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Autore: arashinosora5927    20/06/2021    1 recensioni
[Dear Evan Hansen]
Evan ha raccontato la sua storia ora il palco è di Connor, okay e anche di Evan che si ritroverà a convivere con una strana presenza.
Riporto parte delle cose così come sono state scritte nel libro limitandomi solo a tradurle, ma per il resto l'idea è mia e nei prossimi capitoli sarà apprezzabile la differenza.
TW: suicidio, Ghost!Connor, disturbi mentali, autolesionismo
Spero possiate apprezzare
[Treebros]
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Alana Beck sta per entrare a scuola, Hansen le si avvicina titubante, tra le mani un pezzo di carta stampata piegata due volte per formare tre sezioni uguali.

Ne abbiamo parlato a lungo ieri notte durante tutta la realizzazione dell'opuscolo e alla fine sono riuscito a convincere Hansen che Alana fosse la persona migliore per promuovere l'iniziativa, dal momento che era stata la prima a suggerire di fare qualcosa per mantenere viva la mia memoria.

"Il progetto Connor" dice Evan come se avesse già fatto tutto il discorso nella sua testa ad alta voce, le allunga il prototipo.

"Il progetto Connor?" domanda Alana confusa.

Evan realizza di non aver mai detto ad alta voce una sola delle parole introduttive del suo discorso, Alana scruta attentamente il foglio di carta come un'insegnante che corregge il compito dell'ultimo della classe.

"Ho parlato con Connor ieri notte..." un altro passo falso di Hansen.

Alana lo guarda perplessa, poi sembra che le si illumini una lampadina. "Oh certo, Connor ti è apparso in sogno e ti ha suggerito cosa fare."

"Esatto..." dice Hansen ridacchiando istericamente. "Non so se ti piac-" cerca di dire, ma viene subito interrotto.

"Lo adoro" esulta Alana. "Che cos'è?"  

"Beh, sarebbe un gruppo di studenti dedicato a mantenere viva la memoria di Connor e  mostrare che lui... è importante. Che tutti contano."  

Alana tace.

"È solo un'idea approssimativa. Non deve essere esattamente così, ovviamente" mormora Evan insicuro.

Alana si porta una mano sul petto, fa un leggero inchino. "Sono così onorata" dice. "Accetto con immenso orgoglio il ruolo di vicepresidente del Progetto Connor."  

"Vicepresidente?" domanda Hansen confuso.

Beck gli appoggia una mano sulla spalla apprensiva. "Hai ragione. Dovremmo essere co-presidenti."

"Che sarebbe?" domanda Kleinman sbucando dietro le spalle di Hansen.

Evan sobbalza, si tortura le mani e accenna un sorriso. "Il Progetto Connor" dice cercando di mostrarsi sicuro.

"Il Progetto Connor?" domanda Kleinman perplesso.

Beck interviene prima che Evan possa dire qualunque altra parola. "Un'incredibile, innovativa, talentuosa iniziativa che cambierà la vita a ogni studente di questa scuola."

"Un gruppo dedicato a tenere viva la memoria di Connor così che nessuno possa dimenticarlo..." cerca di dire Evan.

Kleinman trattiene a stento le risate, ma sul suo viso c'è una sfumatura di tenerezza sconosciuta. "Uno spazio per ricordare il tuo ragazzo, insomma?" domanda.

Evan arrossisce, penso si fosse dimenticato nuovamente la versione dei fatti di Kleinman.

"Ragazzo?" chiede Beck sorpresa. "Evan, tu e Connor non eravate solo amici?"

Hansen si tortura le mani, mi guarda come se potessi parlare al posto suo, sospira, lo fa altre due volte, si mette le mani tra i capelli.

Kleinman gli avvolge le spalle con un braccio e lo tira verso di sé. "Stavano insieme, nessuno lo sapeva perché è scomodo essere gay in questa scuola o in America..." dice.

Beck si porta una mano alla bocca e poi avvolge Evan a sua volta in un abbraccio. "Mi dispiace così tanto... dovremmo proprio creare un gruppo di ascolto per tutte le persone LGBTQ+ in questa scuola. Sono tantissime, ma hanno tutte paura di mostrarsi."

Evan sospira, riapre gli occhi che aveva chiuso per paura di ricevere uno sguardo pieno di giudizio, ma trova solo comprensione. "Una causa alla volta" riesce a dire.

"Dobbiamo fare un sito web" dice Jared interrompendo quel momento tanto potrei dire romantico. Alana ed Evan lo guardano con un punto interrogativo crescente sopra le loro teste.

"Ma abbiamo bisogno di un vero esperto. Si dia il caso che ce lo avete davanti. Tech Consigliere, baby."

"Cos'è?" chiede Alana.

"È una roba presa da "il Padrino", giusto?" domanda Hansen.

"Precisamente" dice Jared. "Lavorerò gratuitamente purché io venga indicato come Consigliere tecnico del Progetto Connor."
 
"Va bene, qualunque cosa" dice Hansen. "Possiamo scriverlo nei contatti del sito web."

"Oh no, dovrai chiamarmi così anche in una normale conversazione" dice Jared con orgoglio.

Quel Kleinman, il giorno in cui gli romperanno il naso sarà sempre troppo tardi.

"Jared...andiamo..." lo riprende Evan.

"Che ne dici del ​​ruolo aggiuntivo di tesoriere?" suggerisce Alana. "Starà benissimo sul tuo curriculum per fare domanda al college."

Jared studia il viso di Alana, poi alza le mani facendo il segno della pistola. "Questo terrebbe buoni i miei genitori, ne sarebbero compiaciuti."

Suppongo che sia deciso, questa cosa si farà e i portavoce della mia storia andranno fino in fondo.

"Quindi pensi che dovremmo davvero farlo?" domanda Hansen, per chiunque il suo sguardo sarebbe solo perso all'orizzonte, invece io so che sta parlando con me, sta guardando me, sta chiedendo la mia benedizione.

Sto per rispondere quando Beck mi precede. "Stai scherzando, Evan? Noi dobbiamo farlo. Non solo per Connor, ma per tutti. Nessuno merita di essere dimenticato, nessuno merita di sparire nel nulla."

Io ed Evan ci guardiamo sorpresi, è successo di nuovo: quella strana connessione per cui improvvisamente le persone parlano con le mie parole o semplicemente un'incredibile sintonia che permette di esprimere esattamente quel concetto.

"E si fotta Mrs. Bortel" aggiunge Jared.

Sono sorpreso, sembra che anche a lui desse fastidio che non fossi più il focus dell'attenzione e dalla sua espressione posso dire con certezza che non solo perché il suo merchandising non era più richiesto.

C'è una bella atmosfera propositiva, Hansen è quasi calmo, Kleinman gentile e Beck spontanea e non costruita come suo solito come se dovesse sostenere un esame. Se non sapessi cosa c'è dietro penserei di essere finito in un universo parallelo.

"Non dovremmo chiedere l'approvazione dei Murphy prima continuare?" domanda Alana.

"Lo penso anche io, ma credevo fosse meglio avere per le mani prima qualcosa di concreto che un'idea a parole e un opuscolo con Comic Sans" dice Evan timidamente.

"Oh no, io non lavoro per poi buttare tutto nel cesso. Andiamo a parlare con quei poveri genitori addolorati prima che io metta la mia intelligenza a vostro servizio per nulla" conviene Kleinman con un'odiosa vena sarcastica.

Alla fine delle lezioni Jared Kleinman esattamente come in Mean Girls ferma la macchina davanti a Evan e Alana, riunitisi davanti al cancello scolastico. "Saltate su, perdenti. Si va a fare shopping!" dice dopo aver abbassato il finestrino ed eventualmente gli occhiali da sole.

Hansen e Beck si scambiano un'occhiata confusa, poi entrambi salgono in macchina, Alana accanto a Jared ed Evan sui sedili posteriori, io mi seggo vicino a lui.

"Shopping?" domanda Alana perplessa. Mi gioco tutto che questa ragazza non ha mai neanche sognato di fare un giro per i negozi con le amiche solo per il brivido di sentirsi più bella. È già quella intelligente.

"Se dobbiamo fare questa cosa dobbiamo farla bene. Ci serve l'occorrente necessario. Cartellini, borse da lavoro convincenti e un look che ci renda credibili" spiega Jared.

Alana batte le mani compiaciuta. "Mi piace come ragioni."

Hansen si tortura le mani terrorizzato. "Io ho solo cinque dollari in tasca."

"Vorrà dire che comprerai gli evidenziatori" dice Alana con convinzione come se fosse la cosa più ovvia e normale del mondo.

Ed eccoli, in un attimo, tre perfetti sconosciuti sembrano gli amici di una vita intera. Dimentico sempre o forse semplicemente voglio dimenticare che Kleinman e Hansen hanno dei trascorsi, hanno un passato insieme oltre a un presente, hanno una storia di cui io non faccio parte in cui uno era un po' più sicuro di sé per rispondere a tono e l'altro un po' di più per sbattersene il cazzo della popolarità, quando erano amici in maniera più sincera insomma.

Comunque è bello e quasi invidiabile, guardarli mentre discutono sulla strada da prendere per il centro commerciale più vicino, cantano a squarciagola quella canzone alla radio che sta passando proprio in questo momento e a tratti si sorridono come se non ci fosse niente di più prezioso dei presenti.

"I want something just like this!" urlano tutti insieme, come se si stessero confessando un segreto scomodo e troppo grande perché qualcuno fuori dal SUV sappia cosa farsene.

La voce acuta di Beck si mescola a quella a corposa di Kleinman e sovrappone alla melodiosa di Hansen. Sono la stessa frequenza eppure sembrano tutte andare in direzioni diverse.

Silenzio improvviso, solo le parole di Evan, delicate carezze alle orecchie, riempiono lo spazio.

"P-Perché vi siete fermati?" domanda Evan allarmato ritrovantosi a esibirsi in un assolo.

"Cazzo Evan, è con questa voce che hai conquistato Connor?" gli chiede Kleinman.

Sentendomi chiamato in causa mi viene automatico rivolgergli uno sguardo e accennargli un sorriso, che Hansen ricambia arrossendo.

Non sono il tipo che viene conquistato per quello che sai fare, ma più per come sai parlare al mio cuore. No, l'amore è una cosa incredibile e in parte inspiegabile, ha ben poco a che vedere con come mi tratti e molto a come mi fai sentire, a cosa si crea tra noi. Potresti darmi e fare tutto ciò di cui ho bisogno e tra noi potrebbe ugualmente non scattare mai niente.

L'amore è un pulsante che si preme per caso e cambia ogni cosa. Cambia come ti senti.

Evan tace, mentre Jared incalza sull'argomento. "No, seriamente. Hai sempre avuto questa voce o...?"

Hansen non risponde, ma posso vedere il giro dei suoi pensieri. Non si direbbe che nasconda al suo interno una potenza simile, forse proprio perché nessuno riesce a vedere il leone che è in lui. Io l'ho osservato così da vicino da poter notare anche quanto fossero dilatati i pori della pelle e posso testimoniare che non appena Evan ha realizzato di non essere da solo a cantare ha iniziato anche a muoversi come se volesse interpretare il pezzo, viverlo.

"Ti piace cantare, vero?" gli chiedo incuriosito.

Evan annuisce. "Sì" risponde, Kleinman non sa che era per me.

"E perché lo scopro solo ora?" protesta quasi indignato.

"I tuoi polmoni sono incredibili, Evan" commenta Beck. "Potrebbero tornarci utili."

Hansen trema, già posso vederlo a raggomitolarsi sul palco e supplicare silenziosamente che qualcuno lo venga a prendere. I suoi concerti sono riservati.

"No, dico sul serio, amico. Hai mai pensato di fare qualche provino?" chiede Kleinman.

Evan scuote la testa, si stringe nelle spalle. "Non sono niente di che."

"Stai scherzando?!" insiste Alana. "Evan, mia cugina Patricia è un'alunna del conservatorio e non canta così bene. Tu trasmetti e hai carattere."

Hansen trema."Io? Carattere?"

"Sì!" diciamo tutti all'unisono.

"E le palle grandi quanto due pompelmi" aggiunge Jared.

"No, non davvero..." sussurra Hansen, poi alla radio parte una nuova canzone ed Evan viene travolto nel suo mondo.

"You just want attention, you don't want my heart."

Le parole, la musica, la tecnica, ogni singola cosa travolge tutti noi e diventiamo spettatori di un piccolo concerto improvvisato.

Quando raggiungiamo il centro commerciale Jared accosta e attende che la canzone alla radio finisca prima di spegnere la macchina.

"Okay, Kelly Clarkson, adesso andiamo a rifarti il look" dice.

Evan arrossisce di botto, forse nella realizzazione che ci ha intrattenuti con le sue performance, di cui siamo tutti onorati, senza averne avuto il controllo.

Beck e Kleinman scendono dall'auto, io e Hansen rimaniamo un po' indietro.

"Seriamente Evan, dovresti cantare. Sai quanto ti aiuterebbe con l'ansia e a costruire la tua autostima?" gli dico.

Lui mi guarda, si gratta una guancia. "È che non voglio mi sentano..."

"Chi ti deve sentire se non io quando stiamo a casa tua? Tua madre non c'è mai."

Evan annuisce, sospira. "I vicini..."

"Ma cosa ti importa dei vicini, scusa? A stento li saluti..."

"Appunto... pensa se scoprissero che.." lo interrompo.

"Che hai talento? Che sei incredibilmente capace di trasmettere emozioni? Che la tua voce è bellissima? Che spacchi?!"

Evan arrossisce. "Lo pensi veramente?"

"Ti risulta che io sia uno che fa complimenti non sentiti?"

"Hey Evan, se hai finito di parlare col tuo amico immaginario noi stavamo pensando di regalarti un nuovo taglio di capelli" dice Jared interrompendo il nostro momento.

"R-Regalarmi??" domanda Hansen confuso. Beck e Kleinman si limitano a sorridersi.

"Vieni con noi" dicono prendendolo sotto braccio ognuno a un lato e trascinandolo dal parrucchiere, Evan mi guarda spaventato voltandosi indietro.

Qualche minuto più tardi Evan guarda le ciocche bionde dei suoi capelli adagiarsi sul pavimento come le foglie quando cadono dagli alberi. La ragazza che si sta occupando della sua acconciatura continua a fargli delle domande a cui Hansen non sa rispondere perciò Kleinman lo fa per lui.

Mi gioco tutto che Evan non era mai stato dal parrucchiere proprio per non dover interagire con un estraneo.

La ragazza, Carol, stando alla targhetta sulla divisa, prende uno specchio tondo per mostrare il risultato sul retro ad Hansen e per qualche istante la sala si riempie solo del suo stupore.

La massa informe di ricci biondi ha trovato una sua sistemazione e ora Evan sembra anche più grande, ma non più vecchio, più maturo e sicuro di sé.

"Grazie bambola, hai fatto un capolavoro. Il brutto anatroccolo è diventato un cigno" commenta Jared e devo dargli ragione. Evan è già di base un bel ragazzo, ma con questa cura in più non può passare inosservato. Il che non è un bene per lui, ma lo è almeno per la nostra causa.

Jared e Alana si dividono le spese pagando alla cassa, mentre Evan resta da solo con Carol e con me.

"Che ne pensi?" mi domanda. "Penso che le ragazze cadranno ai tuoi piedi al ballo scolastico" mi precede Carol, non sa che si stava rivolgendo a me.

Evan ridacchia sommessamente e accenna un sorriso. "Credo che anche i ragazzi non ti disdegneranno" dico.

"Tu ci usciresti con me?" chiede nuovamente ad alta voce. Carol è giovane, una di quelle ragazzine che si mettono a lavorare presto forse per mettere da parte i soldi per il college.

"Io?" domanda la parrucchiera. Beh no, Carol, mi dispiace moltissimo deluderti, ma era un'altra domanda per me.

"Credo di sì, se non avessi già il ragazzo accetterei...scusa..." dice leggermente imbarazzata.

Hansen è una fiammata di disagio. "Dicevo per dire, non come proposta...nel senso se mi ritieni attraente" cerca di giustificarsi.

"Molto" rispondo finalmente. "L'aspetto per me è proprio l'ultima cosa, ma sei obiettivamente e innegabilmente figo."

Evan arrossisce ancora di più. "Grazie..." mormora.

Carol è confusa, ma conclude semplicemente che sia un ringraziamento per il taglio.

Come usciamo dal negozio Jared gli dà una spallata amichevole di quelle che vogliono sottintendere qualcosa, ma lo dice esplicitamente.

"Allora... tu e Carol? Penso che due settimane siano abbastanza per il lutto, ora devi rimetterti sulla piazza."

Beck sospira, gli accarezza delicatamente la schiena. "Evan è ancora tanto addolorato, ma gli occhi ce li ha e quella ragazza è molto carina. Come la maggior parte delle ragazze, carina in senso normale si intende, non in senso di attraente. Attraente, certamente, ma non per me, non in maniera specifica, non più delle altre ragazze che comunque non guarderei perché non mi interessano."

La confusione è solo sul viso di Alana, io, Hansen e Kleinman invece abbiamo le idee chiarissime. Chi potrebbe interferire sceglie di rimanere in silenzio, chi non sa cosa dire altrettanto e parlo solo io col mio unico ascoltatore.

"Beck è lesbica o qualcosa del genere" commento.

"Sì, lo penso anche io..." conviene Hansen.

"Certo che voi due siete fatti l'uno per l'altra" dice di punto in bianco Jared. "Parlate allo stesso modo, fateci un pensiero."

Beck e Hansen arrossiscono, mentre sul volto di Kleinman vedo una strana espressione che non riesco a comprendere, una nuova sfumatura di fastidio.

Il teatrino si interrompe perché Hansen decide di ricordare ai presenti degli evidenziatori e la fermata successiva è una cartoleria dove si riempiono di tutto il necessario.

Segue un giro tra i negozi, che diventa presto una sfilata da camerino in camerino e lungo il corridoio di questi.

Hansen si sta divertendo e anche io, a consigliargli o meno qualcosa. Jared ed Evan cercano di svecchiare il guardaroba di Alana. Devo ammettere che le dona moltissimo quella camicetta rosa con le maniche a sbuffo sopra jeans strappati di un azzurro chiarissimo, la fa sembrare finalmente una diciassettenne spensierata. Quella sfumatura contrasta con la carnagione tanto scura della sua pelle e mette in risalto anche gli occhi.

"Perché non ti fai le treccine per tutti i capelli? Secondo me ti donano" propone Hansen.

"Ottima idea, Evan" conviene Alana e presto siamo da un altro parrucchiere.

Ancora qualche giro e Beck usufruisce di una prova gratuita di make up e da sguattera si trasforma in principessa come la più moderna Cenerentola.

Ora sono Beck e Hansen a cercare di rendere più all'avanguardia il guardaroba di Kleinman. Quando hanno finito sembra molto più un ragazzo interessante che un nerd esperto di informatica.

Hansen è l'ultimo, ci si mette un secolo e mezzo per trovargli qualcosa che sia di suo gusto e che si possa permettere, ma alla fine ci si riesce e con una giacca di pelle sopra una maglietta bianca Hansen è un'altra persona.

È praticamente sera quando la squadra finisce i preparativi e tra una chiacchiera e l'altra realizza che manca poco alla cena e deve sbrigarsi. Raggiungono l'auto e fanno rotta verso casa Murphy.


Nonostante Hansen abbia insistito per parcheggiare in strada, Jared scarica il suo SUV nel bel mezzo del vialetto a forma di C di casa mia. Scesi dall'auto Beck, Kleinman e Hansen camminano a passo spedito e testa alta verso la porta d'ingresso. A guardarli così sembrano dei giovani in carriera pronti a vendere un prodotto di successo al loro cliente fortunato convincendolo che sta per fare l'affare del secolo.

Lì, davanti al campanello, Alana apre una cartella e mostra due spessi fasci di opuscoli multicolori plasticizzati. L'intestazione Progetto Connor è stata ridisegnata, il carattere quasi anonimo scelto da Hansen è stato sostituito con qualcosa di spesso e audace.

"Mrs. Foster non è venuta oggi e ne ho approfittato per dare un po' di carattere in più al nostro prodotto" dice serissima.

"Non dovremmo aspettare la loro approvazione prima di iniziare a modificare...?" domanda Evan preoccupato.

"Oh no di certo" gli dice Beck mettendogli un braccio attorno alle spalle con aria di sufficienza. "Dobbiamo andare lì come se stessero aspettando solo noi e avessimo la soluzione a tutti i problemi. Dobbiamo vendere, Evan."

Jared annuisce, Hansen trema prendendo tra le mani un fascio di nuovi opuscoli tesogli da Alana.

"Ma questa non è un'intervista, non dobbiamo accattivarceli..." cerca di dire sentendo già l'ansia montare.

"La vita è un'intervista, Evan" dice Beck, con una freddezza tale da ghiacciare l'ottobre più caldo degli ultimi dieci anni.

È ufficiale, se prima era solo una supposizione ora ne sono sicuro: Alana soffre di ansia ad alto funzionamento. Se anche voi come molti Americani ignorate completamente il vasto e complesso mondo dei disturbi mentali lasciatemi solo dire che è una condizione ingannevole. La persona che ne soffre è produttiva e in una società basata sul capitalismo questo viene visto come un chiaro segnale di benessere. È tutto il contrario, riempirsi di impegni, portare il perfezionismo su un altro livello, sentirsi schiacciati dalle aspettative e mettersene sempre di più addosso per sentire di essere qualcuno è devastante.

Non che io sappia cosa si provi, questa mi manca, ma l'empatia no, che ne dicano, quindi posso capire come si senta. Come noi, Beck è una di noi, una invisibile.

Sommergendosi di successi di cui non gode davvero nessuno vede la sua sofferenza né sente il suo grido di aiuto.

'Dove impari qualcosa del genere? I genitori di Alana devono essere persone di grande successo. Scommetto che uno è un giudice e l'altro è un chirurgo. Dal momento in cui è nata si è allenata per prendere a calci in culo la vita' pensa Hansen. Io scuoto la testa, non c'è proprio niente da ammirare.

"La vita ha preso a calci in culo lei che si è nascosta. Quella che vedi è una maschera per permetterle di camminare nonostante sia crollata già molto tempo fa" spiego a Evan.

La sua fiducia in me è assoluta anche perché sa che posso sentire i pensieri se mi concentro.

Forse spinto dalle mie parole Evan accenna un sorriso ad Alana e le sfiora una spalla in segno di conforto. "A-Allora facciamo del nostro meglio" dice.

"La cameriera ci viene ad aprire la porta o cosa?" dice Jared, suonando il campanello.

"Non hanno una cameriera" spiega Hansen.

Jared lo guarda sconvolto, i suoi occhi indugiano sulle colonne che costeggiano l'ingresso. "Guarda le dimensioni di questo pilastro" dice. "Scommetto che i Murphy sono scambisti."

"Cosa? No, sono un coppia normale" conviene Evan.

"Che hai contro gli scambisti, Hansen?" gli domando interessato.

"Nulla" risponde Evan ad alta voce.

Jared fa finta di ridere. Noto che indossa una di quelle spille con la mia faccia sopra e prima che possa chiedere a Evan di dirgli di toglierla mia madre apre la porta.

"Evan, che sorpresa" esulta.

"Buonasera, signor--Cynthia" la saluta Evan con uno strano entusiasmo. "C'è una cosa che voglio mostrarti."

Cynthia sorride, accoglie i presenti con un saluto e avvolge Evan in un abbraccio, i suoi occhi cadono sulla spilla che Jared indossa appuntata alla giaccia.

"Prego, entrate entrate" dice. Li fa sedere tutti attorno al tavolo in soggiorno e offre loro dell'acqua scusandosi per non avere niente di meglio.

A guardarli così sembrano tre membri di una promettente società impegnati in un meeting con un loro cliente. Hansen volge lo sguardo ad Alana, le fa cenno di tirare fuori i fascicoli rimanenti e posa i propri sul tavolo, lui è il presidente.

"Mi serve un proiettore, ce lo avete?" domanda Jared.

Cynthia annuisce, clicca un tasto su un telecomando a da una fessura nel muro in alto emerge proprio un proiettore posizionato di fronte a un'ampia parete bianca.

Storco il naso, ci credo che risultiamo antipatici se non facciamo che ostentare così tanto la nostra opulenza.

Jared resta con la mascella a terra per qualche minuto mentre nella mia testa vagano i ricordi. Quel proiettore era stata un'idea di Larry perché io e Zoe potessimo avere il cinema in casa. Doveva essere un'escamotage per i giorni di pioggia o neve, ma presto era diventato il nostro ritrovo di famiglia. Io e Zoe litigavamo sempre per scegliere il film e alla fine si vedeva puntualmente ciò che preferiva lei. Era una partita persa. Le gioie di essere il primogenito.

Jared estrae dalla cartella un computer che nessuno di noi si aspettava e chiede come connetterlo al proiettore che essendo di ultima generazione utilizza una tecnologia wireless.

Hansen si asciuga nervosamente il sudore sulle delle mani sui jeans. È nervoso, ma anche carico di aspettative.

Cyntia richiede la partecipazione di Larry e presto sono entrambi sul divano pronti a guardare la presentazione Power Point del follemente figo consigliere tecnico Jared Kleinman, come ha tenuto a firmarsi. Alana ed Evan lo guardano perplessi perché erano rimasti al fatto che senza la benedizione dei miei non avrebbe mosso un solo dito.

Apparentemente erano tutti eccitati al pensiero di realizzare qualcosa di speciale al punto tale da dedicarcisi e non poter distogliere l'attenzione. Qualcosa che desse un senso alle loro vite.

Manca solo Zoe all'appello, ma dopo qualche minuto raggiunge i miei sedendosi tra loro sul divano.

Non saluta né a parole, né con lo sguardo, sembra scocciata più che triste, infastidita dalla presenza di tre persone nella sua casa escluse dal suo nucleo familiare.

La prima pagina della presentazione mostra ancora una volta quella mia fottuta foto in cui sorrido che ormai sto iniziando a pensare sia la mia unica immagine esistente.

"Il Progetto Connor" dice Jared con entusiasmo, sottolineando il titolo. Il buio che avvolge la stanza fa risaltare ogni dettaglio di quella foto così grande da risultarmi sgranata.

Hansen prende un piccolo sorso d'acqua e si schiarisce la gola. "Continuo a chiedermi se esista un modo per assicurarmi che Connor non venga mai dimenticato. Se esista un modo in cui il suo ricordo possa aiutare le persone..."

Si interrompe, si guarda intorno, mi vede e mi sorride in cerca di approvazione. Ricambio e lo invito a proseguire.

"Connor è ancora con noi" mormora con il tono più dolce e delicato che abbia mai udito uscire da quelle labbra, i suoi occhi puntati nei miei.

"E non basta portarlo nel cuore, dobbiamo ricordarlo attivamente, parlare di lui, fare in modo che non ci siano altri Connor, che nessuno si senta mai più come lui..."

Hansen si ferma, ricorda di respirare e so perché, perché sia così difficile continuare. Lui è un Connor, lui sa davvero come mi sono sentito, con le sue sfumature e con la sua storia, ma la stessa sensazione disperata di solitudine, abbandono, inesistenza, insignificanza. Un oggetto rotto da aggiustare, ma eventualmente anche buttare nella spazzatura se non si vuole perdere tempo.

Jared parla, in realtà accorre in suo aiuto facendosi più vicino.

"Immaginate innanzitutto un sito web informativo progettato da me, Jared, il vostro consigliere tecnico" dice gesticolando prima come se stesse mostrando un nuovo mondo e poi indicando se stesso fieramente.

"È una robetta da nulla, posso realizzarla in meno di un giorno."

Alana affianca Evan dall'altro lato e sorride con una sicurezza costruita. "Uno spazio interamente dedicato a Connor con collegamenti a materiali didattici e interattivi, con la promozione di eventi significativi" dice a malapena in grado di contenersi.  

Jared cambia la diapositiva ed esce una lunga lista di attività che includerebbe questo Progetto Connor.

"Sensibilizzazione alla tematica della salute mentale attraverso i social media, incontri in comunità di riabilitazione...partnership con sponsor strategici ... una massiccia raccolta fondi ... educazione al benessere individuale, risorse per la prevenzione del suicidio ... spazi di ascolto e attività terapeutiche..." prosegue Alana.

Evan probabilmente preso da un moto di orgoglio per il proprio progetto alza la voce e interrompe Alana.

"In questo modo potremo salvare chi si sente come Connor e sarà un po' come aver salvato anche lui... tenendo viva la sua memoria e dimostrando che ciò che ha fatto non è passato inosservato..." mi dice Hansen, ha le lacrime agli occhi e continua a guardarmi come se fossi la cosa più preziosa al mondo.

"Per questo abbiamo deciso di chiamarlo" continua Hansen. "Il progetto Connor" dicono tutti e tre all'unisono.

Alana a questo punto distribuisce gli opuscoli ai tre membri della mia famiglia e Jared cambia la pagina della presentazione.

"Will you allow us?" recita la scritta con tanto di anello di fidanzamento stilizzato e sotto le scritte "I do" e "I don't" che Jared sembra non vedere l'ora di poter sbarrare.

"Ho già parlato con il preside Howard per organizzare un'assemblea commemorativa questo venerdì. Studenti, insegnanti, chiunque può alzarsi e parlare, raccontare come è rimasto colpito da tutto questo. Tutti possono parlare, parlare di Connor e di cosa significava per loro" dice Beck, fa una piccolissima pausa poi conclude. "Cosa significava per tutti noi."

Nel silenzio generale Evan si scola un litro di acqua e si asciuga il sudore accumulato in ogni dove. Zoe e Cynthia scrutano gli opuscoli, Larry fissa il vuoto per qualche istante, è proprio lui il primo a rompere il silenzio.

"Non avevo realizzato che Connor significasse così tanto per le persone" dice.  

"Oh mio Dio" conviene Alana. "Era uno dei miei conoscenti più stretti. Era il mio compagno di laboratorio a chimica e abbiamo presentato insieme una revisione su Huck Finn a inglese. È stato così divertente. Invece di chiamarlo Huck Finn, ha cambiato Huck... sapete in... lui lo chiamò.."

"Fuck Finn" concludo la frase con una risata, strappandone una anche a Evan. Mi ricordo benissimo di quel compito da svolgere in coppia. Ricordo come Beck si sia presentata come la presidentessa di una famosa società e mi abbia detto "patti chiari Murphy, non posso prendere meno di A+ e non ho intenzione di fare tutto da sola quindi mettiti sotto."

Sorpresi Alana il giorno stesso recapitandole un riassunto approfondito di tutto il materiale che avevamo a disposizione, mi accolse con un sorriso e una pacca sulla spalla. "Non immaginavo facessi i compiti."

"Nessuno lo immagina."

Forse questo poteva essere un principio di amicizia, qualcosa che continuando a contivare sarebbe sbocciata in un bel rapporto, ma una volta svolto l'assegno io sono tornato alla mia disperazione e Beck alla sua, non abbiamo osato tenderci la mano per paura di vederci davvero. Supponevo che fosse un sentimento reciproco, ora ne ho la certezza.

"Nessun altro nella nostra classe ci ha pensato" riprende Alana come se fosse la cosa più geniale del secolo.

"Stavo pensando" interviene Hansen. "Che la jazz band potrebbe suonare qualcosa per introdurre il tema."

Zoe alza finalmente lo sguardo dall'opuscolo e annuisce piano. "Posso chiedere a Mr. Contrell."

Jared gli dà una pacca sulla spalla. "Grande idea, Evan" dice. "Grazie, Jared" risponde Hansen a denti stretti.  

"Tesoro?" mormora Larry sfiorando la spalla di Cynthia. "Cosa ne pensi?"

Cynthia alza lo sguardo, attraversa quello di Hansen, poi si alza dal divano e corre verso di lui.

"Oh Evan, è meraviglioso..." singhiozza.

"Connor non merita di essere dimenticato, nessuno merita di essere dimenticato.." mormora.

"Grazie" sussurra facendosi più vicina con le labbra al suo orecchio.

"Mi hai ridato mio figlio."
   
 
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