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Autore: Felpie    06/07/2021    1 recensioni
Come si riconosce un eroe?
Certo per i figli dei Salvatori del Mondo Magico non deve essere facile reggere il confronto.
Possono definirsi eroi?
Alle prese con la Scuola di Magia e Stregoneria più famosa del mondo, genitori oppressivi quanto distanti, amori adolescenziali, segreti e tradimenti, anche la loro vita non è poi così facile. Però non c'è nessuna guerra, almeno non di quelle con incantesimi e morti.
Come possono trovare la loro strada senza rimanere nell'ombra dei genitori, i figli degli eroi?
[Long che fa parte della serie "I Figli degli Eroi"]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio | Coppie: James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I figli degli eroi'
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This is going to take a long time
And I wonder what's mine
Can't take no more
Wonder if you'll understand
It's just the touch of your hand
Behind a closed door
All I needed was the love you gave
All I needed for another day
And all I ever knew
Only you
(Yazoo - Only You)






Aveva rimandato fin troppo. Per una settimana aveva cercato di ignorare la cosa, di non pensarci, di trovare soluzioni. Ma nulla: non aveva né ignorato la cosa, né non ci aveva pensato, né aveva trovato soluzioni. Aveva pensato a James per tutta la settimana, era stato il suo pensiero fisso – più del solito, s’intende. E il giorno dopo sarebbe tornata al castello – con James – e non aveva ancora deciso se confidarlo a Victoire prima di partire.

Aveva accuratamente evitato Louis, da brava codarda, e non gli aveva chiesto nemmeno come fosse andato il matrimonio con Lysander e com’era la sua situazione con Lorcan, e ancora non era mai andata a casa di Victoire a trovarla. Le aveva promesso che l’avrebbe fatto subito e invece aveva continuato a rimandare. E ora si ritrova a preparare il baule per ritornare al castello e non ha ancora preso una decisione.

Dominique sospira, lanciando il maledetto quadernino celeste tanto odiato, che sembra stare lì a ricordarle che deve decidere e che non può più rimandare: perfino quando se ne stava chiuso e lontano dall’inchiostro riusciva ad essere fastidioso, quello stupido quaderno.

Sente dei passi lungo il corridoio davanti alla sua porta e l’unico che può essere è suo fratello, sono da soli in casa: un motivo in più per uscire.

Che codarda.

Lo sa benissimo, eppure appena lo sente tornare in camera sua afferra la giacca, sgattaiola di fuori e si Smaterializza a pochi passi da casa di Victoire. La nuova casa di sua sorella è elegante e in stile inglese: ha un prato curato e innevato dietro un basso cancelletto di legno e il porticato bianco è pieno di fiori; Dominique ne avverte il profumo appena si avvicina e si chiede come faccia Victoire a coltivarli in pieno inverno.

Come si era lasciata convincere da James a fare una cosa del genere?

Questo è il suo pensiero mentre bussa alla porta e quasi si trova a sperare che sua sorella non sia in casa, che sia uscita a fare la spesa, che sia al lavoro o che abbia accompagnato Teddy da qualche parte. E ci spera davvero, quando Victoire ci mette quel secondo in più ad aprirle, ma alla fine il viso sorridente di sua sorella compare sulla soglia: Victoire ha i lunghi capelli dorati raccolti in una coda scomposta che le sta ovviamente benissimo, dei pantaloni di tuta grigi e una felpa con del pelo che esce da cappuccio. Come sempre, è splendida e Dominique vorrebbe essere proprio come lei.

“Domi!” esclama Victoire, allegra “Vieni, vieni. Ce ne hai messo di tempo... temevo saresti tornata al Castello senza passare a salutarmi!”

“Scusami” mormora Dominique, seguendola in casa, stretta nel cappotto per cercare di contrastare il freddo “Ho avuto delle giornate impegnate… mi ero lasciata un po’ di cose da recuperare… sai, per i M. A. G. O.”

Victoire annuisce “Andrai benissimo, vedrai. Non ho dubbi. Sei la Corvonero più brava che Hogwarts abbia mai visto.”

Dominique sbuffa divertita “Esagerata…”

Si guarda intorno, nella casa che aveva visto solo da vuota, e non si sorprende di trovarla già perfettamente arredata e di un gusto eccellente.

“Ti sei già sistemata, vedo” commenta.

“Saprai che maman e papà erano qui già l’1 mattina” ridacchia la neo-sposa “Ma sono riuscita a vincere su una cosa…”

Dominique la segue in cucina e non ci mette molto ad immaginare a cosa si riferisca quando la vede andare verso il congelatore.

“Ta – dan! Il gelato non potrà mai mancare in casa mia” esclama la maggiore, tirando fuori la vaschetta che non è mai mancata in casa Weasley – Delacour.

Dominique vorrebbe scoppiare a ridere e lo farebbe, se non fosse così nervosa; Victoire, ovviamente, se ne accorge.

“Che succede, Domi?”

“Volevo… rispondere alla tua domanda. Sai… quella che mi hai fatto al tuo matrimonio.”

Victoire aggrotta le sopracciglia “È un problema da gelato?”

“Ma sono le 11 di mattina!”

“E con questo?”

“Mio figlio non rimarrà mai a dormire da zia Victoire, sappilo” ridacchia la minore, ma è più una risata isterica.

Victoire la guarda confusa, come se sul serio non capisse quale sia il problema, e Dominique si ritrova a scuotere la testa: 11 di mattina o no ha lo stomaco troppo chiuso, non riuscirebbe a mangiare nulla.

“Non ho molta fame.”

La maggiore guarda prima la scatola di gelato e poi la sorella e annuisce “E solo divano sia, allora.”

Le due si spostano in salotto e Dominique si toglie la giacca, prima di sedersi, stringendo le mani vicino alle ginocchia; Victoire, invece, si siede più comodamente, ma comunque in maniera elegante, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Per qualche minuto nessuno delle due parla e Dominique sbuffa, dopo aver soppesato con lo sguardo tutto il salotto: si è focalizzata sull’assenza di polvere, sulle cornici d’argento splendenti e sul paesaggio fuori dalla finestra che dà sul retro del cortile, ma non ha la minima idea su come iniziare la conversazione.

“Non so come iniziare” ammette infatti, ad alta voce.

“Dall’inizio. Forse è più facile.”

No, probabilmente no.

Dominique si sistema meglio “Volevo parlarti… sai, la domanda… se c’è qualcuno che mi fa battere il cuore…”

“Me lo ricordo.”

“C’è una persona, Vic. Una persona speciale. Ma è… complicato…”

“Non lo è sempre?” domanda Victoire, incrociando le gambe elegantemente.

“Questa volta sul serio.”

Victoire la sta guardando come se non credesse sul serio che sia tanto complicato, perché ancora non può immaginare ciò che Dominique vuole dirle.

La più piccola si mordicchia le labbra: che sia ancora in tempo per scappare?

Lo sguardo curioso di Victoire le lascia intendere che no, non è più in tempo. Che ormai deve andare fino in fondo.

O meglio, potrebbe mentire, ma… non vuole più farlo, non su James. Perché lui non se lo merita e perché la loro storia non è una cosa che si può nascondere dietro una semplice bugia. E da qualche membro della famiglia deve pur iniziare, quindi… perché non Victoire? Dopotutto lei è sua sorella. Anche lei merita di saperlo. E non è giusto che ascolti una bugia. L’ennesima bugia.

“Ascolta, io so che mi farai la paternale…” la avvisa.

“Perché dovrei?”

“… perché lo farai, so che lo farai. Ma è davvero importante per me che tu lo sappia e…”

“… non lo farei mai, Domi…”

“… e quindi devo dirtelo.”

Victoire si fa seria “Dimmi.”

Dominique sospira e capisce che o lo dice adesso o non lo dirà mai più; sua sorella la fissa curiosa, con gli occhi azzurri perfettamente truccati già di mattina, e la minore si mordicchia per l’ultima volta le labbra, prima di mormorare “James.”

Victoire sorride “Si chiama James?”

“No, non si chiama. È James” la corregge Dominique e, vedendo che la sorella la sta guardando confusa, aggiunge “È Jamie.”

“Non voglio sembrarti superficiale, Domi, ma può succedere di sentirsi attratti dai propri cugini, specie se si passa molto tempo insieme come fate voi. Può capitare di essere gelosi di…”

“No, Vic, non hai capito” la blocca la minore “Io e James… abbiamo una relazione.”

La sorella, probabilmente, inizia a capire qualcosa, perché sbatte gli occhi un paio di volte, prima di domandare “Come?”

“Da un po’, in realtà” spiega Dominique “E James… prova quello che provo io. Però… diciamo che capisci perché dicevo che era complicato e…”

“Tu e James” la interrompe Victoire, cercando di fare il punto “Tu e James pensate di provare dei sentimenti l’uno per l’altra?”

L’altra esita, prima di precisare “Non è che pensiamo… Ne abbiamo parlato parecchio e…”

“E…” interviene ancora la maggiore “Vi siete baciati?”

Dominique annuisce, mentre l’altra fa una smorfia, commentando “Oh, Godric.”

“Io…”

“E siete… andati oltre?” continua Victoire.

Dominique si sente a disagio, è evidente che sua sorella non la stia prendendo come sperava e non è nemmeno totalmente sicura che la stia effettivamente prendendo bene, ma ormai ha confessato, non può raccontare solo a metà. O Victoire sul serio non crederà in loro e nella loro storia.

“Abbiamo anche fatto l’amore, se è questa la domanda” confessa, mentre i ricordi di quella giornata d’estate le tornano alla mente.



Quello è probabilmente l’unico giorno piovoso di tutta l’estate e sicuramente l’unico in cui casa Potter non è piena zeppa di qualche cugino, amico o animale strano; per la precisione, solo James girovaga per la casa e Dominique lo guarda divertita, dal porticato da dove lo sta osservando. È appena arrivata, ma le piace osservare il cugino quand’è immerso nei suoi pensieri: James ha l’abitudine di passeggiare, quando pensa, con le mani dietro i capelli e lo sguardo verso l’alto. Quel giorno indossa una maglietta delle Sorelle Stravagarie e dei pantaloncini da sport babbani e ha tutta l’aria di essere in attesa di qualcosa. O qualcuno.

Dominique sorride, intuendo di essere l’oggetto dei pensieri di suo cugino e sentendosi lusingata. Non le è mai piaciuto essere al centro dell’attenzione, anche se il suo essere Veela e la sua bellezza alcuni atteggiamenti un po’ vanitosi glieli regalano, ma non si sente troppo a suo agio quando ha tutti gli occhi puntati su di sé, nonostante sappia dissimularlo bene. Però le piace da morire il pensiero di essere così tanto speciale per James.

Bussa e distingue chiaramente il sorriso radioso sul viso del cugino dalla finestra del salotto e un attimo dopo se lo ritrova davanti; si avvicina a lei, per baciarle dolcemente le labbra, e poi la guarda, come a volersi imprimere nella mente la sua immagine.

“James?”

“Uh?”

“Piove. Mi fai entrare?” ridacchia Dominique e James le regala un altro sorriso, prima di farsi da parte.

“Sei bellissima” mormora, quando si chiude la porta alle spalle; Dominique gli appoggia una mano sulla guancia e James, istintivamente, chiude gli occhi.

La ragazza sente il calore della pelle dell’altro e gli si avvicina di nuovo, per baciarlo ancora, mentre James appoggia la schiena al portone di casa.

Quel giorno hanno tutto il tempo per loro, grazie a Scorpius che ha invitato Albus a casa sua e a Lily che è alla Tana, e hanno tutta l’intenzione di goderselo a pieno: così tanto tempo e così tanta solitudine, probabilmente, è da parecchio che non li condividono.

Si spostano in camera di James poco dopo e dà lì al rimanere con davvero pochi vestiti addosso il passo è breve; Dominique accarezza il petto muscoloso e sfiora gli addominali scolpiti, pensando a quanto c’è di bello in suo cugino, coperto però da tutta quella bellezza esteriore. James sarà anche un ragazzo attraente, ma le sue parti più belle non le mostra mai a nessuno. Si chiede in quanti sappiano che ama gli Scacchi Magici, i Calderotti e lavorare nel retro dei Tiri Vispi.

“A che pensi?” domanda James, intrecciando le sue dita con quelle della ragazza.

“A te. A noi. Ai Calderotti.”

“Mi piacciono i Calderotti” commenta il ragazzo, ridacchiando “Ma tu non preferivi le Api Frizzole?”

“Io preferisco te.”

James la bacia, stringendo il suo corpo contro il proprio, e Dominique si aggrappa a lui, come se da questo dipendesse tutto.

“Farò finta di crederci” dichiara il ragazzo, quando si allontana un po’ “E lo apprezzo davvero. Sai, essere importante per te quasi quanto un’Ape Frizzola.”



“Oh, Santissimo Godric” commenta Victoire “Questo sicuramente non era quello che mi sarei aspettata dalla conversazione.”

Dominique storce le labbra, non aggiungendo altro. Scende il silenzio tra le due ragazze e la minore si sente ancora un po’ a disagio, soprattutto perché Victoire non parla. Victoire parla sempre, ha sempre un’opinione sulle cose e sa sempre cos’è giusto. Forse, il fatto che non parli, vuol dire che questa volta non lo sa. E se già Victoire ha dei dubbi…

“Non so cosa dire.”

La Corvonero abbassa la testa “Lo immagino.”

“No, Domi, non lo immagini. Non puoi immaginarlo perché non ti puoi essere trovata in questa situazione” Victoire sospira “Io sono la maggiore e dovrei saperti consigliare, ma in questo caso… non so proprio farlo. Hai idea di come la prenderanno maman e papà? Di come la prenderà nonna Molly? Godric, e non voglio nemmeno pensare a mamie Apolline!”

Victoire scavalla le gambe e guarda le sue mani, con cui giocherella, prima di aggiungere “E devo anche considerare quello che mi hai detto e quello che tu e James provate o credete di provare. E cosa potrebbe dire il mondo, di fronte a questa cosa.”

Dominique si innervosisce un po’, a quelle parole, e domanda “Ma tu, Vic, tu cosa ne pensi?”

“Che è un gran casino.”

“Sì, ma… è una cosa che approvi?”

“Io…” mormora Victoire, senza rispondere.

“Io avrei voluto parlartene. Sono stata tentata di farlo per lettera, quest’inverno” racconta Dominique “Ma poi ho pensato che non sarebbe stato giusto e che non mi sarei saputa spiegare bene. Avevo bisogno di te, Victoire, di parlarti. Del tuo parere.”

“Io non ce l’ho un parere, in questo momento” sbuffa Victoire, probabilmente infastidita dall’essere stata presa in contropiede. Perché Dominique la conosce, sa che non le piace essere colta di sorpresa e che vuole essere sempre precisa su ogni cosa, ma in questo momento ha bisogno della sua spontaneità, più che di un suo pensiero razionale. A fare pensieri razionali ci ha già pensato lei a sufficienza.

Victoire si sposta nervosamente una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio “Io credevo che avremmo parlato di un ragazzo del castello, magari uno di quelli dell’ultimo anno un po’ spacconi ma dal cuore gentile e…”

“Stai descrivendo James” le fa notare la minore, ma Victoire fa finta di non sentirla.

“Che cosa vuoi che ti dica, Domi?”

“Qualsiasi cosa. Vorrei che tu fossi felice per me e che sapessi cosa fare, come sempre.”

“Io non sono felice per te perché non so se James può riuscire a darti l’amore che meriti” specifica Victoire e, vedendo che la sorella sta per ribattere, aggiunge in fretta “Io non metto in dubbio i suoi sentimenti per te, né i tuoi per i suoi. Anche se forse pure su questo bisognerebbe discutere, ma… io penso ad un vostro futuro. Penso alle difficoltà che dovreste e dovrete affrontare e mi chiedo se ci hai pensato bene. E se ne valga sul serio la pena.”

“Perché, con Teddy non ne sarebbe valsa la pena?” domanda a bruciapelo Dominique e Victoire fa per dire qualcosa, ma si trattiene.

Si limita quindi a scuotere la testa e mormorare “Devo pensarci, Domi. Non so cosa dirti, così su due piedi. Non posso aiutarti, così su due piedi. Mi dispiace, ma…”

Lascia la frase in sospeso e Dominique si sente improvvisamente ancora più a disagio: era convinta che una volta iniziato il discorso poi la conversazione sarebbe andata avanti spigliatamente e che il peggio sarebbe passato. Ma lì, il peggio è rimasto sempre uguale a prima, immutato, e lei non ha idea di come fare: se quello doveva essere un segno riguardo al dire o al non dire a tutti di loro… non era andata molto bene.

“Ci penserò, te lo prometto, ma… non aspettarti un mio commento subito, d’accordo?” chiede la maggiore, appoggiando la sua mano su quella della sorella. La mano di Victoire è fredda, mentre quella di Dominique sembra voler prendere fuoco.

La minore annuisce, alzandosi dal divano, un attimo dopo imitata da Victoire; vanno automaticamente verso la porta perché, almeno Dominique, ha detto tutto quello che c’era da dire, e sua sorella le appoggia una mano sulla spalla proprio mentre sta per uscire.

“Questo non… non vuol dire che tu non possa parlarmi di ogni cosa. Tu puoi dirmi tutto, ma… è solo che io non ho sempre la risposta pronta per tutto.”

“Lo so, Vic” la rassicura Dominique, tacendole però il fatto che si aspettava un minimo in più da lei. Dopotutto aveva tanto insistito per saperlo. Scaccia il pensiero in fretta: non era una cosa facile da apprendere così, lo sa bene.

Victoire la abbraccia elegantemente, invadendola con tutto il suo profumo dolce, e Dominique stringe la sua felpa sotto le dita.

“Salutami tanto Louis” mormora la maggiore, quando si separa “Avete preparato il baule?”

Sembra molto un tentativo per togliere entrambe dall’imbarazzo che permea l’aria. Peccato che, almeno per Dominique, non funzioni poi molto.

La Corvonero annuisce “Io l’ho preparato. Louis ha detto che ci avrebbe pensato oggi, tutto il giorno.”

“Sì, certo” commenta l’altra, conoscendo il fratellino.

“E… tu e Teddy? Quando partirete per la Luna di Miele?”

“Tra una settimana. Ti… porterò un regalo. E ti manderò una cartolina” mormora Victoire, mordicchiandosi le labbra, e Dominique capisce che è il caso di togliersi dai piedi: sicuramente ha già dato parecchio a cui pensare a sua sorella.

“Fai buon viaggio, allora. E salutami Teddy.”

“E tu Louis. Controlla che prenda le piume di ricambio.”

“Lo farò.”

E con quelle parole Dominique si Smaterializza, prima che qualche altra domanda imbarazzante e assolutamente di convenevoli rovini ancora di più quella mattina; davanti a Villa Conchiglia sente il cuore batterle forte, come se avesse fatto una gran corsa, e non ha bisogno di guardarsi allo specchio per immaginare le gote rosse che ha sul viso. Non si aspettava un confronto del genere.

Vede l’ombra di suo fratello alla finestra della camera e pensa che prima o poi dovrà affrontare anche lui perché ha sentito benissimo quello che James le ha detto e non può continuare a far finta che non lo sappia. Prima o poi dovranno tornare a parlarsi, non può evitarlo per sempre.

Si pulisce le scarpe sullo zerbino ed entra, subito investita dal calore della casa, che fa contrasto con il freddo pungente; il gufo ha appena portato la posta e, tra le tante lettere d’auguri di Capodanno e di un felice matrimonio per Victoire che ancora continuano ad arrivare a casa loro, ce n’è anche una per lei.

Dominique fa una smorfia appena legge il mittente, ma scarta la busta, curiosa.



Bellissima Dominique,
sono molto deluso di non aver ricevuto i tuoi auguri a Natale e a Capodanno. Mi hai pensato un po’? Io ti ho pensato tanto. E non solo perché l’alternativa al pensare a te era stare con mio fratello o con le mie cuginette petulanti. Ero proprio curioso di sapere come stesse procedendo la geometria della tua vita, scommetto che con le vacanze di Natale la faccenda si sia infuocata. O mi sbaglio forse? Non c’è bisogno che tu risponda, so che non sbaglio mai (cioè non devi rispondere solo a questa cosa, sarebbe carino se rispondessi alla lettera, anzi sarebbe proprio scortese il contrario).
Non vedo l’ora di rivederti, spero in un racconto molto dettagliato. I dettagli, mia cara, fanno la differenza in ogni storia. Cerca di essere puntuale domani, non vorrei che perdessi il treno, sarebbe davvero disdicevole per una ragazza precisa come te.

Ti mando un bacio (sulla guancia, qui non si sa mai chi posso far infuriare se te lo dessi da qualche altra parte), che spero che ricambierai e tanti auguri di un buon inizio.
Lucian.

P.s. Alex come sta?
P.s.s Mi dai i tuoi appunti di Trasfigurazione? Qui lo dico e qui lo negherò sempre, ma sono scritti molto bene.



Dominique scuote la testa alle parole del suo compagno di Casa: chissà se Lucian progetta con largo anticipo di essere così petulante anche a distanza o se è una cosa che gli riesce naturale e senza doversi preparare nulla. Ovviamente non può sapere nulla di Alex ma… è troppo sveglio su certe cose.

La loro amicizia era sempre stata strana e nessuno, nemmeno loro, l’avevano mai capita a pieno: Lucian è un ragazzo sagace e malizioso, fin da quando aveva undici anni, ma Dominique non si era mai lasciata incantare da lui e questa cosa sembrava essergli piaciuta parecchio. Negli anni aveva ovviamente fatto strage di cuori, con i suoi occhi profondi e con il suo sorrisetto che sembrava sempre nascondere un segreto, ma non aveva mai smesso di riservare a Dominique delle battutine ironiche e dei complimenti mal celati. Probabilmente, se qualcuno lo chiedesse a Lucian, risponderebbe che pensa che Dominique sia una tipa interessante e indipendente, perché lui è così, si diverte a scegliere le parole giuste e, allo stesso tempo, a non rivelare mai troppo.



“Dominique Weasley, vero?”

“Siamo in classe insieme tutti i giorni tutto il giorno, Sharp” replica in fretta una Dominique undicenne, con le mani sui fianchi e i capelli stretti in due trecce precise “Non sei molto sveglio.”

“E tu hai una lingua tagliente” ribatte il ragazzino, incrociando le braccia sul petto “Non lo sai che bisognerebbe essere gentili con quelli della propria Casa?”

“Ti serve qualcosa?”

“Gentilezza?”

“Intendevo qualcosa di utile.”

Lucian alza le spalle “Allora no, volevo solo salutarti. Farmi conoscere. Ho idea che parleremo spesso, io e te.”

“Io non credo.”

Dominique ha intorno a sé tutti i suoi cugini già, perché dovrebbe chiacchierare anche con lui? Non gli interessa chiacchierare con lui.

“Vedremo. Mi dispiace, non ho Api Frizzole con me, altrimenti saresti stata molto più gentile con me.”

Dominique sbatte gli occhi, sorpresa “Come sai che mi piacciono le Api Frizzole?”

“Ti ho osservata. Tengo sempre d’occhio le persone interessanti e tu mi sembri da tenere d’occhio” risponde Lucian, come se fosse la cosa più scontata del mondo, prima di precisare “Sappi che non te ne porterò, però. Non voglio comprare le tue chiacchiere.”

“Peccato, dovresti.”

E Lucian storce le labbra in una smorfia, mentre risponde “Non penso proprio. Credo che io e te potremmo essere ottimi soci in affari e che presto te ne accorgerai.”



È sempre tutto sul filo del sott’inteso con lui e a Dominique, questa cosa, aveva sempre divertito. E quindi, nonostante l’arroganza e una leggera punta di superbia che era anche in parte giustificata dalla sua eccezionale bravura, Dominique lo considerava un amico, forse il suo unico amico maschio fuori dalla cerchia dei suoi parenti. Ed era sicura che anche lui la considerasse allo stesso modo, forse l’unica persona di sesso femminile che non riteneva troppo noiosa o frivola.

Ma non avrebbe risposto a quella lettera – e sicuramente Lucian lo sapeva – perciò la appallottola, consapevole anche del fatto che tanto si vedranno domani sul treno e che lui sarà malizioso come al solito, sia che lei risponda, sia che non.

Così decide di fare dei biscotti e ignorare tutto e tutti per qualche minuto: quella è davvero una giornata da biscotti ed è solo mattina. Li fa al cioccolato, perché come dice sempre Teddy, il cioccolato fa bene, soprattutto dopo una giornata stancante – e quella lo è di sicuro.

Aspetta che si raffreddino e poi, prendendo il coraggio a due mani e mettendoci dentro anche un fazzoletto con qualche biscotto, si avvia verso la camera di suo fratello, pronta ad affrontare la seconda conversazione impegnativa della giornata. E il tutto prima di pranzo! Dovevano darle un premio. James le dovrà dare un premio.

“Toc toc.”

Appena il fratello le risponde, Dominique fa capolino sulla porta, mostrando i biscotti.

“Hai fame? Li ho appena fatti?”

Louis, che è seduto alla scrivania a scrivere, le fa un gran sorriso e le fa cenno di entrare; la sua camera sembra essere stata investita da un tornado o qualcosa che ci va molto vicino perché il baule è aperto – e vuoto – sul letto e i vestiti e i quaderni sono sparsi ovunque, ma a Louis non sembra importare troppo, mentre lascia cadere a terra una pila di magliette per far sedere la sorella sul letto e posizionarsi accanto a lei, guardando affamato i biscotti.

Dominique gli passa il fazzoletto, ridacchiando.

“Questo è il tuo concetto di fare il baule?”

“Ci sto lavorando” risponde Louis, con la bocca piena, storta nel fare un mezzo sorriso.

La ragazza ricambia il gesto e aspetta che il fratellino abbia finito di mangiare e che sembri soddisfatto della sua merenda – o aperitivo, a seconda di come lo si vuole intendere – prima di domandare “Possiamo parlare?”

“Mi vuoi raccontare di te e James?” indovina Louis.

Dominique annuisce, sistemandosi meglio sul letto in modo da guardare il fratello.

“Che cosa ne pensi?”

“Io?”

“Sì, tu. Mi importa cosa pensi.”

Louis ci pensa per qualche secondo, prima di scrollare le spalle “A me… non importa, credo. Voglio dire, James è… forte. E ti vuole molto bene.”

“Sì. E anche io ne voglio a lui. Non… non ci saremmo incasinati così tanto la vita se non… se non ne fosse valsa la pena.”

“Com’è successo?” chiede curioso il Corvonero e Dominique scrolla le spalle.

“Per caso, dopo una partita di Quidditch.”

“Quale?” indaga Louis, come se volesse cercare di ricordarsi un momento che gli è sfuggito.

“Alla fine del quinto anno, Lou, non quest’anno.”

Il ragazzo sgrana gli occhi “Così tanto?!”

Dominique annuisce.

“E avete mantenuto il segreto per tutto questo tempo?”

“È stato difficile” ammette la ragazza “Ma in realtà nemmeno così tanto… se ci pensi, io e James siamo sempre stati tanto insieme. Sono solo cambiate le cose che facciamo…”

“Non voglio sapere altro!” la interrompe Louis, arrossendo, e Dominique ridacchia.

“Non ti avrei detto altro, infatti.”

“Però voglio… vorrei… sapere una cosa” mormora il ragazzo.

“Cosa?” domanda curiosa Dominique.

“Me lo avresti detto?”

“Certo.”

“Quando?” insiste Louis.

Dominique esita, prima di ammettere “Non subito. Ma lo avrei fatto. Te l’ho detto, mi importa ciò che pensi.”

“E Alex?” domanda ancora il ragazzo, che sembra essere molto contento che la sorella lo tenga informato di ciò che le succede.

Dominique sospira “Dovrò parlarci. Si merita delle spiegazioni.”

“Se lui non ti piace… non puoi stare con lui” concorda Louis e Dominique gli sorride, intenerita dal suo tono.

“Hai ragione” commenta quindi la ragazza, accarezzandogli i ricci ramati.

“Oggi… lo hai detto a Victoire, vero? È per questo che sei andata da lei e che mi hai preparato i biscotti” indovina il Corvonero; Dominique lo trova tremendamente intelligente per la sua età e, allo stesso tempo, estremamente sensibile.

“Io ti ho preparato i biscotti perché so che ti piacciono e perché Teddy dice sempre che la giornata inizia bene con un po' di cioccolato… è nostro cognato, dovremmo iniziare ad ascoltarlo…” precisa Dominique, prima di aggiungere “Comunque sì, ma… forse sono stata un po' precipitosa…”

Louis sgrana gli occhi ed esclama, stupito “Non l’ha presa bene?! Ma Vic…”

“L’ho presa un po’ alla sprovvista” spiega subito Dominique “Ha detto che… ci deve pensare.”

Il Corvonero sembra pensarci un attimo e dopo un po’ mormora “E dici che prenderà male anche… sì, insomma, il fatto che… di Lysander…”

Dominique scuote velocemente la testa e si affretta a dire “Assolutamente no, Lou. Victoire sarà solo che felice per te. Non c’è nulla di strano in quello che provi, Louis, te l’ho detto, e Vic la penserà esattamente come me. Io l’ho… solo colta di sorpresa.”

Louis annuisce, guardandosi le punte dei piedi, e la sorella gli appoggia una mano sulla sua.

“E tu come stai, Louis? Si sono divertiti i gemelli?”

“Molto. Lysander mi ha detto che è stato molto contento che io l’abbia invitato e che si è divertito da matti…” Louis arrossisce di colpo “Lo sai che ha detto che avevo una bellissima camicia e che mi stava molto bene?”

“Tu avevi una bellissima camicia e ti stava divinamente” è il commento della sorella maggiore, accompagnato da un sorriso.

“Abbiamo chiacchierato tantissimo e…” Louis qui abbassa la voce “Ci siamo addormentati sul mio letto. Poi io mi sono svegliato di notte e sono andato a dormire nel suo.”

Dominique lo guarda teneramente e suo fratello aggiunge “E Lorcan sembrava tranquillo. Mi ha parlato e ha apprezzato molto i tuoi brownies. Dovresti farli anche al castello, io non voglio litigare con lui.”

“Non saranno i miei brownies a non farti litigare con Lorcan” gli fa notare la maggiore “Ma sono sicura che le cose andranno meglio, dovete solo trovare… un equilibrio.”

Louis annuisce e Dominique gli si avvicina, per passargli un braccio intorno alle spalle; suo fratello le appoggia la testa sulla spalla.

“Anche noi dovremmo ritrovare un equilibrio.”

“In che senso?” domanda la ragazza, accarezzandogli un braccio dolcemente.

“Mi manca già Victoire. Sono passato davanti camera sua ed era… vuota. Sembrava una stanza degli ospiti” mormora Louis “Si è trasferita sul serio, non vive più con noi.”

“Quando questa mattina sono andata a trovarla ho subito notato con piacere che ha preso possesso dell’appartamento con la sua solita eleganza e ha già infilato il gelato in congelatore” racconta Dominique, con un sorrisetto divertito.

“Quello lo davo per scontato. Ho paura che abbia messo anche il gelato nella lista di nozze” commenta il Corvonero, facendo ridere la sorella.

“Comunque…” inizia Louis, tornando serio “Spero che James si comporti bene. Insomma, mi dispiacerebbe picchiarlo, se ti facesse piangere, dopotutto è mio cugino.”

Dominique gli deposita un bacio tra i capelli, mentre sente il cuore scaldarsi a quelle parole e di fronte alla tenerezza smisurata di suo fratello. Forse non era una cosa così brutta, avere una relazione con il proprio cugino. Forse non tutti l’avrebbero presa male. Forse qualcuno avrebbe reagito come Louis e avrebbe solo sperato nella sua felicità.

“Grazie, Lou. Sei davvero dolce, lo sai?”

“Umpf…”

“E molto disordinato” aggiunge Dominique, guardandosi intorno “Davvero, Louis, finisci di preparare il baule.”

“Sì, signora” sbuffa Louis, liberandosi dall’abbraccio della sorella ed alzandosi “Perché non esiste un incantesimo per fare questo?”

La Corvonero ridacchia – l’incantesimo esiste sul serio, ma lei l’ha scoperto solo alla fine del quarto anno, è giusto che anche suo fratello si faccia un po’ di muscoli con quei vestiti – e si alza anche lei, salutando il fratello per andare a controllare le ultime cose per il viaggio.

Con i suoi fratelli aveva parlato. Ora doveva solo parlare con Alex.






Felpie's Corner
Buonsalve e bentrovati! Chissà se con queste belle giornate di sole c'è qualcuno che legge la mia storia. A tal proposito ho deciso di andare in ferie per qualche settimana perché d'estate è davvero difficile ricordarsi di aggiornare e perché ogni volta rischio di non farlo. E anche voi, immagino, non starete troppo al computer a prendere il caldo. Credo che farò passare un mesetto, quindi, periodo in cui tutti voi sarete al mare, in vacanza, in montagna o in giro per il mondo, prima di far definitivamente tornare tutto il Clan al Castello (basta vacanze di Natale, sono durate anche troppo). Diciamo che ci rivediamo il 17 Agosto, giorno più o giorno meno, indicativamente. Al massimo il 24 e poi spero di riuscire a riprendere degli aggiornamenti normali o quasi normali.
Per quanto riguarda il capitolo forse non tutti capiranno la mia scelta di mettere tutti quei dubbi in testa a Victoire: l'ho fatto perché non può essere che tutta la famiglia la prende fin da subito bene, altrimenti non avrebbe senso che Dominique e James (ma soprattutto Dominique) abbiano tutti questi dubbi. Perciò  ho pensato che una sorella razionale come Victoire dovesse per forza vedere le potenziali difficoltà di questa storia, almeno per qualche giorno.
La parte su Lucian è un di più, nell'idea del capitolo originale non c'era, ma mi piace pensare che Dominique abbia un amico (oltre a Dorcas) che non faccia parte della sua famiglia.
E invece, al contrario, Louis non può che essere felice perché per una volta sua sorella si confida anche con lui e vuole appoggiarla in tutto (soprattutto perché gli ha appena preparato dei biscotti buonissimi).
Vi auguro delle buone vacanze e spero che, come al solito, il capitolo vi sia piaciuto.
A presto,
Felpie


 
   
 
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