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Autore: Ahimadala    27/06/2021    1 recensioni
Ci sono campane nuziali all'orizzonte.
Hermione Granger, felicemente single, si ritrova sotto il mirino di tutte le riviste di gossip quando il matrimonio del suo ex, Ron, si avvicina.
In preda alla disperazione, si allea con il suo rivale sul lavoro, il single seriale, ma altamente desiderabile secondo i giornali, Draco Malfoy.
Il loro piano é semplice: trascorrere due settimane fingendo di essere follemente innamorati per poi andare ognuno per la propria strada una volta concluso il matrimonio.
Dovrebbe esser facile.
Loro sono, dopotutto, cordiali nemici.
Questa storia NON è mia, ma è la traduzione dell'opera di Senlinyu e Stargazing121.
Genere: Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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"Baciarci", ripeté Draco. 

Un bacio. Aveva parlato di un bacio per tutto questo tempo e non di... 

Non era certo se si sentisse sollevato o come se avesse di nuovo sei anni e fosse alla festa di compleanno del suo lontano cugino Hubert, durante la quale Hubert, in un impeto di pura cattiveria, fece scoppiare il palloncino a forma di drago di Draco, lasciandolo con in mano i resti forati e sgonfi. 

Due anni dopo, animato dallo spirito di vendetta dei Malfoy, Draco chiuse Hubert in un armadio svanitore. Alla fine Hubert venne ritrovato in una periferia della Siberia.
Ancora oggi Draco non era sicuro del perché la cosa avesse suscitato tutto quel trambusto; Hubert era a malapena congelato, al massimo un leggero raffreddamento, e riuscirono a salvargli il dito del piede. 

"Una grande folla sarebbe la cosa più sensata". Hermione allontanò la sua coppa di gelato quasi vuota. Mantenne comunque la presa sul cucchiaio, alzandolo in aria come se stesse dando una lezione. "Più persone avrebbero un maggiore impatto sociale".

"Più grande è meglio é", si ritrovò a dire, più che altro per contribuire in qualche modo alla conversazione, fissandola stupidamentec come se non avesse, con una sola parola, scosso l'asse del suo universo.
Di nuovo.  

Era stato solo per pochi minuti, ma quei pochi minuti di incomprensione avevano fatto realizzare a Draco una cosa che adesso non poteva più ignorare: in realtà era profondamente attratto da Hermione Granger. 

 Non solo nel senso oggettivo di essere in grado di percepirla come una persona attraente, ma al punto che quando aveva pensato che lei volesse fare sesso con lui, aveva accettato senza nemmeno lontanamente pensare di rifiutare. Chi avrebbe potuto prevederlo?

Granger era tecnicamente attraente, ma non era il suo 'tipo'. 

Non aveva un 'tipo' nel senso convenzionale di preferire una particolare taglia di seno o un colore specifico di capelli o di occhi; era più un 'tipo' di persona.
Il 'tipo' di persona che tendeva a cercare e che tutti si aspettavano che sposasse, a un certo punto. E Granger non era quel "tipo" in nessun modo, forma o aspetto. Lei era... per dirlo in una sola parola, sana. 

Finte relazioni e suggestive avventure a parte, lo scapolo più ricco e idoneo della Gran Bretagna non doveva essere attratto da una donna sana con un vero lavoro, o standard, o persino una morale. Ci si aspettava che rimanesse all'interno del suo settore. Doveva trovare una ragazza carina - e utilizzava il termine 'carina' in modo piuttosto vago, perché bastava guardare la sua defunta zia per capire quanto vaga potesse essere quella descrizione - e idealmente una ragazza che non fosse più strettamente imparentata di una cugina di secondo grado.
Di nuovo, e facendo riferimento a sua zia una seconda volta, anche questo era un insieme di circostanze discutibili.   

Andava bene considerare Granger come oggettivamente attraente. Nello stesso modo in cui poteva considerare attraente una statua di marmo: fredda, distaccata, irraggiungibile, e certamente non qualcosa che avrebbe penetrato. 

Ma era maledettamente sconveniente essere attratti da lei. 

Dopo il malinteso che avevano appena avuto, sentiva che avrebbe avuto più possibilità con la statua di marmo che con lei.
Almeno finché  la sicurezza non l'avesse allontanato e non fosse stato accusato di pubblica indecenza. I musei erano così permalosi su queste cose.  

Allora perché gli piaceva così tanto?

Non era mai stato attratto da nessuno nel modo in cui era attualmente attratto dalla Granger. Era effettivamente attratto da lei come persona - che pensiero sobrio - oltre a volerla spogliare dei suoi vestiti. 

Generalmente quando sviluppava un interesse per qualcuno, era immediatamente sopraffatto dal profondo desiderio, che probabilmente aveva origine da qualche trauma infantile - scegliete voi, ce n'erano così tanti - di auto-sabotaggio.
Il desiderio di testare i limiti di ciò che poteva fare; di flirtare, di provocare, di prendere in giro il suo obiettivo e, così facendo, misurare l'esatta misura di ciò che lui e la sua compagnia "valevano". 

Era sempre interessato a sapere fino a che punto le persone erano disposte a perdonare il suo atteggiamento indisponente nella prospettiva dei suoi galeoni.  
A quanto pareva, potevano perdonare parecchio.
Tuttavia, con la Granger, era invece sopraffatto dall'inaspettato desiderio di impressionarla e di non scoprire mai e poi mai quali potessero essere i limiti della sua tolleranza. 

In parte perché aveva sperimentato quei limiti, e si era ritrovato con un labbro gonfio. 

Era quasi una consapevolezza istintiva, ma sentiva che le sfaccettature più interessanti di lei erano sottili e inaspettate. Ce n'erano altre che lui non aveva ancora intravisto e che non avrebbe mai intravisto, a meno che lei non avesse scelto di lasciarglielo fare. 

Era un puzzle acutamente femminile - e per Merlino, quanto era femminile - formato da prediche, stacanovismo e benevolenza, accoppiato a una sfacciata scaltrezza che l'aveva portata a scommettere il suo ragazzo e a fingere una relazione di due settimane solo per cambiare una sgradevole disposizione di posti a sedere. 

Era una strana cacofonia di elementi che la rendevano innegabilmente attraente, eppure... sconveniente. Sarebbe stato molto più semplice se non fosse mai arrivato a quella realizzazione, e avesse invece continuato a vivere in un limbo di confusione sessuale sulle fragole. 

Sarebbe andato tutto secondo i suoi piani: avrebbero continuato a frequentarsi per finta sapendo che la loro reciproca animosità li avrebbe mantenuti semplici co-cospiratori, avrebbero partecipato al matrimonio insieme, e poi si sarebbero lasciati, con la chiara e certa consapevolezza di poter scivolare di nuovo nelle loro vecchie abitudini come se nulla fosse successo. 

Ma qualcosa era successo. 

"Esattamente", Hermione stava annuendo con veemenza in accordo su qualcosa. "Quindi, con questo concetto in mente, forse dovremmo renderlo un bacio 'grande'". Lei si accigliò, sembrando non gradire l'espressione 'grande bacio' in relazione a lui. "Almeno, farlo sembrare un grande gesto".

Draco costrinse sé stesso a rientrare nel personaggio - in qualche modo certo che se l'avesse messa al corrente della sua attuale crisi interiore non sarebbe andata bene - e alzò suggestivamente un sopracciglio. "Simile alla nostra ultima grande dimostrazione pubblica di affetto?" 

Fu sollevato quando le guance di lei divennero rosa mentre balbettava la sua risposta: "Sì, ma l'ultima volta mi hai colto di sorpresa".

"Questo era il punto. Eri stata molto rigida fino ad allora. Consideralo solo una tecnica di recitazione".

Le sue labbra si socchiusero. "In ogni caso, voglio essere preparata per la nostra prossima 'dimostrazione d'affetto'. Allora siamo d'accordo? L'ascensore lunedì, c'è una folla abbastanza decente a quell'ora... quindi sono sicura che possiamo darcene uno veloce e questo è quanto". 

Lo disse con la stessa verve con cui si potrebbe fissare un appuntamento dal dentista, e non una pomiciata con un uomo attraente con eccellenti capelli e ottime prospettive d'eredità.  

"Aspetta", la mano di Draco scattò in alto come se fosse di nuovo a Hogwarts a cercare di discutere con un professore. Si trattenne e la lasciò cadere di nuovo sotto il tavolo. "Considerando..." Il suo cervello si mise in pari e fece una pausa, cercando di pensare a che cosa voleva che la Granger considerasse. Intrecciò le dita. "Considerando quello che abbiamo fatto fino ad ora, non credo proprio che un bacio veloce come quello sarebbe sufficientemente provocatorio". 

Gli occhi della Granger si strinsero a "sufficientemente provocatorio". 

"Sei tu" disse lei, sufficientemente scettica, "che ti preoccupavi che le risorse magiche non volessero che lo facessimo in un corridoio".

Farlo.

Merlino.   

Se avesse allentato ulteriormente lo smoking, si sarebbe praticamente tolto i vestiti. "Sì, beh, ma ci ho ripensato e penso che tu abbia ragione. Dobbiamo fare un grande gesto se vogliamo superare quello che abbiamo già fatto, e questo richiederà molto più di un casto bacio sulla guancia".

"Cosa suggerisci allora?"

Aveva un'aria curiosa, più che di sfida, e la testa inclinata di lato. Sembrava che lo stesse studiando. Aveva visto com'era con i libri; li consumava. Gli stava dando tutta la sua attenzione, e lui sentí una pressione che non sentiva da anni; voleva coinvolgerla.  

Deglutì. "Consideriamo la reazione che vogliamo suscitare nel nostro pubblico: dobbiamo fargli vedere un bacio che rimarrà impresso nella loro memoria". Cercò nel suo cervello, considerando ogni cliché romantico da libro. "Qualcosa di appassionato, qualcosa che lasci senza fiato, qualcosa..."

Hermione intervenne, apparentemente per non essere superata. "Da far arricciare le dita dei piedi".

Arricciare le dita dei piedi. Voleva un bacio che arricciasse le dita dei piedi. La sua mente iniziò improvvisamente a pensare a tutti i modi in cui avrebbe potuto farle arricciare le dita dei piedi. Molto pochi di questi finivano con un bacio. 

"Non credo che un ascensore fornisca un'atmosfera da far 'arricciare delle dita dei piedi'".

La grifona inspirò, sembrando leggermente irritata per aver il fatto che la sua idea fosse stata respinta. 

"Ma possiamo adattarci a qualsiasi ambiente. Per esempio, se dovessi baciarti qui, ipoteticamente parlando ovviamente",  il giovane fece scivolare le loro coppette di gelato ai lati del tavolo, come per dimostrare il suo punto di vista, "mi spingerei in avanti, mi avvicinerei a te, incastrerei i miei occhi con i tuoi".

Lo fece; fu più istintivo che pianificato. La fissò negli occhi, notando il modo in cui si allargarono mentre sosteneva il suo sguardo. Le sue ciglia si tremarono, ma non distolse lo sguardo. 

"Poi," disse con deliberata lentezza, "lascerei i miei occhi scorrere verso il basso, fino a raggiungere la tua bocca."

Le labbra di lei erano leggermente aperte, abbastanza affinché lui potesse immaginare la sua bocca aprirsi ulteriormente e i propri denti affondare nel centro paffuto del suo labbro inferiore.
Poteva praticamente sentire la sensazione del suo respiro sul suo viso; una fresca sventagliata che gli fece formicolare le labbra. 

"Per non cogliermi alla sprovvista?" La sua voce sembró tremante, come se avesse salito una rampa di scale troppo in fretta e avesse bisogno di riprendere fiato.

"No", disse lui, parlando ancora lentamente e studiando la sua bocca. "Non ti sto guardando per prepararti, ti sto guardando perché tu sappia cosa sto pensando. Così sai che sto già immaginando tutti i modi in cui vorrei baciarti prima ancora di averlo fatto".

I suoi occhi incontrarono di nuovo quelli di lei, e scoprì che in qualche modo erano riusciti a diventare ancora più grandi. Draco sentì che se si fosse sporto in avanti un po' di più, se avesse guardato un po' più a fondo, avrebbe potuto vedere dritto in quel fantastico e imprevedibile labirinto della sua mente, che teneva nascosto dietro sguardi penetranti e arrossamenti profusi. 

Tuttavia, ora non era il momento.

"Abbiamo bisogno che l'atmosfera abbia atmosfera. La gente deve prima vedere e poi sentire le scintille tra noi. Deve esserci una fase di riscaldamento per queste cose, Granger. La passione è calda, sfrigolante; non tiepida. Specialmente"- sorrise - "se lo facciamo a pranzo. Non ho alcun desiderio che il nostro bacio venga paragonato alle tiepide lasagne del Ministero".

Lei emise un piccolo sbuffo, l'angolo della sua bocca si piegò verso l'alto. L'aria divenne un po' meno pesante tra loro. Era il momento di cambiare le cose. 

"Ora", disse lui, spostando gli occhi dalle sue labbra per seguire la linea della mascella. "Dove eravamo rimasti?"

"Um..." La lingua di Hermione guizzò fuori nervosamente. "Mi stavi fissando, così avrei saputo tutti i modi in cui tu... volevi baciarmi". Cominciò ad arrossire intorno ai bordi del volto, come una rosa profumata e in fiore. 

"Oh sì", abbassò la voce, "ora ricordo. Un bacio si fonda sulla reprocicitá; è un invito. Poi osserverei la tua reazione. Stai guardando le mie labbra? I tuoi occhi sfrecciano verso il basso? Inclini il mento di lato?"

Hermione inclinò il mento di lato. 

"Qualcosa che indichi che stai seguendo e ricambiando quello che sto ovviamente pensando. Una volta che sarò sicuro di avere la tua completa attenzione, farò scivolare la mia bocca sulla tua, premendo leggermente".

Fece una pausa.

"E poi?" disse lei dopo alcuni secondi. 

"Aspetterò che ricambi il mio bacio".

Questa notizia sembrò sorprenderla. 

Lui le lanciò uno sguardo. "Voglio che tu mi baci. È un affare reciproco, come ho detto. Non c'è piacere nel baciare qualcuno che non ti vuole". Il giovane posò le mani sul tavolo, con i palmi verso il basso. "Ora, rispondi alla domanda: ricambieresti il bacio?".

Lei sussultò, fissandolo, con occhi larghi come piatti di minestra. Buon Dio, quanto erano in grado di allargarsi gli occhi di questa donna? 

Quando lei non rispose, lui si fermò. "In questa nostra situazione ipotetica", aggiunse quando si rese conto che la grifona era apparentemente congelata. "Nel contesto di questa situazione del tutto fittizia".

Lei fece un visibile sospiro di sollievo. "Sì... se sapessi che la persona lo desidera, che le sono mancata, anche se siamo stati lontani solo per un po' o -" inclinò la testa e fissò il vuoto "- se ho detto qualcosa e questo l'ha fatta innamorare di me un po' di più..." 

I suoi occhi sembrarono allontanarsi molto mentre contemplava questo scenario immaginario, e per quanto fosse affascinante avere uno sguardo così inaspettato sui suoi ideali romantici, per non dire utile da archiviare per riferimenti futuri, Draco preferiva essere molto più personalmente coinvolto nella cosa.
Il che era forse subdolo da parte sua, ma non capitava tutti i giorni che un uomo scappasse dalla propria festa per mangiare un gelato e discutere di ipotetici scenari di un bacio.

"Come?" disse lui, innocentemente. 

Lei sbatté le palpebre, come se si fosse appena ricordata che stavano architettando il loro finto bacio. Lo studiò, fissandolo con aria calcolativa.

"Io - incontrerei le tue labbra, e forse avvicinerei i nostri nasi mentre allungo la mano e -" i suoi occhi lo scrutarono, dai capelli e giù per le spalle, fino al petto "- appoggerei la mia mano sul colletto della tua camicia, con i polpastrelli che sfiorano appena il tuo collo, così potrei spingerti più vicino".

"Io metterei la mia mano sulla tua, facendoti perdere leggermente l'equilibrio", il ragazzo portò una mano sul suo colletto aperto. "Baciandoti di nuovo mentre ti spingi più vicino a me". 

Lei inspirò, il suo seno si sollevò e il mento si inclinò verso l'alto. "Io aprirei un po' la bocca, in modo che tu possa approfondire il bacio, se vuoi"

"Voglio".

E quanto lo voleva.

Lo voleva tanto quanto adesso desiderava spingere via i resti del loro gelato, che l'aveva vista mangiare così pazientemente, e coprire lo spazio tra loro. Intrecciare le dita nei suoi capelli, sfiorarla con il naso appena sotto l'orecchio, sotto la mascella, premere baci leggeri sul suo collo. 

Sentirla tremare sotto il suo tocco e sussultare mentre le mordeva la pelle. Ascoltarla sospirare  mentre faceva scorrere le labbra sul suo collo, succhiando leggermente all'attaccatura della sua mascella. 

"Io farei scivolare la mia mano sul tuo collo, fino alla nuca, e poi lascerei scorrere le dita tra i tuoi capelli, per trattenerti", disse lei.

"Mhmm", Draco riuscì a dire in accordo. La sua mano avrebbe tirato leggermente la radice dei suoi capelli, mentre l'altra sarebbe scivolata lungo il suo corpo, afferrandole la vita e attirandola più vicino. 

Lei sarebbe scivolata sul tavolo, il sedere appoggiato contro il bordo, mentre lui piegava la testa e affondava le proprie labbra sulle sue ancora una volta.
Ma questa volta sarebbe stato più intenso, piú infuocato, l'avrebbe divorata come un uomo affamato, ingoiando i suoi baci e i morbidi gemiti che le sarebbero sfuggiti come se non avesse mai assaggiato nulla di così buono come le sue labbra.

Avrebbe sentito le sue ginocchia aprirsi e  avrebbe premuto il proprio corpo tra le sue gambe. La propria mano che correva  lungo la sua schiena. 

Oh, per Giove, avrebbe voluto accarezzarle il sedere e stringerla. Slacciarle i bottoni sul suo collo in modo da poter baciare l'incavo della sua gola e poi portarla via al Manor, dove avrebbe potuto spogliarla del suo vestito, e bere i suoi morbidi sospiri e... 

"- si aggrovigliano facilmente". La voce pragmatica della Granger, anche se un po' affannata, interruppe la sua fantasia.

"Ehm", si sforzò di ricordare quello che lei stava dicendo. "Va bene."

Si spostò sul divanetto sui cui era seduto, la situazione all'interno dei suoi pantaloni al momento era così spiacevolmente stretta che avrebbe avuto un gran bisogno di un incantesimo espansivo irriconoscibile là sotto. 

Le guance della Granger erano leggermente arrossate. "Va bene se ti scompiglio un po' i capelli? Facendo scorrere le unghie su di essi e magari tirando un po'?" 

Draco si morse l'interno della guancia per evitare di gemere al pensiero. Avrebbe voluto pensarci ancora, in modo più dettagliato, più tardi. Forse stanotte, quando sarebbe stato rimboccato nel letto completamente e assolutamente solo. 

"Certo." 

"Uno strattone forte o solo leggero?"

"Qualunque cosa..." riuscì a dire, "qualunque cosa sembri naturale in quel momento". I suoi piani per quella sera erano impressi nella pietra. Praticamente granitici. Deglutì. "È di vitale importanza che questo rimanga il più autentico possibile".

Forse dovremmo cominciare a fare maratone di scopate sulla tua scrivania, continuò lui nella sua mente, sai, solo per il bene dell'autenticità. 

"Comunque", Draco scosse la testa bruscamente e si schiarì la gola, "questo è solo uno dei tanti scenari possibili".

___

Hermione annuì in rapido accordo, sentendo che la conversazione aveva un disperato bisogno di fermarsi.
Fermarsi adesso, quando stava solo immaginando le proprie dita sepolte nei capelli di Malfoy, prima che iniziasse a pensare alle proprie mani che vagano sull'ampia estensione delle sue spalle e lungo la sua schiena, tracciando con i polpastrelli il profilo di ogni muscolo.
Il solo pensiero di farlo fu quasi sufficiente a renderla grata dell'esistenza del Quidditch. 

Stava già pensando troppo a quanto fossero morbidi i suoi capelli sotto le proprie mani, e al modo in cui la sua voce vibrava quando gemeva.
Accavallò le gambe nel tentativo di evitare di contorcersi, premendo le cosce insieme mentre il calore attraversava il suo corpo.
Era come se avesse appena ingoiato un bicchierino di whisky incendiario; il calore corse lungo il corpo come fuoco liquido. 

"Giusto." La sua voce vacillò un po', ed Hermione abbassò lo sguardo e prese un profondo respiro nel tentativo di calmarsi e rilassarsi. Ma non fu di alcun aiuto.  "Beh, come hai detto tu", fece scorrere le mani sul piano del tavolo nella speranza che il metallo freddo aiutasse, "possiamo adattarci all'atmosfera, e in realtà quello che abbiamo esaminato potrebbe plausibilmente funzionare ovunque". 

Il giovane annuì in quello che sembrò un cenno d' accordo, anche se appariva un po' confuso, persino stordito. Aveva visto delle espressioni simili su Ron e Harry dopo aver ricevuto un colpo in testa. In questo momento i suoi occhi grigi erano così scuri da esser diventati quasi neri.

 Pupille dilatate; un classico segno di un trauma cranico. Lo guardò preoccupata.
C'era un modo per controllare il suo polso e verificare che non fosse accellerato?
Forse aveva battuto la testa a un certo punto quella sera. Questo spiegherebbe alcuni dei suoi strani comportamenti. Si corresse: alcuni dei suoi comportamenti più strani del solito.

Si era slacciato il papillon e aveva aperto i primi bottoni della camicia, così che, quando deglutì di nuovo, Hermione poté vedere i tendini risaltare fino alla base della sua gola.

La sua bocca si seccò. Distolse lo sguardo.

"Cioè, se diventa necessario che ci baciamo" aggiunse in fretta la grifona, rimpiangendo fortemente di aver tirato fuori l'argomento. 

Aveva pensato che discutere la questione del bacio in anticipo le avrebbe permesso di arrivare preparata, e non così impreparata come quando lui le aveva tolto il guanto. Invece ora si sentiva ancora meno preparata a baciare Malfoy.
Infatti, ripensandoci ulteriormente, era piú che convinta che in nessuna circostanza ci sarebbero dovuti essere dei baci tra loro due.

Temeva che sarebbe stato un danno irrevocabile. Non era pronta in quel momento a contemplare il tipo esatto di danno, ma intuitivamente poteva sentire che baciare Draco Malfoy avrebbe spalancato una porta che poi non sarebbe stato facile richiudere.

Baciarlo nel modo in cui lui voleva che si baciassero avrebbe interferito con la sua capacità di vederlo solo come un serpente con le gambe - non che passasse il tempo a pensare al serpente di Malfoy, o alle gambe, o all'anatomia in generale. Non lo faceva. Non lo avrebbe mai fatto.

"Potremmo non averne davvero bisogno". Deglutì Hermione, con la bocca ancora oppressivamente asciutta. "Sta andando bene così, quindi probabilmente non lo faremo".

Lui la stava fissando. L'aveva fissata molto questa sera. Durante la festa, aveva avuto l'impressione che fosse sempre nel suo campo visivo. Ogni volta che si voltava Malfoy era lì.
Sempre con un'espressione che era un mix sconcertante di intensa concentrazione e totale distrazione. Quell'espressione si era insinuata sul suo viso come il lento sorgere del sole; come se la vedesse e la sentisse, ma non riuscisse a capirla. 

Non che lei lo avesse tenuto d'occhio alla festa. Certo che no. Era solo che lui era costantemente lì nella periferia del suo campo visivo, così che lei non aveva potuto fare a meno di notare  tutti quelli con cui aveva interagito nel corso dell'evento. O anche la quantità di volte che era andato in bagno, che erano molte.
Sembrava che se ne andasse sempre di corsa, con un tovagliolo al petto ed un aspetto più che a disagio. Forse soffriva di qualche tipo di condizione medica? Questo potrebbe in parte spiegare alcuni dei suoi comportamenti? 

O forse si stava distraendo perché era  preoccupato per la festa. Anche se l'idea che Draco si sarebbe mai permesso di essere preoccupato per qualcosa di così banale come il lavoro era piuttosto strana: quell' uomo aveva passato più tempo a discutere con se stesso sulla scelta tra il gelato alla menta e quello al pistacchio che a decidere dove piazzare una troupe acrobatica internazionale. Comunque, indipendentemente da quanto seriamente lo considerasse, l'ultima cosa di cui Hermione aveva bisogno era sabotare la carriera di qualcuno per una finta relazione, anche se quella persona era Malfoy e la 'carriera' era negli sport magici.

La cosa responsabile da fare sarebbe stata insistere per rientrare. Non che lei volesse tornare alla festa, era stato un sollievo prendersi una pausa dalla loro performance, ma se fosse stata la sua vera ragazza avrebbe probabilmente cercato di prendere sul serio il suo lavoro.

"Dovremmo -?" fece un cenno con il mento verso la porta "- non è ora di tornare indietro?"

"Cosa?" Lui la fissò senza capire. "Dove?"

Lei lo fissò, cercando di capire se fosse realmente stupido o semplicemente fingeva di esserlo, il ché a volte era molto difficile da capire con Malfoy.  "La tua festa? Vuoi tornare indietro? Abbiamo marinato il lavoro per quasi un'ora".

"Oh..." fu tutto quello che disse, il suo tono sprezzante. "Quello." 

Si sedette di nuovo sulla panca, apparentemente poco incline a muoversi e incurante delle sue responsabilità da organizzatore di eventi. "Va bene. Non è proprio la mia festa, comunque". Agitò una mano con le dita lunghe in un gesto vago. "E' l'evento di Sport Magici. Io sono poco più di un lacchè".

Hermione socchiuse le labbra, lanciando un'altra occhiata verso la porta e sentendo davvero che l'aria fredda e una camminata veloce l'avrebbero aiutata a reindirizzare la sua energia. Arricciò le dita dei piedi, ben strette dentro le scarpe, cercando di trovare qualcosa su cui deviare il suo ritrovato senso di tensione e disagio.

 "Hai detto prima, quando ti sei materializzato nella mia camera da letto, che..." 

"Ero in uno stato di crisi in quel momento", interruppe lui con frustrante scioltezza.  

Lei stava per ribattere, ma lui continuò: "Ed ero quasi annegato. Ad essere sincero, credo ci sia un'alta probabilità che io sia sotto shock. Potrei rimanere segnato per qualche tempo. La mia vita mi è passata davanti agli occhi quando quel torrente d'acqua è caduto dal cielo per infrangere le sue onde gelide sulla mia testa"

Il giovane le rivolse un'occhiata di traverso da sotto le ciglia, come per verificare la sua reazione. Poi si chinò verso di lei. "Dunque, per questo motivo, non posso davvero essere ritenuto responsabile in alcun modo per qualsiasi affermazione che potrei aver fatto all'inizio di questa serata. Tranne che hai un aspetto incredibile in blu marina. Quell'osservazione è stata il mio unico momento di lucidità".

Hermione non sapeva se ridere o farlo internare.

A volte si chiedeva come facesse anche solo a qualificarsi come un umano funzionante. Malfoy, che era attratto dal bagliore appariscente dell'attenzione e dello scandalo con la stessa devozione di uno snaso, voleva marinare il lavoro in una gelateria.
Era certa che fosse un qualche tipo di segnale di pericolo, qualche avvertimento che avrebbe dovuto riconoscere, ma purtroppo lui riusciva a comportarsi in modo così incomprensibile che Hermione non aveva idea di che tipo di segnale di pericolo fosse. 

Rimase seduto di fronte a lei, la testa appoggiata sulla finta pelle della panca, osservandola con gli occhi socchiusi, l'eco di un sorrisetto sulle sue labbra.  Scrollò le spalle, e la stoffa della sua giacca si arricciò... In un modo altamente distraente.
Sembrava che fosse stata modellata sulle sue spalle, ne abbracciava così bene l'ampiezza, e si aggrappava ai muscoli della parte superiore del suo braccio in un modo che le faceva venire voglia di seppellirvi le unghie fino a lasciargli dei piccoli segni a mezzaluna sulla pelle.
Poi, come se si fosse accorto del suo sguardo, sollevò il braccio, e i suoi muscoli si tesero e si piegarono sotto il nero notte della manica. 

Hermione distolse gli occhi e il suo sguardo si posò sulla sua mano. Le sue dita stavano oziosamente, quasi insolentemente, armeggiando con il prossimo bottone della sua camicia già piuttosto indecentemente sbottonata.
Era come se ad ogni tocco fosse sul punto di decidere di toglierla.
Il colletto era talmente nitido e bianco da darle l'impressione che se avesse allungato il pollice lungo il bordo di esso, si sarebbe tagliata come con la carta. 

Gli occhi di Hermione scivolarono verso il basso, tracciando la profonda V della camicia, seguendo il pallido scorcio della sua pelle fino a raggiungere i bottoni, notando la leggera tensione su di essi, il tessuto sul suo petto che si tese mentre si alzava e si passava una mano tra i capelli, raccogliendo le ciocche erranti con un esperto colpo di polso. 

Dopodiché abbassò lo sguardo sul proprio grembo per evitare di guardarlo del tutto.

Il paradosso di Hermione che voleva tornare alla festa e Draco che voleva scappare da essa sfidava una sorta di legge naturale.
Lei ricambiò il suo sguardo con l'intenzione di dirglielo, ma prima che  potesse parlare il biondo sembrò notare il suo scetticismo e si tirò su, raddrizzandosi in modo sobrio. 

"Non capita spesso", disse con voce grave, "che un uomo stia per annegare mentre si prepara per una festa. Hermione, in tutta serietà, sono stupito di aver resistito così a lungo come ho fatto. Temo proprio" si passò di nuovo una mano tra i capelli, facendo tendere ancora una volta i bottoni della camicia, "che io possa soffrire di un trauma non elaborato. Se torniamo indietro, e sarò costretto a entrare in quello stadio, potresti condannarmi a mesi sul lettino di un terapeuta e forse a una fobia a vita per le piscine".

Inclinò la testa verso il basso, in un espressione pudica. "Probabilmente non dovrei espormi di nuovo agli stadi finché non avrò visto un terapista per tutto questo", disse. "O almeno finché non mi sarò fatto una bella dormita. Perché pensi che siamo qui a mangiare il gelato? È per consolarmi per il mio trauma".

"Il tuo trauma?" fece eco lei incredula.

Lui si appoggiò seriamente una mano al petto, continuando come se lei non lo avesse appena interrotto. "Ecco perché ho bisogno di te qui con me. Ho bisogno di essere monitorato, per assicurarmi che non vada in shock o abbia un crollo emotivo".

"Non hai paura di essere licenziato per essere scomparso?" La grifona lo studiò con sospetto. 

Draco sbuffò, sistemandosi i polsini e sembrando di nuovo pretenzioso. "Non mi licenzierebbero mai, sono troppo importante".

Hermione alzò un sopracciglio. "Pensavo fossi un lacchè". 

Un sorriso colpevole gli attraversò i lineamenti per una frazione di secondo, prima che la sua espressione tornasse a essere serissima.
"Ah, beh. Attualmente soffro di un trauma legato al lavoro. Se fossi costretto a tornare, probabilmente dovrei denunciare una violazione dei diritti umani. Pensa alla causa e allo scandalo. Potrebbe risultare in un controllo prematuro sull'autenticitá della nostra relazione".

Hermione sospirò e sgranò gli occhi. "Bene. Presumo che questo abbia senso nel tuo mondo".

"Eccellente" disse Draco, sembrando allegro e del tutto privo di traumi. Poi si sedette di nuovo, guardandola in un modo del tutto imperscrutabile.

Il suo sguardo sempre più scuro scivolò verso il basso, posandosi sulla bocca di lei per un istante così breve che avrebbe potuto giurare non fosse mai successo.
Tuttavia mentre lo fece i suoi denti morsero il suo labbro inferiore, comprimendolo lentamente. Come se avesse voluto morderla. 

Un orribile, inebriante e familiare calore la percorse. Era ridicolo sentirsi così calda quando aveva appena mangiato un gelato a febbraio. Non avrebbe dovuto arrossire sotto il collo alto del suo vestito. Grazie a Dio per il collo alto; altrimenti Draco avrebbe potuto vedere il suo rossore, e sentiva di non poter sopportare che proprio Draco Malfoy sapesse che tonalità di rosa aveva la sua pelle.
Il solo pensiero le fece surriscaldare le orecchie.

Gli occhi del giovane si strinsero, e aggrottò le sopracciglia. 

"Granger" disse infine, "perché sei stata single per tutti questi anni?"

Oh, santo cielo - di tutte le conversazioni che avrebbe potuto decidere di fare, quando le cose stavano andando abbastanza bene tra loro, era caduto proprio su quella. Lo stomaco di Hermione precipitò. Non importava quanti anni fossero passati, o quante volte le fosse stato chiesto, la domanda non mancava mai di farla immediatamente irruvidire dentro.

Hermione irrigidí la mascella e si raddrizzò, le sue labbra si arricciarono in una visibile disapprovazione, cosí che lui potesse capire quanto l'avesse irritata. "Te l'ho detto, sono molto felice single".

"Sì, hai parlato della tua "felicità". Infatti", si sporse in avanti, con l'indice puntato verso di lei, "ogni volta che viene fuori il tuo stato di single, le prime parole che ti escono dalla bocca sono su quanto tu sia "felice"".

"Beh", si spostò goffamente nella panca scivolosa, "sono felice. Molte persone danno per scontato che lo stato naturale della singletudine sia l'infelicità, quindi sembra logico stabilire subito che non lo sono".

"Giusto..." disse lentamente, lasciando cadere la mano sul tavolo. "Sei consapevole che la felicità e lo stato di relazione di una persona non si escludono a vicenda in un modo o nell'altro -".

"Ovviamente." Hermione sgranò gli occhi. "Non sto dicendo..."

"Quindi", la interruppe lui con un facile sorriso, "tornando alla mia domanda originaria, perché sei stata single per tutti questi anni?"

"I -"

"E non cercare di evitare di nuovo la domanda con diatribe sul tuo stato emotivo". Il biondo intrecciò le dita e vi appoggiò sopra il mento, guardandola. 

"Ricordo quando le cose finirono tra te e Weasley. Certo, ero a..." aggrottò le sopracciglia, "Barcellona? Bella architettura, comunque. Dovresti andarci. Ma ho visto il servizio sui giornali. Entrambi avete cercato di farlo passare come una 'amichevole separazione', 'ci siamo solo allontanati', o il mio preferito 'siamo ancora buoni amici'. Tuttavia, dei due, Weasley era chiaramente quello con il cuore spezzato. Tu non sei stata vista con nessun'altro dopo, quindi... sei anni che non si vede un uomo fino a quando..." abbassò leggermente la testa per indicare sé stesso. "Perché no? Come tuo co-cospiratore, sento di doverlo sapere".

 Hermione era in qualche modo sicura che le vaghe spiegazioni che dava di solito sul 'lavoro' e sul 'non sentirne davvero il bisogno' non avrebbero funzionato con Draco. Quando Molly o quasi tutti gli altri lo chiedevano, non era perché volevano davvero saperne il motivo, ma semplicemente per risolvere il problema della singletudine di Hermione. Draco sembrava volere davvero sapere perché, e mentre Hermione di solito amava spiegare le cose alla gente, questo particolare argomento era l'eccezione alla regola. 

"Non credo di essere adatta alle relazioni" disse lei dopo un momento di pausa. 

"Sì, beh, non è questo lo scopo di entrare e uscire da esse? Provarle finché non si trova la persona adatta?" 

"È quello che stai facendo?"

"Sì", disse lui come se fosse ovvio. 

Hermione alzò un sopracciglio. "Stai cercando una relazione a lungo termine?"

Lei inclinò la testa di lato, guardandolo. In qualche modo, nel corso della loro conversazione in gelateria, la giacca dello smoking era stata tolta, i polsini slacciati, insieme al papillon e i bottoni della camicia. 

Aveva fatto sembrare del tutto naturale liberarsi dei suoi vestiti mentre conversava in una gelateria. Poteva capire perché le donne avevano rapporti con lui. La sua sicurezza e la sua sensualità non sembravano mai forzate; si fondevano così facilmente con il suo facile fascino che sembravano assolutamente sincere. Un senso di intimità davvero senza sforzo. 

Il biondo fece una risata a denti stretti. "Beh, sai, verità universalmente riconosciute e tutto il resto". Gesticolò languidamente verso se stesso. "Uomo solo. Tanti soldi. Ovviamente ho bisogno di una moglie. Questo è un punto non negoziabile quando sei l'erede di una famiglia antica e redditizia come la mia. Mia madre è molto irremovibile sull'argomento. Devo sposarmi, non c'è dubbio. Pertanto, sto cercando di trovare quella giusta. "

 "Quella giusta?" fece eco lei, aggiungendo anche il corsivo.  

"Sai", agitò il dito come un direttore d'orchestra, "quella persona che ti fa finalmente capire cosa significano davvero tutte le canzoni e le poesie. Quella persona per cui, dopo averla guardata, ti accorgi del canto degli uccelli, dei fiori sugli alberi e di tutte le stelle nel cielo".

"Tu..." cercò di nascondere l'incredulità nella sua voce all'idea che Draco, che era appena entrato in dettagli libidinosi su come fingere passione in un bacio a un livello tale da rendere chiaro che la conoscenza proveniva da una vasta esperienza personale, stesse segretamente nutrendo sentimenti romantici. "Malfoy, sei seduto qui a sostenere che stai cercando di trovare quella giusta?"

Lui la fissò, sollevando le sorpacciglia. "È una novità?"

Considerando che la definizione del dizionario di 'donnaiolo,' potrebbe dire semplicemente 'Vedi: Draco Malfoy", sì, sì lo era. 

"Pensavo che fossi più scettico di così", disse lei in modo evasivo, "visto il numero di commenti che fai sulle cacciatrici di dote". Hermione aggrottò le sopracciglia. "Provi davvero dei sentimenti per le donne con cui esci?"

Lui la fissò, sembrando visibilmente offeso. 

"È solo che -" balbettò lei, "a volte sembra  solo un mood della settimana".

"Sì, beh", la sua voce era tesa, "il The Social Snitcher non è esattamente una fonte esatta di informazioni su di me o su chiunque altro".

Il giovane la fulminò con lo sguardo, come per ricordarle tutti i commenti sul suo stato da zitella che il giornale le aveva rivolto.

"No", replicò lei un po' ammorbidita, "certo che no". 

La grifona lo fissò ancora, riconsiderando la sua precedente supposizione; forse il romanticismo era il motivo per cui lui aveva tanto successo in tutto il suo essere sciupafemmine. Non era la persona insincera che aveva pensato.
Non tutto era una bugia. L'interesse e i complimenti che offriva erano sinceri per i cinque minuti nei quali durava la sua attenzione.
Prima di passare ad altro; come una farfalla che si innamora di un fiore... prima di volare al prossimo. 

In un certo senso, questa consapevolezza era ancora peggio che credere che tutto il suo fascino fosse una performance. 

"Comunque..." Il biondo sembrò ancora un po' irritato. "Tornando a te. Non ti mancano certo le opzioni, se le volessi. Perché sei single?"

Hermione prese un respiro profondo, non riuscendo a impedire alla propria mascella di serrarsi, e il suo petto si strinse. Aprì la bocca diverse volte. 

"Non si tratta proprio di trovare la relazione che funzioni per me", disse infine, optando per una risposta che fosse abbastanza onesta da far cadere l'argomento, o almeno così sperava. "Io non - non mi piace chi sono quando sono in una relazione. Non sono molto brava con i limiti, sono o tutto o niente e," deglutì, il suo battito cardiaco accelerò mentre rivolgeva lo sguardo, "con gli appuntamenti, questo non va molto bene per me."

Il solo pensarci la fece sentire vuota dentro. Abbassò lo sguardo sul suo grembo, fissando il tessuto blu scuro del suo vestito.

"Con Weasley", inserì lui come se fosse un dettaglio di vitale importanza.

Lei sollevò gli occhi e scoprì che il giovane la stava fissando di nuovo con lo stesso sguardo incomprensibile che aveva assunto mentre le sistemava i capelli. 

Riuscì a forzare un sorriso imbarazzante e scosse la testa. "Non solo lui. Le relazioni in generale non funzionano per me".

   
 
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