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Autore: GipsyK    08/06/2021    1 recensioni
Il verificarsi di una singolare anomalia astronomica obbliga lo SHIELD ad indagarne la causa, che si rivela essere un semidio di loro conoscenza, trovato privo di sensi al centro di un cratere nel ghiaccio. Ben presto però, si rendono conto che qualcosa non quadra: Loki è debole, non ha più la sua magia, ma soprattutto non possiede più l'Allspeak ed è in grado di parlare solamente la sua aliena e incomprensibile lingua madre, che nessuno ovviamente conosce.
Perché è tornato? Qual'è il suo scopo sulla Terra?
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Loki, Nick Fury, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Nota introduttiva: L'ispirazione per questa ff mi è venuta dopo aver visto 'Arrival', ecco il perchè del titolo. Quel film è un capolavoro sotto svariati punti di vista, consiglio caldamente la visione a chi non l'ha ancora recuperato! Qualche info generale: per quando riguarda la cronologia, la storia si svolge in un arco temporale imprecisato dopo Thor TDW, ma l'unica cosa che ha importanza ai fini della trama è che gli avvenimenti del primo Avengers sono accaduti. La storia è relativamente breve, l'ho divisa in 3 capitoli per comodità e verranno postati probabilmente a giorni alterni. Buona lettura, ci vediamo alla fine del capitolo!

 

Capitolo 1



 

“Loki è tornato”

 

Tony si bloccò di fronte alle porte aperte dell’ascensore. “Come scusa?” rispose, voltandosi lentamente per guardare Fury.

 

“Tre mesi fa la nostra base scientifica in Antartide ha rilevato un anomalia astronomica identica a quella studiata a Puente Antiguo dalla dottoressa Foster. Quando il team di ricerca è arrivato sul posto ha trovato il nostro aspirante sovrano planetario preferito privo di sensi al centro di un cratere” disse Fury porgendo a Tony un tablet per mostrargli alcune foto. L’uomo lo prese e guardò le immagini con la fronte aggrottata.

 

“E perché diavolo non hai iniziato così la conversazione venti minuti fa?” disse poi, sollevando le sopracciglia. Continuò a studiare le fotografie facendole scorrere velocemente e a zoomare di tanto in tanto sulla figura stesa a faccia in giù nel ghiaccio al centro del cratere.

 

“Quindi stai rimettendo in piedi la squadra? Che è successo, vi è sparito da sotto il naso e adesso vi servono gli Avengers per acchiapparlo di nuovo?”

 

“Oh, no, decisamente no. In questo momento Loki si trova in una cella sorvegliata ventiquattr’ore su ventiquattro in un laboratorio della nostra base di ricerca scientifica Amundsen-Scott in Antartide, per la verità è stato più che collaborativo, forse anche troppo considerando i precedenti. Per quanto strano possa sembrare non è la preoccupazione per un suo ipotetico tentativo di fuga il motivo per il quale mi trovo qui” disse Fury incrociando le braccia al petto.

 

Tony abbassò il tablet e studiò Fury assottigliando lo sguardo “Mhhh, scommetto che in tre mesi Reindeer Games non vi ha detto nemmeno una parola. Sperate che vedere una faccia nemica gli faccia sorgere l’improvvisa voglia di esibirsi in un monologo dal manuale del cattivo perfetto?”

 

“Al contrario Stark, a parlare parla anche troppo, il fatto è...” disse Fury prendendo il tablet dalle mani di Tony. Dopo aver cercato per qualche secondo fece partire un file audio “ …che non lo capiamo”.

 

Tony riconobbe immediatamente il timbro della voce di Loki, dal tono avrebbe potuto ipotizzare che l’uomo fosse irritato per qualche motivo, ma non più di questo perché le parole, ammesso che la serie di suoni che stava ascoltando in quel momento fossero effettivamente tali, gli erano totalmente incomprensibili. Sempre più incuriosito, strappò il tablet dalle mani di Fury e ascoltò di nuovo la breve registrazione.

 

“Sicuro che non vi stia prendendo in giro? Cioè, non è che sta elencando i piatti tipici della guida Michelin dei vichinghi spaziali in Klingon, o una roba così?”

 

Fury fece un sospiro frustrato “No… direi che è stata esclusa sin da subito questa opzione indubbiamente molto probabile considerato il soggetto… vedi Stark, il problema ancora più grande è che a quanto pare nemmeno lui è in grado di comprendere noi”

 

Tony lanciò un occhiata diffidente a Fury. “Ho il sospetto di non voler sapere in che modo siete giunti alla certezza di questa conclusione”

 

Fury strinse le labbra e distolse lo sguardo per qualche secondo. “Non sono venuto qui per Iron Man. Quello che mi serve è Tony Stark e il suo cervello. Abbiamo messo su un team con i migliori linguisti, interpreti e poliglotti di tutto il mondo e in tre mesi siamo ancora al punto di partenza. Ho pensato che forse quello che ci serve non è necessariamente una persona: ci serve una mente artificiale, un software in grado di analizzare ed elaborare le ore di registrazioni effettuate per essere in grado di fornire una traduzione simultanea e poter chiedere a quel bastardo di una divinità norrena che diavolo ci fa di nuovo qui e soprattutto poter comprendere la sua risposta”

 

Tony si avvicinò al tavolino di fronte al divano senza staccare gli occhi dal tablet. Allungò una mano per prendere la tazza di caffè che aveva precedentemente abbandonato e sorseggiò il liquido oramai tiepido studiando di nuovo le foto dell’uomo svenuto con la faccia sepolta nel ghiaccio e i lunghi arti piegati in angolazioni dall’aspetto scomodo e innaturale.

 

“Voglio vederlo”

 

“No, non ce n’è bisogno, lì sopra ci sono ore e ore di file audio che puoi dare in pasto alla tua macchina, sono più che sufficienti allo scopo sicuramente” rispose Fury puntando il dito indice della mano in direzione del tablet

 

“La mia macchina, come la chiami tu, ha bisogno di vederlo. Sicuramente almeno uno del tuo team di luminari linguisti ti avrà spiegato che nella comunicazione gli elementi non verbali sono importanti tanto quanto quelli verbali. Per ottenere quello che vuoi tu bisogna analizzare le espressioni facciali, i gesti delle mani, la postura, tanto quanto le parole stesse, e se vuoi che il risultato venga raggiunto il prima possibile bisogna che io lavori sul posto”

 

Fury si mise le mani sui fianchi e guardò Tony con un espressione irritata. “Stark, quell’essere ti ha letteralmente defenestrato dall’attico di questo grattacelo dopo cinque minuti scarsi di conversazione”

 

“Non ci sono attici con vetrate panoramiche in Antartide, giusto?” rispose Tony avvicinandosi. Arrivato di fronte all’uomo gli spinse con poca grazia il tablet sul petto. “Lavoro sul posto. Questa è la mia condizione, prendere o lasciare. Ah, e mi porto un mio esperto di fiducia in programmazione informatica” concluse poi incrociando le braccia al petto.

 

Fury imprecò sbuffando e squadrando Tony con esasperata frustrazione. Stark alzò le sopracciglia e fece spallucce.

 

“Mando una squadra a prelevarti domani mattina alle 07:00. Porta vestiti pesanti” disse Fury sconfitto, incamminandosi verso l’ascensore.

 

“Si, papà” rispose Tony sorridendo mentre si sedeva sul divano e finiva di bere la sua tazza di caffè, oramai decisamente freddo. Fece una smorfia disgustata.

 

“Mi serve una copia del documento d’identità di questo tuo esperto informatico, vedrò di fargli preparare un lasciapassare di sicurezza anche a lui” disse Fury mentre si avviava verso l’ascensore.

 

“Oh, non ce n’è bisogno, ha già un lasciapassare di sicurezza, lo conosci. Un tipo un po' timido e introverso, ma quando si arrabbia è uno spettacolo, diventa molto grosso. E verde” rispose Tony con un sorriso.

Fury lo squadrò con un espressione ironicamente impassibile mentre le porte dell’ascensore si chiudevano di fronte a lui.

 

 

 

― ♦ ―

 

 

“Quindi mi stai dicendo che durante questi tre mesi Loki non ha tentato di fuggire nemmeno una volta?” domandò Bruce sfogliando distrattamente i documenti contenuti nel fascicolo che teneva in mano.

 

“Oh no, certo che ci ha provato” rispose Fury “più volte. Solo non ci è riuscito. I suoi tentativi sono stati un po'… debolucci. È testardo e decisamente scaltro, un paio di volte è riuscito perfino a uscire effettivamente dal perimetro della base, ma lo abbiamo ripescato poco dopo. La seconda volta penso che abbia addirittura aspettato di essere ritrovato, se ne stava tranquillamente seduto sulla neve a gambe incrociate e quando ha visto arrivare le motoslitte si è fatto pacificamente ricondurre all’interno della base. Forse ha capito di trovarsi al centro di un continente deserto e inospitale”

 

Bruce fece un verso di assenso e si sistemò gli occhiali da vista sul naso. Stark, seduto accanto a lui, guardò Fury pensieroso

 

“Non stiamo parlando di uno stregone del regno dei vichinghi spaziali? Che è successo, Severus Piton ha perso la bacchetta?”

 

“Pare di si. Non abbiamo modo di dimostrarlo con assoluta certezza, ma non ha tentato di fare nulla di, ehm, soprannaturale diciamo. In più non sono solo i suoi tentativi di fuga a essere stati inefficaci, è lui stesso che sembra essere meno forte fisicamente. Insomma pare sia diventato più… umano” rispose Fury, accavallando le gambe.

 

“Interessante” mormorò Bruce, tornando a studiare il suo fascicolo. “Nessuno ha provato a chiedere aiuto a Thor? Probabilmente quella che sta parlando è la sua lingua madre, se c’è qualcuno che dovrebbe conoscerla è lui” continuò poi indicando con un gesto del capo una fotografia di Thor contenuta nel plico che teneva aperto fra le mani.

 

“Diavolo, hai ragione, non posso credere che nessuno degli ottanta cervelloni alla base abbia pensato di chiedere aiuto al fratello maggiore. Presto, dimmi il numero di telefono di Thor, lo chiamo subito” rispose Fury con un tono ironicamente sorpreso e entusiasta. Tony fece un verso divertito che si impegnò a mascherare schiarendo la voce quando si accorse dell’aria imbarazzata che aveva assunto Bruce.

 

“Intendevo solo dire che…” tentò di giustificarsi Bruce, ma Fury lo interruppe

 

“So cosa intendeva, Banner, e no: sul serio non abbiamo un modo per contattare l’unico altro essere di nostra conoscenza che possa probabilmente tradurre questa lingua perché in questo momento si trova probabilmente a miliardi di anni luce da qui e noi al massimo riusciamo a mandare un messaggio su Marte con un lag di venti minuti. Concentratevi a progettare il vostro software: vi assicuro che tutte le altre opzioni più semplici le abbiamo già scartate” concluse Fury sospirando.

 

Un improvviso scossone fece tremare per qualche secondo la cabina del Quinjet sul quale si trovavano i tre uomini. Alcuni fogli scivolarono dal fascicolo aperto sulle gambe di Bruce quando lui si aggrappò istintivamente all’estremità del sedile con una presa ferrea. Tony si girò verso lo scienziato.

 

“Sto bene, tutto apposto…” disse Bruce con una mezza risata tesa, fece per chinarsi a riprendere i fogli caduti ma una successiva scossa più violenta della precedente gli fece riassumere la posizione precedente e strizzare gli occhi. L’orologio che teneva al polso cominciò ad emettere dei frequenti bip acuti. Tony alzò le sopracciglia.

 

“Sul serio? Hai combattuto un armata aliena che ha fatto irruzione a Manhattan da un portale nell’universo e hai paura di un po' di turbolenze su un aereo?” chiese Tony

 

“Banner, se dopo tutto quello che ho passato mi tocca morire qui con voi perché il tuo amichetto verde vuole scendere giuro su Dio che lo trovo un modo per ucciderti” aggiunse Fury

 

“Calmi, non vi preoccupate, adesso mi passa…” disse Bruce guardando l’orologio e cominciando a fare dei lunghi respiri profondi. Dopo qualche momento l’orologio tornò silenzioso e Bruce chiuse gli occhi lasciando andare un ultimo sospiro. Recuperò finalmente i fogli da terra e cominciò a riordinarli all’interno del fascicolo.

 

“Beh, visto che il servizio di rinfresco su questo aereo lascia decisamente a desiderare io mi faccio un pisolino. Svegliatemi quando stiamo per atterrare” disse Tony slacciandosi la cintura e accasciandosi contro il suo bagaglio poggiato sul sedile alla sua sinistra.

 

 

 

― ♦ ―

 

 

“Signori, questa è la dottoressa Fairbank, dirige la squadra di linguisti e interpreti” disse Fury indicando con un gesto della mano la donna accanto a lui.

 

“Buongiorno, Nicole Fairbank. Spero che abbiate fatto un buon viaggio” disse la donna mentre offriva ai due scienziati una stretta di mano.

 

“Lungo, estremamente noioso e privo di eventi significativi, perciò suppongo di no” rispose Tony accomodandosi su una delle sedie intorno al tavolo della sala conferenze. Bruce prese posto accanto a lui, mentre la dottoressa Fairbank e Fury scelsero due sedie al lato opposto del tavolo.

 

“Allora, troverete tutti i dati, gli studi e i progressi che abbiamo fatto fin’ora nei fascicoli che il direttore vi ha già fornito naturalmente, ma suppongo che un piccolo riassunto possa esservi utile”

cominciò la dottoressa

 

“Supponiamo che la lingua parlata da Loki sia la sua lingua madre, perciò ci riferiamo ad essa come ‘asgardiano’. Cominciamo da ciò che sappiamo: l’ asgardiano è una lingua sia orale che scritta, per quanto riguarda il linguaggio parlato il sistema fonologico sembra essere estremamente diverso dall’inglese, o da qualsiasi altra lingua correntemente parlata sulla Terra per quel che vale. Per questo motivo abbiamo abbandonato quasi subito l’idea di imparare a parlare asgardiano, sembra troppo complicato se non impossibile per noi tentare di riprodurre i suoni abbastanza fedelmente da risultare comprensibili, non in un lasso di tempo ragionevole comunque. Perciò ci siamo concentrati sulla lingua scritta: il sistema di scrittura è di tipo alfabetico, composto da trentatré traslitterazioni di altrettanti valori fonetici, visivamente i simboli sono simili alle rune usate dalle antiche popolazioni germaniche. Dal punto di vista grammaticale è…” la donna fece un sospiro poggiando un gomito sul tavolo, si alzò gli occhiali da vista sulla testa e si stropicciò gli occhi con una mano

 

“… Un incubo. È estremamente complessa: possiede tre generi, maschile, femminile e neutro; tre numeri, singolare, plurale e duale; quattro casi utilizzati in nove declinazioni. Considerando inoltre il diverso alfabeto, abbiamo stimato che anche per imparare la forma scritta e padroneggiarla abbastanza bene da poter comunicare in maniera efficiente sarebbero necessari anni di studio. Ed ecco quindi che entrate in gioco voi: non potendo avere il tempo necessario a nostra disposizione ci serve qualcuno, o meglio, qualcosa, capace di elaborare i dati raccolti, studiare la lingua e padroneggiarla in un decimo del tempo che occorrerebbe ad un umano. Pensate di riuscire a programmare un intelligenza artificiale simile?”

 

Tony, che fino a quel momento aveva ascoltato con sincera curiosità aggrottò la fronte, perplesso: “Uhm, sicuro dottoressa, ma io ho una domanda migliore: perché invece non insegniamo a Rock of Ages l’inglese?” chiese, accavallando le gambe e tamburellando distrattamente sul tavolo con le dita della mano destra

 

“In effetti è una valida obiezione, se la sua lingua madre è così complessa probabilmente è più semplice e veloce insegnare a lui la nostra, indubbiamente più elementare sotto ogni punto di vista” aggiunse Bruce incrociando le braccia sul bordo del tavolo

 

la dottoressa Fairbank sfoggiò un sorrisetto compiaciuto e si voltò a guardare Fury con un espressione di velata rabbia e disprezzo “Sono piacevolmente sorpresa, questo dimostra che non serve essere degli esperti nel campo delle lingue e della comunicazione per arrivare alla soluzione più ovvia. Direttore, spiega lei il motivo per il quale non stiamo prendendo la strada più facile e meno faticosa per tutti?” disse assottigliando lo sguardo.

 

Fury sospirò, poi guardò Stark e rispose con un tono leggermente irritato “Loki è considerato un terrorista per il governo degli Stati Uniti. Abbiamo il vantaggio di comunicare fra noi senza essere comprensibili al nemico. Non vogliamo che questa situazione cambi, vogliamo essere in grado di capire Loki senza che necessariamente lui sia in grado di capire noi”

 

“Il che è assolutamente ridicolo visto che avete stabilito sin da subito che questo Loki non rappresenta neanche lontanamente la minaccia che rappresentava il Loki responsabile dell’invasione di New York. Non ha lo scettro, non ha il Tesseract, non ha più poteri magici, la sua forza fisica è paragonabile a quella di un normalissimo uomo neanche più di tanto allenato, non parla più la nostra lingua per l’amor del cielo-”

 

“E io le ricordo, dottoressa, che finché non avremo la certezza di tutte queste cose sopracitate da lei, Loki verrà considerato una minaccia dal nostro governo. Quello che può fare lei per aiutarlo visto che ci tiene così tanto, è fare il suo lavoro al meglio senza ignorare o contestare gli ordini e i limiti che le vengono imposti” disse Fury interrompendo le proteste della dottoressa. I due si squadrarono in cagnesco per qualche secondo

 

“Uhm, ok, ho decisamente toccato un nervo scoperto. Per ora niente inglese per il nostro Mussolini asgardiano, ricevuto” disse Tony imitando un pigro saluto militare portando le dita della mano destra al sopracciglio

 

“Immagino che sia arrivato il momento di incontrare la rockstar per un selfie e qualche autografo, che dici Banner?” continuò alzandosi e dirigendosi verso la porta della stanza

 

“Prendo l’attrezzatura” mormorò Bruce seguendo Tony

 

 

 

― ♦ ―

 

 

Dopo la terza doppia porta con apertura a scanner della retina e la quarta perquisizione personale e delle borse contenenti l’ attrezzatura, Bruce cominciava ad essere decisamente irrequieto. Tony, d’altra parte, aveva lo stesso grado di pazienza e di rispetto per le regole di un bambino in fila per le giostre al luna park, perciò il livello “decisamente irrequieto” lo aveva superato da un pezzo.

 

“Si, questi non sono semplici occhiali da sole. Si, contengono una componente elettronica che serve a ospitare Jarvis, la mia AI. No, non mi servono per portare fuori dati top secret, non aspiro a diventare un whistleblower. No, non ho intenzione di passare informazioni confidenziali ipoteticamente contenute all’interno al detenuto. Si, il direttore Fury ne è a conoscenza ed ha approvato tutto il nostro equipaggiamento. Si, l’ho già detto ai tuoi tre colleghi precedenti che hanno comunicato con il direttore il quale ha confermato tutto ciò che ho riferito. Possiamo saltare tutta questa parte e passare al momento in cui aprite finalmente quella porta?” disse Tony al soldato che lo stava esaminando con il metal detector per l’ennesima volta mentre teneva le braccia e le gambe aperte. Bruce alzò gli occhi al cielo mentre si riallacciava la cintura dei pantaloni e si accingeva ad infilarsi di nuovo le scarpe.

 

Quando finalmente attraversarono l’ultima porta, la stanza non aveva affatto l’aspetto della cella che Tony aveva immaginato. Loki si trovava all’interno di un cubo di vetro trasparente che oltre a lui ospitava un materasso singolo poggiato direttamente a terra con un lenzuolo e un cuscino, un lavandino e un gabinetto. L’asgardiano, che udendo la porta della stanza aprirsi si era voltato verso di loro, indossava un semplice camice celeste chiaro, uguale all’abbigliamento sanitario che indosserebbe un infermiere in un ospedale, ai piedi delle semplici scarpe di tela bianca senza lacci. I capelli neri erano più lunghi di qualche centimetro di come Tony li ricordava e gli cadevano ai lati del viso e sulle spalle in disordinate onde crespe, ma a colpire di più Tony fu il suo aspetto generale: il colorito assolutamente pallido del viso contrastava estremamente con le prominenti occhiaie violacee che sfoggiava intorno agli occhi verdi, aveva decisamente perso più di qualche chilo e la taglia sbagliata del camice troppo grande sicuramente non aiutava a mascherare l’impressione di una corporatura più asciutta e gracile.

 

“Wow, buongiorno Clarice. Tutta questa assurda trafila di sistemi di sicurezza e poi lo chiudono in un cubo di vetro?” mormorò Tony inclinando leggermente la testa verso l’orecchio di Bruce senza staccare gli occhi da Loki

 

“Quello non è semplice vetro. É una lega speciale di vetro metallico composto al 90% da palladio, l’unico materiale teoricamente in grado di scalfirlo è il diamante. Era scritto nel fascicolo, non lo hai letto?” rispose Bruce sussurrando. Tony gli lanciò un occhiata da sopra gli occhiali da sole che si era abbassato sulla base del naso alzando un sopracciglio.

 

“Stark” il richiamo incuriosito di Loki riportò l’attenzione dei due scienziati su di lui, e i due si avvicinarono alla prigione trasparente fermandosi di fronte alla linea tracciata con del nastro adesivo rosso che correva lungo il perimetro dell’intero cubo a circa due metri di distanza.

 

“Banner” continuò Loki, guardando prima uno, poi l’altro, con un espressione sorpresa.

 

“Ehi, Reindeer Games. Come te la passi?” disse Tony inclinando la testa da un lato e incrociando le braccia al petto. Loki gli restituì un cipiglio confuso, poi guardò Bruce

 

“Þór?” Mentre i nomi dei due scienziati erano stati pronunciati correttamente con un accento inglese perfetto, Bruce ci mise qualche secondo a capire che la parola che aveva appena lasciato le labbra di Loki in poco più di un sussurro era il nome del fratello maggiore. La ‘o’ era più chiusa e la ‘r’ decisamente più presente e dura, ma tutto sommato era comprensibile. Evidentemente anche i nomi propri ad Asgard avevano una pronuncia differente.

 

“No, mi… mi dispiace, Thor non è qui con noi” rispose Bruce alzando una spalla. Loki aggrottò la fronte abbandonando l’espressione quasi speranzosa continuando a giocherellare nervosamente con le dita delle mani intrecciate di fronte a sé.

 

Bruce scosse la testa “No. Mi dispiace” aggiunse di nuovo. Loki sospirò abbassando il capo e chiuse gli occhi per un momento, abbandonando le mani lungo i fianchi. Nel frattempo Tony aveva montato la videocamera sul treppiedi puntando l’obiettivo nella direzione dell’asgardiano, aveva avvicinato alla parete trasparente della cella un microfono per la presa diretta dell’audio montandolo su un asta che mise nelle mani di Bruce. Lui gli lanciò un occhiata di traverso e alzò gli occhi al cielo.

 

Poi entrambi guardarono Loki, che incrociò le braccia al petto e aggrottò la fronte alternando velocemente lo sguardo da uno all’altro. Tony portò la mano sinistra non impegnata a reggere il portatile aperto di fronte a se vicino alla sua testa, poi con il palmo rivolto verso Loki toccò con il pollice le altre dita chiuse della mano un paio di volte, in un chiaro invito a parlare. Loki alzò gli occhi al cielo, si sedette sul pavimento a gambe incrociate e acconsentì alla muta richiesta.

 

Il tono passò dall’irritazione, alla rabbia, alla rassegnazione che divenne quasi tristezza prima di diventare completamente sterile e vuoto, per virare poi verso qualcosa di inequivocabilmente minaccioso. Le espressioni del volto e la direzione dello sguardo mimarono gli stati d’animo che trasparivano già dal tono, fece poche pause e ci furono solo un paio di brevi silenzi. Quando Tony pensò di avere abbastanza materiale su cui lavorare lo fermò schiarendosi la voce e tenendo il palmo della mano sinistra aperto davanti a lui, in un gesto che sperava fosse universale. Per fortuna Loki parve capire perché restò in silenzio ad osservare i due scienziati mentre borbottavano fra loro indicando ogni tanto qualcosa sullo schermo del computer.

 

Poi Tony passò il portatile a Bruce e si avvicinò ad una borsa abbandonata sul pavimento poco distante, tirando fuori una piccola lavagnetta bianca rettangolare e un pennarello nero. Fece per avvicinarsi al contenitore passa vivande della cella di vetro ma il soldato rimasto a guardia della porta lo fermò prima che potesse arrivarci.

 

“Che c’è, hai paura che ci disegni a morte? È una lavagnetta per bambini, che diavolo vuoi che ci faccia?” sbottò Tony. Il soldato non rispose ma squadrò Tony con un espressione dura e lo sentirono esporre la situazione al suo superiore dalla ricetrasmittente mentre si allontanava di nuovo verso la porta. Tony scosse leggermente la testa e si girò di nuovo verso il passa vivande con la mano pronta ad aprire lo sportellino, solo per rendersi conto improvvisamente che Loki, dall’altra parte della superficie trasparente si trovava con il naso e i palmi delle mani premuti contro il vetro, a pochi centimetri dal viso di Tony, che spaventato dall’immediata e inaspettata vicinanza fece un passo indietro imprecando. Gli angoli delle labbra di Loki si alzarono in un ghigno sinistro.

 

“Ah, ah, ah. Molto divertente. Avanti, prendi” disse Tony avvicinandosi di nuovo al passa vivande, lo aprì e mise nel cassetto la lavagnetta e il pennarello, poi lo richiuse e aspettò che l’altro eseguisse l’istruzione con le braccia incrociate e un espressione imbronciata. Loki aprì il cassetto, poi lo osservò per un momento con un sopracciglio alzato. Recuperò il contenuto richiudendo poi lo sportello, si posizionò di nuovo seduto a gambe incrociate al centro della cella, poi guardò in direzione dei due scienziati.

 

Bruce unì l’indice e il pollice della mano destra disegnando ghirigori immaginari nell’aria sperando di far capire a Loki che avrebbe potuto iniziare a scrivere.

 

E lui eseguì. Ma quando girò la lavagnetta tenendola sul petto per mostrare loro il suo lavoro con un sorrisetto di sfida divertito stampato sul volto quello che videro non furono singolari simboli alieni, ma un disegno: con lo stile tipico di un cartone animato, Loki aveva disegnato Hulk e Iron Man, entrambi a terra, morti, con tanto di x al posto degli occhi, una pozza di sangue a terra e un pugnale sulla schiena, dietro di loro aveva disegnato se stesso, con il ridicolo elmo d’oro cornuto e un espressione soddisfatta sul musetto compiaciuto.

 

“Oh ma guarda Bruce, che dolce, siamo noi” disse Tony che lo guardava con gli occhi socchiusi e le labbra tirate in un espressione di ironica indifferenza. Bruce sospirò e si portò una mano a massaggiare la fronte. Ma prima che uno dei due potesse protestare e tentare di convincere Loki a collaborare e scrivere qualcosa di effettivamente utile, un breve e acuto ‘bip’ risuonò nella stanza. Il sorrisetto divertito morì in un attimo sulle labbra di Loki che si alzò di scatto abbandonando la lavagnetta e il pennarello e prese a osservare con aria tesa la porta della stanza.

 

Tony osservò confuso la sua reazione e poi controllò anche lui la situazione alle sue spalle osservando la porta della stanza, imitato da Bruce. Ma non successe nulla. Assolutamente niente. Quando entrambi si voltarono confusi di nuovo verso Loki lo trovarono seduto per terra, intento a cancellare in fretta il suo disegno con il dorso della mano.


In seguito non ci fu bisogno di nessun tipo di convinzione, come un bravo alunno diligente riempì e cancellò più volte solo per riempire di nuovo la lavagnetta con rune e simboli, girandola ogni volta verso di loro e la telecamera quando non aveva più spazio per continuare. Non smise mai di lanciare occhiate sospettose e tese verso la porta d’ingresso della stanza.





Note: La base di ricerca Amundsen-Scott in Antartide esiste davvero, ho voluto prendere in prestito un luogo reale, eccola qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Base_Amundsen-Scott
Per quanto riguarda la lingua asgardiana ho preso ispirazione da varie fonti per descrivere la grammatica e la fonetica, facendo un pò un collage: un pizzico di norreno antico, un pò di islandese e norvegese e voilà, ecco a voi l'asgardiano. Fatemi sapere che ne pensate :)

Al prossimo capitolo,
GipsyK

 
  
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