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Autore: heliodor    01/07/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Devo vivere

 
Valya fissò la porta della stanza e sfiorò l’elsa della spada. Il potere che fluì dentro di lei le trasmise un sottile brivido che riverberò nella carne e nelle ossa accelerandole il battito del cuore.
O forse era solo rabbia.
Aveva preparato con cura la sua fuga ed era pronta a tentare di lasciare la fortezza, quando quell’odioso Gathar si era presentato alla sua porta con le guardie e i mantelli.
Era accaduto tre giorni prima, due dopo la partenza di Zane. Aveva passato parte di quel tempo accumulando cibo per il viaggio e studiando i turni dei soldati di guardia ai recinti e alle porte.
C’era un momento, durante l’avvicendarsi dei due gruppi, in cui avrebbe potuto tentare di prendere uno dei cavalli e poi galoppare veloce verso l’entrata. Davanti al cancello erano presenti sempre almeno dieci soldati armati di lancia e scudo e un paio di mantelli. Non sarebbe stato facile passare ma la spada poteva proteggere sia lei che il cavallo dai danni peggiori.
Forse mi feriranno, si disse, ma che importa? Non resterò qui ad aspettare che Zane torni cadavere. O non torni affatto. Me ne andrò o morirò provandoci. Ho deciso.
E quella mattina, quando si era sentita pronta e aveva riempito la sacca col cibo razionato alla mensa, qualcuno aveva bussato alla porta.
Era andata ad aprire e aveva trovato sulla soglia Gathar e due stregoni. Dietro di loro c’erano tre soldati armati di lancia e scudo.
Gathar le aveva sorriso. “Sei vestita, Valya Keltel? È mattina presto.”
“Mi alzo prima dell’alba come ogni soldato dell’armata” disse con orgoglio.
Lo stregone aveva annuito. “Posso entrare o dobbiamo parlare qui fuori?”
Lei si era fatta da parte. “Entra pure” aveva detto accompagnando le parole con un gesto plateale del braccio.
Gathar aveva adocchiato il tavolo e le sedie. “Erano già in quello stato o le hai ridotte tu così?”
“È stato un incidente. Sono molto sbadata ultimamente” aveva risposto.
“Ti verrà detratto il costo dalla tua paga.”
Ho una paga? Si era chiesta.
Demia le aveva detto che l’avrebbero pagata come ogni altro soldato quando l’aveva accolta nell’armata, ma non aveva mai ricevuto alcuna moneta.
“E ti farò portare dei mobili nuovi” aveva aggiunto Gathar. “La prossima volta però dovrai stare più attenta. Ricorda che sei un ospite.”
“Io sono un soldato dell’armata” aveva risposto.
Lo stregone aveva annuito grave. “Soldato, certo. Tu eri la protetta di Hylana Abrekir, l’infame traditrice.”
Valya aveva sentito la tensione crescere dentro di lei.
“Eri sua confidente?”
“No” aveva risposto subito.
Lui aveva annuito di nuovo. “Mi dicono che frequentavi il figlio malaticcio e codardo della governatrice.”
“Doryon non è un codardo” aveva risposto. “È molto intelligente.”
Si era pentita della sua risposta notando l’espressione compiaciuta di Gathar.
“La tua lealtà nei loro confronti è commovente, nonostante tutto.”
“Non è lealtà” aveva detto temendo che si trattasse di un’accusa.
“Però non hai esitato a difendere quell’infame.”
“Doryon non ha tradito nessuno. Lui non era il comandante dell’armata. Forse nemmeno sa quello che è accaduto.”
Gathar aveva scosso la testa. “Attenta a quello che dici, Valya Keltel. Ora non hai più Zane a difenderti e io non sopporto le traditrici e le infami.” Guardò attraverso la feritoia. “Penso che starai bene qui. Almeno finché non avremo deciso cosa fare di te.”
“Zane ha detto…”
“Zane non è qui, ora” l’aveva interrotta Gathar. “E chissà se mai tornerà insieme a suo padre. Dobbiamo iniziare a ragionare e prendere decisioni pensando che nessuno dei due farà ritorno.”
Scommetto che ti piacerebbe, aveva pensato.
Gathar doveva aver intuito i suoi pensieri perché disse: “Piuttosto che preoccuparti del suo ritorno, dovresti iniziare a preoccuparti per te stessa, Valya Keltel. Metà dei soldati lì fuori ti considera una traditrice e l’altra metà ha altro di cui preoccuparsi in questo momento. Non ti faccio giustiziare solo perché potrei recare un’offesa a Keathana e alla sua guarnigione. In fondo sono pur sempre dei Talmist e se facessi uccidere uno dei loro, anche se a ragione, potrebbero avere da ridire.” Aveva fatto una pausa. “Comprendi quello che sto dicendo, vero?”
Valya aveva annuito. “Io non sono una traditrice. Se non mi credi, fammi processare.”
Aveva sentito parlare di processi che ogni tanto si tenevano nell’armata. Zane ne aveva presieduti un paio da quando aveva ricevuto il comando, ma si era trattato sempre di piccole cose, come una rissa o un furto. Tutti e due si erano conclusi con una condanna a una decina di frustate per gli imputati.
Ma il tradimento è una questione molto più seria, si disse.
“Te lo faremo il processo” aveva risposto Gathar. “Ma solo a battaglia conclusa. Se vinceremo.”
E se perderete? Si domandò.
Gathar scrollò le spalle. “Per ora resterai confinata in questa torre. Non dovrai uscirne mai, per nessun motivo. Farò in modo che ti venga portato da mangiare tre volte al giorno. Non voglio farti morire di fame, rasserenati. Volevo solo che lo sapessi da me.”
Si era diretto alla porta e Valya gli aveva bloccato il passo.
“Resterò nella torre” aveva detto a Gathar che l’aveva fissata sorpreso. “Ma se ci sarà una battaglia, voglio partecipare.”
“Così che tu ci possa colpire alle spalle, Valya Keltel?”
Valya aveva deglutito a vuoto.
“Ora fatti da parte” aveva detto lo stregone.
Lei si era spostata di lato e Gathar era uscito. Come promesso, dei valletti avevano rimosso i resti del tavolo e delle sedie e ne avevano portate di nuovi.
Valya era stata tentata di distruggere anche quelli ma non voleva provocare Gathar e costringerlo a rinchiuderla in una cella.
Non glielo permetterò, si disse. Lo affronterò con la spada. Combatterò contro chiunque tenti di rinchiudermi in una prigione. E se morirò, lo farò da persona libera.
Aveva sospirato.
Ma se morirò, non vedrò mai più Zane e non potrò dirgli quello che provo. Voglio vivere per vedere quel giorno. Devo vivere.
Mentre i valletti montavano il tavolo e sistemavano le sedie Valya sbirciò fuori dalla porta e notò i soldati di guardia.
Potrei batterli, pensò. Anche ora. Ma non saprei dove andare e come uscire dalla fortezza. E dimostrerei a Gathar che sono davvero la traditrice che lui crede.
Passò il resto della giornata allenandosi con la spada come se stesse lottando contro un avversario immaginario. Si posizionò davanti al muro libero e usò la sua ombra per avere un riferimento da colpire.
Dopo un paio di affondi andò a sedere sul bordo del letto.
Non è come allenarsi con una persona vera, si disse. Ma devo farmelo bastare o quado arriverà il momento di combattere non sarò pronta.
Passò la giornata seguente aspettando l’arrivo dell’inserviente con il vassoio dei pasti e mangiò controvoglia, ritornando alla feritoia per guardare in basso.
Con la partenza di Zane e della sua scorta il campo era stato spostato lontano per fare spazio all’armata che si stava ritirando.
Il giorno dopo giunsero i primi cavalieri e poi, poche centinaia alla volta, anche i guerrieri. Ne contò una trentina prima di perdere interesse. Alcuni erano feriti o si reggevano ai loro compagni. Vennero erette delle tende sotto le mura ma la maggior parte usò le coperte di lana come unico riparo per la notte.
Che cosa succederà quando verrà a piovere? Si chiese. Sono già passati tre giorni dalla partenza di Zane. Vuol dire che deve trovarsi ad almeno cento miglia da qui.
Quel pensiero l’atterriva.
Se resto ancora chiusa qui dentro non lo ritroverò mai, si disse. Devo trovare il modo di uscire, prendere uno dei cavalli e lasciare la fortezza.
L’armata in rotta impiegò due giorni per entrare nella fortezza. Valya seguì da dietro la feritoia l’arrivo degli ultimi soldati e di alcuni cavalieri. Gathar andò a parlare con loro e li invitò nella tenda che una volta era di Zane.
Sarà di nuovo sua quando tornerà con Aramil, si disse.
Sapeva che quel pensiero bastava appena a consolarla e tenerla lì al chiuso. Se non avesse avuto almeno quella speranza, avrebbe sfondato la porta a calci e abbattuto chiunque si fosse posto sulla sua strada.
Mentre osservava i soldati feriti che venivano fatti stendere sulle stuoie, notò la figura di Ros che si muoveva tra di loro gettando una rapida occhiata. Con una mano fece un rapido gesto a uno degli inservienti che lo seguiva e questi segnò qualcosa su una pergamena.
Si occupa dei feriti, pensò Valya. Come a Ferrador, quando lavorava co Jangar.
Scosse la testa.
Perché ha cercato di uccidere Doryon? Si chiese di nuovo. E se non è stato lui ad avvelenarlo, chi è stato?
Ros era arrivato in città poco dopo di lei e il figlio di Hylana stava già male da prima. Volendo credere a Olethe, stava così da intere Lune, se non anni.
Non è stato Ros, si disse. Ha anche bevuto quel dannato veleno e poi l’antidoto. Ed è stato male per quello.
Era stata lei a chiedergli di farlo per dimostrare che non avrebbe ucciso Doryon.
È stato coraggioso, pensò. Questo devo ammetterlo.
Ros sollevò la testa e gettò un’occhiata alla torre.
Valya ebbe l’impressione che stesse cercando lei e si ritrasse di scatto, tornando subito dopo a guardare. Ros aveva ripreso a camminare tra i feriti.
Quando il sole calò, seppe che un altro giorno era trascorso e lei era ancora lì nella torre. Zane era ancora più lontano e a quel punto anche galoppando senza sosta era difficile pensare che potesse raggiungerlo.
Resterò qui, si disse. E se ce ne sarà bisogno combatterò per la difesa della fortezza. Se Gathar lo vorrà.
Dal giorno in cui l’aveva rinchiusa lì dentro non si era più presentato.
Sarà impegnato con la sua armata, si era detta. E non avrà tempo di pensare a una ragazzina traditrice chiusa dentro una torre. In fondo ha già ottenuto ciò che voleva.
Quando si svegliò, poco prima dell’alba gettò una rapida occhiata ai fuochi accesi nel cortile e notò che tutti i soldati erano già in piedi, tranne quelli feriti che stavano venendo allontanati dagli inservienti e dai loro compagni.
Si chiese cosa stesse accadendo quando sentì il corno suonare una volta, poi due e infine tre.
Tre, si disse.
Astryn le aveva spiegato cosa significassero i suoni.
“Uno, arrivano dei messaggeri. Due, un’armata alleata si avvicina” aveva detto una volta.
“Tre?” aveva chiesto lei.
“Arriva un’armata nemica.”
Tre squilli, si disse di nuovo. I rinnegati sono arrivati per la battaglia.

 
  
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