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Legolas
sentì la rabbia
montargli nel petto improvvisa e travolgente. Alzo le braccia e
gridò al cielo
con tutto il fiato che aveva.
Erano passati tre
giorni dalla sua partenza da Minas Tirith, ed erano stati tre giorni di
inferno. Le nubi avevano affrettato il loro cammino e si erano
riversate su di
lui in tutta la loro potenza.
Ora, quella che doveva
essere stata un dolce radura, era ricoperta di fango
dall’inizio alla fine.
Strinse i denti e spronò il cavallo malcontento.
Perchè, anche se
Halding non aveva dato segni di nervosismo per la pioggia, lo stesso
non si
poteva dire per il terreno fangoso.
Incerto, il cavallo
fece qualche passo in avanti e subito affondò per
metà. L’animale nitrì
terrorizzato e cercò di impennarsi, sollevando gran parte
del fango. Sgranando
gli occhi, Legolas si affrettò a calmarlo assestandogli
rassicuranti pacche sul
collo.
Halding sbuffò,
spazientito.
Continuando a tenere l’arco fra le braccia,
ordinò ad Halding di proseguire. Tese le orecchie, e quando
il suono si ripetè
non lo trovò impreparato.
Nemmeno il tempo di pensare e la freccia era
già partita, ma aveva attraversato il nulla.
Tutta la sua figura emanava malvagità.
Si piegò in due mentre il cavallo si agitava,
nervoso.
Poi l’urlo si interruppe così come era
arrivato. Quando Legolas apri gli occhi debolmente, fra le lacrime
potè
distinguere l’ombra a qualche centimetro da lui.
Infine raggiunsero il tanto agognato terreno,
e fu lì che il mostro attaccò.
L’ombra accelerò e si avviluppò alle
zampe di
Halding che, dopo qualche secondo, si piegarono in maniera innaturale e
scricchiolarono. Il cavallo nitrì di dolore e cadde su un
fianco catapultando
dalla sella il suo cavaliere.
Legolas si alzò lentamente e con qualche
difficoltà, e
guardò l’ombra nei suoi
inquietanti occhi rossi.
Caricò in avanti e cerco di assestargli un
colpo di spada fra gli occhi. Il dolore arrivò rapido,
improvviso e passò quasi
subito. Dopo, il buio.
La prima cosa che Legolas percepì fu la
morbidezza delle coltri. Con un sospiro di beatitudine si
rigirò fra le
lenzuola e pensò di essere ancora nella sua camera a Minas
Tirith. Poi in un
lampo i ricordi del giorno prima lo investirono con violenza.
La pioggia, il fango, l’ombra, la fuga e il
dolore.
Sbarrò gli occhi e si alzò a sedere di scatto.
Subito sentì una stilettata di dolore intensa provenire
dalla spalla sinistra.
Urlò di dolore e si tastò la parte dolente,
trovandola soffice e umida.
Con stupore si fissò la spalla e la trovò
fasciata e sporca di sangue. Si guardò intorno, perplesso.
Si trovava in una bella camera, arredata con i
colori del bianco e del giallo. Vi erano tre finestre aperte che davano
al
tutto un’aria molto luminosa.
Fuori, Legolas intravide un bellissimo
giardino curato baciato dolcemente dal sole di mezzogiorno. Non ebbe
nemmeno il
tempo di chiedersi chi o cosa lo avesse portato lì che la
porta della camera si
spalancò di botto, andando a sbattere con violenza contro il
muro.
Quando posò lo sguardo sulla persona che era
appena entrata a passo di carica nella stanza, si senti ribollire il
sangue
nelle vene.
Doveva essere un’elfa a giudicare dalle
orecchie a punta, ed era semplicemente bellissima. Una luminosa massa
di
capelli castani circondavano un volto magnifico, impreziosito da due
occhi del
colore dell’oceano. L’elfa era alta, quasi quanto
lui, ed aveva un colorito
della pelle decisamente singolare. Tutti
gli elfi della Terra di Mezzo avevano la pelle bianca, color
dell’avorio. Lei
no.
La sua pelle era piacevolmente dorata, come se
fosse stata abbronzata dal sole, il che era impossibile per lui e per
tutti gli
elfi che conosceva.
La ragazza, dopo esser lievemente arrossita
per il suo comportamento rozzo, gli si avvicinò e lo
costrinse dolcemente a
stendersi di nuovo.
Legolas osservò la ferita con attenzione,
trovandola orribile. Era lunga e profonda, slabbrata quasi del tutto, e
in
alcuni punti assumeva una sfumatura nerastra.
Riportò la sua attenzione all’elfa,
aspettandosi di vederla prendere nuove bende, ma si sbagliò.
Kitiara chiuse gli
occhi e poggiò le sue mani delicate sulle ferita mormorando
parole in una
lingua a lui ignota.
Con suo sommo stupore, la ferita si illuminò
debolmente di azzurro e iniziò a rimarginarsi facendolo
sentire subito meglio.
Pochi secondi e la pelle era nuovamente
intatta.
Spazio Autrice ~
Salve bella gente!
Visto? ho aggiornato abbastanza presto per i miei standard. Devo decisamente andarne fiera :D Che dire, ringrazio molto tutti quelli che hanno letto e soprattutto quelli che hanno commentato.
Purtroppo ho notato che la sezione del signore degli anelli riceve meno visite di molte altre sezioni che ho frequentato. Il motivo? Boh, la gente è scema se non ama Tolkien u.ù
Ma comunque, vi lascio vado a scrivere il terzo capitolo :P Grazie ancora a tutti! Un bacio
Cleo92 [Contatta]: Sono contenta che la trama ti piaccia *-* e si, anche io amo molto i draghi e quindi, ricordandomi che nella Terra di Mezzo non si vedono da parecchio tempo, mi son detta: "perchè non farli spuntare di nuovo?". Oh, devo essere sincera, Gimli non sono sicura se farlo morire o meno. Uhmm, ci penserò.
lovelovelove
Eowyn 1 [Contatta]: A quanto pare tutti adorano Gimli! Beh, pure io. Quel vecchio nano brontolone dovrebbe proprio essere fiero di tutto questo nostro affetto u.ù Tesoro, stai tranquilla, Legolas lo adoro con ogni fibra del mio essere, non gli farò mai capitare qualcosa di troppo brutto. O no? Ti lascio con la suspense :P
xoxo
Vì