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Autore: Abby_da_Edoras    20/06/2021    5 recensioni
Questa storia, che si ispira molto liberamente all'ultimo episodio della serie TV "The White Princess", mi è venuta da un sogno, praticamente ho sognato tutta questa vicenda in una notte e non ho potuto fare a meno di scriverla, quindi se vi sembra una follia (come in effetti è!) prendetevela con il mio inconscio! E' la notte della vigilia dell'esecuzione di Edward Plantagenet e Perkin Warbeck (che per me è comunque Richard). I due giovani rinchiusi nella Torre non sanno cosa li aspetta ma... ecco che un uomo riesce a penetrare nella prigione e dichiara di essere lì per liberarli. L'uomo è al servizio di Sir Richard Pole e il suo vero scopo è salvare Teddy per ragioni, diciamo, anche personali, ma entrambi i ragazzi avranno salva la vita grazie a lui. E poi... il mio delirio prosegue, non so ancora per quanti capitoli, grazie a chi vorrà seguirmi!
Non cercate il personaggio di Erik nella serie TV, nel mio sogno è stato "traslato" direttamente da Erik il Rosso di Vikings e nemmeno io so il perché!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori di The White Princess.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Edward Plantagenet / Teddy, Margaret Pole / Margaret of York
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Terza parte

 

Here I am (Here I am)
Will you send me an angel?
Here I am (Here I am)
In the land of the morning star

Wise man said just raise your hand
And reach out for the spell
Find the door to the promised land
Just believe in yourself…

(“Send me an angel” – Scorpions)

 

Sir Richard aveva ottenuto clemenza da parte di Re Henry e sua moglie Maggie era stata liberata dopo che si era venuto a sapere della fuga di Richard e Edward, visto che lei, essendo incarcerata esattamente come loro, non avrebbe potuto in alcun modo organizzare la loro evasione. Questo, però, aveva fatto infuriare moltissimo Elizabeth che, al contrario, era sicura che fossero proprio i Pole i responsabili del salvataggio dei due giovani, guarda caso proprio alla vigilia della loro esecuzione.

Per questo motivo in quel momento i coniugi Pole si trovavano al cospetto del Re e della Regina per spiegare la loro situazione e lo stato d’animo di ognuna delle persone presenti nella stanza era ben diverso: Elizabeth, come ho già detto, era infuriata, Henry pieno di dubbi, Maggie sconvolta e in lacrime, l’unico che appariva sicuro di sé era Sir Richard.

“Sir Richard, dobbiamo chiarire la vostra situazione una volta per tutte prima di potervi rimandare a casa vostra in Galles” esordì il Re. “Io sono quasi completamente convinto della vostra totale estraneità alla fuga dei prigionieri, ma la Regina continua a credere che Lady Margaret potrebbe esservi implicata.”

“Certo che è implicata!” sibilò Elizabeth. “Lei è sempre stata dalla parte di quell’impostore di Warbeck e sono anni che ci dà il tormento per ottenere la liberazione di suo fratello. Ora, guarda caso, sono riusciti a fuggire proprio la notte prima della loro esecuzione. Come puoi non vedere ciò che è ovvio, Henry?”

“Io ho fiducia in Sir Richard, lo conosco da molti anni e proprio per questo voglio che parliamo apertamente adesso” replicò il sovrano, con aria lievemente seccata. “Questa volta almeno vorrei essere certo oltre ogni ragionevole dubbio della colpevolezza di qualcuno prima di accusarlo.”

C’era un evidente disaccordo tra i due e Sir Richard capì che poteva sfruttarlo benissimo in favore suo e di Maggie. Non gli piaceva l’idea di mentire al Re, lo conosceva davvero da tanto tempo e lo aveva spesso consigliato, Henry gli aveva dimostrato tanta fiducia da nominarlo protettore del suo primogenito Arthur… insomma, era vero che la fuga di Edward e Warbeck era stata organizzata e pianificata da lui insieme a Erik, ma sarebbe stato molto meglio riuscire a dimostrare che, in realtà, lui non aveva fatto altro che liberare un innocente da una condanna ingiusta e atroce. In quanto al sedicente Richard… beh, il fatto che fosse scappato anche lui era stato un danno collaterale, ma se avesse tentato nuovamente di muovere guerra al sovrano sarebbero stati fatti suoi, Re Henry lo aveva sconfitto una volta e avrebbe potuto farlo ancora.

“Sono veramente curiosa di sapere come avete fatto a trovare qualcuno che riuscisse ad arrampicarsi sulla Torre e a far calare giù i prigionieri. Hai conosciuto un acrobata da circo, Maggie?” domandò velenosa la Regina.

“Come puoi essere così perfida, Elizabeth? Non ti riconosco più!” replicò la giovane donna scoppiando in pianto. “Tu eri disposta a uccidere mio fratello che non ti ha mai fatto niente di male, hai incarcerato me e adesso mi accusi? Come potrei aver organizzato la fuga di Edward? Non sapevo neanche che volessi farlo giustiziare e… e… ora non so nemmeno dove sia finito!”

Già, Sir Richard aveva pensato bene di non informare Maggie prima del colloquio, perché lui sarebbe stato capace di mostrare una calma olimpica dinanzi ai sovrani, ma Maggie non era assolutamente in grado di recitare una parte. Era un vantaggio che non sapesse che fine aveva fatto Edward e che fosse, dunque, sinceramente disperata e spaventata per la sua sorte.

“Dici che Edward non ha fatto niente? Bene, allora guarda questa” ribatté gelida Elizabeth, porgendo a Maggie la pergamena in cui il ragazzo confessava di essere un traditore… sì, la famosa pergamena che il Principe ignorava assolutamente di aver firmato! “Devo ammettere che neanche Henry, all’inizio, era disposto a ordinare la condanna a morte per lui, riteneva che fosse innocuo ma, evidentemente, la permanenza in cella assieme all’impostore lo ha traviato. Chissà, magari gli ha fatto credere di essere davvero suo cugino… ad ogni modo, Edward ha dichiarato di aver cospirato con Warbeck contro il legittimo sovrano.”

Henry aveva un’espressione colpevole che contrastava con quella di freddo compiacimento assunta da Elizabeth. Era chiaro che a lui non era piaciuto per niente dover condannare a morte un ragazzo che già ne aveva passate tante e che si era sempre dimostrato semplice e mite… ma di fronte a quella prova schiacciante aveva dovuto cedere.

Sir Richard, che era il più lucido della compagnia, si accorse subito del dettaglio che avrebbe cambiato le carte in tavola e non esitò a puntarvi il dito contro.

“Scusate, Maestà, ma… secondo voi questo documento è autentico? Lo ritenete davvero una prova inappellabile? Per voi è davvero un documento ufficiale?” domandò, rivolto a Henry ma sbirciando di sottecchi Elizabeth.

“Cosa volete dire?” iniziò il Re, ma la Regina lo interruppe.

“Come osate, Sir Richard? Insinuate forse che la firma sia stata falsificata? Così mi oltraggiate, io stessa ero presente mentre Edward firmava spontaneamente la confessione e con me c’erano anche il Lord Cancelliere e l’Arcivescovo. Mettete in dubbio la parola di tutti e tre?”

“Assolutamente no” replicò Sir Richard, reciso. “Mi stavo soltanto chiedendo che cosa abbiate raccontato a Edward per indurlo a firmare qualcosa che, con ogni evidenza, non aveva neanche visto e della quale ignorava completamente il contenuto.”

Elizabeth impallidì.

“Che cosa…?” riuscì appena a dire.

“Spiegatevi meglio, Sir Richard, non parlate per enigmi. State accusando la Regina di aver commesso qualcosa di illecito?” intervenne Henry.

“Perdonatemi, Maestà, ma vi sembra questo il modo di firmare un documento ufficiale?” riprese l’uomo, porgendo la pergamena al sovrano. “Diciamo pure che le cose sono andate così, che Edward si è lasciato convincere dal giovane Warbeck, che lo riteneva veramente suo cugino e che voleva aiutarlo. Accettiamo anche il fatto che, interrogato in proposito da Sua Maestà la Regina, il Lord Cancelliere e l’Arcivescovo, abbia ammesso di aver appoggiato le pretese di Warbeck e abbia accettato di firmare una confessione in proposito…”

“Non è una congettura, Sir Richard, anche se voi la fate apparire come tale” reagì Elizabeth. “Le cose sono andate esattamente così!”

“Molto bene. Allora come mai Edward si è firmato semplicemente Teddy invece di scrivere il suo nome per esteso come è di regola nei documenti ufficiali? Maestà, non avevate fatto caso a questo particolare? Perché la confessione fosse valida, il ragazzo avrebbe dovuto firmarsi Edward Plantagenet conte di Warwick. Quindi ripeto la domanda: cosa avete raccontato a Edward per convincerlo a firmare qualcosa di cui nulla sapeva? Gli avete forse detto che era una lettera per Maggie?”

Gli occhi di tutti si fissarono su Elizabeth.

“Cosa hai fatto?” mormorò Maggie, sconvolta dall’orrore.

“Io non ho fatto niente” ribatté gelida la Regina. “Evidentemente quello è il modo in cui si firma Edward, cosa volete che ne sappia io?”

Sir Richard scrollò il capo.

“Maestà, sappiamo tutti che Edward è un ragazzo semplice e ingenuo, ma spero non vorrete farmi credere che non sappia scrivere il suo nome per esteso, o che ignori una cosa così ovvia come il fatto che una dichiarazione firmata Teddy non ha il minimo valore… vero?”

“Sir Richard ha ragione, Elizabeth. Il documento così com’è non può essere considerato una vera ammissione di colpevolezza” disse Henry. “Edward sa benissimo qual è il suo nome e quali sono i suoi titoli… lo sapeva fin da bambino, visto che non perdeva occasione per sbandierarli. Se avesse saputo che si trattava di un documento ufficiale, avrebbe firmato nel modo giusto. Gli hai detto che si trattava di qualcos’altro? Edward ha mai, effettivamente, saputo cosa c’era scritto qui sopra?”

Maggie trafisse la cugina con uno sguardo in cui si mescolavano orrore, delusione e rabbia. Elizabeth capì di essere stata sconfitta, ma non volle ammetterlo. Senza una parola, girò sui tacchi e uscì dalla stanza sbattendo la porta in modo ben poco regale.

Re Henry, a quel punto, pareva veramente a disagio. Si rendeva conto di aver fatto la figura del perfetto imbecille, in parole povere, perché non sapeva nemmeno quello che la moglie faceva alle sue spalle (e meno male che doveva essere lui il Re!), e anche di un imbecille sleale e scorretto, visto che ora appariva chiaro che lui non riteneva veramente Edward un pericolo per la sua corona e tuttavia aveva accettato per buona la confessione che lo avrebbe condotto al patibolo.

Non era stata una delle sue giornate migliori, tuttavia poteva sempre salvarla.

“Sir Richard, Lady Margaret, ora so che siete perfettamente innocenti, vittime di una situazione che è sfuggita di mano a tutti noi” disse. “Voglio rimediare alla mia negligenza e perciò vi concederò subito il permesso di ritirarvi nella vostra tenuta in Galles, insieme a vostro figlio, per dimenticare questa storia terribile e non rimanere più coinvolti negli intrighi di corte.”

“Dimenticare questa storia?” protestò Maggie, incredula. “Ma non posso dimenticarla! Mio fratello Edward è stato portato via da chissà chi e chissà dove e io dovrei tornare a casa come se niente fosse?”

“Perdonate, non ho ancora detto la cosa più importante: visto che tutte le accuse contro di voi e la vostra famiglia sono cadute, di conseguenza anche ogni sospetto nei confronti di vostro fratello Edward è svanito” proseguì il Re. “A questo punto appare chiaro che a far evadere i prigionieri sono stati dei sostenitori di Perkin Warbeck e che hanno condotto anche Edward con loro. Credevamo di averli arrestati tutti, ma evidentemente non era così. Tuttavia farò il possibile per ritrovarli e, questa volta, rinchiuderemo in carcere Warbeck e tutti i suoi seguaci fino alla fine dei loro giorni. Edward, invece, otterrà la mia clemenza e sarà libero, lo farò condurre nella vostra tenuta in Galles non appena lo avrò trovato.”

Maggie era poco convinta e stava per protestare di nuovo, odiava l’idea che suo fratello in quel momento si trovasse in mezzo a cospiratori, congiurati e chissà che altri tipi di gente poco raccomandabile… ma Sir Richard intervenne prima che lei potesse aprir bocca.

“Vi siamo infinitamente grati, Maestà” disse. “Quando potremo partire?”

“Anche subito, se è ciò che desiderate” rispose Henry. “Voglio solo dimenticare il prima possibile questo terribile malinteso e ridare a tutti voi la vita che meritate.”

Richard e Maggie si inchinarono e, ottenuto il permesso del Re, si congedarono da lui. Sir Richard era molto soddisfatto: non solo il suo piano di salvare la vita di Edward era riuscito perfettamente, ma non ci sarebbe neanche stato bisogno di tenere nascosto il ragazzo troppo a lungo, visto che il Re in persona ne aveva dichiarato l’innocenza.

Restava solo da spiegare a Maggie che non aveva di che preoccuparsi: in Galles avrebbe ritrovato Edward sano e salvo!

Nel cottage di Sir Richard, mentre a corte accadevano tanti fatti importanti, Edward aveva trascorso una notte molto tranquilla. Anzi, dopo essersi addormentato sul cavallo tra le braccia di Erik, aveva continuato a dormire pacificamente per tutto il tempo. Quando erano giunti al cottage Erik aveva dovuto prenderlo in braccio per metterlo a letto e Edward non aveva mosso un muscolo, aveva dormito fino a mattina inoltrata e poi si era fatto un lungo bagno ristoratore nella tinozza di acqua calda che i domestici gli avevano procurato. Sì, perché Sir Richard aveva pensato proprio a tutto e aveva inviato al cottage una coppia di anziani e fedeli domestici, marito e moglie, lui un tuttofare e lei una cuoca, per occuparsi dei bisogni del giovane Principe e di Erik. Il ragazzo si era così lavato e cambiato con gli abiti scelti tra quelli che Maggie gli aveva fatto trovare nella sua stanza, si era concesso una bella e soddisfacente colazione e poi era uscito tutto contento nel cortile, guardandosi intorno come se vedesse il mondo per la prima volta (e in parte era proprio così!). Quando Erik lo vide così allegro e luminoso si sentì invadere da un calore intenso, da un affetto smisurato verso quel giovane così sfortunato e che ora sembrava semplicemente grato per una bella giornata di sole. Il Re e la Regina avrebbero voluto farlo giustiziare quella mattina stessa e invece adesso Edward era lì, sano e salvo e con una nuova vita davanti a sé, finalmente libero. Erik era molto felice di averlo salvato e di averlo lì con sé, avrebbe tanto voluto… ma non ebbe nemmeno il tempo di formulare il pensiero, perché il ragazzo si accorse di lui e gli volò tra le braccia.

“Erik, grazie!” disse, pieno di gioia. “E’ tutto perfetto qui! Tu mi hai liberato, mi hai salvato e riportato a casa e ora… ora la mia vita appartiene a te, ti voglio tanto bene!”

Mille e mille volte Erik aveva sognato di poter stringere Edward tra le braccia in quel modo, di poterlo prendere e portare via con sé quando lo vedeva in quella prigione, quando pensava a lui prima di addormentarsi… e adesso il giovane era davvero lì, era stretto a lui e si mostrava proprio così affettuoso e dolce come lo aveva sempre visto comportarsi con la sorella. L’uomo non sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare. Edward gli aveva detto che gli voleva bene, ma cosa poteva intendere? Probabilmente gratitudine e quella fiducia ingenua che regalava a chiunque fosse gentile con lui. Non poteva certo pensare che quel dolcissimo ragazzo lo amasse, no? Non lo conosceva neanche! Era Erik che si era innamorato di lui fin dalla prima volta in cui lo aveva visto e che lo aveva pensato per mesi finché non aveva avuto davvero l’occasione di liberarlo.

“Non potrò mai ricompensarti abbastanza per tutto quello che hai fatto per me” continuò Edward, sempre stretto a Erik.

Beh, in realtà lo stava già facendo, visto che l’uomo si sentiva l’essere più fortunato di tutta l’Inghilterra già solo potendolo tenere tra le braccia in quel modo e con la prospettiva di averlo sempre accanto, di occuparsi di lui, di proteggerlo…

“Non mi devi niente, Edward” rispose Erik, stringendolo e accarezzandogli i capelli. “La mia ricompensa è già averti salvato e vederti felice. Io ti proteggerò sempre, ti starò vicino ogni volta che avrai bisogno di me, ti difenderò da qualsiasi male e per me questo è e sarà sempre un privilegio.”

Edward lo guardò fisso, gli occhi scuri e attenti fissi in quelli chiari dell’uomo, un lieve sorriso sulle labbra.

“Tu puoi chiamarmi Teddy, adesso” gli disse.

E, probabilmente, era la cosa più vicina a una specie di dichiarazione d’amore che il giovane Conte di Warwick poteva fare in quel momento!

Fine terza parte

 

 

 

   
 
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