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Autore: ValeDowney    05/07/2021    1 recensioni
"Una strana sensazione mi pervase per tutto il corpo. La morte dovrebbe essermi vicina eppure è come se qualcosa, o qualcuno, mi trattenesse. Perchè non mi lasciate andare? Ormai non ho più nulla per la quale combattere"
Una storia di redenzione. La vita di un uomo che, nel mondo magico, ha dovuto portare una maschera per nascondere il suo vero intento. Una "morte" che gli ha donato una seconda possibilità, in una donna che nasconde un misterioso passato
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Note dell'autrice:  Volevo solo fare un piccolo avvertimento: in questo capitolo, verso la fine, come nel precedente, è presente un piccolo momento di violenza non troppo descrittiva (intesa come pestaggio di qualcuno) quindi il rating, solo in quel punto, da verde passa momentaneamente in arancione. Con ciò vi auguro una buona lettura

 

REDEMPTION

 
 

Capitolo XVII: Sotto accusa



Mai si sarebbe immaginata nella propria vita di finire in un’aula di tribunale al Ministero. Eppure si trovava lì, seduta a osservare in silenzio Severus che se ne stava in mezzo alla sala, mentre i membri del Ministero gli erano di fronte.
Era già trascorsa quasi un’ora, ma sembrava che nessuno volesse avere l’ultima parola.
“Signor Piton, perché non ammette semplicemente le sue vere intenzioni verso quel babbano? La sua pena verrebbe ridotta, glielo assicuro” disse un membro del Wizengamot, seduto, insieme ad altri maghi e streghe, tra la giuria.
“Se avessi voluto ucciderlo, avrei messo qualche veleno nel caffè. Oppure mi sarei intrufolato di notte nel suo appartamento e lo avrei strangolato. Ma, intanto, qualunque versione vi raccontassi, voi non vedete l’ora di sbattermi ad Azkaban” spiegò Severus.
"La sua posizione è su una linea molto sottile. Da quanto ci è stato riferito, lei era stato incaricato dai signori Carter per proteggere la loro figlia da un pericoloso babbano” continuò.
“È ciò che ho fatto” disse.
“Sì, ma al babbano sbagliato che ora, grazie a lei, si trova in prognosi riservata in ospedale” aggiunse.
Ci fu silenzio. Poi continuò: “Signor Piton, potremmo continuare per ore ma credo che tutti, in questa sala, e ovviamente anche il Primo Ministro, siano d’accordo con me nel dire che sia ancora un pericoloso mangiamorte. Per tanto, signori della corte, ritengo che il qui presente venga condannato a passare il resto dei suoi anni nella prigione di Azkaban. Chi è a favore alzi la mano.”
Mentre alcuni membri alzavano le mani, si alzò Althea, dicendo: “Vi prego, Severus non aveva cattive intenzioni. Lui mi stava proteggendo.”
“Signorina Carter, credo che ormai sia stata presa una decisione e non penso ci sia più bisogno di una sua opinione” la interruppe il membro.
“Io, invece, l’ascolterei” disse Kingsley. I membri della giuria lo guardarono increduli, per poi riporre l’attenzione su Althea, così come i suoi genitori e Severus.
Althea fece un lungo respiro. Poi parlò: “Quando ho conosciuto Severus, è stato durante il mio primo anno ad Hogwarts, mentre lui frequentava il terzo. All’inizio non mi degnava nemmeno di uno sguardo, ma dopo un brutto accaduto, abbiamo iniziato a frequentarci. I suoi amici non mi vedevano di buon occhio e io più volte ho cercato di convincerlo a lasciarli perdere. Poi, però, una volta terminati gli studi, lui li ha seguiti, entrando a far parte della cerchia dei Mangiamorte.”
“E suppongo che lei, per amore, lo abbia seguito. Vero?” chiese un membro dei giurati.
“Be’… ecco… le cose erano cambiate e io volevo farmi una carriera. Quindi perdemmo i contatti, almeno fino a quando non iniziò la prima guerra magica. Volevo essere d’aiuto, ma lui mi cacciò. Ovviamente ci rincontrammo al San Mungo, quando venne ricoverato e io mi offri di curarlo” rispose Althea.
“Alla base di tutto ciò, lei prima ha dichiarato che il Signor Piton non avesse cattive intenzioni. Come mai, allora, ha aggredito quel babbano?” chiese lo stesso membro.
“Fin dal principio non voleva che uscissi con Ian. Per lui nascondeva qualcosa ed era pericoloso. Avrei dovuto ascoltarlo, invece volevo renderlo geloso” rispose Althea. Severus inarcò un sopracciglio. Poi la ragazza continuò: “Se l’altra sera Severus non fosse arrivato in tempo per salvarmi, non so dove sarei potuta essere a quest’ora” ed abbassò il capo.
In sala calò nuovamente il silenzio. Poi Kingsley disse: “Maghi e streghe della giuria, dopo la testimonianza della Signorina Carter, come è cambiato il vostro giudizio nei confronti dei Signor Piton? Alzi la mano chi lo ritiene ancora colpevole.”
Pochi membri alzarono la mano. Kingsley chiese: “E chi, invece, innocente?” I restanti alzarono la mano. Il Primo Ministro concluse: “Severus Tobias Piton, la ritengo innocente per ciò che è accaduto con il babbano ma, considerando ancora la sua posizione non del tutto pulita, verrà allontanato dalla casa della Signorina Carter con l’obbligo di non starle più accanto e di non rivederla più. Pena la carcerazione ad Azkaban fino alla fine dei suoi giorni. La sentenza è conclusa” e si alzò, uscendo dall’aula, così come i membri della giuria.
I Signori Carter si avvicinarono alla figlia, che però stava osservando Severus, mentre veniva anche lui condotto fuori dall’aula. Il pozionista si fermò e osservò la guaritrice. Il suo sorriso fu l’ultima cosa che Severus vide, prima di essere portato via.
Passarono un paio di giorni. Althea andava a lavorare al San mungo; curava i pazienti e ritornava a casa. Ma ora quella dimora sembrava vuota, senza Severus. Non voleva ammetterlo, ma le mancavano i loro battibecchi, e anche stare in sua compagnia.
Le era stato proibito di avvicinarsi a lui e di non avere nessun tipo di contatto. Il suo camino era sotto stretta sorveglianza, così come anche la posta via gufo, usata solamente per ricevere lettere dai suoi genitori.
La lontananza da Severus rendeva le sue giornate noiose e prive di senso. Avrebbe tanto voluto rivederlo, e rischiare di andarlo anche solo a trovare voleva dire infrangere le regole. Ma chi era lei per poterlo fare? Nemmeno ad Hogwarts aveva osato tanto. Eppure era lì, a guardare il camino, puntando l’occhio, di tanto in tanto, sulla polvere che le avrebbe permesso di andare da Severus.
Ne prese una manciata. Entrò nel camino. Era pronta a gettarla a terra e pronunciare la sua destinazione. Poi però non lo fece e, uscendo dal camino, ripose la polvere al suo posto.
Si sentiva sciocca e fifona. Severus aveva sempre avuto ragione: era una ragazzina viziata come una principessa. Non era questo il modo di reagire ma, dopotutto, non aveva il coraggio di una grifondoro e nemmeno la sfrontatezza di una serpeverde. Era solamente una corvonero diversa da tutte le altre. Neanche le sue decisioni erano mai andate fino in fondo e, se non poteva decidere lei stessa per il suo futuro, chi allora lo poteva fare?
Venne sera. Fuori era in corso un forte temporale. Althea stava dormendo quando, improvvisamente, qualcuno irruppe in casa sua, rompendo una finestra.
La donna si svegliò. Prese la bacchetta e lo Spioscopio sul comodino e, lentamente, si avvicinò alla fonte ma, appena uscì dalla camera, si ritrovò Ian, in vestaglia da ospedale.
Althea indietreggiò, ma l’uomo le fu subito addosso, scaraventandola a terra e cercando di strangolarla. Lo Spioscopio si attivò, ma Ian glielo levò dalla mano, lanciandolo poco più in là. Althea riuscì, seppur per poco, a togliersi di dosso Ian e, appena questi tentò nuovamente di attaccarla, lei gridò: “Petrificus Totalus” e l’uomo cadde a terra, pietrificato.
Ansimando, Althea si rialzò. Guardò Ian con disgusto. Riprese lo Spioscopio e una manciata di polvere volante e, dopo essere entrata nel camino, disse: “Abitazione di Severus Piton” e, dopo aver gettato la polvere a terra, venne avvolta da fiamme verdi.
Nello stesso momento, Severus stava leggendo il giornale sulla poltrona, quando strani rumori provennero dal suo camino. Si alzò, depositando il giornale sul tavolino e, prendendo la bacchetta, si avvicinò. Non fece in tempo a pronunciare parola che si ritrovò disteso a terra, con Althea sopra di sé.
“Althea? Ma che diav…” disse stupito Severus. La donna si alzò, così come il pozionista che, incredulo, domandò: “Che cosa ci fai qua? Vuoi farmi mettere di nuovo nei guai?”
“Ian è entrato in casa mia. Voleva strangolarmi e così l’ho pietrificato. Ho pensato di venire qua per cercare rifugio ma, credimi, l’ultima cosa che voglio è proprio metterti ancora di più nei guai” gli spiegò.
“Lo avevo detto che quel babbano era un pazzo psicopatico, ma invece hanno pensato bene di dare la colpa a me solo perché lo stavo picchiando” disse Severus.
Althea non ribatté. Poi si guardò intorno e disse: “Carina come casa. Un po' piccola e lugubre, però”
“L’orso che vive rintanato con me non ama molto la luce” disse Severus. Althea sgranò gli occhi. Il pozionista fece un piccolo sorriso. La donna replicò: “Sei solamente uno stupido”
“Questa era la casa dei miei genitori. È vero, è piccola e lugubre, ma almeno ho un tetto sopra la testa” spiegò.
“Mi dispiace, non volevo recarti disturbo. Me ne vado subito e mi cercherò un albergo dove alloggiare” disse Althea.
“Ho detto che è piccola. Non che non dispone di un’altra camera dove dormire” disse Severus.
“Da… davvero posso dormire qua?” chiese incredula.
“Se all’orso va bene” rispose. Ad Althea si illuminarono gli occhi per poi dire: “Grazie” e Severus sorrise.
Poco dopo, i due si trovavano ancora in salotto.
“Credevo andassimo a letto” disse Althea.
“Sicuramente i tuoi genitori saranno qua a momenti e, credimi, non mi va affatto di mostrare cose private a loro” disse Severus.
“Dimmi la verità: nell’armadio non nascondi solo vestiti neri, ma, che ne so, magari anche boxer con i cuoricini?” disse Althea.
“Fa’ meno la spiritosa o, vado davvero a chiamare l’orso che vive nello scantinato” disse Severus.
Le fiamme del camino divennero verdi e, da esse, uscirono i genitori di Althea e Dawlish.
“Tesoro, stai bene?” chiese preoccupata Miranda, abbracciando la figlia.
“Non avresti dovuto venire qua. È pericoloso” aggiunse Arthemius.
“Stare con Ian era più pericoloso. Non sarei venuta da Severus se non mi fidassi di lui” ribatté Althea.
“Quale onore avervi qua in casa mia e non solo al processo” disse Severus.
“Poche chiacchiere e veniamo subito al sodo. Dove si trova il corpo?” chiese Dawlish.
“Non so a cosa alluda” rispose.
“Ci mostri subito il corpo di quel babbano e, forse, non la farò sbattere subito ad Azkaban” replicò Dawlish.
“Entrate in casa mia di sproposito e avete pure il coraggio di accusarmi di una cosa che non ho fatto. Come è caduto ancora più in basso il Ministero” disse.
Dawlish stava per estrarre la bacchetta, quando Althea parlò: “Ian è nel mio appartamento. È entrato stanotte e ha cercato di strangolarmi. L’ho pietrificato. Lo trovate ancora là. Severus non c’entra nulla. Lo so, non dovevo utilizzare il camino, ma sono venuta qua da lui per cercare protezione.”
“Andremo a controllare, ma ciò non toglie il fatto che lei non abbia rispettato le regole che le erano state imposte” disse Dawlish.
“Perché considerate Severus pericoloso? È Ian quello da controllare” ribatté Althea.
“È solamente un babbano con alcuni problemi mentali. Un semplice incantesimo di memoria e non recherà più fastidio a nessuno. Il caso del Signor Piton, invece, è ben più diverso” spiegò Dawlish.
“Non dimentichiamoci che ha lavorato per Tu Sai Chi, fornendogli informazioni preziose e segrete” aggiunse Arthemius.
“Dovreste smetterla di giudicarlo per il suo passato. Ha tradito il Signore Oscuro. È sempre stato dalla parte di Silente, facendo il doppiogioco e rischiando la vita. Mi ha cacciata per proteggermi e io l’ho capito troppo tardi” spiegò.
“Tesoro, è chiaro che sei sconvolta. Perché ora non torni a casa con noi, mentre Dawlish si occuperà del signor Piton?” propose Miranda.
“Sappiate che non verrò da nessuna parte” disse Severus.
“Non cerchi di opporre resistenza. Si trova già in una situazione difficile. Non la comprometta” replicò Dawlish.
 “Continuate a giudicarlo per ciò che ha commesso. È Ian il colpevole. Ognuno di noi ha i suoi scheletri nell’armadio. Nessuno è perfetto. Nemmeno io lo sono mai stata” disse Althea e, rimboccandosi la manica, rivelò loro un’amara verità: sull’avambraccio sinistro, spiccava il marchio nero.






Note dell'autrice: Ed eccomi finalmente qua con questo capitolo. Scusatemi per l'immensa attesa. Spero che vi stia piacendo, soprattutto questa svolta. Althea è stata una mangiamorte. Chissà perchè avrà deciso di far parte dei seguaci di Colui che non deve essere nominato? E Severus, ovviamente, già sapeva
Grazie a tutti coloro che hanno messo tra le preferite la storia; o che la stanno seguendo; recensita o semplicemente che sono passati di qua
Grazie anche alla mia carissima amica Lucia
Con ciò, ci sentiamo (spero presto) al prossimo capitolo
Buon inizio settimana e buona notte a tutti/e

 
  
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