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Autore: Harry Fine    10/06/2021    2 recensioni
Iselen Surana, Runaan Mahariel, Aida Tabris, Persephone Cousland, Micah Brosca e Aura Aeducan vivono ognuno la propria vita, tutti bloccati dai loro problemi e deliziati dai loro affetti. Nessuno di loro sa chi siano gli altri, ma molto presto dovranno unirsi e affrontare il Flagello, la calamità peggiore che loro e il loro mondo abbiano mai visto e che minaccia di inghiottire ogni cosa, insieme ad un'improbabile compagnia di alleati, facendo tutto ciò che è necessario per salvare il paese che conoscono. Anche se il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Morrigan, Nuovo personaggio, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Tre umani correvano terrorizzati attraverso la fitta foresta di Brecilian, inciampando tra le radici degli enormi alberi e impigliandosi capelli e vestiti tra i lunghi rami frondosi e carichi di foglie. Avevano il fiato corto e gli occhi sbarrati, non sapevano nemmeno dove stavano andando, ma sapevano di essere inseguiti da Due ombre agili e veloci dagli occhi scintillanti simili a quelli di un gatto,  che facevano più paura di qualunque animale.

Uno di loro svoltò bruscamente verso sinistra, ma crollò a terra sul terreno coperto di muschio. E quando i suoi compagni si chinarono per aiutarlo a rialzarsi, si ritrovarono davanti le punte di due frecce che lo fece impallidire di paura.

 

I proprietari degli archi erano due elfi dai capelli biondi e abbronzati, entrambi dai lineamenti dolci e le lunghe orecchie appuntite: quello a destra aveva i capelli corti, grandi occhi celesti e uno strano tatuaggio azzurro che andava dalla punta del naso fino alla fronte, diramandosi come i rami di un albero.

Quello a sinistra era leggermente più alto e i lunghi capelli mossi scendevano oltre metà della schiena, I suoi occhi erano verdi e aveva un tatuaggio dello stesso colore sulla fronte che ricordava vagamente le corna degli halla, creature simili a cervi che vivevano nella foresta.

 

I tre uomini tremavano di paura; quelli erano elfi dalish, selvaggi nomadi che vivevano nella foresta lontani dalla civiltà umana, veneratori di culti pagani e intorno ai quali ruotava ogni genere di storia: che potevano mutare in animali e mimetizzarsi nei boschi per poi saltare fuori e uccidere qualsiasi umano abbastanza incauto da avvicinarsi ai loro campi.

Quello con i capelli corti esibì un sorrisetto Beffardo. 《Che cosa ci fate qui, shem? Non siete un po' lontani da casa?》

《Già. Credo che non dovreste spingervi tanto a fondo nella foresta, potreste incontrare elfi cattivi.》 Li sbeffeggiò l'altro.

 

《Che cosa volete da noi, elfi!? Non vi abbiamo fatto nulla! Neanche sapevamo che questa foresta fosse vostra!》 Disse il più grosso degli uomini, l’unico abbastanza coraggioso o stupido da parlare con una freccia puntata contro.

《La foresta non è nostra, shem. Voi banditi vi siete semplicemente avvicinati al nostro campo.》 Lo interruppe l’elfo più basso.

《Che ci fate qui esattamente?》 Chiese invece il suo compagno. 《Sono curioso.》

 

L'uomo si tirò in piedi con aria baldanzosa. 《Noi… noi abbiamo trovato una caverna, poco più ad ovest di qui. È enorme ed è piena di rovine e strane statue. Guardate voi stessi.》 Disse, allungando una strana tavoletta di pietra coperta di incisioni all'elfo dai capelli corti.

《Questo… non è possibile, questo sarebbe elfico scritto?! 》 Si chiese lui rimirandola ad occhi sbarrati, mentre il suo compagno teneva gli umani sotto tiro.

《E ce ne sono molte altre da dove è arrivata quella. Volevamo sapere se… avessero un valore.》  Disse uno di loro, pallido come un cencio.

 

《Siete solo volgari ladri allora, piuttosto che veri banditi.》 Li squadrò l'elfo dai capelli lunghi. 《Però… potrebbe esserci qualcosa di davvero interessante in questa fantomatica caverna, Tamlen.》

《Concordo, vale la pena andare a controllare. Ma prima… che cosa ne facciamo di loro, Runaan?》

 

Il suo migliore amico scrollò le spalle. 《Se li lasciamo andare, torneranno qui per cacciarci dalla foresta.》 Disse, lasciando andare la freccia, che si piantò nella gola dell'umano in piedi.

Quello crollò lungo disteso con un gorgoglio disgustoso, il sangue che gli colava dalla bocca e i suoi compari corsero subito via, urlando come pazzi e gli occhi sbarrati per la paura, ma una freccia di Tamlen ne trafisse uno nella schiena, e l'ultimo fu abbattuto da Runaan con un dardo nella nuca.

 

 

《E anche questa faccenda è sistemata.》 Disse lui, un sorriso sornione a ornargli il bel viso dai tratti gentili.

《Già. Però, secondo me quelle sulla caverna non erano sciocchezze. Questa devono sicuramente averla presa da qualche rovina. Potremmo trovare qualcosa di davvero importante!》 Disse il suo compagno, mostrandogli la tavoletta di pietra.

 

L’altro annuì, rigirandosela tra le mani. 《Dovremmo portarla alla Guardiana. Sono sicuro che lei potrà capirci più di noi.》

《Ma dai, hai paura di andare da soli? Il grande Runaan Mahariel, erede della più grande cacciatrice del nostro Clan e del suo Precedente Guardiano, che se la fa sotto all'idea di una caverna buia?》 Lo prese in giro il suo presunto migliore amico.

 

L'altro gli scoccò un’occhiata seccata, nonostante anche lui si stesse mettendo a ridere. 《Giuro che se ci mettiamo di nuovo nei guai, stavolta toccherà a te raccontare tutto alla guardiana. Dopo quello che abbiamo combinato ad Ineria l'ultima volta, ci ha spediti entrambi a spalare sterco di Halla.》

Tamlen si mise a ridere, ripensando alla faccia furibonda che l’anziana maga aveva quella volta, mentre entrambi si avviavano nella direzione indicata dagli umani. La foresta lì era profonda, fitta e più silenziosa del solito, gli enormi tronchi secolari avvolti da grossi rovi spinosi e proprio dietro un gruppo di essi si trovava l'entrata della caverna, scavata in una grande parete di roccia, e a vederla sembrava decisamente profonda.

 

 

I due Dalish si fermarono di fronte all'entrata, guardando curiosamente i resti di quelle che un tempo erano state colonne e forse anche pareti e pavimento che la circondavano, ora avvolti da rovi e insediati dalle erbacce.

《Non avevo mai visto questo posto. Non ci siamo mai avventurati così nel profondo della foresta.》 Disse Tamlen, gli occhi che brillavano curiosi. 《Ci credi? Potremmo trovare una vera rovina elfica piena di reliquie praticamente a due passi dall'accampamento!》

Runaan annuì, anche lui curioso, ma non altrettanto sicuro. C'era qualcosa in quel posto… qualcosa che gli stava facendo scendere dei seccanti brividi lungo la schiena. 《Io credo che dovremmo tornare all’accampamento, almeno per chiedere a Merrill e Fenarel di venire con noi. Questo posto ha qualcosa che non mi piace.》

《Oh avanti! Se ti chiedi che cosa ha spaventato quegli umani oltre a noi due, probabilmente era un lupo o un orso. Non mi dirai che basta seriamente così poco a spaventarti! Siamo cacciatori ora, adulti. Abbiamo i nostri vallaslin, abbiamo completato i rituali e abbiamo ottenuto i nostri archi. E poi, insieme siamo capaci di ammazzare qualunque bestia.》 Disse, un sorriso sicuro in faccia mentre indicava i loro tatuaggi e le loro armi.

Runaan alzò gli occhi al cielo, ma sapeva benissimo di essere curioso tanto quanto Tamlen all'idea di scoprire chissà quale antichissimo reperto elfico. E poi, conosceva benissimo il suo migliore amico: sarebbe entrato lì dentro anche da solo, facendosi probabilmente ammazzare, quindi tanto valeva accompagnarlo.

 

 

Si addentrarono nella caverna con gli archi pronti, il terreno coperto di muschio sotto i loro piedi nudi che lasciava il posto a una specie di pavimento di pietra porosa e rovinata. E le pareti di roccia irregolare furono presto sostituite da delle vere e proprie pareti dall'aria antica, crollate in più punti, ma ancora abbastanza resistenti da sorreggere il soffitto a volta.

Nessuno dei due aveva mai visto nulla di simile: il loro Clan durante i loro continui spostamenti si era imbattuto più volte in antiche rovine, vecchie di chissà quanti secoli, unico ricordo di quando ancora gli elfi erano un fiorente impero prima di essere sconfitti dagli umani, ma nessuna di esse era così ben conservata. Lungo le pareti si potevano vedere dei vecchi affreschi, troppo rovinati e coperti di ragnatele per capire cosa rappresentassero, ma di sicuro nei secoli precedenti dovevano essere stati magnifici e la struttura era ancora solida, non ancora intaccata dell’avanzare delle radici degli alberi che crescevano intorno o sopra la caverna.

《Questo posto è incredibile.》 Ammise finalmente Runaan, il naso rivolto in su verso il soffitto, ricevendo un sorriso gongolante da parte di Tamlen, eppure non si sentiva tranquillo. Quel posto era impressionante,  certo, ma c’era qualcosa di sinistro che gli stava facendo venir voglia di trascinare via il compagno di forza e tornare immediatamente al campo.

E questo per lui era strano. Normalmente era il tipo che si buttava a capofitto nelle situazioni più spericolate senza pensarci nemmeno un secondo, però quel posto lo metteva a disagio. Si sentiva quasi… osservato?

 

Ma un rumore simile ad un sibilo li riportò bruscamente alla realtà, mentre un gruppo di creature a dir poco disgustose li attaccava a sorpresa: Ragni più grossi di una mucca scesero da un grosso buco nel soffitto, le enormi zampe pelose che si muovevano a scatti e le mandibole che grondavano veleno.

Immediatamente Runaan scoccò una freccia verso una delle bestiacce, centrandolo sul brutto muso, ma quello reagì sputando quel suo maledetto acido, mancandolo per un pelo, ma altri tre provarono a saltargli addosso.

L'elfo si spostò per un pelo, lasciando perdere l'arco e tirando fuori i lunghi Pugnali da caccia che teneva alla cintura. Quelle bestiacce gli furono addosso in un attimo, ma lui ne ammazzò uno, ficcandogli le lame alla base del cranio e strappando legamenti e ossa, e si lanciò verso il secondo.

Fu Tamlen a finirlo, piantandogli una seconda freccia dritta in uno di quei disgustosi occhi neri e poi entrambi si avventarono sugli altri due ragni rimasti. Neanche a dirlo, una volta finito erano entrambi coperti di sangue e veleno di ragno e ovviamente i loro vestiti erano già impregnati di quell'odore pestilenziale.

 

《Oh beh, poteva andare peggio.》 Scherzò l’elfo più basso.

《Ah si!? E come!?》 Chiese il suo migliore amico, riprendendo il suo arco. 《Fenehidis Lasa! Puzzeremo per settimane. E Questi cosi disgustosi probabilmente hanno un nido gigante da queste parti dove noi faremo da merenda se non stiamo attenti.》

 

《Beh, non ci hanno ancora avuti come merenda. Significa che i Numi ci proteggono, Lethallin.》 Rise l’altro, facendogli venire voglia di dargli un pugno.

Peccato che poi la sua attenzione fu attirata da qualcos’altro: la statua proprio in fondo al corridoio. Prima non ci aveva fatto troppo caso, impegnato com'era a non finire come uno spuntino per ragni, ma ora che la guardava meglio, era senza dubbio di fattura elfica. Rappresentava una figura probabilmente maschile, vestita con una lunghissima tunica di pietra e teneva in mano una lunga lancia: sembrava un cacciatore pronto a colpire.

《Falon'Din! Tamlen… hai visto?》 Chiese Runaan al suo amico.

Lui annuì. 《Si, ma che ci fa qui la statua di uno dei nostro Numi? A quanto ho letto sui libri della guardiana, queste statue venivano edificate per rendere loro omaggio nell’antico impero elfico di Arlathan, ma andarono tutte distrutte quando gli umani ci sconfissero e distrussero la nostra civiltà. Questa statua deve essere davvero antichissima! Ma mi chiedo cosa ci faccia qui. Questa rovina è chiaramente umana. E per di più sotterranea.》

Runaan rabbrividì. 《Io lascio volentieri i nani a vivere sottoterra tra soffitti di roccia e ragni giganti, preferisco l'aria pura. Secondo te c'è seriamente qualcosa di valore qui? Se la rovina è così antica, altri Clan potrebbero aver già recuperato i cimeli oppure qualche Shem ladro potrebbe averli rubati.》 Chiese, mentre si rimettevano in marcia.

《Beh, qualcosa ci deve essere, quella tavoletta ne è una prova. E sicuramente loro non hanno rubato nulla.》 Commentò laconico Tamlen, indicando quelle che erano chiaramente delle ossa polverose sul pavimento. Impossibile dire se fossero i resti di altri Dalish oppure no.

 

《Che accoglienza calorosa.》 Disse il più alto con una risatina nervosa, facendo attenzione a non calpestare i cadaveri.

《Credo davvero che ci possa essere qualcosa di grosso qui Runaan. È come se tutto questo posto fosse… vivo. Mi sembra quasi di essere entrato in un luogo sacro.》 Sussurrò Tamlen

 

《Beh, prega solo di non finire come quei poveracci lì sul pavimento, Lethallin.》 Rispose l'altro. 《La prossima volta che vogliamo metterci nei pasticci, limitiamoci agli scherzi ad Ineria o alle gare di caccia in segreto con Fenarel e Chandan.》 Disse ridacchiando.

Il suo amico sorrise a sua volta. 《Da quando sei diventato così cauto e fifone? Non sei tu quello che è diventato cacciatore a tredici anni dopo esserti introdotto nella foresta di nascosto e aver portato un lupo al campo?》

 

Runaan ghignò, ricordando quell'impresa, probabilmente la più eclatante che avesse mai compiuto. Quando lo aveva fatto, non aveva nemmeno ricevuto il suo vallaslin, ma si sentiva pronto comunque e aveva buttato al vento tutti gli avvertimenti della guardiana e del maestro Ilen, avventurandosi nella foresta con una sacca piena di provviste, un arco e una faretra colma di frecce.

Aveva combinato un mezzo disastro inizialmente, vagando senza meta per quasi una giornata e riuscendo per ben due volte a far scappare delle prede molto promettenti, e quando quel lupo lo aveva attaccato per poco non era stato sbranato, come dimostravano le cicatrici di zanne che portava sulle spalle, la schiena e i fianchi, ma era riuscito a trafiggergli la gola con una delle sue frecce e a portarlo poi al campo, davanti alle facce sconvolte della Guardiana Merethari e della sua nutrice, Ashalle.

Dopo quella bravata, la Guardiana era stata costretta ad ammetterlo tra i cacciatori e aveva deciso di anticipare l’incisione del suo vallaslin. Il fatto che fosse crollato per terra per la perdita di sangue e la stanchezza dopo aver riportato la preda al Clan era un infinitesimale dettaglio.

 

Con uno sbuffo, si voltò verso Tamlen. 《E va bene. Ti accompagnerò.》

Lui si esibì in un sorriso a trentadue denti. 《Ma Serranas, Runaan. Sei davvero il migliore!》

 

 

***

 

 

Passarono attraverso altri corridoi, incontrando altri scheletri, un paio di vicoli ciechi e soprattutto un'altra nidiata di quei maledetti ragni giganti, ma si sbarazzarono di loro con poche difficoltà e molti insulti. E alla fine di un ampio corridoio si ritrovarono davanti una grossa porta completamente chiusa.

L'elfo più alto si mise subito al lavoro con i suoi strumenti di scasso sulla serratura. Era molto vecchia e arrugginita, ma non ci volle molto per farla scattare. Peccato che subito dopo entrambi vennero mandati a gambe all'aria da qualcosa di molto grosso che si schiantò contro la porta, dandola in faccia a entrambi.

Runaan si rialzò a fatica, la testa che gli pulsava e la fronte che perdeva sangue, mettendo a fuoco un animale come non ne aveva mai visto prima: somigliava ad un orso per dimensioni e forma di zampe e muso, ma la pelliccia era caduta in più punti, scoprendo grosse pustole violacee e pelle malata dall'odore nauseabondo. Lunghi spuntoni ossei emergevano sul suo dorso e dalle enormi fauci piene di denti affilati colava saliva mista a sangue nero.

 

L’elfo e la belva rimasero mezzo a secondo a guardarsi, prima che la seconda iniziasse a correre verso il primo con foga.

Runaan scoccò una freccia, prendendolo dritto sul collo, ma quella specie di orso non ci badò nemmeno, ruggendo con foga e artigliando convulsamente l'aria.

Una seconda freccia, di Tamlen stavolta, lo colpì nell'occhio, facendo schizzare di nuovo quel disgustoso sangue nero su tutto il suo muso, e poi una terza gli si conficcò nel naso, però quello non sembrava voler mollare. Anzi, iniziò a caricare con ancora più violenza.

Si lanciò in un lunghissimo salto, le fauci spalancate e pronte a tranciare le loro teste, ma i due elfi si abbassarono appena in tempo e Runaan gli aprì un lungo squarcio nel ventre con uno dei suoi pugnali, facendo colare una fontana di sangue scuro e facendo perdere l’equilibrio a quella creatura, che andò a schiantarsi pesantemente contro una parete.

La belva provò a rialzarsi e a correre verso di loro un'ultima volta, ma poi crollò riversa su un fianco e con la testa penzoloni, una pozza densa che si allargava attorno a lui.

 

I due Dalish si tirarono su, ansimando. 《Elgar’nan. Che… che diavolo era quello!?》 Chiese Tamlen, stringendo spasmodicamente il proprio arco

《Non ne ho idea. Mai visto una cosa simile.》 Rispose Runaan, gli occhi verdi sbarrati dal terrore e ancora puntati sulla carcassa.

 

Non si era nemmeno accorto che il suo amico si fosse alzato fino a quando non lo sentì sobbalzare per la sorpresa. Si voltò lentamente, ma qualcosa di luccicante lo costrinse a distogliere lo sguardo per un attimo prima di riuscire a capire cosa fosse.

Un grande specchio splendeva proprio nel mezzo di un'abside di pietra, illuminando la stanza nonostante non ci fossero fonti di luce da riflettere, e circondato da una raffinata cornice piena di incisioni e decori.

《È bellissimo.》 Sussurrò Tamlen, avvicinandosi.

《Tamlen aspetta.》 Runaan lo prese per un polso prima che potesse fare un altro passo. 《Qui c'è qualcosa di strano. Chi metterebbe uno specchio simile nel bel mezzo di una rovina? E soprattutto… emette luce propria ed era protetto da quell'orso.》

 

Ma l'altro era completamente catturato dalla superficie riflettente. 《Probabilmente sarà incantato o qualcosa del genere. Hai visto? Non ha una crepa ne un granello di polvere sopra. Sembra quasi… ehi! Hai visto!? Qualcosa si è mosso nello specchio!》 Disse, liberandosi dalla presa del più alto e avvicinandosi sempre di più.

A Runaan in effetti parve di vedere qualcosa sulla superficie, come un’onda molto leggera, ma questo gli fece solo drizzare i capelli in testa: in quello specchio c'era qualcosa che non andava. Gli dava la stessa sensazione di pericolo che aveva sentito quando erano entrati nella caverna, solo molto più forte. Tentò nuovamente di richiamare il suo amico, ma lui ormai era di fronte alla superficie riflettente, come stregato dal suo bagliore.

《Credo che questo specchio sappia che siamo qui. Guarda! Riesco a vedere qualcosa… è una città! Una città sotterranea, minacciata da qualcosa… un enorme male.》. Passò una mano sul vetro, che si increspò come avrebbe fatto una pozza d’acqua, ma poi il suo viso si contorse per la paura. 《Mi ha visto! Mi ha visto! Non… non posso smettere di guardare! Runaan! Aiuto!》Urlò terrorizzato, mentre lo specchio veniva percorso da decine di onde concentriche.

 

Runaan scattò in avanti, afferrandolo per un polso, ma una luce potentissima lo spedì indietro con forza, torcendogli le budella e facendogli girare la testa tanto da fargli venire un conato di vomito. Allungò disperatamente una mano verso lo specchio, mentre il suo campo visivo si faceva sempre più nero. Prima di cedere, ebbe solo la vaga impressione che qualcuno lo avesse sollevato da terra, dicendogli che sarebbe andato tutto bene.

 

 

***

 

 

Si svegliò di soprassalto su un letto di paglia dentro una tenda del suo accampamento, guardandosi intorno in preda alla confusione. 《Ta… Tamlen?》 Chiamò, vedendo la figura di un elfo dai capelli biondi vicina al suo letto.

Solo che quando lui si voltò, si rese conto che non era Tamlen, ma Fenarel, un altro suo carissimo amico d’infanzia, che si esibì immediatamente in un sorriso sollevato. 《Lethallin! Grazie a Mythal, sei sveglio. Eravamo tutti così in pensiero per te. Ashalle è quasi svenuta quando ha visto in che condizioni eri.》

Ma il giovane cacciatore lo guardò con aria confusa. 《Dov'è Tamlen allora? È qui anche lui? Si è già svegliato?》

 

L'altro abbassò lo sguardo. 《No purtroppo. Non abbiamo idea di dove sua finito. Lo shem e l'orecchie piatte che ti hanno riportato qui due giorni fa hanno detto di aver trovato solo te.》

Runaan lo guardò ancora più confuso. 《Lo shem? L’orecchie piatte? Di che cosa… aspetta, DUE GIORNI!? Sono passati due giorni e nessuno sa dov’è Tamlen!?》 Urlò, tirandosi su di scatto e praticamente fuggendo fuori dalla tenda, ignorando i richiami dell'amico che gli diceva di tornare indietro.

 

 

Andò più veloce che poteva verso la tenda della guardiana, il suo corpo era stanco e sentiva una pesantezza aliena che lo rendeva molto più goffo e pesante del solito, ma non smise di correre nemmeno per un attimo.

Appena giunse a destinazione, vide che sia la Guardiana Merethari che Ashalle stavano discutendo fuori dalla tenda. La prima era la protettrice del loro Clan, un'elfa con un lungo bastone magico di legno ritorto sulle spalle: era molto anziana, dai capelli candidi e un Vallaslin dorato che metteva in risalto i grandi occhi verdi. La seconda invece era un'elfa sui cinquanta con una corta coda di capelli grigi e grandi occhi scuri che si era presa cura di lui come una madre dopo la morte dei suoi genitori.

 

La più anziana lo guardò tra il sollevato e il rimprovero. 《Da’len. È così bello vederti in piedi, ma non dovresti fare così tanti sforzi. Ci è voluta tutta la mia conoscenza degli incantesimi curativi per impedire che qualsiasi male ti avesse colpito ti portasse via. Hai rischiato più volte di riunirti ai nostri antenati. Se Duncan e la sua Recluta non ti avessero trovato in tempo probabilmente saresti già con loro.》

Un brivido di terrore scese lungo la schiena del giovane elfo. 《Quindi… anche Tamlen è malato. Dov'è?! Avete mandato qualcuno a cercarlo!?》

 

La guardiana annuì greve. 《Se ha contratto lo stesso male che affliggeva te, temo che sia in condizioni critiche. Il custode grigio che ti ha salvato, Duncan, è tornato alla caverna, ma non ci ha detto dove si trova. Però ha detto che a ridurti in fin di vita sia stata la corruzione dei prole oscura. Ne avete visti?》

Runaan scosse la testa. 《No, non… c'era qualcos’altro lì dentro. Qualcosa che ha creato una grande luce.》 Disse lui, ricordando di colpo. 《È stato uno specchio! Era stranissimo ed enorme, si increspava come acqua e sembrava vivo!》

Per un attimo lo sguardo di Merethari si oscurò, ma sollevò subito il capo. 《Siete incappati in qualcosa di molto pericoloso e antico, Da'len. Ma adesso non importa, dobbiamo pensare a salvare Tamlen.》

 

《Mi lasci andare a cercarlo, Guardiana.》 La implorò il ragazzo. 《Giuro, mi sento bene, posso combattere. E oltre a questo, Sono l'unico a sapere con precisione dove si trova quella caverna ed è colpa mia se Tamlen è sparito. Avrei dovuto portarlo via di lì!》

Ashalle accarezzò dolcemente i lunghi capelli di quello che a tutti gli effetti era suo figlio. Lo aveva tirato su da quando era un neonato e aveva sempre visto quanto la sua amicizia con Tamlen fosse più simile ad un rapporto tra due fratelli che tra semplici compagni di clan. E anche Merethari pensò la stessa cosa, perché lo fece alzare, accarezzandogli il viso.

《Va bene, vai a cercarlo. Ma Voglio che porti Merrill e Fenarel con te. E vi prego, Da'len, fate attenzione.》

Runaan annuì, sfrecciando nuovamente nella tenda per riprendere i suoi vestiti da cacciatore e le armi e chiedere a Fenarel di accompagnarlo. Lui annuì vigorosamente, mettendosi in spalla la spada e lo scudo, ed entrambi andarono alla ricerca di Merrill, Prima del Clan, Allieva di Merethari nelle arti magiche e loro amica fin da quando erano ragazzini.

 

 

Trovarono la giovane elfa dai corti capelli corvini al limitare del campo, i suoi grandi occhi verdi velati di preoccupazione mentre impugnava il proprio bastone magico. 《Non preoccupatevi, se ci saranno altre trappole magiche o movimenti del Velo, vi aiuterò a contrastarli. E riusciremo a trovarlo.》

Non sembrava molto sicura, ma Runaan le fu grato per il suo tentativo di tirarlo su di morale. Ma questo tornò nuovamente sotto i suoi piedi appena si avvicinarono all’entrata della caverna. I rovi e il silenzio sembravano più opprimenti che mai, la foresta stessa sembrava spaventata da qualcosa, ma degli strani fruscii lo fecero fermare di colpo.

C'era un gruppo di… creature davanti all’entrata. Erano basse, tozze e deformi, con denti e unghie affilati, la pelle dal colorito malato e putrescente, gli occhi lattiginosi e senza espressione ed erano coperti da pezzi di affilate armature rugginose che gli davano un aspetto ancora più ributtante. E come se non bastasse, emanavano lo stesso puzzo di quella specie di orso mostruoso che avevano ucciso.

Ma non perse tempo a pensarci: scagliò una freccia dopo l'altra, uccidendone tre in rapida successione, mentre Merrill evocò un grosso pugno di pietra che ne spedì un altro al tappeto. Fenarel ne decapitò uno con un colpo di spada e parò per un pelo il fendente di uno di quei cosi, che aveva provato a prenderlo alle spalle, puntualmente ucciso da un altro incantesimo della maga.

 

《Questi sarebbero dei prole oscura quindi?》 Domandò la ragazza, con aria preoccupata. 《Sono orribili.》

《Muoiono come chiunque altro. Dobbiamo pensare a trovare Tamlen prima di tutto.》 Replicò Runaan secco, il cuore che gli batteva all’impazzata per il nervoso. Era stato un vero cretino a farsi convincere ad entrare da soli nella caverna piuttosto che trascinare via Tamlen prima di trovare quello specchio infernale. Aveva come al solito dato retta al suo maledetto ego e ora il suo migliore amico ne aveva pagato le conseguenze.

《Che Fen'Harel mi prenda.》 Ringhiò amaramente sottovoce, invocando il loro dio della sventura, mentre Fenarel entrava nella caverna.

 

 

All'interno incontrarono altri gruppetti di quei mostri, di cui si liberarono relativamente in fretta e senza ferirsi, la stanza in cui si trovava quello specchio sempre più vicina, ma poco prima di arrivarci un diverso tipo di prole Oscura li colse di sorpresa.

Avevano sempre lo stesso fetore e la pelle in decomposizione, ma non avrebbero potuto essere più diversi dagli altri. Erano alti come un elfo, dalle sottili ed agili zampe che gli permettevano di correre e attaccare velocissimi, occhietti incavati, orecchie appuntite e un muso allungato irto di zanne.

Erano in sei e si scagliarono contro di loro con versi stridenti simili a urla agghiaccianti. Fenarel parò gli Artigli affilati di quelle cose con la sua spada, colpendolo poi con lo scudo, e Merrill ne spedì uno contro il muro con un altro pugno di pietra, invocando poi una grande nube di magia malefica che iniziò a stritolarli come una pianta parassita.

Runaan e Fenarel ne approfittarono per ammazzarne quattro con spada e frecce, ma gli ultimi due si liberarono e rischiarono di saltargli addosso, solo che ricaddero per terra e andarono in mille pezzi quando un'intensa luce congelante li travolse.

 

I due elfi si voltarono per ringraziare Merrill, ma non era stata lei a lanciare l’incantesimo: c'era un altro elfo dietro di loro, che stringeva un bastone da mago, ma non era un Dalish. Era molto minuto, la sua pelle era scura quanto una corteccia, come I suoi lunghi capelli legati in una treccia, e portava una pesante veste verde dall'aria abbastanza inadatta alla foresta.

《Cosa ci fa un orecchie piatte qui?》 Chiese Runaan pungente.

L'altro non fece una piega davanti al commento. 《Vi salvo la vita a quanto pare. Mi chiamo Iselen, ero un mago del Circolo del Ferelden. Ora sono una Recluta dei custodi grigi.》

 

《Siete venuti anche voi per cercare Tamlen?》 Chiese Fenarel sorpreso, ma lui scosse la testa.

《Mi dispiace, non ho idea di dove si trovi il vostro amico. L'uomo che mi ha reclutato, Duncan, è venuto qui solo per investigare sullo specchio che ha fatto questo a te.》 Rispose lui, guardando dritto verso Runaan.

《Andiamo subito da lui. Ci siamo quasi.》 Incalzòlil biondo, ripartendo a passo di Carica verso la stanza.

 

 

All'interno c'era un uomo, uno shem di mezza età dalla pelle e I capelli scuri, con addosso una divisa blu con un grifone sul pettorale. Ma nessuna traccia del suo amico, constatò con una stretta allo stomaco.

《Ah, avevo sentito i rumori di uno scontro, ma non pensavo che sareste arrivati qui così in fretta.》 Disse quello, rivolgendo un cenno all’orecchie piatte per poi guardare Runaan. 《Tu sei l'elfo che ho trovato nella foresta. Mi sorprende che tu sia già in piedi.》

《Stiamo cercando Tamlen, un nostro amico. Ero qui insieme a lui e abbiamo trovato quello specchio. Lui lo ha toccato e poi una luce ci ha travolti. Dov’è adesso? Che cosa gli ha fatto quella cosa!?》 Lo interruppe l’elfo. Non gli fregava nulla se quell'uomo era un custode grigio: avrebbe potuto essere anche un imperatore o un dio per quanto gli importava. Lui voleva riprendersi il suo migliore amico e dimenticare tutta quella faccenda.

 

Lui voleva solo riprendersi il suo migliore amico, tornare dal Clan per guarirlo e dimenticare di aver mai trovato quel dannato specchio.

Il viso di Dancan, però, si adombrò. 《Questo specchio è un antico cimelio. Sembra che l'impero Tevinter o gli antichi elfi usassero per comunicare fra di loro, ma la sua magia attira i prole oscura, che lo hanno contaminato con la loro corruzione. Non è la prima volta che il mio ordine incontra questi artefatti ed è proprio la sua corruzione ad aver contagiato te e il tuo amico.》

Runaan inghiottì la preoccupazione: che fosse quella corruzione il motivo per cui il suo corpo gli sembrava così sgraziato e debole?

《So che puoi sentirla in te. Posso percepire che si sta rapidamente diffondendo. Purtroppo la magia della tua guardiana è potente, ma temporanea. Morirai entro pochi giorni se continua così. E questo specchio non può restare qui: continuerebbe a diffondere la corruzione.》 Disse, afferrando la propria spada e sferrando un colpo contro la superficie riflettente.

 

Quella andò in mille pezzi, crollando a terra finalmente inerme, ma l'elfo biondo era ancora molto preoccupato. Neanche aveva fatto caso alla parte del “morire". 《Che cosa facciamo per Tamlen? Anche lui è stato infettato, dobbiamo salvarlo!》

《Temo che non si possa fare nulla per lui.》 Rispose Duncan, facendogli gelare il sangue nelle vene. 《Se davvero è stato contagiato più di due giorni fa e non ha ricevuto cure, probabilmente è già morto. Adesso però dobbiamo tornare al campo. Devo discutere di una cura per te come una guardiana. Devi fidarti.》

Un moto di rabbia fece scattare l'elfo. 《Fidarmi!? Di uno shem!? La vostra gente è solo un cumulo di bugiardi. E a parte questo, Ti rendi conto che è stata colpa mia se siamo scesi qua sotto!? E adesso lui è sparito, è solo, probabilmente ha paura. Non posso abbandonarlo così! Non posso!》 Si voltò verso Fenarel e Merrill, in cerca di supporto, ma entrambi avevano lo sguardo basso e addolorato. Persino l’orecchie piatte sembrava triste per qualche motivo.

 

L’uomo non fece caso al suo scoppio di rabbia, poggiandogli invece le mani sulle spalle con fare paterno. 《Mi dispiace tanto, ragazzo mio.》

Runaan sentì chiaramente le lacrime minacciare si uscire, ma le ricacciò indietro. Non avrebbe mai pianto davanti ad uno shem, nemmeno sotto tortura.

 

 

***

 

 

Quando tornarono al campo, il biondo rimase seduto immobile sul suolo erboso, mentre il custode grigio e la sua Recluta andavano a parlare con la Guardiana e Merrill e Fenarel riferivano all'Hanren Paivel cosa era accaduto affinché iniziasse i funerali. Non cambiò posizione fino a quella sera, la sua solita allegria svanita dal suo volto, quando i suoi amici vennero a chiamarlo per partecipare al rito funebre.

Tutto il clan si era riunito in cerchio e al centro avrebbe dovuto esserci in corpo. E mentre l’Hanren recitava le preghiere di rito per i defunti, la Guardiana gli diede un seme di un albero da piantare: lo spirito di Tamlen avrebbe riposato sotto di esso, ma non era lo stesso senza una vera sepoltura.

 

Piantò il seme nel terreno morbido, sussurrando 《Ir abelas, falon. Falon’Din enasal enaste.》 “Piango la tua perdita, amico mio. Che Falon'Din ti guidi”.

Tutti gli altri membri del clan ripeterono la stessa preghiera e poi ad uno ad uno se ne andarono, ma lui rimase lì, lasciando finalmente libere di fluire le lacrime che aveva trattenuto per tutto il giorno. Aveva perso quello che per lui era un fratello, e gli sembrava quasi di essere vittima di una Maledizione.

Da bambino aveva perduto i suoi genitori, ora aveva perso Tamlen. Ormai aveva solo Ashalle a fargli da famiglia, ma tra poco anche lui se ne sarebbe andato per colpa della corruzione. E chissà, magari finalmente avrebbe potuto smettere di veder morire quelli che amava.

 

Solo che tu nuovamente interrotto dalla Guardiana. 《Da'len, ti devo parlare.》. Era insieme alla sua nutrice, a Duncan e all’orecchie piatte e il suo volto non presagiva nulla di buono.

Il ragazzo si voltò verso di loro, cercando di asciugarsi le guance. 《Che succede?》

 

L'umano si fece avanti. 《Il motivo per cui sono venuto qui insieme ad Iselen, è perché ho bisogno di reclute per il mio ordine affinché ci aiutino ad uccidere la prole oscura. Il rituale che affronterete per entrarvi vi renderà immuni alla loto corruzione e questo significa che tu guarirai.》

L’elfo gli rivolse un'occhiata piatta. 《Grazie per l'offerta, dico davvero, ma non è necessario.》

 

Lui aggrottò le sopracciglia. 《Senza una cura, morirai molto presto. L'unico motivo per cui non è ancora successo è perché la magia della guardiana sta tenendo la corruzione a bada.》

《Lo so. Ma non importa. Non voglio più vivere per vedere le persone a cui tengo sparire una dopo l'altra mentre io continuo a stare su questa terra. Non ho potuto salvare mio padre o fermare mia madre quando si è tolta la vita. Ed è colpa mia se Tamlen è morto. E morire a mia volta sarà la mia punizione.》

 

Ashalle si portò le mani alla bocca, il viso contratto per la preoccupazione. 《Oh, tesoro mio, non dire così. Non è stata colpa tua, con nessuno di loro. Non vorrebbero mai vederti in questo modo! Ti amavano con tutto il cuore e tu sei diventato tutto ciò che speravano che fossi. Sei un cacciatore coraggioso e forte e un orgoglioso membro dell'antico Popolo Non è da te abbatterti così.》

Runaan abbassò gli occhi. Non voleva dare un dolore tanto grande a quella che lo aveva cresciuto come se fosse suo figlio, ma non aveva intenzione di mettersi ad ammazzare prole oscura per il resto della vita senza più poter vedere le foresta, i suoi amici o il resto del suo Clan. Quella era la sua casa, non un ordine di cui conosceva solo leggende. Era nel Clan che aveva trovato sollievo dal dolore e nuove occasioni per ridere e sentirsi fiero di se stesso. Non aveva intenzione di andarsene via.

 

Ma Duncan si spazientì. 《Preferisci davvero morire piuttosto che seguirci?》

《Ho la facoltà di rifiutare un invito. Quindi si!》 Gli ringhiò contro l’elfo, ma l'uomo si rivolse alla guardiana.

 

《Allora non mi lasci altra scelta. Guardiana Merethari, invoco il diritto della Coscrizione per prendere con me questo ragazzo, Runaan Mahariel, e portarlo ad Ostagar per unirsi a noi per difendere il Ferelden.》

《E io lo riconosco, Duncan dei custodi grigi.》 Rispose l’anziana elfa, facendo sgranare gli occhi al ragazzo.

 

《Guardiana… come potete…!?》

Lei gli rivolse uno sguardo affranto. 《Mi dispiace tanto, Da'len. Non sarei mai voluta arrivare a questo, Ma loro possono salvarti, io no. Ti prego, combatti e vinci per tutti noi.》

   
 
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