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Autore: Ahimadala    23/06/2021    3 recensioni
Ci sono campane nuziali all'orizzonte.
Hermione Granger, felicemente single, si ritrova sotto il mirino di tutte le riviste di gossip quando il matrimonio del suo ex, Ron, si avvicina.
In preda alla disperazione, si allea con il suo rivale sul lavoro, il single seriale, ma altamente desiderabile secondo i giornali, Draco Malfoy.
Il loro piano é semplice: trascorrere due settimane fingendo di essere follemente innamorati per poi andare ognuno per la propria strada una volta concluso il matrimonio.
Dovrebbe esser facile.
Loro sono, dopotutto, cordiali nemici.
Questa storia NON è mia, ma è la traduzione dell'opera di Senlinyu e Stargazing121.
Genere: Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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I suoi capelli profumavano di fragole. Draco desiderò non averlo mai saputo.
Avrebbe preferito trascorrere il resto della sua vita senza sapere che i capelli di Hermione Granger profumano di fragole, crema Devonshire e dolci estivi, e che se premeva il palmo della mano in un punto preciso alla base del suo collo, le sue labbra si aprivano come se stesse davvero succhiando la panna su una fragola. 

Le sue labbra erano tinte di rosso e deliziosamente aperte, un piccolo sospiro le sfuggì dalla bocca quando le massaggiò lentamente la testa, le dita sepolte in profondità nei suoi morbidi ricci color cioccolato.
Fu costretto a  voltarla e a iniziare a raccoglierle i capelli per impedire alla sua mente di pensare a quanto sarebbe stato semplice avvolgere le mani intorno ai suoi ricci, tirandoli leggermente e facendola sospirare in un modo completamente diverso. 

Cosa c'era di sbagliato in lui? 

Beh, secondo la maggior parte delle persone che conosceva, apparentemente, molte, molte cose. Ma farsi delle allettanti e dubbiamente esplicite fantasie mentali su Hermione Granger - che a malapena lo tollerava, tra l'altro - non era una di quelle cose.
Almeno non quando si trovava nel bel mezzo di un evento.

Molto semplicemente, Draco non riusciva a comprendere completamente la Granger, e questa cosa lo disturbava fino al suo suo frivolo e superficiale midollo. 

Le persone, secondo la sua non troppo modesta opinione, diventavano più semplici se esaminate da vicino; le loro motivazioni e i loro desideri spesso si riducevano a una o due cose, che generalmente riguardavano il suo denaro. 

La Granger, d'altra parte, racchiudeva più misteri di una formula di meccanica quantistica, e decisamente più fascino. Ogni volta che aveva una conversazione con lei, o che la guardava con la coda dell'occhio, le variabili sembravano aumentare a un ritmo esponenziale, fino a farlo arrivare al punto di chiedersi se l'avesse mai conosciuta davvero. 

Da quando l'aveva conosciuta, era sempre stata isterica.
Aveva cambiato la sua uniforme scolastica in una giacca da tailleur, ma il suo intento verso di lui era rimasto lo stesso: rendergli la vita il più inutilmente complicata possibile. Apparentemente quell'obiettivo non era cambiato, solo che adesso non stava rendendo eccessivamente complicato solamente il suo lavoro, ma anche la sua vita privata. E la sua sanità mentale. E aggiungiamoci, come bonus, la sua libido. 

Hermione Granger stava incasinando la sua libido. Oh, non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva... se solo tutti non pensassero già che era irrevocabilmente innamorato di lei. 

Aveva dato per scontato che fosse incapace di essere interessante. O divertente. O stranamente sexy quando lasciava andare tutto il suo rigido autocontrollo e si abbandonava brevemente alla gioia dei sentimenti.
Per esempio, quando aveva lasciato che le sue mani accarezzassero i suoi capelli e che le sue dita le massaggiassero  la tempia. 

Dopo una settimana ad ascoltarla fingere gemiti di piacere, era in grado di riconoscerne uno vero. Era splendido, e sarebbe stato la sua rovina. 

Hermione Granger del Dipartimento per la Regolamentazione delle Creature Magiche era stata rinchiusa in una bella scatolina nella sua testa. Questa scatola era stata rietichettata di volta in volta, ma la frase principale era sempre rimasta qualcosa come: NON APRIRE. MANEGGIARE CON CAUTELA. CONTIENE PREDICHE. 

Le cose che uscivano dalla bocca di Hermione Granger erano di solito noiose ed importanti: una citazione di qualche regolamento del Ministero, qualcosa che aveva letto in un libro, oppure la parafrasi di qualche antica legge dimenticata e decisamente sconveniente. Ma ora, a quanto pare, diceva anche cose divertenti e spiritose che lo facevano sorridere, ridere e di tanto in tanto ridacchiare. 

Aveva fatto esplodere quella dannata scatola in mille pezzi, come se fosse la coda esplosiva di uno Schiopodo Sparacoda, e si rifiutava di essere compartimentalizzata in qualsiasi altro modo.

L'isterica donna del Ministero non avrebbe dovuto profumare di fragole, o gemere dolcemente sottovoce quando le sue dita le si aggrovigliavano tra i capelli, o avere fianchi fatti per essere afferrati, o un giro-vita che poteva abbracciare con una sola fottutissima mano.

I suoi occhi non avrebbero dovuto illuminarsi o danzare con contagioso entusiasmo quando pianificava meticolosamente come ingannare i loro amici, colleghi e, effettivamente, la maggior parte della comunità magica d'Europa. 

Non avrebbe dovuto essere una Serpeverde così astuta, affascinando la sua parte piú perversa come il canto di una sirena.
Doveva essere una Grifondoro noiosa e frigida, e un po' troppo sempliciotta per meritarsi la sua attenzione. 

Non avrebbe dovuto essere così, eppure lo era. 

Le isteriche, specialmente quelle che Draco conosceva dalla tenera età di undici anni, non dovevano possedere profondità che lui era incapace di scandagliare. O avere la capacità di invadere la sua testa - giorno e notte, notte e giorno - con migliaia di piccoli pensieri riguardo uno shampoo al profumo di fragola, profondi occhi color cioccolato e un rossore così sensuale.

Era un adu... era cre-adu.. era cresciuto.

Era un professionista adulto - prospettiva terrificante, ne era consapevole- che al momento doveva ospitare un evento molto importante per il suo lavoro.
Doveva essere concentrato. Aveva bisogno di essere professionale. Aveva bisogno di togliere Hermione Granger dalla sua dannata testa. 

Aveva bisogno di essere più simile alla Granger - queste parole avrebbero fatto gelare il cuore di qualsiasi uomo - attento e dedito al suo lavoro, indipendentemente dai sentimenti e dai problemi personali. 

Doveva fare in modo che la serata filasse liscia come una scopa appena revisionata.
Aveva bisogno di affascinare, lusingare e intrattenere almeno un centinaio di ospiti. Aveva bisogno... aveva bisogno di smettere di distrarsi e cercare la Granger ad ogni minima pausa nella conversazione. 

Il capitano dei Pittsburgh Porlocks, Mallory Mulvany, sembrò sul punto di farlo rinchiudere quando perse il filo della conversazione sugli obiettivi della sua squadra per questa stagione per la terza volta consecutiva. 

Il suo capo, il perennemente affascinante Hortence Fletcher, gli chiese addirittura  se stava 'bene' quando mancò la propria bocca con il bicchiere, facendo gocciolare lo champagne sul suo smoking mentre era intento a spiare Weasley che si avvicinava alla Granger.
Weasley apparentemente aveva avuto l'audacia - la pura audacia - di chiederle di ballare, quando stava per sposarsi, in  meno di due settimane, con un'altra donna! Doveva avere delle palle grosse come ciambelle. Che idiota. 

Potter-femmina gli rivolse un'occhiata contemplativa quando si sottrasse al fascino di Hortence e le passò davanti per raggiungere il bagno.
Anche lei, come suo fratello, sembrava possedere lo stesso quantitativo di audacia di un'intera squadra di Quidditch, visto che aveva sogghignato come un gatto davanti ad un uccellino alla vista della sua camicia ormai semi-trasparente e del suo sguardo incupito.

Era stanco di essere bagnato quella sera. 

"Ecco" disse Blaise, scivolando accanto a lui senza far rumore. Gli tese un bicchiere di champagne. C'era una fragola appollaiata in modo frivolo sul lato del bicchiere. "Sembra che tu ne abbia bisogno".

"Davvero?" disse Draco, con leggerezza. 

"Ti ho visto sputare il tuo drink come un bambino di cinque anni a cui hanno tolto il suo giocattolo preferito quando hai visto il portiere-campione  Ronald Weasley chiedere alla nostra grande salvatrice, Hermione Granger, di ballare".

Draco guardò accigliato la fragola. "Ero solo estasiato da quello che stava dicendo Mallory Mulvany".

"Stavi parlando con Hortense in quel momento, non con Mallory Mulvany".

Dannazione. 

"È ovvio" disse Blaise, sorseggiando il proprio drink con molta più soave disinvoltura di quanto la vanità di Draco potesse tollerare. "Accetta il tuo destino". Fece una pausa, gli occhi che vagarono verso il cielo. O meglio, verso la bolla magica che impediva al cielo di cadere sulle loro teste. 

Quella era la sua magia, con giusto un po' di quella di Draco spruzzata dentro per sicurezza. 

"Non ho idea di cosa tu stia parlando".

Blaise emise un rumore. "Certo che no".

Draco stava per chiedere a  Blaise cosa diavolo stesse farfugliando, quando il suddetto farfugliatore lo interruppe: "Oh guarda, Victor Krum si sta avvicinando a lei".

Draco stavolta lasciò cadere il bicchiere. 

---

"Malfoy cosa stiamo facendo dietro ai cassonetti?"

"Mi sembrava di aver sentito qualcuno dire che c'era una falla nelle protezioni qui intorno da qualche parte". 

"Cosa ci faceva la gente vicino ai bidoni?"

Draco fece deliberatamente una pausa e poi sollevò un singolo, ma suggestivo, sopracciglio. 

"Oh! Beh... io..." balbettò tra le parole in un modo che potrebbe essere - da qualcuno che sicuramente non era lui- descritto come adorabile. 

La ragazza infilò la mano nella sua borsa e tirò fuori la bacchetta, sollevandola in aria. Le sue sopracciglia si aggrottarono, e mormorò qualcosa di magico e intelligente sottovoce.
Se non avesse appena piovuto, e se non fossero stati accanto a dei bidoni, lui si sarebbe appoggiato al muro e l'avrebbe guardata lavorare.

La grifona lasciò ricadere il suo braccio dopo alcuni istanti.  "Non vedo perdite, potrebbe essere stata solo l'umidità di prima".  

"È un peccato" disse Draco con un tono di voce da 'non è un peccato', "qualcuno mi ha condotto a una caccia sfrenata allo snaso. Oh beh, giá che siamo qui, possiamo riprendere un po' fiato dalla calca che c'è là dentro".
Le rivolse un sorriso che sperava risultasse invitante piuttosto che inquietante.

Considerando che le aveva appena mentito per indurla a passare un po' di tempo da sola con lui vicino ai cassonetti, forse la sua era una vana speranza. 

D'altra parte, era un inganno necessario. La ragazza avrebbe fatto saltare la loro copertura se avesse iniziato a fare gli occhi dolci a quell'idiota bulgaro, che le aveva sorriso come se il sole splendesse dalla sua stessa anima....il che era ridicolo, non c'era bisogno di specificare che la Granger non brillasse sicuramente come il sole.
Anche se, per l'entusiasmo di quella serata, il suo viso aveva assunto un sano bagliore, che avrebbe potuto essere descritto come luminoso da alcune persone. 

In realtà, pensandoci bene, Draco si stava solo comportando come un ottimo finto fidanzato, ed era stato incredibilmente utile e pratico da parte sua allontanare la sua finta ragazza da una situazione che avrebbe potuto fare saltare la loro copertura, rendendola oggetto di pettegolezzi ancora più sconci.

Utile, pratico Draco. 

Dovrebbe ricevere un distintivo. Uno scintillante.
O anche un trofeo.

"In realtà è stato piuttosto divertente stasera" disse lei, scrollando le spalle e mettendo via la bacchetta. "Mi sono divertita molto più di quanto pensassi. Non avevo capito che Viktor sarebbe stato qui".

Iniziò a muoversi verso la porta. Per tornare alla festa; per tornare da Viktor. 

"Aspetta!" gridò Draco.

Hermione saltò di circa trenta centimetri e lo fissò come se gli fosse cresciuta una testa in più. "Cosa? Cosa c'è?"

"Emmh -" Il mondo aveva smesso di girare, o era la sua piccola sezione di realtà, di cui lui era il centro, ad essersi  improvvisamente fermata? 

"Beh", disse, esitando un momento prima che le parole cominciassero a uscirgli fuori a raffica, "non sono uno che nota molto le cose, ma posso certamente dire che non ti piacciono i balli, o le feste, o le grandi folle di persone". 

Era come trovarsi all'interno di una botte che rotolava giù da una collina di parole. "Così ho pensato, visto che siamo già qui fuori, che potremmo allontanarci per un po', o per più di un po', qualsiasi cosa  vada bene per te, davvero". 

Che qualcuno lo fermi.
Infilategli uno stivale in bocca, o una bacchetta su per il culo - in realtà quest'ultima potrebbe non essere d'aiuto - qualsiasi cosa, purché fermi il suo flusso di frasi sconclusionate. 

"Considerando il fatto che io e te siamo sgattaiolati via per giorni, avrebbe senso - attenendoci al copione, per così dire - se sparissimo per un po' questa sera. So che tu non sei il tipo di persona che rinuncia ad un evento di lavoro per un amante, ma io sì. Praticamente se lo aspettano tutti da me. Davvero, faresti un favore alla mia reputazione".

Si fermò di colpo. Apparentemente esisteva qualcosa di equivalente a un calcio in bocca o a una bacchettata nel posteriore, ed era la risata di Hermione Granger; melodica come una campana e leggera come una brezza primaverile. 

La grifona fece ricadere la testa all'indietro e rise, i ricci le incorniciarono il  viso come un'aureola.
Poi scosse la testa e lo fissò. "Certo, il cielo non voglia che tu passi un'intera serata senza uno scandalo".

Lui finalmente espirò. Era consapevole di aver trattenuto il respiro; chi non si accorgerebbe di aver trattenuto il proprio respiro? Degli idioti.
La respirazione faceva parte del sistema nervoso autonomo, e lui, come ogni altra persona al mondo, doveva fare uno sforzo cosciente per non respirare. Tuttavia, questa espirazione sembrò una liberazione; era come se tutte le sue parole avessero rimosso completamente  l'ossigeno dai suoi polmoni e ora, dopo la sua risata, poteva respirare di nuovo liberamente. 

"Ah cara Granger", disse, infilandosi nel ruolo di mago libertino, bello e affascinante come in un cappotto finemente cucito, "mi conosci così bene". 

Era una bella serata. C'era una ragazza con un bel vestito davanti a lui. E indossava persino i suoi calzini fortunati, quelli con i piccoli boccini sopra. 

"Potrei tentarti", disse quando il mento di lei si inclinò curiosamente verso di lui, "ad unirti a me per un po' di gelato?" 

____

Draco quasi sputò il gelato dal naso. 

Nel migliore dei casi avrebbe odiato questa cosa, ma quando una ragazza elegantemente vestita era seduta di fronte a lui, leccando con delicatezza - sì, leccando, Merlino abbia pietà della sua anima - la panna montata dal cucchiaio, avere il gelato al cioccolato che gli usciva dalle narici era una cosa ancora più abominevole del solito. 

"Cosa vuol dire che ha 'perso' lo sposo?" 

"Intendo esattamente questo" disse Hermione, sorridendo verso di lui da dietro il suo gelato.

La sfacciataggine le si addiceva. Forse era la luce. Forse  era il fatto che si trovavano a Soho - sobborgo di sesso e criminalità - in una gelateria babbana aperta tutta la notte. Forse era il gelato alla fragola con panna montata extra che aveva ordinato, e che stava mangiando con incredibile lentezza.
A quanto pare, alla Granger piaceva appiccicoso e fuso.  

Qualcuno lassù si stava facendo una bella risata a sue spese. 

"Perdonami" disse, guardandola intingere il cucchiaio in una pallina di fragola, "ma come si fa a smarrire Harry Potter? Sono anni che ci provo".

 "Ron si è presentato sulla soglia di casa mia il giorno del matrimonio dicendo che aveva perso Harry in una partita a domino contro un folletto".

"Perché non ho mai pensato di fare lo stesso con Blaise". 

Alzò il cucchiaio, facendolo scivolare in bocca. Le sue labbra si aprirono con una lentezza straziante mentre faceva scorrere il dorso del cucchiaio sul suo labbro inferiore, ricoprendolo  con uno strato di crema. Draco rimase a guardare il modo in cui  la sua lingua accarezzò quel punto per catturare il residuo del gelato.

 "Dimmi", disse lui, schiarendosi la gola, "é un' abitudine salvare gli uomini nella tua vita?"

Lei lo guardò da sotto le ciglia, poi le sue sopracciglia si aggrottarono in modo contemplativo. "Mi sa di sì".

"Come hai fatto a portarli in chiesa in tempo?"

"Una volta che sono riuscita a fare calmare Ron, mi ha detto dove aveva scommesso e perso Harry, e sono andata a cercarlo".

"Salvarlo, vuoi dire".

Lei sorrise di nuovo - era quasi un ghigno - e il gelato di Draco si sciolse. 

"Non era tenuto prigioniero. Non troppo. Era a malapena legato. Sembrava piú che altro infastidito per il bavaglio".

Si prese un breve momento per assaporare il pensiero di Potter legato e imbavagliato, prima di rendersi conto che  si trattava di un modo fin troppo perverso di pensare al suo nemico giurato di gioventú, e la sua mente tornò subito ad apprezzare la Granger. 

"Come si fa a superare in astuzia un folletto, signorina Granger?" disse, abbassando la voce. 

Il colore si insinuò nelle sue guance come se lo avessero rubato dal suo gelato. "Li ho sfidati in un altra partita e ho scommesso qualcosa di valore uguale a quello di Harry".

Le sopracciglia di Draco fremettero. "Cosa c'é di pari valore a Potter?"

"Ho scommesso Ron. Temevo che non accettassero, ma è venuto fuori che per gli standard dei folletti i giocatori di Quidditch hanno un reddito potenziale maggiore degli 'ex' salvatori del mondo magico".

La risata di Draco sembrò quasi un latrato, sfuggendo dalle sue labbra prima che avesse modo di controllarla. "Hai scommesso il tuo ex-ragazzo contro il tuo migliore amico".

"Era un rischio calcolato!"

"Questo è malvagio".

"Ero quasi certa di poter vincere. I miei genitori erano un po' ossessionati dal domino quando ero piccola, e la versione magica non è così diversa da quella babbana". Si sistemò sulla sedia. "Anche se avessi perso, rimanere tra i folletti sarebbe stato un destino migliore per l'immediato futuro di Ron".

"In che senso?"

Lei gli lanciò un'occhiata. "Ginny lo avrebbe ucciso per averle rovinato il matrimonio".

Draco rise. "Non dovrei proprio stupirmi che il tuo cervello subdolo abbia architettato il nostro attuale piano".

Inspirò. "Mi fai sembrare orribile".

"Granger, posso dire con certezza che non sono mai stato così colpito da te in tutta la mia vita. Mi piace il tuo lato deviato".

Lei gli rivolse uno sguardo torvo. "Sembri davvero scioccato dal fatto che io non conduca una vita del tutto noiosa. Sai, solo perché alcuni di noi lavorano davvero quando sono al lavoro, non significa che la nostra vita privata sia solo "- fece roteare la punta del cucchiaio nel suo gelato alla fragola - "vaniglia".

"Vaniglia. Questa è una scelta di parole molto interessante per Soho". 

Lei fece spallucce. "Sto mangiando un gelando dopo esser scappata dal lavoro, mi sembrava una metafora appropriata". Portò di nuovo il cucchiaio alle labbra, e la sua gola si sollevò mentre ingoiava un altro boccone. 

Il gelato al cioccolato di Draco si stava sciogliendo in un mucchio di sogni bagnati e morbide nostalgie. 

Forse era l'atmosfera che si creava a tarda notte. Forse era il fatto che di fronte a lui c'era un negozio chiamato 'Young, Dom, and a Hole lot of Cum'. Forse era il fatto la Granger stesse leccando il gelato alla fragola da un cucchiaio come se fosse un caldo pomeriggio di luglio e non una  gelida sera di febbraio. Ma sembrava ancora più bella sotto le luci alogene del locale di quanto non fosse stata nell'enorme stadio illuminato dal tenue bagliore dorato delle candele.

I suoi ricci capelli scuri si espandevano in tutte le direzioni, evadendo dalle sue forcine meticolosamente posizionate, e il mascara le si era leggermente sbavato, diffondendosi intorno alle sue ciglia inferiori come l'artistica sfumatura di un dipinto al carboncino.

 Poteva immaginarla avvolta in delle lenzuola di seta, le gambe intrecciate in lussuriose spirali intorno al morbido tessuto, la sua pelle leggermente abbronzata e le labbra arrossate per via del vino e... altre ragioni. 

L'immagine nella sua mente fu così suggestiva, così intima, e così forte che se fosse stato in piedi, e non comodamente seduto su una panca con le sue parti basse  abbondantemente coperte dal piano del tavolo, allora avrebbe potuto essere buttato giù con una piuma.

O, data la sua attuale posizione, con uno spolverino di piuma, che poteva fungere anche da pratico dildo, prezzo al dettaglio di quaranta sterline, ma in offerta speciale per oggi con uno sconto del venti per cento acquistando anche il vestito da cameriera che lo accompagnava.  

Draco affondò il cucchiaio nel suo gelato, provocando un leggero rumore non fu affatto d'aiuto dal momento che assomigliava di più ad un frappé e meno al ghiaccio ogni secondo che passava.

 Girò un po' il cucchiaio, cercando di impedire a se stesso di immaginare la Granger e un vestito da cameriera insieme, nel timore di scoprire che quell'immaggine potesse corrispondere ad un'eiaculazione precoce. 

Anche per i suoi standard osceni e ostentati, sentiva di aver perso la testa da qualche parte tra il momento in cui era apparso nella camera di Granger e il momento in cui lei aveva chiuso gli occhi nell'assaggiare per la prima volta il suo gelato. 

Se avesse avuto una forchetta, si sarebbe pugnalato alla coscia.  

"Parlando di aspettative", la Granger interruppe il suo flusso di coscienza, "pensi che avremo bisogno di - sai, fare il prossimo passo per mantenere la nostra copertura?"

Lo fissò con aria seria  mentre poneva la domanda.  

Il mondo di Draco smise immediatamente di girare, per poi ripartire subito dopo al doppio del suo ritmo normale.
La fissò, con il cuore che improvvisamente batteva a mille e la bocca molto, molto secca. Non riusciva a decidere se avesse bisogno di un grosso bicchiere d'acqua, di un martini o di un defibrillatore.
A parte questo, anche un rapido calcio alla testa sarebbe potuto andar bene. Sentiva che avrebbe pensato più lucidamente con una commozione cerebrale. 

"Il -" non poteva credere che stesse contemplando la possibilità di chiedere chiarimenti su questo "- passo successivo?

Lei si spostò, il rossore le si arrampicò sulle guance mentre evitava di incontrare i suoi occhi. "Sì. Voglio dire..." sospirò, raddrizzandosi. Sembrava determinata e schietta, e lui si chiese se avesse sempre questo aspetto durante una proposta. 

"Ovviamente", disse la parola con troppa convinzione; come se qualsiasi cosa nell'ultima settimana o giù di lì fosse stata ovvia, "stiamo già dando quell'impressione, ma pensi che avremo bisogno di farlo davvero? Dovremmo - pianificarlo?"

Rischiò di rovesciare il suo gelato per la seconda volta quella sera. Acqua, champagne e ora quasi gelato. Il suo completo stava davvero passando l'inferno. 

Voleva pianificarlo. Certo che voleva pianificarlo. Era Hermione Granger e i piani - e, come si è scoperto, i piani perversi- erano la sua specialità.

"Be'" - tossì, eppure la sua voce era ancora stridula come quella di un ragazzino in fase prepuberale - "se ti va".

Lei lo fissò. I suoi occhi si strinsero in un modo piuttosto pensieroso, che avrebbe fatto somigliare chiunque altro ad furetto con un serio mal di testa, ma che su di lei era terribilmente adorabile. 

"Sento solo", disse lei, con aria molto pragmatica, "che ad un certo punto sarà inevitabile". 

Il suo papillon sembrava un cappio, e nonostante il gelato, percepiva almeno dieci gradi di troppo.
Probabilmente era l'inizio della sua discesa verso uno dei nove cerchi dell'inferno. 

Tirò le linguette, allentandolo finché non fu pendente intorno al suo collo come... beh, un cappio, ma un cappio allentato. "Tu... Davvero?"

Era stato davvero così evidente? E perché adesso gli stavano venendo tutti questi dubbi, comunque?
Sicuramente questo era il momento opportuno per assecondare un'altra delle folli proposte della Granger. 

Lei annuì. "Penso che dovremmo parlarne prima, non si sa mai".

"Sì" disse lui, lentamente, sentendosi  sull'orlo di una specie di trappola  mentre lei intingeva il cucchiaio nel suo gelato e lo leccava lentamente. "Mi sembra la cosa più matura da fare".

La grifona si rilassò leggermente; ci fu un minimo abbassamento delle sue spalle, che lui notò solo perché improvvisamente, per qualche inspiegabile ragione che al momento gli sfuggiva, stava osservando i suoi movimenti come un falco. 

"Se parliamo prima di ciò va bene per ognuno di noi e di come lo vogliamo, questo renderà la cosa..." sollevò il cucchiaio per aria, facendolo saettare tra le linee invisibili del simbolo dell'infinto. "Migliore", disse, scuotendo rapidamente l'utensile. 

"Migliore?"

"Sì", inclinò la testa come se fosse lui a dire cose senza senso. "Migliore, più facile, senza sforzo, senza fretta, diretto. Ti servono altri sinonimi, Malfoy?"

La pioggia e il successivo allagamento dovevano avergli ristretto in qualche modo lo smoking, perché non si era mai sentito così scomodamente stretto in così tanti punti allo stesso tempo. Di solito era solo un punto in particolare. 

"No, no, capisco perfettamente cosa intendi".

Senza sforzo. Senza fretta. Diretto. 

Sicuramente non aveva afferrato la parte sbagliata della bacchetta.
Non con parole come quelle.
Se avesse dovuto immaginare il turpiloquio della Granger - e le sue orecchie ora bruciavano all'idea della sua voce sussurrata contro di esse  - il suo linganguaggio sensuale sarebbe stato articolato e grammaticalmente corretto.
Ci sarebbero stati paragrafi di descrizioni, metafore avanzate, e possibilmente personaggi secondari e una trama ben costruita.  

Hermione Granger non sarebbe certamente stata una ragazza monosillabica.   

"Potrebbe essere fatto in molti modi diversi a seconda di quale sia esattamente il contesto -"

Oh Merlino, aiutalo.

"- Dovremo pensare a chi sarà il primo a-".

Il giovane non esitò. "Tu, naturalmente."

Fece una pausa, con il cucchiaio a metà strada verso la bocca, e sembrò contemplare la cosa. "Va bene. Preferisci in modo lento o più aggressivo?"

L'unico motivo per cui la sua mascella non si spalancò fu per via della sua mano sollevata fino alla bocca. Finse di strofinarsi il mento in modo riflessivo e contemplativo, come se non fosse sull'orlo di un arresto cardiaco. "Perché non entrambi?"

Le sopracciglia di lei si inarcarono e i suoi occhi si espansero. "Buona idea. Potremmo iniziare lentamente e poi procedere in modo piú aggressivo".

Lui si bagnò le labbra. "Esattamente quello che stavo pensando".

"Più o meno quanto dovrebbe durare?"

Buon Dio, va davvero dritta al punto. 

Lui si spostò, mescolando il suo gelato nel tentativo di prendere tempo.
Non voleva sminuire se stesso, tuttavia, considerando la piega inevitabile che stavano prendendo le cose, era in qualche modo preoccupato per il tipo di prestazione che avrebbe potuto offrire.

"Sono qui per te", disse, eludendo la domanda, ma poi non poté fare a meno di aggiungere: "In genere posso durare qualche ora".

Lei sbatté le palpebre, non sembrando così impressionata come lui aveva sperato, ma si limitò a guardare contemplativamente il suo gelato, con il labbro inferiore incastrato tra i denti. "Giusto. Se sono io a prendere l'iniziativa e cominciamo lentamente... dovrebbe apparire come se non ne avessimo nemmeno avuto l'intenzione, è solo che... non possiamo farne a meno. Poi può diventare più intenso e acceso -"

Gli dei lo perdonino; doveva chiederlo. "E se.... Fossi io a prendere l'iniziativa?" 

"Beh..." Lei alzò lo sguardo verso di lui, le punte delle  sue orecchie diventarono rosa. "Pensi che avremmo bisogno di farlo più di una volta?"

Draco avvertí un nodo alla gola e deglutì a fatica. "Posso immaginare che l'occasione si presenterá qualche altra volta, sì".

"C'è qualche luogo in particolare che ti sembra più adatto?"

Il suo letto, per esempio. Poi quello di lei. Non era stata sua intenzione notarlo, ma era stato impossibile non osservare la testiera di metallo filigranato nella sua camera da letto, con così tanto potenziale in ogni sua curvatura.

Ora che ci rifletteva, non poteva fare a meno di pensare che a un certo punto anche una biblioteca sarebbe stata d'obbligo, gli sembrava naturale trattandosi della Granger...

"Che ne pensi di uno dei corridoi principali del terzo piano?" 

Draco sbatté via la fantasia che coinvolgeva la Granger su una scala da biblioteca e la fissò, improvvisamente pallido.

"Io-" Fece per allentare il suo papillon, finché non si rese conto che era già libero intorno al suo collo. "Non voglio fare quello che si preoccupa dei regolamenti del Ministero, ma credo davvero che le Risorse Magiche potrebbero avere qualcosa da ridire se lo facessimo". 

Sbuffò. "Non vedo perché dovrebbero preoccuparsi dopo tutto quello che abbiamo già fatto".

"Granger -" la sua voce minacciò di incrinarsi "- qualche momento su una scrivania e in uno sgabuzzino delle scope sono - questioni completamente diverse".

Sembrò poco convinta, ma poi improvvisamente si illuminò di nuovo. "E allora l'ascensore?"

"L'ascensore?" Ripeté. "L'ascensore del ministero?"

"C'è qualche problema?"

"Be', io non..." Si trovò completamente senza parole e le rivolse un sorriso sbilenco. "Sei proprio piena di sorprese". 

Lei lo fissò con aria perplessa, apparentemente frustrata dalla sua mancanza di entusiasmo. "Hai in mente un luogo diverso?"

Dato che lei sembrava avere un'agenda - posizione, tempo e, presumibilmente, luogo - in mente, lui preferì fare il gentiluomo, e non obiettare a qualsiasi cosa la signora desiderasse.
Disse qualcosa a riguardo a questo. 

Lei sembrò tranquillizzata da quella meditata risposta. "Beh, potremmo farlo nell'ascensore lunedì mattina allora, mentre andiamo alla riunione settimanale".

Accidenti. 

Draco tossì. "Normalmente non mi opporrei a nulla di ciò che desideri, tuttavia non sono sicuro di sentirmi a mio agio ad esibirmi in un ascensore per la prima volta. Un sacco di pulsanti. Molte fermate. Potrebbe diventare un po' accidentato. Non farei davvero il mio lavoro migliore". 

"Non ci vorrebbe nemmeno un minuto".

Il cervello di Draco, che stava costeggiando le possibilità surreali che coinvolgevano lentezza e poi l'aggressività, stridette in un brusco e insultante arresto. 

"Un minuto", fece eco.  

"È troppo lungo per te? Potremmo fare più in fretta".

Lei sembrò prendere il suo silenzio scioccato come un pretesto per continuare.  Si mordicchiò il labbro pensierosa: "Potremmo doverlo fare solo una volta, se lo facciamo al momento giusto e se c'è molta gente che guarda".

Draco emise un piccolo suono soffocato in fondo alla gola, simile a quello di un piccolo scoiattolo che viene calpestato da un caribù nella foresta. 

"Guardare?"  ripeté la parola.

Si sentí un po' svenire. Grazie al cielo aveva mangiato del gelato per aumentare la sua glicemia. 

Lei annuì, con un'aria del tutto concreta e agghiacciante, ricordando forzatamente a Draco che la donna davanti a lui una volta aveva cavalcato un drago durante una rapina in banca, e che forse, dopo quel tipo di esperienza, l'esibizionismo per lei non era poi così eccitante come lo era per i comuni mortali. 

Trascinò la lingua sul dorso del cucchiaio come se fosse un lecca-lecca: "Penso solo che una folla numerosa sia fondamentale per quello che dobbiamo fare.
Se ci sará molta gente, probabilmente dovremo baciarci una volta sola."

   
 
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