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Autore: Ghostclimber    26/06/2021    2 recensioni
Gokudera ha passato due mesi in Italia nel vano tentativo di dimenticare il Decimo.
Ora è di ritorno, e dovrà decidere se continuare a fingere o guardare in faccia la realtà.
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Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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From the blue shade of the park, couples emerge,
dropping hands like they're still scared to get caught,
but I want to be caught in their rage of embraces too,
before the evening steals the afternoon.
 



 

“Tsuna.” chiamò Reborn.

“Eh?” rispose lui, seduto sul divano nella posizione meno comoda di sempre: con la schiena contro la seduta, le gambe appoggiate allo schienale e la testa a penzoloni. Erano anni che, quand'era stanco, si sedeva così su poltrone e divani, e ormai Reborn aveva rinunciato all'idea di farlo stare seduto composto. Per la precisione, aveva capito la portata dell'inutilità dei suoi tentativi quando Tsuna si era rigirato così durante un incontro con Xanxus, quando la stanchezza aveva cominciato a prendere il sopravvento su di lui.

Almeno, si disse Reborn, non si ciucciava il pollice.

“Dovrai informare la Famiglia della tua storia con Gokudera.”

“Dici così magari decidono che non sono giusto per fare il Boss? AHIA!” Tsuna si massaggiò il fianco, dove Reborn l'aveva appena colpito con un calcio. Il killer disse: “Non la Mafia. Loro, meno sanno e meglio è. Ryohei, Mukuro, Hibari...”

“Dai, Reborn, a Hibari non fregherà un accidente!”

“Vuoi davvero vedere cosa succede quando scoprirà di essere stato l'ultimo a saperlo?”

“Lo chiamo immediatamente.” disse Tsuna. Dalla soglia venne una voce spaventata: “Mafia?”

“Mamma, sei già a casa?” rispose Tsuna, cercando di fingersi indifferente. Non che gli riuscisse molto bene, ma intanto ci stava provando. Reborn si chiese se la propria rassegnazione non fosse il segno che si stava finalmente lasciando andare a uno stato di depressione.

“Tsuna, cos'è, un codice per qualcosa?” chiese Nana, le braccia ancora cariche di sacchetti colorati dopo il giro di shopping. Dietro di lei apparvero Oregano e Bianchi.

“Nana, siediti un attimo, vuoi?” propose dolcemente Oregano.

“Dammi pure i sacchetti, mamma, li ripongo io.” aggiunse Bianchi, prendendole il carico dalle mani. Nana si sedette sul divano, stordita, e Tsuna lanciò un'occhiata a Reborn, che annuì.

“Ho detto Mafia. E non è un codice. Mamma, tu sei la discendente di un'antica Famiglia italiana, i Vongola. Io sarò il Decimo Boss di questa Famiglia.” Tsuna guardò Reborn, ma il killer stava fissando la soglia del salotto con aria perplessa. Il ragazzo seguì il suo sguardo e vide Lambo, appena in corridoio, che gesticolava e muoveva la bocca.

“Lambo, devi dire qualcosa?” chiese Tsuna.

“Stavo dicendo a Reborn che l'hai detto, hai detto che sarai il Decimo Boss!”

“Ma porcaccia...!” Reborn emise uno sbuffo di risata, che fu rapido a coprire con una mano. In effetti, quel rompiscatole aveva anche ragione.

“Questo è il motivo per cui Hayato kun ti chiama Decimo?” chiese Nana.

“Sì. Ma su quello ci stiamo lavorando, sta imparando a non farlo più.”

“Tsuna, senza offesa,” s'intromise Bianchi, di ritorno dal locale lavanderia, “Penso che questo sia l'ultimo dei problemi di mamma.”

“Anche tu sai di questa cosa, Bianchi?” chiese Nana.

“Sì, mamma, mi dispiace ma dovevamo tutti rispettare l'omertà.”

“E io lavoro per il Cedef,” aggiunse Oregano, “Una specie di... di polizia della Mafia.”

“Quindi anche Iemitsu...?!” Nana quasi urlò. Tsuna le prese le mani e disse: “Sì. Motivo numero centododici per cui sostengo che è uno stronzo.” Nana si lasciò sfuggire una risata isterica.

“Chi... chi altri è coinvolto?” chiese.

“Beh, un po' tutti quelli che mi danno retta, ecco.”

“Anche Hayato kun?” Tsuna annuì: “Lui è il mio braccio destro. Oddio quanto mi sento cretino a parlare così...”

“Ma a proposito, non è immorale avere una relazione con un tuo sottoposto?” chiese Bianchi.

“Era immorale anche il fatto che Reborn mi spedisse in mutande in giro per la città, ma lì nessuno batteva ciglio, eh?” ribatté Tsuna. Bianchi sollevò le mani aperte, e Tsuna aggiunse: “E comunque, io sono il Boss, le regole le faccio io. Da ora in avanti, al mercoledì ci si veste di rosa.”

“Ma io cos'ho fatto di male nella vita...” commentò Reborn.

“Vuoi un elenco?” chiese Lambo. Reborn lo guardò male, poi ammise: “Touché.”

“DE...!” Gokudera si fermò a metà passo e a metà parola. Prese un bel respiro e si corresse: “Tsuna!” poi arrossì.

“Hayato kun, stiamo spiegando tutto alla mamma.” disse Tsuna.

“Oh, allora io... è meglio se...”

“Tu.” disse Nana, poi si alzò in piedi e fronteggiò Gokudera, “C'è modo per tirare mio figlio fuori da questa faccenda?”

“Nossignora, temo di no.” rispose Gokudera, cercando di non guardarlo negli occhi.

“È ben protetto?”

“Sissignora, altrimenti non potrei dormire la notte.”

“Ti prenderai cura di lui? Giuri che ti prenderai cura di lui finché avrai respiro?”

“Lo giuro su tutto ciò che c'è di sacro... mamma.” rispose Gokudera, poi attese col fiato sospeso di sapere come Nana avrebbe preso quell'appellativo. La donna sospirò e si guardò intorno, infine chiese: “Lambo non c'entra niente, vero? Lui è troppo piccolo per queste cose.”

“Lui fa parte di una Famiglia alleata.” rispose Reborn, “Ed è stato mandato a cercare di uccidermi sei anni fa.” Nana sbiancò.

“Tsuna nii non mi ha mai chiesto di uccidere nessuno.” puntualizzò Lambo.

“I Bovino sono dei debosciati.” sottolineò Gokudera, “Sono un caso a parte.”

“Magari c'entra qualcosa il morbo della mucca pazza?” avanzò Lambo. Le persone nella stanza che comprendevano l'italiano ridacchiarono.

“Non credo di voler sapere altro...” disse Nana. Sembrava sull'orlo delle lacrime, e Tsuna si alzò dal divano per andare a prenderla per le spalle: “Invece una cosa te la devo dire. Io voglio cambiare le cose. Voglio che la Mafia diventi qualcosa di buono. Non voglio che nessuno muoia, non voglio che nessuno sia costretto a uccidere o a fare del male. Ho accettato solo per questo.”

“Ah, adesso ha accettato,” bisbigliò Reborn, “Questo passaggio me l'ero perso.”

“Ma la piantate di fare tutti gli spiritosi?” chiese Tsuna, “Tra un po' alla mamma viene un colpo e voi siete qui a fare le gare di cabaret, che cavolo!”

“Maa, maa, Tsuna, è proprio il momento di sdrammatizzare, no?” chiese Yamamoto. Tsuna si chiese se per caso qualcuno non avesse smontato la porta di casa, visto che continuava ad entrare gente. Sperò che nessun malintenzionato decidesse di entrare a rubare l'argenteria.

“Takeshi kun, prometti di proteggere il mio bambino?” chiese Nana. Tsuna si chiese se avesse intenzione di far giurare tutti i suoi conoscenti e si chiese con ansia come avrebbe reagito Hibari.

“Certo, Sawada san. Lo proteggerò con la mia vita.” rispose Yamamoto. Sul suo viso era dipinta l'espressione dura e splendente che sempre lo caratterizzava nei momenti in cui si impegnava di più.

“Anche quel tizio con le cicatrici e il capellone sono coinvolti?”

“Sì.” rispose Tsuna, poi decise di cogliere al volo l'occasione, “Sono una specie di squadra di protezione. E dai, ammettilo, nessuno sano di mente si metterebbe contro di loro.” Nana ci pensò su un attimo, poi ribatté: “In effetti. Ora mi sento più tranquilla.”

“C'è anche Hibari.” aggiunse Tsuna, deciso, “E Dino.”

“Come sta Dino? È un po' che non viene a cena!” Tsuna e Gokudera si scambiarono un'occhiata: non era il caso di sottolineare che nonostante tutte le belle parole Dino aveva appena perso suo fratello minore in una sparatoria di stampo mafioso.

“Ehm, bene, credo! Gli manderò un messaggio per dirgli di passare qualche volta!”

“Quale di questi tuoi amici ti ha detto cos'era successo tra me e tuo padre?” chiese Nana.

“Ecco...”

“Sawada Tsunayoshi. Parli di me?” Tsuna strillò. Nana sbatté le palpebre e barcollò, e Gokudera la resse prendendola per le spalle. Mukuro si avvicinò alla donna ancheggiando con fare sensuale e si presentò: “Sawada san, è un onore conoscerla. Io sono Rokudo Mukuro. Incantato.” le sue lunghe dita sfiorarono quelle di Nana, e l'illusionista le fece un delicatissimo baciamano. Guardandola dal basso del suo inchino elegante, Mukuro aggiunse: “Oya oya. Mi permetta di dire che suo marito è davvero un essere spregevole, non comprendo come si possa anche solo pensare di ferire una creatura così meravigliosa.”

“Mukuro, cortesemente potresti evitare di flirtare con mia madre?” chiese Tsuna.

“Facciamo l'amore, Sawada Tsunayoshi, non facciamo la guerra.” ribatté Mukuro.

“Ehi, piano con questa storia di fare l'amore!” protestò Gokudera, rosso come un pomodoro maturo.

“Oya oya, Smoking Bomb... non ti preoccupare, Sawada Tsunayoshi è tutto tuo.”

“Io... non volevo dire che... insomma... ma ti droghi? Si droga, per me si droga.” di colpo, la temperatura sembrò calare di una decina di gradi: “Erbivoro.”

“Oya oya...” salutò Mukuro, per niente impressionato, “Un'altra splendida visione...”

“OI!” ribatté Dino, apparso alle spalle di Hibari, “GUARDA POCO, SAI?!”

“Qualcuno potrebbe gentilmente andare a chiudere la porta?” chiese Tsuna, ma nessuno gli diede retta. Mukuro resse impassibile lo sguardo omicida di Dino, poi commentò: “Mi sono ricordato di un impegno improrogabile. Arrivederci.” e sparì in uno sbuffo di fumo.

“Mi serve una vacanza...” gemette Tsuna.

“Per la miseria, che bel figaccione...” commentò Nana.

“...una LUNGA vacanza.” puntualizzò Tsuna.

“TSUNA SAN!” chiamò la voce di Haru dal corridoio, e Tsuna ebbe il folle istinto di lanciarsi fuori dalla finestra. Nana abbracciò Dino, accogliendolo come un figlio a lungo perduto, abbracciò Hibari, che sorprendentemente parve decidere di non uccidere nessuno, e Tsuna si voltò verso l'ingresso. Haru apparve sulla soglia, seguita da Gokudera, particolarmente imbronciato: “Decimo, io ci ho provato a chiudere la porta, ma Testa a Prato è entrato lo stesso.”

“TI FIDANZI E NON MI DICI NIENTE?!” sbottò Haru.

“Tsuna kun, Gokudera kun, congratulazioni!” disse dolcemente Kyoko.

“CONGRATULAZIONI ALL'ESTREMOOO!!!” sbraitò Ryohei, poi aggiunse: “Ma per cosa?”

“Siamo a posto...” borbottò Tsuna, poi si rivolse a Kyoko: “Grazie, Kyoko chan!”

“HAHI!”

“Haru, contavo di dirtelo oggi, tu come l'hai saputo?” chiese Tsuna. Yamamoto si mise a ridacchiare istericamente e Haru arrossì fino alla punta delle orecchie.

“Gne gne gne,” la scimmiottò Gokudera, “Ti fidanzi e non dici niente a Tsuna?”

“MALEDUCATO!”

“IO NON CAPISCO ALL'ESTREMO!” ribadì Ryohei.

“Tsuna, che ne dici se mangiamo tutti insieme per festeggiare te e Hayato kun?” chiese Nana.

“Fai come ti pare, mamma, tanto qui fanno tutti quel che gli pare, uno in più...”

“Tesoro, non ho capito, cos'hai detto?”

“Ho detto che è un'idea fantastica, mamma!”

“Scemo del baseball, era anche ora!” commentò Gokudera. Haru si aggrappò timidamente al braccio di Yamamoto e nascose il viso contro il suo petto.

All'improvviso, Tsuna si ritrovò in una provetta shakerata, o almeno quella fu la sensazione. Gli ci volle un po' per capire che Ryohei lo stava scuotendo come una maracas, soprattutto perché il cervello gli stava sgradevolmente sbatacchiando nel cranio.

“Onii-san, fermati, così lo rimbambisci!” lo richiamò Kyoko. Tsuna barcollò, si ritrovò contro il petto di Gokudera e le cose cominciarono a sembrare migliori. Così, per nessun motivo.

Kyoko si voltò verso Tsuna e sorrise: “Ci penso io.” poi si rivolse a Ryohei, “Onii-san, Tsuna kun e Gokudera kun si sono messi insieme.” annunciò.

“Aha.” rispose Ryohei, come se fosse una cosa nota.

“Ieri.” precisò Kyoko.

“ESTREMO, vi siete sposati?! E non mi avete invitato al matrimonio?!”

“Ma quale matrimonio, Testa a Prato?!” sbottò Gokudera. Tsuna ignorò il battibecco e si accoccolò contro il petto del suo ragazzo, reprimendo un attacco di risatine isteriche al pensiero che Gokudera Hayato era davvero il suo ragazzo.

“E allora non capisco all'estremo!” ribatté Ryohei, “Gradisci spiegarmi, Testa a Polpo?”

“MA SE TE L'ABBIAMO APPENA DETTO!”

 

Due estenuanti ore più tardi, Gokudera si eclissò. Tsuna, rimasto solo a cercare di spiegare a Ryohei non sapeva neanche bene che cosa, lo invidiò parecchio.

Dieci minuti dopo, Gokudera rientrò e disse in tono cupo: “Testa a Prato, vieni con me.” Ryohei, un po' irritato, lo seguì. Tsuna si scambiò un'occhiata perplessa con Kyoko, poi fecero spallucce.

“Sono davvero contenta che vi siate messi insieme, Tsuna kun.” disse lei. Tsuna le sorrise. Col passare degli anni, archiviata un'infelice uscita da cui non avevano ricavato nulla se non la sensazione di aver sprecato un piacevole pomeriggio, erano diventati ottimi amici.

“Anch'io. Ahhh, Kyoko, devo essere proprio scemo, non mi sono reso conto di essere innamorato fin quando lui non è andato in Italia, e anche lì mi ci è voluto un bel po'...”

“Non è facile ammettere a se stessi di amare una persona del tuo stesso sesso...” ribatté Kyoko. Qualcosa nel suo tono dava a intuire che nelle sue parole ci fosse più che una semplice constatazione, ma prima che Tsuna potesse ribattere qualcosa Dino entrò in salotto: “Tsuna, la mamma dice che è pronta la merenda. Ti conviene sbrigarti, Lambo tra un po' si mangia anche il tavolo!” sorrise.

“Come stai, Dino?”

“Uno schifo, ma grazie per l'interessamento.” ribatté il biondo.

“Haneuma, vieni, ci sono i mochi alle noccioline.” chiamò Hibari. Tsuna vide la lieve carezza con cui il moro accompagnò Dino in cucina, e alla sua occhiata assassina rispose con un pollice alto. Hibari esitò, come se stesse valutando l'ipotesi di morderlo a morte, poi parve decidere di essere più interessato a Dino Cavallone e alla merenda.

Tsuna si voltò nel preciso istante in cui Ryohei e Gokudera rientravano in salotto. Ryohei sembrava sconvolto e perplesso.

“Va... va tutto bene?”

“Oi, Sawada, ti chiedo scusa all'estremo, io pensavo che voi due già stavate insieme dalle medie!” esclamò Ryohei. Improvvisamente, a Tsuna fu chiaro quale fosse il suo dubbio.

“Ci avete messo un sacco di tempo però figo, complimenti estremi!” disse Ryohei, poi diede a Tsuna una pacca sulle spalle che lo mandò a terra.

“Andiamo a fare merenda, onii-san!” propose Kyoko, con l'evidente scopo di evitargli di fare ulteriori danni. Sembrava trattenersi a stento dal ridacchiare.

“Ok...” disse Tsuna, rassegnato, lasciando che Gokudera lo aiutasse a rialzarsi, “Come hai fatto?”

“Ho chiamato Lussuria.” rispose Gokudera, imbronciato, “E ti giuro, mi ha lanciato un urletto quando gli ho detto di noi che me lo sognerò per secoli.”

“Dici che è saggio? Reborn ha detto che...”

“Loro sono i Varia, Dame Tsuna.” lo interruppe il killer, entrando in salotto con un pasticcino in mano, “Sono la tua squadra. È giusto che lo sappiano. Anzi, dovresti dirlo anche a Xanxus, prima che lo faccia Lussuria.”

“Ma ti pare che non l'ha già fatto?” chiese Gokudera.

“Gli hai detto che è un'informazione riservata?” chiese Reborn.

“Ovvio.”

“E allora no, probabilmente sta solo urlando in un cuscino. Chiama Xanxus, dammi retta.” Reborn alzò la mano per dare un morso al pasticcino, ma si accorse che era sparito. Si voltò verso la cucina e urlò: “LAMBO!”

“Ti avevo detto di non farlo!” squittì I-Pin.

“Cosa faccio?” chiese Tsuna, “Cioè, non gliene fregherà un cavolo.”

“Però credo che Reborn abbia ragione. Potremmo mandargli un messaggio.” propose Gokudera.

“Ok... allora...” Tsuna digitò rapidamente sul cellulare, poi lo mostrò a Gokudera, che lesse: “Ciao, tutto bene? Per tua informazione, io e Gokudera ci siamo fidanzati. Buona giornata.” alzò gli occhi, “Direi che di meglio non si possa fare.” Tsuna inviò, poi si lasciò premiare con un bacio.

“Che c'è?” chiese. Gokudera arrossì e rispose: “Ecco, io... posso dirlo a Viola Bovino? Insomma... vede tutto nero e, non so, magari una cosa così le dà speranza, lo so che sembra non avere senso, ma secondo me ne ha, e...” Tsuna lo interruppe prendendolo per le spalle.

“Hayato. È tua amica, se vuoi dirglielo fallo, non mi devi chiedere il permesso.” Gokudera sorrise, si mise alle spalle di Tsuna e lo trasse con sé sul divano. Sotto il suo sguardo, digitò un messaggio: “Ciao, rompiballe, ti scrivo per dirti che il tuo 'buona fortuna' ha funzionato. Tsuna è tra le mie braccia e non potrei essere più felice. So che anche tu troverai la felicità prima o poi.” la risposta si fece attendere solo pochi minuti.

“Gesù, che cosa gay..... scherzo, sono davvero contenta per voi. Di' a Tsuna che lo compatisco e che gli manderò un parapalle per Natale, sempre se tu non gliele avrai fracassate prima!”

“Non capisco...” ammise Tsuna.

“Fa la spiritosa, ma è davvero felice per noi.” tradusse Gokudera. Il cellulare di Tsuna emise una vibrazione strana e lui lo estrasse. “Un MMS da Xanxus?” si stupì.

“Aprilo con cautela, se è una foto di lui e Squalo potrebbero rimanermi le cicatrici sul cervello.” Tsuna aprì il messaggio, che conteneva solo la foto di un panorama, per la verità abbastanza gradevole, un cielo appena appena annuvolato sopra ad un bel bosco di querce.

“Bello! Cos'è?” rispose.

Il messaggio di Xanxus arrivò quasi subito: “La vastità del gran cazzo che me ne frega, moccioso.”

   
 
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