la macchina parcheggiata due auto dietro quella di Bella, il finestrino semi abbassato e osservava quella ragazza chiedendosi cosa c’entrasse con il suo amico.
Più di una volta aveva interrogato l’amico, ma nulla, egli non parlava. Alzò all’improvviso il finestrino, qualcuno stava correndo fuori dalla palestra e sembrava che si stesse dirigendo verso l’auto della ragazza.
«Sono io Bella, aprimi» disse Edward.
La ragazza aprì immediatamente la porta e si gettò tra le sue braccia senza riuscire a placare i singhiozzi. «M-i se-nto c-osì...» confessò in lacrime.
«Ci sono io, ehi» sussurrò Edward guardandosi intorno.
«N-on lasci-armi so-la» singhiozzò, stringendo forte la felpa di Edward.
«Non ti lascio, sta tranquilla» mormorò lasciandole un lieve bacio tra i capelli. «Ora è tutto finito Bella, ci sono io sta tranquilla» sussurrò.
Bella si tranquillizzò, ma non abbastanza da placare i singhiozzi e, continuando a piangere, gli chiese di andare via. Presero l’auto di Bella, guidò Edward e andarono in un bar lì vicino.
Con Edward al suo fianco si sentiva al sicuro, certa che nessuno si sarebbe avvicinato per farle del male. Una mano afferrò la sua, la strinse forte facendole cadere lo sguardo lì.
«Andrà tutto bene Bella,» sussurrò Edward «non sei sola.»
Quelle parole rassicurarono molto Bella. «Grazie» disse.
«Ma ora basta cattivi pensieri, dimmi te, di cosa ti occupi?» chiese Edward curioso, mentre smise con fatica di stringerle la mano.
Bella schiarì la voce, ammorbidì le labbra, prese la tazza di camomilla e la portò alla bocca. «Gestisco una tolettatura per cani, alle volte anche gatti» raccontò, sorseggiando un po’ di camomilla.
«Io invece, alleno e mi alleno. Ho una grande passione per lo sport sin dal liceo.»
«Scommetto che eri il capo della squadra di football» disse Bella in tono scherzoso.
«Più o meno» rispose lui imbarazzato.
«E James? Dove vi siete conosciuti?» chiese Bella curiosa.
«Al liceo, eravamo entrambi nella squadra di football» raccontò sorseggiando un po’ di caffè.
Poggiò la tazza sul tavolo e il telefono di Bella incominciò a squillare.
«Dev’essere Victoria» disse alzandosi con la borsa. «Rispondo e torno.»
«Ti aspetto qui» rispose Edward in tono garbato. Aspettò che uscì, prese il telefono e chiamò James.
“Stavo iniziando a preoccuparmi” disse l’amico.
«Avrei dovuto avvisarti, scusami. Sono con Bella, al bar.»
“Tutto bene?”
«No» rispose, sospirando. «Mi ha chiesto ancora di te.»
“E tu che le hai detto?”
Edward si passò una mano tra i capelli. «Voleva sapere come ci siamo conosciuti, nient’altro, però» spostò lo sguardo fuori e l’osservò parlare al telefono notando il modo con cui gesticolava.
«La mia migliore amica in palestra?! E da quando?» Bella era stupita.
“Mi sono detta che dovevo buttarmi ed eccomi qui.”
«Io invece salto.»
“Come mai?”
«Sono al bar con Edward, poi ti spiego a voce» raccontò Bella. «Ora vado, buon allenamento.»
“Grazie e mi raccomando eh, poi voglio sapere tutto e guai a te se tralasci anche un solo dettaglio!”
«Non ti preoccupare Viky» chiuse la telefona e rientrò al bar.
«Tutto okay?» domandò Edward.
«Si era Viky, mi ha detto che è in palestra» rispose Bella.
«Se vuoi posso chiedere a James di allenarla.»
«Grazie sei gentile, ma non vorrei darti disturbo.»
«Nessun disturbo, davvero» disse Edward alzandosi.
«Dove vai?» chiese Bella con voce tremula.
In quel preciso istante si sentì osservata intensamente da qualcuno.
«Bella tutto bene?»
«C’è qualcuno» disse Bella, con voce tremula. «Qualcuno mi sta osservando.»
Edward si guardò attorno, ma non vide nessuno con lo sguardo rivolto verso il loro tavolo: alcuni ridevano, altri parlavano al telefono, altri bevevano o mangiavano, ma nessuno sembrava avere l’aria sospetta.
«Bell…»
La ragazza si gettò tra le sue braccia. Tremava e il cuore le batteva a mille. «Te lo giuro Edward, qualcuno mi sta osservando» disse Bella con voce atterrita, stringendo forte la sua felpa.
«Ehi» sussurrò Edward accarezzandole i capelli e la schiena.
Si guardò ancora attorno, ma ancora una volta non gli parve di vedere nessuno con aria sospetta.
«Perché a me? Io non ho mai fatto del male a nessuno, perché?» esclamò Bella con voce scossa.
Era sul punto di piangere.
«Te lo prometto Bella, ne usciremo insieme» sussurrò Edward, in tono rassicurante tra una carezza e l’altra ai capelli.
«Stammi vicino Edward. Sapere che qualcuno voglia farmi del mal…»
«Shhh Bella» sussurrò lasciandole un’altra carezza «nessuno ti farà del male.»
La ragazza annuì e a poco a poco smise di tremare, cullata dalle dolci carezze di Edward. Alzò lo sguardo. «Portami via, ti prego.»
Edward pagò le consumazioni lasciando il resto come mancia, uscirono dal bar e un ragazzo con un mazzo di rose rosse in mano gli andò vicino. Un ragazzo con un mazzo di rose rosse in mano? Sbaglio, oppure glielo aveva chiesto sere fa?
«Gradisce una rosa per la sua fidanzata?»
«Oh, no grazie» rispose Edward.
Il ragazzo sorrise ed entrò al bar.
«Vieni, ti accompagno a casa» disse Edward.
Scesero dalla macchina e Bella gli fece strada verso l’ingresso di casa.
«Forse sono pazza, non so più cosa pensare Edward» disse in tono confuso guardandolo negli occhi. «Sono pazza vero?» esclamò passandosi una mano tra i capelli.
«Bella no, ehi. Tu non sei affatto pazza e il fatto che io non abbia notato nulla di strano non significa che tu sia pazza.»
«Ma allora perché un momento mi sento osservata e l’altro no?» disse con voce tremula gettandosi tra le sue braccia, e un bacio si posò tra i suoi capelli.
«S-e n-on ci fo-ssi tu Ed-ward» confessò balbettando.
«Con me puoi stare tranquilla Bella e puoi fidarti» la rassicurò.
Bella alzò lo sguardo e le paure scomparvero all’istante. «Vorrei dirti una cosa, a dire il vero è da un po’ che vorrei farlo» farfugliò, fissandolo negli occhi.
«Cosa Bella?»
«Non so neanche da dove cominciare. Il fatto è che, si insomma, io…» smise di parlare dall’imbarazzo.
«Tu cosa? Bella cosa c’è?» chiese preoccupato.
   
 
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