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Autore: crazy lion    08/07/2021    1 recensioni
Taylor e Joe si sono appena sposati. Stanno mettendo via le decorazioni natalizie assieme alla madre di lei, Andrea, ma non sanno ancora cosa succederà quando troveranno due vecchie bambole.
Storia stilata con _Malila_Pevensie.
Disclaimer: con questo nostro scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendiamo dare veritiera rappresentazione del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.
Genere: Fantasy, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Taylor Swift
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3.

 

GIORNO 3

 
Taylor si svegliò quando la luce del sole filtrò da una fessura fra le tende e le inondò il volto.
Joe dormiva ancora, a pancia in giù e con la faccia sepolta nel cuscino, così come Valentina nel suo lettino.
La ragazza si tirò su a sedere, poi cercò la sveglia con la mano e la girò verso di se: erano le otto e mezza. Non aveva più sonno, perciò decise di alzarsi e iniziare a mettere su una colazione speciale. Attraversando il pianerottolo si fermò a dare un’occhiata ad Hannah: anche la maggiore dormiva di gusto: lo si poteva vedere dall’espressione beata sul suo viso, la sola cosa che spuntasse dal morbido piumone colorato.
Giunta in cucina recuperò un libro di ricette. Più che un vero e proprio volume si trattava di un raccoglitore che sua madre aveva creato per lei e le aveva regalato quando si era sposata: c’erano tutte le ricette che Andrea aveva sempre preparato per lei e suo fratello quando erano piccoli. Cercò qualcosa che potesse piacere sia a Joe che alle piccole e alla fine trovò la ricetta dei pancake allo yogurt: era perfetta.
Si mise all’opera. Aveva tutti gli ingredienti necessari in frigorifero e quando si accorse di avere anche una vaschetta di frutti di bosco decise di aggiungere anche quelli al menu. Preparò la pastella canticchiando una delle canzoni del suo repertorio, Love Story.
Stava giusto iniziando a far scaldare la padella per cuocere i pancake quando avvertì dei piccoli passi alle proprie spalle. Non fece nemmeno in tempo a voltarsi che Hannah la stava già abbracciando.
"Buongiorno, piccolina!" la salutò la giovane, lasciandole una carezza con la mano destra e continuando a tenere la padella con la sinistra.
"Ciao, mamma" rispose Hannah, la voce sottile ancora impastata di sonno.
"Guarda, la mamma sta cucinando qualcosa di buono per colazione" le spiegò affettuosamente. "Ti va di sederti un attimo al tavolo, nel frattempo? E quando avrò finito andremo a chiamare papà e Vale."
La bambina annuì, poi obbedì e si recò al tavolo. Rimase lì a osservare Taylor mentre si dava da fare ai fornelli, domandandole occasionalmente cosa facesse.
"Cosa sono, mamma?"
"Pancake. Si tratta di un dolce soffice e gustoso che spero vi piacerà molto."
"E quella cos’è?"
"Una spatola."
"A cosa serve?"
"A girare i pancake per non farli bruciare mentre cuociono. Vedi?"
Hannah si mise in ginocchio sulla sedia per poter guardare meglio mentre Taylor girava il dischetto di pasta dolce con la spatola. Il suo interesse era stupendo da osservare.
Nel giro di un quarto d’ora una bella pila di pancake aveva fatto la propria comparsa sul piatto di cui Taylor si era munita. Accanto a quelli delle consuete dimensioni ce n’era uno un poco più piccolo, preparato appositamente per Valentina.
"Ecco, siamo pronte! Andiamo a chiamare papà e Vale, che ne dici?" chiese ad Hannah dopo aver apparecchiato la tavola con tutto l’occorrente per il pasto.
"Sì!" esclamò la bambina, entusiasta, balzando giù dalla sedia.
Hannah la precedette alla porta, scomparendo dietro lo stipite. Era appena uscita dal campo visivo di Taylor quando quest’ultima la sentì lanciare un gridolino di sorpresa e divertimento. La raggiunse in salotto, immaginando già cosa fosse accaduto.
Joe le aveva infatti precedute e le stava raggiungendo con in braccio la più piccola. Quando si era ritrovato di fronte Hannah, l’aveva acchiappata sotto al braccio libero e ora la stava trasportando allegramente verso la cucina.
"Attenzione, carico delicato!" diceva, muovendosi a grandi passi.
Hannah rideva come una matta e la sua ilarità arrivò anche a Valentina, la quale iniziò a saltellare e ad agitarsi.
Passando di fianco a Taylor il ragazzo si fermò e la salutò con un bacio e un:
"Buongiorno, amore."
La giovane ricambiò il gesto per poi prendere Vale, le cui manine si stavano allungando verso di lei e si stavano immergendo nei suoi capelli biondi. L'accolse fra le braccia e le lasciò un bacio sulla tempia, dandole il ben svegliata.
Quando vide tutto quello che aveva preparato, il volto di Joe si aprì in un gran sorriso.
"Sei stata meravigliosa, grazie, tesoro!" la ringraziò calorosamente.
Poi, prima di accomodarsi, sistemò Hannah in quello che era divenuto il suo posto.
Fecero colazione in allegria, chiacchierando e mangiando i pancake. Hannah apprezzò moltissimo sia quelli che i mirtilli e i lamponi e bevve insieme un bicchiere di latte. Anche a Valentina sembrò piacere il suo piccolo pancake, che Taylor tagliò in piccoli pezzetti e inzuppò nella sua tazza di latte caldo.
Joe, d’altro canto, sembrava entusiasta tanto quanto le bambine: mangiò come minimo tre pancake, conditi con lo sciroppo d’acero, e una bella quantità di frutti di bosco. Nel vederlo bere il suo bicchiere di latte tutto soddisfatto alla ragazza scappò una risata genuina.
"Cos’ho di tanto buffo?" domandò lui con il sorriso consapevole di chi lo sa benissimo.
In effetti, dovette riconoscersi Taylor mentre terminava la propria porzione, le erano venuti davvero bene. Erano i migliori che le fossero mai riusciti.
Una volta che ebbero terminato, i due adulti iniziarono a sparecchiare.
Stavano portando via le tazze quando Hannah domandò:
"Mamma, cosa facciamo oggi?"
Taylor ci rifletté per un momento. Nei due giorni precedenti avevano trovato parecchie cose che potessero intrattenere le bambine, ma quel giorno non le era venuto in mente ancora nulla.
Fu Joe a suggerire una soluzione.
"Che ne dici di portarle allo studio? Potrebbe essere interessante per loro vederti nel tuo ambiente."
Sì, si può fare pensò Taylor. Le sarebbe bastata una telefonata per sapere se lo studio era libero.
"Ottima idea! Datemi solo un attimo per organizzare."
Chiamò rapidamente lo studio di registrazione per sapere se poteva avere uno spazio riservato solo per loro quattro quella mattina. Voleva che le bambine fossero libere di chiamarli mamma e papà senza destare occhiate stranite. Le venne detto che potevano averlo per un paio d’ore.
Hannah fu entusiasta dell’idea di poter vedere il luogo dove Taylor lavorava. Era talmente esaltata al pensiero che si agitò tutto il tempo, mentre la ragazza l’aiutava a prepararsi, rendendole difficile perfino farle infilare le braccia nel maglioncino.
Poi salirono tutti in macchina e partirono. Arrivati a destinazione lasciarono l’auto nel parcheggio dell’edificio e si avviarono. Dovettero fermarsi solo un istante all’ascensore, poiché Hannah, non avendone mai visto uno, esitò a entrare. Lo fece solamente quando Joe la rassicurò prendendola per mano e accompagnandola.
Quando entrarono nello studio, la bambina sembrò dimenticarsi della preoccupazione di poco prima non appena posò lo sguardo sulle attrezzature. Era molto affascinata da tutta quella serie di leve e pulsanti, che facevano sembrare di essere entrati in una navicella spaziale, e si avvicinò subito al mixer, incuriosita.
"Non toccate nulla, mi raccomando. Ci penserà papà a darmi una mano" si raccomandò Taylor, autoritaria ma dolce.
"Va bene, mamma" rispose Hannah.
Dopo aver fatto sistemare le due piccole su un comodo divanetto, Taylor spiegò loro che passava moltissimo tempo in quel posto.
"Qui è dove io registro. È da qui che nascono i miei album."
"Cos’è un album?" domandò Hannah.
"Si tratta di una raccolta di canzoni."
"E tu ne hai fatti tanti?"
"Ne ho fatto qualcuno, sì" rispose Taylor, sorridendo.
Poi, dopo aver incaricato Joe di far partire la base, prese posizione. Pensò un istante a quale canzone intonare, poi le tornò in mente quella cui stava pensando quella mattina. Le sarebbe piaciuto cantarla in quel momento.
Diede perciò istruzioni a Joe e si preparò. La musica di Love Story si fece sentire ben presto.
We were both young when I first saw you
I close my eyes and the flashback starts
I’m standing there
On a balcony in summer air
See the lights, see the party, the ball gowns
See you make your way through the crowd
And say, “Hello”
Little did I know
 
That you were Romeo, you were throwin’ pebbles
And my daddy said, “Stay away from Juliet”
And I was cryin’ on the staircase
Beggin’ you, “Please don’t go”, and I said
 
Romeo, take me somewhere we can be alone
I’ll be waiting, all there’s left to do is run
You’ll be the prince and I’ll be the princess
It’s a love story, baby, just say, “Yes”
 
So I sneak out to the garden to see you
We keep quiet, ‘cause we’re dead if they knew
So close your eyes
Escape this town for a little while, oh oh...
[…]
La musica la trasportò come sempre nel suo mondo e dovette terminare la canzone per accorgersi della reazione avuta dalle bambine.
Quando il testo finì e la base si spense, Taylor guardò nella loro direzione. Valentina sembrava incantata, ferma sul divano e con gli occhioni spalancati, in braccio a Joe; Hannah, invece, aveva un sorriso enorme stampato in viso. Quest'ultima si alzò e corse davanti alla porta a vetri della stanza in cui Taylor si trovava, restando ad aspettarla.
Non appena la ragazza mise piede fuori la bambina le saltò quasi in braccio, entusiasta. Taylor la sollevò e Hannah le circondò il collo con le braccia.
"È bellissimo, mamma, qui si sente ancora meglio che sei brava!"
La ragazza scoppiò a ridere e le diede un buffetto sulla guancia.
"Grazie, tesoro."
"Di cosa parla questa canzone?"
Una volta che si fu seduta anche lei, sistemando Hannah sulle proprie ginocchia, Taylor raccontò che era ispirata alla famosissima storia d’amore di Romeo e Giulietta.
"Tu fai questo sempre?" chiese poi la bambina, gli occhi che brillavano.
"Sì, ma devi sapere che non è sempre così" spiegò Taylor. "Oggi ci siamo solo noi, ma di solito qui, con me, lavorano molte altre persone. Senza di loro il mio lavoro non sarebbe possibile. E lo stesso vale per gli spettacoli. Ci sono tantissime persone che mi aiutano."
"Mi piace qui" mormorò Hannah, guardandosi intorno. "Deve piacere molto anche a loro."
A quell’affermazione, Taylor e Joe si guardarono e sorrisero, inteneriti.
Nell’ora successiva, Taylor fece esplorare alle piccole tutta la sala, facendo ben attenzione a non far toccare loro le attrezzature più delicate. Mostrò a entrambe gli strumenti musicali e improvvisò qualcosa alla chitarra: il suono dello strumento catturò Valentina, la quale restò ferma a guardarla, seduta davanti a lei, emettendo di tanto in tanto un: "Uaaah...", estasiato.
Hannah, invece, rimase incantata dal pianoforte. Taylor si sedette allo sgabello con quest’ultima accanto e Vale in braccio e fece provare alla più grande a schiacciare qualche tasto per udirne la nota corrispondente.
Poi la bambina le chiese di suonare qualcosa con lo strumento e la cantante si mise all’opera.
Questa volta, scelse qualcosa del suo repertorio più recente.
I’m like the water when your ship rolled in that night
Rough on the surface, but you cut through like a knife
And if it was an open-shut case
I never would have known from that look on your face
Lost in your current like a priceless wine
 
The more that you say, the less I know
Wherever you stray, I follow
I'm begging for you to take my hand
Wreck my plans, that’s my man
 
Life was a willow and it bend right to your wind
Head on the pillow, i can feel you sneakin’ in
As if you are a mythical thing
Like you were a trophy or a champion ring
And there was one prize I’d cheat to win...
[…]
Mentre la dolce melodia proseguiva, Taylor si accorse che Valentina si stava addormentando: aveva posato la testa nell’incavo della sua spalla, abbandonandosi contro di lei. Hannah, invece, aveva posato la testa sul suo braccio e sembrava perfettamente rilassata.
Quando le note si spensero, la ragazza le guardò per un lungo istante. Avrebbe voluto poter restare così per sempre. Poi spostò l’attenzione sul marito, che le stava osservando appoggiato alla parete.
Nel suo sguardo c’era un tale amore che Taylor sentì lacrime di commozione salirle agli occhi mentre, allo stesso tempo, sorrideva.
"Qualcosa non va, tesoro?" domandò lui, accorgendosene.
Si avvicinò a lei e le posò le mani sulle spalle.
"No, no, è solo… Ti amo, Joe. Non sai quanto."
Anche lui sorrise, con dolcezza infinita, e le diede un bacio sulla fronte.
"Anche io ti amo, Taylor."
Il tempo a disposizione stava per scadere, perciò la coppia iniziò a prepararsi per tornare a casa. Hannah era sorprendentemente tranquilla, come se la musica avesse sortito su di lei un effetto calmante. Valentina, invece, si era infine addormentata: Joe la prese in braccio con delicatezza, per non svegliarla. Dormì per tutto il viaggio di ritorno e si svegliò solo una volta arrivati.
Consumarono un pasto molto leggero, a base di frittata e piselli: la colazione di quella mattina li aveva riempiti a dovere.
Avevano appena finito di lavare i piatti e rassettare quando il cellulare di Taylor prese a squillare.
"Ciao, mamma!"
"Ciao, tesoro" rispose Andrea. "Come state?"
"Bene. Tutti e quattro. Anzi, tutti e otto" rispose la ragazza, coccolando Olivia, la quale si stava strusciando sulle sue gambe mentre le dava da mangiare.
Sua madre rise brevemente, prima di proseguire.
"Ascolta, vi andrebbe di venire qui a casa per l’ora di merenda e passare un po' di tempo con noi? Voi e le bambine, naturalmente."
Taylor esitò.
"Sì, è un’ottima idea, ma... Papà sa delle bambine?"
"Non ti preoccupare, ci ho pensato io a spiegargli la situazione. È rimasto un po' sconvolto, ma riuscirà sicuramente a comportarsi in maniera normale con le piccole."
Sollevata, Taylor acconsentì.
Dopo che sia le bambine che gli adulti si furono riposati un po', questi ultimi misero in una borsa - la stessa che si erano portati in piscina il giorno precedente - tutto ciò che poteva servire per Valentina e qualche gioco per intrattenere lei e Hannah.
"Rivediamo la tua mamma?" chiese Hannah mentre erano in viaggio.
Evidentemente, si ricordava di lei dal primo giorno.
"Sì e conoscerete anche il mio papà."
La casa in cui i genitori di Taylor stavano a Los Angeles non era molto distante dalla loro. La raggiunsero in breve tempo. Fecero appena in tempo a varcare il cancello che Kitty, il cane dei suoi, corse loro incontro per salutarli. La mole del gran danese bianco e nero spaventò Hannah, la quale si nascose prontamente dietro la gamba di Joe.
"Buona, Kitty, fai piano!" la redarguì Taylor, calmandola.
Fu la voce di Andrea a riportarla all’ordine.
"Kitty! Fai la brava e sii delicata!"
Quando la danese si fu tranquillizzata, sia grazie all’autorità della mamma di Taylor che alle carezze di quest’ultima, Joe guidò Hannah verso di lei. La bambina proseguì con cautela, avvicinandosi al cane a piccoli passi.
"È buona, visto? È solamente un po' vivace, ma vedrai che non ti fa nulla" disse il ragazzo, prendendo la mano della piccola e portandola ad accarezzare il fianco del cane.
Quando vide che Kitty si limitava a guardarla e a scodinzolare, Hannah finalmente sorrise e si fece più vicina.
"Hai ragione, papà" rispose, continuando ad accarezzarla secondo le istruzioni. "Può toccarla anche Vale?"
"Certo."
Dopo che anche la più piccola si fu goduta la morbidezza del pelo della danese, Andrea li salutò tutti.
"È bello vedervi di nuovo, signorine" disse, rivolta prima a Valentina, poi ad Hannah e stringendo le manine di entrambe.
"Anche io sono contenta" rispose la più grande.
Le parole della piccola fecero sorridere la madre di Taylor, la quale li accompagnò in casa tenendola ancora per mano.
All’entrata furono accolti da Scott. Quando vide Hannah e Valentina i suoi occhi si spalancarono e fissò la figlia, pieno di sorpresa, ma la bellezza delle due piccole sembrò portarsela via presto. In fondo, erano semplicemente due bambine.
"Ciao, sono Hannah, ho quattro anni" si presentò educatamente la maggiore. "E lei è Valentina, mia sorella, ne ha uno."
Di fronte alla sua parlantina, Scott si sciolse completamente.
"È un vero piacere, Hannah, Valentina. Io sono Scott, il papà di Taylor" si presentò l’uomo.
Andrea aveva preparato tutto l’occorrente per la merenda: tazze con i piattini coordinati e una vasta scelta di tè e tisane per gli adulti, due bicchieri colorati per il succo di frutta o il latte delle bambine e biscotti fatti in casa per tutti. Ce n’erano di differenti tipi, da quelli con le gocce di cioccolato a quelli di pasta frolla friabile con lo zucchero a velo, e perfino alcuni con le codette colorate.
"Andrea, hai preparato tutto questo per noi? Non dovevi" disse Joe, gustando un biscottino.
"Sciocchezze!" minimizzò la donna. "L’ho fatto più che volentieri."
Mentre i due uomini restavano con le bambine, Taylor si recò in cucina ad aiutare la madre. Misero su il bollitore e prepararono sul tavolo una caraffa di succo d’arancia e una di latte. Intanto che l’acqua si scaldava le due donne chiacchierarono.
"Come sta andando con le bambine?" domandò Andrea.
Taylor sorrise, raggiante.
"È stupendo averle intorno, mamma. C'è così tanta gioia in casa da quando ci sono loro!"
"Lo vedo, tesoro. Joe sembra così a suo agio, con loro, e la felicità ti si legge in faccia." Andrea esitò. "Ma... Taylor, avete già pensato al momento in cui torneranno a essere delle bambole?"
Sul volto della ragazza passò un’ombra di tristezza.
"Scusa, non volevo rattristarti. Voglio solo che tu sia consapevole che prima o poi potrebbe accadere."
"Lo so, mamma, tranquilla. E hai ragione" ribatté Taylor. Sapeva che la madre parlava solo per il suo bene. "Ma io e Joe abbiamo deciso solo di goderci la loro presenza e far tesoro di questa esperienza. Per ora conta solo questo."
Andrea spense il fuoco girando la manopola del fornello.
"Hai ragione anche tu. E state facendo un ottimo lavoro" concluse poi, con un sorriso. "Si vede che Hannah e Valentina stanno benissimo con voi."
Tornarono di là. Joe e Scott stavano chiacchierando del più e del meno, mentre le bambine coccolavano Kitty, la quale aveva occupato tutto il divano su cui le due stavano sedute.
Taylor e Andrea posarono tutte le bevande sul tavolino e ognuno scelse ciò che preferiva. Hannah volle il succo e per Valentina Taylor versò un po' di latte in cui far ammorbidire qualche pezzetto di biscotto. Poi la prese in braccio e l’aiutò a consumare la merenda senza sbrodolarsi, per quanto le fu possibile.
Mentre Andrea e Scott chiedevano alla coppia di raccontare qualcosa sul viaggio alle Maldive, Hannah era sempre più entusiasta dei biscotti con le codette colorate: la madre di Taylor aveva scelto degli stampini a forma di animale e la piccola, prima di mangiarne uno, lo osservava per poterlo riconoscere. Poi, come ultima cosa, lo mostrava alla sorellina.
"È un leone, Vale. Come quello del puzzle."
"Eeeo... Ne", fu quello che riuscì ad articolare la più piccola, cercando di imitare la sorella maggiore.
"Quasi" disse Joe, sfiorando con l’indice la punta del naso di Valentina.
La bimba ridacchiò e agitò le braccia, protendendole verso di lui; il ragazzo la prese prontamente.
"Come si fa a dire di no?" commentò Scott.
Aveva lo stesso sguardo che Taylor lo aveva sempre visto rivolgere a lei e Austin nei video della loro infanzia e questo le fece balzare il cuore nel petto per la gioia.
Quando le piccole ebbero terminato, Andrea e Scott permisero loro di sedersi sul tappeto di fronte al divano e giocare. Valentina era seduta davanti a Joe, con la schiena appoggiata alla sua gamba, mentre Hannah le stava di fronte. Aveva voluto portarsi dietro alcuni degli animali che Taylor aveva trovato nella sua scatola dei giochi e ora li utilizzava per far ridere la più piccola.
"Ma guarda, sono proprio i tuoi!" esclamò Andrea. "Ti divertivi moltissimo con quelli."
"Già, soprattutto a lasciarli in giro in modo che il tuo babbo ci finisse sopra a piedi nudi la notte, quando andava in bagno" osservò il padre.
Joe e Andrea scoppiarono a ridere, mentre Scott procedeva con il raccontare aneddoti di analoga natura.
Taylor finse di offendersi e cercò di dare la colpa anche al fratello, ma la verità era che, da piccola, era talmente gelosa di quegli animali di plastica che era difficile che glieli lasciasse toccare. Alla fine dovette ammettere le proprie responsabilità.
"Va bene, mi arrendo!" capitolò, teatrale. "Sarò coraggiosa e mi prenderò le mie colpe!"
Il pomeriggio proseguì così, fra risate e racconti.
Kitty, incuriosita dalle bambine, si piazzò ben presto vicino a loro, le quali, distratte dall’animale in carne e ossa, lasciarono da parte quelli finti. La danese era grande quanto loro due messe insieme, ma era di una dolcezza incredibile. Permise infatti alle piccole di accarezzarla e osservarla attentamente senza fare una piega. Di tanto in tanto, quando facevano qualcosa che avrebbe potuto darle fastidio, come stropicciarle un orecchio, uno degli adulti lo faceva notare loro e le istruiva su come comportarsi.
In generale, però, sia Hannah che Valentina furono molto rispettose nei confronti di Kitty.
Quando la danese, stanca per l’attività di baby-sitting, si addormentò, la più grande iniziò ad annoiarsi.
Andrea le propose quindi di fare un disegno per lei e Scott.
"Sarebbe un vero onore poterlo appendere al frigorifero, per noi" le disse.
"Come le fotografie che mamma e papà hanno a casa?"
"Sì, proprio come quelle. E potrai scegliere tu la calamita" rispose la donna.
Hannah, quindi, appoggiata al tavolino e con un cuscino sotto le ginocchia, si mise all’opera.
Nel frattempo, Valentina osservava incuriosita il padre di Taylor. Era già da un po' che lo fissava. Si alzò incerta sulle gambe, tenendosi a quella di Joe che aveva comodamente usato come schienale, e si protese verso Scott. Quando tentò di arrampicarsi sulle sue gambe l’uomo la prese in braccio.
Una volta che fu sulle sue ginocchia iniziò a farle fare il cavalluccio, tenendola bene sotto le ascelle, proprio come faceva con Taylor quando era piccola. La bambina iniziò a ridere, divertita.
"Com’è stato possibile?" domandò a un certo punto, continuando intanto a far giocare Vale.
Sapevano a cosa si riferisse.
"Non ne abbiamo la minima idea" rispose Joe.
"È una sorta di miracolo..." osservò Scott, assorto.
"Sì, lo è" disse Taylor. "Stiamo imparando moltissime cose grazie a loro."
Lei e Joe si scambiarono uno sguardo pieno di consapevolezza.
Quando iniziò a farsi buio venne l’ora di andare.
Taylor e Joe aspettarono che Hannah terminasse il proprio disegno e poi, insieme ad Andrea, l’aiutarono ad appenderlo. Tutta concentrata, la bambina scelse una calamita a forma di ranocchia: alla fine, sul frigorifero campeggiava un bel disegno di Kitty, Benjamin Button, Olivia, Meredith e Merlin. Hannah si era anche fatta aiutare a scrivere i nomi di tutti gli animali sotto ognuno di loro.
Quando si salutarono, Andrea e Scott strinsero a turno la manina di Valentina; Hannah, invece, li abbracciò entrambi. I genitori di Taylor furono molto commossi da quel gesto: sembrava che intristisse anche loro il pensiero che non le avrebbero potute avere per sempre lì con loro.
Arrivati a casa erano tutti piuttosto stanchi. Anche se non avevano fatto tanta attività fisica quanto nei due giorni precedenti occuparsi di due bambine richiedeva sempre un bel po' di energie.
Cenarono e poi si misero tutti e quattro sul divano, sotto una coperta morbida e calda, con i gatti tutti attorno a loro. Valentina, la quale aveva oramai imparato come accarezzarli, iniziò a coccolare Benjamin. Nel giro di poco si venne a creare una sorta di nido, che li circondava, riscaldava e teneva tutti quanti al sicuro.
Alla televisione trovarono uno spettacolo di pattinaggio artistico su ghiaccio e lasciarono su quel canale, anche perché le canzoni su cui gli artisti si esibivano piacquero molto ad Hannah; sembravano appartenere ad alcuni cartoni animati.
Con la musica in sottofondo, Taylor iniziò a riflettere sulla domanda che il padre aveva posto quel pomeriggio.
Com’è stato possibile?
Già, com’era successo che due bambole divenissero due bambine vere? Sì, forse era stato davvero un miracolo. Ma poteva esserci anche un perché specifico, a questo miracolo.
Sapeva che era assurdo, ma cominciò a pensare che, magari, se lo avessero chiesto ad Hannah lei avrebbe saputo dir loro qualcosa. In fondo, non gliel’avevano mai domandato direttamente.
Prima di provare a esporre il proprio quesito si consultò sottovoce con Joe.
"Non so se saprà dirci qualcosa, è così piccola" bisbigliò lui di rimando. "Però è molto intelligente. Potrebbe conoscere anche solo qualche dettaglio che potrebbe aiutarci a capire."
Con dolcezza, Taylor richiamò l’attenzione della bambina.
"Hannah, tesoro?"
La piccola si voltò nella sua direzione e fissò i suoi occhioni azzurri in quelli della ragazza.
"Sì, mamma?"
"Ho una cosa da chiederti, ma se non sai la risposta non fa niente. Posso?"
Hannah annuì.
"Tu sai perché voi due vi siete trasformate in due bambine vere?"
La maggiore la guardò ancora per un attimo, con quel suo sguardo grande e luminoso.
"Non lo sai?" domandò poi a Taylor, con il candore di chi da la risposta per scontata.
La cantante fece un cenno di diniego, poi attese che proseguisse.
"Da piccoli può succedere tutto e quindi i giochi possono parlare con i bambini, e giocare con loro, e stargli vicino sempre" esordì Hannah.
"Vuoi dire che sono vivi?" chiese Joe.
La bambina annuì di nuovo, con convinzione.
"Certo che lo sono, papà! Solo che dopo, quando si è grandi, non lo fanno più. Ai grandi fanno paura queste cose."
Taylor e Joe si guardarono. La domanda che entrambi avevano adesso era più che palese.
Fu lei a darle voce:
"Ma noi siamo grandi, oramai. Perché vi siete mostrate a noi, Hannah?"
A quelle parole, la piccola sorrise. Era un sorriso radioso, pieno di gioia e generosità.
"Perché così potevate essere ancora più felici. E capire."
Era una risposta semplicissima. Detta questa, Hannah non sembrò intenzionata ad aggiungere altro e tornò a guardare lo spettacolo, che catturò nuovamente tutta la sua attenzione.
Non sapendo bene cosa dire, Taylor e Joe si scambiarono un’altra occhiata. Per quella sera non avrebbero saputo nient’altro.
Quando le bambine crollarono, esauste, decisero che era ora di andare a dormire per tutti quanti.
Prima di addormentarsi, Taylor rifletté a lungo su quanto le aveva detto Hannah. Quella notte tutti dormirono sonni tranquilli. Solo Valentina si svegliò una volta per essere cambiata e un'altra per il dolore ai denti, ma l'anello da dentizione risolse tutto.

CREDITS: Taylor Swift, Love Story Taylor Swift, Willow
   
 
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