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Autore: NightWatcher96    18/06/2021    2 recensioni
Il giorno prima del matrimonio di Deku e Kacchan, Eijiro e Denki portano il biondo a spassarsela. L'idea era un divertente addio al Nubilato ma qualcosa va decisamente fin troppo storto e il matrimonio salta. Potranno i due Hero rafforzare nuovamente il loro amore e sposarsi?
Deku x Kacchan
(Accenni Katsuki x Kirishima)
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Angolo della Quirkless

Eccoci qui con un altro capitolo. Mi ero detta che ne sarebbero serviti due, ma conoscendomi era impossibile stilare una One-Shot perché sul mondo di My Hero Academia le storie sono infinite! Detto questo, ringrazio chi mi segue, legge, recensisce o no: Enjoy!!!




 

Inko Midoriya aprì la porta di casa il più velocemente possibile, invitando ad entrare il suo Izuku, aiutandolo a sistemarsi sul divano. Al ragazzo non sfuggì la sensazione nostalgica di essere tornato a casa dopo tanto tempo, respirare la familiarità che tutto non fosse cambiato e la morbidezza del divano che gli fece tirare un sospiro di sollievo.

"E' bello riaverti a casa, Izuku" mormorò Inko, sedendoglisi accanto e prendendogli una mano tra le sue. "Adesso devi solo riprenderti. Hai rischiato veramente molto, tesoro".

Izuku teneva gli occhi bassi, due pozze verdi smeraldo scure di tristezza e collera. Non rispose, fece solo afflosciare la mano stretta in quelle più piccole e delicate della madre che non ebbe bisogno di domande per capire il perché. Suo figlio era rimasto profondamente distrutto da ciò che aveva fatto Katsuki e non poteva fare molto.

Il suono del campanello sopraggiunse forte abbastanza da farli un po' sobbalzare. Inko si alzò subito, facendo restare seduto il ragazzo di venticinque anni, mentre si affrettava ad aprire. Rimase stupita di vedere una chioma bionda ispida seguita da un'altra più scura. 

"Mitsuki, Masaru-san!" disse, sposandosi di lato per farli accomodare. "Che sorpresa!".

Deku si voltò verso i due nuovi adulti, sperando per un attimo di vedere anche il suo ex fidanzato. Non c'era. Si sorprese di quel suo pensiero stupido, a quanto pare era talmente patetico che se lo avrebbe detto da solo anche dinanzi ad uno specchio. 

"Izuku" chiamò dolce la voce di Mitsuki, cercando i suoi occhi. Si sedette al suo capezzale, prendendogli la mano con le cicatrici. Le accarezzò un po', mentre anche Inko si accomodava su una poltrona, imitata da Masaru. "Mi dispiace molto per ciò che è successo. Katsuki mi ha raccontato tutto e ovviamente non mi sono risparmiata".

Deku, alla menzione di Kacchan, deviò lo sguardo improvvisamente rabbioso, volendo ritirare la mano ma l'altra lo trattenne.

"Non possiamo tollerare ciò che ha fatto nei tuoi confronti ma ti posso garantire che la tua lontananza lo sta uccidendo. Non ti sto chiedendo di tornare insieme, non ne ho alcun diritto e te ne parlo da madre, ma anche tu, vedo la sofferenza nei tuoi occhi… rimarginate queste ferite. E' per il vostro bene, il vostro futuro…".

"Non voglio alcun futuro con lui. Lei non c'era, Mitsuki-san! Non ha potuto vedere lo scempio al Crimson Rouge! Lui e Kirishima in atteggiamenti spinti, entrambi con un godimento puro sul viso. Che cosa avrei dovuto pensare? Che era solo uno scherzo capace di mandarmi all'altro mondo?!" tuonò il giovane, strattonando la mano con rabbia. Deglutì, tentando di calmarsi o avrebbe attivato inconsapevolmente il suo One for All, seguito dal suo cuore che iniziava a galoppare rapidamente. "Mi aveva chiesto il perché avessi tolto l'anello. Che cosa avrei dovuto rispondergli? Che lo perdonavo e tutto era meravigliosamente come prima? Signori Bakugo, tra di noi è finita. Vi ringrazio della visita, ma niente mi farà cambiare idea!".

E detto questo si alzò con foga, un principio di vertigine gli fece quasi perdere l'equilibrio ma ugualmente si rintanò in camera sua, sbattendo la porta. Rimase con la schiena poggiata contro la liscia e fredda superficie, con la vista che si annebbiava sempre di più, poi artigliandogli il volto fiammeggiante si buttò sul letto, stringendo il cuscino contro il petto e un lembo fra i denti. Voleva urlare, piangere e distruggere tutto ma si trattenne, non voleva far preoccupare più nessuno. 

Una parte del suo cuore si pentì per come aveva trattato i genitori di Kacchan, ma non voleva perdonare. Non voleva più stare così male. La sensazione acida gli risalì lungo l'esofago, era in procinto di vomitare. Doveva calmarsi e l'unico modo era prendere un sorso d'acqua. Peccato che per farlo sarebbe dovuto tornare in salotto per raggiungere la cucina. 

Si alzò, cercando di non fare rumore e quando aprì la porta non seppe perché ma si mise in ascolto. C'erano ancora i tre adulti che stavano parlando.

"Inko, non posso biasimare Izuku. Non ci sono scusanti per ciò che ha fatto mio figlio, ma in quanto sua madre non posso vederlo auto-distruggersi in quel modo. Neanche come Pro Hero e attuale Number One sta rendendo. Si sta facendo abbattere come un pivello! Se non fosse per il figlio di Endeavor, Shoto, sicuramente sarebbe in un letto di ospedale" furono le parole di Mitsuki.

"Inko-san, sappiamo tutti che carattere ha Katsuki ma non saremmo qui se la questione non fosse di vitale importanza. Non ti stiamo chiedendo di parlare con Izuku e risolvere la questione ma almeno cercare di fare chiarezza. Le cose sono rimaste in sospeso da allora" precisò anche Masaru, sospirando gravemente. 

"Non posso intromettermi nella vita sentimentale di mio figlio. Anche lui è distrutto, molto più di quanto possa essere Katsuki. Non posso fare nulla, mi dispiace".

Deku chiuse la porta, sospirando. Aveva preso la sua decisione di lasciare Kacchan, di non volerlo mai più vedere e allora perché una parte del suo cuore non voleva lasciar fossilizzare le cose in quel modo? Le parole di Masaru lo avevano colpito, come se avessero sbloccato una porta che era rimasta chiusa da quella sera al Crimson Rouge. Doveva capire che cosa aveva spinto sia Kacchan sia Eijiro che era il suo migliore amico dopo Shoto a comportarsi in quel modo.

Il suo cellulare improvvisamente squillò: era una chiamata dall'agenzia di Sir NightEye che ora era gestita da LeMillion che con Aizawa si assicuravano di essere tutori di Eri e potevano contare anche sull'aiuto di Bubble Girl e non solo, anche le Wild, Wild PussyCat e Kota Izumi, il bambino salvato da Muscular anni fa al campus estivo. 

"Ehilà, Deku! Come te la passi, Number One Hero?".

Deku sorrise un po' suo malgrado, LeMillion era veramente speciale, capace di infondere coraggio e sorrisi anche nel cuore più ottenebrato. 

"Potrei stare meglio. Cosa posso fare per te?".

"Anche se attualmente sei in congedo malattia, abbiamo bisogno di te in ufficio. Pensi di farcela?".

Gli sembrava così strano che LeMillion gli chiedesse di venire in ufficio e sbrigare pratiche potevano essere brillantemente gestite da Bubble Girl. Forse cambiare aria gli avrebbe fatto bene. Confermò l'appuntamento nel pomeriggio per le quattro e si distese, portandosi un braccio sugli occhi. 

Il suo cervello era così confuso…

 

"Ennesimo Villain catturato".

Kacchan si tirò al collo la maschera sedendosi a peso morto sul divanetto grigio del suo ufficio presso l'agenzia di Endeavor. Il suo braccio era stato ferito e gli faceva male, probabilmente a furia di sparare raffiche a vuoto aveva sforzato decisamente troppo. 

"Dovresti concentrarti di più in battaglia" parlò nuovamente Shoto, mentre afferrava una bottiglia d'acqua da un mini frigo posto sotto al un tavolino con delle riviste e gliela lanciò. L'altro l'afferrò e iniziò avidamente a bere. "Non so perché le tue prestazioni siano calate drasticamente ma non possiamo contare su un Number One del genere".

"Combatto come al solito, Bastardo a Metà" mugugnò, guardando altrove.

"Io non credo proprio" rimarcò l'altro, afferrandogli un polso. "Hai fatto tutto da solo. Devi scindere sentimenti e lavoro. Credevo che avessi imparato bene questa lezione quando sei stato mandato in missione con Midoriya per catturare quel Villain, Hisashi!".

"Non parlare di lui!" tuonò il biondo, strattonandosi il braccio. Non trattenne un gemito di dolore, si era slogato in battaglia. 

"Fatti curare. E cerca di riprenderti, Bakugo" concluse, lasciandolo da solo. 

Kacchan fumava di rabbia, ma quel bicolore aveva ragione. Si stava lasciando andare: da quando Deku era stato dimesso e tornato a casa da sua madre Inko tutto in quell'appartamento sapeva di lui, era un continuo tormento che non riusciva più a focalizzarsi su nulla. Si passò una mano tra i capelli, trattenendo un gemito di rabbia e lacrime salate.  

Da quando era accaduto tutto quel disastro nessuno dei vecchi amici del liceo lo aveva più chiamato. Aveva avuto qualche ramanzina da Iida e la sua fidanzata Faccia Tonda, poi nient'altro. Perfino Eijiro non l'aveva più contattato. Era stato abbandonato da tutti.

Ma se lo meritava. Deglutì la voglia di piangere e si arrotolò la manica del suo costume invernale, il braccio destro era un disastro di lividi e il polso gonfio. Forse stava esagerando a voler disperatamente cercare la morte per liberarsi da questo dolore sovrumano…

 

Gli sembrava un'eternità da quando aveva passeggiato da solo senza una singola ronda. Tutto sembrava normale, dai grattacieli che riflettevano il cielo ancora cristallino, con qualche nuvola spumosa in lontananza, il tran tran pomeridiano più che intenso, le risate felici dei bambini che si rincorrevano tra gli sparsi erbosi dei parchi. 

Un urlo femminile alle sue spalle lo destò dalla sua passeggiata per raggiungere in anticipo l'agenzia di LeMillion. Deku si voltò e sospirò impercettibilmente: i Villain non perdevano il vizio di arrecare disturbo a quanto pare. Questo che stava correndo con un registratore di cassa sotto al braccio zeppo di soldi e la donna che cercava di inseguirlo sembrava molto simile a Kirishima, i capelli rossi tirati all'indietro, fisico palestrato, una cintura trasversale che rimbalzava sulla spalla e sul fianco, i pantaloni neri infilati negli stivali rossi. Una "R" sulla cintura in vita.

Deku si sentì avvampare di rabbia cieca, tanto da non controllare le sue emozioni. Caricò a testa bassa verso il nemico, stordendolo con un pugno dritto al volto che lo fece volare contro un lampione e addirittura incrinarlo. 

I passanti, la donna, alcuni ufficiali di polizia rimasero sbigottiti a quel salvataggio inaspettato.

"Deku!" esclamò la donna, correndo verso di lei con felicità. "Le sono infinitamente grata per l'aiuto!" disse, inchinandosi profondamente.

L'altro sorrise, restituendole il registratore di cassa, controllando che potesse effettivamente trasportarlo fino al negozio e che fosse opportunamente scortata da altri Pro Hero che ringraziarono.

Aprì e chiuse la mano destra quando si rimise in cammino, per un frangente aveva quasi provato ad usare il suo Quirk. Se lo avrebbe fatto, che cosa sarebbe accaduto al suo corpo? Poi era scattato in quel modo violento perché gli era sembrato di rivedere Kirishima? Non andava bene, era tutto così sbagliato!

D'un tratto si sentì bloccare per un polso, prontamente si voltò per sventare una nuova minaccia corpo a corpo ma rimase completamente sbigottito a ciò che vide. 

"Posso parlarti? Ho pensato che non avresti mai risposto alle mie chiamate e messaggi e che sicuramente a casa non ti saresti fatto vedere, quindi, è stato un caso vederti".

La rabbia nuovamente gli tornò a gonfiargli il petto: c'era dinanzi Eijiro con i capelli scuri, bassi, una normalissima felpa grigia, un jeans e sneakers bianche e rosse. Aveva un bonario sorriso ma occhi molto tristi.

Deku alzò il braccio, non volendolo neanche rispondere ma l'altro non liberò il suo polso.

"Non possiamo continuare a rimanere in silenzio, per favore, dammi la possibilità di spiegare!" riprovò Eijiro, facendo un passo avanti.

Deku fece schioccare la lingua contro i denti in un evidente segno di rabbia ma non rispose né lo guardò.

"Non ti sto implorando il perdono, non lo merito affatto. Midoriya, voglio solo chiarire con te. Perché non è giusto che vivi in questo stato!".

Il braccio e il polso che opponevano resistenza si afflosciarono, Kirishima colse il gesto come un primo passo per chiarire. Ringraziò, indicando di seguirlo a un parco poco distante dove non vi era nessuno, se non qualche altalena che dondolava nel vento e uno scivolo.

Si fermarono vicino a una ringhiera dove sorgeva un fosso profondo dove avrebbero continuato a lavorare per la costruzione di una fontana.

"Saprai già di cosa voglio parlare, ma è solo molto difficile. Non sono molto bravo con le parole…" iniziò.

"Con i fatti sì, però" sputò velenosamente il verdino, fissandolo truce.

Kirishima incassò il colpo ma continuò: "Quella sera, avevo pensato che a Bakugo servisse un addio al nubilato tra amici. Non pensavo che anche le ragazze ti avrebbero portato al Crimson Rouge. Era una serata molto semplice, un drink, qualche ballo e nulla più".

Izuku si appoggiò alla ringhiera stancamente, una mano sul petto e i capelli che gli oscuravano lo sguardo addolorato. Quel colpo al Villain lo avevano stancato parecchio. 

"Stai bene?" chiese Eijiro, offrendogli una mano.

"Continua".

Di nuovo ignorò quella voce intrisa di rabbia. 

"Qualcosa è andato storto. Un whiskey dopo l'altro ci ha fatto perdere il lume della ragione, ben presto io e Katsuki abbiamo iniziato a parlare dei vecchi tempi, poi di chi baciasse meglio e chi fosse più capace a letto. A un certo punto faccio io il primo passo, dicendo che ero un abile baciatore visto che a Mina piacevano i miei" raccontò Eijiro, con un lieve sorriso alla menzione della sua ragazza. "Dopodichè, qualcosa scatta in noi, io lo trascino accanto alla porta del bagno e mi viene voglia di approfondire".

"Di scopare Katsuki per suo sommo piacere!" ringhiò Deku.

Kirishima fu come colpito al petto da una freccia acuminata nel vedere il suo amico con le lacrime sugli occhi. 

"Hai rovinato tutto, Kirishima! Hai fatto saltare il nostro matrimonio, la nostra relazione tutto! Come pensi che mi possa sentire sapendo che niente sarà più come prima?!" tuonò, battendogli due pugni sul petto. Il rosso lo lasciò fare non sapendo che dire o fare. 

"Non era mia intenzione. Credimi. Era solo un innocente gioco, nient'altro…".

"Non chiamarlo gioco!" sbottò l'altro, inginocchiandosi sulla ginocchia e piangendo disperato. Eijiro deglutì e si accovacciò per abbracciarlo. Fu sorpreso che l'altro non si allontanò né oppose resistenza. "Ti sarai divertito a vedermi in quello stato!".

"No, Midoriya, nulla di quello che dici o pensi è la verità. So che sarà difficile riportare le cose come prima, ma voglio che tu sappia che voglio rimediare al mio errore. Katsuki ha bisogno di te più che mai, lo vedo in battaglia, anche Shoto me lo dice che si sta lasciando andare. Anche tu hai bisogno di lui. Non siamo ciechi, lo capiamo" sussurrò Kirishima, strofinandogli i capelli, anche lui aveva le lacrime agli occhi mentre chiudeva le palpebre. "Dammi una possibilità, per favore…".

 

"L'anello non l'ho tolto. Tu però sì!" tuonò, afferrandolo per una spalla.

"Non toccarmi!" sibilò l'altro, schiaffeggiandogli la mano. "Mi sembra una presa per i fondelli! Perché dovrei tenere un anello che non ha più alcun valore? Se vuoi illuderti, fallo! Anzi, perché non chiedi al tuo Kirishima di sposarti?".

"Io non lo amo, Deku!".

"Non ti credo! Non ti saresti mai spinto con lui se fosse stato solo un gioco!" ruggì Deku, mettendosi seduto con rabbia. Ora stava ansimando, il suo cuore pulsava nel petto.

"Io sono innamorato di te! E' vero, non ci sono scuse per ciò che ho fatto, ma dammi una cazzo di possibilità!".

Deku iniziò a tossire, il cuore gli stava battendo a due ritmi diversi, sentiva di mancargli l'aria. Stava soffocando sotto gli occhi di Katsuki. 

"V… vattene via! N… non ti voglio… più… vedere!" ansimò.

 

Gli vennero in mente quelle crude parole che aveva detto a Katsuki e di nuovo fu investito da un'ondata di lacrime. Si sentiva ancor più male, il cuore dilaniato nel petto, i respiri incostanti tra i singhiozzi, il corpo tremante e stanco.

"Vieni, ti accompagno da LeMillion" propose Kirishima, aiutandolo a rialzarsi e non osò staccargli gli occhi di dosso quando lo vide ondeggiare. "Piangere fa bene, ancor di più ascoltare".

Deku si sentiva solo stravolto, non voleva più pensare nulla, voleva solo sprofondare da qualche parte e dimenticare la sua stessa esistenza. Kirishima aveva fatto un passo avanti, lui non molti, si era lasciato consolare. Era semplicemente patetico allo stato puro. 

Dopo qualche minuto raggiunsero l'ingresso dell'agenzia, entrarono e Eijiro accompagnò Deku a una sedia, porgendogli prontamente un bicchiere d'acqua. Non si aspettò di ricevere un cenno con il capo di ringraziamento. 

Il silenzio imbarazzante che cadde tra di loro non durò che una manciata di secondi; dopo qualche istante entrarono LeMillion, Eri e Kota, questi ultimi due chiedendo immediatamente uno dei suoi speciali abbracci. Deku li strinse a sé, strofinando il capo si loro morbidi capelli. 

"Deku, non essere triste…" sussurrò Eri, accarezzandogli la guancia. 

L'altro si ritrovò nuovamente a piangere nonostante il sorriso e che si stesse trattenendo.

LeMillion prese posto alla scrivania, chiedendo a Kirishima di prendere posto accanto a Deku, anche se fu difficile visto che Kota lo guardava come un leone pronto ad azzannarlo.

"Ti ho fatto venire qui per un motivo importante. Ricordi quella sera al Crimson Rouge?" iniziò il biondo, intrecciando le dita sotto al mento come avrebbe fatto Sir NightEye. Deku gli rivolse occhi tristi ed annuì pian piano. "La scientifica ha analizzato i cocktail serviti in quel locale ed è venuto fuori un particolare fattore" continuò, spingendogli sotto al naso alcuni fogli stampati. Anche Eijiro ne prese una copia. "Se notate bene nella composizione alcolica c'è una voce che non dovrebbe affatto comparire. Sto parlando di quei cinquanta grammi della Droga dell'Amore".

"Che cosa sarebbe questa stupidaggine?" domandò curioso Kota. 

"E' una composizione chimica ottenuta con un Quirk capace di aumentare feromoni e istinti animali negli esseri umani. Se assunta in quantità elevate porta a perdere il senno e a comportarsi in modo discutibile. Esattamente come è accaduto con Denki, Eijiro e Katsuki. Metabolizzata dal sangue al cervello, la droga fa straparlare e fare ciò che non si vorrebbe mai fare".

Deku si irrigidì, fissando il vuoto con le lacrime ancor più copiose lungo le gote pallide. Anche Kirishima aveva smesso di respirare, la stessa medesima espressione scioccata e umida di Deku, LeMillion afferrò la sua mano cercando il suo sguardo.

"Hai capito, Izuku? Hai compreso che cosa è successo in quel locale? Dopo che sei svenuto scientifica e polizia hanno scoperto che si fabbricava questa droga da poterla dare ai pugili per farli combattere senza sentire la stanchezza per incontri clandestini. Per fortuna è stato sventato il tutto e adesso quella Droga è all'agenzia di Endeavor e BestJeanist" continuò il biondo, scompigliandogli i capelli.

"Mi dispiace" mormorò improvvisamente Deku, mentre Eri e Kota lo lasciavano dall'abbraccio. Poi si rivolse a Eijiro che continuava a trattenere miseramente le lacrime. "Mi dispiace".

"Vai, Izuku Midoriya. E salvalo" incitò calmo LeMillion.

Deku si alzò con una foga incredibile, correndo via, verso il suo Kacchan.

 

Che senso aveva vivere se non aveva più nulla? 

Dopo che era andato da un medico aveva scoperto che aveva sforzato troppo i suoi tendini e non poteva rischiare di spezzarseli, rendendo il braccio destro completamente insensibile. Ora portava una spessa fasciatura ma non gli importava. Aveva interesse per la discutibile altezza che si era scelto. A fine giornata lavorativa si era accomodato sul cornicione di un altissimo edificio dove si godeva una vista mozzafiato, ma era anche perfetta per suicidarsi.

Katsuki guardò il suo anulare, aveva ancora l'anello ed era l'unico legame che lo teneva ancora a Deku. Sarebbero stati sposati, felici, una cosa sola e invece aveva semplicemente rovinato tutto. Si artigliò una mano sul viso, ritraendo le ginocchia al petto, sempre su quel cornicione, sempre a volerlo fare. Buttarsi e basta.

Improvvisamente il suo cellulare squillò, lui non aveva neppure voglia di ascoltare o sapere chi lo avesse interrotto dal suo pensiero. Il display si oscurò, dopo qualche attimo nuovamente si illuminò nella tasca del suo pantalone scuro. A quanto pare non lo avrebbero lasciato in pace.

Svogliatamente prese il cellulare e per poco non perse realmente l'equilibrio cadendo da un'altezza considerevole mentre si rimetteva in piedi con un salto. Era Kirishima! Sotto un messaggio vocale di Shoto.

"Che cazzo vuoi?" ringhiò.

"Bakugo, devi venire immediatamente! Midoriya è uscito a cercarti ma non è più tornato, neanche sua madre e i tuoi genitori rispondono! Ci siamo dirigendo a casa tua, per favore raggiungici immediatamente!".

Il biondo non ebbe bisogno di rimuginare anche sul perché avesse deciso di rispondere a Red Riot ma quella voce carica di disperazione non poteva affatto essere uno scherzo! Mano o no, sarebbe andato a salvare il suo Izuku a qualunque costo!

 

Poco prima…

 

Midoriya non poté correre a lungo, la terapia alla quale continuava a sottoporsi ogni settimana stava indebolendo il suo corpo, tanto che aveva già perso cinque chili di muscoli, andando immancabilmente sottopeso. Era però tornato all'appartamento che condivideva con Katsuki, un grumo di emozioni gli era salito in gola, facendolo un po' tentennare. 

Bussò un paio di volte. Attese. Pazientemente. Felice. Ansioso.

Non rispose nessuno.

Riprovò, poi s'infilò la mano in tasca ed estrasse la chiave della serratura, non capendo perché non l'avesse restituita tempo fa. Forse anche questo era un segno del destino, chi mai avrebbe potuto dirlo? Aprì la porta, accese la luce ma ciò che vide lo fece rimanere attonito. Vestiti sporchi ricoprivano il pavimento, c'era una pila di piatti sporchi nel lavandino, cibo nella spazzatura. Capì subito che anche se Katsuki si preparava da mangiare la maggior parte finiva nella spazzatura. 

Fece un piccolo giro di ricognizione: il bagno, la camera da letto.. tutto era in disordine, c'erano anche delle gocce di sangue accanto a uno specchio ridotto in frantumi. Deku si sentì male per ciò che aveva passato Kacchan. Notò allora una lettera sgualcita sul portariviste fra il divano e la tv. La prese e iniziò a leggere.

 

Non so a chi indirizzare questa lettera. Vorrei dire a Deku, no, a Izuku perché confido sempre che potremo tornare insieme. La verità è che continuo a pensare a ciò che ho fatto con Kirishima e non mi capacito perché io per lui non ho mai provato nulla, neanche affetto. Solo amicizia. E invece ho rovinato tutto, ogni cosa. 

Deku, semmai leggerai questa lettera, allora molto probabilmente ci sono riuscito, l'ho fatta finita perché non riesco a immaginare, a vivere, un mondo senza di te. Senza il mio Deku...

 

Deku si stupì perfino del suo possente "no" che sbucò dalla sua bocca, ancora a stringere quella lettera tra le mani tremanti. 

"Kacchan, non lo fare! Dimmi che sei ancora vivo!" mitragliò, correndo rapidissimo fuori dalla casa. Aveva bisogno di tornare a casa da sua madre, magari era tornato lì, come faceva quando era triste o più scontroso del solito. Ma distavano diversi chilometri! 

Improvvisamente, come una manna dal cielo, vide una figura alata volteggiare nel cielo. Il suo stile era inconfondibile, le ali vermiglie rese un po più pallide dall'argentea luna. Agitò le braccia, chiamando il suo nome più e più volte.

"Oh, guarda chi si vede!" commentò quello che rivelò essere un più che contento Hawks, atterrandogli vicino

"Ti prego, puoi portarmi a casa mia? E' urgente! Non c'è un minuto da perdere!" mitragliò il giovane, visibilmente scosso. 

Hawks non fece domande, eseguì e dopo circa una decina di minuti atterrarono di fronte al giardino della casa dei Midoriya. 

"Io vado, mi ha fatto piacere veder-".

Un colpo invisibile scagliò Hawks contro un albero, tranciandolo di netto dinanzi a Deku che rimase impietrito. 

"Chi c'è?!" ruggì il verdoni, guardandosi intorno. Non vide nessuno, pensò bene di soccorrere Hawks che era rimasto inerme al suolo, con i suoi occhiali gialli incrinati e una sanguinante ferita alla tempia e alla nuca. Lo chiamò più e più volte ma non ottenne risposta. "Maledizione! Chi c'è?!" ruggì nuovamente.

Deku si sentì qualcosa di viscido avvolgerglisi intorno allo sterno e sollevarsi di diversi metri. Solo aguzzando la vista colse un dettaglio terribile: era un uomo con occhi pazzoidi, dorati, mezzo corpo avvolto da una sostanza viscida e verdastra che tendeva a scomparire nel buio e ricomparire accanto a una fonte di luce. Era come un blob informe gigante.

"Deku, il Number One Hero!" esclamò ridendo. 

Aveva in una mano una pasticca a forma di cuore, rosa, più o meno grande quanto un chicco d'uva. La portò alla bocca, rompendola con i denti in un sonoro scricchiolio poi scese il silenzio. 

"Distruggerò te e mi prenderò la taglia sulla tua testa, tutti i duecento milioni di dollari americani!".

Improvvisamente la presa sul suo corpo si fece ancora più salda, Deku non poteva quasi respirare, Hawks era fuori combattimento. Vide con la coda dell'occhio sua madre, Mitsuki e Masaru. Era nei guai se non poteva combattere…!

  
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