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Autore: Eririchan    10/06/2021    1 recensioni
DAL TESTO
Lavi non avrebbe mai immaginato che stringere l’esorcista con i capelli più belli di tutto l’Ordine potesse essere così afrodisiaco. Non si era nemmeno accorto che le proprie mani avevano iniziato a sbottonare il cappotto dell’altro: era in completa trance. Fu però in grado di provare sorpresa nello scoprire che Kanda si ostinava a girare a petto nudo sotto l’uniforme. E anche a pensare che fosse meglio così
Genere: Comico, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La meditazione era sempre stata la sua ancora di salvezza, l’unico modo che conosceva per sgomberare la mente da ogni pensiero... nonché le vicinanze da ogni rompiscatole.

 

Yu Kanda si sedeva lì, sotto il porticato in legno rosso, e assumeva la posizione del loto. Era una stanza a ingresso libero per cui, chiunque volesse occupare il tempo nel suo stesso modo, era libero di farlo, a patto che non disturbasse chi era già assorbito in tale pratica. Era una goduria per Kanda non dover sottostare a quella fastidiosa normativa sociale che imponeva di salutare e scambiarsi convenevoli. Non che in altre situazioni la praticasse senza ritrosie, ma almeno in quella stanza era libero di ignorare chiunque entrasse, a prescindere dalla gerarchia sociale che rivestiva all’interno dell’Ordine. Sarebbe potuto entrare il Papa, e lui avrebbe finto di averlo scambiato per qualcun altro senza fare una piega… anche se nessuno ci avrebbe creduto: come tutti i migliori combattenti dell’Ordine, figurarsi se Kanda non badava a chi gli entrava alle spalle in una stanza. Magari la new entry non se ne sarebbe accorta, ma Kanda di certo ne avrebbe riconosciuto perlomeno i passi.

 

Quel giorno però qualcosa non funzionava come al solito. Non sapeva dire se c’era un problema nella stanza o in lui, ma qualcosa c’era, perchè non riusciva a concentrarsi.

 

In genere gli bastava chiudere gli occhi per connettere mente e corpo. Erano anni che praticava la meditazione, per cui il rilassamento muscolare avveniva quasi in automatico appena incrociava le gambe e abbassava le palpebre. Quando poi iniziava a inspirare ed espirare, riusciva a percepire il mondo circostante senza problemi.

 

Allora perché quel giorno no?

 

Una faccia da scemo. Ecco su cosa continuava ad impegnarsi la sua mente. Una faccia da scemo contornata da capelli rossi e un sorriso affabile quanto ebete.

 

Yu Kanda scosse la testa e la sua lunga coda alta si mosse alle sue spalle come una coda di serpente. - Piantala… - borbottò a quell’immagine che continuava a proiettarsi sulle sue palpebre abbassate. Possibile che Bookman Jr fosse invadente e fastidioso anche quando non c’era?

 

Riprovò a concentrarsi. Il buio che gli oscurava le retine era reso più profondo dall’ombra del porticato. Inspira. Espira. Inspira… 

“Una risposta, Yu”

“L’hai già avuta. Se non ti piace è un problema tuo.”

 

- Dannazione! - sbottò il giapponese. Possibile che appena era riuscito ad annichilire l’immagine di quello stupido coniglio, era comparsa la sua voce? - Che diamine mi prende oggi? - chiese a se stesso innervosito.

 

Passeggiò sul posto qualche istante, poi si rimise a sedere, speranzoso che una pausa gli permettesse di concentrarsi di più. Ma appena chiuse nuovamente gli occhi lo sentì: lo “Yu!!” pronunciato con entusiasmo non appena era riemerso dalla scalinata con Crowly in spalla.

Avrebbe giurato che Lavi stesse scodinzolando. Era felice perché erano vivi, o perché era vivo lui, Yu Kanda? Probabilmente la seconda, e non solo perché al momento Lavi non aveva riconosciuto quella massa informe che era Crowly: più probabilmente, quell’idiota era preoccupato di non poter più torturare Kanda. Ne era la prova il fatto che, nemmeno dieci ore dopo, si era infilato nel suo letto dell’infermeria per infastidirlo.

 

Un brivido corse lungo la schiena di Kanda, mandando a farsi benedire ogni speranza di poter iniziare finalmente a meditare come si deve: dare corda a quei pensieri non li avrebbe fatti esaurire fino ad eclissarsi, anzi, stava solo moltiplicando il vortice di congetture che di lì a poco lo avrebbe risucchiato. Dopo le visioni e le voci, infatti, adesso fu la memoria tattile della sua bocca a tradirlo, riportandogli alla mente il contatto con le labbra tremanti di Lavi avuto quella notte.

Kanda sgranò gli occhi ma rimase immobile nella posizione del loto. Quella situazione gli stava sfuggendo di mano. Ok, aveva ammesso che la pozione di Komui gli aveva fatto fare una cosa che non si sarebbe mai sognato di fare. Ma Lavi sembrava averci creduto, quindi… perché quell’idiota avrebbe dovuto insistere così?

 

Qualcuno entrò nella stanza e Kanda non faticò a capire che si trattava di Lenalee. Era tra gli esorcisti più minuti, per cui i suoi passi erano facilmente riconoscibili. Senza contare il profumo dolce e agrumato che metteva spesso. A meno che la mammoletta non glielo avesse preso in prestito in un attimo di follia albina, non poteva essere altri che Lenalee.

 

Niente, nemmeno il suo innato fastidio per Walker e la presenza di Lenalee riuscirono a distrarlo dalla chioma rossa che era tornata ad occupare la sua mente.

 

Kanda ci provò davvero a concentrarsi sulla presenza di Lenalee: la sentì avvicinarsi e prendere posto poco distante da lui, cosa che accadeva quando c’era qualcosa che la preoccupava. Di certo c’entrava l’arrivo di Lveille. Quell’uomo rivestiva un ruolo nefasto nella vita della ragazza, per questo si doveva essere rifugiata da Kanda. In qualche modo, si sentiva al sicuro se c’era lui, per questo si rifugiava in camera dello spadaccino quando era piccola e quell'uomo si palesava all'Ordine. E Kanda sapeva di voler bene a Lenalee. A modo suo, ovvio. Non a caso era stato disposto a tutto per salvarla dalle grinfie di Tyki Mikk, e non solo per il discorso di impedire ai Noah di mettere le mani sulla sua Innocence… Merda.

 

Kanda si maledì subito per aver ripensato al suo primo scontro con Mikk. Si maledì pesantemente perché Tyki, quella notte, su quel tetto, dopo aver lasciato libera l’esorcista aveva subito contrattaccato e, se non fosse intervenuto Lavi, li avrebbe colpiti in pieno entrambi. Si era ritrovato quella schiena davanti, con ancora la croce grigia ben visibile ricamata sulla giacca e la chioma rossa fluttuante a causa dell’urto con il Noah…

 

E così il metodo “pensa a qualcos’altro”, dopo averlo illuso di avercela fatta, aveva riportato Kanda al suo originario tormento: Lavi.

 

“Quanto lo odio” si ritrovò a pensare il giapponese. “Odio la tua faccia sempre sorridente, odio quella fascia che ti tiene i capelli in ordine e in disordine al tempo stesso. Odio quell’occhio così verde, nessuno ce li ha così verdi! E poi la tua stupida parlantina…” l’elenco continuò a oltranza, mentre la sua mente gli regalava una carrellata di immagini del rosso prese dalla sua memoria. Immagini sulle quali Kanda poteva sputare il suo odio in libertà… libertà che però finì in un modo imprevisto: “e finalmente ti sei tolto quella sciarpa! Che diamine porti a fare una sciarpa se poi ti metti solo magliette a collo largo per far risaltare collo e clavicole?! E i mezzi guanti? Mi spieghi che cavolo vuol dire mettere i mezzi guanti? Con le maniche a tre quarti, poi! Ammetto che abbiamo un sarto che sa il fatto suo, ma porca miseria, già ti ha messo dei pantaloni che ti risaltano il culo, se poi metti in mostra anche gli avambracci non so se stai andando in guerra oppure a…”

Panico.

Cos’aveva appena pensato?

No. No no no no no! NO! Non esiste, non esiste! Kanda non ha mai guardato il fondoschiena di nessuno, benché meno clavicole, spalle o braccia. E certamente non di un maschio. E di certo non di Bookman Jr!

 

Merda. 

Lavi era ossessionato da lui da quella volta del sotterraneo. Possibile che potesse essere contagioso? Insomma, fino a quarantotto ore prima manco aveva più pensato nè a Lavi nè all’episodio della pozione (beh, più o meno…), e adesso si ritrovava ad averlo come chiodo fisso?

“Ieri Lavi ha detto che ero figo… dev’essere stato quello, mi ha influenzato lui! Non c’è altra spiegazione!”

 

Intanto Lenalee iniziava ad avere il respiro sempre più pesante. Preoccuparsi per lei, forse, lo avrebbe aiutato a non preoccuparsi per Lavi.

Con ancora i nervi tesi, si sforzò di sembrare naturale quando le chiese: - Che c’è? -

Lenalee rispose con un sorriso di facciata facilmente scopribile come falso: - Niente! Pensavo che mi sarebbe piaciuto meditare con te ogni tanto! -

 
   
 
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