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Autore: Rox008    18/06/2021    2 recensioni
Merlin si trasferisce a Glastonsbury per scappare da un passato doloroso, ricostruire la sua vita e vivere il presente.
Anche Arthur ha un passato doloroso alle spalle, ma ha imparato ad andare avanti e vivere come nulla fosse, costruendo giorno dopo giorno il suo futuro.
Inevitabilmente i loro cammini finiscono per unirsi.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Morgana, Principe Artù, Will | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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"Degli studiosi sostengono che, per stare bene, un individuo dovrebbe dormire almeno otto ore a notte, di cui due profonde, e fare cinque pasti al giorno" diceva il titolo di un articolo della rivista preferita di sua sorella. 
Leggendolo, Arthur si chiese allora come facesse lui, che a volte dormiva per solo cinque ore scarse e saltava spesso il pranzo se stava lavorando o la cena per pura pigrizia, a sentirsi comunque in forma e avere un ottimo fisico. Anche se si allenava ogni giorno in palestra, andava a correre ogni mattina all'alba e quando mangiava stava attento a cosa mangiava, con i suoi ritmi avrebbe dovuto essere uno zombie. 
Invece poteva vantarsi di avere una pelle perfetta, muscoli ben definiti, capelli luminosi come il sole ed energia da vendere ("e tanta modestia" aggiunse una voce sospettosamente simile a quella di Morgana nella sua testa). 
"Dunque" pensò tra sé e sé "quello stupido giornale di gossip semplicemente si sbaglia." 
Non che ne fosse sorpreso. 
Morgana invece era di tutt'altro avviso. 
<< Hai bisogno di prenderti qualche giorno di riposo! O perlomeno di rallentare un po' il ritmo. Non puoi continuare così Arthur! >> 
<< Io non ho bisogno di riposo! Ed il mio stile di vita è perfetto così! >> sbottò lui in risposta, stiracchiandosi sul divano come un grosso gatto. 
<< Allora rispondi alle mie domande: Quando è stata l'ultima volta che hai dormito per sette ore di seguito? Non ti chiedo otto perché so che sarebbe inutile! >> 
Lui ci ragionò su attentamente, ma non riusciva assolutamente a ricordarselo. Morgana sorrise vittoriosa. 
<< E l'ultimo pasto decente che hai fatto? >> insistette lei. 
Scena muta. 
<< Visto? Neanche te lo ricordi! E poi la domanda delle domande... >> 
<< Non osare chiedermi... >> cercò di fermarla lui (inutilmente). 
<< ... quando è stata l'ultima volta che sei uscito con qualcuno? >> chiese con un ghigno lei. 
<< Ma perché me lo devi chiedere sempre? Ogni mese fai la stessa domanda! Quando uscirò con qualcuno te lo dirò! >> 
<< Sempre se sarò ancora viva! Hai 27 anni e la tua ultima relazione risale a 7 anni fa! >> 
<< Morgana! Il fatto che tu cambi ragazzo ogni tre mesi non comporta che debba farlo anche io! >> 
<< Non è ogni tre mesi! E poi, se trovassi un ragazzo decente non lo lascerei andare via! Finora ho solo trovato persone non adatte a me! Erano tutti una mandria di.... >> 
La sveglia sul telefono di Arthur suonò, interrompendola. 
<< Resterei a blaterare con te per ore e ore sorella cara, ma il mio turno sta per iniziare per cui a malincuore devo andare! >> disse lui dandole un bacio sulla fronte. 
<< Sappi che continueremo il nostro discorso! >> gli urlò lei mentre stava uscendo dalla porta.

Da casa Pendragon alla centrale dei vigili del fuoco c'erano solo venti minuti di viaggio in macchina, affinché a qualunque ora del giorno e della notte per il biondo fosse facile raggiungere i compagni, cambiarsi rapidamente ed essere operativo. 
Diametralmente opposta a casa Pendragon, c'era casa Jefferson, dove abitava il migliore amico e collega di Arthur, Gwaine, con cui gareggiava ogni giorno per battere il record d'arrivo. 
Quel giorno vinse Gwaine, arrivando in postazione in appena diciotto minuti. 
Tutto sembrava indicare che quella sarebbe stata una giornata come tante, i due amici che battibeccavano come al loro solito negli spogliatoi mentre il vecchio comandante Gaius minacciava di fargli fare il turno notturno se non la smettevano, Percival ridacchiava e Lancelot scuoteva la testa ormai abituato alla loro stupidità, quando arrivò una chiamata al centralino: la signora Travis aveva (di nuovo) chiuso il suo adorato gatto Astolfo giù in cantina e non riusciva ad aprire la porta. Succedeva più o meno una volta a settimana, ma la vecchina non ne voleva sapere di cambiare la porta, o per lo meno di metterci un fermo per non farla sbattere al minimo spostamento d'aria, e a pagarne le spese era principalmente il micio. 
Come da abitudine, arrivarono dalla signora Travis in cinque minuti, sfondarono la porta della cantina, liberarono il gatto, e accettarono il caffè che la vecchina gli offriva. Mentre Arthur sorseggiava il suo caffè amaro suonarono alla porta e la signora andò ad aprire.
 

******

Quella mattina Merlin si era svegliato di cattivo umore, con un mal di testa martellante a fargli compagnia. 
Osservò il lago ghiacciato per qualche minuto, prima di salire in macchina e avviarsi verso casa di sua zia. Sorrise quando vide il furgoncino dei vigili del fuoco parcheggiata nel vialetto, immaginando che il povero Astolfo fosse di nuovo rimasto chiuso nella cantina. 
Sua zia lo accolse con una carezza e un grande sorriso che le illuminava gli occhi. 
<< Mio caro Merlin, ti devo presentare quei gentilissimi ragazzi che hanno salvato il mio Astolfo! >> 
<< Devono avere davvero una grande pazienza per farlo ogni settimana! >> 
La signora Travis rispose alla battuta con una linguaccia, per poi entrare nel salotto. 
Nella stanza c'erano i quattro vigili del fuoco nella loro uniforme, tre di loro seduti a sorseggiare del caffè e l'altro in piedi. Leggendo le targhette cucite sul taschino sinistro delle casacche rosse, scoprì che l'uomo seduto scompostamente a capotavola, dai capelli castani fluenti ed un'ordinata barba si chiamava Gwaine, quello seduto vicino a lui dai capelli ricci rossi era Leon e l'uomo-armadio calvo accanto a lui era Percival; infine c'era un uomo biondo che stava in piedi vicino alla finestra con la targhetta nascosta dalle braccia conserte. 
<< Lui è mio nipote Merlin! Abitava a Londra, ma da qualche giorno si è trasferito qui a Glastonbury. Non trovate che sia affascinante? Eppure nessuno è riuscito a rubargli il cuore! Almeno finora... >> disse la vecchina facendo l'occhiolino. 
<< Zia, non credo che ai signori qua interessi sapere della mia vita sentimentale! >> ribatté rosso d'imbarazzo lui. 
<< A me interessa molto, invece! Piacere, sono Gwaine Jefferson, sempre disponibile ad uscire con persone affascinanti! >> si presentò il moro stringendogli la mano (per più del tempo necessario) e dandogli un bigliettino con un numero. 
<< Gwaine, siamo in servizio! >> lo richiamò Leon. 
<< Ma da dove cavolo ha preso quel bigliettino? >> mormorò Percival in direzione del biondo, che si limitò ad alzare le spalle e scuotere la testa. 
<< E dai, rilassati un po', Leon! Tanto qui a Glastonbury non succede mai niente! >> ribatté Gwaine intanto. 
In quel momento i loro cercapersone suonarono simultaneamente. 
<< Dicevi? >> 
<< Dannazione! Beh Merlin, è stato un vero piacere conoscerti! Chiamami pure quando ti va! >> 
<< Gwaine! >> lo richiamò Percival, che lo aspettava già fuori con il resto della squadra. 
<< Si si arrivo! >> rispose seccato lui.

*****

Astolfo era un bel gattone nero panciuto che adorava crogiolarsi al sole o dormicchiare sul divano, specialmente in inverno. 
Merlin si chiedeva perché sua zia gli avesse chiesto di badargli, dato che era chiaro che sapesse stare tranquillamente da solo. 
<< Mi aspetta una lunga, noiosa giornata. >> 
Il micione miagolò, quasi a volergli rispondere. 
Dopo avergli riempito la ciotola di croccantini, messo dell'acqua fresca, pulito la lettiera e dato una spazzolata, il moro fece zapping tra i canali tv, lesse qualche ricetta da una rivista di cucina e cercò, senza risultato, un libro da leggere dalla libreria della zia. Fuori aveva iniziato a piovere a dirotto, per cui non poteva neanche passeggiare nel piccolo giardino della zia come adorava fare, così si arrese all'idea di dover affrontare quelle lunghe ore di pura noia. 
Si preparò un semplice pranzo, si sedette a tavola e diede un'occhiata al display del suo smartphone. 
Trovò un messaggio della sua migliore amica Freya, che gli chiedeva come stava e cosa faceva a Natale, le rispose e poi ripose il telefono in tasca. Nel movimento, qualcosa gli cadde a terra; vide che si trattava del biglietto lasciatogli da Gwaine quella mattina, e lo contemplò per un po'. 
Era da tanto che non passava del tempo con gente nuova, neanche per fare semplicemente quattro chiacchiere. Gwaine gli era sembrato un tipo simpatico, allegro e di buona compagnia, con cui poter passare magari qualche ora a parlare, così quando finì di pranzare e lavare i piatti, decise di chiamarlo, tanto per perdere un po' di tempo. 
Digitò il numero di telefono e attese che rispondesse. 
<< Pronto? >> gli rispose una voce un po' titubante. 
<< Pronto Gwaine, sono Merlin. >> silenzio << Il nipote della signora Travis. >> 
<< Ah sì, ho capito chi sei. Beh, io sono Arthur, un suo collega. Probabilmente Gwaine ne ha fatta un'altra delle sue. >> 
<< Cosa ho fatto stavolta? >> chiese una voce in lontananza. 
<< Hai dato il mio numero a quel ragazzo, non il tuo! Idiota! >> 
<< Ho pensato che non ti facesse male una nuova conoscenza! >> 
<< Aspetta un attimo, da quando vai in giro con in tasca dei bigliettini con il mio numero? >> 
I due iniziarono a discutere tra loro, mentre Merlin, testimone involontario, ridacchiava. 
<< Gran bel colpo Gwaine! >> disse un'altra voce che Merlino non riconobbe. 
<< Grazie Lance! >> 
<< E io ora che dovrei fare? >> ribatté Arthur. 
<< Ma è ancora in chiamata? >> chiese quello che sembrava Percival. 
Silenzio assoluto. Arthur riavvicinò il telefono all'orecchio. 
<< Ehm... Sei ancora lì? >> 
<< Si. E ho sentito tutto. >> rispose Merlin ridendo stavolta liberamente. 
Sentì chiaramente un'imprecazione di Arthur. 
<< Non volevo disturbare, mi annoiavo e volevo parlare con qualcuno. >> disse poi, insicuro. 
<< Non disturbi, semplicemente sono stato colto di sorpresa. >> 
<< Capisco. >> 
Passarono dei momenti in un imbarazzante silenzio. 
<< Quindi ti sei trasferito da poco qui... >> pronunciò dopo un po' Arthur. 
<< E già. >> 
<< Oh Dio mio Arthur, sei un idiota! Passa questo telefono! >> sbraitò Gwaine strappando il telefono dalle mani del biondo. 
<< Ascolta Merlin, noi tra un'ora e mezza smontiamo da lavoro, se vuoi possiamo vederci all'Excalibur, sai come arrivarci? >> 
<< Si, ho però un problema: devo stare con Astolfo per altre tre ore e mezza. >> 
<< Vorrà dire che avremo il tempo per prepararci con calma e che ceneremo assieme. Ci stai? >> 
Merlin ci pensò un attimo. 
Erano anni che non usciva la sera, ancor di più con qualcuno, nonostante avesse spesso ricevuti degli inviti. Stava quasi per inventare per l'ennesima volta una scusa per restare a casa, quando un ricordo lo sorprese.

"Promettimi che, se io non dovessi farcela..."
"Non dirlo neanche per scherzo Will"
"Fammi parlare Merlin. Promettimi che, se io non dovessi farcela, tu vivrai anche per me."
"Will..."
"Promettimelo Merlin. Ti prego."
"Va bene Will, te lo prometto."

<< Va bene, ci vediamo lì alle 20. >>
 

******

Gwaine chiuse la chiamata e ridiede il telefono ad Arthur.

<< Non ci voleva così tanto. >> 
<< L'Excalibur sarà pienissimo, ti ricordo che è l'antivigilia. >> 
<< Ottimo, incontreremo tanta gente! >> 
Il biondo sbuffò, poi gli diede un pugno sul braccio. 
<< Ahio! Perché l'hai fatto? >> 
<< Perché la devi smettere di andare in giro con il mio numero in tasca! >> sbottò Arthur.

Come previsto, il locale era affollato ed i tavoli erano pieni. Probabilmente se Sally, la giovane locandiera, non avesse avuto una cotta per Gwaine, non avrebbero trovato un solo posto libero. 
Invece il rubacuori, Percival, Leon e Arthur erano tranquillamente seduti attorno ad un tavolo, in un angolo risparmiato dall'eccessiva confusione che altrimenti gli avrebbe impedito di parlare tranquillamente. 
<< Secondo me non verrà. >> borbottò Arthur. 
<< Verrà, vedrai! >> rispose invece Gwaine. 
<< Concordo con Gwaine. >> disse Leon. 
<< È appena entrato. >> li informò Percival. 
Merlin era infatti al bancone a chiedere indicazioni al barman, che gli indicò il tavolo occupato dai vigili del fuoco. 
<< Alla buon'ora! >> esclamò Arthur. 
<< Suvvia Pendragon, siamo noi ad essere arrivati in anticipo, lui è in perfetto orario. >> ribatté Gwaine. 
Mentre i due amici battibeccavano, Merlin si sedette nell'unico posto rimasto disponibile, che purtroppo per lui si trovava proprio tra di loro. 
Come quella mattina, Gwaine parlava a Merlin come se fossero amici da sempre, Leon e Percival cercavano di contenere la sua esuberanza, e Arthur restava zitto. 
<< Dunque Merlin, cosa fai nella vita? >> domandò Leon sorridendo. 
<< Non ho un'occupazione fissa, faccio lavori saltuari. Ho lavorato in un bar, in un albergo, in una biblioteca, in una discoteca... >> 
<< In una discoteca? E com'è stato? >> si interessò Gwaine. 
<< Stressante. Ogni sera avevo a che fare con gente ubriaca o fuori di sé. >> rispose stancamente. 
<< Ed ora come mai sei venuto qua a Glastonbury? Tua zia ha detto che vivevi a Londra, se non sbaglio. >> gli chiese Arthur, rivolgendogli per la prima volta la parola di presenza. 
Ma prima che rispondesse, una voce femminile distolse l'attenzione di tutti. 
<< Arthur! Sei tu o sono diventata pazza? Forse ho le allucinazioni? >> 
<< Morgana! Tu sei pazza, ma io sono davvero qui. >> le rispose il biondo. 
<< Per merito mio! >> esclamò Gwaine. 
<< Grande Gwaine! >> disse lei battendo il cinque all'uomo. 
Fu in quel momento che notò Merlin e si bloccò a guardarlo, il sorriso di pochi attimi prima sparito. 
<< Tu sei Merlin Emrys, vero? >> gli chiese. 
Lui la osservò: aveva lunghi capelli neri, in netto contrasto con la pelle perlacea e gli occhi verdi luminosi. 
<< Si, sono io, ma non credo di conoscerti... >> 
<< Conoscevo tuo fratello Will. >> 
Al moro sembrò gelarsi l'aria nei polmoni, e la stanza attorno a lui sembrò improvvisamente più stretta. 
Fu chiaro a tutti il suo disagio. 
<< Scusami, sono stata indelicata. >> si scusò Morgana sentendosi in colpa. 
<< Tranquilla, è solo che mi hai... colto di sorpresa >> rispose l'altro << Come facevate a conoscervi? >> 
<< Eravamo compagni di classe alle elementari, prima che vi trasferiste a Londra. Abbiamo continuato a tenerci in contatto e talvolta siamo anche usciti assieme. Era un bravo ragazzo, persone come lui non credo che ce ne siano. >> 
<< Lo penso anch'io... >> le rispose Merlin. 
Morgana sorrise dolcemente, con le lacrime agli occhi. 
<< Tu gli assomigli tanto, sai? >> 
<< Me lo dicono in tanti. >> 
La cameriera arrivò per portare dei piatti, e Leon ne approfittò per alleggerite l'atmosfera. 
<< Morgana, perché non resti con noi? >> le propose. 
<< Non credo che Arthur ne sarebbe felice. >> 
<< Lo dici come se per te fosse un problema! >> rispose seccato il preso in causa. << Resta. Tanto so che lo faresti comunque! >> 
<< Grazie fratellino caro! >> 
La serata poi trascorse tranquillamente, con Gwaine che faceva sempre battute e Morgana che punzecchiava il fratello.

Quando uscirono dal locale, gli unici rimasti sobri furono Merlin, Arthur e Morgana. 
<< Perché ogni serata con loro deve finire così? >> si lamentò il biondo mentre Gwaine gli parlava con la voce strascicata della sua ultima avventura con una tale Linda. 
<< Tu stai zitto, io c'ero la sera in cui hai provato a rimorchiare l'appendiabiti in soggiorno! >> lo schernì Morgana. 
<< È successo due anni fa! Comunque, abbiamo un problema: Leon è troppo ubriaco per guidare e toccava a lui riaccompagnare Lancelot e Percival a casa, ed io sono venuto con la moto perché dovevo portare solo Gwaine. Merlin, possiamo usare la tua macchina? >> 
<< Si, ma non conosco abbastanza bene la città, né i vostri indirizzi di casa. >> rispose lui. 
<< Vorrà dire che io riaccompagno Leon e Lancelot con la mia macchina, mentre mio fratello viene con te per riaccompagnare Percival e Gwaine e dopo lo riporti qui per recuperare la moto, se per te va bene >> 
<< Certo, nessun problema. >>

Fu così che Merlin e Arthur si ritrovarono sulla macchina del moro, accompagnati da Percival e Gwaine che cantavano "Angel" di Shaggy. 
Arthur parlava solo quando doveva indicare la direzione da prendere a Merlin, il quale annuiva, svoltava e aspettava la prossima indicazione. 
Quando finalmente arrivarono davanti casa Hunt, trovarono la sorella di Percival sull'uscio della porta con le braccia conserte. 
<< Ma ciao Vivien! Che piacere vederti! >> la salutò Arthur mentre apriva la portiera della macchina e faceva scendere l'amico con l'aiuto di Merlin. 
Gwaine sembrava non essersi accorto di nulla, continuando a cantare a squarciagola. 
<< Avrei preferito che ci vedessimo in altre circostanze. Non riuscite proprio a non bere quando uscite? >> 
<< Io stavolta sono sobrio! E anche Merlin. È nuovo di qui. >> 
La ragazza sembrò notare solo in quel momento il moro che stava aiutando Arthur a trascinare in casa il fratello. 
<< Merlin... Come vai di cognome? >> gli chiese. 
<< Emrys... >> 
<< Come pensavo. Conoscevo tuo fratello. >> 
Lui non rispose. 
Lasciato Percival sul divano, i due salutarono Vivien, tornarono alla macchina e partirono alla volta della casa di Gwaine, che si addormentò durante il tragitto. 
Una volta accompagnato anche lui a casa, Merlin guidò fino al locale per riprendere la moto di Arthur. 
Non c'era più nessuno in giro, le luci dei lampioni illuminavano la strada vuota e la radio della macchina era l'unico suono che si sentiva. 
<< Beh, tutto sommato non è stata una brutta serata, no? >> disse Arthur. 
<< No anzi, è andata abbastanza bene. >> 
<< Già... >> 
Il biondo stava per aprire la portiera, quando si voltò di nuovo verso Merlin. 
<< So che non sono affari miei, ma ho notato che in tanti conoscono tuo fratello, e appena lo nominano ti incupisci... Che cosa gli è successo? >> 
<< È morto. Tre anni fa. >> rispose l'altro guardando fisso davanti a sé. 
<< Com'è successo? >> 
<< Perché non lo chiedi a qualcun'altro? Visto che qua sembrano conoscerlo tutti. >> sbottò il corvino. 
<< Scusa, non volevo infastidirti. È solo che ho l'impressione che tu non ne parli molto. Non fa bene tenerti tutto dentro, lo so per esperienza. >> 
<< Come hai detto tu, non sono affari tuoi. E ora scendi, siamo arrivati alla tua moto. >> 
Arthur non replicò e scese dalla macchina. 
<< Buonanotte Merlin. >> disse prima di richiudere la portiera. 
<< Buonanotte Arthur. >>

​Il biondo guardò la macchina sfrecciare via. 

 

   
 
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