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Autore: NightWatcher96    20/06/2021    2 recensioni
Uno strano Villain colpisce Deku facendolo diventare un coniglio. Durante la sua cattura, tuttavia, trovano solo vestiti e polvere, il suo corpo completamente disintegrato. Come riporteranno Deku alla normalità? Fluff e Kacchan x Deku
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All for One, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo della Quirkless

Eccomi qui ad aggiornare quest'altra storia. Questo è un capitolo un po' introduttivo, ho deciso che i guai non devono finire facilmente. La storia ha ancora qualche buco da ricucire in fondo. Detto questo, Enjoy!!



 

Shoto guardava il cielo sempre più scuro, le nuvole ormai ammassate in un uniforme grigio che presagiva un violento temporale. Il vento scuoteva gli alberi che apparivano dei piccoli cespugli in basso, sui marciapiedi e negli spazi erbosi chiamati parchi. Sospirò impercettibilmente, appoggiando una mano su una di quelle vetrate del corridoio ospedaliero, dando le spalle alla porta della stanza di Midoriya. Era venuto a trovarlo ma aveva scelto il momento sbagliato. 

Alcuni dottori e infermiere lo stavano cambiando, rinfrescando la pelle e controllando le sue attività corporali, celebrali e cardiache, attenti a non sposarlo in alcun modo. 

Una goccia di pioggia catturò la sua attenzione, Shoto seguì con un dito quel passaggio dettato dal vento più forte, con lo sguardo un po' perso nei ricordi più recenti.

Quando aveva voltato Midoriya dal corpo di Katsuki aveva quasi sentito il vomito risalirgli in gola, una sensazione che non aveva provato da quella volta che aveva rigettato la colazione per colpa di un allenamento estenuante di suo padre. Quello squarcio sul petto sanguinante e coperto di sporcizia a rischio infezione. Escoriazioni, tagli, abrasioni sul corpo, la ferita al fianco di nuovo aperta, ma ancor di più muscoli e ossa e lo sterno tagliato.

La porta alle sue spalle si aprì con uno scatto, destandolo dai suoi pensieri. Shoto Todoroki vide i dottori parlare tra di loro e uno di loro fargli cenno di poter finalmente entrare. Ringraziò con un inchino rispettoso e una volta varcata quella soglia richiuse piano la porta alle sue spalle.

Midoriya era in una confortevole stanza d'ospedale, tutta bianca, identica a quella che avevano dato ad All Might, con una vista mozzafiato, un piccolo bonsai posto su una cassettiera che affiancava la porta bianca del bagno e un'infinità di macchinari che sembravano tenerlo in vita. Elettrodi sul petto, che era stato bendato, operato e ricucito alla perfezione. Una mascherina d'ossigeno sul volto che era ancora caldo di febbre e diverse flebo nel braccio sinistro. 

Shoto gli prese dolcemente la mano, accarezzandone timidamente il palmo con il pollice, senza smettere di guardarlo. Gli scostò amorevolmente i capelli dalla fronte che erano appiccicosi di sudore, sfiorandogli le orecchie da Rabbit Hero che riposavano mollemente sul cuscino. Era così innocente e dolce.

"Midoriya, non so che cosa tu abbia fatto contro Hunter-Kane ma ci hai salvato tutti quanti" sussurrò, avvicinandosi al suo viso. Rimase a contemplare i morbidi dettagli, poi gli stampò un bacio sulla guancia. "Mi dispiace molto…" ammise, stringendo un pugno. 

Era un po' confuso riguardo alla sensazione strana nel petto e piuttosto preferì non pensarci. Notò con la coda dell'occhio un piccolo sgabello nero, lo tirò con un piede, attendo a non fare rumori e si sedette, continuando a tenere la mano di Izuku, ostinatamente dormiente.

"Mi sono chiesto perché Bakugo ti avesse abbracciato in quel modo, ma credo non siano affari miei, dopotutto" riflettè ad alta voce, poi lo guardò nuovamente. "Mi piacerebbe che avessimo un rapporto simile, la nostra amicizia merita di essere coltivata".

Comme un déjà-vu, alla porta si udì un tocco. Si aprì lentamente senza attendere il suo permesso: ci fu un lampo che per un attimo fece andare via la corrente ma non i macchinari che sostenevano Deku, poi un tuono assordante e un silenzio tombale.

Eijiro sosteneva Kacchan che camminava con una stampella; se quest'ultimo fu stupito di vedere Shoto lì seduto, per il secondo fu completamente impossibile capire che tipo di espressione avesse costruito. Fastidio? Rabbia? Sgomento? Gelosia? O forse era solo il lampo ad aver marcato erroneamente lineamenti che generalmente tendevano all'insofferenza?

"Ti sei ripreso, a quanto vedo" mormorò Shoto, senza alzarsi e senza lasciare la mano di Deku. "Anche tu, Kirishima".

"Già, mi è bastata una seduta da Recovery Girl per guarire. Adesso devo solo portare questa fasciatura al braccio e in una settimana sarò nuovamente operativo! E tu?" sorrise il rosso. 

"Sto bene" ammise l'altro, guardando poi Kacchan.

Katsuki era stato letteralmente salvato da Deku, aveva solo una slogatura alla caviglia, un'escoriazione al braccio, un piccolo taglio fra le scapole e un livido che capeggiava fra il viola e il giallo sullo zigomo destro. Il taglio sulla fronte era stato sapientemente curato e bendato. Probabilmente non ci sarebbe stata neanche una cicatrice.

"Midoriya come sta?" chiese tristemente Eiiro, staccandosi da Katsuki per avvicinarsi al suo amico. "Ne ha passate veramente tante. Spero possa riprendersi".

D'un tratto videro le palpebre di Deku fremere, ci fu un gemito di dolore ma nulla più.

"Midoriya!" chiamarono speranzosi Shoto ed Eijiro. 

"Deku!" fece invece il focoso, zoppicandogli più vicino. 

Deku dischiuse le palpebre per loro somma gioia ma rimase in evidente stato confusionale, senza dare ulteriori segni. Shoto rapidamente corse a chiamare immediatamente aiuto, lasciando la stanza con velocità. Eijiro si spostò verso il lato del letto dove prima c'era seduto il bicolore, tenendogli la mano, imitato da Katsuki, sempre con quel cipiglio di gelosia sul viso.

"Ehi, amico!" chiamò, scuotendogli piano la spalla. 

"Deku! Che cazzo!" ringhiò visibilmente spaventato il biondo, facendogli una carezza al viso. "Ha ancora la febbre, maledizione!".

Sentirono dal corridoio passi veloce e un vociare sconnesso, poi Shoto fece un cenno per far sapere che aveva trovato la stessa equipe medica che aveva controllato e cambiato Izuku poco fa. I tre ragazzi si spostarono verso il fondo della stanza per non essere d'intralcio ma non staccarono gli occhi di dosso durante quel momento delicato di osservazione. 

Un medico controllò immediatamente i segni vitali di Deku, un secondo fece illuminare la punta del suo indice come fosse stata una torcia e la puntò nelle sue iride. Reagirono, era un buon segno.

"Il battito è accelerato, i suoi valori però sono troppo bassi. L'attività celebrale è minima!" indicò un terzo.

Il dottore che aveva il Quirk Luce nella mani annuì e diede disposizione di staccare la mascherina d'ossigeno e di iniettargli un farmaco in grado di evitare possibili collassi. Furono mischiate due soluzioni, una lattiginosa, una trasparente in una siringa e la iniettarono nel braccio di Deku, senza ottenere neppure un segno per la puntura, per quello spillo fastidioso nelle vene.

Dopo qualche attimo il battito tornò a livelli accettabili e le attività celebrali migliorarono, sebbene di poco.

Di nuovo provarono a puntargli la luce negli occhi, questa volta notarono le iridi spostarsi e le palpebre sbattere di poco.

"Potrebbe essere un sintomo di amnesia come meccanismo di difesa a un avvenimento traumatico" riflettè il dottore. "Ehi, ragazzo, tu sei un Hero, vero?" chiese, accarezzandogli dolcemente i capelli.

Deku piegò piano la testa, guardandolo con un'espressione di chi non riusciva a comprendere la lingua. 

"Sai come ti chiami?" riprovò. 

Non ci furono risposte. Il dottore guardò i tre ragazzi e fece loro cenno con una mano di avvicinarsi. Non sfuggì a nessuno lo sguardo un po' più curioso di Deku che alzò piano il capo dal cuscino.

"Siete suoi compagni di classe? Da quale liceo venite?".

"U.A. Siamo del primo anno, sezione A" rispose Shoto. "Siamo compagni di classe".

"Bene! Provate voi a cercare di fargli qualche domanda, dobbiamo capire quanto è persistente l'amnesia, quale lobo celebrale ha intaccato".

"Deku, mi riconosci?" iniziò immediatamente Katsuki, sporgendosi sulla testiera del letto, ai suoi piedi per evitare di mettere pressione sull'arto ferito. "Lo sai chi sono io! Avanti, cerca di ricordare! Ti devo un salvataggio, nerd!".

Deku socchiuse le palpebre, poi incredibilmente si mise seduto sul letto, aiutato dai dottori che ne approfittarono per controllargli anche il fianco e lo sterno. Protrasse una mano verso i tre sorridendo appena.

D'un tratto un sibilo doloroso gli attraversò la testa, Deku si rannicchiò, anche il petto e il fianco gli inviarono un dolore disumano. Fu come sentirsi investito da una gelida corrente che non gli dava possibilità di fuga, sentiva delle voci mischiate, vedeva dei frammenti di ricordi che non voleva ancora rivivere. Un Villain che lo aveva squartato vivo, che aveva preso il suo Quirk.

L'One for All. 

Spalancò gli occhi annebbiati di lacrime, ignorando i richiami dei dottori che cercavano di tenere sotto controllo quel respiro che stava diventando sempre più rapido e incostante. Il suo One for All! Nel pugno destro non sentiva quella calda fiamma guizzante. Chiuse di nuovo gli occhi, cercando di concentrarsi: dov'era quel potere? Dov'era?

Aveva perso l'One for All veramente?

Era tutto finito allora?

Deku stava tremando, fissando indirettamente i suoi tre compagni di classe, era terribile! Era tornato un Quirkless, si era fatto rubare un potere che All Might gli aveva consegnato dopo quarant'anni di servizio come Simbolo della Pace… e lui..? Non era riuscito a riprenderselo. Si sentì invadere dalla follia e lanciò un urlo, volendo solamente fuggire via.

"Midoriya, calmati!" provò Shoto, spaventato da una reazione così eccessiva.

"All Might! All Might!" chiamò disperatamente il giovane, staccandosi con foga da uno dei dottori furioso. 

Per un frangente si levò un guizzo di potere ma fu un momento prima di sentire un dolore allucinante in tutto il corpo. La mano destra gli faceva malissimo, sentiva di non poter più sopportare nulla.

Allora l'One for All non era perso per sempre?

Ricordava tutto, ogni più piccolo dettaglio. La sua tremante mano che aveva smesso di opporre resistenza cercò le orecchie e ne trovò una. Era ancora un Rabbit Hero, quindi non sarebbe mai più tornato un semplice essere umano?

"Midoriya Shonen!".

Tutti si voltarono verso la porta dove faceva capolino Yagi, visibilmente stupito di vedere il giovane sveglio ma anche preoccupato nel constatare che la sua espressione indecifrabile stesse chiaramente dicendo che il suo Quirk…! 

"Va tutto bene, ragazzo mio" gli disse, tenendogli le braccia mentre si avvicinava. Aveva avuto già intenzione di andare a trovarlo, quando era a pochi passi dalla sua stanza si era sentito chiamare, il suo nome urlato e non aveva esitato a correre per capire cosa fosse accaduto. Midoriya gli si strinse nel petto e prese a piangere, tirandogli dolcemente la maglia azzurrata del pigiama. "Piangere fa bene. C'è molta confusione, ma il tuo cuore, più di chiunque altro, è nel posto giusto".

"No…" profferì, con voce quasi non sua. Tossì un po', poi riprese. "L'ho perso per sempre, All Might! L'ho perso!".

Nessuno, eccetto Kacchan capì il motivo di quella colpa. Deku glielo aveva sussurrato nella galleria che Hunter-Kane gli era riuscito a sottrarre il Quirk, ma allora quell'accenno di potere che cos'era stato? Di riflesso guardò la sua mano destra: era stato un debole, un vigliacco che si era fatto bloccare dalla paura e Deku ne aveva pagato il prezzo.

"Va tutto bene, Midoriya Shonen" rincuorò All Might, accarezzandogli la testa. "Ora devi solo riposare e guarire. Hai ancora la febbre".

Il giovane annuì appena, con il suo aiuto si rimise coricato. Fissò indirettamente il soffitto, pensando e ripensando a ciò che aveva fatto, alla perdita di One for All e tutto quello che era accaduto. Ignorò i medici che gli iniettavano un calmante nel braccio, poggiandogli una borsa con del ghiaccio sulla fronte e controllavano le sue attività cardiache e celebrali.

"Mi dispiace per il mio scatto… non era mia intenzione…" ammise, rivolgendosi ai tre ragazzi che non avevano più fiatato e mai lasciato la stanza.

"Chiunque al tuo posto avrebbe reagito in questo modo, quindi, tranquillo e come ha detto All Might pensa solo a guarire!" sorrise Eijiro, stringendogli amichevolmente la mano. "Noi andiamo adesso. Vero Todoroki?".

Il bicolore era riluttante nel lasciare Izuku con Katsuki, visto che Eijiro aveva silenziosamente chiesto un po' di privacy per quei due. Si sentiva un po' messo da parte. Geloso? Non sapeva cosa fosse la gelosia, era solo un po' arrabbiato. Annuì comunque e con All Might, il rosso e i medici lasciarono la stanza.

Sostò per qualche attimo dietro la porta che chiuse, indeciso su cosa fare.

"Todoroki? Tutto bene?" domandò Red Riot.

"Sì. Vado da Endeavor. Ci vediamo" mormorò, alzando una mano e andando verso l'altra parte del corridoio.

E nel mentre i due erano rimasti da soli. Deku guardava Katsuki con la coda dell'occhio, attendendo, l'altro che si spostava lo sgabello per prendere posto accanto a lui e stringergli la mano.

Il tocco fu morbido. Delicato, quasi a non volergli arrecare ulteriori danni. Kacchan aveva gli occhi bassi nella vergogna, un cipiglio di rabbia e delusione sul viso mentre accarezzava distrattamente le vecchie cicatrici. 

"Non sentirti in colpa" iniziò Deku, che lo guardava attentamente. 

"Il tuo Quirk" sospirò il focoso, stabilendo un contatto visivo. "Davvero non c'è più? Eppure quando ti sei concentrato l'ho percepito per un attimo".

Deku tornò triste, spostando gli occhi carichi di lacrime altrove. "Non lo so. L'One for All sarebbe dovuto rimanere dentro di me, per proteggerlo, esattamente come ha fatto All Might in tutti questi anni".

La mano di Kacchan gli si appoggiò sul viso, poi le sue labbra catturarono le sue più calde in un bacio. Per la prima volta Deku lo voleva, desiderava molto di più. Aveva bisogno di lui, aveva bisogno di forza e protezione. 

"Ho avuto paura. Non ti svegliavi ed io non sapevo cosa fare" gli sussurrò, continuando a baciarlo con impeto. 

Deku gli artigliò i capelli, un silenzioso invito a salirgli sul letto a cavalcioni. Voleva solo essere felice, dimenticare per un attimo ogni cosa. E Kacchan era bravo a recepire quel tipo di messaggio: ormai su di lui iniziava a baciargli anche il mento, scendendo con la lingua sul collo e mordicchiando dolcemente la clavicola. Lo faceva impazzire tutto questo. 

"Deku" chiamò piano il biondo. 

L'altro gli poggiò un dito sulle labbra, poi scostò la coperta dal suo corpo perché voleva farlo. Voleva davvero amarlo con tutto se stesso. Nel muoversi tuttavia, il pigiama mise in mostra tutte le bende, dal petto al fianco a ferite minori. Kacchan non riuscì a staccare gli occhi di dosso a quelle chiazze bianche e un senso di rabbia lo catturò.

Schioccò la lingua contro i denti in un sibilo di frustrazione, accarezzò Deku sulla guancia poi scese dal letto e gli rimboccò la coperta.

"Non voglio ferirti" ammise, con occhi bassi. "Non voglio farlo ancora".

Deku però era insoddisfatto: per un attimo gli venne in mente un deja-vu, quando la prima volta il biondo non l'aveva baciato e lui era scappato per quattro chilometri senza saperlo. Però lo capiva e non poteva che dispiacersi per lui.

"Kacchan, stammi vicino" chiese, mentre si alzava leggermente, tenendo una mano sul fianco. 

"Guarda in che condizioni sei per colpa mia" ruggì, sferzando l'aria con una mano. "Come fai a non incazzarti? Come puoi volermi baciare e fare sesso con me dopo quello che ho fatto?!".

"Perché ti amo e questo non cambierà mai".

Il tempo per un attimo sembrò fermarsi. 

Katsuki era fermo, la bocca semi-aperta, gli occhi spalancati, incapace di dire qualcosa, una qualunque. Il volto di Deku era delicato, aveva le guance rosse di febbre, i capelli sulla fronte che gli esaltavano gli occhi gentili e vitrei. Un sorriso sulle labbra ancora umide dei loro baci. Deglutì, avvicinandosi e lo abbracciò, affondando il naso nei capelli. 

"Ti amo anche io" ammise. 

"E' bello sentirtelo dire" sorrise l'altro, dolcemente, chiudendo gli occhi. Poi si staccò cercando i suoi occhi. "Per favore, non sentirti in colpa. Morirei anche per te, questo è ciò che fanno gli Hero. Questo è ciò che si farebbe per la persona amata".

Kacchan si sentì invadere da una gioia incontenibile. Lo abbracciò ancora una volta, baciandogli le labbra e drappeggiando le dita sul suo corpo. "Almeno però, la prossima volta, accetta il mio aiuto, nerd! Non è il caso che combatta solo tu".

In ricordo al suo atteggiamento un po' egoistico, Deku sorrise annuendo. Ora si sentiva un po' meglio, Kacchan era davvero un portento…

 

Qualche settimana più tardi, apparentemente le cose sembrarono tornare normali. 

Deku era stato dimesso, certo doveva fare molta attenzione alle sue ferite, ma aveva deciso di studiare sodo perché con tutta la faccenda della sua trasformazione in coniglio, il rapimento e i vari soggiorni in ospedale aveva perso parecchie lezioni. Iida, Todoroki, Kacchan e Ochako avevano voluto aiutarlo con lezioni private e lui era stato in grado di sostenere un piccolo esame scritto con risposte multiple che gli aveva dato Aizawa. Inutile dire che lo passò con il massimo dei voti.

Ed ora mentre sedeva al suo banco ascoltando una lezione di Midnight sulla storia del Giappone e la nascita dei Quirk e dei super-uomini che rappresentavano l'ottanta per cento della popolazione mondiale, una pallina di carta gli arrivò sul banco. Si voltò, Kacchan che sogghignava gli fece un cenno con la testa.

L'aprì, c'era un messaggio nella sua più che ordinata calligrafia.

 

Dopo le lezioni usciamo insieme

 

Deku si sentì avvampare le guance. Era un appuntamento! Certo, gli venne da pensare mentre gli sorrideva annuendo, che non era stato un invito, piuttosto un ordine imperativo. Ma era comunque una cosa dolce da parte sua, doveva ammetterlo. Così, armato da questa gioia incontenibile, la giornata trascorse normalmente, con una moltitudine di compiti e di lezioni. 

Sembrava che tutto a tutto il liceo fosse vietato combattere, allenarsi e soprattutto fare tirocini. Qualcosa era tenuto nascosto.

Preferì non pensarci; quando suonò la campanella poté sospirare di sollievo per quell'interminabile attesa e mise i suoi quaderni nello zaino giallo, alzandosi. Lo fece in fretta, questo gli costò una fitta al fianco e una al petto. Entrambe non erano del tutto guarite. 

"Oi. Non mi puoi morire adesso".

Kacchan gli era vicino, con uno sguardo fintamente svogliato che celava la sua preoccupazione. Gli sorrise, scuotendo la mano per cambiare discorso. Deku fece per prendere lo zaino quando l'altro lo fermò toccandogli la mano. 

"Dammelo, te lo porto io. Non puoi fare sforzi" sogghignò, portandosi lo zaino su una spalla.

"Uno zaino non è mai stato un carico forzante, Kacchan. Posso farlo" replicò piano Izuku. L'altro gli fece un'occhiataccia come per ricordargli che lo avrebbe fatto esplodere. "D'accordo, hai vinto tu!".

"Chi vuole fare merenda fuori?" domandò improvvisamente Denki.

"Mi sembra una buona idea!" cinguettò Ashido, con un pugno alzato.

"Però il tempo è abbastanza freddo fuori" ricordò Tsuyu che non voleva proprio andare in ibernazione con quell'aria fredda. 

"Ah, non ci avevo pensato" borbottò, poi gli venne un'idea: "Che ne dite di fare un piccolo party?".

"Che cosa dovremmo festeggiare?" chiese Iida, curioso.

"Beh, che il nostro Midoriya è di nuovo con noi!" esclamò il biondo con la saetta scura in una ciocca dei capelli. Si mise le mani sui fianchi mentre i ragazzi lo accerchiavano ed annuivano entusiasti. "In fondo ne ha passate tante, dello svago farà bene a tutti!".

"Io preparo la musica" intervenne Kyoka, un po' nervosa mentre si attorcigliava uno dei jack alle orecchie.

"Io invece la torta e il cibo" sorride Rikido, alias Sugarman. "Midoriya, a te piace la torta al cioccolato o alla panna?".

L'attenzione si spostò immancabilmente sul verdino, visibilmente imbarazzato. Kacchan dietro di lui era di malumore tra l'altro. 

"Torneremo alle sei" intervenne, afferrando il braccio di Deku per trascinarlo fuori la classe. "La sua preferita è la torta al cioccolato".

"Ehi, ma dove andate? Il coprifuoco adesso è stato spostato alle cinque e trenta visto che fa anche buio prima!" ricordò Kirishima, curioso. 

"Non sono affari tuoi, Capelli di Merda!" sbuffò il focoso. "Torneremo per le cinque e mezza" e detto ciò, nonostante il Rabbit Hero stesse cercando di dire qualcosa per scusarsi, se ne andarono.

"Chissà Kacchan dove vuole andare con Midoriya?" si domandò Denki ma poi tornò a parlare della festa.

 

I due piccioncini erano seduti su una panchina, non erano andati poi così lontano dalla scuola e dai dormitori. Avevano passeggiato verso uno dei parchi minori di Musutafu per starsene un po' da soli. Faceva un po' freddo ma era veramente gradevole quel cielo un po' più scuro, l'aria fredda e i lampioni che rischiaravano le sempre più persistenti tenebre.

Deku alitò sulle sue mani, sfregandole un po'. Ora percepiva un brivido lungo la schiena. Aveva un po' freddo, sperava che non era qualche ricaduta e di nuovo la febbre. Durante i giorni in ospedale era stato un tormento, aveva caldo, freddo, brividi, sentiva lo stomaco come in una centrifuga e le ossa fargli molto male. 

Una sciarpa rossa intorno al collo lo destò dai suoi pensieri: Deku sbattè le palpebre osservando con la bocca lievemente aperta Katsuki che, un po' arrossito, gli stava allacciando il tessuto morbido per riscaldarlo. Gli mise addosso la sua giacca pesante e gli fece riposare la testa sulla sua spalla. Dopo qualche attimo appoggiò anche lui la testa su quei morbidi capelli.

"Grazie, Kacchan" sussurrò, chiudendo dolcemente gli occhi. 

"Quello ti guarda troppo per i miei gusti".

Deku, stranito, lo guardò. "Di chi parli, Kacchan?".

"Bastardo a Metà!" sbuffò, aumentando la presa sul suo corpo. "Pensa che non me ne sia accorto! Anche in ospedale ti aveva stretto la mano con un po' troppa passione!".

Deku non lo sapeva, però non poteva che sorridere, trovando tutto un po' dolce e un po' ironico. Kacchan sembrava essere un bimbo mentre sfogava a malapena la sua gelosia. Non trattenne una risatina, schioccandogli un bacio.

"Kacchan, va tutto bene. Todoroki è solo un amico, non mi porterà via da te" gli disse, cercando i suoi occhi. Un po' riluttante, l'altro lasciò fare, poi sorrise. "E poi non penso che tu mi cederesti facilmente".

"Tu sei mio" marcò, catturandogli le labbra con bacio.

Si godettero il loro piccolo appuntamento, fino a quando un orologio in lontananza non suonò dolci rintocchi. Erano quasi le diciassette e trenta del pomeriggio, era ormai buio ed erano quasi in ritardo.  

"Dobbiamo tornare. Tra poco sarà il coprifuoco" ricordò un po' triste Deku. 

L'altro lo prese in braccio, era raggiante ed era anche in vena di correre fino ai dormitori in stile Hero. 

"Kacchan, mettimi giù, ti prego! Non credo sia necessario!".

Tuttavia si ricordò che sballottarlo troppo lo avrebbe fatto star male, dopotutto Deku era ancora in fase di guarigione. Allora lo mise giù, premendo insieme le fronti. 

Improvvisamente alle loro spalle si udì un sibilo. Katsuki immediatamente si mise in allerta, ponendosi dinanzi a Deku. L'aria si era fatta pesante, il vento più impetuoso, il cielo senza nuvole. Notarono un lampione sfarfallare prima di spegnersi. Un fruscio di piante, poi uno strisciare disgustosamente viscido, un sibilo di parole indecifrabili. Si stava avvicinando.

Deku caricò l'anulare della mano destra, aiutando a tenere il braccio fermo con l'altra. Il suo orecchio sinistro si mosse, il nemico era vicinissimo: provò a sparare… ma non uscì nulla. 

Il suo Quirk! Allora la sua speranza era veramente stata bruciata. L'One for All era scomparso? Non riusciva ad usarlo! Era inutile! 

"E' scomparso" pronunciò Kacchan, voltandosi. Quando lo vide fremere con le lacrime agli occhi non capì. "Oi! Stai male? Che succede?".

"Il mio Quirk..! Kacchan, il mio Quirk non c'è più! Non riesco più a sentirlo!" esclamò, buttandoglisi al petto per singhiozzare.

"Torniamo indietro, Deku. E non pensarci troppo" sussurrò, strofinandogli i capelli. Lo prese per mano, andandosene via. Kacchan però sapeva che c'era stato qualcuno che aveva avuto intenzione di attaccarli. Cosa l'avesse fatto allontanare era un mistero. 

Non notarono un occhio scarlatto da un'ombra e una risatina oscura...

  
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