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Autore: Panterah    10/06/2021    2 recensioni
"Apre gli occhi nel buio. È sveglia, nel pieno della notte, stesa sul suo letto come sempre. E allora perché non riesce a muoversi?"
Storia di un incubo liberamente ispirata alla celebre canzone degli Evanescence "Bring me to life".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apre gli occhi nel buio. È sveglia, nel pieno della notte, stesa sul suo letto come sempre. E allora perché non riesce a muoversi? Vorrebbe accendere la luce, guardarsi intorno e sapere che va tutto bene, che è al sicuro, viva come gli altri addormentati ed ignari intorno a lei.

Ma è paralizzata, una statua intagliata nel ghiaccio da una lama affilata ed imbevuta di veleno. Quale realtà può essere così crudele da non lasciarla libera?

Non si può spostare, eppure l'interruttore della luce è così vicino...

D'un tratto, prima che il pensiero possa anche solo avvertirlo, sente un violento vuoto allo stomaco. Una mano invisibile l'ha afferrata, strappandola dalle sue lenzuola gelate per strascinarla verso l'alto, dove ci dovrebbe essere il cielo notturno...

Era solo un sogno.

Se lo ripete come un mantra... distesa sul suo vero letto, reale.

Era solo un sogno, solo un sogno, solo un sogno...

È questa la realtà dove ha il controllo della propria mente e del proprio corpo. Ora è salva dall'incubo.

Allunga una mano per accendere finalmente la luce... è sicura, ce la sta facendo... potrà svegliarsi del tutto.

Poi sposta lo sguardo verso il basso. Il braccio è ancora lungo il suo corpo, inerme nell'ombra. Non ha risposto al comando. È come se il sangue non stesse circolando, si sente improvvisamente trafitta da una miriade di spuntoni di gelo che la intorpidiscono e rendono ogni suo movimento così lento e pesante da essere, alla fine, impossibile.

Non le vede, non ne ha la minima percezione, le dita invisibili tornano e la stringono ancora nella loro presa inesorabile. S'innalza.

Tutte le volte che aveva risalito l'abisso di quell'incubo, le era sembrato di essere tornata un po' di più del mondo reale, di chi è vivo e sveglio. Solo ora si accorge di quanto inconsistenti fossero le tenebre in cui si trovava, non erano neanche lontanamente vicine a ciò che sente ora. Come aveva fatto a non capire che si trattava di materia di sogno?

I suoi sensi percepiscono ciò che la circonda con molta più intensità, accarezza le lenzuola, e sono concrete, il suo corpo non è più insensibile e freddo, ne avverte chiaramente la presenza ed il peso, il sangue che scorre.

È tornata. Ora può aprire gli occhi, vedere la luce, vivere.

Prova ad alzare le palpebre. Pesano. Si sforza. Non si sollevano. Cerca di spalancarle con tutta la sua forza, non si dividono.

È buio. E lei è sveglia, ma ancora nella sua testa, prigioniera della sua mente, come in un sogno.

Lotta, fallisce, si lascia ritrascinare giù in un sonno nero senza più nulla, nemmeno incubi.

Tanto sa che, alla fine, arriverà la mattina, e allora sarà costretta a tornare cosciente, a muoversi.

Nel silenzio del buio, aspetta solo che una voce sconosciuta la chiami, la svegli, la salvi. Quando arriverà, forse potrà evitarle di morire un po' ogni notte, ridandole davvero la vita.
 


* Disclaimer: questa storia è stata da me pubblicata anche su Quotev, al nickname Pantera46236 *
   
 
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