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Autore: Captain Riddle    20/06/2021    0 recensioni
Nel magico regno di Expatempem sono comparsi dei mostri dalla morte degli ultimi discendenti del temuto Re della Morte. Dopo la misteriosa morte del nuovo re, quando salirà al trono suo figlio, questo scatenerà una serie di eventi catastrofici a catena, che rischieranno di causare la distruzione del regno se qualcuno non dovesse intervenire. Scoprite la storia del regno magico attraverso gli occhi di sette protagonisti, dilettatevi con gli intrecci e tenete alta la guardia perché il pericolo è sempre dietro l'angolo.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pov:Cleorae

Quella limpida mattina autunnale le strade della capitale brulicavano come di consueto di passanti affaccendati, mercanti che ostentavano le merci, fattucchiere che leggevano il futuro spacciandosi, senza successo, per profetesse, bambini che giocavano spensierati e ovviamente le guardie avvolte dei loro involucri scintillanti che ispezionavano la città pigramente. Il re Fritjof Raylon guardava tutto dall'ampia finestra della sua sontuosa camera con sguardo assente. L'uomo, ormai quasi sessantenne, aveva capelli corti e brizzolati quando non indossava la parrucca, le rughe erano pesanti come i solchi scavati da un aratro, le mani callose come quelle di ogni buon condottiero ed era esageratamente esile, come un torrente prosciugato nei torridi mesi estivi nella Provincia del Fuoco, in contrasto con il fisico possente che lo aveva invece caratterizzato in gioventù. La sua vita era stata piuttosto intesa a dire la verità; poco più che ventenne era succeduto a suo padre, diventando il re di un grande popolo guerriero, gli ephilti, oramai non più grandi conquistatori ma pur sempre pronti alla guerra se istigati. Ephiltus ed Expatempem avevano stretto dei patti commerciali da secoli, poi un giorno il grande regno vicino aveva assaltato due delle isole più grandi del loro arcipelago. Subito il popolo si era rivolto a lui, infuriato, ma poiché il re si era reso subito conto che non si trattasse affatto di un attacco pianificato per dare inizio a una guerra a causa di un'eccessiva disorganizzazione, ma bensì di una libera iniziativa di un gruppo di soldati di soldati irriverenti, Fritjof aveva quietato gli animi del popolo pur restando allerta, vigilando l'evolversi della situazione. Ovviamente questo non sarebbe bastato per quietare la furia popolare, ma Fritjof con la solita calma che lo contraddistingueva aveva trovato una soluzione da attuare se gli attacchi si fossero ripetuti. Purtroppo era successo ancora e poi un'altra volta, e ogni volta i soldati erano più numerosi e il loro comportamento più violento. Il re non poteva più restare indifferente dinnanzi a quegli attacchi, così chiese un incontro con il re di Expatempem per un chiarimento su quelle azioni ingiustificate. Non ricevette alcuna risposta e non avvenne alcun incontro. Allora l'uomo dovette agire, si imbarcò al più presto con una nutrita parte dell'esercito e persino dei volontari, dichiarando guerra. Fritjof attraccò con la sua flotta nel punto più vicino, sulle coste della provincia più vicina del regno nemico, la Provincia Magica, ma con suo grande stupore non venne accolto da una resistenza come sarebbe stato logico credere. Quelle persone strinsero un'alleanza con lui, chiedendo in cambio dell'aiuto dato l'indipendenza.

Era stata una guerra lunga due anni, ma alla fine con il prezioso aiuto degli abitanti della Provincia Magica e la potenza bellica dei suoi uomini, Fritjof aveva conquistato l'appoggio della maggior parte dei signori e del popolo, ancora scettico e superstizioso e al termine, in una fredda giornata di pieno inverno, dopo più di un mese di guerriglia alla capitale, la vigilia della nascita degli antenati più celebri del re, lui e suo figlio maggiore vennero uccisi da Fritjof stesso. Allora era diventato lui il sovrano di un territorio sconfinato, che mai sarebbe stato in grado di governare. Fu così che decise saggiamente di abdicare dal suo trono a Ephiltus a favore del fratello Killian e ovviamente dopo aver reso onore al patto stipulato nella città marittima di Appulso e aver concesso la libertà alla Provincia Magica, da allora divenuta il piccolo regno indipendente chiamato Provincia Libera, proprio per onorare la sua storia, da allora Fritjof era divenuto il re di Expatempem. Fritjof avevo narrato quella storia tante di quelle volte che ormai Cleorae la conosceva a memoria e pensava, quell'uomo era stato tanto abile a condurre una guerra, quanto incapace nella gestione del regno. La cultura di Fritjof era del tutto diversa da quella del suo nuovo popolo e lui non era mai riuscito a integrarsi del tutto. Non si trattava soltanto della religione diversa, la statuetta che Fritjof teneva nella camera raffigurante il suo dio, Belis, non faceva storcere il naso a nessuno purché lasciasse i cittadini liberi di adorare i loro dèi, si trattava di qualcosa di più profondo, l'uomo non era in grado di comprendere appieno la storia e le usanze del popolo di Expatempem. Il re non conosceva le buone maniere, almeno non quelle del regno che ora governava, per quanto si fosse sforzato per impararle al meglio, inoltre il vestiario era molto più pomposo ed eccessivo nel suo vecchio regno e tanti non riuscivano proprio ad imitare il re, indossando parrucche e pantaloni corti così diversi dalla loro cultura e dal loro concetto di 'bello' e 'signorile'. Certo, in un primo momento non era andata poi così male quando a Fritjof avevano dato in sposa la nobile Lirkoc. La sua sposa non era stata una grande bellezza ma era stata una donna molto responsabile e materna, esperta nella conoscenza delle buone maniere e delle tradizioni del suo popolo, paziente ed elegante. La coppia ebbe subito due figli, a distanza di un poco meno di un anno dalle nozze. Avevano avuto due maschi, nati con un anno di differenza l'uno dall'altro. Crescendo Morfgan e Drovan si erano rivelati due ragazzi indisciplinati e violenti che parevano prediligere la cultura del padre a quella del loro popolo. Il re si era dato la colpa ma la moglie lo aveva sempre sostenuto e incoraggiato, poi un giorno di quattro anni prima era misteriosamente morta. Da allora il re aveva perso la testa, due giorni prima stava bene e due giorni dopo era morta. Fritjof allora si era disperato, non sapeva come approcciarsi ai figli, né come gestire gli ormai frequenti attacchi dei demoni degli elementi, maledetti esseri mostruosi che avevano poteri di fuoco, ghiaccio, aria e terra, formatisi dopo la disfatta della dinastia del Re della Morte e aumentati di anno in anno dalla sua ascesa al trono.

Ormai esausto da tanti anni di guerre e impegni, Fritjof aveva preso l'ardita decisione di abdicare in favore del suo figlio maggiore, Morfgan, che era già promesso sposo alla figlia di uno dei signori del regno e si sarebbe sposato alla fine dell'inverno. La ragazza forse era già in viaggio, sarebbe arrivata e, terminati gli ultimi preparativi, lei e Morfgan si sarebbero sposati e Fritjof avrebbe ceduto la corona a suo figlio. L'ingresso di Cleorae, nascosta dietro la porta per assicurarsi di non disturbare, probabilmente distrasse il re dai suoi pensieri perché quando si fu voltato la donna vide i pensieri di lui rimpicciolire negli occhi "Come stai mio re, mio amore?" lo salutò cordialmente lei, rivolgendogli un elegante inchino reverente. L'uomo sorrise vedendola entrare e non poteva certo essere biasimato, Cleorae Powtion era una vera gioia per gli occhi. I capelli erano naturalmente rossi come le mele della tentazione, le labbra erano grandi e rosee, il volto proporzionato e il collo lungo e liscio, elegante. "Molto meglio ora che ti ho veduta, Cleorae" rispose l'uomo con un caldo sorriso di gioia sul volto vecchio e stanco. Il re infatti dopo aver trascorso due anni da solo aveva approfondito la conoscenza con una delle fanciulle che lavoravano al castello e se ne era innamorato, venendo incredibilmente ricambiato dalla ragazza.

Cleorae gli si avvicinò con passo leggiadro nonostante l'abito sontuoso e l'acconciatura alta, si fermò poi davanti a Fritjof e gli diede un bacio a stampo sulle labbra raggrinzite "Quando ci sposeremo, mio amore?" domandò con voce leggiadra e melodiosa "Non mi piacciono gli sguardi severi che mi rivolgono le mie vecchie compagne" termino, la sua voce ora pareva un triste lamento. "Presto" rispose l'uomo, carezzandole il bel volto, utilizzando il tono di voce più gentile che possedeva "Dopo che mio figlio si sarà sposato e sarà diventato re allora anche noi potremo coronare il nostro sogno". La donna parve rabbuiarsi ancora di più "Sei sempre convinto di voler rinunciare alla corona, mio re?" lo incalzò con voce soave "Sei ancora in tempo per cambiare idea, hai ancora tanti anni davanti a te, non sprecarli così! Io non vedo ancora la prontezza di spirito in tuo figlio, non mi sembra che sia pronto per farsi carico di un compito tanto importante e astioso. Tu ritieni veramente che possegga la saggezza e le conoscenze che hai tu!?" Fritjof le strinse le mani e scosse la testa "È la cosa migliore!" Le disse con convinzione "Potremo stare insieme tutto il tempo che vorremo così, solamente noi due. Io sono stanco di regnare e il modo migliore per imparare a governare per un giovane è fare pratica, posso assicurarlo per esperienza personale." Cleorae lo fissò con gli occhi sbarrati e l'espressione sofferente "Lo so che mio figlio non è pronto" ammise l'uomo "Per questo ho scelto quella ragazza per lui" spiegò con convinzione " Vidi in lei la stessa prontezza che ebbe mia moglie e sono sicuro che Morfgan aiutato dalla giovane signorina Tenebrerus imparerà presto a governare questo regno, ma io sarò sempre disposto a consigliarlo per qualunque questione".

La donna lo fissò rigida e contrariata attraverso occhi dello stesso colore del mare quieto, pur essendo inquieti e dubbiosi. Si mise a sedere sul letto e chinò il capo in segno di sconfitta, tentando di non manifestare il suo disappunto, anche se di cose da dire ne avrebbe avute sin troppe. Come poteva un re abbandonare il suo popolo nelle mani di un ragazzo stupido e incapace solo perché era stanco e riteneva di aver selezionato una ragazza in grado di governare senza la minima esperienza, dopo averla giudicata quando era solo una bambina? "Forse hai ragione tu, mio re" si limitò a rispondere Cleo, sorridendo mentre nella testa si figurava un'altra rivoluzione, peggiore di quella avvenuta sette secoli prima, finita con la morte di centinaia di persone e gli antenati del Re della Morte sul trono. "Certo che ho ragione!" Rispose lui con enfasi e quella sicurezza guadagnata negli anni. Prese il volto della donna tra le mani "Anzi, sai cosa posso assicurarti!?" Cleorae sorrise ancora, preoccupata, dissimulando perfettamente come era solita fare "Dopo il nostro matrimonio andremo via dalla capitale, dal castello, e vivremo in campagna! Solamente tu e io. Vivremo in uno di quei bei castelli abbandonati e lo faremo come tu vorrai!" La donna annuì biecamente "Come desideri tu, mio amore". L'uomo abbassò le mani e la strinse, baciandola sulla fronte come avrebbe fatto con una figlia "Pensavo che non sarei stato più felice dopo la morte di Lirkoc" ammise dolcemente "Credevo che non avrei più conosciuto una donna così buona e dal cuore tanto grande, ma ho avuto la fortuna di incontrare te, la regina del mio cuore, la luce dei miei occhi."

Cleorae si sforzò nuovamente di sorridere, nonostante dentro si sentisse devastata da tutte quelle imprudenti decisioni che stava prendendo il suo re "Sì, è stata una fortuna lavorare qui e ottenere l'amore del mio re" si affrettò a rispondere, carezzando l'uomo con i suoi occhi azzurro-verdi. Le campane in lontananza suonarono, nella torre della città, una torre alta venticinque metri o più di mattoni rossi e pietre, ma nonostante l'altezza era nulla in confronto al palazzo reale, arroccato su una collina di pietra. "È ora che io vada" disse Cleorae alzandosi dal letto e sistemandosi l'abito dall'ampia gonna prima di uscire dalla stanza. Vide l'uomo salutare e ammirarla mentre usciva, dallo sguardo tenero si percepiva chiaramente quanto amasse quella donna, si trattava di un amore sincero e puro. Voleva sposarla il prima possibile e magari darle un figlio, poi avrebbero vissuto finalmente in pace nel loro piccolo castello in campagna, circondati dal sole e dalla gioia, senza pensieri e preoccupazioni.

Anche Fritjof uscì dopo la ragazza, Cleorae segui l'uomo a distanza e lo vide dirigersi nella sala del trono. Cleo lo seguì a debita distanza, perdendolo di vista per un tratto prendendo il corridoio che l'avrebbe condotta alla porta di servizio della medesima sala in cui era diretto il re. Cleorae accelerò un po' il passo e quando si fu fermata dietro la porta vide Fritjof fare il suo ingresso nella sala del trono. Subito gli si avvicinò il consigliere insieme al vicegenerale della guardia reale "Maestà" salutarono i due uomini all'unisono con inchini reverenti "Miei signori" rispose Fritjof, sistemandosi la parrucca che minacciava di cadere "Maestà, siamo purtroppo venuti a conoscenza di uno spiacevole fatto, i demoni di terra stanno causando dei problemi ai confini ovest del regno" disse il vicegenerale della guardia reale, un uomo alto con il casco sotto al braccio che lasciava scoperto un viso squadrato con una sottile barba marrone, due sopracciglia folte, la carnagione olivastra e gli occhi piccoli e scuri "Cosa hanno fatto questa volta?" Domandò stancamente il sovrano, con voce quasi disinteressata "Demoliscono le periferie del regno, causano frane sulle scogliere e nei pressi dei villaggi più remoti causano scosse di terremoto e devastamento dei raccolti". Il re non sembrava stupito dalla notizia, sembrava che gli stessero dicendo che d'inverno pioveva e nevica e d'estate faceva caldo e c'era il sole, nulla di nuovo insomma "Cosa facciamo, maestà?" Domandò il consigliere, un uomo vestito impeccabilmente, con la parrucca in perfetto ordine, i baffi corti neri e curati perfettamente, gli zigomi alti e lo sguardo serio ma quieto "Aspettiamo" sentenziò semplicemente Fritjof "O meglio" precisò l'uomo "Aspetterete ordini dal nuovo re" continuò, lasciando sconcertati gli interlocutori e profondamente delusa Cleorae. "Ma maestà" tentò il vicegenerale Waltyer Orlens "Ci vorranno mesi..." tentò l'uomo scambiando uno sguardo con l'altro, Alfred Servrero "Io oramai non posso più aiutarvi" ribadì il re che ormai aveva deciso di non arrovellarsi minimamente per pensare ai problemi del regno. I due allora furono costretti ad andarsene, delusi. Ormai quello non era un re, solo una delusione profonda e amara, un uomo stanco che aveva cessato di lottare in nome di ciò che era più giusto.

Cleorae continuò a guardare l'uomo da lontano, Fritjof salì la scalinata e si mise a sedere sul trono di cui non era più purtroppo degno; il trono era in marmo nero come le notti d'inverno, ma, almeno secondo le dicerie, quando era solo con un sovrano degno di questo nome, benevolo o malevolo che fosse, mostrava la magia dei quattro elementi che lo permeava, lasciando intravedere screziature di rosso, azzurro, verde e grigio, tutti intarsi dei colori degli elementi. La magia dei colori nel marmo nero era comparsa insieme ai poteri, con il Re della Morte, ma nessuno sapeva se quella storia fosse reale o solo l'ennesima diceria inventata solamente per esaltare la stirpe dei re, proprio come le voci che erano circolate su una presunta stanza in cui il re Sole e la regina Luna avevano fatto esperimenti. Di una stanza del genere però mai nessuno aveva trovato alcuna traccia. In alto nella parete dietro al trono c'era una finestra circolare raffigurante un sole splendente, era stata costruita ai tempi del Re della Morte e rinnovata pochi mesi addietro dal miglior artista del regno, un certo Leucello Argis; era stata costruita lì solo per rendere ulteriormente evidente quanto fosse splendido il sovrano, superiore a tutti, e quando il trono era solo e al buio con il sovrano degno si diceva che i colori risplendessero tanto nel marmo da sembrare fuochi colorati intrappolati nel ghiaccio, e sembrava contenessero veramente gli spiriti dei quattro elementi. A Cleo non interessavano quelle sciocchezze estetiche, lei il trono lo vedeva nero ed elegante, tetro questo sì, tanto da sembrare un minaccioso vortice in grado di risucchiare i raggi, anche di sera con la luna non rifletteva neanche la luce bianca ma appariva vagamente più quieto e signorile, come il fondale di un oceano e risplendeva in maniera sinistra e inquietante.

Mentre pensava a tali sciocchezze su quella che in fondo era solo una banale sedia, Cleorae continuò a guardare dalla postazione discreta che aveva scelto il suo re venire raggiunto dal maggiore dei figli, il futuro re, che aveva appena fatto irruzione dal corridoio principale. Morfgan era un ragazzo abbastanza alto e muscoloso, i capelli erano marroni e impastati di sudore e odiava coprirli con le parrucche di moda tra l'altro società proprio per imitare suo padre, l'abito era sfarzoso ma malmesso, un bottone era persino saltato e gli stivali erano come al solito pieni di fango, probabilmente era tanto impresentabile a causa della recente battuta di caccia. "Padre" disse forzando un inchino talmente sgraziato da far impallidire quello di un qualsiasi contadino, come per schernirlo "Come sta il mio re preferito?!" L'uomo gli rivolse un sorriso stanco, senza badare alle pessime maniere del primogenito "Tu come mi trovi, figliolo?" Il ragazzo si limitò a fare un sorriso sghembo che illuminò il volto certamente non brutto ma poco curato e spesso contorto in espressioni poco aggraziate per un principe "Quando arriverà la mia sposa?" Domandò prendendo a fischiettare con fare annoiato "Presto la signorina Tenebrerus sarà qui, probabilmente sarà già in viaggio verso la capitale. Ne sei felice figliolo?" Domandò il re, sperando in una buona risposta "L'ho vista qualche volta, non posso essere felice di vedere una mezza sconosciuta" rispose scocciato il ragazzo, sguainando la spada per soffermarvi sulla lama ancora sporca di sangue oramai secco "Sai cosa intendevo dire" disse il padre "Se sei felice dell'idea di un matrimonio con una brava ragazza". Il giovane guardò con sufficienza uno degli uomini che portava le panche nella sala grande, disprezzando tanta debolezza fisica "Certo che lo sono. Sono sicuro che se farà come dico io ci divertiremo" rispose poi con un ghigno "Ma da quello che ho visto ci vorranno le maniere forti".

L'uomo guardò il figlio afflitto e preoccupato "Ti prego di trattare bene la tua sposa, la nostra alleanza finirebbe se sapessero che maltratti la signorina e inoltre non dimenticare che le donne si trattano con rispetto e gentilezza, tutte loro." Morfgan lo guardò con un ghigno beffardo "Come sei tenero, padre!" lo schernì apertamente "Mi stupisce veramente pensarti come un valoroso condottiero. Perché non la sposate voi quella stupida ragazzina, le donne giovani vi piacciono d'altronde" rispose con forza il figlio, con lo sguardo cattivo e provocatorio. Fritjof ci rimase male ma non abbassò lo sguardo, incassò il colpo con dignitosa compostezza "Bada a come parli dinnanzi al tuo re, ma soprattutto al cospetto di tuo padre!" Lo sgridò aspramente e il volto del re divenne duro e autorevole "I miei sentimenti per Cleorae sono sinceri e nobili! E tu tratterai con i guanti la tua regina!" Morfgan roteò gli occhi con strafottenza "Per il poco che ricordo di lei non sembrava molto incline alla collaborazione né tanto meno all'obbedienza!" replicò "E se anche ricordassi male, ditemi padre, cosa dovrei fare per farla obbedire!?" Il padre scosse il capo "Se la tratterai con rispetto, pazienza e gentilezza sono sicuro che sarete felici e vivrete serenamente, nonostante gli impegni non mancheranno" ma il ragazzo non lo ascoltava "Ci vorrebbe troppo tempo padre e io non sono mai stato molto paziente, inoltre mi deve obbedienza e reverenza, è un suo preciso dovere in quanto moglie e regina!" disse con ovvietà, poi si voltò pronto ad andare via "Ora se mi scusate padre ho altro da fare. Ci vediamo a pranzo". La voce di Fritjof però lo inseguì, risuonando minacciosa com'era probabilmente stata una volta in guerra "Se ti azzarderai a fare qualcosa di male a quella ragazza te ne pentirai amaramente!" Morfgan si voltò ancora e fissò il padre con un gli occhi ridotti a fessure "Mi state minacciando?" Sussurrò, sfidandolo apertamente con lo sguardo. Cleorae vide chiaramente la fierezza e la giustizia che avevano sempre contraddistinto Fritjof venire fuori come avrebbero dovuto fare poco prima per affrontare il problema dei demoni "Non ho mai avuto molto tempo per le minacce" disse, senza mai mutare espressione o distogliere lo sguardo dal figlio "Quanto per le azioni figlio mio, dovresti saperlo, tuttavia mai minaccerei la mia famiglia, ma voglio effettivamente ammonirti, perché questo è un serio avvertimento" rispose con lo sguardo fisso, poi continuò "Agendo in modo barbaro e violento mi costringeresti ad affidare la corona a tuo fratello o a qualche mio fidato consigliere". Il ragazzo lo fissò furioso, lampi iracondi attraversarono i suoi occhi come fulmini prima di una tempesta; Morfgan si voltò con uno scatto irato e sparì lungo il corridoio principale borbottando, senza tuttavia avere il coraggio per replicare alle parole del padre, a Cleorae tuttavia parve per un istante di vedere il principe indeciso se sputare o meno ai piedi del padre prima di lasciare la stanza, ma a quanto pareva Morfgan aveva compreso che se voleva la corona quella non si sarebbe certamente rivelata la strada vincente da percorrere. Probabilmente avrebbe sfogato la rabbia nell'allenamento con la spada prima di prepararsi per il pranzo.

Fritjof guardò il figlio allontanarsi con preoccupazione, non gli sembrava di sicuro un buon re né tantomeno un buon marito ma doveva avere fiducia, lui era stanco oramai e voleva iniziare una nuova vita. Cleorae lesse seppur da lontano negli occhi dell'uomo i pensieri che dovevano invadere la sua mente, la sorte della signorina Tenebrerus lo impensieriva, ma in conclusione avrebbe abbandonato la ragazza alla sua infausta sorte perché alla fine era il suo riposo ad avere la priorità. Fritjof e la sua buona futura sposa sarebbero stati così felici che avrebbe dimenticato tutti gli altri e ogni loro problema, era quello che gli importava, solo quello, una vita serena prima della morte. Ancora delusa Cleorae decise di tornare nella sua stanza, quando un nuovo arrivato entrò nella sala del trono la fece attendere ancora.

Il ragazzo che aveva varcato la porta del salone si era inchinato "Maestà" aveva poi detto quello "Il pranzo è quasi pronto". Il re lo congedò gentilmente e Cleorae si stupì dell'ora tarda, aveva passato tanto tempo ad osservare Fritjof che non si era minimamente resa conto dell'orario. Avrebbe potuto entrare dalla porta principale e attendere il pranzo discorrendo tranquillamente con il re, tuttavia decise di andare incontro all'altro, al servo. Il ragazzo aveva un fisico asciutto, aveva anche lui i capelli rossi appena di qualche tonalità più chiari di quelli di Cleo, aveva poi qualche lentiggine sul viso allungato e gli occhi azzurri. Sembrava un ragazzo impacciato e reverente a primo impatto, camminava con la testa dritta ma gli occhi bassi, inoltre le bracci erano spesso strette al corpo, almeno lo erano quando si trovava al cospetto del re o più in generale quando era al castello. Cleorae gli afferrò un braccio e lo tirò in uno dei corridoi. Il ragazzo di nome Sipo si illuminò immediatamente non appena l'ebbe messa a fuoco "Cleorae!" Sussurrò felice "Mi hai visto? Mi sono inchinato bene questa volta?" Cleorae sorrise "Ma certo che sì, cuginetto" disse con voce affettuosa "Sei stato perfetto. Ma d'altronde sono stata proprio io ad insegnarti a farlo". Il ragazzo la guardò divertito e i due risero a voce bassa, per non essere scoperti, poi lei si avvicinò di più per sussurrare "Tutto bene con il pranzo?" L'altro annuì facendosi serio "Bene. Ora però devo andare, non voglio fare tardi. A dopo Cleo". Cleorae tuttavia trattenne l'altro per un braccio prima che andasse via "Tu che cosa mangerai?" Sipo sorrise "Non devi preoccuparti per me" le assicurò Sipo con noncuranza "Il solito pasto che facevi anche tu quando ancora servivi, zuppe. Oggi in particolare mangeremo zuppa di patate e zucca" allora la cugina sorrise dopo aver carezzato l'altro a mo' di saluto e poi se ne andò a pranzo tranquilla. Svoltò nei vari corridoi del castello, dirigendosi a passo spedito ma elegante verso la sala da pranzo poco lontana. La sala era rettangolare e luminosa, c'erano grosse finestre nella parte alta del soffitto, mentre il soffitto era affrescato da disegni che narravano alcune celebri imprese della stirpe del Re della Morte e dei suoi antenati come Connor il Grande. Era arredata in modo abbastanza semplice in realtà, nonostante fosse la sala da pranzo del castello reale, c'era un grosso tavolo in legno di mogano massiccio che occupava tutta la stanza, un paio di mobili ai lati della stanza con qualche sedia lavorata-tre per la precisione- e un trono d'oro a capo tavola. Il re era in piedi e parlava con due servitori, dal sorriso di entrambi però parlavano di frivolezze, poi vedendo la donna Fritjof si mise a sedere rivolgendo alla nuova arrivata un sorriso di benvenuto mentre i due servi si allontanarono velocemente per portare le vivande a tavola. C'era una tovaglia di lino bianca, orlata d'oro stesa sul tavolo, decorato da stoviglie d'oro e un vaso di ceramica azzurro, laccato e brillante, contenente rose. Alla destra del re si era posizionata Cleorae facendogli un ampio sorriso, poi arrivò il figlio minore del re, il principe Drovan, che si era posizionato a sinistra "Tuo fratello non viene?" Domandò il re al secondogenito dopo aver fatto un cenno della testa per salutarlo. Drovan era un ragazzo poco più giovane di Morfgan, di appena un anno e somigliava veramente tanto al fratello maggiore. Come Morfgan e come il padre in gioventù aveva un fisico muscoloso, seppur poco più asciutto di quello del fratello maggiore che teneva costantemente in allenamento, i capelli erano scuri e più corti di quelli di Morfgan, i lineamenti erano meno duri e gli occhi di un marrone più chiaro. Quello posò la forchetta con il pollo già infilzato e gli rispose con fare frettoloso, vagamente infastidito "Farà tardi ha detto". Il re si incupì e assunse un'espressione severa "Quel ragazzo deve imparare a comportarsi come si conviene, è cattiva educazione arrivate a tavola tardi, specie se con un re e un padre".

Il figlio minore scrollò le spalle e bevve dal suo calice di vino, ignorando le lamentele del padre, similmente a come era solito fare Morfgan. Cleorae invece strinse una mano intorno al polso di Fritjof per dargli conforto, quei due ragazzi che aveva avuto la sfortuna di avere come figli erano dei selvaggi maleducati "Non temere, vedrai che cambierà" gli sussurrò Cleo prima di iniziare a mangiare, ricevendo un cenno triste dell'altro in risposta. L'uomo tuttavia attese e si limitò a bere il vino con espressione malinconica e stanca, così anche Cleorae decise che fosse meglio attendere nonostante la fame "Mangiate padre o si fredderà" lo incoraggiò l'altro figlio, parlando con la bocca piena, leccandosi addirittura le dita "Mio fratello l'ha cacciata per voi questa fagiana". A sentire quelle parole Fritjof parve rincuorato "Hai ragione, ogni tanto mi pensa tuo fratello" disse più a sé che all'altro, quasi a volersi consolare " Forse non ha senso aspettarlo oltre".

Il vecchio re afferrò le posate e iniziò a tagliare la carne profumata della fagiana e Cleorae allora fece lo stesso "Quando vi sposerete?" Domandò improvvisamente Drovan dopo aver bevuto un abbondante sorso di vino per liberarsi la gola dal pollo secco. Fritjof smise di tagliare e alzò gli occhi "Dopo le nozze e l'incoronazione di tuo fratello ci sposeremo anche io e Cleorae". Il ragazzo fece una smorfia, come se avesse trangugiato qualcosa di amaro al posto del vino "Cosa c'è Drovan?" Domandò ancora il padre "Lo sapete!" Sbottò Drovan, non riuscendo a trattenersi oltre "Io sarei un re migliore di lui!" Fritjof sospirò con la pazienza di ferro di chi è abituato a sopportare sempre i medesimi lamenti "Come puoi dire una cosa del genere?" "Padre, io sono più rispettoso di mio fratello, non vi faccio mai aspettare come fa lui!" Argomentò giustamente il ragazzo "Il fatto che sia il maggiore non significa che debba essere per forza il re! Inoltre io sono molto meno avventato di lui." Fritjof tentò di rilassare la schiena sullo schienale mentre Cleorae spostava compostamente lo sguardo dall'uno all'altro dei commensali che le facevano compagnia, mangiando in silenzio ma ascoltando con attenzione, cosa che, ne era certa, stavano facendo anche le guardie e i servitori nella stanza. "Drovan" iniziò il re, unendo le punte delle dita in un gesto caratteristico "Non essere così ostinato con questa storia figlio mio, tu sarai un grande generale o se lo volessi potresti sposare la figlia di uno dei signori ed essere a capo di un castello tutto tuo!" Tentò di consolarlo il padre "È diverso!" Si incaponì il figlio, scrutando l'altro con gli occhi velati di rancore e sistemandosi il parrucchino con vaga stizza "Sarà la cosa migliore, vivrai senza troppe responsabilità o aspettative" lo rassicurò il padre "Non è piacevole come puoi pensare gestire un regno, sobbarcarti di responsabilità di tale portata. E poi è una tradizione" "Voi non sapete nulla di ciò che mi diletta o di ciò che mi annoia, padre!" Disse sfrontato Drovan, alzando la voce "Siete pigro e ipocrita! Non considerate minimamente le mie abilità, non avete spina dorsale e per questo io vi disprezzo! Voi non siete il condottiero che sconfisse la stirpe dei re dai grandi poteri!"

Il principe si alzò e si diresse verso l'uscita della stanza buttando a terra il parrucchino in segno di disprezzo "Drovan, ti prego!" Tentò di richiamarlo il padre inutilmente, con gli occhi sofferenti e la voce rotta. Fritjof guardò impotente il figlio andare via come aveva fatto l'altro poco tempo prima e abbassò lo sguardo sentendosi incapace e triste "Non prendertela tanto, mio amore" lo rassicurò Cleorae nuovamente e la sua voce risuonò dolce e melodiosa come un canto consolatorio "Anche Morfgan la pensa come lui, ne sono sicuro" disse sempre più abbattuto Fritjof, scuotendo lentamente il capo. La donna strinse più forte la presa sulla vecchia mano di lui "Hai fatto tutto il possibile dalla morte della loro madre" "Ma c'è stato un periodo in cui mi lasciai vincere completamente dal dolore, pur sapendo che i due ragazzi avrebbero preso il sopravvento su di me comportandomi in tale modo..." si incolpò ancora Fritjof, portandosi le mani sul volto come se provasse vergogna per sé stesso. "La mia grande debolezza è sempre stata l'amore" tornò a parlare poi, alzando lo sguardo verso l'altra. Si ricompose poco dopo, rendendosi conto di non essere solo con Cleorae, allora con il briciolo di dignità che gli era rimasta riprese le posate per tornare a mangiare, quando il figlio maggiore varcò il salone con la testa alta.

"Padre" disse sedendosi dove prima stava il fratello, scansò il piatto mezzo vuoto e il calice del tutto vuoto, poi con un gesto esigente della mano si fece portare il suo pranzo. "Figliolo" disse con un sorriso triste il re e gli occhi accesi dalla speranza "Dov'è mio fratello?" Domandò con il boccone l'altro, noncurante dell'espressione sofferente del vecchio padre. "È uscito" rispose Fritjof vago, irrigidendosi istantaneamente, troppo distrutto e umiliato per ripercorrere l'accaduto. Il figlio fissò l'uomo e poi spostò lo sguardo sulla donna, allora tornò con il capo basso per tagliare la sua carne. Morfgan corrugò le sopracciglia "Non mangiate quello che vi ho fatto preparare?" Il re alzò lo sguardo perplesso, il suo udito iniziava a non essere buono come una volta "Cosa?" Domandò "Perché non mangiate?" Ripeté il giovane. L'uomo abbassò nuovamente il capo e iniziò a mangiare guardando il figlio di sottecchi, adesso che suo padre obbediva Morfgan esibiva un sorriso compiaciuto sul volto "Com'è padre? Buona?"

L'uomo annuì sorridendo nel vedere il figlio tanto felice, sembrava proprio che ci tenesse a sapere che suo padre apprezzava quello che gli aveva fatto preparare. "Io padre vorrei parlarvi di una cosa" disse ancora Morfgan "Sì figliolo?" Domandò l'altro in allerta "Volevo..." il principe si fermò e guardò davanti a sé, poi tornò a fissare il padre, sembrava in difficoltà "Volevo chiedervi perdono per tutto quello che ho detto e fatto prima, per il mio pessimo comportamento nei vostri riguardi". Fritjof lo guardò fermamente e a Cleo parve di scorgere lacrime in quegli occhi scaturite dalla gioia di tali parole, l'idea dell'inadeguatezza del figlio maggiore come re lo abbandonò per un momento e Fritjof pensò che il ragazzo nel profondo del suo animo fosse premuroso e cortese. Cleorae lesse chiaramente negli occhi scuri di Morfgan un malcelato divertimento nel mentire in modo tanto sfrontato al padre ma Fritjof non vide nulla, al contrario il sovrano si alzò, continuando a masticare il boccone, per andare incontro al figlio e perdonargli l'ennesimo sfregio. Gli si avvicinò col passo stranamente celere, senza riuscire ad attendere altro, poi tossì per far scendere il boccone che faceva fatica a ingoiare. Il fastidio parve non alleviarsi e allora un ragazzo previdente della servitù posizionato vicino alla parete, gli versò prontamente del vino nella coppa. Il re mandò giù il vino in un sorso, allora continuò ad avanzare in direzione del figlio, ma questa volta con l'aria barcollante. L'uomo fece un altro passo quando il medesimo fastidio alla gola lo fece ricominciare a tossire, questa volta convulsamente. Fritjof si accasciò lentamente a terra in ginocchio, come un burattino senza fili, si portò poi le mani sulla gola, tremante. In un attimo le guardie e i servi nella stanza gli furono addosso allarmati, mentre Cleorae e Morfgan si alzarono di scatto per inginocchiarsi al capezzale del re "Padre!" Urlò Morfgan con gli occhi spalancati e il volto corrucciato dalla preoccupazione "Amore mio!" Strillò Cleorae con le mani sulla bocca, assalita dall'ansia, dal terrore e con gli occhi gonfi di lacrime.

L'uomo si contorse dal dolore e poi si piegò in avanti, prostrandosi dinnanzi alla sofferenza, tossendo sangue, poi rimase qualche altro secondo accasciato, con gli occhi spalancati fuori asse. Le guardie si allontanarono e poi lo stesso fecero i servi, tutti visibilmente sconvolti. Morfgan si avvicinò ancora, rivoltando il corpo del padre per vederlo in volto. Guardò il corpo rigido di quello che sino a pochi istanti prima era stato il suo re e suo padre. Guardò l'uomo negli occhi vacui, occhi che non potevano più vederlo, poi carezzò senza affetto la guancia del vecchio. Fu allora che il ragazzo poggiò le dita sulle palpebre del padre per chiudere gli occhi di Fritjof Raylon un'ultima volta, poi si alzò, senza versare una lacrima. Cleorae era in piedi, sconvolta e scossa da singhiozzi, mentre fissava la salma pallida di Fritjof. Tornò in ginocchio accanto all'uomo e iniziò a gridare disperata "Hanno ammazzato il mio re! Assassino! C'è un assassino nel castello!"

Due guardie tentarono di tirarla su di forza per separarla dal vecchio uomo, ma Morfgan fece loro cenno di lasciarla dov'era "Trovate mio fratello" disse con voce bassa e incolore "Ditegli che nostro padre è morto e dobbiamo organizzare un funerale degno, allora celebreremo la cerimonia della mia incoronazione e poi ci prodigheremo per trovare e giustiziare il colpevole di questo omicidio". Una parte delle guardie uscì dopo un inchino di riverenza, scambiandosi sguardi di puro sconcerto, chi per timore, chi perché disapprovava qualcosa, probabilmente l'impassibilità di Morfgan, le grida di Cleo oppure entrambe le cose. "Voi portate via la salma del re e fatelo preparare per la cerimonia funebre" disse ancora Morfgan, sempre con voce inflessibile e subito venne obbedito. "Il mio re!" sussurrò ancora Cleorae disperata, con il volto chino sul petto vuoto di Fritjof e le lacrime che le rigavano le guance, sciogliendo il trucco.

Morfgan la guardò curiosamente "Accompagnate la signorina nella sua stanza" disse infine, rivolgendosi a due serve. Cleorae venne portata via poco dopo, sentendo lo sguardo di Morfgan ardere su di sé come il fuoco dei camini d'inverno e la ragazza giurò di aver visto un lieve ghigno sulle labbra di quello che oramai a tutti gli effetti stava per diventare il re.

 

   
 
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