Salve a tutti! Io sono crazyFred. Sono un po' emozionata perché questa è la mia primissima storia originale ed è un salto nel vuoto assurdo ma meraviglioso. Spero che vorrete seguire la storia, che vi possa piacere e soprattutto farmelo sapere nei commenti (anche se non vi piace, eh!XD)
Vorrei invitarvi anche a seguirmi sulla mia pagina Facebook, se vi va, dove troverete altri miei lavori. EDIT: Ora che la storia è avviata, a chi si approccia solo adesso alla lettura, permettete un consiglio da parte mia: insieme al prologo, credo sia necessario leggere anche il primo capitolo per avere una valutazione d'insieme migliore. BUONA LETTURA!
Vorrei invitarvi anche a seguirmi sulla mia pagina Facebook, se vi va, dove troverete altri miei lavori. EDIT: Ora che la storia è avviata, a chi si approccia solo adesso alla lettura, permettete un consiglio da parte mia: insieme al prologo, credo sia necessario leggere anche il primo capitolo per avere una valutazione d'insieme migliore. BUONA LETTURA!
Prologo
Alessandro Bonelli. 45 anni. Editore e direttore creativo di RomaGlam. Ha fondato la sua rivista online prima ancora che le riviste online fossero mainstream, quando nessuno ci avrebbe scommesso sopra un centesimo. Quello che era di tendenza nella capitale lo decidevano lui e il suo team prima ancora che i romani sapessero di volerlo. Loro non raccontavano le mode, gli stili: loro li creavano. Oltre i semplici reporter di serate e mostre, più degli influencer che spuntavano quotidianamente riempiendo spazi inutili nei social con i loro piazzamenti di prodotti e il racconto delle loro vite viziate e vuote.
Appartamento duplex in un edificio signorile del quartiere Prati, era nato a Testaccio tra gli operai e i banchi del mercato rionale. Si è fatto da solo era la frase che più ricorreva tra la gente del bel mondo quando si parlava di lui. I genitori, gente semplice, si erano fatti in quattro per farlo studiare e la sua grande ambizione aveva fatto il resto. Arrivato fino ad Oslo in una rivista per uomini dopo gli studi, lì aveva acquisito la sua filosofia lavorativa: niente cognomi, niente lei, solo nomi e un informale tu per far essere tutti contenti e alla pari.
Alex, così lo chiamavano i suoi colleghi, era uno sportivo, amava andare in moto e nuotare, ma con il suo lavoro e i ritmi che la vita mondana gli imponeva finiva sempre su un tapis roulant in una palestra troppo piena di gente e il massimo dello sport all'aria aperta era un doppio al Tennis Club tra un meeting e l'altro. Romanista, sfoggiava un abbonamento di rappresentanza in Tribuna Monte Mario, ma non sapeva resistere al richiamo dei cori e dei compagni del quartiere d'infanzia in curva Sud e, se qualcuno lo beccava con le mani nel sacco, dava la colpa a suo figlio a cui il calcio nemmeno piaceva.
Già … la famiglia: sposato con Claudia, conosciuta l'ultimo anno d'università, avevano avuto Edoardo, 15 anni, e Giulia, 5 anni. Da fuori, la famiglia del Mulino Bianco.
Maya Alberici. 30 anni. Assistente personale di Alex. Nata tra gli agi e i comfort di un villino liberty dei Parioli, aveva avuto dalla vita tutto quello che la mente può desiderare e i soldi comprare. Fino a 20 anni. Suo padre, infatti, imprenditore - quando era bambina aveva notato che tutti papà delle sue amichette avevano questa strana, incomprensibile qualifica - aveva improvvisamente abbandonato il mondo dei vivi lasciando alla sua famiglia solo un mucchio di debiti infiocchettati dal loro buon nome; per ripagarli, assieme a sua madre e ai suoi fratelli, era stata costretta a vendere tutto. Ma Maya, al suo stile di vita, non poteva rinunciare.
Alta, longilinea, gambe chilometriche, pelle di porcellana, capelli perfetti, sapeva di essere bella e lo dava a vedere; eppure questo non la rendeva molto desiderabile: era una ragazza socievole e amante della compagnia, altezzosa ma solo per deformazione familiare, la sua normalità era quello che molti altri si permettevano come stravaganza di una sera. Chi era nel suo giro ed era cresciuto con lei la vedeva come una sorella o un'amica, chi la conosceva per la prima volta, scappava appena entrava nel suo giro.
Era stata costretta a mettere a frutto la sua laurea in Scienze della Comunicazione presa tanto per passare il tempo, tra un selfie e l'altro, tra una gita in barca d'estate e una discesa sulle piste a Courchevel d'inverno, in attesa di capire cosa fare della sua vita. Pensò che lavorare in una rivista di lifestyle fosse il miglior compromesso possibile, lei che era stata educata nelle migliori scuole e conosceva l'inglese e il francese come un madrelingua e aveva gli agganci giusti in tutti i posti giusti.
Quando Alessandro l'aveva assunta, oltre al suo aspetto patinato, aveva notato la sua classe e il suo buon gusto, oltre a una sensibilità e intelligenza nascoste, ma scalpitanti e volenterose di venire fuori. Forse nemmeno Maya si rendeva conto, all'epoca, che razza di diamante grezzo fosse. Alex però, che nello scoprire talenti era un segugio infallibile, non se l'era fatta sfuggire.