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Autore: takamine    08/06/2021    1 recensioni
Draco chiede a Harry di insegnargli a resistere alla Maledizione Imperius durante il quarto anno. Le lezioni si trasformano in qualcosa di più di quello che entrambi si aspettavano. Una storia di amore segreto, redenzione e perdono.
NOTE:
Questa storia appartiene a Oakstone730 che mi ha dato il permesso di tradurla. So che qualcuno su questo sito aveva iniziato un lavoro simile, ma risale a sette anni fa e da allora è stato pubblicato solo il Prologo. Ho pensato che quella persona avesse abbandonato il progetto per un motivo o per un altro. Quindi mi permetto di pubblicare la mia versione della traduzione con tutti e 29 i capitoli.
Timeframe: 1994-2002 (dal Calice di fuoco fino a quattro anni dopo).
Tutti i personaggi che muoiono nei libri, muoiono anche in questa storia poiché essa segue fedelmente gli avvenimenti narrati (tranne minuscole variazioni).
La trama si sviluppa come nei libri, escluso l'epilogo finale.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cedric Diggory, Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Questo capitolo è infinito e lo sarà anche il prossimo... Quindi aspetterò un po' prima di pubblicarlo perché non ho ancora finito di tradurlo!

Ma con tutto quello che succede in questo capitolo, vi garantisco che sarete sazi per un bel po' xD



 

9. Acque agitate



 

Natale. Harry non aveva minimamente pensato a cosa regalare a Draco per Natale. E che cosa strana, realizzò. Se ne stava lì seduto nel bel mezzo di una lezione di Storia della Magia a chiedersi cosa avrebbe potuto comprare per Natale a Draco Malfoy. Mancava solo una settimana, avrebbe dovuto prendergli qualcosa sabato a Hogsmeade oppure avrebbe dovuto ordinare qualcosa via gufo, ma quello avrebbe potuto richiedere un po’ di tempo. Era stato facile scegliere i regali per Ron e Hermione. Ma Harry non aveva idea di cosa uno comprasse al suo ex nemico mortale che ora era il tuo fidanzato segreto. Harry lanciò uno sguardo a Draco. Aveva il capo chino e stava scarabocchiando qualcosa su un pezzo di pergamena. Il suo braccio destro copriva tutto, quindi non riusciva a vedere di cosa si trattasse. Ogni pochi minuti lanciava uno sguardo in direzione di Harry e poi tornava a concentrarsi sul foglio.
“Che stai facendo?” mimò con la bocca Harry quando Draco alzò di nuovo il capo per guardarlo. Lui rispose solo con un sorrisetto e scosse il capo, spostandosi in modo che Harry non riuscisse a vedere quello che stava facendo. Harry si accigliò e si concentrò di nuovo sui suoi appunti e sulla sua pergamena. Poi tornò a fissare Draco e si accorse di cosa c’era fuori posto: non stava tenendo in mano la piuma, che era abbandonata sulla superficie del banco. Con cosa stava scrivendo se non con la piuma?
Harry si guardò intorno nella stanza. Ron lo stava osservando in maniera strana. Allora tornò a fissare la sua pergamena e fece finta di prendere appunti. Sapeva che Ron li aveva visti scambiarsi quegli sguardi. Avrebbe dovuto fingere un altro litigio con Draco; tanto valeva iniziare subito. Tirò fuori la bacchetta e la puntò sulla piuma di Draco.
Mobilipluma” mormorò e quella iniziò a levitare via dal banco. Con un cauto colpo di bacchetta, la piuma iniziò a rimbalzare. Draco alzò lo sguardo e si accorse di quello che stava succedendo e tentò di afferrarla. Ma Harry ghignò e fece volare la piuma ancora più in alto. Lanciò uno sguardo a Ron che ora stava ridendo piano. Tornò a guardare Draco che stava tentando invano di acciuffare la piuma, mentre gli studenti nella classe iniziavano a ridacchiare. Hermione guardò male Harry.
Draco imprecò e girò la pergamena all’ingiù sul banco prima che Harry potesse vederla e si alzò nel tentativo di afferrare la piuma ballerina. La voce di Rüf continuò a parlare ma sempre più studenti stavano osservando la scena. Harry diresse la bacchetta verso il basso e la piuma cadde sul pavimento. Draco la afferrò lesto e ringhiò in direzione di Harry prima di tornare a sedersi. Tirò fuori un libro dalla borsa e lo sbatté sul banco. Piegò il capo e si mise a leggerlo, alzando lo sguardo di tanto in tanto solo per lanciare occhiatacce a Harry.
Infine, la lezione terminò. Draco si alzò in fretta e lasciò la classe, guardando male Harry mentre usciva. Harry ripose la piuma e la boccetta d’inchiostro con molta calma. Padma aveva lezione in una classe di fronte alla sua e sapeva che lo avrebbe aspettato proprio fuori dalla porta. Se avesse ritardato abbastanza, lei se ne sarebbe andata alla sua prossima lezione e lui sarebbe arrivato tardi a Incantesimi. Ma Vitious era rimasto talmente impressionato dal suo Incantesimo d’Appello durante la prima prova che forse avrebbe potuto saltare la sua lezione e il professore ne sarebbe stato deliziato comunque.
“Dai Harry” disse Hermione impaziente, avvicinandosi al suo banco. “Non puoi evitarla per tutta la settimana. Dovrai parlarle prima o poi.”
“Non se posso evitarlo...” borbottò Harry. Ogni volta che le rivolgeva la parola, lei si limitava a ridacchiare.
“Harry, Malfoy non era seduto qui?” chiese Hermione corrucciata, osservando il banco.
Harry si voltò lentamente e la guardò. “Ehm, sì, credo. Perché?”
“Queste macchie sul banco. Ti ricordano qualcosa?” Hermione stava inclinando il capo per studiarle da un’angolazione diversa.
Harry si avvicinò ed eccole lì, erano poco visibili, ma c’erano delle macchie sulla superficie. E ricordavano un po’ la sua faccia. Harry strizzò gli occhi... Ricordavano tanto la sua faccia.
“Harry, è un volto, non vedi? Questa è la bocca e il mento e il naso, e sembra che indossi... Harry! Sei tu! Ha disegnato te!” Harry si bloccò. Era la sua faccia, in tenui macchie di carboncino sul banco. Draco stava disegnano lui. Quando aveva voltato la pergamena perché Harry aveva fatto volare via la sua piuma, e l’aveva coperta con il libro, un po’ di carboncino doveva essersi impresso sulla superficie del banco.
“Cos’è?” Ron si avvicinò dalla porta dove era rimasto di guardia per Harry, per essere sicuro che Padma se ne fosse andata. Hermione si stava mordicchiando un labbro, indicando le tracce disegnate del volto di Harry.
“Perché mai, in nome di Godric Grifondoro, dovrebbe disegnare te?” Ron lo guardò orripilato. Harry aprì la bocca, ma non ne uscì niente.
Hermione li fissò entrambi, il volto leggermente pallido. “Pensi che sia qualche sorta di magia nera? Come quelle bamboline voodoo haitiane di cui si sente parlare?”
Le parole di Hermione spinsero Harry ad agire. Si tirò giù la manica e lesto cancellò le macchie dal banco.
“Ehi! Ma che fai?” Ron lo tirò via, ma le macchie già erano sparite. “Perché lo hai fatto? Erano prove!”
“Non era niente! Solo delle strane macchie che mi assomigliavano se strizzavi gli occhi. Come i babbani che vedono la Madonna su una patatina.” Harry guardò entrambi. “Non mi assomigliava per niente.”
Hermione non sembrava tanto sicura. “Credo che controllerò in Biblioteca, per essere certa. Non ho mai sentito parlare di una maledizione simile, ma...”
Harry digrignò i denti. “Sentite, rischiamo di essere davvero in ritardo per Incantesimi. Meglio andare...” Afferrò Hermione per il braccio e la guidò fuori dalla classe.

 

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La sera seguente, si incontrò giù con Cedric e Draco per un’altra lezione sui Patronus. La volta prima, erano riusciti solo a produrre una leggera nebbiolina argentata dalla punta delle loro bacchette. “Okay, avete afferrato il cuore dell’incantesimo. Ricordate che dovete pensare al ricordo più felice che avete e riversare tutti quei sentimenti nell’incantesimo. Dovete sentirlo scorrere dentro di voi, passare per il braccio e poi alla vostra bacchetta.”
Draco e Cedric erano in piedi accanto a Harry, al centro del locale degli spogliatoi. “Pronti per provare ancora?”
Cedric sorrise e annuì, mentre Draco fece solo un breve cenno di assenso. “Okay.” Harry tirò fuori la sua bacchetta. “Al tre. Uno, due, tre. Expecto Patronum!” Il cervo di Harry schizzò fuori in tutta la sua interezza dalla bacchetta. Harry lo guardò appena, ma si voltò subito verso Draco. Uno scintillante velo argenteo aveva formato uno scudo e poi era scomparso. Harry udì la risata gioiosa di Cedric e si voltò per vedere un enorme uccello argentato che volava attorno alle corna del suo cervo.
“Ce l’hai fatta!” Harry gli diede una pacca sulla schiena e osservò i due Patronus. Quello di Cedric svanì dopo appena un minuto, disintegrandosi in una pioggia argentata. “È stato incredibile. Non avevo mai visto un Patronus a forma di uccello prima! Sembrava quasi una cornacchia o un corvo.”
“Un corvo” assentì Draco. “Era troppo grosso per essere una cornacchia.”
“Bene, Draco ora tocca a te. Un ricordo felice e devi sentirlo nella tua bacchetta.”
Cedric stava ancora sorridendo, deliziato per aver prodotto un Patronus. “Ehi, Harry.” Gli si avvicinò e gli sussurrò nell’orecchio.
Harry arrossì. “Io...”
“Vale la pena tentare” disse Cedric con un occhiolino. “Vado ad allenarmi laggiù.” E si allontanò nell’ufficio.
“Dove va?” chiese Draco, fissando la sua bacchetta come a chiedersi perché non gli obbedisse. Harry gli si avvicinò e gliela tolse di mano. “Che stai-mmmpphh!” Harry lo strinse tra le braccia e lo costrinse a indietreggiare, fino ad arrivare con la schiena contro gli armadietti. Harry fece scivolare la sua mano lungo il petto di Draco e gli infilò la lingua in bocca. Draco ringhiò e cominciò a ricambiare il bacio. Poi afferrò la testa di Harry e lo avvicinò ancora di più a sé. Harry si fermò di botto e ridiede la bacchetta a Draco, che la afferrò automaticamente. Harry gli si avvicinò all’orecchio e gli sussurrò: “Pensa al ricordo più felice che riesci a immaginare e fallo.” Draco si voltò e lo fissò. “Stai scherzando?”
“No.”
“Okay, allora, Expecto Patronum!” Draco tenne la bacchetta ferma e la nebbiolina argentea schizzò fuori da essa, andando a formare per pochi gloriosi secondi un enorme animale con quattro zampe... Abbassò la bacchetta e quello svanì.
“Ce l’hai fatta!” Harry gridò eccitato. “Riprova.” Draco lanciò di nuovo l’incantesimo e l’animale si riformò, procedette a grandi passi oltre gli armadietti e sparì.
“Una pantera, il tuo Patronus è una pantera.” Harry sorrise scuotendo la testa in direzione di Draco. “Figuriamoci, l’ho sempre pensato che ti muovessi come un gatto della giungla.”
“Un gatto della giungla? Come può qualcuno muoversi come un gatto?” Draco protestò, ma stava ridendo deliziato guardando il punto dove il suo Patronus era sparito.
“Un Patronus molto figo, Draco” disse la voce di Cedric dalla porta dell’ufficio. “Ho pensato che ti servisse un piccolo incentivo come motivazione.”

 

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Harry, Ron e Hermione erano in piedi al centro della strada principale di Hogsmeade. “Ci vediamo tra un’ora ai Tre manici di scopa, giusto?” disse Hermione guardando i due ragazzi. “Non sbirciate in quale negozio sto andando!”
Ron e Harry si scambiarono degli sguardi eloquenti. Sapevano che Hermione comprava i regali sempre e solo alla libreria di Smythwick, e non c’era assolutamente nessun pericolo che loro entrassero lì dentro.
“Corretto” confermò Harry, “un’ora.” Fortunatamente aveva già comprato i regali per Ron e Hermione durante l’ultimo fine settimana a Hogsmeade. Camminò veloce lungo la strada fino ad arrivare alla Cartoleria Scrivenshaft. Nel negozio c’erano vari studenti di Hogwarts e Harry si guardò intorno, tra le varie piume e pergamene in mostra. Finalmente il commesso si liberò e Harry si avvicinò al bancone.
“Vi ho mandato un ordine via gufo... Sono, ehm, Harry-”
“Harry Potter!” Gli occhi del commesso andarono automaticamente alla cicatrice sulla sua fronte. “Abbiamo il suo ordine già pronto per lei! Forse desidera ispezionare il kit?” Harry si guardò intorno e vide gli altri studenti nel locale che lo fissavano.
“No!” rispose frettolosamente. “Sono sicuro che sia perfetto! Me lo incarti e basta.” Harry tirò fuori alla svelta i galeoni per pagare e lasciò il negozio. Si affrettò per incontrare Ron e Hermione ai Tre manici di scopa. Hermione fu l’ultima ad arrivare, portando con sé dei grossi pacchetti rettangolari.
“Finalmente ho finito!” disse lei con un sorriso. “Harry, posso usare Edvige per mandare il regalo ai miei genitori?”
“Certo, sarà contenta di uscire” rispose lui guardandosi intorno. Draco era seduto a un tavolo dall’altro lato della stanza. Anche Ron e Hermione lo avevano notato. Hermione osservò nervosa Harry.
“Solo perché non sono riuscita a trovare niente su delle maledizioni che richiedano di disegnare le vittime, non vuol dire che non esistano, Harry” disse lei. “Se solo potessi avere accesso al Reparto Proibito...”
“Hermione, davvero, lascia perdere” rispose lui impaziente. “Non ho iniziato a bollire, o sbavare, o robe del genere. Erano solo macchie su un banco.”
“Non è da te, Harry” disse Ron guardandolo con aria interrogativa. “Sei sempre stato pronto a vedere il peggio in Malfoy. Perché ora no?”
Harry scrollò le spalle e prese un sorso di Burrobirra. “Non lo so. Non è così infido, credo. Se ha intenzione di farmi qualcosa, mi lancerà una fattura o mi farà lo sgambetto, non userà la magia oscura. Allora, Hermione, quando hai intenzione di dirci con chi andrai al ballo? Lo scopriremo comunque fra tre giorni...”

 

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Mattina della vigilia di Natale
 


Harry si svegliò di buonora, mentre Ron e gli altri erano ancora addormentati nei loro letti. Prese i vestiti e andò in bagno per prepararsi. Scese le scale fino alla sala comune, che era ancora deserta. Aprì rapidamente l’ingresso del tunnel: il regalo di Draco era lì sulle scale dove Harry lo aveva nascosto la sera che erano tornati da Hogsmeade, assieme a un cestino che si era procurato grazie a Dobby. Scese le scale, sperando che Draco non stesse ancora dormendo, ma che fosse già lì ad aspettarlo.
Si erano messi d’accordo per incontrarsi prima di colazione la mattina della vigilia, perché sarebbe poi stato impossibile sottrarsi ai propri amici per i due giorni seguenti. Harry era sicuro che la maggior parte dei Grifondoro avrebbero dormito fino a tardi e non si sarebbero accorti che il suo letto era vuoto.
Harry entrò negli spogliatoi e sorrise quando vide Draco in piedi nell’ufficio che lo aspettava. “Felice Natale” disse Harry con un sorriso e un bacio, mentre si accorgeva che Draco aveva messo su un disco di Natale e aveva acceso il caminetto.
Draco ricambiò il bacio con un broncio. “È dannatamente presto perché qualunque cosa possa essere felice. Non potevamo incontrarci stanotte?”
Harry sorrise. “Troppe persone che entreranno e usciranno di nascosto dalle camere per lasciare i regali. Ma qui ho qualcosa che ti farà stare meglio.” Harry si sedette sul pavimento davanti al caminetto e aprì il cestino. “La colazione.”
“Sei seduto sul pavimento” disse Draco. Era ancora in piedi e stava guardando male Harry.
“È una colazione a picnic. I picnic si fanno per terra, non sulle sedie” rispose Harry.
“I picnic si fanno su delle coperte, non sul pavimento” obiettò Draco avvicinandosi al grande armadio, “c’è differenza.” Lo aprì e tirò fuori un pacchetto verde. Tornando verso Harry, lo aprì e rivelò una coperta con un lungo serpente a spirale, l’emblema di Serpeverde. Con un guizzo delle braccia, la stese sul pavimento e ci si sedette sopra, guardando Harry. Con gli angoli delle labbra che lottavano per sorridere, Harry si spostò e si accomodò vicino a lui sulla coperta, portando con sé il cestino.
Draco si tirò su mentre sbirciava nel cestino. “Come te lo sei procurato?”
“Ho chiesto a Dob-uno degli elfi domestici di prepararmi la colazione” disse Harry con un’alzata di spalle. Non era sicuro che Draco sapesse che l’ex elfo dei Malfoy ora lavorava nelle Cucine della scuola, né se gli interessasse, ma non voleva mettere Dobby nei guai. Iniziò a tirar fuori un sacco di dolci, focaccine e un thermos di cioccolata calda. Gli porse un tortino glassato. “Hai detto di aver sempre desiderato di baciarmi a colazione. Questa è la tua chance.”
“Mh” disse Draco mentre addentava il tortino e poi si sporgeva per dare a Harry un bacio appiccicoso. “Forse posso perdonarti per l’ora atroce. Soprattutto se dividi con me quella cioccolata calda.”
“Ops, niente tazze” disse Harry guardando nel cestino ormai vuoto. In perfetto stile Dobby, aveva dimenticato di mettere piatti o tazze.
“Nessun problema” rispose Draco. Si avvicinò alla scrivania e tirò fuori dal cassetto una tazza. “Possiamo dividerla.” Aprì il thermos e versò il caldo, schiumoso cioccolato nella tazza.
“Sei pronto per domani?” chiese Draco con un sorriso, sbirciando oltre il bordo della tazza mentre sorseggiava, poi la passò a Harry.
Harry fece una smorfia. “No, ma sarò contento quando sarà tutto finito. Almeno ora ha smesso di seguirmi dappertutto.”
“Come hai fatto a farla smettere?”
“Non lo so, ha smesso e basta. Credo che Hermione le abbia parlato, è brava con questo genere di cose.”
“Parlare con le persone?”
“Sì. Io invece faccio schifo in questo.”
“Con me parli bene, il più delle volte.”
“Tu non sei una ragazza” borbottò Harry con la bocca piena di tortino.
“Grazie per averlo notato.” Draco si piegò in avanti e leccò via del caramello dalle labbra di Harry. Harry lasciò cadere il dolce sulla coperta e allungò le mani per afferrare Draco e attirarlo a sé. Labbra e denti si unirono insieme in un turbinio, mentre Draco spingeva Harry sempre più giù, fino a che non fu disteso sulla coperta, con Draco sopra. Harry gli accarezzò la schiena, godendosi la sensazione. Draco si stava sostenendo con le braccia ai lati di Harry. Le loro lingue danzarono insieme, Harry poteva sentire il sapore di cioccolato e caramello e Draco voleva di più.
Harry allungò la mano e rovistò per sbottonare la camicia di Draco. Finalmente riuscì ad aprirla e insinuò la mano contro il petto candido. Draco rispose spingendo una gamba tra quelle di Harry. Harry gemette al contatto, sollevando i fianchi per strusciarsi contro quelli di Draco. Lo cinse con le braccia, per afferrargli il sedere e spingerlo più vicino a sé.
Molti minuti più tardi, Draco si staccò con il respiro affannato. Harry si riprese e si tirò su, guardò Malfoy che si stava scuotendo via dalla maglia briciole di tortino glassato. “Questo è il motivo per cui le persone civilizzate non vanno ai picnic” borbottò, le guance rosso fuoco contro il pallore della sua pelle.
Harry si avvicinò e lo baciò, piano, sul collo. “Mh. Invece io credo che questo sia esattamente il motivo per cui la gente va ai picnic.”
“Non ricominciare o non scarteremo mai i regali” sussurrò Draco, allungando la mano per afferrare il mento di Harry e voltarlo verso di sé, dandogli un bacio profondo. “E io, per la cronaca, adoro scartare i regali.”
Harry sorrise e si alzò. Recuperò il pacchetto che aveva lasciato vicino alla porta. “Buon Natale, Draco.” Draco sorrise deliziato e si avvicinò alla sedia. Harry si appoggiò alla scrivania e lo guardò aprire il regalo, mordicchiandosi nervosamente le labbra. All’improvviso era invaso dai dubbi: e se si fosse sbagliato?
Draco aprì il pacchetto con cura, senza strappare la carta, ma togliendo piano il nastro adesivo. “Sembra un libro...” Harry combatté contro l’istinto di toglierglielo di mano e strappare via la carta al posto suo. Alla fine, la confezione fu libera dall’incarto. La scatola di legno con una chiusura a cerniera, aveva due chiavistelli. Draco lanciò uno sguardo incuriosito a Harry e, facendo scattare i chiavistelli, aprì la scatola.
Fissò il contenuto senza spiccicare parola per così tanto tempo che Harry desiderò di togliergliela di mano e scusarsi. Infine, Draco alzò lo sguardo, i suoi occhi grigi erano scuri e non lasciavano trapelare niente. “Come lo sapevi?”
“Va bene, quindi? Non lo sapevo, non per certo” disse Harry ansioso.
Draco tirò fuori un carboncino da disegno e se lo rigirò tra le dita. “È meraviglioso...” Harry si rilassò, sollevato. La scatola per artisti era piena di matite colorate e carboncini, un temperamatite e pastelli. Un fascio di carta da disegno era ben incastrato nel coperchio.
“Ma come facevi a saperlo?” ripeté Draco con un piccolo sorriso meravigliato in volto.
“Hai presente quel giorno a lezione di Rüf? Hai girato il disegno sul banco... e ha lasciato delle macchie sulla superficie e noi lo abbiamo visto” spiegò Harry, avvicinandosi e posizionandosi in piedi vicino a Draco.
“Abbiamo? Abbiamo chi?” chiese Draco allarmato.
“Oh, ehm, Hermione è stata la prima ad accorgersene e si è resa conto che le macchie mi assomigliavano. E poi, ehm, Ron.”
Draco scosse il capo allarmato. “Cosa?! Perché non me lo hai detto prima?!”
“Da allora non ci siamo quasi visti, ma va tutto bene. Hermione ha pensato che tu stessi facendo una qualche roba oscura per maledirmi. E poi ho cancellato tutto prima che Ron potesse vederlo come si deve.”
“Va bene solo perché Hermione ha pensato che fosse una maledizione...” Draco scosse il capo incredulo. “Ma...”
“Dopo che ho visto questa cosa, mi sono ricordato di tutte le volte che avevo notato macchie sulle tue maniche e sulle mani.” Harry alzò le spalle. “Mi ha sempre incuriosito, perché di solito sei sempre così... schizzinoso. Quindi perché avresti dovuto sporcarti in quel modo? Una volta visto il disegno ho capito... e tutto ha avuto un senso.”
Draco si alzò piano e posò la scatola sulla scrivania. Si avvicinò a Harry e lo abbracciò. “Grazie. Nessuno mi ha mai fatto un regalo così perfetto.”
“Quindi è vero che disegni?” disse Harry sollevato. “Mi faresti... Potrei vedere i tuoi disegni, qualche volta?” Draco annuì, arrossendo. “Sì, disegno. Te li mostrerò... ma prima devi aprire il tuo regalo.” Draco andò verso l’armadio e tirò fuori il grosso pacco che gli avevano consegnato i tre barbagianni.
Glielo passò, sembrava nervoso e non lasciò andare subito l’involucro. “Spero che sia okay. In realtà ho chiesto a Cedric se ti sarebbe... Beh, aprilo.”
Harry prese il pacco e iniziò a strappare via la carta. Non appena vide quello che c’era dentro, inspirò rapidamente e guardò Draco, che lo stava fissando con occhi inscrutabili. Harry tirò via il resto della carta e rimase lì, appoggiato alla scrivania, tenendo tra le mani tremanti una serie di dischi in vinile.
“So che non sono quelli di tua madre, e probabilmente non saranno nemmeno gli stessi... Ma ho pensato che ti sarebbero...” La voce di Draco si spense mentre Harry posava gli album e iniziava a scorrerli.
“Cedric mi ha aiutato, conosceva i gruppi che avevi nominato e io ho mandato un gufo a un negozio che aveva anche dei dischi babbani e ho ordinato qualunque album avessero del genere-” Draco smise di parlare quando Harry lo afferrò per la vita e affondò il volto nel suo collo.
Draco provò ad abbracciarlo. “Mi dispiace...” Harry allungò una mano e mise le dita sulle labbra di Draco per impedirgli di continuare. Prese un respiro profondo e si raddrizzò. I suoi occhi verdi stavano brillando.
“È perfetto, sono perfetti. Non pensavo che sarei mai stato...” Harry scosse il capo e si voltò di nuovo verso gli album. Li prese e andò verso la coperta. Draco esitò un minuto, poi lo raggiunse.
“Questo era uno di quelli...” Harry tenne l’album tra le mani con delicatezza, come se si sarebbe rotto se lo avesse stretto troppo forte. “Mi ricordo che mentre lo ascoltavo mi chiedevo se l’avesse scelto mia madre o magari mio padre. Non sembrava qualcosa che una ragazzina adolescente avrebbe potuto ascoltare.” La copertina dell’album mostrava il primo piano del torso di un uomo in jeans, con una cerniera.
“Vuoi che lo metta sul giradischi?”
Harry esitò. “No, metti questo...” Gli passò un album sulla cui copertina c’era un reticolo con le facce dei musicisti.
“I Beatles? Che strano nome per un gruppo...”
Harry si strinse nelle spalle. Stava separando gli album in due pile, una per quelli che aveva ascoltato nel ripostiglio del sottoscala e una per quelli che non conosceva. Draco si avvicinò al giradischi e con cura vi posizionò l’album che gli aveva dato Harry.
L’ago del giradischi si posò sul disco e ci fu un momento di silenzio, poi le note d’apertura riempirono la stanza. Harry chiuse gli occhi, seduto completamente immobile. Sentì Draco avvicinarsi e prendere posto di fianco a lui. Draco lo avvolse con le gambe e con le braccia, poi posò il mento sulla spalla di Harry. Con un sospiro, Harry si appoggiò a lui.
 

È stata la notte di un giorno duro e ho lavorato come un cane
È stata la notte di un giorno duro, dovrei già dormire come un sasso
Ma quando torno a casa da te, trovo le cose che fai
Mi fanno sentire bene
 
Tu sai che lavoro tutto il giorno per darti i soldi per comprarti le cose
E ne vale la pena solo per sentirti dire che mi darai ogni cosa
Quindi perché dovrei lamentarmi, dato che quando stiamo da soli
Tu sai che mi sento bene*

 
“È okay?” sussurrò Draco.
“Okay” disse piano Harry, ascoltando la melodia a occhi chiusi, tenendosi stretto alle braccia di Draco. Stava tremando leggermente. La musica riempiva la stanza, e gli sembrava così forte solo perché, si rese conto, l’aveva ascoltata sempre e solo con le cuffie. Sentire le note danzare per la stanza, rendeva quella canzone così viva. Con gli occhi chiusi, gli sembrò di essere tornato in quel ripostiglio, al buio, ad ascoltare quelle canzoni e a chiedersi che aspetto avesse avuto sua madre. Anche se zia Petunia era sua sorella, l’immagine che Harry aveva di sua madre non le somigliava affatto. Aveva lunghi capelli e un sorriso allegro; la immaginava con i capelli scuri come i suoi...
Mentre la terza canzone volgeva al termine, Harry aveva iniziato a tremare più forte. Era tutto troppo. Sentì Draco raddrizzarsi accanto a lui...
“Al diavolo” Draco si alzò e tirò fuori la bacchetta, fermando la musica. Harry lo guardò confuso. “Sto bene, davvero, solo che...”
Draco tese una mano verso di lui, Harry la prese e Draco lo aiutò ad alzarsi. “Balla con me.”
“Cosa?” Harry quasi rise.
“È la mattina della vigilia di Natale e non ho intenzione di permetterti di deprimerti.” Draco lo guardò. “Domani andremo entrambi a un ballo con delle ragazze, voglio ballare almeno un ballo con il mio fidanzato.”
Harry lo guardò sorpreso. “È questo che sono? Che siamo?”
Draco arrossì. “Beh, ci siamo scambiati regali di Natale, abbiamo pomiciato e abbiamo parlato di cose sdolcinate, che cosa saremmo secondo te? Nemici con benefici?”
“Fidanzati mi sta bene” disse Harry con un sorriso.
“Bene, allora balla con me” Draco gli porse di nuovo la mano.
Harry si passò le dita tra i capelli, trattenendosi. “E che mi dici dei tuoi piedi?”
“È questo il bello di non fare balli lenti, il pericolo che tu mi pesti i piedi è molto più basso.” Con un colpo di bacchetta, il giradischi si accese di nuovo. Harry chiuse gli occhi, aspettando che la musica iniziasse, con Draco che lo teneva per mano. Poi Draco gli afferrò il mento e Harry aprì gli occhi. Occhi grigi scavarono nei suoi. “Fidati di me...” Harry annuì e non interruppe il contatto visivo mentre Draco iniziò a guidarlo.
 

Prima che questo ballo sia finito
Penso che anche io sarò innamorato di te
Sono così felice quando balli con me
Che non voglio baciarti o tenerti la mano
 
Se è ridicolo, prova a capire
Non c’è davvero nient’altro che vorrei fare
Perché sono felice anche solo di ballare con te*

 
Ballarono per quattro canzoni intere, con Draco che conduceva Harry per la stanza in giravolte, fianchi che si scontravano e risate.
Quando la musica si fermò e sentirono l’ago che si sollevava dal disco e tornava al suo posto, la stanza fu invasa dal silenzio. Harry rimase tra le braccia di Draco, tenendolo stretto con i loro cuori che battevano forte. Prese un respiro profondo e lo guardò. “Non so come ringraziarti... Nessuno ha mai...”
Draco lo baciò dolcemente. “Avevo paura che potesse essere... troppo. Triste invece che positivo.”
“È positivo. Mi ha solo colto di sorpresa. La cosa buffa è che non ho mai sentito queste canzoni a tutto volume prima d’ora. Avevo sempre le cuffie, al buio, in quel minuscolo ripostiglio. È meglio qui fuori, con te.”
“È un tipo di musica divertente...” Draco esitò. Harry si accorse che stava cercando di non offenderlo.
“Già, non assomiglia per niente ai gruppi magici, gli strumenti sono solo chitarre, tastiere e percussioni. E i ragazzini babbani oggi ascoltano musica diversa, più tagliente, più rumorosa. Comunque questi gruppi erano molto anticonvenzionali per la loro epoca, quando mia madre era un’adolescente. La mia maestra delle elementari una volta disse che la BBC non li mandava mai in onda all’inizio.”
“Dobbiamo tornare, vero?” disse poi Harry controllando l’ora. “La colazione nella Sala Grande è quasi terminata.”
“Cosa gli dirai su dove sei stato?” chiese Draco.
“Che sono stato a fare una passeggiata.” Harry fece un cenno verso la porta che portava fuori. “Arriverò da fuori il castello, da quella parte.”
“Sei pronto per domani notte?”
Harry fece una smorfia. “No. Preferirei affrontare di nuovo quel drago.”
“Comportati da completo idiota e lei afferrerà” disse Draco con una scrollata di spalle.
“Non è molto carino.”
“Meglio che avere lei che ti segue dappertutto come un cucciolo per tutta la notte.”
“Facile dirlo per te e per Cedric. Andrete al ballo con delle ragazze che sanno...”
“È una tua scelta, puoi fare coming out... Mi chiedo quale sarà il titolo de La Gazzetta del Profeta: ‘Esclusiva gay sul Ragazzo che è Sopravvissuto’...”
“Ha, ha.”
Harry si guardò intorno. “Gli album li lascio qui sotto, è inutile portarli lassù dove non c’è nemmeno un giradischi... Va bene se vengo quaggiù quando posso per ascoltarli?”
Draco annuì. “Ma solo se non inizi a deprimerti. Non è quello il motivo per cui te li ho regalati.”
“Promesso.” Harry guardò la scrivania dove era posata la scatola con il kit da disegno aperta. “Prima o poi mi mostrerai i tuoi disegni?” chiese piegando il capo verso Draco. Anche se sapeva che gli piaceva disegnare, non riusciva ancora a immaginarsi il Serpeverde seduto intento a farlo.
Draco annuì piano. “Te li mostro la prossima volta. Ma probabilmente non ti piaceranno... Ovviamente non ho mai preso lezioni. Mio padre non considera l’arte un’abilità appropriata per un Malfoy.”

 

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Harry entrò nella Sala Grande con Calì sottobraccio. Si stava ancora riprendendo dalla vista di Hermione con Viktor Krum. Perché non gli aveva detto che ci sarebbe andata con lui? E cosa si era fatta ai capelli? Harry era così occupato a ponderare su queste domande che a malapena si accorse di aver percorso tutta la sala ed essere ora arrivati al tavolo principale. Calì era raggiante e sorrideva a tutti. Harry andò subito a sedersi sulla sedia vuota accanto a quella di Percy. Guardò su e notò Cedric che sistemava una sedia per Cho. Harry si alzò di scatto e fece lo stesso per Calì. Lei ricambiò con uno sguardo glaciale. Non aveva ancora osato guardare verso il tavolo di Serpeverde.
Percy stava blaterando sul Ministero e Hermione e Krum stavano chiacchierando, le teste vicine. Harry si sforzò di sentire di cosa stessero parlando e con una risata realizzò che Hermione stava tentando di insegnare a Krum come pronunciare il suo nome.
Harry si guardò intorno nella sala e i suoi occhi si posarono automaticamente al tavolo di Serpeverde. Draco sedeva vicino a Pansy, il suo abito da cerimonia ovviamente era nero e di velluto. Pansy indossava un vaporoso vestito rosa. Nero e rosa insieme parevano enfatizzare quanto male assortita fosse la loro coppia. Draco si voltò e incrociò lo sguardo di Harry. “Smettila di fissare” mimò con la bocca e si voltò nuovamente verso Blaise.
In un lampo la cena era finita e le luci si abbassarono. Gli altri campioni si alzarono assieme ai loro partner. Harry realizzò con terrore che avrebbe dovuto davvero ballare con Calì davanti a tutti. Cedric gli lanciò un cenno di incoraggiamento mentre prendevano posto sulla pista da ballo. Per un breve momento si chiese cosa avrebbero pensato Cho e Calì se avesse chiesto loro di cambiare partner. Non che lo infastidisse ballare con una ragazza, ma sapeva che Cedric gli avrebbe impedito di cacciarsi in situazioni imbarazzanti. La musica iniziò e Calì afferrò Harry. Tutte le istruzioni di Draco finirono nel dimenticatoio e Calì lo trascinò in giro per tutta la durata del ballo. Harry lanciò un’occhiata veloce a Draco che stava ridendo e scuotendo il capo. Harry scrollò le spalle e aspettò che la canzone fosse finita.
Con sollievo, vide le altre coppie unirsi ai campioni sulla pista da ballo, inclusi Draco e Pansy. La canzone finalmente terminò e Harry guidò Calì fino al bordo della pista. “Il prossimo non lo balliamo?” chiese lei imbronciata.
“Oh, ehm, voglio trovare Ron... e Padma.” Harry si incamminò verso il tavolo di Grifondoro dove trovò Ron seduto vicino a Padma con un’aria estremamente cupa...

 

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“C’è la posta” biascicò Ron con la bocca piena di cibo. Harry alzò lo sguardo per vedere i gufi entrare nella Sala Grande. Sorrise quando intravide Edvige planare in cerchio e avvicinarsi a lui con una pergamena attaccata alla zampa.
“Chi ti manda una lettera usando Edvige? Harry non l’hai mandata da Felpato, vero?” Hermione sembrava preoccupata.
“Non lo so.” Harry lanciò alla civetta un pezzo di salsiccia e slegò il biglietto. Ron e Hermione lo osservavano tenere in mano il pezzo di carta.
“Non la apri?” chiese Ron.
“Oh, ehm, certo.” Harry arrossì, Draco non avrebbe usato Edvige per mandargli qualcosa che non potesse aprire davanti ai suoi amici, sperava.
Trattenendo il respiro, srotolò la pergamena. Era un disegno a matita di Harry sulla sua scopa che reggeva l’uovo d’oro, con l’Ungaro Spinato alle calcagna ad ali spiegate. Nel disegno Harry rideva, i suoi capelli fluttuavano nel vento.
“Nessun messaggio e nessuna firma.”
Ron sussultò. “Non credi che Malfoy...”
“Perché Malfoy dovrebbe farmi un disegno e mandarmelo con Edvige?” Harry rise. “La prossima volta insinuerai che gli piaccio.”
“Beh, però ti ha disegnato sul banco...”
“Quelle erano solo macchie. Davvero, non possiamo dimenticarci di qualche strana macchia su un banco?” borbottò Harry allungando la mano per riprendersi il disegno dalle dita di Hermione che lo stava studiando con attenzione, in cerca di una firma.
“Probabilmente si tratta di un altro ammiratore segreto” disse Neville, che aveva sbirciato da sopra la spalla di Hermione. “Harry ne ha un sacco.”
Harry mise la pergamena nella borsa e solo allora si azzardò a lanciare un’occhiata verso Draco oltre il tavolo. I loro occhi si incontrarono per un attimo e Draco gli fece un sorriso veloce, prima di tornare a parlare con Goyle seduto al suo fianco.

 

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Cedric avvicinò Harry mentre stava tornando dal pranzo. “Quindi l’altra notte è andato tutto bene?”
“Non è andata poi così male. Calì si è un po’ offesa.” Harry scrollò le spalle. “Cho non si è arrabbiata con te.”
“Beh, probabilmente perché lei sa che sto con Simon e che saremmo andati al ballo solo come amici. E poi anche perché ho ballato più di un ballo insieme a lei.”
Harry sorrise mestamente. “Già, non sono bravo con questa storia della farsa.”
“Beh, c’è onore nell’essere onesti; devi solo trovare il modo di camminare sul filo fino a che non riuscirai a essere completamente onesto su chi sei.” Cedric fece una pausa. “Quindi tu e Draco vi siete scambiati i regali?”
Harry arrossì e annuì. “Te l’ha detto, vero? Quello che mi voleva prendere.” Cedric annuì e lo guardò preoccupato.
“L’altra notte mi ha accennato al fatto che fosse preoccupato che tu saresti potuto...”
“Diventare un idiota depresso?” Harry fece un mezzo sorriso.
“Più o meno.”
“Non riesco a credere che sia riuscito a trovare quegli album. Nessuno mi ha mai fatto un regalo così. I miei zii mi hanno mandato un fazzoletto.” Cedric lo guardò confuso. “Sai, di quelli per soffiarti il naso. Mi mandano sempre qualcosa di estremamente inutile per farmi sapere che non è che se ne siano dimenticati, ma che se lo sono ricordato e non gli importa.”
“Questo è...” Cedric scosse il capo. “Non so nemmeno cosa dire.” Harry agitò noncurante la mano; non ci provava nemmeno più a capire i Dursley.
“Ma il regalo di Draco... Ammetto che è stato uno shock. Però ascoltare quei dischi mi ha permesso di rendermi conto di quanto la mia vita sia migliorata negli ultimi cinque anni. Ho un sacco di cose per cui essere felice, e ora posso anche condividerle con Draco e con te...”
“Perché non condividerle anche con i tuoi altri amici?” chiese curioso Cedric.
“Un giorno” disse Harry. “Ho pensato all’altra notte. C’erano almeno cinque o sei coppie gay che ballavano apertamente. Forse ho solo bisogno di superare la mia paura dell’opinione altrui.”
“Quello sarebbe un grosso passo avanti Harry, ma non fare niente di avventato... soprattutto senza prima averne parlato con Draco. Non c’è modo di prevedere le reazioni negative che causerebbe. Questo torneo sta già attirando troppa attenzione su di te. A proposito, a che punto sei con l’uovo?”
Harry rise. “A niente. Tu?”
“Nessuna idea... Oh! Un’altra cosa. Non per allungare la tua lista di preoccupazioni, ma l’altra sera Cho mi ha parlato un po’ di te...”
“Oh?” chiese Harry perplesso.
“Diciamo che è interessata a te.” Cedric rise e diede una pacca sulla schiena a Harry mentre si allontanava.
Fantastico, pensò Harry. Un’altra da cui guardarsi. Almeno questa non ha la riderella.

 

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Harry si alzò quando sentì l’ago del giradischi arrivare alla fine dell’album e ritornare in posizione. “Accetto richieste, cosa vuoi ascoltare?”
“Metti quella strana dei Pebbles [n.d.t. ciottoli]...” rispose Draco senza alzare gli occhi dal suo album da disegno.
“I Pebbles?” Harry rise. “Intendi dire gli Stones [n.d.t. pietre]?”
“Che cambia... ciottoli, rocce... l’album con la zip dei pantaloni.”
Harry annuì e tirò fuori Sticky Fingers dalla custodia. La zip sulla copertina dell’album era aperta, per gentile concessione della curiosità di Draco.
Harry posizionò l’ago sul vinile e tornò a sedersi al tavolo, accanto a Cedric. “Quando ci mostrerai a cosa stai lavorando?”
“Quando ve lo mostrerò” disse Draco. Stava disegnando da un’ora intera, alzando gli occhi dal foglio di rado, giusto per guardare Harry e Cedric.
Qualche giorno prima, Draco si era finalmente deciso a mostrare alcuni suoi disegni a Harry e Cedric. Li aveva tirati fuori dal cassetto della scrivania e si era allontanato mentre Cedric e Harry li sfogliavano. C’erano ritratti di Serpeverde nella loro sala comune, Piton, la McGranitt, Cedric e tanti disegni di Harry. Harry era affascinato da come Draco riuscisse a catturare qualcuno con appena pochi tratti di matita. Altri erano più elaborati, schizzi molto dettagliati che dovevano essere il risultato di ore di lavoro.
Harry scosse il capo meravigliato. “Come fai a fare tutto questo senza che nessuno se ne accorga? Sono incredibili.” Cedric annuì d’accordo.
“Hai davvero talento, Draco.” Sollevò un disegno di Harry che entrava nella Sala Grande. “Non mi capacito di come tu sia riuscito a rendere lo sguardo esatto che Harry ha quando entra in una stanza.”
Harry alzò gli occhi sorpreso. “Che vuoi dire con sguardo? Non ho uno sguardo.”
Draco e Cedric risero entrambi. “Ce l’hai. Entri in una stanza e la sondi, ti assicuri del livello di pericolo che c’è e...” Cedric si interruppe.
“E poi la affronti, ti tuffi a capofitto in qualunque cosa ti stia succedendo intorno” continuò Draco ridendo. “L’unica stanza in cui non entri in questo modo è quella di Piton... Nella sua classe praticamente ci scivoli silenziosamente, rendendo chiaro che vorresti essere ovunque tranne che lì seduto di fronte a lui. Non c’è da stupirsi che lui detesti averti nella sua classe. È chiaro come il sole che non vuoi starci.”
Harry guardò il disegno. “Beh, in effetti non ci voglio stare. Comunque, non lo definirei uno sguardo, è solo sopravvivenza. Credo che tu mi abbia fatto più alto, per farmi spiccare nel disegno.”
“Licenza dell’artista. Ti disegno come io ti vedo” disse Draco con disinvoltura.
Harry provò a sbirciare il disegno a cui stava lavorando mentre tornava a sedersi. Draco si accigliò e voltò il foglio, in modo che non potesse vedere.
“Chi di noi stai disegnando?”
“Non ti riguarda. Fai i tuoi compiti di Trasfigurazione, ti mancano ancora trenta centimetri da scrivere. Io ho finito.”
Cedric sollevò lo sguardo. “Chiacchiere o musica, non entrambi. Non riesco a concentrarmi” commentò sorridendo, la piuma che ticchettava a ritmo di musica.
Harry rise e raccolse la sua piuma. Si erano trovati tre volte dal ballo del Ceppo, per studiare e per esercitarsi con i Patronus. Ma le lezioni erano ricominciate e d’ora in poi sarebbe stato di nuovo difficile riuscire a ritrovarsi.
Draco li guardò. “Ma di cosa sta cantando?”
 

Non mi sentite mentre busso, ah, siete addormentati?
Non mi sentite mentre busso, yeah, sotto le luci al neon della strada, adesso
Non mi sentite mentre busso, yeah, buttatemi giù le chiavi
Ho implorato in ginocchio
Mi sono dato da fare, aiutatemi per favore
Mi sentite mentre mi aggiro furtivamente
Vi distruggerò*
 

Draco alzò lo sguardo dal suo disegno e sogghignò. “Quando avrai voglia di implorare in ginocchio... fammelo sapere.”
Harry lo ignorò. “C’è chi pensa che il testo si riferisca a qualcuno che cerca di ottenere della droga da uno spacciatore... Altri pensano che riguardi una ragazza. A me interessa solo l’assolo di chitarra alla fine... Sognavo di diventare un grande chitarrista e di poter fuggire dai Dursley.”
Il giradischi fece una pausa e poi iniziò un’altra canzone. Draco sorrise a Harry. “Questo è il mio ballo.”
“Questa?” chiese Harry sorpreso mentre iniziava Wild Horses...
“Assolutamente” mormorò Draco, tirando via Harry dalla sedia.
Cedric chiuse il libro. “Credo che vi lascerò al vostro ballo e andrò a scrivere una lettera a Simon nella mia stanza. Ricordatevi che tra mezzora c’è il coprifuoco.”
Draco e Harry lo udirono a malapena mentre lui lasciava la stanza. Harry ondeggiava con Draco, i piedi che si muovevano appena. “Credevo che trascinare i piedi non fosse permesso” mormorò Harry.
“Chiudi il becco” disse Draco, poi lo baciò.
 

So di averti sognato come si sogna un peccato o una menzogna
Ho la mia libertà, ma non ho molto tempo
La fede è perduta, le lacrime vanno piante
Dai, viviamo un po’, dopo saremo morti
Neanche i cavalli selvaggi potrebbero trascinarmi via
Cavalli selvaggi, un giorno riusciremo a cavalcarli*

 

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Ron, Hermione e Harry si fermarono davanti alla capanna di Hagrid per la lezione di Cura delle Creature Magiche. Ma Hagrid non c’era lì fuori ad attenderli. C’era invece una strega che si presentò come professoressa Caporal, dicendo che avrebbe tenuto lei la lezione. Si voltò e li condusse a un recinto. Harry e gli altri rimasero indietro, domandandosi cosa fosse accaduto a Hagrid.
“Che succede?”
“Dov’è Hagrid?”
“Vi state chiedendo dove sia il vostro adorato Hagrid?” sogghignò Pansy Parkinson. “Dovreste leggere questo.”
Draco era in piedi vicino a lei, il suo ben allenato sguardo di disprezzo stampato in faccia. Harry lo fissò, Draco sapeva qualcosa. Era pallido, più del solito, e Harry avvertì la terribile sensazione che qualcosa stesse per andare molto storto. Draco si rifiutava di incrociare il suo sguardo e stava guardando altrove.
Hermione afferrò la copia del Profeta e sussultò: “L’errore gigantesco di Silente.” Ron, Hermione e Harry lessero l’articolo.
“Come hanno potuto! Che differenza fa chi sono i suoi genitori?” Hermione era furiosa. Harry lesse le parole di Draco nell’articolo. I Serpeverde erano in piedi a fissarli. Goyle rideva mentre leggeva i suoi passaggi preferiti.
“Draco Malfoy! Come hai potuto mentire in questo modo!” urlò Ron.
Harry riuscì a malapena a udire la risposta di Draco. Aveva un ronzio nelle orecchie mentre fissava l’articolo. Come poteva qualcuno a cui lui teneva così tanto trattare qualcun altro in quel modo? Pensare cose del genere? Ondate di nausea lo invasero e seppe che doveva allontanarsi da lì al più presto.
“Questo è troppo” si sforzò di dire guardando Draco. “Hai esagerato.” Pensò di aver visto Draco trasalire, ma probabilmente se lo era solo immaginato. Si voltò e se ne andò con Hermione e Ron al suo fianco.
“Dobbiamo andare a vedere come sta Hagrid” disse Hermione preoccupata. “Per essere sicuri che stia bene.”
Harry annuì freddamente e seguì i suoi amici fino alla capanna di Hagrid. Tutto quello a cui riusciva a pensare era che la sera precedente, mentre negli spogliatoi ridevano e ascoltavano musica, Draco sapeva che il Profeta avrebbe pubblicato quell’articolo.
Quando bussarono alla porta di Hagrid, non ci fu risposta. Harry sospettava che il loro amico fosse là dentro, ma che niente di quello che avrebbero potuto dire lo avrebbe convinto ad aprirgli. Si arresero e tornarono verso il castello. Non appena oltrepassarono le porte del castello, Draco era lì. Harry sapeva che stava aspettando loro. “Ehi, Sfregiato, hai paura che-”
Harry agitò la bacchetta, “Silencio”, e tirò avanti senza guardarsi indietro. Stava tremando dalla rabbia. Come aveva potuto sbagliarsi così tanto su di lui? Aveva pensato che fosse cambiato davvero e questo era stato il suo errore. Il comportamento di Draco nei confronti di Harry era cambiato, ma dentro rimaneva lo stesso idiota pieno di pregiudizi che quattro anni prima aveva insultato Hagrid fuori dal negozio di Madama McClan.
Ron e Hermione stavano discutendo di come poter aiutare Hagrid, ma Harry riusciva a malapena a concentrarsi su quello che dicevano. “Torno alla sala comune” borbottò.
“Stai bene?” chiese preoccupata Hermione.
“È solo un mal di testa.”
“È la cicatrice, Harry?” chiese lei lanciando uno sguardo alla sua fronte.
“No, è solo un nomale mal di testa.”
Per fortuna il dormitorio dei ragazzi era vuoto. Harry si gettò sul letto e chiuse le tende del baldacchino. Si mise a fissare il soffitto di stoffa rossa. Non si sarebbe mai dovuto fidare di Draco. Malfoy, ora è Malfoy, si rimproverò mentalmente. Si coprì gli occhi con un braccio e si costrinse a scacciare la sofferenza. Come aveva fatto Malfoy a ingannarlo in quel modo, facendogli credere che ci teneva a lui? Era stato tutto un piano fin dall’inizio? Il prossimo articolo del Profeta sarebbe stata un’esclusiva sulla loro relazione?
Harry sentì gli altri rientrare e prepararsi per la cena.
“Ehm, Harry? Sei lì dentro?” chiamò Ron.
Harry si sforzò di rispondere. “Sì.”
“Non scendi a cena?”
“No, tu vai, io non ho fame.” Harry non riusciva a sopportare l’idea di starsene seduto nella Sala Grande a guardare Draco, no, Malfoy, vantarsi del meraviglioso inganno con cui aveva fregato Harry Potter.
“Sei sicuro? Vuoi che ti porti qualcosa?”
“No, non ti preoccupare” rispose Harry, pensando tra sé e sé: “Va’ via, Ron... Va’ via e lasciami soffrire in pace.”
Ron se n’era andato da appena mezzora quando Harry udì un familiare ticchettio alla finestra. Si trascinò lì e vide Edvige con un messaggio legato alla zampa. Harry slegò il biglietto e le lanciò una nocciolina.
 
         Ho bisogno di parlarti.
 
Maledetto idiota, che faccia tosta a usare Edvige. Harry appallottolò il foglietto e lo lanciò nel camino. Edvige svolazzò un po’ nella stanza, poi si fermò vicino a Harry che si era seduto sul letto. Allungò la mano e accarezzò delicatamente la candida civetta delle nevi. “Non è colpa tua. So che ti ha convinto a farlo.”
Harry riuscì con successo a evitare Malfoy per tutta la settimana. Malfoy non aveva tentato di mandargli altri biglietti, né messaggi in codice nei corridoi. Bene, pensò Harry. Finalmente aveva recepito il messaggio. Questo non impedì a Harry di fissare il soffitto del suo baldacchino ogni notte, chiedendosi come avrebbe fatto ad affrontare un altro giorno in cui lo avrebbe visto a lezione.
Sabato tutti sarebbero andati a Hogsmeade. Harry non aveva mai avuto meno voglia di andarci, ma sapeva che sarebbe stato meglio che rimanere a rimuginare nella sua stanza. Lo aveva fatto già abbastanza per tutta la settimana. I Grifondoro si avviarono lungo il sentiero che portava a Hogsmeade. Harry udì Hermione sussultare e alzò lo sguardo: Cedric li stava aspettando in fondo alla collina.
“Harry, so che questa settimana c’era qualcosa che non andava. E credo che abbia a che fare con Cedric; non devi...” Hermione lo afferrò per la mano. Harry rise: “Davvero, Hermione, non ha niente a che fare con Cedric.”
“Harry, per piacere, vuoi che resti con te...” Era ovvio che non gli credesse.
“No” disse schietto Harry. “Vi raggiungo giù al villaggio.” Gli altri Grifondoro lanciarono uno sguardo curioso a Cedric mentre gli si avvicinavano lungo il sentiero. Harry si fermò ma fece loro segno di andare avanti. Cedric salutò Harry con un cenno del capo e gli sorrise. Hermione se ne andò riluttante, continuando a lanciarsi occhiate alle spalle. Harry digrignò i denti e fissò lo sguardo oltre la sua spalla, non volendo fissare negli occhi l’amico.
“Gli dovrai parlare prima o poi, Harry” disse piano Cedric.
“Non ho niente da dirgli.”
“Non voglio mettermi in mezzo, l’ho detto anche a lui. Ma devi parlargli almeno una volta, per capire a che punto siete rimasti voi due.”
Harry rise con amarezza. “Non c’è nessun noi. C’è solo il maledetto Draco Malfoy e quell’idiota di Harry Potter che è stato tanto ingenuo da-”
Cedric sollevò le mani. “Come ho detto, non voglio entrarci. Sono amico di entrambi. E tu devi dirgli quello che hai accumulato dentro per tutta la settimana.”
Harry inspirò profondamente. “Va bene. Digli che lo incontrerò stasera, giù. Tanto devo comunque recuperare la mia Firebolt.”
“E i tuoi album?” domandò Cedric.
Harry percepì salire le lacrime che aveva trattenuto per tutta la settimana. Scosse il capo con rabbia, deciso a non cedere. “A quanto pare perderò quegli album per la seconda volta. Non ho intenzione di conservare un suo regalo.”
Cedric allungò la mano per afferrargli il braccio, ma Harry si scansò e si avviò giù per la collina. Prima avrebbe concluso le cose con Malfoy, meglio sarebbe stato.

 

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Harry avvertì lo sguardo di Draco fisso su di lui per tutta la durata della cena. Ascoltò con un orecchio solo le chiacchiere eccitate degli altri sulla giornata trascorsa fuori, mentre piluccava il suo cibo. Infine si alzò e disse a Hermione che sarebbe tornato alla torre.
“Vuoi che venga con te?” domandò lei. “Se hai bisogno di confidarti...”
“No, ho solo bisogno di stare da solo.”
Harry si affrettò su per le scale. La sala comune era vuota e lui scivolò attraverso il passaggio del tunnel. Sospirò di sollievo quando riemerse negli spogliatoi: Malfoy non c’era ancora. Si avvicinò all’armadietto dove aveva stipato la sua scopa e la divisa da Quidditch. Li tirò fuori e li posizionò con cura davanti all’ingresso del tunnel per Grifondoro: non voleva dimenticarli là sotto una volta finito di parlare con Malfoy.
Entrò nell’ufficio. Gli album erano ancora sulla scrivania. Allungò una mano e con il dito seguì il contorno del sottomarino sulla custodia di carta del disco dei Beatles Yellow Submarine. Non si accorse di stare piangendo fino a che una lacrima non cadde sulla copertina. La asciugò con rabbia e poi si asciugò anche le guance. Non lo avrebbe fatto, non sarebbe crollato.
“Harry.” La voce di Malfoy arrivò dalla porta. Harry non si voltò.
“È Potter per te” disse più freddamente che poté. “Sono venuto solo a prendere la mia roba.”
“Per favore, non fare così” implorò piano Malfoy. “Permettimi di spiegare.”
“Non c’è niente da spiegare.” Harry colpì il tavolo con un pugno e si voltò per affrontare Malfoy. “Questa cosa, qualunque cosa fosse, è finita.”
La faccia di Draco era pallida, gli occhi grigi pieni di lacrime. Harry lo superò e Draco allungò una mano e lo afferrò per il braccio. “Ho bisogno di parlarti.”
“No.” Harry fissò la mano che lo aveva afferrato e poi alzò lo sguardo verso Malfoy, a pochi centimetri da lui. “Non posso stare con qualcuno che odia gli altri solo perché figli di determinati genitori. E che si cura così poco dei miei amici.”
“Non è così” latrò Draco. Harry tirò il braccio.
“Lasciami.”
“No.” Draco strinse la presa. “Harry, per favore...”
“Non chiamarmi Harry.” Harry allungò il braccio destro e colpì Draco con tutta la rabbia che aveva avvertito per tutta la settimana, con un pugno che atterrò dritto sullo zigomo di Draco. La sua testa scattò all’indietro e cadde a terra. Harry lo guardò dall’alto freddamente e si voltò, diretto al tunnel di Grifondoro. Si sporse per prendere la scopa quando avvertì Draco dietro di lui che stava per colpirlo. Si voltò e si piegò, poi scattò in avanti e fece perdere l’equilibrio a Draco, gettandolo a terra e bloccandolo. Draco lo colpì al fianco, tentando di fargli mollare la presa. Harry si abbandonò alla rabbia, colpendo Draco dovunque potesse. Draco riuscì a liberare il braccio e gli tirò un pugno sul naso. Harry sentì subito il sapore metallico del sangue andargli giù per la bocca e la gola. Draco smise di agitarsi e allungò una mano aperta. Harry si lasciò cadere all’indietro, sedendosi sul pavimento, intontito dal dolore del colpo.
“Merda, Harry. Mi dispiace.”
Harry si ripulì con il dorso della mano il sangue che veniva giù dal naso. Si sforzò di alzarsi e guardò Draco. “Pare che siamo di nuovo punto e a capo da dove avevamo iniziato.” Si voltò e si avviò verso l’entrata del tunnel, tirando fuori la bacchetta per aprire il passaggio.
“Non puoi tornare al dormitorio in quelle condizioni” lo chiamò Malfoy.
“Non dirmi cosa posso o non posso fare” rispose piano Harry; aveva abbassato la bacchetta e si era appoggiato al muro, la testa bassa. “Non ne hai il diritto.”
“Nemmeno tu” disse Malfoy. “Non puoi dirmi con chi posso o non posso parlare.”
Harry si voltò. “No, non posso... Quello che posso fare è dire che non sarò amico di qualcuno che dice e che crede in cose così orribili.” Avvertì il sangue gocciolargli lungo la faccia e lo pulì con un gesto rabbioso. “Tu... mi piacevi davvero, Draco. Ero così felice quaggiù con te. Pensavo lo fossi anche tu, invece hai dovuto rovinare tutto.”
“Lo so. Mi dispiace.” Draco non si era alzato. Se ne stava seduto sul pavimento dove si erano azzuffati, le braccia sulle ginocchia.
Tutta la rabbia di Harry svanì e lui scivolò lungo il muro, poco distante da Draco. Chiuse gli occhi e piegò la testa indietro. Si tastò piano il naso. L’emorragia si era fermata.
“Te l’ho rotto?” chiese Draco guardandolo.
“Non credo. Non scricchiola. La prossima volta dovrai provare più forte.”
“Non voglio che ci sia una prossima volta.”
“Perché l’hai fatto?” domandò piano Harry, evitando ancora lo sguardo di Malfoy. “L’articolo, perché l’hai fatto?”
“Non so come sia successo. La Skeeter stava parlando con tutti noi Serpeverde, chiedendo della scuola. E qualcuno ha nominato la storia di Hagrid e dell’Ippogrifo. Lei continuava a fare domande e tutti stavano raccontando le cose negative che erano andate storte durante le lezioni di Hagrid. Gli Schiopodi e tutto il resto.” Draco fece una smorfia. “E poi ci ha chiesto se sapessimo che Hagrid era un gigante e tutti hanno iniziato a chiacchierare eccitati di questa cosa. In realtà non ricordo di aver detto metà delle cose che lei ha detto che io ho detto. Ma potrei averlo fatto. E quella sua dannata piuma schizzava frenetica sulla pergamena, scrivendo chissà cosa.”
“Quella sua maledetta piuma.” Harry fece una smorfia. “Metà della roba che ha citato di me in quel primo articolo era inventata. Non avrei mai potuto dire le cose che lei ha detto che io ho detto.”
“Per quel che vale... mi dispiace” concluse Draco. Poi alzò lo sguardo e fissò Harry, che aveva lo sguardo scuro e imperscrutabile.
“Ti dispiace per quello che hai detto su Hagrid? O ti dispiace perché questo” Harry agitò la mano a indicare la stanza “è finito?”
“Sono dispiaciuto di averti ferito. Ciò in cui credo, non fa parte di noi, no? Non possiamo semplicemente-”
Harry si alzò, scuotendo il capo. “Non posso stare con qualcuno che la pensa in quel modo, Draco. Vorrei... Vorrei che tutto questo fosse andato diversamente.” Harry si vide nello specchio e fece una smorfia. Si avvicinò ai lavandini e aprì l’acqua per sciacquarsi con cura la faccia, per lavare via il sangue. Chiuse il rubinetto e guardò di nuovo nello specchio: Draco era dietro di lui.
“Questo è quello che la mia famiglia mi ha insegnato. Mi è stato inculcato ogni giorno. Sangue sporco, Mezzosangue, l’odio per chiunque non fosse Purosangue.”
Harry sostenne lo sguardo di Draco nello specchio e scosse piano la testa. “Devi iniziare a pensare con la tua testa. Io sono un Mezzosangue. Quando metti insieme Mezzosangue e nati babbani, stai includendo anche me. Non puoi tenere a me e allo stesso tempo credere che io e tutti quelli come me valiamo meno di te e della tua famiglia solo perché siete Purosangue. Se non ci credi più in queste cose, allora devi imparare a combattere per ciò che credi sia giusto, non seguire ciecamente tuo padre e basta. Non puoi avere il piede in due scarpe.” Si voltò e tornò all’ingresso del tunnel, raccogliendo le sue cose. “Ci vediamo in giro.”
“Non andare, Harry, per piacere” lo supplicò Draco, ma Harry aprì il passaggio con un colpo di bacchetta e lo attraversò senza guardarsi indietro.

 

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Ron e Hermione lo avevano fissato a bocca aperta quando era tornato alla torre. Si era rifiutato di farsi curare le ferite da Hermione. Lei aveva scosso il capo e borbottato qualcosa sul fatto che avrebbe parlato con la McGranitt di Cedric. Non aveva creduto che non aveva litigato con Cedric, fino a quando la mattina seguente a colazione non aveva visto Malfoy con le stesse ferite di Harry.
Per la fine della giornata, il litigio Potter/Malfoy era sulla bocca di tutta la scuola. Cedric aveva fermato Harry, intenzionato a parlargli, ma Harry si era allontanato in fretta. Prima avrebbe dimenticato tutto su Malfoy, meglio sarebbe stato. Malfoy non tentò di parlargli di nuovo. Si incrociavano nei corridoi ignorandosi con cura. In tutta la scuola proliferavano le scommesse su quando sarebbe stato il loro prossimo litigio e chi dei due avrebbe vinto.
I giorni della settimana seguente passarono in una macchia confusa. L’unica cosa che distraeva Harry dalla sofferenza per aver rotto con Draco era la consapevolezza che mancavano solo quattro settimane alla seconda prova e lui non aveva ancora la minima idea di cosa fosse.
Desiderava disperatamente di andare a volare, era l’unica cosa che gli permetteva di evadere dalle preoccupazioni ed essere felice. E ora Draco gli aveva tolto anche quella cosa, pensò amaramente Harry. Anche se dovette ammettere con se stesso che non sarebbe stato in grado di volare per tutto l’anno se non fosse stato per Draco e la sua stanza segreta. Come misera sostituzione, Harry aveva preso l’abitudine di andare a correre. Si alzava presto tutte le mattine e andava a correre attorno al lago, giro dopo giro, fino a che non ce la faceva più.
Era seduto sulle scalinate esterne del castello, aspettando che il battito frenetico del suo cuore tornasse normale. Se ne stava seduto lì con la testa tra le ginocchia, a riprendere fiato, quando vide due piedi e sentì qualcuno prendere posto vicino a lui. Alzò di poco lo sguardo e notò l’ormai familiare divisa bordata di giallo e nero dei Tassorosso che copriva le gambe del nuovo venuto. Non ebbe bisogno di guardare in su per sapere che si trattava di Cedric.
“Ciao Cedric.”
“Mi eviti.”
“Evito tutti” disse Harry con voce stanca. “Inoltre, sei tu che non vuoi metterti in mezzo.”
“No, non voglio, ma sono comunque tuo amico e sono preoccupato per te. Non sono venuto qui per parlarti di Draco.” Harry lo guardò sorpreso. Cedric lo fissò impensierito. “Mancano solo tre settimane alla seconda prova. Devi concentrarti su quella... Non hai nemmeno risolto l’indovinello dell’uovo, vero?” domandò piano.
“Come sai che è così?” chiese automaticamente Harry, anche se era la verità.
“Perché non sei nel panico e non stai passando ogni minuto in Biblioteca come sto facendo io” disse Cedric con una risata.
Harry sentì il cuore mancare un battito. “Peggio dei draghi?” domandò piano, provando a immaginare di cosa si trattasse.
“Credo che questa si più impegnativa dal punto di vista magico. Più difficile da risolvere” rispose Cedric lentamente. “Devi iniziare a lavorarci su. Porta l’uovo con te nel bagno dei Prefetti al quinto piano... fatti un bagno.”
“Un bagno con l’uovo?” Harry era sbalordito.
“Fidati di me. Devi concentrarti su questa cosa, Harry. Non puoi permetterti di passare altro tempo a tenere il broncio per Draco. Avrai tempo per risolvere quella cosa... dopo.”
“Non sto tenendo il broncio. E poi, non c’è niente da risolvere. È finita” disse piano Harry. Stranamente, quelle parole non fecero tanto male quanto lo facevano prima. Probabilmente si stava abituando all’idea.

 

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Harry sgattaiolò via dal suo quasi-incontro con Piton e Gazza tremando. C’era mancato davvero poco, ora che non aveva più la mappa dopo che Moody gliel’aveva confiscata. Finalmente aveva risolto il mistero dell’uovo ma non aveva idea di come avrebbe fatto a stare sott’acqua nel lago per un’ora intera. Poteva nuotare per un paio di giri, ma non avrebbe mai potuto... Aveva bisogno di Hermione.
Il giorno dopo, Harry, Ron e Hermione entrarono in Biblioteca. Harry rise, Cedric era seduto a un tavolo da solo con una grossa pila di libri. Alzò lo sguardo verso Harry e gli fece l’occhiolino, tornando poi a sfogliare le pagine dei suoi tomi.
Ogni minuto libero che aveva ormai lo passava in Biblioteca e durante il giorno tutto ciò a cui pensava era a come trovare un modo per superare la seconda prova. Era solo quando si ritirava nel suo letto alla fine della giornata che si concedeva di pensare a Draco. Maledicendosi per la sua debolezza, tirava fuori dal baule il pezzo di sciarpa di seta verde e se ne stava disteso a letto, passandosi la stoffa tra le mani. Sentendo la seta fresca scivolargli tra le dita, ripensava a tutti i momenti che avevano trascorso assieme. Il primo incontro con Cedric, la punizione con Piton quando aveva sentito la mano di Draco sulla sua spalla e si era permesso di sperare, la loro connessione attraverso la Maledizione Imperius...

 

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Seconda prova
 


Draco sedeva sugli spalti con vista sul lago. Cedric, Fleur e Krum erano in piedi sulla piattaforma vicino all’acqua, ma non c’era traccia di Harry. “Dove diavolo è Potter?” si lamentò con Blaise.
“Non ne ho idea, ma sembra che perderai questa scommessa” sghignazzò lui.
Draco poteva vedere i giudici che, riuniti, discutevano il da farsi. Dove erano la Granger e Weasley? Con Potter? Forse, ma lui non avrebbe mai bigiato, vero? Anche solo per il fatto che la Granger non glielo avrebbe mai permesso.
La McGranitt si era appena sollevata la veste per affrettarsi verso il castello, quando videro una figura correre attorno al lago a velocità inaudita. Indossava l’uniforme ed era tutto scarmigliato, con i capelli che gli puntavano in tutte le direzioni. Draco imprecò, non sapeva se essere felice o arrabbiato del fatto che Harry si fosse fatto vivo.
Harry si fermò vicino agli altri; si piegò, tentando di riprendere fiato. Draco vide Cedric tentare di avvicinarsi per parlargli ma Bagman fece l’annuncio e il cornò suonò e la competizione iniziò.
“Sta entrando in acqua così com’è!” esclamò deliziata Pansy, battendo le mani eccitata. “Credo che il ragazzo prodigio a questo giro fallirà!”
Cedric, Krum e Fleur erano già spariti nel lago. Harry si stava ancora addentrando lentamente in acqua. Draco lo studiò attento, sembrava che stesse digrignando i denti. “Non ha un piano?” “Non si spoglia?” “Non può entrare nel lago con l’uniforme!” La folla lo derideva e fischiava.
Draco vide il corpo di Harry sussultare, gli stava succedendo qualcosa. La bocca e il naso gli si ricoprirono improvvisamente di un materiale color carne. Si portò le mani al collo, dove erano apparse grosse branchie. Prima che Draco capisse come fosse successo ciò, Harry era scomparso sotto la superficie.
“Che diavolo ha fatto? Hai visto la sua faccia che spariva?” domandò sconvolto Blaise. Draco scosse il capo e guardò l’orologio. Mancavano cinquantacinque minuti. Fissò il lago, nessun movimento. Bolle eruppero dalla superficie dell’acqua, ma tutte le ondine concentriche erano sparite.
Con timore, Draco realizzò che questo era peggio dei draghi. Harry poteva anche annegare lì sotto e nessuno se ne sarebbe reso conto. Imprecando, controllò l’orologio. Dieci minuti passarono. Venti minuti. Che diavolo stava succedendo? Draco guardò verso il tavolo dei giudici: nessuno di loro sembrava preoccupato. Forse là sotto c’erano persone che controllavano che niente andasse storto.
Improvvisamente, ci fu un grosso spruzzo e la folla balzò in piedi. Fleur era riemersa, tossendo e agitando le braccia. Qualcosa sotto la superficie la tirò verso la piattaforma dei giudici. Draco vide Madama Chips affrettarsi verso di lei e aiutarla a uscire dall’acqua, ricoprendola poi con una coperta. Fleur gridò qualcosa e lottò per tornare in acqua. Che cosa dovevano recuperare là sotto? Bagman aveva detto solo che gli era stato sottratto qualcosa e che avrebbero dovuto recuperarla. Cosa poteva essere? Cosa poteva essere così prezioso da spingerli a nuotare sott’acqua per un’ora? Draco osservò Fleur, era sconvolta. Non era solo per la gara; non credeva che avrebbe rischiato di annegare di nuovo solo per il Torneo Tremaghi.
“Dove sono gli amichetti di Potter? Sembra impossibile che abbiano potuto perdersi tutto questo” commentò Pansy a Blaise.
Gli occhi di Draco schizzarono verso la tribuna di Grifondoro. Weasley e la Granger non c’erano. Con timore Draco guardò verso la zona dei Corvonero e studiò tutte le facce fino a che non si accorse che anche Cho Chang mancava.
Non gli era stato sottratto qualcosa, ma qualcuno. Draco sentì la nausea salire: sapeva che niente avrebbe impedito a Harry di salvare i suoi amici. Avrebbe rischiato il tutto per tutto. I minuti passavano lentamente; finalmente vide la McGranitt e Moody avvicinarsi preoccupati alla superficie del lago. Draco sapeva che l’occhio magico di Moody stava tentando di penetrare la superficie dell’acqua per vedere cosa stesse accadendo là sotto.
L’ora designata finì e ancora nessun segno dei tre restanti campioni. Potevano essere affogati tutti e tre? Ci fu una piega sulla superficie e improvvisamente Cedric riemerse portando con sé Cho Chang, la bolla d’aria ancora attorno alla sua testa mentre nuotava verso la riva. Cho sorrise e lo abbracciò, poi uscirono dall’acqua circondati dal boato della folla. Madama Chips li avvicinò con delle coperte, mettendogliele sulle spalle una volta che furono fuori dall’acqua.
Il prossimo fu Krum, che teneva tra le braccia una Hermione Granger svenuta. Appena fu fuori dal lago, la testa di squalo sparì. La Granger si riprese e si guardò intorno, come sorpresa di trovarsi fuori dall’acqua. Entrambi nuotarono verso la riva e Draco assottigliò lo sguardo quando lei abbracciò Krum. Ma poi lei si guardò intorno febbrilmente quando si rese conto che Harry e Weasley non erano ancora tornati. Cedric era con i piedi a mollo, in cerca di Harry con lo sguardo.
“Dove diavolo è Potter?”
“Su con la vita, Draco” sorrise Pansy. “Ha chiaramente perso questa prova. E speriamo che non riemerga mai più.”
Dove diavolo era? Il cuore di Draco si fermò quando udì un forte spruzzo e Harry comparve, portando con sé sia Ron che una ragazzina. Vide Weasley sputare acqua e guardarsi intorno con un sorriso stampato in volto. Harry nuotò lentamente verso la riva, trainando la ragazzina al suo fianco. Sembrava che Weasley stesse urlando qualcosa a Harry.
“Probabilmente si sta lamentando di quanto gli ci è voluto, e chi può biasimarlo. È maledettamente in ritardo” commentò Blaise. Draco si trattenne dall’urlare a Blaise di andare ad affrontare la prova prima di criticare il modo in cui Harry lo aveva fatto.
“Quelli sono maridi?” domandò Goyle puntando il dito. Draco guardò di nuovo verso il lago. Vicino a dove era riemerso Harry, più di una dozzina di teste verdi e muschiose facevano capolino dalla superficie. Una di loro nuotò verso la piattaforma dei giudici e Silente si alzò e si inginocchiò per parlarci. Un mormorio si diffuse tra la folla e molti iniziarono a battere i piedi, impazienti di ascoltare i voti dei giudici. Silente si raddrizzò e andò a parlare con gli altri giudici.
“Sta succedendo qualcosa” mormorò Blaise. “Forse sbatteranno Potter fuori dal torneo perché ci ha messo troppo a riemergere.”
La voce di Bagman risuonò sul lago. Draco recepì a malapena quello che stava dicendo, stava guardando Fleur che abbracciava la ragazzina e capì chi fosse: era la sua sorellina. Non c’era da meravigliarsi che la campionessa di Beauxbaton fosse così decisa a voler tornare sott’acqua. E Potter aveva salvato lei e Weasley. Ora Fleur si era alzata in piedi e stava stringendo forte Harry, baciandolo su entrambe le guance.
“Dannato Potter.”
“Puoi dirlo forte. Come può essere stato l’ultimo a riemergere eppure concorrere di nuovo per il primo posto? Questa cosa deve essere truccata” borbottò Blaise.
“Aspetta, che è successo? Non ho capito quello che ha detto Bagman.” Draco si guardò intorno sorpreso.”
“Sinceramente, Draco, devi stare più attento. Stanno sostenendo che Potter sia stato il primo a trovare i quattro ostaggi ma che sia rimasto lì fino alla fine per essere sicuro che venissero portati tutti in salvo. A me sembrano solo un mucchio di fesserie. Gli hanno dato quarantacinque punti per ‘fibra morale’, se ci credi. Almeno Diggory è pari al primo posto con lui. La prossima volta batterà Potter.”
I Serpeverde si alzarono e se ne andarono. Draco rimase seduto dov’era a guardare Harry e i suoi due amici unirsi a Cedric e abbracciarsi.
“Non vieni, Draco? Faremo una festa di commiserazione nei sotterranei” lo chiamò Pansy. Draco rifiutò con un cenno della mano. “Devo fare una cosa. Arriverò tra poco.”
Rimase seduto lì, mentre tutti si avviavano lentamente verso il lago e poi verso il castello. Vide Harry e i suoi amici camminare a braccetto verso il castello, ridendo di gusto. Quando furono spariti alla vista, Draco tornò a fissare il lago. I maridi erano tornati nelle oscure profondità da cui erano venuti. Conta sempre su Harry per intraprendere la strada dell’eroe. Se fosse stato Draco a competere, avrebbe afferrato il suo ostaggio e si sarebbe affrettato verso la superficie senza esitare. Ma Harry era rimasto, per assicurarsi che fossero tutti tratti in salvo.
Non per la prima volta, Draco si rese conto del fatto che qualunque cosa spingesse Potter a combattere per ciò che era giusto, era semplicemente parte di lui. Quell’idiota si faceva largo a fatica, inciampava e balbettava attraverso le lezioni e la vita in generale. Ma quando si trattava di decidere il da farsi in una situazione difficile, non esitava a scegliere la via più giusta. Dove lo aveva imparato? Non dai suoi genitori, e non dai Dursley. Draco aveva dato la colpa per quell’articolo che aveva incasinato tutto al modo in cui era stato cresciuto, ai suoi genitori. Ora sapeva che quella non era una motivazione sufficiente. Potter era stato cresciuto in un diavolo di ripostiglio, eppure faceva sempre la cosa giusta.
Draco sentì di aver passato le ultime quattro settimane come un sonnambulo. Chiuse gli occhi e ripensò al ballo che aveva fatto con Harry la mattina della vigilia di Natale sulle strane note di quella band babbana. E poi Harry aveva lasciato sul tavolo quegli album, quando se n’era andato. Ed erano ancora lì. Draco non andava quasi più giù negli spogliatoi. L’unico posto a Hogwarts che era stato suo soltanto, e ora non riusciva più a starci senza Harry. Avrebbe dato qualunque cosa per far tornare tutto come prima. Draco fissò il lago, avrebbe dato qualunque cosa. Ma avrebbe fatto qualunque cosa? Draco sapeva cosa doveva fare; lo sapeva da settimane ormai. Non sapeva se avrebbe funzionato, ma doveva provarci. E al diavolo le conseguenze.

 

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Quella sera ci fu una festa nella Sala Grande, per la fine della seconda prova. Gli studenti di Hogwarts erano in tripudio, con i loro due campioni in testa alla pari. Anche gli studenti di Beauxbaton stavano festeggiando, nonostante Fleur fosse ultima in classifica. Lei e sua sorella erano corse ad abbracciare Harry non appena era entrato nella sala con Ron e Hermione. Con suo grande imbarazzo, molte studentesse per tutta la cena gli lanciarono luminose scie di stelle brillanti che si muovevano attorno alla sua testa.
I Grifondoro erano estatici; Harry riuscì a malapena a mangiare per tutto lo sgomitare che c’era al tavolo. Infine, apparvero i dolci sul tavolo e, mentre stava allungando una mano per prendere una fetta di torta di melassa, udì Ron esclamare: “Che ha intenzione di fare Malfoy? Se vuole dar fastidio a Hagrid, gli farò-”
Harry alzò la testa di scatto verso il tavolo dei professori. Draco era in piedi vicino a Hagrid, che si era sporto ad ascoltarlo con una postura molto rigida. Vide il volto di Hagrid divenire di ghiaccio.
“Quel bastardo...” Harry stava per alzarsi e raggiungerli, quando sentì Hermione esclamare: “No, aspetta...”
Draco Malfoy, Purosangue, stava porgendo la mano a Hagrid. Harry guardò Hagrid esitare e poi stringergli la mano. Il tavolo di Serpeverde era completamente silenzioso, così come tutti quelli attorno a Harry. Draco fece un piccolo sorriso a Hagrid e poi lasciò la Sala Grande, senza guardarsi attorno.
“Che diavolo voleva essere quello?” Ron scosse il capo incredulo.
“So che cosa sembra, ma non ci credo” esclamò Hermione. “Voglio andare a chiedere...”
“No” disse Harry saltando su. “Ci vado io. Devo sapere...” Harry avvertì un brusio familiare nelle orecchie. Raggiunse Hagrid, che aveva ancora un’espressione leggermente sconvolta in faccia.
“Hagrid? Che è successo? Stai bene? Cosa ti ha detto Malfoy?”
“Si è scusato” disse Hagrid. Si era infilato un dito in un orecchio, come a voler controllare di sentirci ancora bene. “Ha detto che non doveva dire quelle cose a quella Skeeter e che è contento che sono tornato a insegnare.” Hagrid guardò Harry. “Non credevo che avrei visto il giorno in cui un Malfoy si scusava.”
Harry guardò verso le porte da dove era uscito Malfoy e poi lanciò uno sguardo al tavolo di Serpeverde. Stavano tutti parlottando arrabbiati, agitando le braccia. Di sicuro non si trattava di qualche scherzetto da Serpeverde che Draco aveva deciso di fare a Hagrid. Harry sorrise all’amico e se ne andò.
Tornò a sedersi al tavolo di Grifondoro. “Che cos’era?”, “Che gli ha detto?” chiesero in coro Ron e Hermione.
“Si è scusato” rispose Harry con una risata incredula. “Ha chiesto scusa a Hagrid.”
“Come se questo possa perdonargli quello che ha detto!” disse Hermione arrabbiata.
“È un inizio” obiettò piano Harry. “Devo andare a fare... una cosa. Ci vediamo alla torre tra poco.”
“Dove stai andando? Non puoi andartene stasera, c’è una festa!” disse Ron guardandolo incredulo.
“Lo so, tornerò su tra poco” gli assicurò Harry alzandosi velocemente dal tavolo. Esitò mentre usciva dalla Sala Grande. Sapeva che Fred, George e gli altri erano indaffarati ad addobbare la sala comune di Grifondoro. Imprecando, corse fuori dal castello e fece il giro fino alla Torre Ovest. Rallentò quando arrivò. Fissò l’entrata. Voleva farlo davvero? Delle scuse non facevano ammenda per ciò che Draco aveva combinato. Harry sentì il cuore battergli forte nel petto.
Ma sapeva che da quando lui e Draco avevano rotto, non era più stato felice. Ci era voluto tutto questo tempo anche solo per pensare al suo nome senza soffrire. Tutte le notti continuava ad addormentarsi tenendo stretta tra le mani la maledetta sciarpa di quell’idiota. Erano tutte buone ragioni per non aprire di nuovo quella porta. Non voleva rendersi di nuovo così vulnerabile. Harry scosse il capo e mentre lo faceva prese un grosso respiro: “Aperiens.”
Draco era seduto sul pavimento, con la schiena contro gli armadietti di fronte all’ingresso del tunnel di Grifondoro. Si teneva la testa tra le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia. Non aveva sentito Harry entrare dall’altra porta.
“Credevo che i Malfoy non si sedessero sul pavimento” disse piano Harry. Draco sollevò di scatto la testa sorpreso e si alzò velocemente in piedi.
“Beh, la aggiungeremo a quelle cose che sto rivalutando sulla mia famiglia” rispose piano lui. I suoi occhi erano fissi su Harry che attraversò la stanza per avvicinarglisi. “Non pensavo che saresti venuto.”
“Ed è per questo che te ne stavi qui seduto ad aspettarmi?” domandò Harry, con un tono un po’ più aspro di quello che volesse.
Draco si strinse nelle spalle. “Speravo che forse... Ma non ho pensato davvero che potesse essere abbastanza per farti cambiare idea.”
“Non lo è” rispose Harry piattamente. Le spalle di Draco si afflosciarono. Harry si sforzò di fargli un piccolo sorriso. “Ma è un inizio” terminò piano.
Gli occhi di Draco si illuminarono, ma la sua espressione non cambiò. “Lo so. Non so se ci riuscirò, ma voglio... cambiare.” Si passò una mano tra i capelli. “Sono rimasto seduto su quegli spalti per molto tempo dopo che tutti se n’erano andati. Tu mi fai venire voglia di vedere le cose in maniera diversa. Voglio guardarmi nello specchio la mattina e vedere qualcosa che mi piace. Non voglio diventare come mio padre.”
Harry aveva trattenuto il fiato mentre ascoltava Draco. Prese un grosso respiro. “Non so se posso farcela di nuovo, Draco. Non sono mai stato così male come l’ultimo mese. Ogni dannata notte chiudevo gli occhi e pensavo a te...”
Draco fece una mezza risata. “Ogni giorno, ogni notte. È stato un inferno. Lo so che stai meglio senza di me-”
“Non decidere da solo con cosa sto meglio o no” esclamò duramente Harry, avvicinandosi a Draco. “I due mesi in cui siamo stati insieme, sono stati i più felici degli ultimi anni. Non denigrarti, dicendo che non sei abbastanza per me, questo è solo un pretesto per tirarti indietro.”
Harry si fermò a un passo da Draco. “Sono disposto a provarci di nuovo, perché senza di te sono infelice. E voglio credere nel Draco di quaggiù.” Harry allungò la mano e la posò sulla guancia di Draco. Draco era immobile, quasi non respirava. “Spero che un giorno il Draco di quaggiù e quello di lassù si fondano insieme.”
Draco voltò piano la testa e baciò il palmo della mano di Harry che gli stava accarezzando la guancia. “Anche io.” Rimasero lì fermi per un minuto, entrambi spaventati all’idea di muoversi. Harry gemette e si lanciò ad abbracciare Draco, che si sciolse contro di lui. Rimasero lì in piedi, abbracciati stretti, per quelle che sembrarono ore.
“Devo tornare su. Hanno organizzato una festa a sorpresa per me nel dormitorio” disse Harry con voce roca, rompendo l’abbraccio. Esitò, poi baciò Draco brevemente sulle labbra. “Dobbiamo parlare di più. Stabilire un po’ di quelle regole di base che a Cedric piacciono tanto.”
Draco annuì, gli occhi lucidi di lacrime non versate. “Mi hai spaventato a morte oggi, lì al lago. Mi sorprende che i capelli non mi siano diventati grigi.”
Harry allungò una mano e gli scompigliò la chioma. “Mi sembrano perfetti come sempre.”
Draco si scostò dagli occhi la frangia.
“Quindi siamo a posto?”
Harry esitò. “Prendiamola con calma e vediamo cosa succede. Non voglio fare promesse...”
“Va bene, voglio solo una possibilità” disse in fretta Draco. “Okay, vai al tuo party, io andrò a farmi pestare per bene nei sotterranei.” Gli occhi di Harry si spalancarono pieni di preoccupazione.
“Dici sul serio? Non lo farebbero mai, vero?” Draco si pentì di aver aperto bocca.
“Nah, stavo solo scherzando. Non saranno contenti, ma posso gestire la cosa.” Si raddrizzò, levandosi in tutta la sua altezza. “Ci sono cose molto peggiori.” Esitò, poi si sporse in avanti e baciò Harry ancora una volta. “Vai, divertiti alla tua festicciola Grifondoro.”
Harry gli fece un mezzo sorriso e se ne andò per la porta che conduceva fuori. Si sbrigò e rientrò nel castello attraverso l’entrata del cortile.
 
 


* Song Credits
“A Hard Day’s Night” written by John Lennon, and credited to Lennon–McCartney (A
Hard Day’s Night album)
“I’m Happy Just to Dance with You” written by John Lennon and Paul McCartney (A
Hard Day’s Night album)
“Can’t You Hear Me Knocking” written by Mick Jagger and Keith Richards (Sticky
Fingers album)
“Wild Horses” written by Mick Jagger and Keith Richards (Sticky Fingers album)

  
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