Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    02/07/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sono qui per aiutarti

 
Toralmir venne a prenderla all’alba, ma lei era già sveglia da quando aveva udito i tre squilli del corno. Si era chiesta cosa significassero e quando aveva notato l’espressione stravolta dell’erudito, nella sua mente si era affacciato un dubbio che poi si era trasformato in certezza.
“Stanno arrivando” disse Toralmir.
Shi’Larra deglutì a vuoto. “È l’armata di rinnegati di cui mi hai parlato qualche giorno fa? Quella che dovrebbe attaccarci?”
L’erudito annuì. “Sono almeno centomila. Forse qualcuno di più.”
“Ma noi siamo dentro la fortezza.”
“Non possiamo reggere a un lungo assedio. Resisteremo finché potremo, ma Gathar sembra intenzionato ad affrontare i rinnegati fuori dalle mura.”
Shi’Larra non capiva molto di guerra e di strategia militare, ma aveva imparato che bastavano pochi soldati dietro mura solide per rendere imprendibile una fortezza. O fare diventare la sua conquista molto difficile.
“Se combatterà fuori dalle mura, non verrà sconfitto?”
“Gathar pensa che i rinnegati siano solo un’armata di straccioni messa insieme a caso da Malag.” Le rivolse una lunga occhiata. “Tu non la pensi così, vero? Tu li hai conosciuti bene.”
Fu costretta ad annuire. “Ho visto come si preparavano Nimlothien e Hissarion prima di una battaglia” disse. “Erano molto meticolosi, anche se conosco poco di come si combatte una guerra. Discutevano sempre molto su quale obiettivo attaccare e come.”
“È quello che ho cercato di dire a Gathar” disse Toralmir. “Sai cosa mi ha risposto?”
Scosse la testa.
“Di farmi da parte perché sono solo un erudito di Talmist, una nazione nemica e traditrice.”
Shi’Larra respirò a fondo.
“Ha fatto arrestare il comandante Keathana e i comandanti che lo consigliano. Poi ha fatto condurre davanti a sé nel cortile i soldati della guarnigione della fortezza e li ha obbligati a giurare fedeltà a Lormist.” Scosse la testa. “Ha anche fatto imprigionare quella ragazza con cui hai parlato qualche giorno fa.”
Valya Keltel, pensò ricordando il suo nome.
“Che cosa ha fatto di così terribile?”
“È una Talmist. Ed era la protetta di Hylana la traditrice. Tanto basta per fare di lei una nemica.”
“Valya non sembrava ostile.”
“Non importa. In questo momento i Talmist non godono di grande reputazione, dopo che Hylana ha attaccato i Lormist a tradimento. I soldati vogliono un comandante che li rassicuri e che gli dica che vinceranno o che almeno la loro morte non sarà insensata.”
“È terribile” esclamò.
“Lo so.” L’erudito sembrò indeciso. “Ora prendi le tue cose e mettile nella sacca che ti ho dato l’altro giorno.”
“Perché?” chiese allarmata. “Devo andare via? Di nuovo?”
“Gathar dice che una volta combattevi per i rinnegati” disse Toralmir guardando altrove. “E non ti vuole libera di muoverti per la fortezza mentre c’è una battaglia in corso.”
“Mi chiuderanno in una prigione?”
“Questa fortezza non ha un vero sotterraneo, ma non le mancano le torri. Ti porteranno in una di quelle più interne, all’ultimo livello e sigilleranno l’uscita.”
Shi’Larra si immaginò chiusa in una torre mentre questa andava a fuoco a causa dell’attacco o cadeva in mille pezzi abbattendosi al suolo.
“So a cosa stai pensando, ma è tutto quello che sono riuscito a ottenere” si giustificò Toralmir. “Patyna, la strega che consiglia Gathar, voleva ucciderti davanti a tutti. Ti odia poco meno di Valya e di tutti i Talmist presenti in questa fortezza.”
“Io non le ho fatto niente” si lamentò mentre infilava una coperta di lana nella borsa.
“Suo figlio è morto durante l’attacco a tradimento di Hylana.”
“Non l’ho ucciso io. Sono stati i Talmist.”
“Non sforzarti di capire” disse Toralmir spingendola fuori dalla stanza.
Solo allora notò che c’erano quattro guardie armate di lancia e scudo in attesa. E i loro sguardi non sembravano amichevoli.
“Da questo punto in poi la prendiamo in consegna noi” disse uno di essi.
“Dovete portarla alla torre settentrionale” disse Toralmir.
“Non darci ordini erudito di Talmist.”
Shi’Larra notò lo smarrimento nello sguardo di Toralmir. “Gathar mi ha garantito…”
“Noi abbiamo i nostri ordini” disse il soldato con tono perentorio. “Non le faremo del male, ma è una rinnegata. Sappiamo noi come occuparcene.”
“Andrà tutto bene” disse Shi’Larra cercando di consolare l’erudito.
L’espressione di Toralmir era atterrita e sembrava sul punto di mettersi a piangere in qualsiasi momento. Invece chinò la testa e annuì.
“Addio, Shi’Larra.”
I soldati la portarono fuori dalla torre e poi per il cortile interno, verso le mura che circondavano il maschio che si innalzava sopra di loro.
Schiacciata in mezzo ai soldati fu tentata di guardare verso l’alto, ma si concentrò sulla strada.
Io sono qui, sussurrò una voce dentro la sua testa.
Girò la testa verso il soldato al suo fianco, incontrando uno sguardo severo e rivolto in avanti.
Non è stato lui a parlare, si disse.
Sono stata io, ripeté la voce con tono calmo, quasi colloquiale.
Quella era una novità per lei, dopo i sogni e le visioni a occhi aperti. Aveva sentito già quella voce, ma solo quando dormiva o era molto rilassata, tra il sonno e la veglia, come Hallen le aveva insegnato a fare.
“Devi imparare a separare la mente dal corpo” le aveva detto una volta l’erudito, quando stava ancora imparando e si trovava al campo di Nimlothien.
Shi’Larra aveva provato a chiudere gli occhi strizzandoli con forza.
Hallen aveva riso. “Non così, Shi’Larra. Devi prima imparare a rilassarti. Non devi più sentire il tuo corpo, il suo peso, le sue sensazioni.”
Shi’Larra lo aveva fissato incuriosita.
L’erudito aveva annuito grave. “Credo di doverti una spiegazione. Non sono sempre stato un rinnegato. Una volta vivevo in un’accademia molto importante e prima ancora.” Aveva fatto una pausa. “Sono stato molte cose. Da giovane ho esplorato il mondo, spingendomi fino ai suoi confini. Ho persino navigato su una delle navi che trasportano i rinnegati fino a Krikor. Lo sai di cosa parlo?”
“Dyna dice che si tratta di un brutto posto. Il peggiore in cui si posa finire.”
“Così dicono” aveva ammesso l’erudito. “Ma vista da lontano, Krikor era solo una spiaggia ai margini di una rigogliosa foresta. E montagne grigie contro un cielo di un blu intenso.”
Shi’Larra aveva provato a immaginare un posto simile, ma le mancava il concetto di mare, quella distesa immensa di acqua di cui molti parlavano lì al campo e che lei non aveva mai visto.
“Continua” lo aveva esortato, affascinata da quella storia.
Hallen aveva annuito. “In ogni caso, Krikor non è il luogo più strano e misterioso che abbia mai visitato. Sono stato nelle terre desolate a settentrione di Mar Qwara e sono passato per la foresta di Nazedir, dove per poco non ho fatto conoscenza degli Alfar.”
“Chi sono?”
“Gli abitanti di quella regione. Dicono che siano dei selvaggi che vivono sugli alberi e si nutrano di carne cruda, ma io non li ho mai visti se devo essere sincero.”
“Qual è il posto più strano che hai visto?”
“Non lo so, ce ne sono tanti, ma uno in particolare mi colpì. Si chiama Chazar, una città che sorge su di un’isola.”
“Descrivimela” aveva detto entusiasta.
“È molto bella. L’isola è piccola così gli abitanti si sono dovuti arrangiare con quello che avevano a disposizione. Hanno costruito le loro case su palafitte.”
Shi’Larra si era accigliata.
“Sono abitazioni di legno sostenute da pali infissi nell’acqua. È una soluzione molto pratica e ingegnosa quando vivi vicino al mare e non hai molto spazio a disposizione. Per farla breve, a Chazar quasi tutto è di legno, tranne forse il Palazzo dei Nove e quello del Concilio dei Draghi. A parte questi edifici, la vicinanza con l’acqua salata fa deperire in fretta il legno di tutti gli altri e gli abitanti di Chazar sono impegnati costantemente a rimpiazzare parti delle loro case e dei loro templi. Ogni giorno la città muta lentamente, come un gigantesco animale che cambia la sua pelle un po’ per volta.”
Shi’Larra aveva cercato di immaginare quel luogo ma non ci era riuscita. Tuttavia, le parole di Hallen e il tono di voce che usava mentre le parlava l’affascinavano lo stesso.
“Tu sei stato in questa città?” aveva domandato.
“I Chazariti hanno strane usanze. Una di queste è il divieto per chi non è nato a Chazar di entrare in città. Gli stranieri devo restare confinati sulle loro navi.”
“Cos’è una nave? Dyna dice che Nimlothien presto dovrà prenderne una.”
Hallen aveva sospirato. “È una grande casa galleggiante. La usiamo per viaggiare tra i continenti e le isole. Io ne usai una per raggiungere Chazar. La Voce del Mare del capitano Donorin.”
La sua espressione le aveva dato la sensazione che l’erudito si fosse abbandonato a un ricordo piacevole.
“Vorrei vederne una” aveva detto Shi’Larra. “E il mare. E Chazar. Deve essere un bel posto.”
“Potresti passarci due volte nel giro di qualche Luna e trovarlo del tutto cambiato” aveva detto Hallen. “Ora torniamo ai tuoi sogni. È a Chazar che ho imparato a meditare. I Chazariti sono famosi per le loro tecniche di estraniamento. Alcuni cadono in una meditazione così profonda che diventano delle vere e proprie statue umane.”
“Come hai potuto imparare se eri rimasto sulla nave del tuo amico?” gli aveva chiesto.
Hallen aveva sorriso. “Le leggi sono severe, ma il cuore degli uomini non è altrettanto forte. Il capitano Donorin ci procurò delle false identità che ci permisero di sbarcare e dare un’occhiata in giro per qualche giorno. Ammetto che all’epoca ebbi paura a girare per i canai della città.”
“Ti avrebbero incarcerato se ti avessero scoperto?”
“Per gli stranieri la pena era la morte” aveva risposto Hallen. “E l’esilio per chi li aveva aiutati.”
Shi’Larra era impallidita. “Hai corso un pericolo per imparare a meditare?”
“I miei sacrifici sono stati ampiamente ripagati e ho imparato qualcosa in più. E ora posso insegnarla a te, Shi’Larra.”
Avevano passato la mezza Luna successiva a imparare la meditazione.
“Devi visualizzare un luogo sicuro con la mente” le aveva suggerito l’erudito.
“Un luogo sicuro?”
“Un posto in cui ti senti a tuo agio. In cui ci sei solo tu e ne hai il completo controllo.”
Aveva immaginato il bosco che sorgeva al margine dal villaggio. Era lì che andava a nascondersi quando voleva sottrarsi a qualche lavoro di casa che ritenevano noioso.
Sua zia Ra’Dora veniva a cercarla di persona chiamandola per nome e quando la ritrovava non era arrabbiata, ma la stringeva a sé e la riportava in casa.
Sua madre era più severa e la sgridava per le sue fughe, ma l’arrabbiatura non durava mai più di un pomeriggio e a fine giornata era tornata la persona amabile che ricordava.
Anche lì nel cortile cercò di visualizzare il bosco mentre i soldati la portavano alla torre.
Il bosco, si disse. Chissà se esiste ancora? Perché non dovrebbe esistere? La guerra non ha raggiunto le montagne meridionali. I popoli della valle non sono interessati a quelle terre aspre e poco ricche.
Shi’Larra, disse la voce nella sua testa. Avvicinati per favore.
Fu tentata di rispondere di no, ma c’era qualcosa in quella voce, nel suo tono, che la obbligò a rispondere.
Chi sei? Domandò.
Ti ho già detto come mi chiamo.
Tu hai tanti nomi.
E tanti volti, ma sono sempre una.
Sei reale? Chiese incerta.
Sono vero quanto te.
Dove sei?
Vicino. E lontana.
I soldati la condussero alla torre e una volta superata l’entrata la guidarono verso la cima, dove c’era una sola stanza chiusa da una porta di legno borchiato.
“Entra” disse uno di loro aprendo la porta.
Shi’Larra ubbidì e sussultò quando la porta si chiuse con un tonfo alle sue spalle. Il buio l’avvolse e lei impiegò un po’ per abituarsi all’oscurità.
Nella penombra individuò una sedia e un piccolo tavolo per due persone. in un angolo c’era un giaciglio e un baule in quello opposto.
Andò a sedersi sulla sedia e chiuse gli occhi. Stavolta impiegò poco per visualizzare il bosco ai margini del suo villaggio.
Shi’Larra, disse di nuovo la voce.
Per favore, si disse. Lasciami in pace. Ho paura.
Lo so. Lo sentiamo. Sono qui per aiutarti.
Come?
Prima devi fare qualcosa per me.
Shi’Larra rimase in silenzio.
Nella visione che stava avendo, il bosco era illuminato dalla luce del sole. C’era la sua casa come la ricordava e il vento agitava le fronde dei due alberi carichi di mele che sorgevano vicino al bosco.
E lì, tra i due tronchi, vide aleggiare qualcosa. Una forma che sembrava esile come il fumo ondeggiò spinta dal vento.
Shi’Larra mosse qualche passo verso l’apparizione e subito si fermò.
Sei tu? Si chiese.
È una delle nostre forme. Avvicinati.
Fece un altro passo verso gli alberi e si fermò. Dalla casa alle sue spalle giunse la voce di sua madre.
“Shi. Dove sei? Mi serve aiuto per spostare questo baule.”
Fece per voltarsi ma l’ombra si mosse come se stesse rabbrividendo.
“Non andare via” disse.
Stavolta non le giunse come un pensiero ma una vera e propria voce.
Shi’Larra rabbrividì. “Che cosa vuoi?”
“Voglio aiutarti” rispose l’ombra. “Anche se non posso vederti, so che sei molto preoccupata. E spaventata.”
“Mi tengono prigioniera” disse. “In una cella buia.”
L’ombra ondeggiò. “Questo è molto spiacevole, amica mia.”
Da quando siamo amiche? Si chiese.
“Puoi fare qualcosa per aiutarmi?” le domandò.
L’ombra sembrò esitare. “Potrei, se fossi lì con te.”
“Tu sei qui.”
“Solo nei tuoi sogni. Nella tua immaginazione. Se tu mi lasciassi passare, forse potrei aiutarti.”
Shi’Larra esitò. Guardò la casa alle sue spalle. “Mia madre mi sta chiamando” disse indietreggiando. “Devo andare ad aiutarla.”
L’ombra sembrò ritrarsi. “Noi ti aspetteremo qui, Shi’Larra.”
Aprì gli occhi e la visione scomparve. Sospirò nel buio prima di chinare la testa in avanti e nascondere il viso tra le mani.

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor