Capitolo 13
Giù
le carte
Lettera 94
Sigyn gioca
discretamente a dama elfica. Perde, ovviamente,
ma lo fa con più grazia e muove con maggiore sveltezza le
sue pedine rispetto a
quell’idiota di Bjorn. Non che ci volesse poi molto, in
verità. Ogni volta che
le mangio un pezzo, alza su di me i suoi occhi grigi e mi dice che sono
un baro
e la inganno. Che questo gioco soddisfa il mio ego smisurato e una
serie di
altre cose carine che ti risparmio. È tornata col chiaro
intento di farmela
pagare e manifesta un atteggiamento a metà strada tra
l’eccessivamente serio e
lo sdegnoso che mi diverte moltissimo, con suo gran dispetto. Appena
entrata ha
salutato calorosamente Bjorn abbracciandolo. È stata una
scena spassosa: lui
era terrorizzato. Teme, chissà perché, una mia
brutta vendetta fatta a freddo.
Lei mi ha guardato perché desidera farmi scontare il mio
comportamento
scostante, ma avrà pan per focaccia, te lo garantisco. Il
suo ritorno mi è
sgradito perché complica il mio piano, ovviamente. So che
detesti te lo dica,
ma sono ancora certo che occorreva solo avere un briciolo in
più di coraggio e
pazienza e avremmo avuto il Cacciatore a portata di mano. Il mio
peggioramento,
invece, ha reso necessaria, agli occhi di Frigga e a quello, malvagio,
del tuo
caro padre, la sua presenza. E lei, ovviamente, è corsa di
nuovo da me,
sottolineando che è per dovere. La mia ultima missiva
l’ha offesa.
A proposito del
nostro luminoso e caro re: mi ha sorpreso con
uno dei suoi trucchi, perché non sono certo il solo e
l’unico a manipolare a
mio piacimento la realtà. Dunque, sa che ho lanciato un
incantesimo, ma non ha
idea di cosa abbia fatto e perché. Fossi in te, lascia che
ti dia un
suggerimento, gli renderei nota la tua strategia e smetterei di andare
in giro
a cercare le Gemme. Continuando così, il rischio
è quello di un nuovo bando da
Asgard, o peggio. E allora chi difenderà questa terra,
custode di Mjollnir?
Lettera 95
Mi hanno dato
così tante medicine, fratello, che ogni cosa
appare ancora sfocata e a malapena reggo la penna. È passato
un po’ di tempo
dall’ultima volta che ho avuto il dispiacere di scriverti e
no, non mi mancava
affatto il nostro carteggio, con le tue lettere imbarazzanti e dalla
prosa
banale e spesso dubbia. Mi chiedi come sto: scrivo dal letto e ho
sputato una
quantità tale di sangue che lei si è spaventata e
le ho macchiato persino la
gonna.
Ha
aumentato le dosi
di veleno. È impaziente di vedermi crepare. Forse teme
– e in questo caso
avrebbe maledettamente ragione – che presto
scoprirò il suo gioco, e l’effimera
vittoria del nostro ingenuo fratello si rivelerà
l’abbaglio che è. Potrebbe
essere un bene per me – per noi. Se si sentirà
braccato, commetterà di sicuro
un passo falso, quello che sto attendendo da quando ha sfidato la mia
intelligenza. Non ricordo cos’è successo con
precisione prima che la tosse mi
soffocasse, e così ho dovuto chiamare Heimdall e farmelo
raccontare. Lui si è
seduto di fronte a me e ha iniziato a tediarmi con delle
ovvietà un po’
melense, dicendo che se lo aspettava e che ciò che sto
facendo è per Asgard e
la sua gente. Gli ho risposto che i tuoi sudditi – i vostri sudditi – non mi hanno
mai restituito nulla.
Lettera 96
Ho sperato con
tutta l’anima che il nostro fitto epistolario,
fatto di esempi di retorica e pura poesia (le mie missive) e carta
straccia
degna del camino (le tue) fosse finalmente concluso, ma purtroppo i
miei
gloriosi propositi – o dovrei dire i nostri, fratello?
– sono malamente
scivolati nell’abbondante scia di sangue che il Cacciatore ha
di nuovo
lasciato dietro di sé, a sfregio. Ha lasciato che
trascorressero mesi, dall’ultima
volta. Mi hai chiesto un giudizio analitico e spassionato. Beh,
eccotelo. Sono
ammirato. Ha pazienza e ha scelto con cura il momento in cui agire.
Quello in
cui io ero più debole, tu lontano, il credito di entrambi
verso Odino scarso,
la gloria del piccolo Balder al suo picco massimo. Asgard si sente
sicura? Ma
bene, ecco il momento giusto per sferrarle un colpo che non
dimenticherà. Inondiamola
con altro sangue innocente che ne imbratti le sue strade tirate a
lucido. Facciamolo
con le interiora di una povera levatrice, usiamo i suoi resti
martoriati per
mostrare la parte più squallida del regno di Padre Tutto. Mi
riferisco alla sua
ipocrisia, al manto d’oro che ricopre il fango: basta
grattare con l’unghia la
superfice luccicante per trovare la vera natura di ogni cosa, per
svelare
l’inganno. E chi meglio del dio dell’inganno,
malato e forse pazzo, può ridere
fino a perdere il respiro mentre il suo giovane fratellino, sconvolto e
balbettante, descriveva la scena?
Non ho riso
perché ho compreso chi sia, Thor. Balder non ha
indovinato nemmeno questo. La mia risata era l’amara
constatazione – e il buon
vecchio Heimdall sarà d’accordo con me, te lo
garantisco – che due indizi
cominciano a essere una prova robusta. Vedi, fratello, il Cacciatore,
con
questa sua mossa, si è esposto come ha fatto solo quando ha
ucciso la bella
Astrid. Il suo intento è screditare Padre Tutto,
è offendere il suo presunto
buongoverno, è minare le fondamenta di una casata tra le
più antiche e potenti
dei Nove Regni. E di fronte a tanta maestria, non posso evitare di
pensare che
chi ha sospettato di me, dopotutto, non mi ha fatto un torto.
C’è del metodo
nel modo in cui il Cacciatore mi sta avvelenando con lentezza, nella
scelta di
mostrarci una vittima dopo l’altra, spiazzandoci. E
così, adesso, Asgard trema
in preda al disordine generato da un mostro ignoto che credeva di aver
trovato
e giustiziato e guarda di nuovo in alto, verso la mia prigione
illuminata dal
bagliore lontano delle candele. Mi invoca temendomi, domandandosi fino
a che
punto sia estraneo a queste morti turpi e spaventose. Non ero io a
professare i
vantaggi del caos e della libertà? Il Cacciatore, in fondo,
sembra aver fatto propri
i miei proclami.
So che dirai
adesso: sono così pieno di me che mentre elogio
l’intelligenza del nostro avversario incenso me stesso, la
mia intelligenza.
Non lo nego. Ma ora è tardi, la penna è diventata
pesante. Se ci saranno
notizie degne di esserti riferite, ti scriverò domani. Ora
affiderò la lettera
a Bjorn assicurandomi che arrivi a te e a te soltanto
– il motivo dovrebbe
esserti chiaro.
Lettera 97
Una levatrice.
Anziana, esperta, discreta. Chiediti che
segreti nascondeva, anzi: di chi. E che senso
può avere avuto
l’ucciderla, dato che lei non avrebbe mai parlato. Una donna
del genere si
sarebbe fatta impiccare, anziché rivelare i dettagli del suo
mestiere – non lo
ha mai fatto, ecco perché tante donne, nobili e meno nobili,
l’hanno voluta
accanto a loro nelle difficili ore del travaglio. Dalle tue parole mi
è
sembrato, fratello, che la mia insinuazione, come
l’hai chiamata, sia
stata qualcosa di estremamente sconvolgente, per te. Mi chiedo come
mai. Tutti
i re dei Nove Regni hanno avuto amanti, concubine e relazioni anche
durature
che sono state fertili. Per Odino avrebbe dovuto essere diverso solo
perché
Frigga meritava uno sposo leale, capace di amarla in maniera
incondizionata?
Ma torniamo al
Cacciatore: la fedeltà di Padre Tutto non è
qualcosa che dovrebbe riguardare solamente la più saggia
delle regine –
impossibile, a ogni modo, che lei non abbia mai saputo nulla. Riguarda
tutta
Asgard, tutti gli Æsir. Odino è un sovrano il cui
corpo e sangue sono sacri, la
cui parola è legge. Quello che accade nel suo studio decide
il destino di
Asgard, certo, ma anche quello che accade nel suo letto: se non avesse
avuto
eredi, l’intero futuro del regno sarebbe incerto. Il
Cacciatore cosa sa più di
noi riguardo alla voglia di gioventù di cui si è
macchiato Padre Tutto?
Lettera 98
Lui ci osserva,
Thor. Ci ha guardati mentre mentivamo a Padre
Tutto circa il nostro gioco con le gemme del Titano e tu e
l’indomita Sif vi
stuzzicavate cercando di recitare la parte dei quasi
fidanzatini, quando
Sigyn ha commesso l’errore fatale di varcare di nuovo la
soglia della mia
prigione per sfidarmi a dama. Ma hai ragione, non è stata
solo lei a sbagliare
– io non dovevo consentirle di venire da me, specie sapendola
così esposta.
Vincolata. Condannata. Se è vero quello
che penso, mi potrei essere
macchiato di più colpe di quante non me ne siano state
imputate, temo. Ci sono
regole ancestrali che nessuna dispensa o sotterfugio possono annullare[1].
A tale proposito, sono
costretto a chiederti di non fare parola con lei di quanto sospetto.
Capirai
bene che questa storia l’ha già messa abbastanza
alla prova senza che un
dettaglio del genere (l’ennesimo) debba rovinarle
l’esistenza.
Bjorn, che
è un fottuto sentimentale, lo so, specie adesso
che ha commesso l’imperdonabile errore di riprodursi
perpetuando il suo sangue
rozzo, ti ha riferito di un nostro presunto riavvicinamento che
potrebbe
stonare con quello che ti ho riferito. Non posso dire che Sigyn abbia
perdonato
la mia intrusione nella sua testa, ma in queste settimane ha cercato di
accettarne la necessità. Lo ha fatto senza smettere il suo
penoso lutto – non
cederà fin quando sua sorella non sarà vendicata,
temo. Per distrarre
quell’idiota del mio secondino dallo spettacolo che io e
Sigyn rappresentiamo
quotidianamente per lui, ho pensato di riciclarlo come spia,
sull’onda
dell’antico adagio che necessità fa
virtù. Gli ho chiesto di tenere
d’occhio sia Fanfaral che quella
disgrazia su due gambe di Balder il
buono. Sospetto che stiano agendo per loro proprio conto nel tentativo
di
riparare al danno fatto impuntandosi nel voler far condannare un uomo
innocente. Inutile dirti che non ho fiducia in loro – come so
che non ce l’hai
tu.
Lettera 99
So
che fine ha fatto il lupo di nostro padre. L’ho ricordato o
sognato – gli
intrugli dei guaritori hanno il potere di calmare i sussulti del mio
petto e di
indurmi un sonno pesante come quelli che le streghe scagliano nelle
fiabe, ricco
di visioni. E lei, stanca eppure incantevole,
invocava le Norne con la
sua voce bassa e cantilenante, quando mi sono svegliato. Sono state
settimane
buie. Giorni in cui questa fottuta prigionia si è rivelata
più pesante di
quanto potessi sopportare. E ho lasciato che si prendesse cura di me.
Non ci si abitua
mai a dover misurare con i passi la propria
cella. Certo, adesso ho una dozzina di finestre ampie e luminose, una
terrazza
e degli appartamenti che, se non fossero protetti da una fitta serie di
rune
incise sui muri e sigillati da una porta che nemmeno io con la mia
magia posso
infrangere, potrebbero farmi credere di essere di nuovo libero. Ma la
mia pena
non si è mitigata, anche se vivo in una cella arredata con
gusto. Vivo
un’illusione che non m’inganna. E lei, che mi
assisteva fin da quando tossivo
nelle segrete sotterranee di Asgard, lo sa. Mi osserva, mi porge un
bicchiere
d’acqua, mi asciuga la fronte, in silenzio. So cosa pensa
– cosa ha pensato,
ma anche lei ha imparato a riconoscere qualcosa di me.
Il fatto
è che Sigyn ha iniziato a farmi delle domande.
L’ho
istruita troppo bene, abbiamo studiato le testimonianze e i documenti
che
riguardavano il Cacciatore senza considerare le ragionevoli distanze
che
avrebbero dovuto essere mantenute tra noi. Le nostre teste si
sfioravano, le
dita anche. Ora lei analizza i miei silenzi. Applica i miei metodi. Se
non osa
arrivare alla verità è perché non le
conviene farlo – non potrebbe sopportarla.
All’inizio non sapevamo, nessuno dei due lo sapeva, ma ora?
La colpa va
condivisa, come la conoscenza.
Lettera 100
Anche a me
è giunta la notizia che la levatrice è stata
seppellita oggi. Padre Tutto si ostina a voler tenere ogni cosa sotto
stretto
silenzio. Porgi i miei saluti a Brokk[2]:
digli pure che spero la
sfortuna si abbatta su di lui e sulla sua gente. Sono abbastanza certo
che
nessun altro potrebbe forgiare un artefatto capace di incanalare il
potere
delle gemme, ma non sottovalutare il Titano. Non ha paura di nulla e
non ha
quasi niente da perdere, temo.
Lettera 101
Lo ammetto.
Abbiamo ecceduto con l’idromele, quando Bjorn ha
annunciato ufficialmente che presto sarebbe diventato padre. Io ho
avuto il
privilegio immenso di essere la prima persona al
mondo a cui la
coppietta ha deciso di rivelare la lieta novella e sì,
può essere partita da me
l’idea di organizzare un piccolo
rinfresco per rendere edotte anche le
altre guardie della splendida novità.
A
mia discolpa, posso
dire che mai i guaritori avevano accennato al fatto
che nelle mie
condizioni non dovessi bere – e, se lo hanno fatto, devo
proprio averlo
dimenticato – e che quello sciocco del mio tirapiedi
travestito da carceriere
ci teneva moltissimo a offrirmi dell’idromele abbastanza
decente. Non come
quello delle cantine di Odino, beninteso, ma accettabile. Ha avuto il
buongusto
di portare anche qualcosa da mangiare di sicuro e di non avvelenato.
Credo che
la mia compagnia gli faccia bene, dopotutto. Da quando l’ho
picchiato per la
prima volta, Bjorn è passato dall’essere una
guardia tonta e inconcludente a diventare
un discreto giocatore di carte, un pessimo compagno di bevute e una
ributtante
spia con margini di miglioramento scarsi, ma presenti. Allo stesso
modo, la
poderosa accelerata sulla sua vita sentimentale, un tempo inesistente,
si deve
al prestigio della mia persona, come sappiamo bene.
Ammetto che
c’era anche Sigyn, ma di lei ti avrà
già parlato
quell’idiota, pertanto non ti concederò nessun
altro dettaglio né risponderò
alle tue considerazioni – provocazioni. Sostieni che tutti
sanno, vedono, hanno
capito. E allora, mi domando, perché parlarne?
Lettera 101*
Sembra proprio
che i nostri timori siano abbastanza fondati. Portami
i libri che ti ho chiesto. Ho pensato a una soluzione – temo
non ti piacerà, ma
ne parleremo a voce. Brucia questa lettera, Sigyn. Non sono mai
messaggi d’amore,
i nostri.
Lettera 102
Flagranza,
doveri, responsabilità; la tua
lettera, Thor, era veramente
noiosa e pedante oltre che mal scritta, come tuo solito. Hai citato il
primo
termine sette volte, quindici il secondo e diciassette il terzo.
Esistono i sinonimi,
fratello. La tua lingua madre ne è piena. Ma ignorando la
forma pietosa dei
tuoi messaggi e badando solo ed esclusivamente alla sostanza,
d’accordo. Te lo
concedo: una maggiore cautela sarebbe stata provvidenziale e abbiamo
bevuto
troppo, tutti e due, ma andiamo! Chi poteva immaginare che
quell’idiota di
Balder sarebbe venuto a disturbarmi nel cuore della notte? Tuttavia la
febbre e
le pozioni che mi somministrano per cercare di abbassarla non offuscano
i miei
pensieri a tal punto da preoccuparmi come fai tu. Per cosa, poi? Per la
reputazione
della mia graziosa assistente personale, di quella che chiamano
già da tempo la
mia puttana o mia moglie, a seconda che nutrano nei miei confronti
disprezzo o terrore?
È arrivata anche a me l’intera descrizione della
presunta scena – le fiamme del
camino acceso, le gonne sollevate, le mani intrecciate, i sospiri, una
scena
inequivocabile – ma l’unica cosa che
farò è trincerarmi in un elegante silenzio.
L’ennesimo.
Le guardie che
vigilano nelle celle segrete di Asgard dicono
di noi che quando lei scendeva le scale che conducevano alle prigioni
io non le
staccavo gli occhi di dosso; i miei patetici tirapiedi e i guaritori
che mi
seguono qui sostengono che la tenga in grande considerazione e mi
rivolga a lei
come fosse la padrona delle stanze che io abito. Colgono sguardi e
sorrisi che
non ho mai negato – che sia bella e l’abbia
desiderata è cosa nota, legittima,
prevedibile, giusta. Mi sono limitato a spogliarla con gli occhi o ho usato le
mani, per slacciarle i numerosi nastri
di raso nero del corsetto, per liberarla dalle gonne lunghe e pesanti,
per assaggiare
le sue labbra per la prima o la millesima volta? Avrei dovuto
rinunciare a lei
per via del lutto che faceva risaltare i suoi capelli d’oro?
Costringermi a
immaginarla come ogni bravo prigioniero sogna l’unica ragazza
che gli si
profila davanti – spinto dalla noia, dalla
curiosità, dalla nostalgia, da quell’impulso
che ci distingue dai vecchi?
Lettera 103
Non è
che parliamo sempre delle stesse storie. È che tu
–
tutti – insistete sempre con quelle vecchie, spinti dalla
morbosa curiosità di
sapere, dalla voluta ambiguità delle mie parole. Ho negato?
Ho confermato?
Balder ha frainteso una situazione o ha visto fin troppo bene? E cosa
saremmo
allora, io e lei? A ogni modo, nostro fratello mi ha disturbato per
nonnulla e
ha dato l’occasione a Odino per tediarmi con la sua presenza.
Lui mantiene
ancora un atteggiamento serafico circa le mie presunte intemperanze con
Sigyn. Più
siamo legati a doppio filo, minore è il rischio che scelga
di tradirlo. Ne ho
approfittato per sondare il terreno e domandargli della levatrice,
però. La sua
vaghezza nelle risposte è stata encomiabile, il suo
controllo magnifico, degno
del grande re che è. Perché io, fratello, non ho
mai negato che Padre Tutto
fosse tutto quello che un sovrano deve essere. Persino in questa
scomoda
circostanza, in cui la sicurezza della gente di Asgard si lega a doppio
filo
col corpo stesso del suo re, lui mantiene una fermezza e una
lucidità che rappresentano
un fulgido esempio per tutti noi. Devo confessarti, però,
che è vero quello che
ti hanno detto: non è stata una conversazione amabile.
C’è stata una lite, l’ennesima,
non troppo esplosiva giusto per le mie condizioni precarie. E
perché la sua
furia, se si abbattesse ancora su di me, troverebbe solo due
ragionevoli vie: la
sala delle torture o il ceppo delle esecuzioni. Voleva sfruttare la
storia che
Balder ha raccontato a chiunque per obbligarmi in una direzione in cui
non
posso di certo andare. Gli ho proposto un’onorevole
alternativa – la medesima
che offrì alla povera Astrid, presumo. Sai
com’è finita.
L’angolo di Shilyss
Care Lettrici e cari Lettori
del mio cuore ♥ ♥!
Con che faccia si aggiorna
una storia ferma da febbraio 2019? Vale come scusa che ero presa da
altre
storie, che poi ho dovuto rileggerla tutta, che in mezzo si
è messa la real
life? Non avete idea delle volte in cui qualcuno mi ha chiesto che fine
avesse
fatto, se l’avrei, un giorno aggiornata, e così
via.
È con un certo disagio
che ve
la ripropongo, perché mi rendo conto che chi la seguiva al
tempo neanche se la
ricorderà più.
Tuttavia, la dedico a chi
è
rimasto. A chi l’ha lasciata nelle liste, a chi la ricorda
con affetto, a chi
mi segue dopo tanto tempo e non si è mai fatto vivo e a chi
la leggerà per la
prima volta, a chi è sempre presente e chi è
presente quando può. A Emi ♥ perché
è un giorno importante, a Sil, perché Bjorn for
president e a C., che qualche
giorno fa mi ha scritto su fb una cosa tenerissima proprio su questa
storia.
Per quanto concerne Loki e Sigyn
in questa storia… leggete tra le righe. Una delle cose che
adoro di più di
questo carteggio è che Loki sia testardo e si ostini a non
sbottonarsi nei
confronti di Thor, ma sappiate che Thor si fa delle grasse risate
quando legge i
deliri del fratello.
Ringrazio con tutto il
cuore chi listerà, recensirà o semplicemente
leggerà questa storia: a parte gli scherzi (lokini)
siete importanti e
sappiate che leggo tutti i vostri commenti e non vi mangio. Spesso non
rispondo
pubblicamente, ma se vi palesate lo faccio e sono molto alla mano,
ecco.
Ricordo che il personaggio
di Sigyn, tolto quello che trovate alla voce
“Sigyn” su Wikipedia, è una mia
personale interpretazione/reinterpretazione/riscrittura. Non ha una
sorella di nome
Astrid nella realtà, ho scelto il nome Astrid
perché è il primo con la A che mi
è venuto in mente e, per praticità, lo uso in
tutte le mie storie. Non vi
autorizzo a ispirarvi o peggio a questa versione o alle altre storie da
me
postate né qui né altrove (peggio mi sento con le
fiabe, come questa) e lo
stesso vale per gli headcanon su Vanheim, su Loki o su Asgard stessa.
Lo stesso
vale per il Thing, per le cariche che Loki ricopre in questa Asgard.
Creare un
mondo con usi e costumi non è uno scherzo.
A presto e grazie per tutto
l’affetto/sostegno/cose, vi si lovva (e spero voi lovviate
me).
Vostra,
Shilyss
[1]
Per dispensa si intende un corrispettivo delle nostre dispense papali:
queste
ultime venivano concesse per consentire, previo studio del caso, di
violare in
parte o in tutto uno o più regolamenti imposti dalla
religione. Questa lettera
è particolarmente oscura, ma col senno di poi
sarà tutto chiaro ^^.
[2]
Negli scorsi capitoli, Loki suggeriva a Thor di cercare chi potesse
fabbricare un
oggetto in grado di incanalare le gemme dell’infinito.
Coerentemente col film
Ragnarok, costui è il nano Brokk di Nidavellir. Questo
personaggio nel mito
scaldico ha un pessimo rapporto con Loki – è lui a
cucirgli le labbra.