The Nymph of the
Desert
Io sono la sabbia.
Nel deserto il
mio manto soffice e ingannevole muta d’aspetto ad ogni soffio di vento,
conducendo gli incauti viandanti a smarrirsi e morire.
Non è crudeltà la mia. Come le mie sorelle che abitano i fiumi o i rami frondosi degli
alberi, io sono una custode dei segreti della natura. Nessun
umano che spinga troppo oltre il suo desiderio di conoscenza può sfuggire al
castigo che lo attende.
Nata dall’aria, vivo di essa, non ho bisogno di nulla. Sono presente in ogni
granello di sabbia, ciascuno di essi è me e io sono
tutti loro messi insieme. La mia esistenza si suddivide in una miriade di
movimenti infinitesimi, le dune si muovono senza un disegno prestabilito per
miglia e miglia, ma i singoli granelli non lo sanno,
rotolano dolcemente l’uno sull’altro senza chiedersi dove stanno andando.
Certo, posso assumere anche altre
forme. Sono un essere incorporeo, e so mutare a piacimento il mio aspetto
esteriore. Non per questo la sabbia del deserto sparisce. Io scivolo via da essa, semplicemente, e posso trasformarmi, ad esempio, in
un’avvenente fanciulla. O in uno specchio d’acqua.
I tuareg chiamano tutto questo
“miraggi”, e per lunga abitudine non credono a nulla di ciò che vedono mentre percorrono le lunghe carovaniere. Unici esseri
umani che rispettino il deserto, vengono rispettati da
esso, ed è raro che qualcuno di loro perisca fra le dune. A volte, nella notte,
io parlo loro raccontando storie di antica saggezza, e
loro rimangono in silenzio ad ascoltare il mormorio della sabbia, non
comprendono le mie parole ma ascoltano ugualmente con grande attenzione,
sperando un giorno di apprendere la mia lingua.
Ma per
la maggior parte del tempo rimango a dormire, sotto la sabbia, fra gli
interstizi che corrono fra granello e granello. Non che io
abbia alcuna necessità di sonno; e d’altra parte il mio sonno non è lo stesso
che indugia sulle palpebre dei mortali, avvolgendoli in un nero manto d’oblio.
Solo, a volte, preferisco ritirarmi in questo mondo che io stessa costruisco,
dove la realtà che si dispiega sotto gli occhi delle creature di questa terra
si mescola e si fonde con il magma stellato della mia mente. Fenici
che bevono da coppe di cristallo e poi scompaiono in delicati fuochi
d’artificio come margherite gialle. Unicorni neri cavalcati da piccole
fate dalle ali di farfalla. Dune di sabbia color miele che si
sciolgono in pozze multicolori sotto il cielo del tramonto. Laghi
d’oscurità in cui nuotano incerte stelle d’argento come lacrime di angeli.
Non per questo cessa la mia
sorveglianza. Non crediate, o mortali, di attraversare il mio regno senza che
io venga a saperlo. In ogni momento e in ogni luogo, io vi vedo. E posso
scrutare i vostri pensieri.