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Autore: rose07    06/06/2021    0 recensioni
Valeryn e Vittorio sono due cugini di terzo grado che sono stati travolti da una passione tale da tradire la fiducia del migliore amico di lui e da non pensare alle conseguenze delle loro scelte avventate.
Dopo circa un anno, quelle conseguenze cominciano a palesarsi di fronte ai loro occhi, cambiando in primis la visione della realtà di Valeryn, la quale si ritrova a scoprire un fatto che le cambierà per sempre la vita.
Vittorio deve fare i conti con le volontà della ragazza, ma in momenti di difficoltà alcune persone inaspettate bussano alla porta offrendo una spalla di conforto. Quello che Vittorio troverà in Elia lo lascerà senza difese alcune, permettendo libero sfogo ad un piacere del tutto nuovo, cedendo a delle sensazioni che i due amici avevano da sempre fatto finta di non provare.
Seguito della mia vecchia storia "Splendida Follia", revisionata e corretta. Serie "Ubi Maior Minor Cessat".
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubi maior minor cessat'
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Vittorio pigiò il tasto rosso terminando la chiamata, dopodiché posò il telefono sul comodino. Si sedette sul letto e attese, sospirando.
 
Come poteva ritrovarsi in quella situazione?, si disse. Un attimo prima era senza pensieri, un attimo dopo Valeryn gli diceva che era incinta. Diamine, era successo troppo in fretta la sera prima, ancora era scosso, gli sembrava quasi uno scherzo. Ma non lo era, la sua ragazza non poteva prenderlo in giro su una cosa del genere. E poi l’aveva vista: aveva notato come stava, che non riusciva a dirglielo, che aveva paura... Pure lui ne aveva, tanta. In fin dei conti a diciotto anni era ancora troppo presto. Avevano sbagliato. 
Lui aveva sbagliato. 
Sbuffò pesantemente, sbattendo la testa. E adesso come lo avrebbero detto ai loro genitori? Già immaginava sua madre strepitare contro di lui, non gli avrebbe nemmeno dato il tempo di parlare che avrebbe avuto una crisi isterica, per non parlare del padre di Valeryn... 
Si portò una mano sul viso, disperato, pensando che non ne sarebbero usciti vivi. 
Era una brutta faccenda, si disse, ma non poteva tirarsi indietro. Lui era innamorato davvero di Valeryn. Non si sarebbe allontanato da lei, non voleva, lo voleva tenere il bambino. Per questo avevano deciso di dire tutto al più presto alle loro famiglie nonostante le loro reazioni erano semplici da intuire, per questo parlava al telefono con lei prima. Gliel’avrebbero detto insieme perché era giusto assumersi le proprie responsabilità. 
Vittorio sbuffò sentendosi inerme. 
Credeva di essere stato sempre attento. Non era un idiota, non rischiava su quelle cose... Eppure lo aveva fatto. Era stato imprudente. 
Aveva solo diciott’anni... 
Qualcuno bussò alla porta semiaperta. Lui si accorse che era suo fratello. Gli fece cenno d’entrare e il maggiore si sedette sul letto, vicino a lui. Lo guardò come aspettandosi qualcosa. 
«Allora pivello, che diamine hai combinato?» Ross cercava di capire il motivo di quella riunione familiare che ci sarebbe stata da lì a poco. 
Era talmente curioso che aveva deciso di non tornare nemmeno a casa sua, sentiva che c’era qualcosa di importante se avevano chiamato a raccolta i loro vecchi. 
Vittorio scosse la testa. 
«Lo saprai tra poco, è inutile che te lo dico» provò a liquidarlo. 
«Invece sì, perché sono il tuo fratellone e mi adori» 
Quello gli menò un piccolo pugno sulla spalla, poi sorrise. Vittorio fece altrettanto, ancora pensieroso. 
«Non so come la prenderai» sospirò. 
«Beh, l’unico modo per scoprirlo è dirmelo, non credi pivellino?» 
Lui lo guardò sorridere ancora e sospirò. Non c’era niente di male se suo fratello veniva a saperlo prima degli altri. Con lui aveva un rapporto speciale. 
Poteva fidarsi, anche se era un po’ indiscreto come persona lo aveva sempre aiutato, poteva considerarlo un amico. 
«Valeryn... lei...» si bloccò. Adesso capiva la paura della sua ragazza a dirglielo. Si sentiva in difficoltà. Ross, però, lo incitava a continuare. 
«Dai, Vitto, un respiro» lo prese in giro «Non è che vi volete fidanzare ufficialmente? No, perché sai, ancora, alla vostra età...» 
Lui scosse la testa con un sorrisino debole. Magari fosse solo quello... 
«No, Ross, non è questo» fece «Riguarda un’altra cosa che è troppo difficile da dire... Non so proprio come dirtelo... E’... è un casino!» 
Ross osservò il suo fratellino balbettare. Poi ricordò l’ultima volta che lui stesso aveva balbettato. 
Esattamente un anno fa. In quella stessa stanza. La mattina del diciottesimo compleanno di Vittorio. 
Non seppe nemmeno perché gli sfiorò in testa quel pensiero, seppe solo che sentì una strana sensazione. 
Fu come un lampo di genio che gli fece subito collegare i puntini all’improvviso senza il bisogno di sentire altro. 
«Oh, cazzo, Vitto, non dirmelo!» saltò all’impiedi stupito e nello stesso tempo allarmato. 
«Voi... Lei... Valeryn? E’... incinta, per caso?» 
Vittorio non disse niente per un paio di secondi interminabili. Poi annuì abbassando lo sguardo. Ci aveva azzeccato, come sempre. 
Ross era oltremodo incredulo. Si batté una mano sulla testa ancora incapace di crederci seriamente. 
Lo aveva detto che era un sensitivo, sua madre gli diceva di smetterla di raccontare fandonie, ma la verità era che il suo intuito era come quello di un cane. 
Scossa la testa con un’espressione da ebete, appellandosi comunque alla vaga speranza che non fosse vero. 
«Oh, beh, dimmi che non sei tu il padre, dimmi che ti ha messo le corna!» 
Vittorio scosse la testa e poi alzò gli occhi al cielo. 
«Sono io, Ross, chi cavolo dovrebbe essere sennò?» 
Il fratello lo guardò confuso con gli occhi sbarrati. Cominciò a camminare nervoso per la stanza, cercando di capirci meglio. 
Non era possibile, si disse, insomma erano ancora dei ragazzini. Oddio, sapeva che scopavano ogni tanto, ma c’erano un sacco di precauzioni! 
Perché era successo?, si chiese scioccato. Un conto erano lui e Nicole l’anno prima, prossimi al matrimonio, un conto dei ragazzi di diciott’anni che giocavano a fare gli adulti. Si voltò verso Vittorio, scuotendo la testa. 
Voleva fargli una bella ramanzina, di quelle che si sarebbe ricordato per tutta la vita. Aveva voglia di urlargli contro che era stato un idiota, un incosciente, che avere un bambino non era come avere una macchina. Beh, forse lui non era la persona più indicata a dirgli una cosa del genere, insomma lui era quello che aveva lasciato la sua ragazza appena aveva saputo che era incinta… 
Lo assalì un lampo di genio improvviso, si avvicinò al fratello, che lo guardava interrogativo, e lo scosse per le spalle. 
«Solo una cosa, pivello» disse guardandolo gravemente, d’altronde era il maggiore, e anche se quel coglioncello combinava guai gli voleva bene lo stesso. 
«Non la lasciare, non scappare via a gambe levate» 
Il castano si passò una mano tra i capelli, nervoso, poi annuì. 
«Non avevo intenzione di farlo» 
Ross sospirò poi scosse la testa, passandosi una mano sul volto sconsolato. 
Meno male che non era del tutto rincitrullito, allora. Insomma, era già una cosa. Non che gli facesse piacere constatare che quel ragazzino fosse più maturo di lui che aveva quasi ventisette anni... 
«Dio, perché in questa famiglia combiniamo tutti danni a catena, perché, perché?!» 
La sua voce fu interrotta dal suono del campanello di sotto, che fece aumentare i battiti del cuore di Vittorio. Guardò il fratello quasi supplicandolo di aiutarlo, quello, ancora sconvolto, alzò gli occhi al cielo, poi lo afferrò dal braccio mettendolo in piedi. 
«Non ci sarà sempre Ross il maggiore che ti tirerà fuori dai pasticci, pivello» gli disse guardandolo negli occhi grigi, seriamente angosciati. 
«Non so che dire... Non so come fare» mormorava quello, completamente in panico. 
Il fratello negò con la testa, posandogli una mano sulla spalla per infondergli un po’ di coraggio. 
«Ormai è fatta, scendi di sotto e dillo a tutti» poi, osservando Vittorio mordicchiarsi il labbro con la testa abbassata e gli occhi lucidi, ironizzò: 
«Sono sicuro che a nonna Mena farà piacere un altro nipotino» 
Il ragazzo alzò lo sguardo verso di lui non potendo trattenere un sorrisino. Pensò a sua madre e alla sua reazione. Sembrò quasi di sentire le sue urla rimbombare per tutto l’appartamento. Ricacciò quel pensiero, mentre Ross lo trascinava verso la porta della sua stanza. 
«Coraggio, minimo ti lancia dalla finestra o ti caccia di casa» 
Vittorio a quelle parole si voltò facendo per aprire bocca, ma Ross lo incitò nuovamente a muoversi. Il castano sbuffò, scendendo le scale con il cuore che martellava al petto. 
Come avrebbe detto? Non ne aveva il coraggio. 
Non aveva il fottuto coraggio. 
Voleva scappare via ma ormai era troppo tardi. 
Ross, rimasto in stanza, unì le mani in preghiera volgendole verso il cielo, chiedendosi perché Vittorio delle volte doveva perdersi in un bicchiere d’acqua. 
  
  
  
  
  
  
Scese le scale con estrema lentezza, voleva rimandare quel momento il più tardi possibile, ma arrivato nel salotto dovette fermarsi. Il cuore gli batteva ancora forte, vide Rosa e Piero parlare con sua madre. Ebbe male allo stomaco all’improvviso. 
Poi scorse lei in disparte, con lo sguardo triste, bella come sempre. Aveva voglia di baciarla e dirle che era stato tutto un brutto sogno. 
Valeryn alzò lo sguardo e lo vide. Lui le si avvicinò guardandola negli occhi verdi, senza sapere bene cosa fare. La ragazza scosse la testa facendo cenno verso i genitori che parlavano tra di loro allegri, senza interrogarli un minimo. Il castano le strinse la mano, mentre lei guardava le loro dita intrecciarsi e per un attimo tutto quello le sembrò così sbagliato. 
Così talmente sbagliato, distruttivo. 
Finalmente Mena si voltò verso di loro con in volto un sorriso a trenta denti. Fece cenno a Piero e Rosa di accomodarsi sul divano, e volse lo sguardo verso suo figlio. Valeryn cacciò la mano da quella sua come se ne fosse scottata. Si sentiva impietrita e spaventata, avrebbe voluto essere dovunque men che lì. 
«Allora, tesori, cosa volevate dirci di così bello?» trillò la donna entusiasta, come se ciò che si aspettasse fosse un buon voto a scuola. 
Valeryn cominciò ad agitarsi, guardando il suo ragazzo che osservava nervoso le scale. Perché Ross non scendeva? Si sentiva male senza qualcuno che poteva aiutarlo, senza qualcuno che sapesse la verità. 
Spostò lo sguardo verso la ragazza che si torturava le mani. Era più difficile del previsto, si disse. Non credeva che assumersi le proprie responsabilità sarebbe stato così complicato. Forse non dovevano dirlo così presto, forse dovevano aspettare ancora un po’... ma non potevano più farlo, era passato quasi un mese da quando Valeryn aveva fatto il test, i loro genitori dovevano venirne a conoscenza. Ci voleva un bel respiro, si disse, un respiro di quelli che infondono coraggio. Ne fece uno, ma constatò che era lo stesso. 
Aveva paura, adesso lo ammetteva... 
In quel momento, guardando la faccia di sua madre e dei genitori di Valeryn aveva solo voglia di scomparire, chiudersi in camera sua e non pensare a tutto quello. 
E in quel preciso istante li raggiunse Ross con l’aria di uno che aveva riflettuto molto. I due fratelli si guardarono, e il maggiore fece un cenno come se l’incitasse a parlare. Vittorio annuì leggermente, tirando un sospiro di sollievo. 
Adesso con lui in quella stanza si sentiva più sicuro. 
Valeryn cominciò ad attorcigliarsi i capelli, chiaro segno di nervosismo. Gli adulti cominciarono a guardarsi tra loro. Rosa rimproverò sua figlia con lo sguardo. 
«Dunque, Valeryn, cosa aspetti a dirci la ragione per cui ci avete fatto riunire qui?» 
Sua madre cominciava a trovare estremamente ridicola quella pensata. I due non avevano intenzione di parlare, e lei aveva così tante cose da fare. 
«Io devo andare alle prove della chiesa» disse Piero guardando il cellulare. 
«Perciò facciamo in fretta» affermò. 
Mena fece un segno come per dire che non importava. D’altronde era così contenta che Vittorio e Valeryn stessero insieme, si sentiva pronta a tutto. E poi lei credeva di sapere di cosa si trattava quella riunione familiare. 
«Vogliono proporci di lasciarli partire in vacanza insieme a gennaio, lo so» bisbigliò nell’orecchio di suo cugino «Ho visto dei volantini in camera di Vittorio l’altro giorno, scommetto si tratti di una crociera» 
Piero fece una faccia strana, poi aggrottò le sopracciglia. 
«Ma è il colmo! Non lascerò partire mia figlia da sola!» sbottò contrariato. 
«Andiamo, Piero, ci sarà Vittorio con lei!» 
«E’ un maschio, per diamine, i maschi non tengono mai le mani a posto!» 
I due ragazzi sentirono chiaramente l’ultima frase, si guardarono confusi. Mena si rivolse a loro con un sorriso. 
«Se è per le vacanze potete dircelo, la mia risposta è sì» 
«La mia è no!» esclamò Piero, arrabbiato. 
Valeryn e Vittorio si guardarono di nuovo sospirando. Magari fosse stata solo la vacanza... Ross scosse la testa passandosi una mano sul viso. Forse doveva aiutarli. Interruppe sua madre che incominciava a fare progetti senza capo né coda. 
«Forse stanno provando a dirvi qualche altra cosa, vi pare?» chiese retorico «E poi i volantini della crociera sono i miei» aggiunse secco. 
Mena lo guardò stupita. 
«Non ci credo, che hai in testa?» 
Ross la bloccò con un cenno della mano. In realtà aveva intenzione di sposarsi, ma non voleva dirlo quel giorno, non in quel modo, e non in quel momento che suo fratello stava per prendersi le proprie responsabilità. 
«Adesso non importa. Vitto deve dirti una cosa. Vero, pivello?» fece cenno a suo fratello di parlare. Vittorio annuì, passandosi una mano tra i capelli. Era arrivato il momento. 
Prese un altro bel respiro, e nervoso cominciò a parlare. 
«Ecco... Volevamo dirvi una cosa molto importante» disse a bassa voce. Valeryn, nel frattempo, lo guardava attentamente. 
«Noi... insomma abbiamo fatto una cosa che...» 
Ross scosse la testa sconsolato, visto che Vittorio si era fermato e non sapeva come continuare. Sua madre lo guardava scettica ed interrogativa. 
«Non riguarda nessuna vacanza allora?» chiese stupita. 
«No, niente vacanza» 
Mena cominciò a spazientirsi, sbuffò accigliata portandosi una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio. Sentiva puzza di guai. Che cosa aveva combinato suo figlio, adesso? Aveva quello sguardo così strano, come se avesse paura di qualcosa, lo conosceva molto bene. 
«E allora, si può sapere cosa avete combinato?» chiese indagatrice «E’ chiaro che avete fatto qualcosa» 
Valeryn scosse la testa, Vittorio la guardò ed annuì. 
«Sì, mamma, è successa una cosa... Abbiamo sbagliato tutto» mormorò. 
Piero fece una faccia pensierosa. Cosa aveva a che fare la sua bambina in quel discorso? Incominciava a preoccuparsi. 
«Avanti, tesoro, cosa...?» 
Vittorio si fece forza a continuare. Non riusciva ad andare al punto, gli sembrava troppo difficile dire la verità. Non sapeva con quale tono dirlo, quali parole usare. 
Era come se avesse perso l’uso, la proprietà di linguaggio. Sentiva la bocca asciutta e l’agitazione lo stava letteralmente mangiando vivo. 
Improvvisamente, Valeryn lo fermò poggiando una mano sul suo braccio. Si rivolse verso sua madre che la guardava annoiata. 
  
  
Doveva farlo. 
  
  
Doveva. 
  
  
Sentiva che doveva farlo lei, ora. 
  
  
  
«Io sono incinta, mamma» poi abbassò gli occhi smeraldini verso il basso, contemplando il tappeto. 
Rosa spalancò gli occhi tirandosi su dal divano. Vicino a lei, Mena aprì la bocca seriamente incredula, mentre Piero ridusse gli occhi in due fessure. 
Silenzio. 
Poi un urlo. 
«MA COSA CAZZO DICI?!» 
Si alzò dal divano riluttante, il volto livido. Lo sapeva che la sua bambina era stata coinvolta in qualcosa del genere! 
Si rivolse a Vittorio puntandogli il dito contro. 
«Tu?! Dimmi una cosa» era visibilmente arrabbiato. Valeryn chiuse gli occhi, mentre il ragazzo deglutiva debolmente. 
«È vero? Dimmi, è vero che mia figlia è incinta?!» 
Il ragazzo annuì piano. 
«Sì, è vero» ammise. 
Piero spostò lo sguardo da sua figlia al ragazzo. Fece una smorfia di puro ribrezzo. Non ci poteva credere, la sua bambina a soli diciassette anni... non poteva essere vero... stavano scherzando... 
Tutti i momenti passati con sua figlia gli riaffiorarono in testa, la sua nascita, la sua infanzia, quando la spingeva nell’altalena, quando gli chiedeva di raccontarle la stessa favola della sera prima che non ricordava mai perché se le inventava al momento, quando era cresciuta ed aveva avuto timore di perderla, aveva avuto una paura immane che avrebbe potuto rimanere incastrata in qualcosa del genere. 
Ed era successo, era appena successo. 
Lui lo sapeva dal primo momento in cui aveva scoperto che si era messo insieme al figlio di sua cugina, lo sapeva bene che quello lì l’avrebbe rovinata... 
Gli vennero in mente una serie di pensieri non belli rivolti a Vittorio che si trovava di fronte e strinse un pugno. 
Guardò Rosa e Mena, ancora sedute sul divano, che non facevano cenno di aprir bocca. 
«No, ma dico, li avete sentiti?!» urlò accusatorio «Hanno appena detto che aspettano un bambino! E tu, Rosa, non dici niente!? Scommetto che tu sapevi tutto, sapevi che tua figlia andava a letto con un ragazzo, mentre io ero rimasto ad un casto bacetto sulla bocca! Non ci posso credere!» 
Aggiunse una serie di imprecazioni poco chiare che si udirono anche dalla strada. 
Infervorato come non mai, lasciò la stanza a gran passi, mandando tutti al diavolo, afferrando la borsa della moglie. Quello che ci voleva era solo una sigaretta che nemmeno fumava di solito. Per quanto lo shock potesse permetterglielo, doveva pensare, perché sentiva solo una gran voglia di spaccare il salotto di Mena e di appendere suo figlio dritto contro il muro. 
Uscì fuori, mentre sua moglie rivolgeva uno sguardo severo e deluso a sua figlia, e raggiungeva il marito per calmarlo. 
Valeryn cominciò a sentire gli occhi lucidi, sentiva di voler scoppiare a piangere e non finirla più. Vittorio se ne accorse subito e la circondò con un abbraccio, baciandole teneramente la testa. 
Ross si avvicinò a sua madre che aveva coperto il volto con le mani e sbatteva il capo sconsolata. Le diede una pacca di incoraggiamento. 
«Non ci posso credere... pure lui adesso... È presto, è ancora troppo presto!» 
Ross tentò di rincuorare sua madre passandole una mano sulle spalle, mentre si voltava verso i due ragazzi guardandoli rassegnato. 
Si sentirono le urla di Piero provenire dalla veranda, e Valeryn scoppiò a piangere. Vittorio la strinse di più a sé. Forse non dovevano dirlo, forse era vero che avevano sbagliato tutto. Si sentiva così in colpa, così dannatamente colpevole. 
  
 
 
Era colpa sua. 
 
  
Lui aveva sbagliato tutto. 
 
  
Tutto. 
 
 
  
«M’AVETE ROTTO IL CAZZO TU E TUA FIGLIA!» 
«Piero, non urlare, non siamo in casa nostra, non...» 
«UNA VITA ROVINATA! ALLA SUA ETA’! ROVINATA!» 
Mena, sentendo suo cugino sbraitare in quel modo contro Rosa, si alzò dal divano facendo per raggiungerli. Si fermò un attimo rivolgendosi a suo figlio, che la guardava sconsolato. 
«Con te faremo i conti dopo guarda!» sibilò ed uscì furiosa, mentre Ross si sbatteva una mano sulla fronte. 
Valeryn gemette e si divincolò da Vittorio correndo in bagno. Aveva gli occhi arrossati e tirava su con il naso, le lacrime le sgorgavano sole senza riuscire a fermarle. Il castano la chiamò debolmente, ma lei non si fermò. 
Ross si alzò dal divano e si avvicinò a lui. Si guardarono negli occhi sinceramente, poi il maggiore gli fece cenno di avvicinarsi e si abbracciarono di slancio. 
«Benvenuto nel club» gli disse, sospirando. 
Poi gli diede una pacca sulla spalla per infondergli coraggio, quello stesso coraggio che Vittorio pensò di avere completamente perso. 








   
 
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