Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: piccolo_uragano_    07/06/2021    2 recensioni
pezzi di vita della famiglia più famosa del mondo magico (oppure: piccolouragano che non sa smettere di scrivere di questo clan di disgraziati) // un nuovo capitolo il primo lunedì di ogni mese, se ce la faccio
Genere: Fantasy, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ted/Andromeda
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cascasse il mondo, impara a volare. 

IV.
 

La camera da letto di Albus e James poteva vantare tutti i colori dell’arcobaleno sulle pareti, sulle ante dell’armadio e anche tra le trapunte dei due fratelli. Anche nel buio della notte, Albus riusciva a scorgere con chiarezza il poster dei Cannons dietro la porta chiusa.
Suo padre Harry aveva dato loro la buonanotte da un pezzo, ma lui non era riuscito a chiudere occhio. Aveva riletto, per l’ennesima volta, l’Atlante di tutti gli animali del mondo che gli aveva regalato Percy mesi prima, tenendo accesa la luce sul comodino andando ben oltre le regole e rischiando un grosso, grosso castigo, ma non aveva resistito.
Era ormai più che convinto che tutti gli animali del mondo non potessero stare in un solo atlante, ma Fred e George non facevano che dire che Percy non era troppo sveglio, quindi forse lui credeva davvero che in quell’atlante potessero esserci tutti.
Non era quello, però, il fulcro della sua attenzione a quella tarda ora della notte. Per la prima volta da quando possedeva quel libro, la sua attenzione era stata attirata da un tipo di uccello a cui non aveva mai fatto particolarmente caso prima d’ora, ed era più che deciso a saperne di più. 

«James! Psssst! James!»
James dormiva come un sasso esattamente dal momento in cui Harry aveva finito di dire “buonanotte” e aveva chiuso la porta. 

«James! James! Jaaaameeees!» 

James aprì un occhio soltanto, ma riuscì comunque, anche attraverso il buio, a guardarlo torvo. «Che vuoi?»

«James, ma tu lo hai mai visto un pavone


James, Lily e Albus erano seduti ai loro posti a tavola, ognuno con la propria colazione ed il proprio bicchiere di plastica, rigorosamente di colore diverso da quello dei fratelli, ma della stessa forma, così che nessuno avesse più succo degli altri due. Ginny diceva che evitare le litigate tra fratelli era ciò in cui era sempre stata la più brava, e avrebbe trasmesso a Harry e ai loro figli tutto quello che sapeva sull’argomento. Una delle prime regole, aveva detto, era che tutti avessero la stessa quantità, qualità e tipologia di cibo, giocattoli, attenzioni e richiami. Nessuno doveva sentirsi in difetto rispetto agli altri, o tantomeno sentirsi migliore o preferito in qualche modo.
Ecco, quell’ultimo concetto sembrava sfuggire a nonna Molly, che aveva una palese preferenza per la nipote femmina, ma di contro, nonno Arthur stravedeva per i maschietti, andando a bilanciare il tutto in modo che lei non si arrabbiasse troppo.
«Mamma?» squittì la voce di Albus.

«Sì, tesoro?» 

«Mamma, io e James vorremmo vedere Draco e zia Anya, oggi, per favore»

Ginny teneva la tazza delle Holyheads Harpies con entrambe le mani davanti al viso, pronta a sorseggiare il primo tè della giornata. Si sforzò di rimanere impassibile davanti a quella richiesta, ma sentì chiaramente Harry, seduto accanto a lei, irrigidirsi e schiarirsi la voce. 

«Potremmo andare a trovare Anya e i nonni» propose allora Ginny con un sorriso accennato. «Vi va?»

«No, mamma, noi … avremmo bisogno di vedere Draco e Anya, per favore»

Per la seconda volta, Albus Severus Potter aveva chiesto espressamente di vedere Draco, e per Harry Potter questa richiesta non poteva che essere la definizione lampante di “colpo basso”: certo, le cose stavano migliorando, ma quella poteva essere una normalissima e più che tranquilla domenica di marzo passata in famiglia con i soliti, piccoli problemi di una famiglia che si sforzava di essere ordinaria - che cosa diamine c’entrava Draco Malfoy?!



 

L’inverno, su quel lato dell’Inghilterra, sembrava non volersene mai andare. Lui, personalmente, aveva un’immagine di quel periodo dell’anno molto nitida: gli ricordava qualcuno sulla porta, che non vuole uscire anche se sarebbe il momento di farlo, per paura di non lasciare traccia del suo passaggio. A volte, segretamente e quasi con vergogna, si era sentito di somigliare a quella versione dell’inverno. Aveva pensato di capirlo, e avrebbe voluto poterlo invitare a rimanere ancora per un po’.
Draco Malfoy era seduto su una delle panchine di marmo della Malfoy Manor, con i gomiti sulle ginocchia e il sigaro tra le dita, pronto a scattare in piedi al primo segnale.
Il telefono di Anya aveva preso a squillare quella mattina alle otto, quando lei ancora dormiva come una bambina. Senza aprire gli occhi, lo aveva cercato con la mano e aveva risposto con aria confusa: che cosa doveva dirle Ginny alle otto della domenica mattina? Anastasia si era messa subito seduta, e Draco si era spaventato. Lei, però, subito aveva assunto un tono dolce e mentre si scostava i boccoli scuri dalla faccia, Draco aveva capito dal suo sorriso che al telefono non poteva essere Ginny, perchè quello, era il sorriso di Anya in versione “zia”. 

Albus le aveva chiesto per favore di poter passare la domenica con lei e Draco per un motivo preciso: James gli aveva detto che Draco gli aveva raccontato di avere dei pavoni, in giardino, e lui voleva assolutamente vedere dei pavoni veri, e poi aveva detto che gli serviva un atlante più completo e forse aveva detto qualcosa contro Percy, ma Anastasia stava già ridendo e aveva fatto segno a Draco di avvicinarsi, così si era distratto e aveva smesso di origliare la voce del giovanissimo Potter al di là del telefono.
La loro domenica aveva preso allora una piega completamente diversa da quanto si aspettassero: Anastasia aveva chiuso la telefonata e gli aveva raccontato di quel desiderio espresso dai suoi nipoti, e per il modo in cui glielo aveva chiesto, Draco non aveva potuto fare altro che annuire. Solo dopo, seduto a pranzo davanti a Blaise, corso in suo soccorso probabilmente avvertito da Kayla o dalla stessa Anastasia, si era lasciato travolgere dall’ansia e dalle più irrazionali paure di come potesse andare quel pomeriggio.
In realtà, volendo essere oggettivi, stava andando piuttosto bene.

Il pavone ribattezzato Abigail da Anastasia mesi prima sembrava avere preso Albus in simpatia, mentre James allargava le braccia cercando di insegnare ad un pavone ancora privo di nome come aprire la coda per mostrargli «tutte quelle piume che hai». 

Anastasia e Blaise erano seduti accanto a lui, sulla fredda panchina, a guardare i bambini da lontano, ma con decisamente meno apprensione e ansia di quanta ne avesse lui. 

«Non credevo avrei mai visto dei bambini in questo giardino» ammise in un soffio, parlando più con sè stesso che con l’amico o la fidanzata. 

«Beh, io e te siamo stati bambini in questo giardino» gli fece notare allora Blaise. 

«Eddai, biondo» sbuffò Anastasia. «Di cosa puoi avere paura?» 

Draco tirò un lungo sospiro: ci pensava da qualche ora, ormai. Quel pensiero l’aveva pervaso piano piano, ma prima che lei tornasse con i nipoti per mano, aveva preso una forma più che nitida. 

«Che si spaventino, vedendo … questo posto»

«Non ne conoscono alcuna valida ragione» lo tranquillizzò Anastasia con una dolce carezza sul viso, mentre posava le gambe sulla sua coscia, come se fossero due pezzi di un puzzle. 

«Ehi!» strillò James girandosi verso di loro. «Ma non ce li hanno dei nomi?!»


«Era bellissimo, papà, e mi guardava dritto negli occhi, come se mi stesse ascoltando!» 

«Al, che ne dici se la settimana prossima andiamo allo zoo? A Londra, intendo, e-»

«No, no, io voglio tornare da Elvendork, gliel’ho promesso!» 

«Da … Elvendork?»

«Elvendork, papà, il pavone di Draco con cui ho parlato tutto il pomeriggio!»

«Ah, certo: Elvendork» 

«Perchè non vieni anche tu, domenica prossima?»

«Non … non credo di potere ...»

«Papà, Draco ha detto che possiamo tornare quando vogliamo» 

«Sì, Albus, d’accordo, ma ...»

«Ha detto di non farsi alcun problema, ed era molto serio quando lo diceva. E ha detto che anche lui crede che l’Atlante che mi ha regalato zio Percy non sia completo»

«Beh, che Draco dia contro a Percy non è una novità, Al»

«Davvero?» 

«Sì, non … non si piacevano, ai tempi della scuola» 

«Ah no?» 

«Mh-hm» 

«E tu?» 

«Io cosa, Albus?» 

«Tu e Draco, eravate amici?»

«Al, è tardissimo: devi dormire. Spegni quella luce, e guai se ti metti a leggere sotto la coperta» Harry sistemò la trapunta del figlio e gli accarezzò i capelli scuri e folti. «Sono … contento che tu oggi ti sia divertito. Ma adesso dormi, d’accordo?» 

«Buonanotte, papà»

Draco stringeva tra le mani un bicchiere di brandy ghiacciato, mentre guardava dalla finestra del salotto Anastasia allontanarsi con passo deciso e fiero sul viale verso il cancello, al di là del quale la nebbia ed il buio non permettevano la visuale. 

«Io mi sono divertito» concluse Blaise, lasciandosi cadere sul divano di pelle. «Anzi, perchè non fai dei figli tuoi? Mi divertirei un sacco» 

Draco piegò gli angoli della bocca e scosse la testa.
Era qualcosa a cui aveva pensato così tante volte, che ormai come argomento non gli suscitava più nessun tipo di sorpresa. «Fanne tu» rilanciò, guardando Anastasia Smaterialzzarsi senza voltarsi indietro. 

«Nah» Blaise scacciò l’idea con un gesto. «Troppo impegnativo»

Draco alzò le sopracciglia e scosse la testa, voltandosi lentamente verso l’amico. Prima che potesse ribattere in qualche modo, Kora apparve vicino al camino. «Kora si scusa per aver disturbato padron Draco e il signor Zabini, ma padrona Narcissa ...»

Draco si portò una mano sul viso: a quanto pare, Narcissa era tornata in anticipo dalla Francia, e forse aveva fatto in tempo a vedere …

«… vorrebbe parlare con padron Draco a proposito dei suoi giovani ospiti di questo pomeriggio, ehm … Kora si scusa, padrona Narcissa le ha fatto delle domande, ma Kora non ha saputo rispondere, Kora non sa chi siano i bambini ospiti di padron Draco, Kora non-»

«Non scusarti, Kora» le rispose Draco con tono calmo. «Erano i nipotini di Anastasia, ma non ti preoccupare: sarò io stesso a raccontarlo a mia madre» pesando con cura ogni parola, finì il brandy in un solo sorso e diede il bicchiere all’elfa. «Blaise, credo ci vorrà un po’» disse poi, voltandosi verso l’amico. 

«Vuoi che venga con te?» 

Draco accennò un sorriso di facciata, ma con della sincera malinconia. «No, no, figurati» rispose all’amico, mentre si alzava per raggiungere il biondo sulla porta. «Vai a casa a farti una sana dormita»

«Mi fai sapere tutto domani?» 

«Tutto, Blaise, come le ragazzine a scuola» 

Blaise scosse la testa e guardò Draco allontanarsi con passo sicuro ma lento, più che sicuro che stesse programmando le risposte più fredde possibile da rifilare a Narcissa, per cercare di accantonare le sue domande inquiete. 


NdA: non è uno dei miei capitoli preferiti, o più riusciti, ma ci tenevo a non lasciarvi senza. 
fatto il misfatto, 

C




 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: piccolo_uragano_