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Autore: Voglioungufo    09/07/2021    4 recensioni
TimeTravel!AU
Naruto finisce indietro nel tempo e decide che tutto merita un'altra possibilità.
"Nessuno ucciderà nessuno!" sbottò con stizza, incrociò le braccia e guardò il cielo con esasperazione. "Vorrei evitare di avere Uchiha emotivamente isterici in questa linea temporale, è chiedere troppo?!"
Oppure: Obito voleva solo distruggere il mondo, Naruto glielo ha impedito e ora si trova a essere un padre di famiglia e Shisui gli chiede consigli d'amore.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Shisui/Itachi | Coppie: Asuma/Kurenai, Naruto/Sasuke
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Più contesti
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Capitolo 14
Circondati da squali
 
 
 
 
«Why do things that matter the most
Never end up being what we chose?»
(The hell song – Sum 41)
 
 
 
Nozomi guardò annoiato le cime degli alberi che scorrevano in alto, le foglie così fisse da nascondere il cielo. Era steso sul carro stravaccato, le braccia sotto la testa e il corpo che sussultava a ogni scossone delle grandi ruote sul sentiero dissestato. Guardava soprattutto gli spessi rami degli alberi, sarebbe stato così meraviglioso poter viaggiare saltando su essi come in una vera missione ninja e non a passo di civile su un vecchio carro malandato.
Si accigliò infastidito da tutta quella messinscena. Era chiaro come il sole che fossero tutti shinobi, che il delegato del Paese del Carbone era un Nara e che quindi non c’era nessun motivo per viaggiare in quel modo lento e noioso.
“Ehi, lo sapete che sono un sensore, sì, dattebayo?” chiese quindi.
Al suo richiamo rispose il presunto Kusagi Iwao, seduto sui posti posteriori del carretto trainato dai due stanchi cavalli. Si voltò a fissarlo con espressione austera.
“Certo, ed è per questo che la tua presenza è fondamentale per rilevare eventuali bande di ladroni inviate da avversari politici”.
Nozomi si morse la lingua per non rispondere per le rime.
No, intendo che so che sei un cazzo di shinobi e quindi tutto questo è inutile!
Kurama era confuso quanto lui, l’unica opzione che gli veniva in mente era che il Sandaime lo stesse facendo allontanare da Konoha con un pretesto e che, per tenerlo il più lontano possibile, avesse creato quella lenta e noiosa messinscena. Odiava che Obito non fosse con lui, sicuramente avrebbe capito subito cosa stava davvero succedendo.
Genma lo guardò con simpatia. Era seduto sul retro del carretto, intento a intagliare un pezzo di legno. La sua scultura però non stava venendo affatto bene per tutti gli scossoni che il mezzo stava ricevendo.
Ecco un’altra cosa strana: tutti gli shinobi coinvolti erano troppo rilassati, come se non temessero davvero un attacco, anche se il Sandaime aveva parlato di quella missione come se frotte di ladroni e avversati politici volessero manomettere l’affare.
“Ohi, ma tu non sei preoccupato?” chiese quindi a Genma.
Lui allargò il sorriso. “Perché esserlo con un sensore che può avvisarci in anticipo?” replicò.
Nozomi si imbronciò, e guardò allora Gai che, invece di starsene comodamente seduto sul corretto come stavano facendo lui, Genma e Tenzō, aveva deciso di seguire il mezzo correndo, come buono allenamento. Non che dovesse sforzarsi molto visto la lentezza dei cavalli.
Rassegnato alla sua situazione, chiuse gli occhi e si lasciò precipitare dentro la sua dimensione condivisa con Kurama. Calciò l’acqua come un bambino imbronciato.
“Che ne pensi?” chiese alla grande volpe che lo fissava ugualmente annoiata.
Lo stesso che pensavo dieci minuti fa” replicò seccato. “Stanno organizzando qualcosa a Konoha per cui non vogliono né te né Obito. È una coincidenza troppo assurda che vi abbiano allontanati entrambi lo stesso giorno”.
Nozomi sospirò e andò ad arrampicarsi sulla volpe. Kurama borbottò infastidito mentre tirava ciuffi di pelo rossicci per salire fino alla sua testa e sistemarsi tra le grandi orecchie sporgenti.
“Come va a casa?” chiese allora.
Niente di nuovo” brontolò. “Il cucciolo è ancora con Iruka alla loro lezione privata” informò.
Kurama poteva sapere tutto quello che succedeva a Naruto, visto che la sua parte yang era sigillata nel bambino. Era come ci fosse una corrente di chakra che li univa e rendeva la volpe sempre consapevole di cosa stava succedendo al suo altro Jinchūriki. Era uno degli effetti imprevisti dell’avere due Jinchūriki dello stesso Bijū, ma non si lamentavano visto che quello permetteva loro di monitorare Naruto ogni volta che lo desideravano.
“È davvero strano” mormorò Nozomi. “Iruka non mi ha mai insegnato a leggere”.
Forse sta già avvenendo un cambiamento nella vita di Naruto”.
“Ma come? Cioè, non abbiamo davvero fatto ancora nulla di stravolgente” protestò con rimpianto.
Be’, siamo qui. Già questo è stravolgente”.
Non rispose, emettendo solo un suono gutturale a labbra strette. Kurama non aveva tutti i torti, chissà quanti cambiamenti avevano messo in atto senza nemmeno accorgersene, con il loro solo essere lì, senza poterli controllare davvero. A volte ne aveva paura, come se tutto potesse davvero sfuggire al suo controllo, le nazioni ninja era così vaste… Era rassicurante sapere di avere gli altri Bijū dalla loro parte, in grado di risolvere i problemi lì dove Nozomi e Obito non potevano arrivare.
Chiuse gli occhi, confortato dal morbido pelo sotto di lui. Anche se non era davvero vero, anche se tutto quello era solo una proiezione mentale di entrambi, il manto di Kurama era così soffice. Nozomi adorava addormentarsi accoccolato al Bijū, avere il corpo caldo della volpe che lo teneva al sicuro. Poteva sempre abbassare le difese sull’ambiente circostante, perché sapeva che Kurama l’avrebbe svegliato in qualsiasi momento al primo cenno di pericolo.
E anche quella volta non sbagliò.
Moccioso, pensò tu abbia un’occasione per divertiti” sogghignò la voce.
Nozomi aprì gli occhi. Non era più nel suo spazio mentale, ma di nuovo sul carretto. Scattò in piedi con un solo colpo di reni, la mano già dentro la sacca delle armi a tirare fuori uno dei suoi kunai marcati. Attorno a lui percepiva la pigra ma viva presenza del chakra naturale, una dolce polvere naturale che avvolgeva ogni cosa rendendo Nozomi consapevole di tutto ciò che succedeva. Doveva aver richiamato il senjutsu inconsciamente, mentre sonnecchiava.
Il suo scatto fu così veloce che Genma sussultò, perdendo la presa sulla statuetta di legno.
“Cos…”
“Ci sono avversari!” disse fin troppo eccitato.
“Ma tu non stavi dormendo?!”
Rise prima di scattare verso l’alto, aggrappandosi al primo ramo disponibile. C’erano cinque persone sparse per tutta la zona, li stavano seguendo e dai loro livelli di chakra non potevano essere più forti di un chūnin. Nulla al suo livello, ma almeno qualcosa per spezzare la noia.
Chiuse brevemente gli occhi, concentrandosi mentre infilava tra le nocche altri kunai da lanciare.  Si concentrò sul chakra della natura, sulle forme che rivelava e svelava ai suoi sensi… poi lanciò le lame, che andarono a conficcarsi sulla corteccia di diversi alberi.
Appena la prima lama si impiantò, lui si dislocò su quell’albero. Facendo leva sul tronco saltò in alto e parò con il kunai l’attacco di un uomo nascosto lì. Il poveretto se l’era visto piombare addosso all’improvviso, quando solo un secondo prima si trovava a metri di distanza e molto più in basso, perciò non poteva essere biasimato se il suo attacco era risultato molto sciatto.
“Il Flash Giallo di Konoha?!”
Nozomi sorrise e non rispose. Rimase fisso sull’albero solo con un piede mentre alzava l’altra gamba e, con precisione perfetta, colpì la nuca dell’uomo con il collo del piede. Lo shinobi avversario perse immediatamente i sensi, ma Nozomi impedì che precipitassi lasciandolo steso sul ramo.
Passò quindi al nemico successivo. Il piccolo scontro era stato così veloce che nessuno dei suoi compagni si era reso conto di quello che stava succedendo, dell’immediato pericolo. Disarmò e rese incoscienti quattro dei cinque ladroni appostati, a quel punto l’ultimo rimasto si rese conto del pericolo e scappò. Quando Nozomi atterrò sull’albero con la marcatura non era lì, ma non era affatto un problema. Al contrario, un piccolo inseguimento lo avrebbe reso più interessante. Perciò, sicuro di sé, rimase fermo un minuto a godersi il leggero vento tra le fronde, la sensazione calda e confortante del chakra naturale che lo circondava, poi scattò. Sapeva perfettamente dove fosse, nonostante il disperato tentativo di mascherare il suo chakra.
Era solo a pochi metri di distanza quando si accorse di altre tre presenze, familiari quanto inaspettate, che stavano intercettando il suo obiettivo. Sorrise sorpreso da quella piega degli eventi e decise di fermarsi, le sue capacità sensoriali che lo rendevano consapevole del piccolo scontro che stava accadendo poco avanti. Il ladrone cadde subito, ovviamente, e non poté evitare di ridere. Era scappato per finire direttamente dentro la bocca di un altro leone.
O meglio: squalo.
Atterrò sul sottobosco, fermandosi acquattato tra l’erba alta come un felino pronto al balzo. Alzò solo il viso, un ghigno da schiaffi sulle labbra mentre guardava l’ampia e muscolosa figura in piedi sul ramo poco più alto. Il ladrone stava abbandonato svenuto sulla sua spalla, come un sacco di patate. La grande spada sulla schiena lo rendeva riconoscibile a chiunque.
“Ehila, Zabuza!” salutò con calore.
 
 
֎
 
 
Questo vecchio squalo deve proprio stare qui?
Era il pensiero che tormentava Obito mentre stava esponendo l’esito della loro missione direttamente all’Hokage. In una situazione normale sarebbe bastato scrivere un rapporto da consegnare a uno dei burocratici stanziati appositamente, ma visto che si erano presentati con un gruppo di bambini spauriti invece di seguire le indicazioni date dall’Hokage… be’, era ovvio che il suddetto Hokage volesse una spiegazione di persona.
Almeno non sembrava arrabbiato dalla sua iniziativa, anche lui doveva capire che la salvezza di quei bambini veniva prima di ogni cosa. No, il suo fastidio per una volta non era rivolto a Hiruzen, ma a Danzo.
Il vecchio consigliere si trovava nell’ufficio quando erano entrati e, considerando la presenza di Shisui, Obito immaginava stessero parlando degli Uchiha. Era sorpreso lo avessero interrotto per lui… Forse aveva fatto esasperare così tanto il Sandaime da rendersi una priorità. Avrebbe sorriso al pensiero se Danzo non fosse sembrato così interessato e compiaciuto nel sapere che avevano portato con sé un gruppo di bambini provvisti di speciali kekkei genkai. Infatti non si stupì quando, al termine del suo discorso, parlò per primo.
“Complimenti per la brillante riuscita” disse frettolosamente. “Da qui, credo che la cosa migliore sia affidarmi quei bambini così da poterli gestire correttamente”.
Obito socchiuse gli occhi. Non gli sfuggì che al fianco del vecchio Shisui si fosse irrigidito.
“Intendi: riconsegnarli ai legittimi genitori?” sibilò minaccioso.
Il Sandaime riconobbe subito il suo tono e fece per intervenire, ma purtroppo Danzo non era stato abbastanza a contatto con Obito per riconoscere i segnali di pericolo. Si limitò a fare un gesto con la mano.
“Quello che è necessario” rispose diplomatico.
Obito lo guardò a lungo, chiarendo con lo sguardo quanto poco lo trovasse affidabile soprattutto il suo disprezzo. Alla fine si voltò verso il Sandaime.
“Richiedo che mi venga affidato come missione”.
Hiruzen quasi perse la pipa dalla bocca. “Cosa?”
Lo guardò impaziente. “Ritrovare i genitori dei bambini” specificò. “Chiedo che mi venga affidata come missione. Troverò le loro famiglie e mi assicurerò che le raggiungano” promise.
La risposta sbigottì il vecchio Hokage, era davvero molto raro che degli shinobi si accollassero volontariamente dei moccioso. Mentalmente decise di segnarsi questa cosa, visto che nelle missioni di babysitting era quasi sempre impossibile trovare qualcuno disposto a prenderle che non fossero ingenui genin freschi di Accademia. Il problema si mostrava quando erano nobili influenti a chiedere missioni per i propri figli, pretendendo sempre shinobi di grado superiore visto la loro classe sociale.
“Permesso accordato” disse quindi.
La cosa andava anche a suo vantaggio, almeno non doveva essere lui a occuparsi delle future scartoffie.
Danzo non sembrò apprezzarlo. “E se ci fossero bambini orfani?” domandò gelido. “Potrei occuparmene io”.
“Conosco qualcuno che potrà tenerli” disse a denti stretti. “Che si occupa proprio di orfani. Lei saprà crescerli meglio di chiunque altro”.
“Ed è qualcuno qui nel Paese del Fuoco?” indagò sospettoso l’Hokage.
Obito chiuse gli occhi, maledicendo quella domanda. Ma li riaprì presto, in modo di guardarlo dritto in volto quando rispose.
“No, è di Ame” disse solo, non sapendo come avrebbero preso quella notizia.
Fortunatamente, meglio del previsto. Il Sandaime rilassò la posa delle spalle e rasserenò lo sguardo, evidentemente rassicurato.
“Bene, ottimo. Abbiamo buoni rapporti con Ame” spiegò.
Obito si sforzò per non alzare gli occhi al cielo, visto che sapeva dell’odio di Nagato per Konoha e che quei buoni rapporti erano solo di facciata per permettere all’Akatsuki di occuparsi dei suoi affari sotterranei senza l’intromissione del grande Villaggio. Forse Hiruzen non considerava il paesino pericoloso visto che non era mai stato patria di shinobi famosi, ma solo un villaggio di periferia su cui le grandi nazioni potevano combattere senza timore di resistenze locali.
Danzo però intervenne, forse un po’ più consapevole della delicata situazione ad Ame.
“Hiruzen, ti ricordo che Hanzo non ne è più il leader”.
“Sì, è vero” ricordò per nulla impressionato. “Ma il nuovo leader è sempre stato molto disponibile con noi. Anche senza un vero rapporto commerciale, non paghiamo troppi dazi e ha lasciato tutte le questione diplomatiche com’erano state decise con Hanzo”.
Il vecchio consigliere sembrava voler dire qualcosa in merito, forse che sapeva che Hanzo era stato assassinato da un’organizzazione criminale che continuava a operare nel piccolo villaggio. Ma dirlo significa ammettere che si era invischiato negli affari di un altro villaggio, arrivando a stringere alleanze personali con il leader, senza informare il proprio Hokage delle mosse politiche. Non era qualcosa che il Sandaime avrebbe spazzato via facilmente.
Quindi doveva ingoiare il rospo e starsene zitto. Obito sorrise soddisfatto alla piega di eventi.
“Ottimo, allora ci penseremo io e Nozomi” disse con tono insolitamente allegro.
Capì di aver cantato vittoria troppo presto davanti all’occhiata che il Sandaime faticò a nascondere.
“Cosa?” domandò con una fitta d’ansia.
“Nozomi attualmente è in missione fuori dal villaggio” spiegò senza smettere di sorridere, anche se le labbra erano molto rigide come se si sforzasse  mantenerle stirate in quel modo.
Obito collegò immediatamente tutti i puntini e non poté evitare di incazzarsi.
“Cioè ci avete mandato appositamente in due missioni diverse per separarci?!”
Fanculo a Konoha, fanculo anche ai mocciosi. Doveva trovare Nozomi subito e assicurarsi che non avesse fatto qualche disastro… che qualcuno non lo avesse attaccato per portarglielo via! Tornare a casa e sapere che Nozomi non era lì era sconvolgente, gli strinse il petto così dolorosamente che per un momento non riuscì a respirare. Era come se si fosse perso, arrivando nel punto sbagliato, in un posto che non era casa.
“Non volevamo separarvi” contraddisse Hiruzen. “È solo capitato che ci servissero due shinobi per due missioni diverse, voi eravate gli unici con i requisiti giusti”.
Obito ci credeva pochissimo, era sicuramente stato organizzato tutto per separarli.
“E qual è la missione di Nozomi?”
“Scortare un diplomatico del paese del Carbone” spiegò.
Lo guardò incredulo. “E Nozomi era davvero indispensabile per una missione di scorta?!”
“Con il senjutsu potrà tenere traccia di eventuali attacchi meglio di un qualsiasi altro nostro sensore” spiegò Danzo con voce lisciante. “Si trattava di un diplomatico davvero importante. Sono stati richiesti solo ninja d’elite”.
Prese un lungo respiro, cercando di calmarsi. Non gli credeva ancora, ma doveva ricordarsi quanto Nozomi fosse potente. Nessuno lo avrebbe ucciso, poteva difendersi da solo anche senza il suo aiuto.
“Bene. Allora per i mocciosi ci penserò io” tagliò corto ormai di cattivo umore.
“Potrebbe essere utile l’affiancamento di uno Yamanaka?” propose Hiruzen accomodante. “Nel caso i bambini mostrassero segni di traumi”.
Avrebbe preferito lavorare da solo, ma per una volta riconosceva del senso nell’Hokage. Era ovvio che dopo essere stati rapiti e imprigionati per mesi, vedendo molti di loro sparire senza motivo, avesse bisogno di sostegno psicologico; un sostegno che Obito era troppo rotto per dare.
Annuì seccato, dentro di sé ancora sconvolto nel sapere che Nozomi non era lì con lui. Non era a casa.
 
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Zabuza non era cambiato per nulla dal loro ultimo incontro, che ormai risaliva a molti mesi prima, quando c’era stato il colpo di stato a Kiri. Rispetto al loro vero primo incontro, quando Nozomi era un Naruto dodicenne e pieno di illusioni sul mondo, invece era completamente diverso. Gli abiti erano puliti, nuovi e ben stirati; il suo viso non era scarno e rovinato come quello delle persone che stentavano a sopravvivere in un mondo che le odiava; soprattutto sulla fronte il suo hitai-ate di Kiri brillava ben lucidato e privo del graffio che caratterizzava i nukenin.
Sorrise nel vedere subito dietro di lui Haku, il bambino di otto anni sembrava un magnifico uccellino nel suo kimono colorato e con i capelli lucidi e lunghi come piume di corvo.
Nozomi sentì alle proprie spalle atterrare i ninja di Konoha, le armi sguainate e gli sguardi tesi. Tra loro c’era anche il sedicente Iwao, che forse per la tensione di trovarsi davanti nei ninja di Kiri si era dimenticato di dover tenere i panni del civile.
“Vedo che sei in compagnia” disse Zambusa, poi aggiunse lentamente: “Nozomi”.
Non si stupiva che conoscesse il suo nuovo nome, del resto si era premurato di comunicarlo a tutti i Bijū, che poi ne avevano parlato ai loro Jinchūriki e… poteva immaginare che Haku lo avesse confidato a Zabuza. Del resto Zabuza era anche una delle poche persone a essere stata messa al corrente del viaggio del tempo, anche se come Kisame non conosceva gli eventi che sarebbero successi in futuro senza il loro intervento.
“Eh, sì, una missione” rispose quindi spensierato. “Invece voi che ci fate così tanto lontano da casa?”
Alle sue spalle percepì il nervosismo del compagni, probabilmente non si aspettavano di vederlo conversare così amabilmente con dei ninja di un paese con cui formalmente Konoha non aveva mai fatto pace.
“Viaggio di istruzione”.
Fu Haku a rispondere, saltando sullo stesso ramo in cui si trovava anche Zabuza. Era molto lontano, quindi rischiò di perdere l’equilibrio nel farlo e Nozomi sorrise dalla tenerezza. Questo piccolo bambino era molto diverso dalla macchina assassina che aveva incontrato da genin e in cuor suo sperò che sarebbe rimasto così il più a lungo possibile. Non aver salvato Haku era sempre stato il suo rimpianto, quando era arrivato nel passato si era subito assicurato di aiutare il bambino e creare le condizioni perché avesse una vita serena. Anche se, be’, farlo diventare il Jinchūriki di Isobou non era nei programmi…
Nozomi scoccò la lingua sul palato. “Oh, capisco!”
Una terza figura si approcciò a loro, saltando tra i rami con l’aria di chi avesse un po’ di fretta. Era un altro ninja di Kiri e Nozomi riconobbe subito la donna, con il suo caschetto biondo e gli occhiali squadrati: Isoshi Tsumi. Aveva combattuto con loro durante la ribellione a Kiri ed era diventata un jonin sotto il comando della nuova Mizukage. I suoi occhi chiarissimi si riempirono subito di allarme e preoccupazione nel vedere il nutrito numero di shinobi di Konoha e, a differenza di Zabuza e Haku, si mise subito sulla difensiva.
“Dichiarate le vostre intenzioni” ordinò con voce tagliente.
Genma fu il primo a riprendersi. “Dovreste essere voi a farlo. Questi sono i territori del Daimyo del Fuoco”.
Zabuza sbuffò e intervenne prima che la situazione degenerasse. Gettò il bandito che teneva mollemente ai piedi di Nozomi, poi si voltò verso la compagna.
“Tsumi-san, abbassa gli artigli. Non lo riconosci?”
Il ragazzo sorrise nervosamente allo sguardo della donna che lo tagliò dalla testa ai piedi con diffidenza.
“Dovrei?”
Ci rimase male al non riconoscimento, anche se era ovvio. Mentre agiva a Kiri aveva camuffato le proprie speranze, senza mai rivelare il proprio nome o luogo d’origine. All’epoca non aveva ancora nessuna storia di copertura con cui rispondere alle domande scomode, quindi si era sempre nascosto dietro una maschera rispondendo solo a un nome in codice, o meglio un nome di battaglia che si era guadagnato dopo la loro prima azione contro il regime di Kiri.
Zabuza però sembrava essere meno paziente e comprensivo.
“È uno degli amici di Kisame”.
Tsumi continuò a guardarlo, finché una luce di comprensione non brillò nei suoi occhi verdemare.
“L’Uragano?”
Poté sentire Genma sbuffare al soprannome, ma lo ignorò annuendo vigorosamente.
“Sì, sono io, Tsumi nee-san!”
La donna contrasse lo sguardo al volume di voce molto elevato.
“Sì, direi che non ci sono dubbi” mormorò fra sé.
“In realtà mi chiamo Uzumaki Nozomi” si presentò ormai forte della propria storia di copertura.
Un’espressione sbalordita distese i lineamenti della loro interlocutrice appena disse il proprio cognome. Si voltò verso Zabuza con evidente sorpresa.
“Tu lo sapevi?” ringhiò.
“Forse”.
“ E la Godaime?”
“No”.
Alla risposta il viso di Tsumi si oscurò brevemente. Tornò a guardare i ninja a terra con molta serietà, come in cerca di un trucco. Nozomi sorrise per tutto il tempo e questo la face sospirare.
“Chi l’avrebbe detto”. Si sistemò gli occhiali sul naso. “Il nostro alleato contro il tiranno Yondaime Mizukage era Konoha”.
Quel commento fece agitare un po’ i suoi compagni, che si scambiarono occhiate perplesse e nervose. Nozomi si sforzò di continuare a guardarla sereno, in realtà non sapendo minimamente come rispondere. Doveva ammettere che si era unito solo recentemente a Konoha o lasciare che traesse da sola le sue conclusioni, credendo che fossero stati mandati in segreto da Konoha? In quel momento avrebbe voluto avere Obito al suo fianco, lui sarebbe stato molto più consapevole delle conseguenze che avrebbero avuto una o l’altra scelta, sicuramente avrebbe saputo come rispondere senza creare un contrasto internazionale, al contrario volgendo le cose a proprio vantaggio.
Ma era solo.
Non sei solo, moccioso, ricordò una voce offesa nella sua tesa.
Giusto, Kurama era con lui. Non aveva nulla da temere, lo avrebbe aiutato nella scelta.
Allargò il sorriso. “Perché non ne parliamo con calma, eh?”
 
 
 
 
Uhhh è passato meno di un mese!!! (28 giorni, ma shhh)
Forse il capitolo è un po’ di passaggio, nonostante la piccola azione portata avanti da Nozomi, ma era fondamentale per introdurre sia la sua missione (non dimentichiamo che è tutto uno scherzetto di Sandaime!!) sia per rivelare quello che è successo a Kiri quando sono arrivati. Nel prossimo capitolo si parlerà proprio di questo anche perché, come avete notato, Haku è diventato un Jinchūriki! Il prossimo capitolo spiegherà i perché e per come ^^
Spero vi sia piaciuto!
Un bacio, Hatta
   
 
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